MESSAGGERO |
Il sindaco Carletti torna a tuonare: «La Regione? Mi
sembra mossa da cortigianeria»
di Roberta Maccagnani
FALCONARA - «Il rinnovo della concessione non ha nessun
valore e pregio giuridico». A pensarla così è Giancarlo
Carletti, sindaco di Falconara, che rompe il silenzio
all’indomani della firma ufficiale tra Regione e Api che ha
sancito la permanenza dello stabilimento a Falconara per
altri venti anni. «Siamo in trincea? - prosegue il sindaco -
Siamo il luogo del quale si discute e che vive da vicino la
situazione. Quindi, questa preoccupazione di decidere per
conto terzi sembra sconcertante. Cosa pensa della Regione?
Il suo mi sembra un atteggiamento disinvolto verso i
problemi del territorio, quasi di cortigianeria verso le
posizioni forti piuttosto che verso le posizioni di
diritto».
Concessione all’Api, in
Consiglio regionale è bagarre
ANCONA - La concessione
all’Api fino al 2020 firmata dal presidente della Regione
Vito D’Ambrosio due giorni fa, è stata “ratificata” dal
consiglio regionale. Il dibattito che si è svolto ieri in
seguito alla richiesta presentata dalla CdL e da Cristina
Cecchini seppur molto teso, di fronte ad un accordo già
siglato, è stato puramente virtuale. Tra le invettive dei
Verdi che hanno accusato la Regione di «aver instaurato un
regime» e quelle di Carlo Ciccioli (An) che ha denunciato il
conflitto di interessi di parte della giunta «che ha preso i
buoni benzina dall’Api», sono state approvate due della
quattro proposte di risoluzione presentate. «Non procedere
al rinnovo della concessione all’Api in assenza di studi
seri sulla possibilità di riconvertire il sito industriale –
ha commentato l’assessore all’ambiente Marco Amagliani –
sarebbe stato un salto nel buio. Abbiamo invece individuato
un meccanismo che consente di legare il rinnovo al rispetto
di prescrizioni che pongono l’accento sugli aspetti
dell’ambiente e della sicurezza». L’ordine del giorno della
maggioranza, votato anche da Fi e Udc con 21 sì e 8 no (An,
Verdi, Cecchini) «approva il percorso seguito dalla giunta
regionale e auspica che la Provincia di Ancona ed il Comune
di Ancona sottoscrivano il protocollo d’intesa». Via libera
con i voti della maggioranza anche alla risoluzione proposta
da Fi e Udc, che «approva nei contenuti il protocollo e
auspica un’adeguata ed efficiente organizzazione del
comitato di vigilanza sulle procedure previste
dall’accordo». Il capogruppo dei Verdi Marco Moruzzi, uscito
insieme al collega D’Angelo dalla maggioranza proprio per la
questione Api, in un duro intervento ha accusato la Regione
di voler «instaurare un regime che favorisce i monopoli:
prima l’Asur per la Sanità e ora l’Api per l’Energia».
E Falconara incassa la bandiera nera
Legambiente la inserisce tra le spiagge da evitare: «La
raffineria ne ha compromesso l’ambiente»
di C. Pasq.
Legambiente issa nel mare di fronte alla raffineria di
Falconara la bandiera nera con tanto di teschio e tibie
incrociate. Nell’ambito di Goletta Verde 2003, la campagna
itinerante dedicata alla protezione del mare e alla salute
dei bagnanti lanciata ieri a Roma, l’associazione
ambientalista ha puntato il dito contro «i pirati del mare»
o meglio contro l’Api, «rea di aver causato un pesante
inquinamento ambientale della costa e ancora più in
profondità del suolo, del sottosuolo e delle falde». A causa
dell’attività di raffinazione infatti, secondo Legambiente
«benzene, gasoli, mtbe e altri oli più pesanti continuano a
depositarsi nel sottosuolo con fuoriuscita a mare e sul
fiume. Un processo negli anni e tuttora in atto, che
continua nel tempo a compromettere il mare e le falde».
«Questo pesante inquinamento – ha commentato il presidente
regionale di Legambiente Marche Luigino Quarchioni - ha di
fatto irrimediabilmente compromesso la vocazione
turistico-balneare di Falconara». L’altra bandiera nera
delle Marche è stata assegnata all’amministrazione comunale
di Potenza Picena dove il nuovo piano regolatore prevede
migliaia di metri cubi di cemento nell’Oasi di Protezione
della Fauna presso i laghetti della cittadina. Le bandiere
nere in tutta Italia sono ventitré.
IL PRESIDENTE DELLA
PROVINCIA GIANCARLI «Prima il chiarimento, poi l’Api»
di CLAUDIA GRANDI
Dopo lo strappo, l'appello
alla concordia. Uno strappo forte, quello tra il presidente
della giunta provinciale Giancarli e il collega in Regione,
D'Ambrosio: uno strappo sull'autonomia del Salesi,
soprattutto, ma anche sulla concessione all'Api, concessione
che Giancarli si è clamorosamente rifiutato di
sottoscrivere. Ora, però, il presidente della Provincia
chiama a raccolta non solo D'Ambrosio, ma anche il sindaco
di Ancona, per rilanciare con un incontro pubblico un
progetto complessivo per il capoluogo e per tutta la
regione. L'appello di Giancarli alla concordia è arrivato
ieri: prima delle buone intenzioni, però, e prima
dell'incidente Api, i retroscena sul pesante scontro
Giancarli-D'Ambrosio. Uno scontro a suon di missive sul cui
contenuto, ieri, il presidente della Provincia ha preferito
sorvolare. Ma da indiscrezioni, sembra che i termini del
colloquio epistolare siano stati piuttosto aspri. Il casus
belli, si sa, è il Salesi: non appena Giancarli ha saputo
dell'intenzione della giunta regionale di non riconoscere
l'autonomia aziendale all'ospedale anconetano, la prima
lettera all'indirizzo di D'Ambrosio. «E' stato violato un
patto - avrebbe scritto Giancarli - Chiedo un incontro. La
proposta della giunta regionale sulle aziende ospedaliere
parlava di Salesi autonomo». Ma per D'Ambrosio, di proposta
appunto si trattava, non di un patto scritto. Da allora, il
silenzio, con Giancarli che rifiuta di parlare al telefono
con D'Ambrosio. Poi, è storia di questi giorni, l'assenza di
Giancarli alla firma della concessione all'Api. Ed ora, la
mano tesa del presidente della Provincia. «E' giunto il
momento - ha detto - di ricucire i rapporti tra Comune,
Provincia e Regione. E' per questo che chiedo un incontro
pubblico tra le tre giunte per discutere di un progetto
strategico per Ancona e le Marche». Tenendo quale punto
fermo, il ruolo di Ancona capoluogo. «La Provincia - ha
aggiunto - non ha mai avuto una visione anconacentrica: se
Ancona cresce, i vantaggi sono per tutta la regione». E poi,
l'Api. «La mia assenza al tavolo con D'Ambrosio e Peretti? -
ha detto - Non è stata determinata dal merito del
protocollo, di cui non avevamo discusso, bensì
dall'interruzione dei rapporti con la Regione. Dal punto di
vista politico ho preso atto che negli anni è mancato uno
studio tecnico-scientifico: il rinnovo della concessione in
questa fase era quindi inevitabile». La Provincia, una volta
riallacciati i rapporti con la Regione, è pronta a
sottoscrivere il protocollo d'intesa, non prima però di aver
consultato il Consiglio. Una frecciata all'indirizzo della
giunta regionale, che ha portato in Consiglio il caso Api a
giochi fatti? «Non mi pronuncio sul metodo seguito dalla
Regione - dice Giancarli - In Provincia, comunque, non
prevedo difficoltà per la coalizione (in Regione, i Verdi
sono usciti dalla maggioranza, ndr): se ci dovessero essere
insofferenze nella mia maggioranza, se ne discuterà
apertamente». E sullo strappo in seno ai Ds sul Salesi?
«Riconosco al segretario Vannucci - dice - l'onestà
intellettuale di aver ammesso che il partito si era espresso
per il rispetto del Salesi. Dopo la rissa, nei Ds è tornato
il sereno». E sull'Api sembra tornato il sereno anche tra
Giancarli e il consigliere provinciale di Rc Brandoni. «Non
ci saranno difficoltà - ha detto Brandoni - per la firma del
presidente al protocollo. Il rinnovo della concessione? La
dismissione e la riconversione della raffineria rimangono un
obiettivo strategico, ma con il rinnovo della concessione e
il protocollo di intesa che stabilisce prescrizioni per
l'azienda si apre un percorso nuovo».
I sindacati approvano l’accordo «Noi siamo
soddisfatti»
Cgil, Cisl e Uil.
Le segreterie di Cgil, Cisl, Uil di Ancona esprimono
soddisfazione per il rinnovo della concessione alla
raffineria Api: «Non c'erano alternative». «La Regione, in
particolare attraverso l'assessore Amagliani, ha condotto in
modo equilibrato - sottolineano i sindacati - la fase
istruttoria, recuperando anche i ritardi precedenti».
«Abbiamo fortemente auspicato - aggiungono - che il
protocollo d' intesa fosse siglato da tutte le istituzioni.
Per questo esprimiamo disappunto per la decisione del Comune
di Falconara, che dopo vari incontri di carattere tecnico e
politico ha deciso di non firmare l' intesa». I sindacati
auspicano che si superino «contrasti e rigidità e che tutte
le amministrazioni concorrano alla realizzazione e al
monitoraggio del percorso individuato per salvaguardare l'
occupazione, ridurre l' impatto ambientale, aumentare la
sicurezza, garantire l' approvvigionamento energetico».
Ancona offesa con la Regione Giancarli: «Un vertice
per chiarire»
ANCONA - C'è stata «un' interruzione di rapporti» tra
Regione Marche e Provincia di Ancona, legata al riordino
sanitario e alla cancellazione dell' autonomia del Salesi.
In questa fase c' è stata la firma del protocollo di intesa
sul rinnovo della concessione all' Api, a cui la Provincia
non ha partecipato proprio perché i rapporti erano stati
temporaneamente interrotti. È la posizione del presidente
della Provincia Giancarli, che in passato si era espresso a
favore del rinnovo, per poi disertare clamorosamente,
l'altro ieri, la firma dell'accordo, che stabilisce una
serie di prescrizioni a carico all' azienda di Falconara.
Per ricucire i rapporti, Giancarli lancia la proposta di un
incontro «fra le tre giunte di Regione, Provincia e Comune
di Ancona per lavorare a un progetto strategico per il
rilancio di Ancona e del suo ruolo di capoluogo». E, quello
di Giancarli, l’ultima atto di un conflitto pesantissimo
sorto tra Ancona - attraverso il sindaco del capoluogo,
Sturani, e lo stesso Giancarli - e la Regione, all’indomani
dell’approvazione dell’Asur e della cancellazione
dell’azienda al Salesi. Sturani e Giancarli avevano chiesto
le dimissioni di D’Ambrosio e della sua Giunta, aprendo di
fatto una crisi istituzionale tra Ancona e la Regione. Ieri
Giancarli ha tentato di azzerare la situazione e porre le
basi per una ricomposizione, rilanciando però il ruolo di
Ancona nel panorama regionale. In quel vertice, ha detto
Giancarli, «si potranno chiudere le questioni in sospeso», e
assieme a quanto accaduto per la sanità anconetana, «si
potrà parlare della firma del protocollo, che per la
Provincia sarà però preceduta da un passaggio in consiglio
provinciale».
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RESTO DEL CARLINO |
«Non comprendo il Comune»
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — «Se avessimo assunto una posizione
immotivatamente contraria al rinnovo della concessione
avremmo solo aiutato i bilanci dell'Api» che avrebbe aperto
così dei contenziosi. E' secca e decisa la replica del
governatore D'Ambrosio ai tanti interventi di ieri durante
la lunga seduta del consiglio regionale, interamente
dedicata al rinnovo della concessione alla raffineria Api.
Interventi, quelli dei gruppi di opposizione, volti
soprattutto a svelare le motivazioni che hanno indotto la
Regione, senza il consenso del Comune e della Provincia, a
sottoscrivere tempestivamente l'accordo che concede all'Api
ancora lunga vita. Interventi che si sono tramutati in delle
vere e proprie «accuse» verso la tardiva discussione in aula
del problema. «Non è comprensibile — ha spiegato D'Ambrosio
— la posizione del Comune di Falconara, perché l'Api ha
riconosciuto, con il protocollo, le prescrizioni dettate dal
piano regolatore generale. Ci dispiace anche, che i Verdi
non abbiano capito che ci siamo fatti carico di questi
problemi e che siamo la prima Regione a firmare una
concessione di questo genere». D'Ambrosio ha poi ribadito
che l'ente regionale ha scelto la strada più complessa:
«Abbiamo imposto tutto quello che c'era da imporre e anche
di farle accettare elementi che condizionano la sua futura
condotta». L'assessore all'ambiente, Marco Amagliani,
chiamato più volte in causa, anche se elogiato per la
meticolosità con cui è stato condotto il lavoro, ha detto
che «non procedere al rinnovo della concessione, in assenza
di studi seri sulla possibilità di riconvertire il sito
industriale, sarebbe stato un salto nel buio». E
nell'arringa del consigliere, Cristina Cecchini che si è
opposta su diversi fronti al rinnovo è emersa anche la
possibilità di «un ricorso alla Corte dei Conti
sull'utilizzo dei fondi pubblici di 262 mila euro per
un'indagine conoscitiva commissionata dalla Regione alla
Svim sull'insediamento della raffineria Api nell'area ad
alto rischio ambientale della bassa valle dell'Esino.
All'azione parteciperebbero anche i Verdi. Ieri, in più
occasioni e da più autori, è stata ribadita la necessità di
riallacciare i rapporti con il Comune di Falconara e con la
Provincia. Diverse le mozioni presentate nel corso della
seduta, ad ottenere il si del Consiglio quella che auspica
che Provincia e Comune sottoscrivano il protocollo d'intesa
e quella che chiede un'adeguata ed efficiente organizzazione
del comitato di vigilanza.
Da Giancarli segnali di
pace
di Maria Gloria Frattagli
ANCONA — Si attendeva da due
giorni che il presidente della Provincia, Enzo Giancarli
(foto), motivasse la sua assenza nel giorno del rinnovo
della concessione Api. Invece ha voluto mettere la parola
fine a quel «chiacchiericcio» che lo vorrebbe in
contrapposizione non solo col governatore D'Ambrosio, ma
anche con alcuni partiti all'interno della sua maggioranza
(Verdi e Rifondazione), dicendo semplicemente: «E' opportuno
che le tre giunte, regionale, provinciale e comunale di
Ancona, si riuniscano pubblicamente, alla presenza dei
giornalisti, per discutere un progetto strategico per le
Marche e per il futuro». Alla base della sua assenza c'è
soprattutto il Salesi, ma non solo: questo è ciò che ha
dichiarato ieri in conferenza stampa. «C'é il problema della
sanità — ha spiegato il presidente — ma anche quello di
Ancona capoluogo. Non voglio sembrare “anconacentrico”, ma è
certo che questa città soffre quando l'orgoglio e le
circostanze la costringono all'isolamento». «E' necessario,
quindi, — ha sottolineato Giancarli — vederci per discutere
di cose importanti per far crescere Ancona e tutta la
regione». Fino a ieri è stato difficile credere che il
Salesi abbia spaccato anche l'intesa sul rinnovo della
concessione all'Api (proprio per la distanza due argomenti)
ma ieri il presidente della Provincia ha voluto fugare ogni
dubbio: «Se i rapporti, momentaneamente interrotti,
riprenderanno, dopo averne discusso in consiglio, firmerò il
protocollo d'intesa. In mancanza di dati certi sulla
possibilità di riconversione del sito, come ho già spiegato,
era impossibile oggi negare il rinnovo della concessione
alla raffineria Api». Il presidente ha dichiarato al tempo
stesso di aver avvertito D'Ambrosio della sua asseza nel
giorno della firma del protocollo d'intesa sull'Api:
«Diversi giorni prima — ha detto — tra me e il presidente
della Regione c'è stato uno lungo scambio epistolare, ma non
è questo il momento di rendere noti i contenuti delle
lettere». Anche se tali parole hanno fatto intendere un duro
scontro, in Giancarli si è intravista la volontà di voler
chiarire la situazione, ricucire gli strappi e ricominciare
a pensare ad una visione unitaria dei tre Enti. Ma da
ricucire c'è anche il rapporto con i Democratici di
sinistra: «All'interno del partito si è discusso molto — ha
aggiunto Giancarli — ma è anche vero che si sta ricostruendo
l'unità. Devo al contempo, però, riconoscere al segretario
Vannucci l'onestà intellettuale del suo gesto».
Soddisfatti i sindacati
FALCONARA — Le segreterie di Cgil, Cisl, Uil di Ancona
esprimono soddisfazione per il rinnovo della concessione
alla raffineria Api: «non c'erano alternative», affermano,
ponendo soprattutto l'accento sull'aspetto occupazionale e
sulla possibilità di costruire un percorso che rafforzi gli
interventi per la sicurezza e l'ecocompatibilità
dell'impianto. «La Regione, in particolare attraverso
l'assessore Amagliani, ha condotto in modo equilibrato —
sottolineano i sindacati — la fase istruttoria, recuperando
anche i ritardi precedenti. Abbiamo fortemente auspicato —
aggiungono — che il protocollo d'intesa fosse siglato da
tutte le istituzioni».
Prc: 'Riconvertire è l'obiettivo'
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — «La dismissione e la riconversione dell'area
attualmente occupata dall'Api, rimane per noi un obiettivo
strategico e il rinnovo della concessione, rappresenta un
punto di partenza del nostro percorso». Il gruppo
provinciale di Rifondazione comunista assieme al capogruppo
in consiglio regionale, Andrea Ricci e al consigliere, Renzo
Amagliani hanno ribadito, ieri, l'importanza del protocollo
d'intesa e del documento che sancisce «pesanti» prescrizioni
all'Api. Il segretario regionale, Giuliano Brandoni si è
detto convinto del fatto che il presidente della Provincia,
Giancarli, dopo averne discusso in consiglio provinciale,
apporrà la sua firma e sottoscriverà quindi il lavoro
compiuto dalla Regione. «Facciamo un appello ai Comitati —
ha concluso Brandoni — perché questo protocollo sarà tanto
più realizzabile quanto più aperto sarà il dialogo».
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CORRIERE ADRIATICO |
Api, un "bacio al petrolio"
Protocollo d'intesa e prescrizioni Dibattito infuocato
L'assessore all'ambiente Amagliani difende il lavoro svolto
"E ' la soluzione di una questione complessa mai affrontata
prima" Maggioranza e centrodestra votano insieme
di MARINA MINELLI
ANCONA - "Un finale con bacio al petrolio fra la
maggioranza e Forza Italia che si sono votati a vicenda le
rispettive mozioni". E sull'osservazione amara del Verde
Moruzzi si è chiuso ieri pomeriggio il dibattito
dell'assemblea regionale sulle prescrizioni ed il protocollo
d'intesa collegate al rinnovo della concessione alla
raffineria Api, due documenti che l'opposizione avrebbe
voluto discutere prima della ratifica ufficiale del via
libera alla permanenza dell'impianto. Un confronto lungo che
ha visto schierati da una parte Verdi, Alleanza Nazionale e
la Sinistra Democratica di Cristina Cecchini e dall'altra
l'assessore all'ambiente Marco Amagliani molto deciso a
difendere il lavoro svolto in questi mesi "per la soluzione
di una questione complessa mai affrontata prima". "Questo
era l'unico percorso possibile, il solo modo per arrivare a
tenere sotto controllo l'attività della raffineria - ha
ribadito il presidente della Giunta Vito D'Ambrosio - adesso
l'Api è costretta su binari tali da farci stare tutti più
tranquilli". Amagliani dal canto suo oltre a ripercorrere
tutto l'iter che ha portato al rinnovo della concessione,
che poteva essere scattare d'ufficio, con il silenzio
assenzio e senza nessun vincolo ambientale, addirittura l'11
gennaio 2003, ha ricordato di essere stato nel 1994 l'unico
consigliere comunale di Falconara a votare contro la
realizzazione della Igcc, la centrale di cogenerazione e di
avere chiesto per tre volte consecutive di discutere la
questione in consiglio regionale. "Quando sono diventato
assessore, nel novembre 2002 - ha proseguito Amagliani - mi
sono subito mosso sulla vicenda Api e sono partiti lo studio
della Svim e l'indagine epidemiologica, ma i tempi dovevano
essere rispettati, il fatto nuovo sono i vincoli che abbiamo
posto. I consiglieri di minoranza la discussione potevano
chiederla prima e non due giorni dopo la scadenza dei
termini il 15 giugno". Ed è proprio sulla fretta di questa
"concessione rinnovata molto prima della scadenza" che hanno
insistito nei loro interventi Moruzzi e Carlo Ciccioli (An).
"Si poteva riflettere - ha detto il consigliere dei Verdi -
la Giunta chiudendo la questione senza aspettare il
dibattito in consiglio sta chiaramente cercando di imporre
un regime tale da favorire il controllo monopolistico
dell'energia". Forti le accuse di Ciccioli ad Amagliani e a
D'Ambrosio a proposito dell'estromissione del consiglio da
tutta la vicenda. "Il testo dei documenti - ha fatto notare
il capo gruppo di An - è stato pubblicato a pagamento sui
quotidiani locali, ma noi ancora non l'abbiamo avuto". Una
protesta raccolta da Luigi Viventi che prima di abbandonare
l'aula, pur sottolineando il suo parere favorevole alla
concessione, ha chiesto il rispetto del ruolo del consiglio.
Alla fine delle quattro risoluzioni quelle presentate da
Verdi e Sinistra Democratica e da An sono state bocciate,
mentre Forza Italia e Massi dell'Udc che hanno votato la
risoluzione della maggioranza nella quale si approva il
percorso intrapreso dalla Giunta ed auspica la
partecipazione di Provincia e Comune, sono riusciti a far
passare un documento in cui viene chiesta l'istituzione di
un organo di vigilanza sul rispetto delle prescrizioni. A
margine del consiglio il segretario regionale di Rc,
Giuliano Brandoni ha voluto puntualizzare alcune questioni
sul rinnovo della concessione considerata comunque "un punto
di partenza in un percorso che ha come obiettivo strategico
la messa in atto, nel tempo, di tutte le azioni necessarie a
liberare il territorio della bassa Vallesina da un
insediamento industriale che per collocazione, livello di
rischio e nocività rappresenta una vera e propria anomalia".
Scalo merci I dubbi sul trasloco
Iniziativa dei comitati
FALCONARA - I comitati cittadini si sono rivolti al
Difensore civico per prospettare la questione del nodo
ferroviario di Falconara dopo l'avviso della Rete
Ferroviaria Italiana sull'avvio della procedura di Via sulle
opere del nodo e il collegamento Orte-Falconara con la linea
Adriatica. Secondo i comitati l'avviso non fornisce "una
corretta rappresentazione della situazione che si verrà a
determinare con la realizzazione dell'opera" che dovrebbe
portare alla dismissione dello scalo falconarese. Nella
comunicazione data da Rfi si dice che "il progetto di
ristrutturazione del nodo ferroviario di Falconara prevede
altresì la dismissione dell'attuale scalo merci di Falconara
e la realizzazione del nuovo parco merci nelle adiacenze
dell'Interporto Marche". Così sostengono i comitati, non è.
"Infatti la realizzazione del nuovo parco merci nelle
adiacenze dell'Interporto non coincide con la completa
dismissione dello scalo merci di Falconara".
Bandiera nera a Falconara
Mare Nostrum di Legambiente, nel dossier anche Potenza
Picena
ANCONA - Legambiente boccia senza appello la Raffineria
Api e l'amministrazione comunale di Potenza Picena.
Nell'ambito di Goletta Verde 2003, la campagna itinerante
dedicata alla protezione del mare e alla salute dei bagnanti
lanciata ieri a Roma, Legambiente punta il dito sui "pirati
del mare" assegnando bandiere nere, con tanto di teschio e
tibie incrociate, ai casi più clamorosi d'incuria. Nella
nostra regione il "riconoscimento" è toccato all'Api e
all'amministrazione comunale di Potenza Picena, finite nel
dossier Mare Nostrum di Legambiente. Il perché è presto
detto. L'Api è rea di aver causato un pesante inquinamento
ambientale della costa, ma ancor più in profondità del
suolo, del sottosuolo e delle falde. A causa dell'attività
di raffinazione infatti, benzene, gasoli, Mtbe e altri oli
più pesanti continuano a depositarsi nel sottosuolo con
fuoriuscita a mare e sul fiume. Un processo, negli anni e
tutt'ora in atto, che continua nel tempo a compromettere
seriamente l'inquinamento del mare antistante e delle falde.
"Non solo la raffineria Api - ha dichiarato Luigino
Quarchioni, presidente regionale di Legambiente - ha
inquinato e continua ad inquinare la costa ed il mare di
Falconara, ma in questi anni ha indebolito e di fatto
irrimediabilmente compromesso la vocazione
turistico-balneare della cittadina rivierasca ". Per quanto
riguarda Potenza Picena, sotto accusa il nuovo piano
regolatore che prevede migliaia di metri cubi di cemento
nell'Oasi di Protezione della Fauna presso i laghetti di
Potenza Picena, istituita dalla Provincia di Macerata.
L'area naturale protetta, è a tutt'oggi una delle aree
ambientalmente più interessanti della regione.
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