RASSEGNA STAMPA 01.07.2003

 

MESSAGGERO
La Regione dice sì all’Api fino al 2020

L’atto è stato firmato da D’Ambrosio e Brachetti Peretti, i Verdi confermano la loro uscita dalla maggioranza

Rinnovata la concessione tra le polemiche: il Comune di Falconara e la Provincia non firmano l’atto Una commissione controllerà ma le prescrizioni sono contestate da molti

Una tavolata in cima al palazzo "Raffaello", una penna dorata che passa di mano per sancire l'avvenimento "storico". Ma la tavolata traballa, le mancano gambe fondamentali per l'auspicata concertazione tra gli enti locali. Le gambe del sindaco di Falconara Carletti e del presidente della Provincia Giancarli (un'assenza inattesa, la sua, e quindi tanto più clamorosa). C'è "solo" la firma del presidente della Regione Vito D'Ambrosio e dell'Api Aldo Brachetti Peretti, a suggello del rinnovo della concessione petrolifera, fino al 2020, e del protocollo d'intesa che la giustifica.

L’ATTO FIRMATO

Il protocollo

Addio alla vecchia e inquinante "raffineria tradizionale", con la sua attuale "attività a rischio di incidente rilevante". Comincia la nuova era Api, quella di "un polo energetico ambientalmente avanzato". E' in sintesi la filosofia dei 12 articoli del protocollo d'intesa firmato ieri, assieme al rinnovo della concessione, da Api e Regione Marche. Una filosofia, all'insegna dell'innovazione tecnologica, del risparmio energetico, dello sviluppo economico ecosostenibile, che basa il suo ambizioso ottimismo su una lunga serie di studi e impegni per l'azienda. Ogni 5 anni, a partire dal 2004, l'Api dovrà presentare un piano con un orizzonte di 5 anni che tenga conto di norme, evoluzione del mercato, ricerca di energie alternative e indirizzi di politica energetica nazionale e regionale (art.2). Entro il 2004 dovrà approntare un programma di monitoraggio mirato, relativo a tutti gli aspetti ambientali e alla sicurezza dei cittadini, significativi nel sistema di emissioni, da concertare con gli enti competenti in materia. L'azienda, inoltre, si impegna a presentare: uno studio sulla qualità dell'aria (art. 4), un piano di risanamento acustico entro 6 mesi (art.5), un piano di risparmio idrico, uno studio autofinanziato per la "rinaturalizzazione della foce del fiume Esino" (art. 7). E ancora: "ad accelerare l'attuazione degli interventi di bonifica del sito" su cui insiste, a predisporre una "fascia di rispetto" priva di installazioni a ridosso della viabilità ordinaria e un'area verde sul lato quartiere Fiumesino. Un lavoro impegnativo, i cui "frutti" le parti (Regione e Api) promettono di rendere pubblici periodicamente all'insegna della massima trasparenza

I comitati contro Amagliani. Giancarli offeso per il caso Salesi. Rapporti interrotti

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - E’ fatta, l’Api resterà fino al 2020. Ma a firmare il protocollo d’intesa e le prescrizioni, parte integrante del documento che rinnova la concessione alla raffineria, solo la Regione e l’Api. Dopo che il Comune si era già chiamato fuori sabato, considerando insufficienti le condizioni per il rinnovo messe nero su bianco, anche la Provincia ha dato forfait. Se, da un lato, le preoccupazioni di migliaia di lavoratori dell’Api vengono così spazzate via, dall’altro si apre un clamoroso problema di natura politica. L’affaire Api ha, quindi, causato una rottura, dopo quella con i Verdi, anche tra Regione, governo di centrosinistra, e altre due amministrazioni di centrosinistra, il Comune e la Provincia. Il nodo raffineria è, addirittura, nel caso di Enzo Giancarli, presidente della Provincia, solo la punta di un iceberg. La tensione degli ultimi tempi sul caso sanità avrebbe, infatti, impedito a Giancarli di partecipare a tavoli che comportassero il confronto diretto con D’Ambrosio. Amareggiato, poi, per la scelta solitaria della Regione, il primo cittadino falconarese, Giancarlo Carletti, (già a conoscenza della decisione della Provincia), che afferma di essere rimasto coerente fino alla fine. E proprio per questo il Comune annuncia che cercherà di tutelare comunque il territorio con tutti i mezzi possibili, compresi anche quelli legali. Intanto i comitati cittadini polemizzano con Marco Amagliani, assessore regionale all’ambiente. «L’assessore – scrivono in una nota – informa i cittadini che attiverà una sorta di missione di trasparenza su quanto l'opinione pubblica dovrebbe sapere già da tempo. Peccato che quella dell'assessore Amagliani sarà una "trasparenza del giorno dopo", e non solo del giorno dopo la nostra manifestazione, ma, quello che più conta dopo che le decisioni sono state gia prese o, comunque, talmente in ritardo da non poter far altro che mettere in "fuorigioco" qualsiasi tentativo di intervento dei cittadini e delle associazioni. Noi cittadini siamo stati costretti a pubblicare la bozza delle prescrizioni per il rilascio della concessione petrolifera all'Api per rompere il muro di gomma che la Regione ha deciso di erigere di fronte al problema Api. Ci chiediamo anche perché la Regione ha scelto, machiavellicamente, di lasciare passare inutilmente quasi quattro anni dalla delibera di incompatibilità della raffineria API, disinteressandosi a quanto avrebbe dovuto e potuto fare con lo studio e la redazione di un piano di riconversione di quell’area».

il comunicato stampa integrale dei comitati

Falconara & Api insieme sino al 2020 Ma neanche la Provincia firma l’atto

La Regione ha rinnovato la concessione alla raffineria tra imbarazzi

D’Ambrosio e Brachetti Peretti, patto di ferro dopo tre anni di polemiche

di GIAMPAOLO MILZI

ANCONA - Una tavolata in cima al palazzo "Raffaello", una penna dorata che passa di mano per sancire l'avvenimento "storico". Ma la tavolata traballa, le mancano gambe fondamentali per l'auspicata concertazione tra gli enti locali. Le gambe del sindaco di Falconara Carletti e del presidente della Provincia Giancarli (un'assenza inattesa, la sua, e quindi tanto più clamorosa). C'è "solo" la firma del presidente della Regione Vito D'Ambrosio e dell'Api Aldo Brachetti Peretti, a suggello del rinnovo della concessione petrolifera, fino al 2020, e del protocollo d'intesa che la giustifica. Per il resto, ieri pomeriggio all'8° piano della sala di rappresentanza della Regione, tante belle parole, come «fiduciosa certezza», «speranza», «impegno reciproco». Ma sotto l'elegante vestito del cerimoniale di questo atto, che D'Ambroiso incornicia come «dovuto per mancanza di ragioni ostative, ma condizionato», non c'è niente, direbbe Carletti, nessuna traccia di altre prescrizioni. Quelle del suo Prg comunale, che ha dichiarato guerra alla permanenza della raffineria nel suo sito, ne ha chiesto il contenimento in vista della dismissione-delocalizzazione. E ora si ritrova in mano - a tre anni dall'incidente mortale all'Api - 8 pagine di un'intesa che lui non intende sottoscrivere. Al cronista, mentre Peretti Brachetti rivece da D'Ambrosio il "pennone" augurale, non resta che chiedere perché anche all'ente Provincia non bastano gli articoli del protocollo. Quelli che obbligano l'azienda Api a «predisporre studi di risanamento del territorio, ad essere un elemento positivo per l'economia e non negativo per l'ambiente, che deve riportare a un livello migliore, grazie ad un'opera di innovazione tecnologica capace di un'attività all'insegna del minor impatto con la natura» (parole di D'Ambrosio). «Chiedetelo alla Provincia perché non c'è», risponde il presidente della Regione. Che si dispiace per il fatto che «questo atto venga letto da qualcuno con occhi pregiudizialmente negativi (il riferimento è anche ai Verdi usciti dalla maggioranza? ndr.)». Anche Peretti «si rammarica». Entrambi «sperano» che Comune e Provincia ci ripensino, «firmino l'intesa». Sperano anche che tra Regione e Api «si crei un nuovo clima di fiducia reciproca, all'insegna del quale l'azienda mantenga fede agli impegni» (Peretti). La Regione controllerà. Entro 30 giorni verrà costituita una commissione tecnica permanente con il compito annuale di verificare il rispetto delle prescrizioni imposte all'Api, «quelle che la rendono compatibile con la salvaguardia della salute dei cittadini e dell'ambiente», assicura D'Ambrosio. E se alle prove del nove l'azienda sgarra, la Regione potrebbe anche revocare la concessione. «Oggi - aggiunge - termina una fase che abbiamo saputo gestire con equilibrio e competenza, senza preconcetti, lavorando a lungo e tenacemente, trattando Peretti con imparzialità, come promesso, e nell'interesse collettivo dei cittadini e dei lavoratori. Ma comincia un altro percorso, con altri passaggi, un processo in cui, forse, il punto cruciale sarà la condotta futura dell'impresa». E l'impresa di Peretti porta a casa, oltre al rinnovo della concessione (indispensabile anche perché la centrale Api-Turbogass copre il 30% del fabbisogno energetico delle Marche), il comune accordo per l'archiviazione del lungo contenzioso di Giustizia amministrativa che ha visto Regione contro Api e Assindustria. L'Area ad alto rischio, con al vertice proprio l'Api, resta. Servirà a ottenere nuovi fondi (9-10 miliardi di vecchie lire) dal Ministero per nuovi studi. Che si aggiungono ai 258mila euro già spesi per altri studi dalla Regione. «Soldi non sprecati», giura l'assessore all'Ambiente Amagliani, anche se «fino ad oggi non abbiamo un dato, una indicazione sui possibili scenari di una dismissione della raffineria». Altra parola, «dismissione», scomparsa nel protocollo d'intesa. E il risanamento? «Un impegno oneroso, il nostro, con tempi lunghi - spiega Peretti, senza dare cifre - Da 70 anni operiamo su 70 ettari, le infiltrazioni di idrocarburi per forza di cose ci sono state, e dobbiamo sapere cosa c'è sotto lo stabilimento».

Un’onda nera si riversa sulla spiaggia (Latina)

Macchie nerastre sono comparse nell’acqua del litorale di Sperlonga nel primo pomeriggio di ieri: un liquido oleoso, consistente, forse catrame, che gradatamente è aumentato anche nel volume per tutto il pomeriggio, fino a diventare una riga nera ed evidente sulla battigia che ha allarmato gli operatori della zona e i bagnanti e attivato le autorità marittime. Si indaga per conoscere la provenienza del liquido, fuoriuscito forse da una petroliera durante la pulizia della cisterna. Ma sul litorale è scoppiata la rabbia e la paura che la stagione possa risentirne. L’ondata nera ha allarmato il vice presidente del Consiglio regionale Renzo Carella che presenterà un’interrogazione al presidente Storace e all’assessore Saraceni: «Bisogna fermare quei pirati che attentato a un patrimonio così prezioso».

 
RESTO DEL CARLINO
'Lo studio Svim non è un'opinione personale'

FALCONARA — L'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani (nella foto) ha negato anche ieri, durante la conferenza stampa per la firma del rinnovo della concessione, le parole attribuitegli dai comitati cittadini in occasione della manifestazione di sabato. «Non ho mai affermato che i contenuti dello studio preliminare Svim sono 'opinioni personali' — ha spiegato — . In occasione dell'ultimo incontro ho semplicemente detto che, trattandosi di un preliminare, il documento non contiene soluzioni alternative, ma solo un insieme di dati che costituiscono un punto di partenza. Il rinnovo, inoltre, non preclude lo sviluppo dello studio, che la Regione stessa ha commissionato per l'Area ad alto rischio ambientale». Amagliani, che ieri ha ricevuto pubblicamente i ringraziamenti dal presidente D'Ambrosio, ha specificato gli efetti legali dell'intesa: «Le parti rinunciano reciprocamente ai contenziosi legali in essere, salvo quello per l'Area ad alto rischio che per noi significa fondi dal ministero dell'ambiente». Una somma che ammonta a circa 5 milioni di euro (10 miliardi di vecchie lire»).

Api fino al 2020, ma senza l'ok di Provincia e Comune

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — Sarà ancora Api, almeno fino al 2020 e sempre che l'azienda petrolifera mantenga fede a tutti gli impegni sottoscritti ieri nel protocollo d'intesa. Infatti, un eventuale inadempimento degli obblighi sanciti, si trasformerà in revoca della concessione. Il patto di ferro tra Regione, Provincia e Comune firmato negli ultimi mesi dello scorso anno, ha perso efficacia nel corso degli incontri tra gli Enti: ieri a sorpresa e con imbarazzo dei presenti, la Provincia si è chiamata fuori dai giochi, il presidente Enzo Giancarli, che aveva dichiarato l'impossibilità di negare il rinnovo della concessione all'Api, non ha partecipato all'incontro e non ha quindi apposto la sua firma nel documento ufficiale di intesa. Il Comune, invece, aveva già preannunciato la sua assenza, con un «diktat» prodotto alcuni giorni fa dalla Giunta. Insomma, da un accordo a quattro si è arrivati ad un rendez-vous tra Regione e Api. L'assenza di Giancarli, in particolar modo, si è rivelata un gesto plateale di protesta o perlomeno di contrasto con la decisione della Giunta D'Ambrosio. Un disappunto, verso questo rinnovo, arrivato come un fulmine a ciel sereno, e non sintomatico della volontà dichiarata, appunto, da Giancarli. Il percorso Dopo tre anni di fatti e di azioni di protesta, ieri, si è consumato l'ultimo atto di una questione spigolosa, a tratti scomoda, impopolare e quindi difficile da mediare. Ostica perché è stato particolarmente laborioso valutare il volere della popolazione falconarese: una cittadina divisa a metà, in parte comprensibilmente provata dagli incidenti avvenuti negli ultimi anni, ma contrastata sempre dalla valenza economica dell'Azienda per tutto il territorio marchigiano. Una parte si è mostrata fin dall'inizio coesa nella lotta contro l'industria petrolifera, il resto ha affrontato con noncuranza la vicenda, tra questi molti hanno preferito addirittura non esporsi. Alla fine di tutto, il 30 giugno 2003, è la data che segna il proseguo del percorso di Api raffineria, un «tragitto condizionato», come ha detto il Governatore, dalle prescrizioni, catalogate in dodici articoli (obiettivi generali, concessione e sviluppo industriale, monitoraggio integrato, qualità dell'aria, clima acustico, risparmio idrico, foce dell'Esino, sedime ferroviario, bonifica del suolo, integrazione sociale, effetti legali e gestione del protocollo). «Abbiamo firmato oggi questo protocollo — ha detto D'Ambrosio — ma è comunque aperto all'adesione degli altri due Enti. Con questa firma non finisce nulla, ma comincia un percorso diverso. Il protocollo e le prescrizioni — ha sottolineato — sanciscono che la condotta dell'Api sarà volta al recupero della situazione ambientale. Siamo sicuri che verranno rispettati e che saranno la continuazione di un processo di innovazione dell'attività produttiva, attraverso acquisizioni tecnologiche. Nulla esclude infatti — ha concluso D'Ambrosio — che l'Api produca in futuro l'idrogeno». Il presidente Se D'Ambrosio non ha esitato a riconoscere la preoccupazione che ha anticipato il rinnovo della concessione, il presidente di Api raffineria, Aldo Brachetti Peretti, ha messo in evidenza come il proseguo dell'attività abbia un caro prezzo: «Per noi si tratta di un impegno oneroso, speriamo di tener fede e onorare gli impegni degni di un rapporto nuovo con la Regione. La raffineria compierà comunque ogni sforzo per proseguire nella creazione di un polo energetico regionale, continuando, come abbiamo fatto nel passato, a rispondere con senso di responsabilità verso chi lavora nell'azienda, verso la cittadinanza e la pubblica amministrazione». L'Api, per voce del suo presidente, si è detta impossibilitata a quantificare economicamente il costo per l'applicazione delle prescrizioni.

Amministrazione comunale e Comitati verso il ricorso al Tar

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — I comitati dei quartieri di Villanova, Fiumesino e 25 Agosto avevano annunciato che in caso di rinnovo della concessione sarebbero ricorsi al Tar, ma sembrerebbe che su questa strada si stia muovendo anche l'amministrazione comunale. Questi i provvedimenti messi in cantiere per il dopo-rinnovo e forse visti come ancora di salvezza per una città proiettata verso la riconversione di quella porzione di territorio. Al Comune quindi non è bastato che la Regione abbia riconosciuto «coerenti e funzionali le scelte programmatiche di riqualificazione territoriale e gli obiettivi del piano regolatore generale» dell'amministrazione falconarese e neanche che potrebbe essere «ridisegnato il sistema degli stoccaggi nel rispetto degli standard di sicurezza e delle azioni per la bonifica». I sei mesi di lavoro della Regione, dove sono state partorite prescrizioni che tengono conto della «salvaguardia dei cittadini, dei posti di lavoro, della valenza economica dell'azienda (il 40% dell'attività portuale e il 30% del fabbisogno energetico) non sono riusciti a soddisfare le richieste del Comune. Inutile anche l'eliminazione, entro il 2004, della prima fila dei serbatoi (sette) adiacenti la strada statale. «Non si tratta di prescrizioni blande — ha spiegato Amagliani — ma al contrario rappresentano un forte impegno economico dell'azienda. Questo è quello che volevamo e potevamo fare. Per quanto riguarda lo studio di dismissione — ha proseguito — fino ad oggi non è stato prodotto nulla». Ad accentuare ancor più il concetto espresso dall'assessore all'ambiente, le parole del vice presidente della Regione, Gian Mario Spacca: «Non dimentichiamoci che la nostra è una delle regioni più industrializzate d'Europa e che al contempo ha il maggior deficit energetico». Al termine dell'incontro di ieri, gli esponenti del Governo regionale, presenti anche i legali delle parti, hanno ribadito come il ruolo della Regione non sia sanzionatorio in caso di violazione delle prescrizioni.

 
CORRIERE ADRIATICO
Concessione all'Api, ma Giancarli non c'è

Diserta a sorpresa il tavolo in Regione per la ratifica del rinnovo

di Marina Minnelli

 

La firma sullo strappo nei DS

"O cambiate idea sul salesi o sarà battaglia su tutti i fronti"

Aut aut del Presidente della Provincia prima dell'accordo

di Marina Minnelli

prossimamente il testo dei due articoli

 

 
LA SICILIA
Esso, nel segno della sicurezza BILANCIO E PROSPETTIVE.

«La raffineria entro un anno produrrà benzina senza zolfo»

di Gigi Macchi

Uno stabilimento in salute. La Esso di Augusta forte oggi di un organico di 720 dipendenti non pensa a smantellare o a ridurre, piuttosto ad investire,m a rafforzarsi sul territorio. Con tutti i benefici per la comunità augustana che è ovvio prevedere. Parole chiare del responsabile della raffineria di Augusta, l'ing. Merlo, nel corso del breafing con i giornalisti a Spoleto per fare il punto, annuale, sulla situazione. Parole chiare e incoraggianti, peraltro sostenute dalla buona visione della situazione sotto il profilo della sicurezza esposta dall'ing. Galletti. Nello stabilimento si sono raggiunti standard di assoluto rilievo, verificati costantemente dall'ufficio centrale della sicurezza e soprattutto dagli ispettori ministeriali. Insomma un quadro tranquillizzante che esorta a continuare sulla strada intrapresa del rafforzamento sul territorio. Fra un anno entrerà in produzione e distribuzione la benzina senza zolfo, in linea con i parametri fissati dalla Comunità europea. Per realizzare questo progetto si procederà a costruzioni e investimenti che creeranno anche occupazione, un altro segnale di buona presenza sul territorio, con l'affidamento dei lavori alle migliori ditte esistenti nel comprensorio. «Il nostro è un impegno reale - dice l'ing. Merlo - siamo attenti a ciò che accade all'interno della raffineria ma soprattutto cerchiamo di dare il nostro contributo concreto alle esigenze della comunità augustana. Ciò si traduce in termini di fiscalità ma anche in termini di investimenti soprattutto a favore delle scuole. Quanto alla sicurezza viaggiamo su standard assolutamente tranquillizzanti. Nei due anni in cui sono stato responsabile della raffineria non si è verificato nessun incidente di rilievo. Siamo sotto i parametri e questo per noi è indice di grande soddisfazione». Dunque Esso Augusta, avanti tutta, nel rispetto di sicurezza e ambiente.

La Esso guarda all'ambiente

Con i nuovi investimenti l'impianto produrrà benzine e gasoli a basso tenore di zolfo

di Salvatore Maiorca

Cresce il fabbisogno di energia. Crescono i consumi. Ma cresce anche l'effetto serra. E non cresce adeguatamente la produzione di energia. Nemmeno in una regione come la Sicilia, che è tra le principali produttrici in Italia. Il primo e più efficace intervento, per la soluzione del problema, va dunque articolato per tipologie diversificate: recupero di efficienza e conseguente risparmio energetico, abbattimento delle emissioni in atmosfera, ricerca tecnologica, tempestiva previsione degli scenari energetici, delle fonti di produzione e dei correlati assetti costi-benefìci. È quanto ha affermato il presidente di Exxon Mobil Mediterranea ed Esso Italiana, Paolo Sorrenti, nel corso di un seminario a Spoleto. Nella sua raffineria di Augusta intanto la Esso Italiana lancia programmi, illustrati dal direttore Gianbattista Merlo, per cogenerazione elettrica e produzione di benzine e gasoli a bassissimo tenore di zolfo. Per il programma di manutenzioni straordinarie 2002-2004 sono stati stanziati 35 milioni di euro. Altri 24 milioni di euro sono stati già utilizzati nel biennio 2001-2002 per investimenti in nuovi impianti e attrezzature. Infine ulteriori 19 milioni di euro saranno investiti entro il 2004 per la costruzione dei nuovi impianti che produrranno benzine e gasoli a bassissimo zolfo e miglioreranno efficienza e ambiente. Sempre che sia peraltro rispettato un presupposto: la tempestiva conclusione delle procedure autorizzative in corso dal novembre 2002. La costruzione dei nuovi impianti è infatti prevista fra il novembre 2003 e il settembre 2004. Nel 2005 infine altri investimenti, ancora non stanziati peraltro, saranno destinati alla cogenerazione di energia elettrica e ad ulteriore recupero di efficienza energetica. Si tratta peraltro di investimenti che produrranno occupazione per la fase impiantistica ma non incrementi di organico della raffineria di Augusta. L'esame dell'organico sarà affrontato a giorni in un incontro fra azienda e sindacato. La novità di maggiore rilievo nel campo della ricerca tecnologica è costituita dal cosiddetto progetto «Gcep»: Globale climate & energy project. Il progetto, con la partecipazione della Exxon, è diretto dalla Stanford University.

 
LA NUOVA VENEZIA
Fusti sospetti, Borbiago insorge

Il consigliere provinciale Bertoldo ha denunciato il caso alle forze dell'ordine. Il Comune: «Tutto in regola»

Gli scavi per il distributore dell'Api su un terreno inquinato

di Alessandro Abbadir

MIRA. Costruiscono un distributore di benzina dell'Api sopra un sito inquinato dalle scorie di Porto Marghera e la gente insorge. Immediate anche le richieste di chiarimenti al comune di Mira partite dalla polizia provinciale. Del caso sono state anche informate le autorità giudiziarie veneziane, l'Asl e le forze dell'ordine. I fusti inquinanti riportati alla luce nelle operazioni di scavo, ormai da qualche giorno, si trovano all'aperto lungo la provinciale 81 (la strada che da Borbiago porta a Porto Marghera) vicino ai depositi della Coca Cola di Oriago. A sollevare la questione è stato il consigliere provinciale Aldo Bertoldo. «Tra giovedì e venerdì scorsi - spiega Bertoldo che risiede in zona - un gruppo di cittadini di Borbiago mi ha contattato spiegandomi che dagli scavi dei depositi per la costruzione dei serbatoi di benzina dell'Api erano emersi fusti di natura sconosciuta ed immondizie di vario genere. Mi sono subito attivato per capire cosa stava succedendo e cartografia alla mano mi sono reso conto che i gestori dell'Api stanno costruendo il loro impianto sopra un sito inquinato segnalato ufficialmente nel Piano territoriale provinciale del 1999». Bertoldo e i residenti però vogliono andare fino in fondo. «Voglio capire - dice - esattamente di che cosa si tratta, anche con analisi ad hoc da parte delle autorità competenti. Poco distante, in via Teramo, sono sepolti migliaia di fusti tossico nocivi provenienti dalle lavorazioni industriali di Porto Marghera. Si parla anche di rifiuti solidi urbani, ma anche in questo caso la loro movimentazione potrebbe produrre un inquinamento delle falde acquifere sottostanti». E' partita intanto dal gruppo di Rifondazione Comunista a Mira la richiesta di documentazione per capire come mai è stata rilasciata quella licenza edilizia. Stessa richiesta è stata avanzata dalla polizia provinciale. Una prima risposta arriva dagli uffici tecnici comunali. «La licenza è stata rilasciata - spiegano - in quanto è stata condotta preventivamente a carico dell'Api una perizia geologica che ha dato esito positivo. A quanto risulta l'area è un deposito di rifiuti solidi urbani. Non è segnalata la presenza di fusti tossico nocivi». I residenti però saranno tranquilli solo dopo le analisi fatte dalle autorità competenti e che escluderanno ogni pericolo per la salute. «Non vogliamo scoprire - dice a chiare lettere la gente che abita nelle vicinanze - fra qualche anno con l'insorgere di malattie tumorali, che l'area era fortemente inquinata con materiale nocivo e nessuno se ne era accorto». A Mira la questione delle discariche inquinanti è una piaga che affligge il territorio da anni.

Dow ferma per nuovi controlli

All'indomani dello sversamento di Tdi continua la paralisi della produzione cominciata dopo l'incendio dell'anno scorso

Il Comune: «Progetto impiantistico serio prima del riavvio»

MESTRE. Ispezioni a raffica, sindacati divisi, dirigenti contestati e azienda in un vicolo cieco. Dopo l'ultimo incidente - con la sversamento di quasi una tonnellata di Tdi - alla Dow di Porto Marghera nessuno sa dire quanto ripartirà la produzione ferma già da sette mesi a causa dell'incendio seguito all'esplosione dei serbatoi del Td5. Dopo l'ennesimo incidente tutti chiedono nuove ispezioni e controlli sull'impianto della multinazionale americana che produce toluendisocianato (Tdi). Il Comitato Regionale Tecnico - l'organismo previsto dalla legge Seveso 2, composto da tecnici dei Vigili del fuoco e dell'Ispesl - ieri mattina aveva in programma la visita ispettiva avviata per conto del ministero dell'Ambiente l'anno scorso e interrotta a causa dell'incendio del 28 novembre 2002. La Regione Veneto, dal canto suo, dovrebbe avviare una sua verifica sulla base di un emendamento sugli impianti industriali a rischio d'incidente rilevante inserito nell'ultima Legge Finanziaria. Anche l'Arpav veneziana è pronta effettuare i controlli strumentali e impiantistici, richiesti dal Comune. «Come promessoci dai dirigenti locali della Dow - dice il vicesindaco, Michele Mognato - aspettiamo un progetto degli interventi impiantistici e gestionali atti a scongiurare altri incidenti e anomalie». «La Dow - sottolinea l'assessore comunale all'Ambiente, Paolo Cacciari - ci ha promesso un progetto che specifichi nel dettaglio tutti i problemi impiantistici esistenti, gli interventi per rimuoverli, i tempi necessari e l'assetto organizzativo e gestionale che intende assicurare allo stabilimento. Solo dopo la presentazione di questo progetto e la valutazione dei nostri esperti, potremo dare l'assenso ad un riavvio della produzione». Inoltre oggi stesso potrebbe essere decisa - nell'ambito della Commissione Ambiente della Camera dei deputati che all'ordine del giorno ha il «caso Dow» - la costituzione della Commissione d'inchiesta, composta da esperti «terzi» scelti a livello nazionale e internazionale, come hanno chiesto sia i politici del centrosinistra veneziano (il prosindaco Bettin, l'assessore Da Villa e i deputati Michele Vianello e Luana Zanella), sia l'europarlamentare di Forza Italia, nonché leader del centrodestra a Ca' Farsetti, Renato Brunetta.

 
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