MESSAGGERO |
La Regione dice sì all’Api fino al 2020
L’atto è stato firmato da D’Ambrosio e Brachetti Peretti,
i Verdi confermano la loro uscita dalla maggioranza
Rinnovata la concessione tra le polemiche: il Comune di
Falconara e la Provincia non firmano l’atto Una commissione
controllerà ma le prescrizioni sono contestate da molti
Una tavolata in cima al palazzo "Raffaello", una penna
dorata che passa di mano per sancire l'avvenimento
"storico". Ma la tavolata traballa, le mancano gambe
fondamentali per l'auspicata concertazione tra gli enti
locali. Le gambe del sindaco di Falconara Carletti e del
presidente della Provincia Giancarli (un'assenza inattesa,
la sua, e quindi tanto più clamorosa). C'è "solo" la firma
del presidente della Regione Vito D'Ambrosio e dell'Api Aldo
Brachetti Peretti, a suggello del rinnovo della concessione
petrolifera, fino al 2020, e del protocollo d'intesa che la
giustifica.
L’ATTO FIRMATO
Il protocollo
Addio alla vecchia e inquinante "raffineria
tradizionale", con la sua attuale "attività a rischio di
incidente rilevante". Comincia la nuova era Api, quella di
"un polo energetico ambientalmente avanzato". E' in sintesi
la filosofia dei 12 articoli del protocollo d'intesa firmato
ieri, assieme al rinnovo della concessione, da Api e Regione
Marche. Una filosofia, all'insegna dell'innovazione
tecnologica, del risparmio energetico, dello sviluppo
economico ecosostenibile, che basa il suo ambizioso
ottimismo su una lunga serie di studi e impegni per
l'azienda. Ogni 5 anni, a partire dal 2004, l'Api dovrà
presentare un piano con un orizzonte di 5 anni che tenga
conto di norme, evoluzione del mercato, ricerca di energie
alternative e indirizzi di politica energetica nazionale e
regionale (art.2). Entro il 2004 dovrà approntare un
programma di monitoraggio mirato, relativo a tutti gli
aspetti ambientali e alla sicurezza dei cittadini,
significativi nel sistema di emissioni, da concertare con
gli enti competenti in materia. L'azienda, inoltre, si
impegna a presentare: uno studio sulla qualità dell'aria
(art. 4), un piano di risanamento acustico entro 6 mesi (art.5),
un piano di risparmio idrico, uno studio autofinanziato per
la "rinaturalizzazione della foce del fiume Esino" (art. 7).
E ancora: "ad accelerare l'attuazione degli interventi di
bonifica del sito" su cui insiste, a predisporre una "fascia
di rispetto" priva di installazioni a ridosso della
viabilità ordinaria e un'area verde sul lato quartiere
Fiumesino. Un lavoro impegnativo, i cui "frutti" le parti
(Regione e Api) promettono di rendere pubblici
periodicamente all'insegna della massima trasparenza
I comitati contro Amagliani. Giancarli offeso per il
caso Salesi. Rapporti interrotti
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - E’ fatta, l’Api resterà fino al 2020. Ma a
firmare il protocollo d’intesa e le prescrizioni, parte
integrante del documento che rinnova la concessione alla
raffineria, solo la Regione e l’Api. Dopo che il Comune si
era già chiamato fuori sabato, considerando insufficienti le
condizioni per il rinnovo messe nero su bianco, anche la
Provincia ha dato forfait. Se, da un lato, le preoccupazioni
di migliaia di lavoratori dell’Api vengono così spazzate
via, dall’altro si apre un clamoroso problema di natura
politica. L’affaire Api ha, quindi, causato una rottura,
dopo quella con i Verdi, anche tra Regione, governo di
centrosinistra, e altre due amministrazioni di
centrosinistra, il Comune e la Provincia. Il nodo raffineria
è, addirittura, nel caso di Enzo Giancarli, presidente della
Provincia, solo la punta di un iceberg. La tensione degli
ultimi tempi sul caso sanità avrebbe, infatti, impedito a
Giancarli di partecipare a tavoli che comportassero il
confronto diretto con D’Ambrosio. Amareggiato, poi, per la
scelta solitaria della Regione, il primo cittadino
falconarese, Giancarlo Carletti, (già a conoscenza della
decisione della Provincia), che afferma di essere rimasto
coerente fino alla fine. E proprio per questo il Comune
annuncia che cercherà di tutelare comunque il territorio con
tutti i mezzi possibili, compresi anche quelli legali.
Intanto i comitati cittadini polemizzano con Marco Amagliani,
assessore regionale all’ambiente. «L’assessore – scrivono in
una nota – informa i cittadini che attiverà una sorta di
missione di trasparenza su quanto l'opinione pubblica
dovrebbe sapere già da tempo. Peccato che quella
dell'assessore Amagliani sarà una "trasparenza del giorno
dopo", e non solo del giorno dopo la nostra manifestazione,
ma, quello che più conta dopo che le decisioni sono state
gia prese o, comunque, talmente in ritardo da non poter far
altro che mettere in "fuorigioco" qualsiasi tentativo di
intervento dei cittadini e delle associazioni. Noi cittadini
siamo stati costretti a pubblicare la bozza delle
prescrizioni per il rilascio della concessione petrolifera
all'Api per rompere il muro di gomma che la Regione ha
deciso di erigere di fronte al problema Api. Ci chiediamo
anche perché la Regione ha scelto, machiavellicamente, di
lasciare passare inutilmente quasi quattro anni dalla
delibera di incompatibilità della raffineria API,
disinteressandosi a quanto avrebbe dovuto e potuto fare con
lo studio e la redazione di un piano di riconversione di
quell’area».
il comunicato stampa integrale dei comitati
Falconara & Api insieme sino al 2020 Ma neanche la
Provincia firma l’atto
La Regione ha rinnovato la concessione alla raffineria
tra imbarazzi
D’Ambrosio e Brachetti Peretti, patto di ferro dopo tre
anni di polemiche
di GIAMPAOLO MILZI
ANCONA - Una tavolata in cima al palazzo "Raffaello", una
penna dorata che passa di mano per sancire l'avvenimento
"storico". Ma la tavolata traballa, le mancano gambe
fondamentali per l'auspicata concertazione tra gli enti
locali. Le gambe del sindaco di Falconara Carletti e del
presidente della Provincia Giancarli (un'assenza inattesa,
la sua, e quindi tanto più clamorosa). C'è "solo" la firma
del presidente della Regione Vito D'Ambrosio e dell'Api Aldo
Brachetti Peretti, a suggello del rinnovo della concessione
petrolifera, fino al 2020, e del protocollo d'intesa che la
giustifica. Per il resto, ieri pomeriggio all'8° piano della
sala di rappresentanza della Regione, tante belle parole,
come «fiduciosa certezza», «speranza», «impegno reciproco».
Ma sotto l'elegante vestito del cerimoniale di questo atto,
che D'Ambroiso incornicia come «dovuto per mancanza di
ragioni ostative, ma condizionato», non c'è niente, direbbe
Carletti, nessuna traccia di altre prescrizioni. Quelle del
suo Prg comunale, che ha dichiarato guerra alla permanenza
della raffineria nel suo sito, ne ha chiesto il contenimento
in vista della dismissione-delocalizzazione. E ora si
ritrova in mano - a tre anni dall'incidente mortale all'Api
- 8 pagine di un'intesa che lui non intende sottoscrivere.
Al cronista, mentre Peretti Brachetti rivece da D'Ambrosio
il "pennone" augurale, non resta che chiedere perché anche
all'ente Provincia non bastano gli articoli del protocollo.
Quelli che obbligano l'azienda Api a «predisporre studi di
risanamento del territorio, ad essere un elemento positivo
per l'economia e non negativo per l'ambiente, che deve
riportare a un livello migliore, grazie ad un'opera di
innovazione tecnologica capace di un'attività all'insegna
del minor impatto con la natura» (parole di D'Ambrosio).
«Chiedetelo alla Provincia perché non c'è», risponde il
presidente della Regione. Che si dispiace per il fatto che
«questo atto venga letto da qualcuno con occhi
pregiudizialmente negativi (il riferimento è anche ai Verdi
usciti dalla maggioranza? ndr.)». Anche Peretti «si
rammarica». Entrambi «sperano» che Comune e Provincia ci
ripensino, «firmino l'intesa». Sperano anche che tra Regione
e Api «si crei un nuovo clima di fiducia reciproca,
all'insegna del quale l'azienda mantenga fede agli impegni»
(Peretti). La Regione controllerà. Entro 30 giorni verrà
costituita una commissione tecnica permanente con il compito
annuale di verificare il rispetto delle prescrizioni imposte
all'Api, «quelle che la rendono compatibile con la
salvaguardia della salute dei cittadini e dell'ambiente»,
assicura D'Ambrosio. E se alle prove del nove l'azienda
sgarra, la Regione potrebbe anche revocare la concessione.
«Oggi - aggiunge - termina una fase che abbiamo saputo
gestire con equilibrio e competenza, senza preconcetti,
lavorando a lungo e tenacemente, trattando Peretti con
imparzialità, come promesso, e nell'interesse collettivo dei
cittadini e dei lavoratori. Ma comincia un altro percorso,
con altri passaggi, un processo in cui, forse, il punto
cruciale sarà la condotta futura dell'impresa». E l'impresa
di Peretti porta a casa, oltre al rinnovo della concessione
(indispensabile anche perché la centrale Api-Turbogass copre
il 30% del fabbisogno energetico delle Marche), il comune
accordo per l'archiviazione del lungo contenzioso di
Giustizia amministrativa che ha visto Regione contro Api e
Assindustria. L'Area ad alto rischio, con al vertice proprio
l'Api, resta. Servirà a ottenere nuovi fondi (9-10 miliardi
di vecchie lire) dal Ministero per nuovi studi. Che si
aggiungono ai 258mila euro già spesi per altri studi dalla
Regione. «Soldi non sprecati», giura l'assessore
all'Ambiente Amagliani, anche se «fino ad oggi non abbiamo
un dato, una indicazione sui possibili scenari di una
dismissione della raffineria». Altra parola, «dismissione»,
scomparsa nel protocollo d'intesa. E il risanamento? «Un
impegno oneroso, il nostro, con tempi lunghi - spiega
Peretti, senza dare cifre - Da 70 anni operiamo su 70
ettari, le infiltrazioni di idrocarburi per forza di cose ci
sono state, e dobbiamo sapere cosa c'è sotto lo
stabilimento».
Un’onda nera si riversa
sulla spiaggia (Latina)
Macchie nerastre sono comparse
nell’acqua del litorale di Sperlonga nel primo pomeriggio di
ieri: un liquido oleoso, consistente, forse catrame, che
gradatamente è aumentato anche nel volume per tutto il
pomeriggio, fino a diventare una riga nera ed evidente sulla
battigia che ha allarmato gli operatori della zona e i
bagnanti e attivato le autorità marittime. Si indaga per
conoscere la provenienza del liquido, fuoriuscito forse da
una petroliera durante la pulizia della cisterna. Ma sul
litorale è scoppiata la rabbia e la paura che la stagione
possa risentirne. L’ondata nera ha allarmato il vice
presidente del Consiglio regionale Renzo Carella che
presenterà un’interrogazione al presidente Storace e
all’assessore Saraceni: «Bisogna fermare quei pirati che
attentato a un patrimonio così prezioso».
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RESTO DEL CARLINO |
'Lo studio Svim non è un'opinione personale'
FALCONARA — L'assessore regionale all'ambiente Marco
Amagliani (nella foto) ha negato anche ieri, durante la
conferenza stampa per la firma del rinnovo della
concessione, le parole attribuitegli dai comitati cittadini
in occasione della manifestazione di sabato. «Non ho mai
affermato che i contenuti dello studio preliminare Svim sono
'opinioni personali' — ha spiegato — . In occasione
dell'ultimo incontro ho semplicemente detto che, trattandosi
di un preliminare, il documento non contiene soluzioni
alternative, ma solo un insieme di dati che costituiscono un
punto di partenza. Il rinnovo, inoltre, non preclude lo
sviluppo dello studio, che la Regione stessa ha
commissionato per l'Area ad alto rischio ambientale».
Amagliani, che ieri ha ricevuto pubblicamente i
ringraziamenti dal presidente D'Ambrosio, ha specificato gli
efetti legali dell'intesa: «Le parti rinunciano
reciprocamente ai contenziosi legali in essere, salvo quello
per l'Area ad alto rischio che per noi significa fondi dal
ministero dell'ambiente». Una somma che ammonta a circa 5
milioni di euro (10 miliardi di vecchie lire»).
Api fino al 2020, ma senza l'ok di Provincia e Comune
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — Sarà ancora Api, almeno fino al 2020 e sempre
che l'azienda petrolifera mantenga fede a tutti gli impegni
sottoscritti ieri nel protocollo d'intesa. Infatti, un
eventuale inadempimento degli obblighi sanciti, si
trasformerà in revoca della concessione. Il patto di ferro
tra Regione, Provincia e Comune firmato negli ultimi mesi
dello scorso anno, ha perso efficacia nel corso degli
incontri tra gli Enti: ieri a sorpresa e con imbarazzo dei
presenti, la Provincia si è chiamata fuori dai giochi, il
presidente Enzo Giancarli, che aveva dichiarato
l'impossibilità di negare il rinnovo della concessione
all'Api, non ha partecipato all'incontro e non ha quindi
apposto la sua firma nel documento ufficiale di intesa. Il
Comune, invece, aveva già preannunciato la sua assenza, con
un «diktat» prodotto alcuni giorni fa dalla Giunta. Insomma,
da un accordo a quattro si è arrivati ad un rendez-vous tra
Regione e Api. L'assenza di Giancarli, in particolar modo,
si è rivelata un gesto plateale di protesta o perlomeno di
contrasto con la decisione della Giunta D'Ambrosio. Un
disappunto, verso questo rinnovo, arrivato come un fulmine a
ciel sereno, e non sintomatico della volontà dichiarata,
appunto, da Giancarli. Il percorso Dopo tre anni di fatti e
di azioni di protesta, ieri, si è consumato l'ultimo atto di
una questione spigolosa, a tratti scomoda, impopolare e
quindi difficile da mediare. Ostica perché è stato
particolarmente laborioso valutare il volere della
popolazione falconarese: una cittadina divisa a metà, in
parte comprensibilmente provata dagli incidenti avvenuti
negli ultimi anni, ma contrastata sempre dalla valenza
economica dell'Azienda per tutto il territorio marchigiano.
Una parte si è mostrata fin dall'inizio coesa nella lotta
contro l'industria petrolifera, il resto ha affrontato con
noncuranza la vicenda, tra questi molti hanno preferito
addirittura non esporsi. Alla fine di tutto, il 30 giugno
2003, è la data che segna il proseguo del percorso di Api
raffineria, un «tragitto condizionato», come ha detto il
Governatore, dalle prescrizioni, catalogate in dodici
articoli (obiettivi generali, concessione e sviluppo
industriale, monitoraggio integrato, qualità dell'aria,
clima acustico, risparmio idrico, foce dell'Esino, sedime
ferroviario, bonifica del suolo, integrazione sociale,
effetti legali e gestione del protocollo). «Abbiamo firmato
oggi questo protocollo — ha detto D'Ambrosio — ma è comunque
aperto all'adesione degli altri due Enti. Con questa firma
non finisce nulla, ma comincia un percorso diverso. Il
protocollo e le prescrizioni — ha sottolineato — sanciscono
che la condotta dell'Api sarà volta al recupero della
situazione ambientale. Siamo sicuri che verranno rispettati
e che saranno la continuazione di un processo di innovazione
dell'attività produttiva, attraverso acquisizioni
tecnologiche. Nulla esclude infatti — ha concluso D'Ambrosio
— che l'Api produca in futuro l'idrogeno». Il presidente Se
D'Ambrosio non ha esitato a riconoscere la preoccupazione
che ha anticipato il rinnovo della concessione, il
presidente di Api raffineria, Aldo Brachetti Peretti, ha
messo in evidenza come il proseguo dell'attività abbia un
caro prezzo: «Per noi si tratta di un impegno oneroso,
speriamo di tener fede e onorare gli impegni degni di un
rapporto nuovo con la Regione. La raffineria compierà
comunque ogni sforzo per proseguire nella creazione di un
polo energetico regionale, continuando, come abbiamo fatto
nel passato, a rispondere con senso di responsabilità verso
chi lavora nell'azienda, verso la cittadinanza e la pubblica
amministrazione». L'Api, per voce del suo presidente, si è
detta impossibilitata a quantificare economicamente il costo
per l'applicazione delle prescrizioni.
Amministrazione comunale e Comitati verso il ricorso
al Tar
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — I comitati dei quartieri di Villanova,
Fiumesino e 25 Agosto avevano annunciato che in caso di
rinnovo della concessione sarebbero ricorsi al Tar, ma
sembrerebbe che su questa strada si stia muovendo anche
l'amministrazione comunale. Questi i provvedimenti messi in
cantiere per il dopo-rinnovo e forse visti come ancora di
salvezza per una città proiettata verso la riconversione di
quella porzione di territorio. Al Comune quindi non è
bastato che la Regione abbia riconosciuto «coerenti e
funzionali le scelte programmatiche di riqualificazione
territoriale e gli obiettivi del piano regolatore generale»
dell'amministrazione falconarese e neanche che potrebbe
essere «ridisegnato il sistema degli stoccaggi nel rispetto
degli standard di sicurezza e delle azioni per la
bonifica». I sei mesi di lavoro della Regione, dove sono
state partorite prescrizioni che tengono conto della
«salvaguardia dei cittadini, dei posti di lavoro, della
valenza economica dell'azienda (il 40% dell'attività
portuale e il 30% del fabbisogno energetico) non sono
riusciti a soddisfare le richieste del Comune. Inutile anche
l'eliminazione, entro il 2004, della prima fila dei serbatoi
(sette) adiacenti la strada statale. «Non si tratta di
prescrizioni blande — ha spiegato Amagliani — ma al
contrario rappresentano un forte impegno economico
dell'azienda. Questo è quello che volevamo e potevamo fare.
Per quanto riguarda lo studio di dismissione — ha proseguito
— fino ad oggi non è stato prodotto nulla». Ad accentuare
ancor più il concetto espresso dall'assessore all'ambiente,
le parole del vice presidente della Regione, Gian Mario
Spacca: «Non dimentichiamoci che la nostra è una delle
regioni più industrializzate d'Europa e che al contempo ha
il maggior deficit energetico». Al termine dell'incontro di
ieri, gli esponenti del Governo regionale, presenti anche i
legali delle parti, hanno ribadito come il ruolo della
Regione non sia sanzionatorio in caso di violazione delle
prescrizioni.
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CORRIERE ADRIATICO |
Concessione all'Api, ma
Giancarli non c'è
Diserta a sorpresa il tavolo in Regione per la ratifica del
rinnovo
di Marina Minnelli
La firma sullo strappo nei
DS
"O cambiate idea sul salesi o
sarà battaglia su tutti i fronti"
Aut aut del Presidente della
Provincia prima dell'accordo
di Marina Minnelli
prossimamente
il testo dei due articoli
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LA SICILIA |
Esso, nel segno della
sicurezza BILANCIO E PROSPETTIVE.
«La raffineria entro un anno
produrrà benzina senza zolfo»
di Gigi Macchi
Uno stabilimento in salute.
La Esso di Augusta forte oggi di un organico di 720
dipendenti non pensa a smantellare o a ridurre, piuttosto ad
investire,m a rafforzarsi sul territorio. Con tutti i
benefici per la comunità augustana che è ovvio prevedere.
Parole chiare del responsabile della raffineria di Augusta,
l'ing. Merlo, nel corso del breafing con i giornalisti a
Spoleto per fare il punto, annuale, sulla situazione. Parole
chiare e incoraggianti, peraltro sostenute dalla buona
visione della situazione sotto il profilo della sicurezza
esposta dall'ing. Galletti. Nello stabilimento si sono
raggiunti standard di assoluto rilievo, verificati
costantemente dall'ufficio centrale della sicurezza e
soprattutto dagli ispettori ministeriali. Insomma un quadro
tranquillizzante che esorta a continuare sulla strada
intrapresa del rafforzamento sul territorio. Fra un anno
entrerà in produzione e distribuzione la benzina senza
zolfo, in linea con i parametri fissati dalla Comunità
europea. Per realizzare questo progetto si procederà a
costruzioni e investimenti che creeranno anche occupazione,
un altro segnale di buona presenza sul territorio, con
l'affidamento dei lavori alle migliori ditte esistenti nel
comprensorio. «Il nostro è un impegno reale - dice l'ing.
Merlo - siamo attenti a ciò che accade all'interno della
raffineria ma soprattutto cerchiamo di dare il nostro
contributo concreto alle esigenze della comunità augustana.
Ciò si traduce in termini di fiscalità ma anche in termini
di investimenti soprattutto a favore delle scuole. Quanto
alla sicurezza viaggiamo su standard assolutamente
tranquillizzanti. Nei due anni in cui sono stato
responsabile della raffineria non si è verificato nessun
incidente di rilievo. Siamo sotto i parametri e questo per
noi è indice di grande soddisfazione». Dunque Esso Augusta,
avanti tutta, nel rispetto di sicurezza e ambiente.
La Esso guarda
all'ambiente
Con i nuovi investimenti
l'impianto produrrà benzine e gasoli a basso tenore di zolfo
di Salvatore Maiorca
Cresce il fabbisogno di
energia. Crescono i consumi. Ma cresce anche l'effetto
serra. E non cresce adeguatamente la produzione di energia.
Nemmeno in una regione come la Sicilia, che è tra le
principali produttrici in Italia. Il primo e più efficace
intervento, per la soluzione del problema, va dunque
articolato per tipologie diversificate: recupero di
efficienza e conseguente risparmio energetico, abbattimento
delle emissioni in atmosfera, ricerca tecnologica,
tempestiva previsione degli scenari energetici, delle fonti
di produzione e dei correlati assetti costi-benefìci. È
quanto ha affermato il presidente di Exxon Mobil
Mediterranea ed Esso Italiana, Paolo Sorrenti, nel corso di
un seminario a Spoleto. Nella sua raffineria di Augusta
intanto la Esso Italiana lancia programmi, illustrati dal
direttore Gianbattista Merlo, per cogenerazione elettrica e
produzione di benzine e gasoli a bassissimo tenore di zolfo.
Per il programma di manutenzioni straordinarie 2002-2004
sono stati stanziati 35 milioni di euro. Altri 24 milioni di
euro sono stati già utilizzati nel biennio 2001-2002 per
investimenti in nuovi impianti e attrezzature. Infine
ulteriori 19 milioni di euro saranno investiti entro il 2004
per la costruzione dei nuovi impianti che produrranno
benzine e gasoli a bassissimo zolfo e miglioreranno
efficienza e ambiente. Sempre che sia peraltro rispettato un
presupposto: la tempestiva conclusione delle procedure
autorizzative in corso dal novembre 2002. La costruzione dei
nuovi impianti è infatti prevista fra il novembre 2003 e il
settembre 2004. Nel 2005 infine altri investimenti, ancora
non stanziati peraltro, saranno destinati alla cogenerazione
di energia elettrica e ad ulteriore recupero di efficienza
energetica. Si tratta peraltro di investimenti che
produrranno occupazione per la fase impiantistica ma non
incrementi di organico della raffineria di Augusta. L'esame
dell'organico sarà affrontato a giorni in un incontro fra
azienda e sindacato. La novità di maggiore rilievo nel campo
della ricerca tecnologica è costituita dal cosiddetto
progetto «Gcep»: Globale climate & energy project. Il
progetto, con la partecipazione della Exxon, è diretto dalla
Stanford University. |
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LA NUOVA VENEZIA |
Fusti sospetti, Borbiago
insorge
Il consigliere provinciale
Bertoldo ha denunciato il caso alle forze dell'ordine. Il
Comune: «Tutto in regola»
Gli scavi per il distributore
dell'Api su un terreno inquinato
di Alessandro Abbadir
MIRA. Costruiscono un
distributore di benzina dell'Api sopra un sito inquinato
dalle scorie di Porto Marghera e la gente insorge. Immediate
anche le richieste di chiarimenti al comune di Mira partite
dalla polizia provinciale. Del caso sono state anche
informate le autorità giudiziarie veneziane, l'Asl e le
forze dell'ordine. I fusti inquinanti riportati alla luce
nelle operazioni di scavo, ormai da qualche giorno, si
trovano all'aperto lungo la provinciale 81 (la strada che da
Borbiago porta a Porto Marghera) vicino ai depositi della
Coca Cola di Oriago. A sollevare la questione è stato il
consigliere provinciale Aldo Bertoldo. «Tra giovedì e
venerdì scorsi - spiega Bertoldo che risiede in zona - un
gruppo di cittadini di Borbiago mi ha contattato spiegandomi
che dagli scavi dei depositi per la costruzione dei serbatoi
di benzina dell'Api erano emersi fusti di natura sconosciuta
ed immondizie di vario genere. Mi sono subito attivato per
capire cosa stava succedendo e cartografia alla mano mi sono
reso conto che i gestori dell'Api stanno costruendo il loro
impianto sopra un sito inquinato segnalato ufficialmente nel
Piano territoriale provinciale del 1999». Bertoldo e i
residenti però vogliono andare fino in fondo. «Voglio capire
- dice - esattamente di che cosa si tratta, anche con
analisi ad hoc da parte delle autorità competenti. Poco
distante, in via Teramo, sono sepolti migliaia di fusti
tossico nocivi provenienti dalle lavorazioni industriali di
Porto Marghera. Si parla anche di rifiuti solidi urbani, ma
anche in questo caso la loro movimentazione potrebbe
produrre un inquinamento delle falde acquifere sottostanti».
E' partita intanto dal gruppo di Rifondazione Comunista a
Mira la richiesta di documentazione per capire come mai è
stata rilasciata quella licenza edilizia. Stessa richiesta è
stata avanzata dalla polizia provinciale. Una prima risposta
arriva dagli uffici tecnici comunali. «La licenza è stata
rilasciata - spiegano - in quanto è stata condotta
preventivamente a carico dell'Api una perizia geologica che
ha dato esito positivo. A quanto risulta l'area è un
deposito di rifiuti solidi urbani. Non è segnalata la
presenza di fusti tossico nocivi». I residenti però saranno
tranquilli solo dopo le analisi fatte dalle autorità
competenti e che escluderanno ogni pericolo per la salute.
«Non vogliamo scoprire - dice a chiare lettere la gente che
abita nelle vicinanze - fra qualche anno con l'insorgere di
malattie tumorali, che l'area era fortemente inquinata con
materiale nocivo e nessuno se ne era accorto». A Mira la
questione delle discariche inquinanti è una piaga che
affligge il territorio da anni.
Dow ferma per nuovi
controlli
All'indomani dello
sversamento di Tdi continua la paralisi della produzione
cominciata dopo l'incendio dell'anno scorso
Il Comune: «Progetto
impiantistico serio prima del riavvio»
MESTRE. Ispezioni a raffica,
sindacati divisi, dirigenti contestati e azienda in un
vicolo cieco. Dopo l'ultimo incidente - con la sversamento
di quasi una tonnellata di Tdi - alla Dow di Porto Marghera
nessuno sa dire quanto ripartirà la produzione ferma già da
sette mesi a causa dell'incendio seguito all'esplosione dei
serbatoi del Td5. Dopo l'ennesimo incidente tutti chiedono
nuove ispezioni e controlli sull'impianto della
multinazionale americana che produce toluendisocianato (Tdi).
Il Comitato Regionale Tecnico - l'organismo previsto dalla
legge Seveso 2, composto da tecnici dei Vigili del fuoco e
dell'Ispesl - ieri mattina aveva in programma la visita
ispettiva avviata per conto del ministero dell'Ambiente
l'anno scorso e interrotta a causa dell'incendio del 28
novembre 2002. La Regione Veneto, dal canto suo, dovrebbe
avviare una sua verifica sulla base di un emendamento sugli
impianti industriali a rischio d'incidente rilevante
inserito nell'ultima Legge Finanziaria. Anche l'Arpav
veneziana è pronta effettuare i controlli strumentali e
impiantistici, richiesti dal Comune. «Come promessoci dai
dirigenti locali della Dow - dice il vicesindaco, Michele
Mognato - aspettiamo un progetto degli interventi
impiantistici e gestionali atti a scongiurare altri
incidenti e anomalie». «La Dow - sottolinea l'assessore
comunale all'Ambiente, Paolo Cacciari - ci ha promesso un
progetto che specifichi nel dettaglio tutti i problemi
impiantistici esistenti, gli interventi per rimuoverli, i
tempi necessari e l'assetto organizzativo e gestionale che
intende assicurare allo stabilimento. Solo dopo la
presentazione di questo progetto e la valutazione dei nostri
esperti, potremo dare l'assenso ad un riavvio della
produzione». Inoltre oggi stesso potrebbe essere decisa -
nell'ambito della Commissione Ambiente della Camera dei
deputati che all'ordine del giorno ha il «caso Dow» - la
costituzione della Commissione d'inchiesta, composta da
esperti «terzi» scelti a livello nazionale e internazionale,
come hanno chiesto sia i politici del centrosinistra
veneziano (il prosindaco Bettin, l'assessore Da Villa e i
deputati Michele Vianello e Luana Zanella), sia l'europarlamentare
di Forza Italia, nonché leader del centrodestra a Ca'
Farsetti, Renato Brunetta. |
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