MESSAGGERO |
Falconara ha il Prg. Ora è
definitivo
A poche settimane dal rinnovo
della concessione Api l’approvazione in Provincia dello
strumento urbanistico. L’arma che il Comune aspettava
Il sindaco: «Sono
soddisfatto. E’ la conclusione del nostro lavoro. Ora
abbiamo una certezza»
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Approvato lunedì,
in modo definitivo, in consiglio provinciale, il piano
regolatore di Falconara. Dopo oltre due anni di attesa
dall’invio del documento in Provincia, il Comune, all’ombra
dell’Api, ha il nuovo piano che disegna il futuro della
città. Un futuro, ormai nero su bianco, senza Api. Non si sa
ancora quando la raffineria se ne andrà, perché nel prg non
è stato specificato, ma la previsione del suo eclissamento
dal suolo falconarese è ormai un dato di fatto. Una presa
d’atto questa del consiglio provinciale che chiude il lungo
iter di uno strumento urbanistico osteggiato dalla
raffineria e dai lavoratori che temono di veder imbavagliato
lo sviluppo dello stabilimento petrolifero. Per qualsiasi
progetto di espansione l’Api dovrà infatti fare i conti col
Comune e non solo come atto formale, ma come ente sovrano
del suo territorio. Un riconoscimento forse scontato ma che
a Falconara, fino ad oggi, non è mai contato molto ed allora
evidenziarlo nel prg del territorio ha un sapore di svolta.
Se è pur vero, infatti, che questo strumento urbanistico ha
le sue ombre, come lo sviluppo urbanistico all’ex Montedison,
è anche vero che una volta approvato sposta l’evoluzione
della città dall’industria al terziario e dall’industria
vecchio stampo a quella eco-compatibile. E l’adozione
definitiva del prg di Falconara in questo momento cruciale
della decisione sul rinnovo della raffineria, è un atto
davvero importante. «Il Comune di Falconara – spiega
Patrizia Casagrande, assessore provinciale all’ambiente – ha
recepito le nostre prescrizioni che, comunque, erano di
ordine sostanziale e non formale. Non ci sono state
controdeduzioni e l’atto è stato adottato in modo definitivo
nel giro di pochi istanti». Soddisfatto anche il sindaco di
Falconara, Giancarlo Carletti. Adesso, gli chiediamo, a
ridosso della decisione sul rinnovo della raffineria, avete
un’arma in più nei confronti dell’Api…. «Non parlerei di
arma, quanto piuttosto di una certezza. E’ la conclusione
del nostro lavoro e dei nostri progetti». Intanto si indica
da più parti la data del 9 luglio come il giorno in cui la
raffineria avrà in mano questo nuovo rinnovo che seppur a
tappe, seppur con ferree prescrizioni e controlli sarà
sempre di venti anni. «Un’eternità» hanno detto i comitati
cittadini. Comitati che non si arrendono forse neanche di
fronte all’evidenza, alla convocazione urgente in Regione di
Marco Amagliani, assessore regionale all’ambiente, che ha
tentato di strappare loro un sì per questo rinnovo. Anzi per
tutta risposta sabato 28 giugno alle 18.30 questi cittadini
hanno deciso di organizzare a Falconara, in piazza Fratelli
Bandiera, in centro, una manifestazione di protesta dal
titolo “Per un futuro senza rimpianti” contro questa
concessione, a cui hanno già dato l’adesione anche esponenti
politici come l’onorevole Marco Lion, il consigliere
regionale Cristina Cecchini e Pecoraro Scanio, assessore al
turismo del Comune di Ancona. «La Regione Marche – scrivono
i comitati - ha oggi la possibilità irripetibile di
riprogrammare il futuro produttivo di Falconara e della
Bassa Valle dell’Esino, ambientalmente compatibile e
garantendo, qualitativamente e quantitativamente,
l’occupazione. Rinnovare la concessione all’Api, senza se e
ma, significa tumulare il territorio, i cittadini ed i
lavoratori nel degrado, rischio ed insalubrità».
LA STORIA
DOPO 30 ANNI - La città ha il
suo prg, appena approvato in consiglio provinciale.
Sostituisce quello datato 1974, uno strumento calibrato
sulla realtà dell’epoca, in un periodo in cui ancora l’Api
non aveva conosciuto i tempi della grande espansione,
arrivati con gli anni ’80.
LO SVILUPPO - Uno sviluppo veloce e complesso che ha
cambiato il volto della zona a nord di Falconara. Nel
frattempo, il prg in adozione è rimasto quello del 1974,
anchre se è pur vero che per i cambiamenti, come la
realizzazione della centrale Igcc, l’Api ha informato il
consiglio comunale che ha votato a maggioranza la sua
attivazione.
IL NODO API - Dall’altro però restano anche le dichiarazioni
del direttore generale del Ministero dell’ambiente, Corrado
Clini, due giorni dopo il tragico rogo alla raffineria Api
del 25 agosto 1999, che ha innescato il dilemma api sì - api
no. «Certo - disse Clini - se questo impianto fosse
progettato oggi, in base alle direttive dell’Unione Europea,
non potrebbe essere localizzato dove si trova». Il prg non
poteva quindi trascurare questo particolare. |
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RESTO DEL CARLINO |
«Un futuro senza alcun r...
impianto»
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — I Comitati di
Villanova, Fiumesino, 25 Agosto, Medicina Democratica e il
professor Cortellessa ancora insieme «Per un futuro senza
rimpianti». E' tutto pronto per la manifestazione pubblica
di sabato alle 18.30 in piazza F.lli Bandiera. «La Regione —
scrivono i promotori nel volantino distribuito in città — ha
oggi la possibilità irripetibile di riprogrammare il futuro
produttivo di Falconara e della Bassa Valle dell'Esino,
ambientalmente compatibile e garantendo, quantitativamente,
l'occupazione. Rinnovare la concessione all'Api, senza se e
ma, significa tumulare il territorio, i cittadini e i
lavoratori nel degrado, nel rischio e nell'insalubrità».I
cittadini dei quartieri, ma non solo, sono per una strategia
di sviluppo a medio-lungo termine sotto il controllo degli
agenti collettivi del territorio (pubblici e privati); per
un potente incremento delle fonti energetiche pulite; una
diversa rilocazione delle infrastrutture; l'immediata
apertura di tavoli negoziali complessivi. Si battono,
invece, contro l'affrettato rinnovo anticipato della
concessione all'Api senza scadenze programmate, contro la
mancata considerazione dello studio del gruppo Svim.
Contestano, insomma, «l'assenza di programmazione energetica
della Regione e la mancata valutazione dell'indagine
epidemiologica». Alla manifestazione prenderanno parte
l'associazione «Il Falco Azzurro», il Wwf regionale e
locale, Legambiente regionale e locale, l'onorevole Marco
Lion (Verdi), il consigliere regionale, Cristina Cecchini e
quelli dei Verdi, D'Angelo e Moruzzi, l'assessore
provinciale, Massimo Binci e quello comunale Badialetti,
l'assessore al Comune di Ancona Marco Pecoraro Scanio e il
portavoce provinciale dei Verdi, Giorgio Marchetti.
Scatta l'emergenza idrica
Gorgovivo scrive ai sindaci
di Maria Gloria Frattagli
ANCONA — «Cari sindaci, a
causa della costante assenza di piogge e delle elevate
temperature di queste ultime settimane, vi sollecito ad
emettere un'ordinanza contro gli utilizzi impropri
dell'acqua». Il direttore generale di Gorgovivo, l'ingegner
Patrizio Ciotti ha inviato ieri una lettera a tutti i primi
cittadini delle zone servite dalla Gorgovivo, un invito ad
emettere un provvedimento temporaneo per far fronte alla
pressante emergenza. La sua è una richiesta di «aiuto» non
per costringere ad un limitato uso dell'acqua, quanto per
evitare dispersioni inutili dell'importante risorsa messa a
dura prova dagli elevati e sempre più consistenti consumi,
visto il perdurare delle alte temperature. I Comuni
interessati Sono diciasette, i sindaci che riceveranno oggi
la lettera, tra questi piccoli e grandi Amministrazioni.
Ancona, Falconara, Jesi, Senigallia, Camerano, Montemarciano,
Monte San Vito, Chiaravalle, Santa Maria Nuova, Camerata
Picena, Belvedere Ostrense, Morro d'Alba, Monsano,
Agugliano, Polverigi, Offagna e San Marcello: i
«governatori» potranno scegliere se accogliere la richiesta
di aiuto e «distribuire» non multe, ma consigli utili e
pratici per usare con parsimonia l'acqua. A loro si uniranno
anche i dodici Comuni del Consorzio Cif, per la zona della
Vallesina, che usufruiscono solo per la fornitura dell'
acqua di Gorgovivo. Pozzi e sorgenti In questo periodo
stanno agendo in modo integrato proprio per far fronte
all'eccezionalità climatica. Per il momento, la situazione è
sotto controllo, ma se l'assenza di piogge dovesse
prolungarsi ancora, di problemi se ne verificheranno molti.
Ad oggi i consumi si aggirano attorno ai 130mila metri cubi
di acqua al giorno. Una media superiore rispetto a quella
delle scorse stagioni, ma non così alta da destare allarme.
Abbassare gli sprechi Di consigli utili contro un uso
indiscriminato dell'acqua ce ne sono diversi: in cima alla
lista, l'evitare di lavare l'automobile da soli ma servirsi,
al contrario, degli autolavaggi che usano acqua reciclata;
limitarsi nei ricambi di acqua delle piscine; innaffiare le
piante con l'acqua usata per pulire la verdura; se possibile
utilizzare (non per uso personale), l'acqua di fonti non
potabili. Ma cosa accadrà ai trasgressori, se i sindaci
decidono di aderire alla proposta? Potrebbero essere
applicate delle sanzioni pecuniarie, ma non è questo quello
che vuole l'azienda Gorgovivo: «Non vogliamo spaventare
nessuno — rende noto l'azienda — ma crediamo che sia giusto
far riflettere sull'importanza dell'acqua per tutti noi».
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CORRIERE ADRIATICO |
Prg, l'ultimo sì del
consiglio
Approvazione definitiva da
parte della Provincia
Approvato definitivamente
dalla Provincia il Prg di Falconara. Palazzo di Vetro dà
dunque anche l'ultimo via libera al piano urbanistico della
giunta Carletti, un sì atteso da tempo e che aveva suscitato
più d'una polemica proprio sui tempi di approvazione. Che il
Prg passasse l'aveva garantito più volte il presidente
Giancarli, ma negli ultimi mesi nella sua maggioranza non
pochi avevano suscitato perplessità. I tempi che si erano
allungati più del previsto avevano preoccupato
l'amministrazione falconarese che più volte aveva
sollecitato il voto in consiglio. Con il sì del consiglio
provinciale si chiude così la pratica anche con la
formalizzazione della decisione. Carletti potrà andare
avanti con il suo progetto della Falconara del futuro. |
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CORRIERE DELLA SERA |
Petrolio «infinito». Ma sarà
abbandonato
IL FUTURO AUMENTANO LE
RISERVE. EPPURE SHELL E BP INVESTONO SULLE FONTI RINNOVABILI
di Giancarlo Radice
Nel 2050, quando gli abitanti
della Terra saranno 9 miliardi e il consumo globale di
energia sarà raddoppiato se non (come indicano alcune
proiezioni) addirittura triplicato rispetto a oggi, basterà
entrare in un supermarket per acquistare confezioni
sigillate di «celle a combustibile», innanzitutto a
idrogeno, con cui alimentare la propria automobile, il
computer, il cellulare, il riscaldamento di casa e tutti gli
elettrodomestici. Le stesse auto diventeranno «fonti di
distribuzione» d’energia per case e uffici. Quello delineato
dagli strateghi della multinazionale Royal Dutch Shell, è
uno scenario ampiamente condiviso fra gli addetti ai lavori.
Non più tardi di pochi giorni fa la Commissione europea e il
Dipartimento Usa per l’Energia hanno deciso di unire gli
sforzi per lo sviluppo dell’idrogeno a «pile combustibili».
«L’obiettivo, da qui alla metà del secolo, è di passare
gradualmente a un’economia dell’idrogeno pienamente
integrata e basata sulle fonti energetiche rinnovabili», ha
spiegato Prodi, illustrando la strada scelta da Bruxelles. E
secondo l’Ocse, proprio le fonti rinnovabili potrebbero
soddisfare il 20% del fabbisogno mondiale d’energia già nel
2020. A scandire la lunga fase di transizione saranno tre
fattori che gli esperti individuano, rispettivamente, nelle
prospettive d’esaurimento delle attuali fonti (dal petrolio
al gas), nelle nuove tecnologie (che rendono più efficiente
e meno costoso sia l’accesso a fonti energetiche e la loro
distribuzione, sia il consumo) e le cosiddette «priorità
sociali e personali» (in termini di salute e ambiente, ma
anche di sicurezza degli approvvigionamenti). Così, ormai da
anni, i big dell’industria stanno investendo somme crescenti
sulle fonti alternative. L’Enea, ad esempio, sperimenta
centrali solari a concentrazione, che sfruttano i raggi per
trasformare l’acqua in vapore col quale muovere le turbine.
E il sole è una priorità anche nell’agenda della
multinazionale britannica Bp (British Petroleum, ora
ridenominata Beyond Petroleum, «oltre il petrolio»).
«Crediamo molto nel fotovoltaico - osserva Agostino De
Rossi, amministratore delegato per l’Italia -. Produciamo
già un terzo di tutta l’energia fotovoltaica mondiale, per
la quale stimiamo tassi di crescita del 25-30%. Ma si parte
da un punto molto basso: la produzione mondiale non supera
oggi i 320 megawatt, la metà di quanto fornisce una normale
centrale elettrica». Un fenomeno di nicchia, insomma. Come
ancor più di nicchia è destinato a rimanere a lungo
l’eolico. Tanto più che qui le «priorità sociali e
personali» in molti Paesi si scontrano contro la necessità
di accettare sul territorio dove si vive quelle enorme torri
di 40 metri che intercettano il vento. Di certo, il petrolio
resterà ancora per almeno mezzo secolo il grande
protagonista. Come amava ripetere Ahmed Zaki Yamani, il
potente segretario dell’Opec negli anni ’70-80: «L’era del
greggio non finirà perché non ci sarà più greggio, ma per
altre considerazioni». La paura di un’esaurimento delle
riserve, come si ipotizzava 30 anni fa, è ormai svanita.
Secondo Daniel Yergin, presidente dell’istituto di ricerca
Cambridge Energy Research Associates, «il consumo mondiale
aumenterà del 20% nei prossimi dieci anni, da 75 a 90
milioni di barili al giorno. Ma la disponibilità di greggio
crescerà a tassi superiori». Lo stesso concetto di «riserve
petrolifere» appare estremamente dinamico. «Nuove
tecnologie, come la cosiddetta "rivoluzione Doff" ( Digital
oil field of the future , i giacimenti digitali del futuro,
ndr ) permettono la sintesi di enormi quantità
d’informazioni e controlli a distanza selettivi, grazie ai
quali si possono effettuare estrazioni "intelligenti" su
obiettivi mirati - spiega Yergin -. Il risultato è che
diventa possibile quello che prima era troppo costoso o
troppo difficile. Così, nei prossimi cinque anni sarà come
poter disporre di un quantitativo aggiuntivo di 125 miliardi
di barili, pari a tutte le attuali riserve accertate in
Iraq. E dal Canada si potrà contare su altri 175 miliardi di
barili». Nessun problema, dunque, da qui ai prossimi 40 o 50
anni, forse più. Ma in forte crescita viene vista anche la
disponibilità di gas. «Per la Bp - ammette De Rossi -
rappresenta già ora il 30% della produzione e il 50% delle
riserve energetiche». Anche qui, le nuove tecnologie
consentono possibilità finora inesplorate. In base agli
scenari individuati dai ricercatori della Shell, si può
ipotizzare un’autentica «corsa verso il gas»: entro il 2010
supererà il carbone (che oggi costituisce il 24% della
produzione d’energia primaria nel mondo) ed entro il 2020
raggiungerà il petrolio (ora al 35%). Ed è proprio attorno a
quella data che, secondo gli scenari indicati dagli esperti
della Shell, si aprirà una fase di «cambiamenti radicali»
che porteranno le fonti rinnovabili a rappresentare, entro
la metà de secolo, almeno il 30% di tutta l’energia
necessaria al pianeta.
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LA NUOVA FERRARA |
I Verdi restano scottati dal
turbogas
Un documento isola e critica
la posizione della capogruppo in Comune, che ha votato
contro l'impianto
Il gruppo dirigente del
partito: «Noi siamo a favore della centrale»
I Verdi pagano con una
spaccatura interna lo scotto del turbogas. Il voto contro il
piano particolareggiato relativo alla centrale di Francesca
Cigala Fulgosi, rappresentante in consiglio comunale dei
Verdi, ha provocato la reazione del partito. Il resto del
gruppo dirigente dei Verdi è infatti favorevole al piano e
alla costruzione della centrale. Il documento che sancisce
l'isolamento della capogruppo comunale non contiene
scomuniche nè ultimatum politici: «I Verdi rispettano
l'autonomia che la Costituzione italiana, ma allo stesso
tempo ritengono doveroso chiarire che non è quella la
posizione dei Verdi della provincia di Ferrara». I
rimproveri a Francesca Cigala sono quasi tutti impliciti. Le
si rammenta che i Verdi hanno seguito «con grande
attenzione» le vicende del turbogas, dell'accordo di
programma per la riqualificazione del polo chimico e la sua
bonifica: «Diversi sono stati i momenti di confronto
all'interno del partito e la posizione emersa in maniera
estremamente netta è stata la condivisione del percorso
indicato dal Comune e dalla Provincia di Ferrara, insieme
alla necessità di una puntuale verifica dei diversi
passaggi. I rappresentanti verdi nelle istituzioni hanno
tradotto questo approccio in documenti che hanno proposto e
votato». Un po' di veleno la nota chiarificatrice le mette
in coda, dopo aver spiegato perché è sensato dal punto di
vista ambientale e sociale acconsentire alla centrale.
«Serve la massima affermazione e partecipazione affinché
tutti abbiamo la possibilità di giudicare in piena coscienza
a partire dai dati reali e si tolga spazio ad una pratica di
confronto basata sull'insinuazione e sulla frase ad
effetto». I motivi che hanno indotto i Verdi a scegliere il
turbogas sono così riassumibili: l'accordo di programma
firmato dalle istituzioni ferraresi, dalle aziende, dalla
Regione, dai sindacati e dal governo (maggio 2001) coniuga
il rilancio produttivo del polo chimico con la riduzione
dell'impatto ambientale; senza accordo di programma l'area
del petrolchimica rischiava di essere abbandonata a se
stessa. Poi si arriva al cuore del problema, che costituisce
l'oggetto della discussione non solo all'interno dei Verdi,
ma in generale tra i favorevoli e i contrari al turbogas:
«La costruzione della nuova centrale alimentata a metano non
solo concorre alla solidità e alla vitalità del polo
chimico, ma contribuisce di per sé al miglioramento del
quadro ambientale locale. Gli ultimi approfondimenti hanno
confermato quanto contenuto nella Valutazione di impatto
ambientale effettuata dalle amministrazioni locali e
confermata dalla commissione ministeriale: dal confronto tra
quadro emissivo presente e futuro si evidenzia una forte
riduzione di Pm10 e SO2 (biossido di zolfo), il non
peggioramento del flusso di massa a camino degli NOx....
Viene difesa anche la localizzazione all'interno del polo
chimico, poiché in un'area industriale affamata di energia è
possibile il massimo recupero del calore da questi impianti
(vapore per le industrie del petrolchimico e per la rete del
teleriscaldamento di Agea). Lo stesso risultato, secondo i
Verdi, non sarebbe ottenibile in siti come Ostellato o
Minerbio. |
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GAZZETTA DI MANTOVA |
Turbogas, lo strappo di Forza
Italia "Viene prima la tutela ambientale"
No a questa centrale a turbogas
fatta in una zona inquinata, e con quelle dimensioni. E' la
posizione della segreteria cittadina di Forza Italia che
traspare da un lungo comunicato stampa. «La segreteria
cittadina di Forza Italia - è l'esordio - considera la
salubrità dell'ambiente in provincia di Mantova un problema
prioritario e emergente». E si aggiunge: «Le installazioni
delle centrali Turbogas di Enpipower ed Ecogen, che
rispondono ad un reale fabbisogno energetico, si inseriscono
in un contesto ambientale già compromesso da un inquinamento
disastroso». Il problema dell'ambiente e della salute dei
cittadini «è così complesso che deve essere affrontato con
buon senso e con una reale volontà di risolvere il problema
al di fuori degli steccati dei partiti e dei diversi livelli
istituzionali». Per questo motivo «abbiamo appreso con
soddisfazione la nascita di un comitato di cittadini volto a
perseguire una battaglia civica per la salute dei mantovani.
Il comitato sarà, infatti, in grado di assicurarsi da un
lato l'appoggio trasversale dei partiti, sia di colore
azzurro, sia di colore rosso e dall'altro, l'attenzione dei
diversi livelli istituzionali». Gisella Biroli, segretaria
cittadina di Forza Italia ha poi precisato: «Non vogliamo
che Mantova, già inquinata, lo sia ancora di più con la
centrale. Il nostro è un sito a rischio. Se al Comune, che
l'ha scelta, sta bene avere una centrale qui, a noi no. Va,
quindi, concesso il referendum, in modo che siano i
cittadini a decidere. Io sono favorevole allo sviluppo ma
non a centrali costruite su terreni zeppi di diossina». E
aggiunge: «A questo punto l'iter della centrale è chiuso e,
quindi, la battaglia pro o contro non può essere interna a
Forza Italia. Bisogna che siano i comitati cittadini a
mobilitarsi e a chiedere il referendum. E noi li
sosterremo». Forza Italia regionale è favorevole alla
centrale: «Certo, però sulla base dell'esigenza di produrre
energia per le imprese mantovane; ma questo va a cozzare
contro una realtà ambientale disastrosa di cui non si è
tenuto conto». Intanto, il sindaco Burchiellaro ha detto che
il ministro Marzano ieri ha apposto la sua firma al decreto
che da l'ok definitivo alla costruzione del Turbogas. |
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LA SICILIA |
«Controlli più attenti sulle
petroliere»
di Agnese Siliato
«Le petroliere che
giornalmente approdano e salpano dal porto megarese
dovrebbero essere sottoposte a maggiori controlli, poiché è
ancora molto diffusa la pratica del lavaggio di stive e
cisterne contenenti idrocarburi e il conseguente
riversamento in mare di residui nocivi all'ecosistema». A
lanciare l'allarme è il dirigente provinciale di An, Massimo
Casertano, il quale in una nota inviata alla Capitaneria di
porto e alla Guardia di Finanza, denuncia la presenza di
oli, schiume e solventi portati a riva dalle mareggiate. «Le
nostre motovedette - precisa la Capitaneria - svolgono
quotidianamente servizi di supervisione. Per quanto
concerne, però, il lavaggio delle cisterne si tratta di
attività illecita che può sfuggire anche al più capillare
dei controlli. Chi si rende artefice di simili azioni, non
preoccupandosi minimamente del danno che arreca alle acque,
sta altresì molto attento a non farsi scoprire». «In questo
periodo dell'anno - continua Casertano - in cui le spiagge
sono piene di bagnanti, occorrerebbe maggiore responsabilità
per tutelare la salute pubblica. In ogni caso si tratta di
un problema che andrebbe affrontato con somma urgenza. Il
risultato di un simile scempio, che si perpetua da tempo, è
visibile lungo le nostre coste specie nelle ore pomeridiane
quando il vento di scirocco porta a riva le suddette
sostanze». E' quanto accade nelle diverse zone balneari in
cui si riversano migliaia di augustani per fare il bagno e
godersi un po' di sole. E' un vero peccato perché,
soprattutto in alcuni siti, le acque sono cristalline e
rischiano di essere compromesse dal menefreghismo di gente
senza scrupoli. Com'è noto dal primo luglio, in ottemperanza
alle disposizioni impartite dal comando generale, la
Capitaneria darà avvio al progetto Spiagge sicure, inserito
nell'ambito dell'operazione Mare d'amare, finalizzato
principalmente a garantire la sicurezza dei bagnanti.
Verranno impegnati giornalmente mezzi nautici, le cui
caratteristiche tecniche, consentiranno soccorsi tempestivi,
verificare inquinamenti o illeciti commessi a danno del
demanio marittimo. Non si tratterà in questo caso di
infrazioni di grave entità, come quelle denunciate da
Massimo Casertano, ma ci sarà una maggiore generale
vigilanza. La tutela dell'ambiente, acque comprese, è anche
al centro del programma della nuova amministrazione. |
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GAZZETTA DEL SUD |
Appello a Capitaneria e
Finanza potenziare i controlli sulle petroliere
Iniziativa del dirigente di
Alleanza nazionale Massimo Casertano
di Sebastiano Salemi
AUGUSTA - "Maggiori controlli
per le petroliere in entrata ed in uscita dal porto di
Augusta" è quanto chiede alle competenti autorità marittime
e di vigilanza, il dirigente provinciale di An, Massimo
Casertano. Con una nota indirizzata al comando della
Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza, Casertano
ripropone all'attenzione dell'opinione pubblica quella che
dice è purtroppo "una pratica ancora molto diffusa, il
lavaggio delle stive e delle cisterne contenenti idrocarburi
ed il conseguente sversamento in mare dei residui dei
liquidi nocivi all'ecosistema". Il dirigente di An denuncia
la presenza di schiuma e solventi portate a riva dalla
mareggiate. "In questo periodo dell'anno in cui le spiagge
registrano un'alta densità di frequentatori occorrerebbe -
secondo Casertano - maggiore responsabilità e controlli più
accurati per tutelare la salute pubblica. In ogni caso si
tratta di un problema annoso che arreca danno al patrimonio
ambientale marino e costiero e che andrebbe affrontato e
risolto con urgenza. Il risultato di questo che è un vero e
proprio scempio che si perpetra da tempo è ben visibile
lungo le nostre coste specie nelle ore pomeridiane, quando
lo scirocco sospinge verso la riva le sostanze inquinanti".
Il comando della Capitaneria di Porto non nega il fenomeno
ma parla di fatti che se pur gravi sono marginali e
derivanti da attività non autorizzata. "Noi eseguiamo i
controlli di nostra competenza ma sarebbe certamente
presuntuoso da parte nostra non ammettere che qualche
comandante senza scrupoli operi certe operazioni lontano da
occhi indiscreti. Diventa poi problematico con le
infrastrutture attualmente a disposizione andare ad
individuare i responsabili". Uno strumento idoneo a tenere
sotto controllo la situazione ambientale ed a prevenire
altri tipi di incidenti in mare che potrebbero arrecare
notevoli danni all'ecosistema è dato dalla costruzione di
torri di avvistamento nei porti. In Italia attualmente sono
in funzione solo 3 torri di avvistamento nei grandi porti di
Venezia e Genova e Napoli. Ad Augusta la corporazione dei
Piloti aveva portato avanti un progetto per la realizzazione
della struttura ma dopo le prime riunioni che avevano
coinvolto tutti gli enti pubblici e privati interessati e
l'individuazione persino dell'area dove dovrebbe sorgere la
torre, la pratica si è arenata nei meandri della burocrazia.
La realizzazione della torre Vts (tipo aeroporto) nel porto
megarese fornita di radar di sistemi telematici per le
comunicazioni e Vhf, antenne per meteofax e ricezioni
satellitari permetterebbe anche di controllare gran parte
del traffico marittimo del bacino del Mediterraneo
estendendo il suo raggio d'azione sino allo stretto di
Messina e a Malta, individuando così facilmente le navi che
hanno percorso una determinata rotta e che eventualmente
abbiano provocato forme di inquinamento. Si tratta di una
infrastruttura moderna in grado di offrire condizioni sempre
maggiori di funzionalità e di sicurezza della navigazione
nelle acque portuali soprattutto per le navi che trasportano
carichi pericolosi. Fortunatamente nel porto megarese non si
sono verificati incidenti gravi, ma a volte sono stati
scongiurati in extremis grazie alla professionalità degli
operatori e alla buona sorte. La costruzione di una torre di
controllo permetterebbe all'Autorità Marittima, al Comando
Marina ed anche ai piloti di migliorare gli avvistamenti ed
i contatti con le navi. Una struttura adeguata e attrezzata
inoltre è quanto mai opportuna per offrire un servizio
globale che pur continuando a garantire la massima sicurezza
sarebbe in grado di rispondere a quelle esigenze di
efficienza e di funzionalità richieste in modo sempre più
pressante dalla velocizzazione degli scambi commerciali. Il
progetto se sarà portato a termine permetterebbe al Porto di
Augusta di allinearsi anche sotto gli aspetti tecnologici ad
altri porti nazionali ed internazionali già dotati di questo
sistema. |
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IL GAZZETTINO |
Riapre il Tdi, si ferma
subito per un guasto
Dopo la doppia esplosione del
28 novembre scorso l�impianto della Dow Chemical è stato in
parte riavviato domenica scorsa
Cittadini e ambientalisti
avevano diffidato il sindaco Paolo Costa perché pretendesse
tutte le garanzie di sicurezza
di Elisio Trevisan
Mestre Hanno riaperto il Tdi.
Nessuno sapeva nulla e hanno riavviato l'impianto più
discusso di tutto il Petrolchimico, anzi di tutta Porto
Marghera da quando, il 28 novembre scorso, è esploso due
volte nel giro di mezz'ora. La Dow Chemical, multinazionale
americana proprietaria dello stabilimento, lo ha riavviato
domenica, ma quasi subito pare si siano presentati problemi
al forno inceneritore, tanto che dopo qualche ora la
produzione è stata nuovamente sospesa. Ci hanno riprovato
lunedì, ma si sono ripresentati gli stessi inconvenienti e
da ieri è fermo. Lo rimarrà per almeno un paio di giorni, in
attesa che i tecnici verifichino cosa non funziona. I
comitati dei cittadini, sorti in seguito all'incidente dello
scorso novembre, chiedono che fine abbia fatto la loro
diffida al sindaco di Venezia, Paolo Costa. A chiederselo
sono anche le associazioni ambientaliste locali che avevano
fatto lo stesso passo. Entrambi pretendevano che, prima di
riavviare l'attività, il sindaco ordinasse tutte le
verifiche perché sicurezza e salute dei cittadini fossero
garantite. Quella sera del 28 novembre una paura irrazionale
ha preso la gente di Venezia, Mestre, Marghera, Malcontenta
e Riviera del Brenta che - anche a causa del pessimo
funzionamento dei sistemi di allarme per la popolazione - si
è tappata in casa aspettando la disgrazia. Ma al di là dei
sentimenti, i periti dell'Arpav hanno detto chiaramente che
si è sfiorato il disastro. Solo la fortuna, unita alla
bravura dei pompieri interni ed esterni allo stabilimento,
hanno permesso di evitare una reazione a catena che, nel
peggiore dei casi, avrebbe potuto coinvolgere anche i
serbatoi del micidiale fosgene, ad un centinaio di metri di
distanza. La riattivazione, a quanto pare, è avvenuta con
una parte dell'impianto (quella esplosa) ancora fuori uso.
Per ovviare all'inconveniente, i tecnici hanno creato un
by-pass grazie al quale mandano tutto il residuo della
produzione all'inceneritore. Prima dell'esplosione
funzionava così: l'impianto produce Tdi (Toluoendiisocianato)
venduto alle aziende che lo usano per fare schiume per le
imbottiture dei sedili delle auto o per i pannelli isolanti
dei frigoriferi; nella parte finale rimangono peci mescolate
ad un 10% di Tdi che non si riesce ad estrarre; la parte
esplosa serviva proprio a separare i due elementi
sciogliendo le peci nel Toluolo. Oggi all'inceneritore
finiscono peci miste a Tdi, e non più peci miste a Toluolo,
un combustibile più denso che può creare problemi al forno,
e gli ambientalisti inoltre temono che dal camino possano
uscire maggiori quantità di cianuri e di ammoniaca perché il
Tdi, a differenza del Toluolo, contiene azoto.
La maggiore preoccupazione
riguarda le emissioni in atmosfera
di Elisio Trevisan
Mestre Il Tdi, l'impianto
esploso la sera dello scorso 28 novembre al Petrolchimico di
Porto Marghera, è stato riavviato domenica. I cittadini, che
ricordano ancora il terrore provato per alcune ore, non ne
sapevano nulla. La Commissione tecnica regionale (Ctr) ha
dato l'ok annunciando che farà dei controlli sulla sicurezza
quando la produzione sarà a regime. La Provincia, per quanto
riguarda le emissioni, ha prescritto alla Dow Chemical,
multinazionale americana proprietaria dello stabilimento,
una campagna analitica i cui dati saranno poi confrontati,
assieme all'Arpav regionale, con quelli precedenti
all'incidente. Il sindaco di Venezia, Paolo Costa, primo
responsabile della salute pubblica, non ha risposto ai
cittadini e agli ambientalisti che lo avevano diffidato
perché pretendesse tutte le garanzie di sicurezza e di
tutela della salute della gente prima della riapertura
dell'impianto che produce Tdi (Toluendiisocianato: materia
prima per le schiume isolanti dei frigoriferi o per le
poltrone delle auto). Ironia della sorte, dopo un paio d'ore
di funzionamento il Tdi è stato fermato perché c'era un
guasto. I tecnici lo hanno riavviato lunedì, ma dopo poco si
sono ripresentati gli stessi problemi. Così da ieri è
bloccato in attesa di una serie di verifiche sull'origine
degli inconvenienti che potrebbero aver a che vedere con la
mancanza di un pezzo d'impianto (quello esploso) che è stato
per il momento bypassato. «La Dow Chemical ha garantito che
il forno Peabody (che brucia le peci clorurate residuo delle
lavorazioni ndr.) non darà emissioni peggiori di quelle
antecedenti all'incidente - ha commentato ieri l'assessore
all'Ambiente della Provincia. - Verificheremo».
Ambientalisti e cittadini sono convinti che, invece, ci sia
il rischio di emissioni più nocive (in particolare cianuri e
ammoniaca), e nuovamente chiedono un intervento del sindaco,
soprattutto dopo che i tecnici dell'Arpav hanno confermato
che quella sera del 28 novembre si è rischiata davvero una
catastrofe, anche per la relativa vicinanza dell'impianto
con i depositi del micidiale fosgene. |
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LA NUOVA VENEZIA |
La bonifica rischia di
slittare al 2005 Il
quartiere è in allarme per i gravi ritardi nel via ai nuovi
carotaggi
di M. Ch.
MESTRE. Un appalto assegnato
quattro anni fa ma mai partito e finanziamenti regionali in
forse. E' la seconda fase dell'opera di bonifica alle Corti
femminili di viale San Marco. Il vicepresidente del
quartiere di Mestre Centro lancia l'allarme: «I lavori
potrebbero slittare alla fine del 2005». Viale San Marco: un
cantiere atteso ma mai partito, nonostante le assicurazioni
fornite dal primo cittadino Paolo Costa. Il diessino
Vincenzo Conte, vicepresidente di Mestre Centro è allarmato.
Rischia di slittare, sostiene, alla fine del 2005 la
campagna di carotature a maglie strette nelle altre sei
Corti (tra queste le Orsetta, Marina e Zanetta), in piazza
Canova, San Teodoro ed Aretusa. E' la seconda fase della
grande operazione di bonifica del rione dove anni fa vennero
alle luce da sotto le case le tracce di pesanti
contaminazioni dai rifiuti industriali. «L'appalto risale a
quattro anni fa quando venne assegnato alla Sacaim. I lavori
sono ancora fermi ed ora c'è il rischio che la ditta rigetti
l'appalto vinto, per ovvi motivi. La Regione deve mettere a
disposizione i fondi per i carotaggi e anche su questo non
c'è certezza alcuna. Poi bisognerà trovare i soldi per la
bonifica - afferma il vicepresidente - intervento che
l'amministrazione potrebbe affidare a Vesta ma resta
l'incognita sulla necessità di indire una nuova gara
d'appalto. La promessa di Costa purtroppo è saltata,
speravamo nel suo intervento per derubricare almeno gli
interventi sui sottoservizi con un intervento urgente». Il
rischio, insomma, spiegano al quartiere di Mestre Centro, è
quello di veder slittare la seconda fase delle indagini sui
suoli e delle bonifiche tra due anni. Troppo. Mentre il
rione delle Corti femminili si prepara il prossimo anno a
festeggiare i primi cinquant'anni di vita. Un comitato
promotore dei festeggiamenti sta muovendo ora i primi passi.
«Temiamo che l'anniversario sarà festeggiato male», afferma
Conte. A sostegno delle bonifiche alle Corti interviene
anche il consigliere comunale dei Comunisti Italiani, Renato
Darsiè, che in una interrogazione all'assessore ai Lavori
pubblici Marco Corsini chiede di fare il punto «sulla
situazione attuale degli interventi di bonifica fatti e da
fare al di fuori del perimetro di Porto Marghera e di sapere
con quali investimenti sono stati effettuati e quali risorse
finanziarie sono disponibili». Darsiè, ricordando che
Venezia è l'unico Comune ad aver applicato correttamente la
legge sulle bonifiche, con un masterplan anche per gli
interventi nelle zone abitate, chiede dei piani generali da
attivarsi per lotti a seconda dei finanziamenti concessi.
«Questo per eliminare i passaggi burocratici e diminuire le
inaccettabili lungaggini - spiega il politico - come nel
caso delle Corti femminili». |
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