RASSEGNA STAMPA 25.06.2003

 

MESSAGGERO
Falconara ha il Prg. Ora è definitivo

A poche settimane dal rinnovo della concessione Api l’approvazione in Provincia dello strumento urbanistico. L’arma che il Comune aspettava

Il sindaco: «Sono soddisfatto. E’ la conclusione del nostro lavoro. Ora abbiamo una certezza»

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Approvato lunedì, in modo definitivo, in consiglio provinciale, il piano regolatore di Falconara. Dopo oltre due anni di attesa dall’invio del documento in Provincia, il Comune, all’ombra dell’Api, ha il nuovo piano che disegna il futuro della città. Un futuro, ormai nero su bianco, senza Api. Non si sa ancora quando la raffineria se ne andrà, perché nel prg non è stato specificato, ma la previsione del suo eclissamento dal suolo falconarese è ormai un dato di fatto. Una presa d’atto questa del consiglio provinciale che chiude il lungo iter di uno strumento urbanistico osteggiato dalla raffineria e dai lavoratori che temono di veder imbavagliato lo sviluppo dello stabilimento petrolifero. Per qualsiasi progetto di espansione l’Api dovrà infatti fare i conti col Comune e non solo come atto formale, ma come ente sovrano del suo territorio. Un riconoscimento forse scontato ma che a Falconara, fino ad oggi, non è mai contato molto ed allora evidenziarlo nel prg del territorio ha un sapore di svolta. Se è pur vero, infatti, che questo strumento urbanistico ha le sue ombre, come lo sviluppo urbanistico all’ex Montedison, è anche vero che una volta approvato sposta l’evoluzione della città dall’industria al terziario e dall’industria vecchio stampo a quella eco-compatibile. E l’adozione definitiva del prg di Falconara in questo momento cruciale della decisione sul rinnovo della raffineria, è un atto davvero importante. «Il Comune di Falconara – spiega Patrizia Casagrande, assessore provinciale all’ambiente – ha recepito le nostre prescrizioni che, comunque, erano di ordine sostanziale e non formale. Non ci sono state controdeduzioni e l’atto è stato adottato in modo definitivo nel giro di pochi istanti». Soddisfatto anche il sindaco di Falconara, Giancarlo Carletti. Adesso, gli chiediamo, a ridosso della decisione sul rinnovo della raffineria, avete un’arma in più nei confronti dell’Api…. «Non parlerei di arma, quanto piuttosto di una certezza. E’ la conclusione del nostro lavoro e dei nostri progetti». Intanto si indica da più parti la data del 9 luglio come il giorno in cui la raffineria avrà in mano questo nuovo rinnovo che seppur a tappe, seppur con ferree prescrizioni e controlli sarà sempre di venti anni. «Un’eternità» hanno detto i comitati cittadini. Comitati che non si arrendono forse neanche di fronte all’evidenza, alla convocazione urgente in Regione di Marco Amagliani, assessore regionale all’ambiente, che ha tentato di strappare loro un sì per questo rinnovo. Anzi per tutta risposta sabato 28 giugno alle 18.30 questi cittadini hanno deciso di organizzare a Falconara, in piazza Fratelli Bandiera, in centro, una manifestazione di protesta dal titolo “Per un futuro senza rimpianti” contro questa concessione, a cui hanno già dato l’adesione anche esponenti politici come l’onorevole Marco Lion, il consigliere regionale Cristina Cecchini e Pecoraro Scanio, assessore al turismo del Comune di Ancona. «La Regione Marche – scrivono i comitati - ha oggi la possibilità irripetibile di riprogrammare il futuro produttivo di Falconara e della Bassa Valle dell’Esino, ambientalmente compatibile e garantendo, qualitativamente e quantitativamente, l’occupazione. Rinnovare la concessione all’Api, senza se e ma, significa tumulare il territorio, i cittadini ed i lavoratori nel degrado, rischio ed insalubrità».

LA STORIA

DOPO 30 ANNI - La città ha il suo prg, appena approvato in consiglio provinciale. Sostituisce quello datato 1974, uno strumento calibrato sulla realtà dell’epoca, in un periodo in cui ancora l’Api non aveva conosciuto i tempi della grande espansione, arrivati con gli anni ’80.
LO SVILUPPO - Uno sviluppo veloce e complesso che ha cambiato il volto della zona a nord di Falconara. Nel frattempo, il prg in adozione è rimasto quello del 1974, anchre se è pur vero che per i cambiamenti, come la realizzazione della centrale Igcc, l’Api ha informato il consiglio comunale che ha votato a maggioranza la sua attivazione.
IL NODO API - Dall’altro però restano anche le dichiarazioni del direttore generale del Ministero dell’ambiente, Corrado Clini, due giorni dopo il tragico rogo alla raffineria Api del 25 agosto 1999, che ha innescato il dilemma api sì - api no. «Certo - disse Clini - se questo impianto fosse progettato oggi, in base alle direttive dell’Unione Europea, non potrebbe essere localizzato dove si trova». Il prg non poteva quindi trascurare questo particolare.

 
RESTO DEL CARLINO
«Un futuro senza alcun r... impianto»

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — I Comitati di Villanova, Fiumesino, 25 Agosto, Medicina Democratica e il professor Cortellessa ancora insieme «Per un futuro senza rimpianti». E' tutto pronto per la manifestazione pubblica di sabato alle 18.30 in piazza F.lli Bandiera. «La Regione — scrivono i promotori nel volantino distribuito in città — ha oggi la possibilità irripetibile di riprogrammare il futuro produttivo di Falconara e della Bassa Valle dell'Esino, ambientalmente compatibile e garantendo, quantitativamente, l'occupazione. Rinnovare la concessione all'Api, senza se e ma, significa tumulare il territorio, i cittadini e i lavoratori nel degrado, nel rischio e nell'insalubrità».I cittadini dei quartieri, ma non solo, sono per una strategia di sviluppo a medio-lungo termine sotto il controllo degli agenti collettivi del territorio (pubblici e privati); per un potente incremento delle fonti energetiche pulite; una diversa rilocazione delle infrastrutture; l'immediata apertura di tavoli negoziali complessivi. Si battono, invece, contro l'affrettato rinnovo anticipato della concessione all'Api senza scadenze programmate, contro la mancata considerazione dello studio del gruppo Svim. Contestano, insomma, «l'assenza di programmazione energetica della Regione e la mancata valutazione dell'indagine epidemiologica». Alla manifestazione prenderanno parte l'associazione «Il Falco Azzurro», il Wwf regionale e locale, Legambiente regionale e locale, l'onorevole Marco Lion (Verdi), il consigliere regionale, Cristina Cecchini e quelli dei Verdi, D'Angelo e Moruzzi, l'assessore provinciale, Massimo Binci e quello comunale Badialetti, l'assessore al Comune di Ancona Marco Pecoraro Scanio e il portavoce provinciale dei Verdi, Giorgio Marchetti.

Scatta l'emergenza idrica Gorgovivo scrive ai sindaci

di Maria Gloria Frattagli

ANCONA — «Cari sindaci, a causa della costante assenza di piogge e delle elevate temperature di queste ultime settimane, vi sollecito ad emettere un'ordinanza contro gli utilizzi impropri dell'acqua». Il direttore generale di Gorgovivo, l'ingegner Patrizio Ciotti ha inviato ieri una lettera a tutti i primi cittadini delle zone servite dalla Gorgovivo, un invito ad emettere un provvedimento temporaneo per far fronte alla pressante emergenza. La sua è una richiesta di «aiuto» non per costringere ad un limitato uso dell'acqua, quanto per evitare dispersioni inutili dell'importante risorsa messa a dura prova dagli elevati e sempre più consistenti consumi, visto il perdurare delle alte temperature. I Comuni interessati Sono diciasette, i sindaci che riceveranno oggi la lettera, tra questi piccoli e grandi Amministrazioni. Ancona, Falconara, Jesi, Senigallia, Camerano, Montemarciano, Monte San Vito, Chiaravalle, Santa Maria Nuova, Camerata Picena, Belvedere Ostrense, Morro d'Alba, Monsano, Agugliano, Polverigi, Offagna e San Marcello: i «governatori» potranno scegliere se accogliere la richiesta di aiuto e «distribuire» non multe, ma consigli utili e pratici per usare con parsimonia l'acqua. A loro si uniranno anche i dodici Comuni del Consorzio Cif, per la zona della Vallesina, che usufruiscono solo per la fornitura dell' acqua di Gorgovivo. Pozzi e sorgenti In questo periodo stanno agendo in modo integrato proprio per far fronte all'eccezionalità climatica. Per il momento, la situazione è sotto controllo, ma se l'assenza di piogge dovesse prolungarsi ancora, di problemi se ne verificheranno molti. Ad oggi i consumi si aggirano attorno ai 130mila metri cubi di acqua al giorno. Una media superiore rispetto a quella delle scorse stagioni, ma non così alta da destare allarme. Abbassare gli sprechi Di consigli utili contro un uso indiscriminato dell'acqua ce ne sono diversi: in cima alla lista, l'evitare di lavare l'automobile da soli ma servirsi, al contrario, degli autolavaggi che usano acqua reciclata; limitarsi nei ricambi di acqua delle piscine; innaffiare le piante con l'acqua usata per pulire la verdura; se possibile utilizzare (non per uso personale), l'acqua di fonti non potabili. Ma cosa accadrà ai trasgressori, se i sindaci decidono di aderire alla proposta? Potrebbero essere applicate delle sanzioni pecuniarie, ma non è questo quello che vuole l'azienda Gorgovivo: «Non vogliamo spaventare nessuno — rende noto l'azienda — ma crediamo che sia giusto far riflettere sull'importanza dell'acqua per tutti noi».

 
CORRIERE ADRIATICO
Prg, l'ultimo sì del consiglio

Approvazione definitiva da parte della Provincia

Approvato definitivamente dalla Provincia il Prg di Falconara. Palazzo di Vetro dà dunque anche l'ultimo via libera al piano urbanistico della giunta Carletti, un sì atteso da tempo e che aveva suscitato più d'una polemica proprio sui tempi di approvazione. Che il Prg passasse l'aveva garantito più volte il presidente Giancarli, ma negli ultimi mesi nella sua maggioranza non pochi avevano suscitato perplessità. I tempi che si erano allungati più del previsto avevano preoccupato l'amministrazione falconarese che più volte aveva sollecitato il voto in consiglio. Con il sì del consiglio provinciale si chiude così la pratica anche con la formalizzazione della decisione. Carletti potrà andare avanti con il suo progetto della Falconara del futuro.

 
CORRIERE DELLA SERA
Petrolio «infinito». Ma sarà abbandonato

IL FUTURO AUMENTANO LE RISERVE. EPPURE SHELL E BP INVESTONO SULLE FONTI RINNOVABILI

di Giancarlo Radice

Nel 2050, quando gli abitanti della Terra saranno 9 miliardi e il consumo globale di energia sarà raddoppiato se non (come indicano alcune proiezioni) addirittura triplicato rispetto a oggi, basterà entrare in un supermarket per acquistare confezioni sigillate di «celle a combustibile», innanzitutto a idrogeno, con cui alimentare la propria automobile, il computer, il cellulare, il riscaldamento di casa e tutti gli elettrodomestici. Le stesse auto diventeranno «fonti di distribuzione» d’energia per case e uffici. Quello delineato dagli strateghi della multinazionale Royal Dutch Shell, è uno scenario ampiamente condiviso fra gli addetti ai lavori. Non più tardi di pochi giorni fa la Commissione europea e il Dipartimento Usa per l’Energia hanno deciso di unire gli sforzi per lo sviluppo dell’idrogeno a «pile combustibili». «L’obiettivo, da qui alla metà del secolo, è di passare gradualmente a un’economia dell’idrogeno pienamente integrata e basata sulle fonti energetiche rinnovabili», ha spiegato Prodi, illustrando la strada scelta da Bruxelles. E secondo l’Ocse, proprio le fonti rinnovabili potrebbero soddisfare il 20% del fabbisogno mondiale d’energia già nel 2020. A scandire la lunga fase di transizione saranno tre fattori che gli esperti individuano, rispettivamente, nelle prospettive d’esaurimento delle attuali fonti (dal petrolio al gas), nelle nuove tecnologie (che rendono più efficiente e meno costoso sia l’accesso a fonti energetiche e la loro distribuzione, sia il consumo) e le cosiddette «priorità sociali e personali» (in termini di salute e ambiente, ma anche di sicurezza degli approvvigionamenti). Così, ormai da anni, i big dell’industria stanno investendo somme crescenti sulle fonti alternative. L’Enea, ad esempio, sperimenta centrali solari a concentrazione, che sfruttano i raggi per trasformare l’acqua in vapore col quale muovere le turbine. E il sole è una priorità anche nell’agenda della multinazionale britannica Bp (British Petroleum, ora ridenominata Beyond Petroleum, «oltre il petrolio»). «Crediamo molto nel fotovoltaico - osserva Agostino De Rossi, amministratore delegato per l’Italia -. Produciamo già un terzo di tutta l’energia fotovoltaica mondiale, per la quale stimiamo tassi di crescita del 25-30%. Ma si parte da un punto molto basso: la produzione mondiale non supera oggi i 320 megawatt, la metà di quanto fornisce una normale centrale elettrica». Un fenomeno di nicchia, insomma. Come ancor più di nicchia è destinato a rimanere a lungo l’eolico. Tanto più che qui le «priorità sociali e personali» in molti Paesi si scontrano contro la necessità di accettare sul territorio dove si vive quelle enorme torri di 40 metri che intercettano il vento. Di certo, il petrolio resterà ancora per almeno mezzo secolo il grande protagonista. Come amava ripetere Ahmed Zaki Yamani, il potente segretario dell’Opec negli anni ’70-80: «L’era del greggio non finirà perché non ci sarà più greggio, ma per altre considerazioni». La paura di un’esaurimento delle riserve, come si ipotizzava 30 anni fa, è ormai svanita. Secondo Daniel Yergin, presidente dell’istituto di ricerca Cambridge Energy Research Associates, «il consumo mondiale aumenterà del 20% nei prossimi dieci anni, da 75 a 90 milioni di barili al giorno. Ma la disponibilità di greggio crescerà a tassi superiori». Lo stesso concetto di «riserve petrolifere» appare estremamente dinamico. «Nuove tecnologie, come la cosiddetta "rivoluzione Doff" ( Digital oil field of the future , i giacimenti digitali del futuro, ndr ) permettono la sintesi di enormi quantità d’informazioni e controlli a distanza selettivi, grazie ai quali si possono effettuare estrazioni "intelligenti" su obiettivi mirati - spiega Yergin -. Il risultato è che diventa possibile quello che prima era troppo costoso o troppo difficile. Così, nei prossimi cinque anni sarà come poter disporre di un quantitativo aggiuntivo di 125 miliardi di barili, pari a tutte le attuali riserve accertate in Iraq. E dal Canada si potrà contare su altri 175 miliardi di barili». Nessun problema, dunque, da qui ai prossimi 40 o 50 anni, forse più. Ma in forte crescita viene vista anche la disponibilità di gas. «Per la Bp - ammette De Rossi - rappresenta già ora il 30% della produzione e il 50% delle riserve energetiche». Anche qui, le nuove tecnologie consentono possibilità finora inesplorate. In base agli scenari individuati dai ricercatori della Shell, si può ipotizzare un’autentica «corsa verso il gas»: entro il 2010 supererà il carbone (che oggi costituisce il 24% della produzione d’energia primaria nel mondo) ed entro il 2020 raggiungerà il petrolio (ora al 35%). Ed è proprio attorno a quella data che, secondo gli scenari indicati dagli esperti della Shell, si aprirà una fase di «cambiamenti radicali» che porteranno le fonti rinnovabili a rappresentare, entro la metà de secolo, almeno il 30% di tutta l’energia necessaria al pianeta.

 
LA NUOVA FERRARA
I Verdi restano scottati dal turbogas

Un documento isola e critica la posizione della capogruppo in Comune, che ha votato contro l'impianto

Il gruppo dirigente del partito: «Noi siamo a favore della centrale»

I Verdi pagano con una spaccatura interna lo scotto del turbogas. Il voto contro il piano particolareggiato relativo alla centrale di Francesca Cigala Fulgosi, rappresentante in consiglio comunale dei Verdi, ha provocato la reazione del partito. Il resto del gruppo dirigente dei Verdi è infatti favorevole al piano e alla costruzione della centrale. Il documento che sancisce l'isolamento della capogruppo comunale non contiene scomuniche nè ultimatum politici: «I Verdi rispettano l'autonomia che la Costituzione italiana, ma allo stesso tempo ritengono doveroso chiarire che non è quella la posizione dei Verdi della provincia di Ferrara». I rimproveri a Francesca Cigala sono quasi tutti impliciti. Le si rammenta che i Verdi hanno seguito «con grande attenzione» le vicende del turbogas, dell'accordo di programma per la riqualificazione del polo chimico e la sua bonifica: «Diversi sono stati i momenti di confronto all'interno del partito e la posizione emersa in maniera estremamente netta è stata la condivisione del percorso indicato dal Comune e dalla Provincia di Ferrara, insieme alla necessità di una puntuale verifica dei diversi passaggi. I rappresentanti verdi nelle istituzioni hanno tradotto questo approccio in documenti che hanno proposto e votato». Un po' di veleno la nota chiarificatrice le mette in coda, dopo aver spiegato perché è sensato dal punto di vista ambientale e sociale acconsentire alla centrale. «Serve la massima affermazione e partecipazione affinché tutti abbiamo la possibilità di giudicare in piena coscienza a partire dai dati reali e si tolga spazio ad una pratica di confronto basata sull'insinuazione e sulla frase ad effetto». I motivi che hanno indotto i Verdi a scegliere il turbogas sono così riassumibili: l'accordo di programma firmato dalle istituzioni ferraresi, dalle aziende, dalla Regione, dai sindacati e dal governo (maggio 2001) coniuga il rilancio produttivo del polo chimico con la riduzione dell'impatto ambientale; senza accordo di programma l'area del petrolchimica rischiava di essere abbandonata a se stessa. Poi si arriva al cuore del problema, che costituisce l'oggetto della discussione non solo all'interno dei Verdi, ma in generale tra i favorevoli e i contrari al turbogas: «La costruzione della nuova centrale alimentata a metano non solo concorre alla solidità e alla vitalità del polo chimico, ma contribuisce di per sé al miglioramento del quadro ambientale locale. Gli ultimi approfondimenti hanno confermato quanto contenuto nella Valutazione di impatto ambientale effettuata dalle amministrazioni locali e confermata dalla commissione ministeriale: dal confronto tra quadro emissivo presente e futuro si evidenzia una forte riduzione di Pm10 e SO2 (biossido di zolfo), il non peggioramento del flusso di massa a camino degli NOx.... Viene difesa anche la localizzazione all'interno del polo chimico, poiché in un'area industriale affamata di energia è possibile il massimo recupero del calore da questi impianti (vapore per le industrie del petrolchimico e per la rete del teleriscaldamento di Agea). Lo stesso risultato, secondo i Verdi, non sarebbe ottenibile in siti come Ostellato o Minerbio.

 
GAZZETTA DI MANTOVA
Turbogas, lo strappo di Forza Italia "Viene prima la tutela ambientale"

No a questa centrale a turbogas fatta in una zona inquinata, e con quelle dimensioni. E' la posizione della segreteria cittadina di Forza Italia che traspare da un lungo comunicato stampa. «La segreteria cittadina di Forza Italia - è l'esordio - considera la salubrità dell'ambiente in provincia di Mantova un problema prioritario e emergente». E si aggiunge: «Le installazioni delle centrali Turbogas di Enpipower ed Ecogen, che rispondono ad un reale fabbisogno energetico, si inseriscono in un contesto ambientale già compromesso da un inquinamento disastroso». Il problema dell'ambiente e della salute dei cittadini «è così complesso che deve essere affrontato con buon senso e con una reale volontà di risolvere il problema al di fuori degli steccati dei partiti e dei diversi livelli istituzionali». Per questo motivo «abbiamo appreso con soddisfazione la nascita di un comitato di cittadini volto a perseguire una battaglia civica per la salute dei mantovani. Il comitato sarà, infatti, in grado di assicurarsi da un lato l'appoggio trasversale dei partiti, sia di colore azzurro, sia di colore rosso e dall'altro, l'attenzione dei diversi livelli istituzionali». Gisella Biroli, segretaria cittadina di Forza Italia ha poi precisato: «Non vogliamo che Mantova, già inquinata, lo sia ancora di più con la centrale. Il nostro è un sito a rischio. Se al Comune, che l'ha scelta, sta bene avere una centrale qui, a noi no. Va, quindi, concesso il referendum, in modo che siano i cittadini a decidere. Io sono favorevole allo sviluppo ma non a centrali costruite su terreni zeppi di diossina». E aggiunge: «A questo punto l'iter della centrale è chiuso e, quindi, la battaglia pro o contro non può essere interna a Forza Italia. Bisogna che siano i comitati cittadini a mobilitarsi e a chiedere il referendum. E noi li sosterremo». Forza Italia regionale è favorevole alla centrale: «Certo, però sulla base dell'esigenza di produrre energia per le imprese mantovane; ma questo va a cozzare contro una realtà ambientale disastrosa di cui non si è tenuto conto». Intanto, il sindaco Burchiellaro ha detto che il ministro Marzano ieri ha apposto la sua firma al decreto che da l'ok definitivo alla costruzione del Turbogas.

 
LA SICILIA
«Controlli più attenti sulle petroliere»

di Agnese Siliato

«Le petroliere che giornalmente approdano e salpano dal porto megarese dovrebbero essere sottoposte a maggiori controlli, poiché è ancora molto diffusa la pratica del lavaggio di stive e cisterne contenenti idrocarburi e il conseguente riversamento in mare di residui nocivi all'ecosistema». A lanciare l'allarme è il dirigente provinciale di An, Massimo Casertano, il quale in una nota inviata alla Capitaneria di porto e alla Guardia di Finanza, denuncia la presenza di oli, schiume e solventi portati a riva dalle mareggiate. «Le nostre motovedette - precisa la Capitaneria - svolgono quotidianamente servizi di supervisione. Per quanto concerne, però, il lavaggio delle cisterne si tratta di attività illecita che può sfuggire anche al più capillare dei controlli. Chi si rende artefice di simili azioni, non preoccupandosi minimamente del danno che arreca alle acque, sta altresì molto attento a non farsi scoprire». «In questo periodo dell'anno - continua Casertano - in cui le spiagge sono piene di bagnanti, occorrerebbe maggiore responsabilità per tutelare la salute pubblica. In ogni caso si tratta di un problema che andrebbe affrontato con somma urgenza. Il risultato di un simile scempio, che si perpetua da tempo, è visibile lungo le nostre coste specie nelle ore pomeridiane quando il vento di scirocco porta a riva le suddette sostanze». E' quanto accade nelle diverse zone balneari in cui si riversano migliaia di augustani per fare il bagno e godersi un po' di sole. E' un vero peccato perché, soprattutto in alcuni siti, le acque sono cristalline e rischiano di essere compromesse dal menefreghismo di gente senza scrupoli. Com'è noto dal primo luglio, in ottemperanza alle disposizioni impartite dal comando generale, la Capitaneria darà avvio al progetto Spiagge sicure, inserito nell'ambito dell'operazione Mare d'amare, finalizzato principalmente a garantire la sicurezza dei bagnanti. Verranno impegnati giornalmente mezzi nautici, le cui caratteristiche tecniche, consentiranno soccorsi tempestivi, verificare inquinamenti o illeciti commessi a danno del demanio marittimo. Non si tratterà in questo caso di infrazioni di grave entità, come quelle denunciate da Massimo Casertano, ma ci sarà una maggiore generale vigilanza. La tutela dell'ambiente, acque comprese, è anche al centro del programma della nuova amministrazione.

 
GAZZETTA DEL SUD
Appello a Capitaneria e Finanza potenziare i controlli sulle petroliere

Iniziativa del dirigente di Alleanza nazionale Massimo Casertano

di Sebastiano Salemi

AUGUSTA - "Maggiori controlli per le petroliere in entrata ed in uscita dal porto di Augusta" è quanto chiede alle competenti autorità marittime e di vigilanza, il dirigente provinciale di An, Massimo Casertano. Con una nota indirizzata al comando della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza, Casertano ripropone all'attenzione dell'opinione pubblica quella che dice è purtroppo "una pratica ancora molto diffusa, il lavaggio delle stive e delle cisterne contenenti idrocarburi ed il conseguente sversamento in mare dei residui dei liquidi nocivi all'ecosistema". Il dirigente di An denuncia la presenza di schiuma e solventi portate a riva dalla mareggiate. "In questo periodo dell'anno in cui le spiagge registrano un'alta densità di frequentatori occorrerebbe - secondo Casertano - maggiore responsabilità e controlli più accurati per tutelare la salute pubblica. In ogni caso si tratta di un problema annoso che arreca danno al patrimonio ambientale marino e costiero e che andrebbe affrontato e risolto con urgenza. Il risultato di questo che è un vero e proprio scempio che si perpetra da tempo è ben visibile lungo le nostre coste specie nelle ore pomeridiane, quando lo scirocco sospinge verso la riva le sostanze inquinanti". Il comando della Capitaneria di Porto non nega il fenomeno ma parla di fatti che se pur gravi sono marginali e derivanti da attività non autorizzata. "Noi eseguiamo i controlli di nostra competenza ma sarebbe certamente presuntuoso da parte nostra non ammettere che qualche comandante senza scrupoli operi certe operazioni lontano da occhi indiscreti. Diventa poi problematico con le infrastrutture attualmente a disposizione andare ad individuare i responsabili". Uno strumento idoneo a tenere sotto controllo la situazione ambientale ed a prevenire altri tipi di incidenti in mare che potrebbero arrecare notevoli danni all'ecosistema è dato dalla costruzione di torri di avvistamento nei porti. In Italia attualmente sono in funzione solo 3 torri di avvistamento nei grandi porti di Venezia e Genova e Napoli. Ad Augusta la corporazione dei Piloti aveva portato avanti un progetto per la realizzazione della struttura ma dopo le prime riunioni che avevano coinvolto tutti gli enti pubblici e privati interessati e l'individuazione persino dell'area dove dovrebbe sorgere la torre, la pratica si è arenata nei meandri della burocrazia. La realizzazione della torre Vts (tipo aeroporto) nel porto megarese fornita di radar di sistemi telematici per le comunicazioni e Vhf, antenne per meteofax e ricezioni satellitari permetterebbe anche di controllare gran parte del traffico marittimo del bacino del Mediterraneo estendendo il suo raggio d'azione sino allo stretto di Messina e a Malta, individuando così facilmente le navi che hanno percorso una determinata rotta e che eventualmente abbiano provocato forme di inquinamento. Si tratta di una infrastruttura moderna in grado di offrire condizioni sempre maggiori di funzionalità e di sicurezza della navigazione nelle acque portuali soprattutto per le navi che trasportano carichi pericolosi. Fortunatamente nel porto megarese non si sono verificati incidenti gravi, ma a volte sono stati scongiurati in extremis grazie alla professionalità degli operatori e alla buona sorte. La costruzione di una torre di controllo permetterebbe all'Autorità Marittima, al Comando Marina ed anche ai piloti di migliorare gli avvistamenti ed i contatti con le navi. Una struttura adeguata e attrezzata inoltre è quanto mai opportuna per offrire un servizio globale che pur continuando a garantire la massima sicurezza sarebbe in grado di rispondere a quelle esigenze di efficienza e di funzionalità richieste in modo sempre più pressante dalla velocizzazione degli scambi commerciali. Il progetto se sarà portato a termine permetterebbe al Porto di Augusta di allinearsi anche sotto gli aspetti tecnologici ad altri porti nazionali ed internazionali già dotati di questo sistema.

 
IL GAZZETTINO
Riapre il Tdi, si ferma subito per un guasto

Dopo la doppia esplosione del 28 novembre scorso l�impianto della Dow Chemical è stato in parte riavviato domenica scorsa

Cittadini e ambientalisti avevano diffidato il sindaco Paolo Costa perché pretendesse tutte le garanzie di sicurezza

di Elisio Trevisan

Mestre Hanno riaperto il Tdi. Nessuno sapeva nulla e hanno riavviato l'impianto più discusso di tutto il Petrolchimico, anzi di tutta Porto Marghera da quando, il 28 novembre scorso, è esploso due volte nel giro di mezz'ora. La Dow Chemical, multinazionale americana proprietaria dello stabilimento, lo ha riavviato domenica, ma quasi subito pare si siano presentati problemi al forno inceneritore, tanto che dopo qualche ora la produzione è stata nuovamente sospesa. Ci hanno riprovato lunedì, ma si sono ripresentati gli stessi inconvenienti e da ieri è fermo. Lo rimarrà per almeno un paio di giorni, in attesa che i tecnici verifichino cosa non funziona. I comitati dei cittadini, sorti in seguito all'incidente dello scorso novembre, chiedono che fine abbia fatto la loro diffida al sindaco di Venezia, Paolo Costa. A chiederselo sono anche le associazioni ambientaliste locali che avevano fatto lo stesso passo. Entrambi pretendevano che, prima di riavviare l'attività, il sindaco ordinasse tutte le verifiche perché sicurezza e salute dei cittadini fossero garantite. Quella sera del 28 novembre una paura irrazionale ha preso la gente di Venezia, Mestre, Marghera, Malcontenta e Riviera del Brenta che - anche a causa del pessimo funzionamento dei sistemi di allarme per la popolazione - si è tappata in casa aspettando la disgrazia. Ma al di là dei sentimenti, i periti dell'Arpav hanno detto chiaramente che si è sfiorato il disastro. Solo la fortuna, unita alla bravura dei pompieri interni ed esterni allo stabilimento, hanno permesso di evitare una reazione a catena che, nel peggiore dei casi, avrebbe potuto coinvolgere anche i serbatoi del micidiale fosgene, ad un centinaio di metri di distanza. La riattivazione, a quanto pare, è avvenuta con una parte dell'impianto (quella esplosa) ancora fuori uso. Per ovviare all'inconveniente, i tecnici hanno creato un by-pass grazie al quale mandano tutto il residuo della produzione all'inceneritore. Prima dell'esplosione funzionava così: l'impianto produce Tdi (Toluoendiisocianato) venduto alle aziende che lo usano per fare schiume per le imbottiture dei sedili delle auto o per i pannelli isolanti dei frigoriferi; nella parte finale rimangono peci mescolate ad un 10% di Tdi che non si riesce ad estrarre; la parte esplosa serviva proprio a separare i due elementi sciogliendo le peci nel Toluolo. Oggi all'inceneritore finiscono peci miste a Tdi, e non più peci miste a Toluolo, un combustibile più denso che può creare problemi al forno, e gli ambientalisti inoltre temono che dal camino possano uscire maggiori quantità di cianuri e di ammoniaca perché il Tdi, a differenza del Toluolo, contiene azoto.

La maggiore preoccupazione riguarda le emissioni in atmosfera

di Elisio Trevisan

Mestre Il Tdi, l'impianto esploso la sera dello scorso 28 novembre al Petrolchimico di Porto Marghera, è stato riavviato domenica. I cittadini, che ricordano ancora il terrore provato per alcune ore, non ne sapevano nulla. La Commissione tecnica regionale (Ctr) ha dato l'ok annunciando che farà dei controlli sulla sicurezza quando la produzione sarà a regime. La Provincia, per quanto riguarda le emissioni, ha prescritto alla Dow Chemical, multinazionale americana proprietaria dello stabilimento, una campagna analitica i cui dati saranno poi confrontati, assieme all'Arpav regionale, con quelli precedenti all'incidente. Il sindaco di Venezia, Paolo Costa, primo responsabile della salute pubblica, non ha risposto ai cittadini e agli ambientalisti che lo avevano diffidato perché pretendesse tutte le garanzie di sicurezza e di tutela della salute della gente prima della riapertura dell'impianto che produce Tdi (Toluendiisocianato: materia prima per le schiume isolanti dei frigoriferi o per le poltrone delle auto). Ironia della sorte, dopo un paio d'ore di funzionamento il Tdi è stato fermato perché c'era un guasto. I tecnici lo hanno riavviato lunedì, ma dopo poco si sono ripresentati gli stessi problemi. Così da ieri è bloccato in attesa di una serie di verifiche sull'origine degli inconvenienti che potrebbero aver a che vedere con la mancanza di un pezzo d'impianto (quello esploso) che è stato per il momento bypassato. «La Dow Chemical ha garantito che il forno Peabody (che brucia le peci clorurate residuo delle lavorazioni ndr.) non darà emissioni peggiori di quelle antecedenti all'incidente - ha commentato ieri l'assessore all'Ambiente della Provincia. - Verificheremo». Ambientalisti e cittadini sono convinti che, invece, ci sia il rischio di emissioni più nocive (in particolare cianuri e ammoniaca), e nuovamente chiedono un intervento del sindaco, soprattutto dopo che i tecnici dell'Arpav hanno confermato che quella sera del 28 novembre si è rischiata davvero una catastrofe, anche per la relativa vicinanza dell'impianto con i depositi del micidiale fosgene.

 
LA NUOVA VENEZIA
La bonifica rischia di slittare al 2005

Il quartiere è in allarme per i gravi ritardi nel via ai nuovi carotaggi

di M. Ch.

MESTRE. Un appalto assegnato quattro anni fa ma mai partito e finanziamenti regionali in forse. E' la seconda fase dell'opera di bonifica alle Corti femminili di viale San Marco. Il vicepresidente del quartiere di Mestre Centro lancia l'allarme: «I lavori potrebbero slittare alla fine del 2005». Viale San Marco: un cantiere atteso ma mai partito, nonostante le assicurazioni fornite dal primo cittadino Paolo Costa. Il diessino Vincenzo Conte, vicepresidente di Mestre Centro è allarmato. Rischia di slittare, sostiene, alla fine del 2005 la campagna di carotature a maglie strette nelle altre sei Corti (tra queste le Orsetta, Marina e Zanetta), in piazza Canova, San Teodoro ed Aretusa. E' la seconda fase della grande operazione di bonifica del rione dove anni fa vennero alle luce da sotto le case le tracce di pesanti contaminazioni dai rifiuti industriali. «L'appalto risale a quattro anni fa quando venne assegnato alla Sacaim. I lavori sono ancora fermi ed ora c'è il rischio che la ditta rigetti l'appalto vinto, per ovvi motivi. La Regione deve mettere a disposizione i fondi per i carotaggi e anche su questo non c'è certezza alcuna. Poi bisognerà trovare i soldi per la bonifica - afferma il vicepresidente - intervento che l'amministrazione potrebbe affidare a Vesta ma resta l'incognita sulla necessità di indire una nuova gara d'appalto. La promessa di Costa purtroppo è saltata, speravamo nel suo intervento per derubricare almeno gli interventi sui sottoservizi con un intervento urgente». Il rischio, insomma, spiegano al quartiere di Mestre Centro, è quello di veder slittare la seconda fase delle indagini sui suoli e delle bonifiche tra due anni. Troppo. Mentre il rione delle Corti femminili si prepara il prossimo anno a festeggiare i primi cinquant'anni di vita. Un comitato promotore dei festeggiamenti sta muovendo ora i primi passi. «Temiamo che l'anniversario sarà festeggiato male», afferma Conte. A sostegno delle bonifiche alle Corti interviene anche il consigliere comunale dei Comunisti Italiani, Renato Darsiè, che in una interrogazione all'assessore ai Lavori pubblici Marco Corsini chiede di fare il punto «sulla situazione attuale degli interventi di bonifica fatti e da fare al di fuori del perimetro di Porto Marghera e di sapere con quali investimenti sono stati effettuati e quali risorse finanziarie sono disponibili». Darsiè, ricordando che Venezia è l'unico Comune ad aver applicato correttamente la legge sulle bonifiche, con un masterplan anche per gli interventi nelle zone abitate, chiede dei piani generali da attivarsi per lotti a seconda dei finanziamenti concessi. «Questo per eliminare i passaggi burocratici e diminuire le inaccettabili lungaggini - spiega il politico - come nel caso delle Corti femminili».

 
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