RASSEGNA STAMPA 17.06.2003

 

MESSAGGERO
Rinnovo Api, vince la politica del rinvio

Amagliani (Regione): «Non so se chiuderemo entro giugno». I comitati chiedono slittamento di 6-8 mesi: "Aspettiamo gli studi epidemiologi"

Saltata la scadenza del 15, non se ne indica un'altra: Carletti: «Meglio, c'e meno pressione»

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Sforata, come annunciato dal Messaggero, la scadenza del 15 giugno per esprimere un parere sul rinnovo della concessione Api. Nessuna certezza, pero, su "quando" la Regione sciogliera il nodo raffineria. «Non sappiamo quando ci pronunceremo - ha detto Marco Amagliani, assessore regionale all'ambiente - ma continuiamo a lavorare». Ma entro giugno ce la farete? «Non lo so». Dal canto suo, il sindaco di Falconara, Giancarlo Carletti, spiega «siamo ancora in un momento in cui i documenti vanno redatti secondo contenuti condivisibili da tutti. Penso che sia un ragionamento responsabile e devo registrare che è cessata tutta quella manifestazione di fretta e pressione avvertita finora». Ma quando arriverete alla fine di questo percorso? «E' difficile fare previsioni, bisogna avere il tempo necessario». Ma non pensa che sia importante aspettare la conclusione degli studi Svim ed epidemiologico, come chiedono da più parti, prima di decidere? «Più dati si hanno a disposizione in questi casi e più è facile trarre conclusioni che considerino la questione sotto tutti i punti di vista e non solo sotto quello strategico od occupazionale. E' fondamentale risolvere con intelligenza e coraggio la situazione». Niente di certo, ancora, sul futuro della raffineria, quindi, ma Comune, Provincia e Regione stanno cercando di raggiungere un punto di incontro comune. Intanto i comitati cittadini continuano a chiedere di rimandare la decisione sulla richiesta di rinnovo anticipata fra sei-otto mesi, il tempo necessario alla conclusione degli studi epidemiologici. Non solo, ieri in conferenza stampa, hanno anche ribadito di ritirare il loro appoggio alla Regione e all'assessore Amagliani perché «non vogliono risolvere il grave degrado ambientale e la situazione di incertezza in cui vivono centinaia di famiglie di Villanova e Fiumesino. Famiglie che non possono neanche scegliere di andarsene perché la svalutazione delle case in cui vivono non permette loro di affrontare 1'avventura economica per l'acquisto di una casa in un'altra zona». Inoltre i comitati denunciano come lo stesso studio Svim evidenzi che «il futuro di un'area si stia mettendo nelle mani di una societa, l'Api». Mentre Giorgio Cortellessa, noto studioso presente alla conferenza stampa, ha avanzato 1'ipotesi di probabili interessi di società, come Shell o Texaco, ad acquistare la raffineria Api di Falconara.

 
RESTO DEL CARLINO
"Concessione, il rinnovo può essere impugnato"

di Alessandra Pascucci

FALCONARA — «Niente è perduto, il rinnovo della concessione può essere impugnato». Così si è espresso il prof. Giorgio Cortellessa, ospite d'onore alla conferenza che i rappresentanti dei comitati cittadini Loris Calcina, Elisa Grifoni e Franco Budini hanno organizzato ieri presso la sala convegni dell'hotel Avion. Un appuntamento per ribadire che il rinnovo anticipato della concessione all'Api rappresenta una decisione affrettata, perché non tiene conto né delle valutazioni espresse dallo Svim (cui la regione Marche aveva affidato l'incarico di determinare soluzioni alternative al petrolchimico), né dei risultati dello studio epidemiologico sulla popolazione falconarese (recentemente affidato al dott. Andrea Micheli dell'Int), né, infine, degli impegni originariamente presi dalle amministrazioni locali, che con delibere e piani territoriali avevano definito incompatibile la raffineria con l'area circostante. A manifestare il sostegno alle posizioni espresse dalle associazioni di quartiere, oltre a tanti cittadini, sono intervenuti gli esponenti di Legambiente e Falco Azzurro, Quarchioni e Bianconi, i Verdi Binci e Badialetti, Mencarelli, Belli e Virgulti di An, Belfiore per Rc, Pelagalli della Cgil e Maria Cristina Cecchini. Un'approvazione trasversale, quindi, quella espressa dai presenti con un caloroso applauso all'intervento di Cortellessa, che si è lanciato in un discorso in stile “marzulliano”: come gli ospiti del noto giornalista televisivo, anche il professore si è fatto una domanda e si è dato una risposta. «Come mai l'Api ha tanta fretta di ottenere questo rinnovo, nonostante la concessione scada nel 2008?», si è chiesto. «La risposta, secondo me, sta nell'interesse mostrato da “Texaco” e “Shell Italia” nel rilevare l'impianto. Se così fosse, però, la Regione, ente programmatore, lascerebbe che l'assetto del territorio continui ad essere vincolato ad interessi privati. Per questo invito tutti a non arrendersi».

il testo integrale della conferenza stampa

Istituire il senso unico di marcia lungo la via Flaminia

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — Istituire il senso unico di marcia lungo via Flaminia. Potrebbe essere questa la soluzione che l'amministrazione comunale adotterà per combattere l'ozono. Il preoccupante livello di inquinamento di questi giorni, anche se la stabilità dei valori induce a sperare in un miglioramento, potrebbe far scattare il provvedimento amministrativo. I valori che sfiorano quota 200 milligrammi per metro cubo (limite di ozono non più tollerabile) si ripetono ormai dallo scorso martedì. Valori che emergono dai rilevamenti effettuati nelle tre centraline di riferimento: area nei pressi della scuola di Villanova, acquedotto e Falconara Alta. Martedì scorso la quantità di ozono nelle tre aree descritte, era appena sotto i 200 (182 scuola di Villanova; 199 acquedotto; 193 Falconara Alta). Il giorno dopo la situazione era leggermente migliorata: 172, 174, 185. «L'assenza totale di piogge e le temperature elevate — ha spiegato il dirigente dell'ufficio Ambiente, Paolo Angeloni — non consente il ricambio di ozono, che in questo modo 'viaggia' tra il mare e la terra. La sera, la brezza marina sposta l'ozono verso il mare, ma puntualmente la mattina lo riversa sulla terra». Dunque la stabilità atmosferica, se dovesse perdurare, potrebbe provocare degli ulteriori innalzamenti che farebbero scattare un'ordinanza del primo cittadino per limitare i danni. Intanto il sindaco, in una lettera alla cittadinanza, invita la popolazione a diminuire l'uso delle autovetture private e quindi ricorrere, quando è possibile, all'utilizzo dei mezzi di pubblico trasporto. Carletti si raccomanda inoltre di adottare ulteriori accorgimenti, ma questa volta di carattere igienico-sanitario: le persone con insufficienza cardiaca e respiratoria e i bambini dovrebbero evitare di uscire dalle abitazioni nelle ore più calde della giornata (indicativamente dalle 13 alle 17), quando l'ozono raggiunge concentrazioni più elevate; è opportuno, inoltre, ridurre l'attività fisica all'aperto durante le ore di massima insolazione e assumere un'adeguata idratazione.

Api, gli obiettivi primari dei sindacati: «Sicurezza e tutela ambientale»

ANCONA — Filcea Cgil, Femca Cisl, Uilcem Uil e la Rsu della Raffineria Api, insieme a Cgil, Cisl e Uil provinciali, in questi giorni «decisivi» per il futuro dell'attività produttiva dell'impianto petrolifero e di quello occupazionale dei lavoratori e dell'indotto, sottolineano in una nota come la sicurezza e la tutela dell'ambiente siano «obiettivi primari e fondamentali». Si respira dunque aria di rinnovo della concessione e come più volte ribadito nel corso di convegni e incontri pubblici Rsu e sindacati sono compatti e decisi nel portare avanti la loro battaglia occupazionale, di sicurezza oltre ambientale. Ritengono «contestuale l'attività lavorativa e la ricerca della sicurezza e della tutela ambientale», sottolineando come in tutte le occasioni di confronto con l'azienda e le istituzioni questo sia stato sempre il punto prioritario delle rivendicazioni poste dalla Rsu. La Rsu e le organizzazioni sindacali di categoria proseguiranno anche per il futuro la politica di richiesta degli investimenti necessari a garantire «la maggior sicurezza degli impianti e la tutela ambientale nel rispetto dei lavoratori e dei cittadini».

"Nello scambio con il turbogas guadagna l'aria che respiriamo"  (Ferrara)

di Mario Fornasari

Non ha più dubbi. «Il bilancio ecologico della nuova centrale a turbogas - dice - sarà positivo: ho un figlio di nove anni e voglio vivere con lui a Ferrara, come fa la mia famiglia da sempre. E sarà ancora così nel futuro». Alessandro Bratti, 45 anni, è assessore all'ambiente della giunta Sateriale. Ha una laurea in scienze agrarie ed è professore a contratto dell'università di Ferrara, consegna otto pagine di un lungo curriculum di esperienze ambientali che non mostra quasi mai. Un mese fa è parso entrare in crisi quando due ricercatori bolognesi hanno pubblicato, su una rivista specializzata e sul nostro giornale, le osservazioni sulle polveri sottili provocate dalla combustione del metano, simulando quanto poteva avvenire in una centrale da 800 megawatt com'è quella programmata nel petrolchimico alle porte della città. Con molta determinazione Bratti ha bloccato gli iter del progetto per approfondire quei nuovi aspetti, che comunque avrebbero dovuto essere esaminati già in precedenza durante gli studi di predisposizione dell'impianto. Lui ha preso tempo, pur fra i pareri contrastanti, ha consultato esperti e oggi presenterà i risultati all'apposita commissione del consiglio comunale. «Dobbiamo intenderci su un dato di fondo - esordisce l'assessore - il petrolchimico è costruito su 230 ettari di terreno, con impianti attivi e una profonda bonifica da compiere: avevamo due strade da imboccare nell'avviare quest'opera mastodontica da oltre 100 milioni di euro di valore, e cinque lustri di lavori. La prima era quella di chiedere l'inserimento della nostra area tra i siti di interesse nazionale come Marghera, Priolo, Gela, tentando di beneficiare dei fondi previsti da una legge nazionale che è stata finanziata, in parte, solo il primo anno. Un iter che, fra l'altro, poneva vincoli strettissimi: per bonificare un distributore, ad esempio, sarebbe stato necessario inoltrare ogni carteggio al ministero, e attendere mesi. L'altra opzione era l'accordo di programma, un sistema che molti stanno utilizzando, da Mantova a Ravenna: abbiamo scelto quest'ultima via incamminandoci in un percorso che fu tracciato una quindicina di anni fa negli Stati Uniti, in situazioni paragonabili».
Però adesso avete anche fatto la richiesta al ministero di diventare sito di interesse nazionale, perché ora e non prima?
«Abbiamo voluto prendere un'altra opportunità».
Ma che senso ha farlo ora e non all'avvio del progetto?
«Ce lo ha chiesto la Regione, abbiamo fatto la stessa scelta di Ravenna: non ha grandi svantaggi».
Non si impazzisce più con la burocrazia per bonificare un distributore?
«Ora no».
Quindi, diceva, sono aperte due opzioni?
«Sì, ma il problema fondamentale è la messa a valore dell'area: noi diamo alle aziende del petrolchimico una opportunità di riqualificazione e di bonifica, vogliamo che rimangano a Ferrara e siano produttive. Pensiamo che al mondo non ci sia nulla di più pericoloso di un'industria che dismette gli impianti e li abbandona. Gli esempi sono molti, noi non lo vogliamo».
Così offrite il business dell'energia con la centrale turbogas.
«L'operazione è nettamente migliorativa anche dal punto di vista ambientale: è come sostituire una vecchia Fiat 850 a benzina con una Ferrari supertecnologica, i livelli delle emissioni saranno molto più contenuti di quelli odierni».
Non era possibile riconvertire a metano le due centrali già esistenti, ed abbattere così i livelli di inquinamento odierno?
«No, la CT2 è tecnologicamente molto vecchia e non può essere convertita a metano oltre il 50 per cento. Forse si poteva progettare un turbogas più piccolo ma esiste anche una logica imprenditoriale di costi e benefici».
Un turbogas così potente induce emissioni di polveri sottili, pm10 e pm2,5, in una quantità difficile da stimare con precisione, comunque rilevante.
«Tutte le centrali inquinano e chi sostiene il contrario è in errore ma, ripeto, il bilancio ecologico dell'operazione è del tutto favorevole. Mantova e Ravenna stanno facendo la stessa scelta. Non dimentichiamo che questa centrale ha ottenuto il via libera da due commissioni di impatto ambientale, quella attuale e l'altra nominata con il precedente governo di centro sinistra, e dunque ha l'ok di grandi esperti. Oltre tutto abbiamo posto un ulteriore limite a 1085 nell'emissione di ossidi di azoto, che in pratica ridurrà la potenza del turbogas a 540 megawatt».
Però nessuno sa in modo esatto quante polveri primarie e secondarie saranno prodotte.
«Non è vero, il turbogas migliorerà le condizioni ambientali attuali stando alle conoscenze scientifiche e alle simulazioni che abbiamo a disposizione oggi. Ecco alcuni dati: le emissioni di pm 10 scenderanno dalle odierne 99,4 tonnellate l'anno a 48,6, caleranno le emissioni di ossidi di azoto (NOx da 1110 a 1085), di ossidi di zolfo da 2257 a 13,9 e di monossido di carbonio, da 615 tonnellate l'anno a 362».
Le targhe alterne, disposte nell'inverno scorso per limitare l'inquinamento da polveri sottili, avevano senso con una produzione tanto estesa, par di capire, di smog dal petrolchimico?
«Stiamo effettuando una "speciazione" delle polveri, cioè una mappa per capire la loro provenienza. I primi dati sono da prendere con le pinze ma indicano in 400-420 tonnellate l'anno le polveri provenienti dal traffico veicolare, 350-360 tonnellate complessive dal petrolchimico e meno di 50 dal riscaldamento. E' evidente come le targhe alterne siano un piccolo palliativo, ma rappresentano anche l'unica situazione in cui possiamo intervenire per limitare un inquinante comunque pericoloso per la salute».
Le micropolveri sono sempre dannose, non esiste una soglia minima sotto la quale non accade nulla: il rischio è proporzionale all'esposizione tanto che la Commissione del Consiglio d'Europa invita a mantenerne i livelli al minimo possibile. Il petrolchimico è accanto al Barco e a due passi dalla città, non le sembrano un azzardo questo nuovo progetto?
«Cosa ne facciamo del petrolchimico? In Italia abbiamo una industria delle auto da 7 mila morti sulle strade all'anno e, spesso, un'agricoltura che dovrebbe chiudere i campi per sanarli quando irrora pesticidi. Chiudiamo tutto? Oggi abbiamo bisogno di riqualificare quell'area, di rilanciarla dal punto di vista produttivo, servono interventi per la bonifica: quelle aziende non hanno intenti ecologici ma fanno business e sugli affari siamo riusciti a coinvolgerle. A fatica le abbiamo tenute tutte attorno a un tavolo ed è stato ideato un progetto di ripristino ambientale che durerà decenni. L'alternativa è l'abbandono, con tutti i rischi che ne seguono».
Ma chi ha provocato danni non dovrebbe risanare, al di là del fatto che siano concesse o meno nuove opportunità?
«Non sia ingenuo, si guardi in giro per l'Italia e mi dica dove le imprese hanno perduto in tanti procedimenti giudiziari per responsabilità di questo genere. Con le numerose società che si sono alternate nel petrolchimico,negli ultimi decenni, non si riesce nemmeno a stabilire chi possa aver provocato l'infiltrazione di una determinata sostanza. Creda, la logica è quella della riconversione e della bonifica, a braccetto. Il fattore inquinamento è ineliminabile ma è il più limitato possibile, rispetto a quanto oggi ci consentono le tecnologie, ed è comunque di molto inferiore a quello attuale. Sono pronto a bloccare tutto ancora una volta, se sorgessero nuovi dubbi: io però non ne ho proprio più, oggi».

 
CORRIERE ADRIATICO
"E' un salto nel buio"

Contestato il rinnovo della concessione all'Api

Intanto i comitati cittadini smentiscono di essere legati ai partiti

di MARINA MINELLI

E' guerra aperta fra i comitati cittadini di Villanova, Fiumesino e "25 agosto" e l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani accusato di voler "spiccare un salto nel buio" per di più dimenticando gli impegni presi a suo tempo con gli elettori. E l'incontro di ieri al quale hanno erano stati invitati consiglieri comunali, provinciali e regionali è servito per chiarire una volta per tutte il no dei residenti nelle due zone a ridosso della raffineria al rinnovo della concessione. "Noi riteniamo - hanno affermato i portavoce dei comitati - che questo rinnovo, così come programmato dalla Regione Marche beneficerebbe solo l'Api e sarebbe un danno irreparabile per l'intera città ed in particolare per chi vive ai limiti degli impianti". Accusati di essersi legati troppo ad alcuni partiti, i comitati cittadini ieri hanno riaffermato una totale ed assoluta indipendenza. "Noi facciamo politica per il territorio - ha detto Franco Budini, portavoce di Fiumesino - e in questi anni ci sono state alcune persone che ci hanno dato una mano ed hanno ascoltato le nostre istanze". Adesso però, come ha fatto notare Massimo De Paolis del comitato di Fiumesino, "tutto è deciso e parafrasando Pirandello così è se vi pare e se non vi pare è così lo stesso, ma noi non ci stiamo e pretendiamo che si tuteli il nostro futuro". Presenti alla riunione dei comitati, cui ha partecipato anche Giorgio Cortellessa, consulente tecnico del comune di Falconara per l'incidente del 25 agosto '99, il consigliere regionale Cristina Cecchini, l'assessore provinciale Massimo Binci, il capo gruppo ed il vice capo gruppo di Alleanza Nazionale alla Provincia di Ancona Ennio Mencarelli e Massimo Bello, il consigliere comunale Verde Sergio Badialetti ed il consigliere di An Lucio Virgulti, mentre i Verdi Marco Moruzzi e Pietro D'Angelo, assenti per concomitanti impegni istituzionali, avevano dato un'adesione di massima all'iniziativa dei comitati. "La questione - ha osservato Loris Calcina portavoce di Villanova - è che adesso, proprio a ridosso di un frettoloso rinnovo anticipato della concessione, abbiamo le prime valutazioni economiche ed urbanistiche prodotte dai tecnici della Svim. Non si tratta certo di un progetto economico o produttivo alternativo alla raffineria Api, ma intanto è il primo approccio valutativo pubblico, non di parte che va a bilanciare quanto esposto in questi anni soltanto dalla società Api relativamente alle ricadute economiche, ambientali ed urbanistiche dell'attività petrolifera". Un motivo in più dunque per aspettare e per evitare di "andare incontro ad un futuro blindato". "Il rinnovo - ha ribadito Calcina - condizionerà la vita del territorio ben oltre i 20 anni della concessione, mentre se tutti gli attori si fossero messi insieme intorno ad un tavolo potevamo da oggi pensare ad un domani migliore".

Statale dimezzata per abbattere l'ozono

In arrivo il senso unico se non migliorerà la qualità dell'aria

Intanto il Comune ha chiesto alla Provincia di attivare il protocollo per ridurre l'attività industriale nei giorni più a rischio

di MARINA MINELLI

Senso unico lungo la via Flaminia tra i quartieri di Fiumesino e Villanova. Questo è uno dei provvedimenti che l'amministrazione comunale si appresta a varare se l'ozono nell'atmosfera supererà i livelli di guardia raggiunti domenica scorsa (200 microgrammi per metro cubo, contro un limite di 180) onde evitare problemi più gravi a tutta la popolazione. Un'ipotesi che è al vaglio dei tecnici i quali insieme al comandante della Polizia Municipale, Romolo Cipolletti stanno studiando le possibili alternative. Intanto il Comune ha chiesto all'assessore all'ambiente della Provincia di Ancona, ente cui spettano le competenze in materia di inquinamento atmosferico, di attivare il cosiddetto "protocollo ozono" che prevede la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto da parte della raffineria in particolare nelle giornate a criticità ambientale. Già nell'estate del 2000, a seguito di numerosi superamenti del limite di attenzione per la concentrazione di ozono, il sindaco aveva, prima imposto la limitazione del traffico e poi, con un'ordinanza chiesto alla raffineria Api di contribuire alla riduzione delle emissioni di ossidi di azoto. Successivamente uno studio commissionato all'Università politecnica delle Marche aveva evidenziato che le variazioni spaziali dell'ozono tendono ad essere molto più graduali di quelle degli inquinanti primari, ma solo in prossimità di importanti sorgenti emissive, come ad esempio un impianto di raffinazione (numerose in questo senso le verifiche negli Usa), si può assistere ad un improvviso e rapido aumento della concentrazione di ozono ("ozone spike"). In condizioni meteorologiche favorevoli l'ozono si sviluppa attraverso una serie di reazioni fitochimiche innescate dagli inquinanti primari prodotti dai processi di combustione: NOx (ossidi di azoto) e Voc (composti organici volatili, quali idrocarburi ed aldeidi). Il punto centrale della relazione prodotta dai ricercatori dell'Università politecnica delle Marche, è che in assenza di Voc, l'equilibrio tra le specie chimiche ozono e ossidi di azoto dipende solo dall'intensità della radiazione solare; alla presenza di Voc è favorito, invece, l'accumulo di ozono. Pertanto il rapporto tra Voc e NOx diviene critico nel definire la concentrazione atmosferica di ozono: elevati rapporti favoriscono la formazione di ozono e rapporti bassi favoriscono lo stato di equilibrio. L'esistenza di elevati valori di idrocarburi non metanici (NmHC), superiori ai livelli normali, rilevati durante il mese di agosto 2000 dalla centralina di Villanova, contemporaneamente alle forti emissioni di biossido di azoto, può caratterizzare la sensibilità della zona urbana di Falconara ad una variazione degli idrocarburi e direttamente proporzionale alle variazioni di biossido di azoto.

I sindacati in campo "Ambiente obiettivo prioritario"

Lavoro e tutela dell'ambiente. Assieme per lo sviluppo . E' questa la ricetta dei sindacati in tema di raffineria di cui si sta discutendo il rinnovo della concessione. Filcea Cgil, Frmca Cisl, Uilcem Uil e la Rsu della Raffineria Api, insieme a Cgil, Cisl e Uil provinciali, in questi giorni "decisivi" per il futuro dell'attività produttiva dell'Api e del futuro occupazionale dei lavoratori e dell'indotto, sottolineano infatti in una nota come la sicurezza e la tutela dell'ambiente siano "obiettivi primari e fondamentali". La Rsu e le organizzazioni sindacali di categoria ritengono "contestuale l'attività lavorativa e la ricerca della sicurezza e della tutela ambientale", sottolineando come in tutte le occasioni di confronto con l'azienda e le istituzioni questo sia stato sempre il punto prioritario delle rivendicazioni poste dalla Rsu. La Rsu e le organizzazioni sindacali di categoria proseguiranno anche per il futuro la politica di richiesta degli investimenti necessari a garantire "la maggior sicurezza degli impianti e la tutela ambientale nel rispetto dei lavoratori e dei cittadini". Intano procede la procedura che deve portare a un pronunciamento da parte della Regione in ordine al rinnovo della concessione. Anche se prende corpo l'ipotesi di uno slittamento della decisione annunciata per giugno.

 
LA NUOVA FERRARA
«La turbogas inquina meno»

I dati Arpa: caleranno le polveri. E il Comune va avanti

di s.c.

Il Comune ha intenzione di andare avanti con la costruzione della centrale turbogas da 800 mw e oggi, alla Commissione speciale del Consiglio comunale, sarà lo stesso sindaco Sateriale a spiegare il perchè. In sostanza, i rilievi dell'Arpa sulle emissioni delle attuali centrali dimostrerebbero che la turbogas, molto più potente, inquinerà meno anche sul fronte delle polveri sottili. Il recente studio di due ricercatori bolognesi sulla rivista "Chimica e ambiente" aveva gettato pesanti ombre sull'inquinamento da Pm10, ipotizzato, sulla base di calcoli a tavolino che prendevano a modello le emissioni stimate delle centrali americane di tipo e dimensioni analoghe, almeno di 250 tonnellate l'anno. Comune e Provincia hanno dato mandato all'Arpa di misurare le emissioni al camino di due impianti già presenti all'interno del petrolchimico: la Cte 2, cioè la centrale a olio combustibile che sarà chiusa, e la Merloni 1, una turbogas di scala minore di quella di Enipower. I risultati, proiettati lungo l'arco temporale di un anno, sono di 55 tonnellate di polveri totali, dei quali 45 di Pm10 (con diametro fino a 10 micron), per quanto riguarda le emissioni della Cte 2; e di appena 18 tonnellate di Pm10 per la nuova turbogas. Quest'ultimo dato è ottenuto misurando le emissioni reali della Merloni 1 e moltiplicandole per il fattore dimensionale. I tecnici dell'Arpa spiegano, nella loro relazione, di aver preso in considerazione solo le polveri «filtrabili», cioè emesse dai camini delle centrali, trascurando quelle «condensabili», ovvero il particolato che si forma in seguito, nell'atmosfera, dalla scissione di particelle più grandi prodotte dalla stessa centrale. Questo perchè, in caso contrario, bisognerebbe tener conto anche delle potenziali polveri in diminuzione, ad esempio le 2.257 tonnellate di ossidi di zolfo che ci risparmierà la contestuale chiusura della Cte 2: e questa sostanza è considerata il principale precursore delle polveri sottili. Non basta a spiegare la differenza tra 18 e 250, senza ricorrere ad altre valutazioni relative alla differenza tra i dati reali e le stime a tavolino, e alle novità arrivate sempre dagli Usa sull'incidenza dei vari parametri nel calcolo degli inquinanti. Il tutto dimostra comunque, secondo Arpa, che la nuova centrale turbogas migliora l'inquinamento ambientale anche sul fronte delle micropolveri, grazie alla contestuale chiusura della Cte 2. E non a caso è questa la condizione indicata dal Comune per dare il via libera al nuovo impianto. Oggi in ogni caso ci sarà battaglia in commissione, perchè ambientalisti e Forza Italia si sono opposti alla turbogas anche sulla base dei calcoli sulle polveri sottili. Resta inoltre aperta la discussione sull'efficacia delle misure di limitazione del traffico per abbattere le micropoveri, visto che è comunque caduta la tesi iniziale del Comune sulla emissione zero di Pm10 da parte del nuovo impianto.

 
LA SICILIA
«No alla centrale eolica»

Sì all'energia pulita ma bisogna individuare le zone con minore impatto ambientale

di Fabio Russello

Agrigento. Un fronte bipartisan si oppone alla centrale eolica che dovrebbe sorgere a due miglia dalla costa di San Leone. Una fonte di energia pulita che rischia di «sporcare» il paesaggio della Valle dei templi. Alla protesta guidata dal deputato diessino, Angelo Capodicasa (ma sul piede di guerra ci sono anche i piccoli pescatori di Porto Empedocle) si sono uniti ieri l'assessore regionale ai Beni culturali Fabio Granata ed il presidente dell'Ente Parco archeologico della Valle dei templi Marco Salerno. «Sull'energia eolica – ha detto Fabio Granata – occorre una pianificazione su base regionale che, partendo dalla Carta dei Venti, individui le zone con il minor impatto ambientale possibile per l'installazione delle pale, altrimenti attraverso la contrattazione frammentata con i Comuni si creeranno contraddizioni fortissime. L'energia eolica è indubbiamente un'energia pulita – ha aggiunto Granata – ma l'impatto ambientale dovrà ridursi al minimo per non provocare danni ulteriori al paesaggio, il quale rappresenta un bene culturale in sé». Ecco perché Granata dice no a questi impianti in alcune zone come gli Iblei o il mare prospiciente la Valle dei Tempi: «Bisogna individuare aree già compromesse dalla presenza industriale che potrebbero così essere riconvertite». Granata ha anche «avvertito» gli uffici del Territorio ed ambiente: «Serve un raccordo forte tra i nostri assessorati altrimenti non ci resta che l' arma del vincolo paesaggistico per difendere alcuni valori irrinunciabili legati al paesaggio». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente dell'Ente Parco archeologico che pur dicendosi «favorevole ad una fonte di energia pulita qual è una centrale eolica» ha aggiunto che «bisogna individuare zone che non hanno pregi paesistici e che hanno un passato industriale. Penso ad esempio a Melilli, Priolo o Gela». Come è noto un imprenditore, Salvatore Moncada (che oggi dirà la sua nel corso di una conferenza stampa) ha presentato alla Regione – ottenendo il via libera dell'assessorato al Territorio ed ambiente – un progetto per la realizzazione di una centrale eolica che prevede diciotto piloni alti settanta metri, con pale da 30 metri, posti ad una distanza di 300 metri l'uno dall'altro che poggeranno su piattaforme di 225 metri quadrati ancorati su una secca posta a circa due miglia dalla costa di San Leone. Una centrale che da sola sarà in grado di coprire quasi il dieci per cento di tutta la produzione italiana: 70 megawatt su 785, dando lavoro a 25 persone. Il caso era stato sollevato nei giorni scorsi dal deputato dei Ds Angelo Capodicasa che ha preparato una interpellanza al presidente Cuffaro chiedendo conto e ragione sul perché e sul come è stata autorizzata questa centrale eolica che ha definito «oscena». In provincia di Agrigento c'è peraltro una sorta di corsa all'eolico: sono già otto le centrali previste, tre delle quali sul territorio comunale del capoluogo. E ieri il gruppo dell'Ulivo ha chiesto la convocazione urgente di un Consiglio comunale sull'argomento.

 
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