MESSAGGERO |
Rinnovo Api, vince la
politica del rinvio
Amagliani (Regione): «Non so se
chiuderemo entro giugno». I comitati chiedono slittamento di
6-8 mesi: "Aspettiamo gli studi epidemiologi"
Saltata la scadenza del 15,
non se ne indica un'altra: Carletti: «Meglio, c'e meno
pressione»
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Sforata, come
annunciato dal Messaggero, la scadenza del 15 giugno per
esprimere un parere sul rinnovo della concessione Api.
Nessuna certezza, pero, su "quando" la Regione sciogliera il
nodo raffineria. «Non sappiamo quando ci pronunceremo - ha
detto Marco Amagliani, assessore regionale all'ambiente - ma
continuiamo a lavorare». Ma entro giugno ce la farete? «Non
lo so». Dal canto suo, il sindaco di Falconara, Giancarlo
Carletti, spiega «siamo ancora in un momento in cui i
documenti vanno redatti secondo contenuti condivisibili da
tutti. Penso che sia un ragionamento responsabile e devo
registrare che è cessata tutta quella manifestazione di
fretta e pressione avvertita finora». Ma quando arriverete
alla fine di questo percorso? «E' difficile fare previsioni,
bisogna avere il tempo necessario». Ma non pensa che sia
importante aspettare la conclusione degli studi Svim ed
epidemiologico, come chiedono da più parti, prima di
decidere? «Più dati si hanno a disposizione in questi casi e
più è facile trarre conclusioni che considerino la questione
sotto tutti i punti di vista e non solo sotto quello
strategico od occupazionale. E' fondamentale risolvere con
intelligenza e coraggio la situazione». Niente di certo,
ancora, sul futuro della raffineria, quindi, ma Comune,
Provincia e Regione stanno cercando di raggiungere un punto
di incontro comune. Intanto i comitati cittadini continuano
a chiedere di rimandare la decisione sulla richiesta di
rinnovo anticipata fra sei-otto mesi, il tempo necessario
alla conclusione degli studi epidemiologici. Non solo, ieri
in conferenza stampa, hanno anche ribadito di ritirare il
loro appoggio alla Regione e all'assessore Amagliani perché
«non vogliono risolvere il grave degrado ambientale e la
situazione di incertezza in cui vivono centinaia di famiglie
di Villanova e Fiumesino. Famiglie che non possono neanche
scegliere di andarsene perché la svalutazione delle case in
cui vivono non permette loro di affrontare 1'avventura
economica per l'acquisto di una casa in un'altra zona».
Inoltre i comitati denunciano come lo stesso studio Svim
evidenzi che «il futuro di un'area si stia mettendo nelle
mani di una societa, l'Api». Mentre Giorgio Cortellessa,
noto studioso presente alla conferenza stampa, ha avanzato
1'ipotesi di probabili interessi di società, come Shell o
Texaco, ad acquistare la raffineria Api di Falconara. |
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RESTO DEL CARLINO |
"Concessione, il rinnovo può essere impugnato"
di
Alessandra Pascucci
FALCONARA — «Niente è perduto, il rinnovo della
concessione può essere impugnato». Così si è espresso il
prof. Giorgio Cortellessa, ospite d'onore alla conferenza
che i rappresentanti dei comitati cittadini Loris Calcina,
Elisa Grifoni e Franco Budini hanno organizzato ieri presso
la sala convegni dell'hotel Avion. Un appuntamento per
ribadire che il rinnovo anticipato della concessione all'Api
rappresenta una decisione affrettata, perché non tiene conto
né delle valutazioni espresse dallo Svim (cui la regione
Marche aveva affidato l'incarico di determinare soluzioni
alternative al petrolchimico), né dei risultati dello studio
epidemiologico sulla popolazione falconarese (recentemente
affidato al dott. Andrea Micheli dell'Int), né, infine,
degli impegni originariamente presi dalle amministrazioni
locali, che con delibere e piani territoriali avevano
definito incompatibile la raffineria con l'area circostante.
A manifestare il sostegno alle posizioni espresse dalle
associazioni di quartiere, oltre a tanti cittadini, sono
intervenuti gli esponenti di Legambiente e Falco Azzurro,
Quarchioni e Bianconi, i Verdi Binci e Badialetti,
Mencarelli, Belli e Virgulti di An, Belfiore per Rc,
Pelagalli della Cgil e Maria Cristina Cecchini.
Un'approvazione trasversale, quindi, quella espressa dai
presenti con un caloroso applauso all'intervento di
Cortellessa, che si è lanciato in un discorso in stile “marzulliano”:
come gli ospiti del noto giornalista televisivo, anche il
professore si è fatto una domanda e si è dato una risposta.
«Come mai l'Api ha tanta fretta di ottenere questo rinnovo,
nonostante la concessione scada nel 2008?», si è chiesto.
«La risposta, secondo me, sta nell'interesse mostrato da
“Texaco” e “Shell Italia” nel rilevare l'impianto. Se così
fosse, però, la Regione, ente programmatore, lascerebbe che
l'assetto del territorio continui ad essere vincolato ad
interessi privati. Per questo invito tutti a non
arrendersi».
il
testo integrale della conferenza stampa
Istituire il senso unico di marcia lungo la via
Flaminia
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — Istituire il senso unico di marcia lungo via
Flaminia. Potrebbe essere questa la soluzione che
l'amministrazione comunale adotterà per combattere l'ozono.
Il preoccupante livello di inquinamento di questi giorni,
anche se la stabilità dei valori induce a sperare in un
miglioramento, potrebbe far scattare il provvedimento
amministrativo. I valori che sfiorano quota 200 milligrammi
per metro cubo (limite di ozono non più tollerabile) si
ripetono ormai dallo scorso martedì. Valori che emergono dai
rilevamenti effettuati nelle tre centraline di riferimento:
area nei pressi della scuola di Villanova, acquedotto e
Falconara Alta. Martedì scorso la quantità di ozono nelle
tre aree descritte, era appena sotto i 200 (182 scuola di
Villanova; 199 acquedotto; 193 Falconara Alta). Il giorno
dopo la situazione era leggermente migliorata: 172, 174,
185. «L'assenza totale di piogge e le temperature elevate —
ha spiegato il dirigente dell'ufficio Ambiente, Paolo
Angeloni — non consente il ricambio di ozono, che in questo
modo 'viaggia' tra il mare e la terra. La sera, la brezza
marina sposta l'ozono verso il mare, ma puntualmente la
mattina lo riversa sulla terra». Dunque la stabilità
atmosferica, se dovesse perdurare, potrebbe provocare degli
ulteriori innalzamenti che farebbero scattare un'ordinanza
del primo cittadino per limitare i danni. Intanto il
sindaco, in una lettera alla cittadinanza, invita la
popolazione a diminuire l'uso delle autovetture private e
quindi ricorrere, quando è possibile, all'utilizzo dei mezzi
di pubblico trasporto. Carletti si raccomanda inoltre di
adottare ulteriori accorgimenti, ma questa volta di
carattere igienico-sanitario: le persone con insufficienza
cardiaca e respiratoria e i bambini dovrebbero evitare di
uscire dalle abitazioni nelle ore più calde della giornata
(indicativamente dalle 13 alle 17), quando l'ozono raggiunge
concentrazioni più elevate; è opportuno, inoltre, ridurre
l'attività fisica all'aperto durante le ore di massima
insolazione e assumere un'adeguata idratazione.
Api, gli obiettivi primari dei sindacati: «Sicurezza e
tutela ambientale»
ANCONA — Filcea Cgil, Femca Cisl, Uilcem Uil e la Rsu
della Raffineria Api, insieme a Cgil, Cisl e Uil
provinciali, in questi giorni «decisivi» per il futuro
dell'attività produttiva dell'impianto petrolifero e di
quello occupazionale dei lavoratori e dell'indotto,
sottolineano in una nota come la sicurezza e la tutela
dell'ambiente siano «obiettivi primari e fondamentali». Si
respira dunque aria di rinnovo della concessione e come più
volte ribadito nel corso di convegni e incontri pubblici Rsu
e sindacati sono compatti e decisi nel portare avanti la
loro battaglia occupazionale, di sicurezza oltre ambientale.
Ritengono «contestuale l'attività lavorativa e la ricerca
della sicurezza e della tutela ambientale», sottolineando
come in tutte le occasioni di confronto con l'azienda e le
istituzioni questo sia stato sempre il punto prioritario
delle rivendicazioni poste dalla Rsu. La Rsu e le
organizzazioni sindacali di categoria proseguiranno anche
per il futuro la politica di richiesta degli investimenti
necessari a garantire «la maggior sicurezza degli impianti e
la tutela ambientale nel rispetto dei lavoratori e dei
cittadini».
"Nello scambio con il
turbogas guadagna l'aria che respiriamo"
(Ferrara)
di Mario Fornasari
Non ha più dubbi. «Il
bilancio ecologico della nuova centrale a turbogas - dice -
sarà positivo: ho un figlio di nove anni e voglio vivere con
lui a Ferrara, come fa la mia famiglia da sempre. E sarà
ancora così nel futuro». Alessandro Bratti, 45 anni, è
assessore all'ambiente della giunta Sateriale. Ha una laurea
in scienze agrarie ed è professore a contratto
dell'università di Ferrara, consegna otto pagine di un lungo
curriculum di esperienze ambientali che non mostra quasi
mai. Un mese fa è parso entrare in crisi quando due
ricercatori bolognesi hanno pubblicato, su una rivista
specializzata e sul nostro giornale, le osservazioni sulle
polveri sottili provocate dalla combustione del metano,
simulando quanto poteva avvenire in una centrale da 800
megawatt com'è quella programmata nel petrolchimico alle
porte della città. Con molta determinazione Bratti ha
bloccato gli iter del progetto per approfondire quei nuovi
aspetti, che comunque avrebbero dovuto essere esaminati già
in precedenza durante gli studi di predisposizione
dell'impianto. Lui ha preso tempo, pur fra i pareri
contrastanti, ha consultato esperti e oggi presenterà i
risultati all'apposita commissione del consiglio comunale.
«Dobbiamo intenderci su un dato di fondo - esordisce
l'assessore - il petrolchimico è costruito su 230 ettari di
terreno, con impianti attivi e una profonda bonifica da
compiere: avevamo due strade da imboccare nell'avviare
quest'opera mastodontica da oltre 100 milioni di euro di
valore, e cinque lustri di lavori. La prima era quella di
chiedere l'inserimento della nostra area tra i siti di
interesse nazionale come Marghera, Priolo, Gela, tentando di
beneficiare dei fondi previsti da una legge nazionale che è
stata finanziata, in parte, solo il primo anno. Un iter che,
fra l'altro, poneva vincoli strettissimi: per bonificare un
distributore, ad esempio, sarebbe stato necessario inoltrare
ogni carteggio al ministero, e attendere mesi. L'altra
opzione era l'accordo di programma, un sistema che molti
stanno utilizzando, da Mantova a Ravenna: abbiamo scelto
quest'ultima via incamminandoci in un percorso che fu
tracciato una quindicina di anni fa negli Stati Uniti, in
situazioni paragonabili».
Però adesso avete anche fatto la richiesta al ministero di
diventare sito di interesse nazionale, perché ora e non
prima?
«Abbiamo voluto prendere un'altra opportunità».
Ma che senso ha farlo ora e non all'avvio del progetto?
«Ce lo ha chiesto la Regione, abbiamo fatto la stessa scelta
di Ravenna: non ha grandi svantaggi».
Non si impazzisce più con la burocrazia per bonificare un
distributore?
«Ora no».
Quindi, diceva, sono aperte due opzioni?
«Sì, ma il problema fondamentale è la messa a valore
dell'area: noi diamo alle aziende del petrolchimico una
opportunità di riqualificazione e di bonifica, vogliamo che
rimangano a Ferrara e siano produttive. Pensiamo che al
mondo non ci sia nulla di più pericoloso di un'industria che
dismette gli impianti e li abbandona. Gli esempi sono molti,
noi non lo vogliamo».
Così offrite il business dell'energia con la centrale
turbogas.
«L'operazione è nettamente migliorativa anche dal punto di
vista ambientale: è come sostituire una vecchia Fiat 850 a
benzina con una Ferrari supertecnologica, i livelli delle
emissioni saranno molto più contenuti di quelli odierni».
Non era possibile riconvertire a metano le due centrali già
esistenti, ed abbattere così i livelli di inquinamento
odierno?
«No, la CT2 è tecnologicamente molto vecchia e non può
essere convertita a metano oltre il 50 per cento. Forse si
poteva progettare un turbogas più piccolo ma esiste anche
una logica imprenditoriale di costi e benefici».
Un turbogas così potente induce emissioni di polveri
sottili, pm10 e pm2,5, in una quantità difficile da stimare
con precisione, comunque rilevante.
«Tutte le centrali inquinano e chi sostiene il contrario è
in errore ma, ripeto, il bilancio ecologico dell'operazione
è del tutto favorevole. Mantova e Ravenna stanno facendo la
stessa scelta. Non dimentichiamo che questa centrale ha
ottenuto il via libera da due commissioni di impatto
ambientale, quella attuale e l'altra nominata con il
precedente governo di centro sinistra, e dunque ha l'ok di
grandi esperti. Oltre tutto abbiamo posto un ulteriore
limite a 1085 nell'emissione di ossidi di azoto, che in
pratica ridurrà la potenza del turbogas a 540 megawatt».
Però nessuno sa in modo esatto quante polveri primarie e
secondarie saranno prodotte.
«Non è vero, il turbogas migliorerà le condizioni ambientali
attuali stando alle conoscenze scientifiche e alle
simulazioni che abbiamo a disposizione oggi. Ecco alcuni
dati: le emissioni di pm 10 scenderanno dalle odierne 99,4
tonnellate l'anno a 48,6, caleranno le emissioni di ossidi
di azoto (NOx da 1110 a 1085), di ossidi di zolfo da 2257 a
13,9 e di monossido di carbonio, da 615 tonnellate l'anno a
362».
Le targhe alterne, disposte nell'inverno scorso per limitare
l'inquinamento da polveri sottili, avevano senso con una
produzione tanto estesa, par di capire, di smog dal
petrolchimico?
«Stiamo effettuando una "speciazione" delle polveri, cioè
una mappa per capire la loro provenienza. I primi dati sono
da prendere con le pinze ma indicano in 400-420 tonnellate
l'anno le polveri provenienti dal traffico veicolare,
350-360 tonnellate complessive dal petrolchimico e meno di
50 dal riscaldamento. E' evidente come le targhe alterne
siano un piccolo palliativo, ma rappresentano anche l'unica
situazione in cui possiamo intervenire per limitare un
inquinante comunque pericoloso per la salute».
Le micropolveri sono sempre dannose, non esiste una soglia
minima sotto la quale non accade nulla: il rischio è
proporzionale all'esposizione tanto che la Commissione del
Consiglio d'Europa invita a mantenerne i livelli al minimo
possibile. Il petrolchimico è accanto al Barco e a due passi
dalla città, non le sembrano un azzardo questo nuovo
progetto?
«Cosa ne facciamo del petrolchimico? In Italia abbiamo una
industria delle auto da 7 mila morti sulle strade all'anno
e, spesso, un'agricoltura che dovrebbe chiudere i campi per
sanarli quando irrora pesticidi. Chiudiamo tutto? Oggi
abbiamo bisogno di riqualificare quell'area, di rilanciarla
dal punto di vista produttivo, servono interventi per la
bonifica: quelle aziende non hanno intenti ecologici ma
fanno business e sugli affari siamo riusciti a coinvolgerle.
A fatica le abbiamo tenute tutte attorno a un tavolo ed è
stato ideato un progetto di ripristino ambientale che durerà
decenni. L'alternativa è l'abbandono, con tutti i rischi che
ne seguono».
Ma chi ha provocato danni non dovrebbe risanare, al di là
del fatto che siano concesse o meno nuove opportunità?
«Non sia ingenuo, si guardi in giro per l'Italia e mi dica
dove le imprese hanno perduto in tanti procedimenti
giudiziari per responsabilità di questo genere. Con le
numerose società che si sono alternate nel
petrolchimico,negli ultimi decenni, non si riesce nemmeno a
stabilire chi possa aver provocato l'infiltrazione di una
determinata sostanza. Creda, la logica è quella della
riconversione e della bonifica, a braccetto. Il fattore
inquinamento è ineliminabile ma è il più limitato possibile,
rispetto a quanto oggi ci consentono le tecnologie, ed è
comunque di molto inferiore a quello attuale. Sono pronto a
bloccare tutto ancora una volta, se sorgessero nuovi dubbi:
io però non ne ho proprio più, oggi». |
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CORRIERE ADRIATICO |
"E' un salto nel buio"
Contestato il rinnovo della
concessione all'Api
Intanto i comitati cittadini smentiscono di essere legati
ai partiti
di MARINA MINELLI
E' guerra aperta fra i comitati cittadini di Villanova,
Fiumesino e "25 agosto" e l'assessore regionale all'ambiente
Marco Amagliani accusato di voler "spiccare un salto nel
buio" per di più dimenticando gli impegni presi a suo tempo
con gli elettori. E l'incontro di ieri al quale hanno erano
stati invitati consiglieri comunali, provinciali e regionali
è servito per chiarire una volta per tutte il no dei
residenti nelle due zone a ridosso della raffineria al
rinnovo della concessione. "Noi riteniamo - hanno affermato
i portavoce dei comitati - che questo rinnovo, così come
programmato dalla Regione Marche beneficerebbe solo l'Api e
sarebbe un danno irreparabile per l'intera città ed in
particolare per chi vive ai limiti degli impianti". Accusati
di essersi legati troppo ad alcuni partiti, i comitati
cittadini ieri hanno riaffermato una totale ed assoluta
indipendenza. "Noi facciamo politica per il territorio - ha
detto Franco Budini, portavoce di Fiumesino - e in questi
anni ci sono state alcune persone che ci hanno dato una mano
ed hanno ascoltato le nostre istanze". Adesso però, come ha
fatto notare Massimo De Paolis del comitato di Fiumesino,
"tutto è deciso e parafrasando Pirandello così è se vi pare
e se non vi pare è così lo stesso, ma noi non ci stiamo e
pretendiamo che si tuteli il nostro futuro". Presenti alla
riunione dei comitati, cui ha partecipato anche Giorgio
Cortellessa, consulente tecnico del comune di Falconara per
l'incidente del 25 agosto '99, il consigliere regionale
Cristina Cecchini, l'assessore provinciale Massimo Binci, il
capo gruppo ed il vice capo gruppo di Alleanza Nazionale
alla Provincia di Ancona Ennio Mencarelli e Massimo Bello,
il consigliere comunale Verde Sergio Badialetti ed il
consigliere di An Lucio Virgulti, mentre i Verdi Marco
Moruzzi e Pietro D'Angelo, assenti per concomitanti impegni
istituzionali, avevano dato un'adesione di massima
all'iniziativa dei comitati. "La questione - ha osservato
Loris Calcina portavoce di Villanova - è che adesso, proprio
a ridosso di un frettoloso rinnovo anticipato della
concessione, abbiamo le prime valutazioni economiche ed
urbanistiche prodotte dai tecnici della Svim. Non si tratta
certo di un progetto economico o produttivo alternativo alla
raffineria Api, ma intanto è il primo approccio valutativo
pubblico, non di parte che va a bilanciare quanto esposto in
questi anni soltanto dalla società Api relativamente alle
ricadute economiche, ambientali ed urbanistiche
dell'attività petrolifera". Un motivo in più dunque per
aspettare e per evitare di "andare incontro ad un futuro
blindato". "Il rinnovo - ha ribadito Calcina - condizionerà
la vita del territorio ben oltre i 20 anni della
concessione, mentre se tutti gli attori si fossero messi
insieme intorno ad un tavolo potevamo da oggi pensare ad un
domani migliore".
Statale dimezzata per abbattere l'ozono
In arrivo il senso unico se non migliorerà la qualità
dell'aria
Intanto il Comune ha chiesto alla Provincia di attivare
il protocollo per ridurre l'attività industriale nei giorni
più a rischio
di MARINA MINELLI
Senso unico lungo la via Flaminia tra i quartieri di
Fiumesino e Villanova. Questo è uno dei provvedimenti che
l'amministrazione comunale si appresta a varare se l'ozono
nell'atmosfera supererà i livelli di guardia raggiunti
domenica scorsa (200 microgrammi per metro cubo, contro un
limite di 180) onde evitare problemi più gravi a tutta la
popolazione. Un'ipotesi che è al vaglio dei tecnici i quali
insieme al comandante della Polizia Municipale, Romolo
Cipolletti stanno studiando le possibili alternative.
Intanto il Comune ha chiesto all'assessore all'ambiente
della Provincia di Ancona, ente cui spettano le competenze
in materia di inquinamento atmosferico, di attivare il
cosiddetto "protocollo ozono" che prevede la riduzione delle
emissioni di ossidi di azoto da parte della raffineria in
particolare nelle giornate a criticità ambientale. Già
nell'estate del 2000, a seguito di numerosi superamenti del
limite di attenzione per la concentrazione di ozono, il
sindaco aveva, prima imposto la limitazione del traffico e
poi, con un'ordinanza chiesto alla raffineria Api di
contribuire alla riduzione delle emissioni di ossidi di
azoto. Successivamente uno studio commissionato
all'Università politecnica delle Marche aveva evidenziato
che le variazioni spaziali dell'ozono tendono ad essere
molto più graduali di quelle degli inquinanti primari, ma
solo in prossimità di importanti sorgenti emissive, come ad
esempio un impianto di raffinazione (numerose in questo
senso le verifiche negli Usa), si può assistere ad un
improvviso e rapido aumento della concentrazione di ozono ("ozone
spike"). In condizioni meteorologiche favorevoli l'ozono si
sviluppa attraverso una serie di reazioni fitochimiche
innescate dagli inquinanti primari prodotti dai processi di
combustione: NOx (ossidi di azoto) e Voc (composti organici
volatili, quali idrocarburi ed aldeidi). Il punto centrale
della relazione prodotta dai ricercatori dell'Università
politecnica delle Marche, è che in assenza di Voc,
l'equilibrio tra le specie chimiche ozono e ossidi di azoto
dipende solo dall'intensità della radiazione solare; alla
presenza di Voc è favorito, invece, l'accumulo di ozono.
Pertanto il rapporto tra Voc e NOx diviene critico nel
definire la concentrazione atmosferica di ozono: elevati
rapporti favoriscono la formazione di ozono e rapporti bassi
favoriscono lo stato di equilibrio. L'esistenza di elevati
valori di idrocarburi non metanici (NmHC), superiori ai
livelli normali, rilevati durante il mese di agosto 2000
dalla centralina di Villanova, contemporaneamente alle forti
emissioni di biossido di azoto, può caratterizzare la
sensibilità della zona urbana di Falconara ad una variazione
degli idrocarburi e direttamente proporzionale alle
variazioni di biossido di azoto.
I sindacati in campo "Ambiente obiettivo prioritario"
Lavoro e tutela dell'ambiente. Assieme per lo sviluppo .
E' questa la ricetta dei sindacati in tema di raffineria di
cui si sta discutendo il rinnovo della concessione. Filcea
Cgil, Frmca Cisl, Uilcem Uil e la Rsu della Raffineria Api,
insieme a Cgil, Cisl e Uil provinciali, in questi giorni
"decisivi" per il futuro dell'attività produttiva dell'Api e
del futuro occupazionale dei lavoratori e dell'indotto,
sottolineano infatti in una nota come la sicurezza e la
tutela dell'ambiente siano "obiettivi primari e
fondamentali". La Rsu e le organizzazioni sindacali di
categoria ritengono "contestuale l'attività lavorativa e la
ricerca della sicurezza e della tutela ambientale",
sottolineando come in tutte le occasioni di confronto con
l'azienda e le istituzioni questo sia stato sempre il punto
prioritario delle rivendicazioni poste dalla Rsu. La Rsu e
le organizzazioni sindacali di categoria proseguiranno anche
per il futuro la politica di richiesta degli investimenti
necessari a garantire "la maggior sicurezza degli impianti e
la tutela ambientale nel rispetto dei lavoratori e dei
cittadini". Intano procede la procedura che deve portare a
un pronunciamento da parte della Regione in ordine al
rinnovo della concessione. Anche se prende corpo l'ipotesi
di uno slittamento della decisione annunciata per giugno.
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LA NUOVA FERRARA |
«La turbogas inquina meno»
I dati Arpa: caleranno le
polveri. E il Comune va avanti
di s.c.
Il Comune ha intenzione di
andare avanti con la costruzione della centrale turbogas da
800 mw e oggi, alla Commissione speciale del Consiglio
comunale, sarà lo stesso sindaco Sateriale a spiegare il
perchè. In sostanza, i rilievi dell'Arpa sulle emissioni
delle attuali centrali dimostrerebbero che la turbogas,
molto più potente, inquinerà meno anche sul fronte delle
polveri sottili. Il recente studio di due ricercatori
bolognesi sulla rivista "Chimica e ambiente" aveva gettato
pesanti ombre sull'inquinamento da Pm10, ipotizzato, sulla
base di calcoli a tavolino che prendevano a modello le
emissioni stimate delle centrali americane di tipo e
dimensioni analoghe, almeno di 250 tonnellate l'anno. Comune
e Provincia hanno dato mandato all'Arpa di misurare le
emissioni al camino di due impianti già presenti all'interno
del petrolchimico: la Cte 2, cioè la centrale a olio
combustibile che sarà chiusa, e la Merloni 1, una turbogas
di scala minore di quella di Enipower. I risultati,
proiettati lungo l'arco temporale di un anno, sono di 55
tonnellate di polveri totali, dei quali 45 di Pm10 (con
diametro fino a 10 micron), per quanto riguarda le emissioni
della Cte 2; e di appena 18 tonnellate di Pm10 per la nuova
turbogas. Quest'ultimo dato è ottenuto misurando le
emissioni reali della Merloni 1 e moltiplicandole per il
fattore dimensionale. I tecnici dell'Arpa spiegano, nella
loro relazione, di aver preso in considerazione solo le
polveri «filtrabili», cioè emesse dai camini delle centrali,
trascurando quelle «condensabili», ovvero il particolato che
si forma in seguito, nell'atmosfera, dalla scissione di
particelle più grandi prodotte dalla stessa centrale. Questo
perchè, in caso contrario, bisognerebbe tener conto anche
delle potenziali polveri in diminuzione, ad esempio le 2.257
tonnellate di ossidi di zolfo che ci risparmierà la
contestuale chiusura della Cte 2: e questa sostanza è
considerata il principale precursore delle polveri sottili.
Non basta a spiegare la differenza tra 18 e 250, senza
ricorrere ad altre valutazioni relative alla differenza tra
i dati reali e le stime a tavolino, e alle novità arrivate
sempre dagli Usa sull'incidenza dei vari parametri nel
calcolo degli inquinanti. Il tutto dimostra comunque,
secondo Arpa, che la nuova centrale turbogas migliora
l'inquinamento ambientale anche sul fronte delle
micropolveri, grazie alla contestuale chiusura della Cte 2.
E non a caso è questa la condizione indicata dal Comune per
dare il via libera al nuovo impianto. Oggi in ogni caso ci
sarà battaglia in commissione, perchè ambientalisti e Forza
Italia si sono opposti alla turbogas anche sulla base dei
calcoli sulle polveri sottili. Resta inoltre aperta la
discussione sull'efficacia delle misure di limitazione del
traffico per abbattere le micropoveri, visto che è comunque
caduta la tesi iniziale del Comune sulla emissione zero di
Pm10 da parte del nuovo impianto. |
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LA SICILIA |
«No alla centrale eolica»
Sì all'energia pulita ma bisogna
individuare le zone con minore impatto ambientale
di Fabio Russello
Agrigento. Un fronte
bipartisan si oppone alla centrale eolica che dovrebbe
sorgere a due miglia dalla costa di San Leone. Una fonte di
energia pulita che rischia di «sporcare» il paesaggio della
Valle dei templi. Alla protesta guidata dal deputato
diessino, Angelo Capodicasa (ma sul piede di guerra ci sono
anche i piccoli pescatori di Porto Empedocle) si sono uniti
ieri l'assessore regionale ai Beni culturali Fabio Granata
ed il presidente dell'Ente Parco archeologico della Valle
dei templi Marco Salerno. «Sull'energia eolica – ha detto
Fabio Granata – occorre una pianificazione su base regionale
che, partendo dalla Carta dei Venti, individui le zone con
il minor impatto ambientale possibile per l'installazione
delle pale, altrimenti attraverso la contrattazione
frammentata con i Comuni si creeranno contraddizioni
fortissime. L'energia eolica è indubbiamente un'energia
pulita – ha aggiunto Granata – ma l'impatto ambientale dovrà
ridursi al minimo per non provocare danni ulteriori al
paesaggio, il quale rappresenta un bene culturale in sé».
Ecco perché Granata dice no a questi impianti in alcune zone
come gli Iblei o il mare prospiciente la Valle dei Tempi:
«Bisogna individuare aree già compromesse dalla presenza
industriale che potrebbero così essere riconvertite».
Granata ha anche «avvertito» gli uffici del Territorio ed
ambiente: «Serve un raccordo forte tra i nostri assessorati
altrimenti non ci resta che l' arma del vincolo
paesaggistico per difendere alcuni valori irrinunciabili
legati al paesaggio». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il
presidente dell'Ente Parco archeologico che pur dicendosi
«favorevole ad una fonte di energia pulita qual è una
centrale eolica» ha aggiunto che «bisogna individuare zone
che non hanno pregi paesistici e che hanno un passato
industriale. Penso ad esempio a Melilli, Priolo o Gela».
Come è noto un imprenditore, Salvatore Moncada (che oggi
dirà la sua nel corso di una conferenza stampa) ha
presentato alla Regione – ottenendo il via libera
dell'assessorato al Territorio ed ambiente – un progetto per
la realizzazione di una centrale eolica che prevede diciotto
piloni alti settanta metri, con pale da 30 metri, posti ad
una distanza di 300 metri l'uno dall'altro che poggeranno su
piattaforme di 225 metri quadrati ancorati su una secca
posta a circa due miglia dalla costa di San Leone. Una
centrale che da sola sarà in grado di coprire quasi il dieci
per cento di tutta la produzione italiana: 70 megawatt su
785, dando lavoro a 25 persone. Il caso era stato sollevato
nei giorni scorsi dal deputato dei Ds Angelo Capodicasa che
ha preparato una interpellanza al presidente Cuffaro
chiedendo conto e ragione sul perché e sul come è stata
autorizzata questa centrale eolica che ha definito «oscena».
In provincia di Agrigento c'è peraltro una sorta di corsa
all'eolico: sono già otto le centrali previste, tre delle
quali sul territorio comunale del capoluogo. E ieri il
gruppo dell'Ulivo ha chiesto la convocazione urgente di un
Consiglio comunale sull'argomento. |
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