CORRIERE ADRIATICO |
D'Angelo: "Sull'Api la
Regione sbaglia"
Il consigliere di
maggioranza: "La concessione oggi è in contraddizione con
gli impegni presi"
"La raffineria continua ad
essere incompatibile con il territorio come ai tempi della
mozione programmatica"
Il consigliere regionale dei
Verdi Pietro D'Angelo presidente della IV Commissione
consiliare Ambiente e Territorio della Regione Marche
esprime contrarietà al rinnovo anticipato della concessione
Api di Falconara. Il consigliere ricorda alle componenti
politiche della maggioranza gli impegni persi con i
cittadini marchigiani attraverso la mozione programmatica
con la quale ci si è presentati alle ultime elezioni
regionali. La mozione, relativamente all'Api di Falconara e
alla Sgl Carbon di Ascoli Piceno, afferma che tali
insediamenti produttivi, altamente pericolosi, sono
incompatibili con il territorio, pertanto la Regione doveva
e deve attivarsi per avviare tutte quelle procedure che
portassero alla dismissione dei due insediamenti. "Concedere
oggi il rinnovo, a circa cinque anni dalla scadenza naturale
dalla concessione Api del 1008 senza avere alcuno studio che
supporti tale scelta, equivale - afferma D'Angelo - ad una
contraddizione profonda di tutta la coalizione con gli
impegni presi con i cittadini al momento del voto. Per i
Verdi - continua D'Angelo - l'incompatibilità dell'Api con
il territorio circostante permane come al momento della
sottoscrizione della mozione programmatica. Nulla è cambiato
pertanto le motivazioni di incompatibilità dell'Api con il
territorio permangono tutte". Il rinnovo anticipato della
concessione senza studi che supportino tale scelta e con
prescrizioni che tendono all'ampliamento dell'insediamento
costituisce per i Verdi un grave atto politico. Il rinnovo
della concessione definito "in contraddizione con la
programmazione urbanistica del Comune di Falconara che
prevede nel proprio Prg in quell'area, non la raffineria, ma
attività eco-compatibili, totalmente astratto rispetto al
piano energetico regionale, senza un approfondito dibattito
politico dimostrerebbe superficialità amministrativa
rispetto a decisioni così importanti per l'intera
collettività". Per i Verdi l'Api continua ad essere
incompatibile con il territorio. "Continua - conclude
D'Angelo - ad essere un insulto alla ragione mantenere una
raffineria di tale pericolosità a ridosso del tessuto
urbano, sotto il cono di decollo a atterraggio di un
aeroporto di valore nazionale" in una zona "attraversata
longitudinalmente da una linea ferroviaria ad alta intensità
di traffico come la Bologna-Bari".
Anche il Wwf leva gli
scudi "Troppi incidenti, è un rischio"
"Mettere in atto subito la
bonifica dell'area"
Il Wwf conferma l'opposizione
al rinnovo della concessione alla raffineria Api, in assenza
di garanzie per la sicurezza e la tutela dell'ambiente.
"Quando il rinnovo della concessione regionale sembra ormai
inevitabile, il Wwf ribadisce la propria netta contrarietà
al via libera della Regione Marche per l'impianto - si legge
in una nota -. Il rinnovo giunge dopo una serie
interminabile di grandi e piccoli incidenti. Di fronte ad
una simile serie di episodi continuiamo a ritenere la
presenza della raffineria Api incompatibile ed insostenibile
per il territorio. La raffineria condiziona e sostiene da
anni l'economia e l'occupazione di una parte significativa
delle Marche e la condizionerà sempre di più grazie alla
produzione diretta di energia elettrica". "Nessuno potrà
mettere in discussione un simile apporto se non
l'elaborazione di una valida proposta economica alternativa
insieme ad un razionale piano energetico regionale -
continua il Wwf - Devono quindi essere messe subito in atto
le azioni per la bonifica dell'area, per la ricerca della
massima sicurezza e per il controllo delle emissioni".
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LA NAZIONE |
Area Ip, Eni chiamata in
causa
LA SPEZIA — Clamoroso inizio
del processo per truffa sull'area Ip e per il quale sono
imputate cinque persone tra tecnici e dirigenti della
società petrolifera più un consulente. Nell'udienza che si è
celebrata davanti al giudice monocratico Diana Brusacà, la
parte civile che difende la Grifil, la società che avrebbe
dovuto acquistare l'area dismessa dalla Ip, ha chiesto che
il giudice chiami in causa l'Eni, essendo questa la società
che, subentrando a Ip e Agip, è quella maggiormente
responsabile e che dovrà risarcire civilmente i danni nel
caso sia accertata la responsabilità penale dei cinque
imputati. Questi sono: Antonio Garzilli, di 60 anni, già
amministratore delegato di Ip (difeso dall'avvocato
Salvatore Panagia del foro di Padova e dall'avvocato Titta
Madia del foro di Roma); Guido Farina, di 65 anni, tecnici
di Ip (difeso dall'avvocato Sergio Zolezzi del foro della
Spezia); Giuseppe Franchi, di 64 anni, dirigente Ip
(assistito dall'avvocato Salvatore Panagia del foro di
Padova e dall'avvocato Stefano De Ferrari del foro della
Spezia), Eraldo Pomo, di 66 anni, tecnico di Ip, difeso
dall'avvocato Alessandro Cardosi del foro della Spezia e
Stelio Munari, di 69 anni, consulente, difeso dagli avvocati
Umberto Garaventa e Guido Colella del foro di Genova. Ma i
legali che compongono la parte civile (professore avvocato
Enrico Marzaduri, avvocati Antonio Benedetto e Alessandro
Civitillo del foro della Spezia) hanno chiesto un
risarcimento record per i danni patiti dalla Grifil spa di
Lucca quantificabile in 125 milioni di euro (circa 250
miliardi di vecchie lire). La dottoressa Brusacà (pubblico
ministero Maurizio Caporuscio) ha accolto la istanza
presentata dalla parte civile e ha rinviato il processo al 9
ottobre prossimo. Durante l'udienza erano presenti i
testimoni, l'ispettore Benito Castiglia della Forestale e
l'esponente di Legambiente Marco Grondacci. Ma loro non sono
stati ascoltati in quanto il giudice ha accolto la richiesta
di parte civile di chiamare in causa l'Eni. La Grifil aveva
comprato nel 1998 i terreni dell'area Ip per una somma di
circa 30 miliardi. Ma ben presto la società toscana scoprì,
attraverso indagini geognostiche, che l'area non era stata
bonificata dalle gravi contaminazioni e dagli inquinamenti
dagli oli minerali. E nell'atto notarile la Ip aveva
garantito che l'area era bonificata. Secondo l'accusa, i
cinque imputati sono accusati tra l'altro di avere indotto
il presidente di Grifil, Luigi Viani, all'acquisto e alla
sottoscrizione del contratto di vendita dell'area della
dismessa raffineria Ip nel '96 per un prezzo di cessione di
26 milioni e 500mila lire di vecchie lire, traendo il
medesimo in errore sull'avvenuta bonifica dell'area medesima
e procurandosi loro stessi un ingiusto profitto pari a 10
miliardi di lire pagati al rogito di trasferimento. |
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LA NUOVA VENEZIA |
Ozono oltre il livello
d'attenzione
MESTRE. Torna lo «smog
fotochimico». Come ci si poteva attendere, visto la forte
insolazione e le condizioni meteo favorevoli al ristagno
degli inquinanti dell'aria, l'ozono troposferico ha superato
il livello di attenzione, fissato a 180 microgrammi per
metro cubo d'aria. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento
provinciale dell'Arpav nella stazione di monitoraggio la
concentrazione massima di ozono riscontrata al Parco
Bissuola è di 197 microgrammi / metrocubo alle ore 17 di
sabato scorso e 189 microgrammi / metrocubo alle ore 20 di
domenica. Nella stazione di monitoraggio di Maerne sono
stati registrati, invece, valori poco al di sotto del limite
di legge, come pure a Porto Marghera (dati dell'Ente Zona
Industriale). Un valore d'ozono superiore al livello
d'attenzione è stato rilevato anche nella stazione
aggiuntiva a quelle della rete urbana, di via Bottenigo, con
203 microgrammi sabato e 198 domenica. Le precauzioni
consigliate dal comune consistono, essenzialmente,
nell'evitare l'esposizione prolungata all'aperto durante le
ore più calde della giornata, e, sempre durante le stesse
ore, nel ridurre al minimo lo svolgimento d'attività fisiche
affaticanti, ricordando che i soggetti a maggior rischio
sono i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza, chi
svolge attività lavorativa o fisica all'aperto, i soggetti
asmatici e i soggetti con patologie polmonari e
cardiologiche. Le previsioni meteorologiche segnalano
condizioni favorevoli al ristagno di sostanze inquinanti nei
bassi strati dell'atmosfera. |
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