RASSEGNA STAMPA 11.06.2003

 

CORRIERE ADRIATICO
D'Angelo: "Sull'Api la Regione sbaglia"

Il consigliere di maggioranza: "La concessione oggi è in contraddizione con gli impegni presi"

"La raffineria continua ad essere incompatibile con il territorio come ai tempi della mozione programmatica"

Il consigliere regionale dei Verdi Pietro D'Angelo presidente della IV Commissione consiliare Ambiente e Territorio della Regione Marche esprime contrarietà al rinnovo anticipato della concessione Api di Falconara. Il consigliere ricorda alle componenti politiche della maggioranza gli impegni persi con i cittadini marchigiani attraverso la mozione programmatica con la quale ci si è presentati alle ultime elezioni regionali. La mozione, relativamente all'Api di Falconara e alla Sgl Carbon di Ascoli Piceno, afferma che tali insediamenti produttivi, altamente pericolosi, sono incompatibili con il territorio, pertanto la Regione doveva e deve attivarsi per avviare tutte quelle procedure che portassero alla dismissione dei due insediamenti. "Concedere oggi il rinnovo, a circa cinque anni dalla scadenza naturale dalla concessione Api del 1008 senza avere alcuno studio che supporti tale scelta, equivale - afferma D'Angelo - ad una contraddizione profonda di tutta la coalizione con gli impegni presi con i cittadini al momento del voto. Per i Verdi - continua D'Angelo - l'incompatibilità dell'Api con il territorio circostante permane come al momento della sottoscrizione della mozione programmatica. Nulla è cambiato pertanto le motivazioni di incompatibilità dell'Api con il territorio permangono tutte". Il rinnovo anticipato della concessione senza studi che supportino tale scelta e con prescrizioni che tendono all'ampliamento dell'insediamento costituisce per i Verdi un grave atto politico. Il rinnovo della concessione definito "in contraddizione con la programmazione urbanistica del Comune di Falconara che prevede nel proprio Prg in quell'area, non la raffineria, ma attività eco-compatibili, totalmente astratto rispetto al piano energetico regionale, senza un approfondito dibattito politico dimostrerebbe superficialità amministrativa rispetto a decisioni così importanti per l'intera collettività". Per i Verdi l'Api continua ad essere incompatibile con il territorio. "Continua - conclude D'Angelo - ad essere un insulto alla ragione mantenere una raffineria di tale pericolosità a ridosso del tessuto urbano, sotto il cono di decollo a atterraggio di un aeroporto di valore nazionale" in una zona "attraversata longitudinalmente da una linea ferroviaria ad alta intensità di traffico come la Bologna-Bari".

Anche il Wwf leva gli scudi "Troppi incidenti, è un rischio"

"Mettere in atto subito la bonifica dell'area"

Il Wwf conferma l'opposizione al rinnovo della concessione alla raffineria Api, in assenza di garanzie per la sicurezza e la tutela dell'ambiente. "Quando il rinnovo della concessione regionale sembra ormai inevitabile, il Wwf ribadisce la propria netta contrarietà al via libera della Regione Marche per l'impianto - si legge in una nota -. Il rinnovo giunge dopo una serie interminabile di grandi e piccoli incidenti. Di fronte ad una simile serie di episodi continuiamo a ritenere la presenza della raffineria Api incompatibile ed insostenibile per il territorio. La raffineria condiziona e sostiene da anni l'economia e l'occupazione di una parte significativa delle Marche e la condizionerà sempre di più grazie alla produzione diretta di energia elettrica". "Nessuno potrà mettere in discussione un simile apporto se non l'elaborazione di una valida proposta economica alternativa insieme ad un razionale piano energetico regionale - continua il Wwf - Devono quindi essere messe subito in atto le azioni per la bonifica dell'area, per la ricerca della massima sicurezza e per il controllo delle emissioni".

 
LA NAZIONE
Area Ip, Eni chiamata in causa

LA SPEZIA — Clamoroso inizio del processo per truffa sull'area Ip e per il quale sono imputate cinque persone tra tecnici e dirigenti della società petrolifera più un consulente. Nell'udienza che si è celebrata davanti al giudice monocratico Diana Brusacà, la parte civile che difende la Grifil, la società che avrebbe dovuto acquistare l'area dismessa dalla Ip, ha chiesto che il giudice chiami in causa l'Eni, essendo questa la società che, subentrando a Ip e Agip, è quella maggiormente responsabile e che dovrà risarcire civilmente i danni nel caso sia accertata la responsabilità penale dei cinque imputati. Questi sono: Antonio Garzilli, di 60 anni, già amministratore delegato di Ip (difeso dall'avvocato Salvatore Panagia del foro di Padova e dall'avvocato Titta Madia del foro di Roma); Guido Farina, di 65 anni, tecnici di Ip (difeso dall'avvocato Sergio Zolezzi del foro della Spezia); Giuseppe Franchi, di 64 anni, dirigente Ip (assistito dall'avvocato Salvatore Panagia del foro di Padova e dall'avvocato Stefano De Ferrari del foro della Spezia), Eraldo Pomo, di 66 anni, tecnico di Ip, difeso dall'avvocato Alessandro Cardosi del foro della Spezia e Stelio Munari, di 69 anni, consulente, difeso dagli avvocati Umberto Garaventa e Guido Colella del foro di Genova. Ma i legali che compongono la parte civile (professore avvocato Enrico Marzaduri, avvocati Antonio Benedetto e Alessandro Civitillo del foro della Spezia) hanno chiesto un risarcimento record per i danni patiti dalla Grifil spa di Lucca quantificabile in 125 milioni di euro (circa 250 miliardi di vecchie lire). La dottoressa Brusacà (pubblico ministero Maurizio Caporuscio) ha accolto la istanza presentata dalla parte civile e ha rinviato il processo al 9 ottobre prossimo. Durante l'udienza erano presenti i testimoni, l'ispettore Benito Castiglia della Forestale e l'esponente di Legambiente Marco Grondacci. Ma loro non sono stati ascoltati in quanto il giudice ha accolto la richiesta di parte civile di chiamare in causa l'Eni. La Grifil aveva comprato nel 1998 i terreni dell'area Ip per una somma di circa 30 miliardi. Ma ben presto la società toscana scoprì, attraverso indagini geognostiche, che l'area non era stata bonificata dalle gravi contaminazioni e dagli inquinamenti dagli oli minerali. E nell'atto notarile la Ip aveva garantito che l'area era bonificata. Secondo l'accusa, i cinque imputati sono accusati tra l'altro di avere indotto il presidente di Grifil, Luigi Viani, all'acquisto e alla sottoscrizione del contratto di vendita dell'area della dismessa raffineria Ip nel '96 per un prezzo di cessione di 26 milioni e 500mila lire di vecchie lire, traendo il medesimo in errore sull'avvenuta bonifica dell'area medesima e procurandosi loro stessi un ingiusto profitto pari a 10 miliardi di lire pagati al rogito di trasferimento.

 
LA NUOVA VENEZIA
Ozono oltre il livello d'attenzione

MESTRE. Torna lo «smog fotochimico». Come ci si poteva attendere, visto la forte insolazione e le condizioni meteo favorevoli al ristagno degli inquinanti dell'aria, l'ozono troposferico ha superato il livello di attenzione, fissato a 180 microgrammi per metro cubo d'aria. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento provinciale dell'Arpav nella stazione di monitoraggio la concentrazione massima di ozono riscontrata al Parco Bissuola è di 197 microgrammi / metrocubo alle ore 17 di sabato scorso e 189 microgrammi / metrocubo alle ore 20 di domenica. Nella stazione di monitoraggio di Maerne sono stati registrati, invece, valori poco al di sotto del limite di legge, come pure a Porto Marghera (dati dell'Ente Zona Industriale). Un valore d'ozono superiore al livello d'attenzione è stato rilevato anche nella stazione aggiuntiva a quelle della rete urbana, di via Bottenigo, con 203 microgrammi sabato e 198 domenica. Le precauzioni consigliate dal comune consistono, essenzialmente, nell'evitare l'esposizione prolungata all'aperto durante le ore più calde della giornata, e, sempre durante le stesse ore, nel ridurre al minimo lo svolgimento d'attività fisiche affaticanti, ricordando che i soggetti a maggior rischio sono i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza, chi svolge attività lavorativa o fisica all'aperto, i soggetti asmatici e i soggetti con patologie polmonari e cardiologiche. Le previsioni meteorologiche segnalano condizioni favorevoli al ristagno di sostanze inquinanti nei bassi strati dell'atmosfera.

 
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