MESSAGGERO |
La concessione all’Api
contrasta con gli impegni elettorali
D’Angelo (Verdi)
di Roberta Maccagnani
FALCONARA No alla richiesta
di rinnovo di concessione anticipata avanzata dall’Api. Lo
ribadiscono i Verdi tramite il consigliere regionale Pietro
D’Angelo, presidente della IV commissione consiliare
ambiente e territorio della Regione. Un nodo, quello
dell’Api, che potrebbe innescare ricadute politiche come
emerge da una nota di qualche giorno fa del presidente della
Federazione marchigiana Verdi, Luciano Montesi. «Prorogare
la concessione Api fino al 2020 è una decisione
irresponsabile per i Verdi – ha dichiarato – che si
adopereranno fino all’ultimo per scongiurarla e se venisse
comunque adottata ne trarremo tutte le conclusioni politiche
opportune». Sull’argomento torna D’Angelo che ricorda alle
componenti politiche della Regione «gli impregni presi coi
cittadini marchigiani attraverso la mozione programmatica
con cui ci si è presentati alle ultime elezioni regionali.
La mozione, relativamente all’Api di Falconara e alla Sgl
Carbon di Ascoli afferma che tali insediamenti produttivi,
altamente pericolosi, sono incompatibili col territorio,
pertanto la Regione doveva e deve attivarsi per avviare
tutte quelle procedure (indagini epidemiologiche, studi
sulla possibilità di riconversione, salvaguardia dei posti
di lavoro) che portassero alla dismissione e riconversione
dei due insediamenti». Per questo secondo D’Angelo concedere
oggi il rinnovo, a cinque anni dalla scadenza naturale della
concessione, senza avere uno studio che supporti tale
scelta, equivale a una contraddizione profonda di tutta la
colazione nei confronti dei cittadini. «Il rinnovo
anticipato della concessione fino al 2020 – sostiene – senza
studi che supportino tale scelta e con prescrizioni che di
fatto tendono all’ampliamento dell’insediamento costituisce
per i Verdi un grave atto politico. Inoltre il rinnovo è in
contrasto con la programmazione urbanistica del Comune di
Falconara, totalmente astratto rispetto al piano energetico
regionale e senza un approfondito dibattito politico».
|
|
CORRIERE ADRIATICO |
La città e la raffineria Arriva un sondaggio
E An chiede alla giunta di riferire in commissione
di Marina Minnelli
Il capogruppo di An in consiglio regionale Carlo Ciccioli
ha chiesto formalmente che la giunta venga a riferire in
commissione sullo stato delle trattive per il rinnovo della
concessione ventennale alla raffineria Api, cinque anni
prima della scadenza. Il presidente della quarta commissione
(ambiente) Pietro D' Angelo ha girato al richiesta
all'assessore regionale Amagliani, sollecitandolo a
partecipare ai lavori della organo consiliare, che è
convocato per il 10 giugno prossimo. Intanto lo stesso
D'Angelo ha diffuso una nota nella quale esprime contrarietà
al rinnovo della concessione. "Concedere il rinnovo -
afferma D'Angelo - senza avere alcuno studio che supporti
tale scelta equivale ad una contraddizione profonda di tutta
la coalizione con gli impegni presi dai cittadini". Intanto
verrà presentato questa mattina alle 12 nella sala del Leone
del Castello di Falconara Alta il sondaggio che il
consigliera regionale Cristina Cecchini ha affidato alla
società di ricerca Datamedia per conoscere le opinioni ed i
giudizi dei cittadini residenti sulla vicenda Api. "Tre anni
fa - ricorda la Cecchini - al momento della stesura
dell'accordo di governo per la Regione Marche, le forze
politiche del centrosinistra e Rifondazione Comunista
avevano inserito tra gli impegni da realizzare nel corso
della legislatura la dismissione della raffineria Api".
"Oggi invece - prosegue Cristina Cecchini - tutto è pronto
per il rinnovo di 20 anni della concessione, addirittura
anticipata di 5 anni rispetto alla scadenza". Secondo
Cristina Cecchini "i cittadini di Falconara non sono stati
ascoltati", questo il motivo del sondaggio che i cui
risultati la Cecchini vuole portare in Consiglio Regionale
per "farli valere nel corso del dibattito".
|
|
ECONEWS (Verdi) |
Carrette del mare.
Dall'Adriatico parte un movimento contro il petrolio in mare
Sono 200 mila le navi che
ogni anno attraversano il Mediterraneo, e ogni giorno sono
300 le petroliere che lo solcano. Il trasporto mondiale di
petrolio passa per il 20% proprio dal Mediterraneo e sono
circa 600 mila le tonnellate di petrolio che ogni anno
finiscono nel nostro mare, che costituisce appena lo 0,7%
della superficie di tutti i mari del pianeta, ma dove si
concentra il 30% della spesa turistica mondiale. Una
tonnellata di petrolio può coprire fino a 1000 ettari di
mare e inquinare un chilometro di spiaggia. Sono solo alcuni
dei dati che sono stati presentati alla conferenza stampa
che si è tenuta ieri mattina su di una 'carretta del mare',
"Alma I", da oltre 3 anni sotto sequestro giudiziario nel
porto di Ancona, nave battente la bandiera di comodo
dell'Honduras. La conferenza stampa si è svolta in
contemporanea con altre 16, tenute a Ginevra, Berlino,
Madrid, Parigi, Londra, obiettivo presentare la
mobilitazione internazionale che il 14 giugno si terrà a
Bruxelles su iniziativa dei comitati Nunca Mais della
Galizia (Spagna) con l'appoggio dei Verdi, dei comitati
cittadini delle Marche e i comitati popolari della Bretagna
(Francia). Ad Ancona erano presenti i consiglieri regionali
dei Verdi di Marche, Marco Moruzzi, dell'Emilia-Romagna,
Daniela Guerra e della Basilicata, Francesco Mollica, oltre
ai rappresentanti dei comitati e il presidente del WWF delle
Marche, Andrea Dignani. I Verdi hanno dichiarato la loro
totale insoddisfazione dei provvedimenti nazionali e
internazionali fin qui presi per garantire la sicurezza nei
trasporti di materiali pericolosi, in quanto si permette
ancora che nei nostri mari possano navigare vere e proprie
carrette senza il doppio scafo per il trasporto di prodotti
altamente inquinanti, grazie ad una regola internazionale
che favorisce bandiere di convenienza, armatori fantasma e
che deresponsabilizza i proprietari del carico dai danni
ambientali del carico. Nelle regioni dell'Adriatico i
movimenti ambientalisti e i Verdi si occupano da molti anni
dei pericoli legati al trasporto di petrolio e di sostanze
tossico-nocive in mare. "Gli incidenti vanno prevenuti- ha
detto Marco Moruzzi- in Galizia l'incidente della 'Prestige'
ha causato lo sversamento in mare di 70 mila tonnellate di
petrolio di cui solo una parte è stata recuperata,
soprattutto grazie al lavoro dei volontari e dei pescatori.
In Galizia non c'è ancora oggi un piano di bonifica e i
fondali marini sono contaminati da un tappeto di petrolio
che non si sa come recuperare. Oggi nasce una alleanza
internazionale per la difesa del mare, risultato di un
lavoro di collaborazione e di solidarietà che nei mesi
scorsi mi ha visto impegnato in Galizia a fianco del
movimento di Nunca Mais". "Decine di navi con sostanze
pericolose attraccano ogni giorno nei nostri porti- ha detto
Daniela Guerra- e nel prossimo futuro potrebbero aumentare
se non si riuscirà a bloccare il progetto di Enel approvato
dalla Regione Veneto di riconversione della centrale di
Porto Tolle, nel Parco del Delta, ad orimulsion. Questo è un
prodotto bituminoso ed altamente inquinante se disperso
nell'ambiente di cui arriveranno 5 milioni di tonnellate
ogni anno via mare nel porto di Ravenna dal Venezuela. Il
'vantaggio' dell'orimulsion è il basso costo e non è
difficile pensare che anche sul trasporto si potrà
risparmiare affidandolo a queste estremamente pericolose
carrette che non si vogliono mettere fuori legge". Piena
condivisione dell'iniziativa è stata testimoniata dal
consigliere regionale dei Verdi della Basilicata Francesco
Mollica "la nostra Regione è la prima produttrice di
petrolio, ma vive questo problema per la vicinanza della
grande raffineria di Taranto. Se i governi nazionali non
sono in grado di prendere decisioni serie per risolvere il
problema e garantire la sicurezza dei mari e del
Mediterraneo, occorre che si attivi l'Unione europea ed in
questo senso l'iniziativa del 14 a Bruxelles assume una
grande importanza". |
|
|