RASSEGNA STAMPA 07.06.2003

 

MESSAGGERO
La concessione all’Api contrasta con gli impegni elettorali

D’Angelo (Verdi)

di Roberta Maccagnani

FALCONARA No alla richiesta di rinnovo di concessione anticipata avanzata dall’Api. Lo ribadiscono i Verdi tramite il consigliere regionale Pietro D’Angelo, presidente della IV commissione consiliare ambiente e territorio della Regione. Un nodo, quello dell’Api, che potrebbe innescare ricadute politiche come emerge da una nota di qualche giorno fa del presidente della Federazione marchigiana Verdi, Luciano Montesi. «Prorogare la concessione Api fino al 2020 è una decisione irresponsabile per i Verdi – ha dichiarato – che si adopereranno fino all’ultimo per scongiurarla e se venisse comunque adottata ne trarremo tutte le conclusioni politiche opportune». Sull’argomento torna D’Angelo che ricorda alle componenti politiche della Regione «gli impregni presi coi cittadini marchigiani attraverso la mozione programmatica con cui ci si è presentati alle ultime elezioni regionali. La mozione, relativamente all’Api di Falconara e alla Sgl Carbon di Ascoli afferma che tali insediamenti produttivi, altamente pericolosi, sono incompatibili col territorio, pertanto la Regione doveva e deve attivarsi per avviare tutte quelle procedure (indagini epidemiologiche, studi sulla possibilità di riconversione, salvaguardia dei posti di lavoro) che portassero alla dismissione e riconversione dei due insediamenti». Per questo secondo D’Angelo concedere oggi il rinnovo, a cinque anni dalla scadenza naturale della concessione, senza avere uno studio che supporti tale scelta, equivale a una contraddizione profonda di tutta la colazione nei confronti dei cittadini. «Il rinnovo anticipato della concessione fino al 2020 – sostiene – senza studi che supportino tale scelta e con prescrizioni che di fatto tendono all’ampliamento dell’insediamento costituisce per i Verdi un grave atto politico. Inoltre il rinnovo è in contrasto con la programmazione urbanistica del Comune di Falconara, totalmente astratto rispetto al piano energetico regionale e senza un approfondito dibattito politico».

 
CORRIERE ADRIATICO
La città e la raffineria Arriva un sondaggio

E An chiede alla giunta di riferire in commissione

di Marina Minnelli

Il capogruppo di An in consiglio regionale Carlo Ciccioli ha chiesto formalmente che la giunta venga a riferire in commissione sullo stato delle trattive per il rinnovo della concessione ventennale alla raffineria Api, cinque anni prima della scadenza. Il presidente della quarta commissione (ambiente) Pietro D' Angelo ha girato al richiesta all'assessore regionale Amagliani, sollecitandolo a partecipare ai lavori della organo consiliare, che è convocato per il 10 giugno prossimo. Intanto lo stesso D'Angelo ha diffuso una nota nella quale esprime contrarietà al rinnovo della concessione. "Concedere il rinnovo - afferma D'Angelo - senza avere alcuno studio che supporti tale scelta equivale ad una contraddizione profonda di tutta la coalizione con gli impegni presi dai cittadini". Intanto verrà presentato questa mattina alle 12 nella sala del Leone del Castello di Falconara Alta il sondaggio che il consigliera regionale Cristina Cecchini ha affidato alla società di ricerca Datamedia per conoscere le opinioni ed i giudizi dei cittadini residenti sulla vicenda Api. "Tre anni fa - ricorda la Cecchini - al momento della stesura dell'accordo di governo per la Regione Marche, le forze politiche del centrosinistra e Rifondazione Comunista avevano inserito tra gli impegni da realizzare nel corso della legislatura la dismissione della raffineria Api". "Oggi invece - prosegue Cristina Cecchini - tutto è pronto per il rinnovo di 20 anni della concessione, addirittura anticipata di 5 anni rispetto alla scadenza". Secondo Cristina Cecchini "i cittadini di Falconara non sono stati ascoltati", questo il motivo del sondaggio che i cui risultati la Cecchini vuole portare in Consiglio Regionale per "farli valere nel corso del dibattito".

 
ECONEWS (Verdi)
Carrette del mare. Dall'Adriatico parte un movimento contro il petrolio in mare

Sono 200 mila le navi che ogni anno attraversano il Mediterraneo, e ogni giorno sono 300 le petroliere che lo solcano. Il trasporto mondiale di petrolio passa per il 20% proprio dal Mediterraneo e sono circa 600 mila le tonnellate di petrolio che ogni anno finiscono nel nostro mare, che costituisce appena lo 0,7% della superficie di tutti i mari del pianeta, ma dove si concentra il 30% della spesa turistica mondiale. Una tonnellata di petrolio può coprire fino a 1000 ettari di mare e inquinare un chilometro di spiaggia. Sono solo alcuni dei dati che sono stati presentati alla conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina su di una 'carretta del mare', "Alma I", da oltre 3 anni sotto sequestro giudiziario nel porto di Ancona, nave battente la bandiera di comodo dell'Honduras. La conferenza stampa si è svolta in contemporanea con altre 16, tenute a Ginevra, Berlino, Madrid, Parigi, Londra, obiettivo presentare la mobilitazione internazionale che il 14 giugno si terrà a Bruxelles su iniziativa dei comitati Nunca Mais della Galizia (Spagna) con l'appoggio dei Verdi, dei comitati cittadini delle Marche e i comitati popolari della Bretagna (Francia). Ad Ancona erano presenti i consiglieri regionali dei Verdi di Marche, Marco Moruzzi, dell'Emilia-Romagna, Daniela Guerra e della Basilicata, Francesco Mollica, oltre ai rappresentanti dei comitati e il presidente del WWF delle Marche, Andrea Dignani. I Verdi hanno dichiarato la loro totale insoddisfazione dei provvedimenti nazionali e internazionali fin qui presi per garantire la sicurezza nei trasporti di materiali pericolosi, in quanto si permette ancora che nei nostri mari possano navigare vere e proprie carrette senza il doppio scafo per il trasporto di prodotti altamente inquinanti, grazie ad una regola internazionale che favorisce bandiere di convenienza, armatori fantasma e che deresponsabilizza i proprietari del carico dai danni ambientali del carico. Nelle regioni dell'Adriatico i movimenti ambientalisti e i Verdi si occupano da molti anni dei pericoli legati al trasporto di petrolio e di sostanze tossico-nocive in mare. "Gli incidenti vanno prevenuti- ha detto Marco Moruzzi- in Galizia l'incidente della 'Prestige' ha causato lo sversamento in mare di 70 mila tonnellate di petrolio di cui solo una parte è stata recuperata, soprattutto grazie al lavoro dei volontari e dei pescatori. In Galizia non c'è ancora oggi un piano di bonifica e i fondali marini sono contaminati da un tappeto di petrolio che non si sa come recuperare. Oggi nasce una alleanza internazionale per la difesa del mare, risultato di un lavoro di collaborazione e di solidarietà che nei mesi scorsi mi ha visto impegnato in Galizia a fianco del movimento di Nunca Mais". "Decine di navi con sostanze pericolose attraccano ogni giorno nei nostri porti- ha detto Daniela Guerra- e nel prossimo futuro potrebbero aumentare se non si riuscirà a bloccare il progetto di Enel approvato dalla Regione Veneto di riconversione della centrale di Porto Tolle, nel Parco del Delta, ad orimulsion. Questo è un prodotto bituminoso ed altamente inquinante se disperso nell'ambiente di cui arriveranno 5 milioni di tonnellate ogni anno via mare nel porto di Ravenna dal Venezuela. Il 'vantaggio' dell'orimulsion è il basso costo e non è difficile pensare che anche sul trasporto si potrà risparmiare affidandolo a queste estremamente pericolose carrette che non si vogliono mettere fuori legge". Piena condivisione dell'iniziativa è stata testimoniata dal consigliere regionale dei Verdi della Basilicata Francesco Mollica "la nostra Regione è la prima produttrice di petrolio, ma vive questo problema per la vicinanza della grande raffineria di Taranto. Se i governi nazionali non sono in grado di prendere decisioni serie per risolvere il problema e garantire la sicurezza dei mari e del Mediterraneo, occorre che si attivi l'Unione europea ed in questo senso l'iniziativa del 14 a Bruxelles assume una grande importanza".

 
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