RASSEGNA STAMPA 05.06.2003

 

MESSAGGERO
I Verdi: «No all’Api o addio maggioranza»

Regione, il “Sole che ride” si oppone al rinnovo della concessione fino al 2020

di GUIDO LANDI

VERDI a un passo dall’uscita dalla maggioranza in Regione sul caso Api. Prorogare la concessione alla raffineria Api fino al 2020 è una decisione «irresponsabile» per i Verdi, che «si adopereranno fino all'ultimo per scongiurarla» e se venisse comunque adottata ne trarranno «tutte le conclusioni politiche che riterranno opportune». Il “Sole che ride” non usa mezze misure, e minaccia ricadute politiche della vicenda Api, in una nota diffusa dal presidente della Federazione marchigiana dei Verdi Luciano Montesi. La presa di posizione chiude una serie di incontri che la delegazione politico istituzionale regionale e provinciale dei Verdi ha avuto con i vertici istituzionali delle Marche e della Provincia di Ancona. Il Parlamento nazionale, ricorda Montesi, ha riconosciuto l'Api di Falconara come sito ad elevato rischio ambientale di rilievo nazionale, e «il programma della maggioranza di Centrosinistra che governa la Regione dichiara che la raffineria non è compatibile con il territorio». Prorogare la concessione dunque è inaccettabile e porrebbe «un'ipoteca grave sullo sviluppo economico e sociale della bassa Vallesina; una minaccia all'ambiente e alla salute nostra e delle future generazioni». I Verdi ricapitolano quindi gli atti compiuti fin qui dalla Regione. Che ha commissionato studi allo Svim sull'area vasta ad alto rischio ambientale, sul degrado ambientale, sugli scenari possibili di dismissione della raffineria e sulla riconversione del sito (che secondo tali indagini occuperebbe solo lo 0,5 della forza lavoro della Vallesina). Uno studio epidemiologico per verificare le possibili ricadute dell'inquinamento sulla salute dei residenti è ancora in corso: «Tutto ciò - sottolineano i Verdi - graverà sulle casse regionali per 258.000 euro. Nello stesso tempo, sempre la Regione sta redigendo il Piano energetico regionale». La proposta avanzata al tavolo della maggioranza del 3 giugno contiene una nuova concessione fino al 2020 accompagnata da una serie di prescrizioni e da una proposta di protocollo d'intesa Regione-Azienda. «In questo complesso di documenti, di cui non è stata consegnata copia durante la riunione - lamentano i Verdi - manca una data certa in cui dovrebbe cominciare il processo di dismissione, di bonifica e di riconversione dell'area». Fra l'altro, l'atto di rinnovo sarebbe a firma dell'Autorità ambientale regionale, un dirigente che risponderebbe in solido qualora, di fronte a un no alla concessione, l'azienda dovesse ricorrere al Tar e vincere il ricorso. I Verdi hanno chiesto per questo che la giunta regionale avochi a se la deliberazione.

 
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