I Verdi: «No all’Api o addio
maggioranza»
Regione, il “Sole che ride”
si oppone al rinnovo della concessione fino al 2020
di GUIDO LANDI
VERDI a un passo dall’uscita
dalla maggioranza in Regione sul caso Api. Prorogare la
concessione alla raffineria Api fino al 2020 è una decisione
«irresponsabile» per i Verdi, che «si adopereranno fino
all'ultimo per scongiurarla» e se venisse comunque adottata
ne trarranno «tutte le conclusioni politiche che riterranno
opportune». Il “Sole che ride” non usa mezze misure, e
minaccia ricadute politiche della vicenda Api, in una nota
diffusa dal presidente della Federazione marchigiana dei
Verdi Luciano Montesi. La presa di posizione chiude una
serie di incontri che la delegazione politico istituzionale
regionale e provinciale dei Verdi ha avuto con i vertici
istituzionali delle Marche e della Provincia di Ancona. Il
Parlamento nazionale, ricorda Montesi, ha riconosciuto l'Api
di Falconara come sito ad elevato rischio ambientale di
rilievo nazionale, e «il programma della maggioranza di
Centrosinistra che governa la Regione dichiara che la
raffineria non è compatibile con il territorio». Prorogare
la concessione dunque è inaccettabile e porrebbe «un'ipoteca
grave sullo sviluppo economico e sociale della bassa
Vallesina; una minaccia all'ambiente e alla salute nostra e
delle future generazioni». I Verdi ricapitolano quindi gli
atti compiuti fin qui dalla Regione. Che ha commissionato
studi allo Svim sull'area vasta ad alto rischio ambientale,
sul degrado ambientale, sugli scenari possibili di
dismissione della raffineria e sulla riconversione del sito
(che secondo tali indagini occuperebbe solo lo 0,5 della
forza lavoro della Vallesina). Uno studio epidemiologico per
verificare le possibili ricadute dell'inquinamento sulla
salute dei residenti è ancora in corso: «Tutto ciò -
sottolineano i Verdi - graverà sulle casse regionali per
258.000 euro. Nello stesso tempo, sempre la Regione sta
redigendo il Piano energetico regionale». La proposta
avanzata al tavolo della maggioranza del 3 giugno contiene
una nuova concessione fino al 2020 accompagnata da una serie
di prescrizioni e da una proposta di protocollo d'intesa
Regione-Azienda. «In questo complesso di documenti, di cui
non è stata consegnata copia durante la riunione - lamentano
i Verdi - manca una data certa in cui dovrebbe cominciare il
processo di dismissione, di bonifica e di riconversione
dell'area». Fra l'altro, l'atto di rinnovo sarebbe a firma
dell'Autorità ambientale regionale, un dirigente che
risponderebbe in solido qualora, di fronte a un no alla
concessione, l'azienda dovesse ricorrere al Tar e vincere il
ricorso. I Verdi hanno chiesto per questo che la giunta
regionale avochi a se la deliberazione. |