RESTO DEL CARLINO |
Raffineria Api, i verdi schierano Pecoraro Scanio
Il presidente nazionale dei Verdi, Alfonso Pecoraro
Scanio, sarà oggi alle 15 davanti all'Api di Falconara per
verificare «la difficile convivenza tra impianti petroliferi
e territorio». Lo annuncia il capogruppo dei Verdi alla
Regione Marche, Marco Moruzzi, in una nota in cui chiede al
governatore D'Ambrosio di aspettare l' esito di alcuni studi
ambientali prima di dare parere favorevole al rinnovo della
concessione ventennale. «Non si può rinnovare ora la
concessione all'Api — scrive Moruzzi — senza consegna e
valutazione degli studi esaustivi della SviM». I Verdi
puntano a chiusura e riconversione. |
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CORRIERE ADRIATICO |
Sit-in di Pecoraro Scanio
Il presidente nazionale dei Verdi oggi alle 15 davanti
all'Api
Moruzzi: "Non si può rinnovare ora la concessione"
ANCONA - Il presidente nazionale dei Verdi Alfonso
Pecoraro Scanio sarà oggi alle 15 davanti all'Api di
Falconara per verificare "la difficile convivenza tra
impianti petroliferi e territorio". Lo annuncia il
capogruppo dei Verdi alla Regione Marche, Moruzzi, in una
nota in cui chiede al governatore D'Ambrosio di aspettare
l'esito di alcuni studi ambientali prima di dare parere
favorevole al rinnovo della concessione ventennale alla
raffineria. "Non si può rinnovare ora la concessione all'Api
- scrive Moruzzi - senza consegna e valutazione degli studi
esaustivi sulla situazione della raffineria svolti dalla
Società di sviluppo Marche (SviM)". In un "serrato
confronto" con D'Ambrosio, la delegazione dei Verdi ha
presentato alcune proposte e chiesto la riconferma del
programma di legislatura, "che dichiara l'incompatibilità
della raffineria con la città e prevede la bonifica, la
dismissione e la riconversione". Le proposte dei Verdi
prevedono che la decisione sulla concessione sia assunta
solo dopo la valutazione degli studi del Piano di
risanamento dell'area ad alto rischio ambientale (che
includono scenari di risanamento anche per l'Api). E'
inoltre necessario, secondo gli ecologisti, acquisire i
risultati dell' indagine epidemiologica avviata sull'
impatto che le attività della raffineria hanno sulla salute
dei falconaresi.
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LA SICILIA |
Trattativa tra Eni e i russi di Yokos
Per il 30% della raffineria
Le trattative di Eni con la Yukos, il colosso petrolifero
russo per il rilevamento di una quota di minoranza (si parla
del 30%) della Raffineria di Gela, continuano e procedono
speditamente. E' quanto hanno confermato vertici Eni quali
il dott. Renzi ed il dott. Alberti ai sindacati in un veloce
scambio di battute. Conferme anche per il rispetto degli
accordi sottoscritti a dicembre che prevedono anche 100
assunzioni alla raffineria compresi i cambi padre/ figlio.
Il mese scorso a Catania oltre 350 giovani hanno effettuato
le selezioni. Ora si passerà alla fase successiva. Intanto
ieri, dopo le elezioni del marzo scorso della componente Rsu
della Raffineria, si è proceduto all'insediamento ufficiale
dei 22 eletti e degli 11 designati dalle organizzazioni
sindacali. Nella stessa giornata si è proceduto alla nomina
dell'esecutivo composto da Rocco Giudice e Gaetano Catania
per la Cgil, Nicolò Capizzi ed Emanuele Scicolone per la
Cisl, Silvio Ruggeri e Pietro Pulici per la Uil, Antonino
Cacici per l' Ugl. Con l'insediamento della Rsu riprende
l'attività sindacale al petrolchimico. E' stato già
richiesto un incontro urgente allas Raffineria di Gela per
andare a trattare una serie di problemi che si sono
verificati o acuiti in questi mesi. Oggi ci sarà
l'insediamento dei rappresentanti sindacali unitari per le
società Polimeri Europa e Sindial l'ex Enichem.
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LA GAZZETTA DI MANTOVA |
«Con il turbogas aria meno
inquinata in città»
L'Istituto superiore di
sanità: con quell'impianto caleranno le emissioni nocive
I Verdi hanno organizzato
l'incontro sulla nuova centrale Enipower che ha alimentato
molte polemiche
«La centrale turbogas di
Enipower migliorerà le condizioni ambientali di Mantova». Ad
affermarlo, poco prima di partecipare al convegno
organizzato dai Verdi a palazzo Soardi, è Giovanni Marsili
dell'Istituto superiore di sanità, autore dello studio sul
rischio ambientale in città. Nell'ufficio del sindaco, alla
presenza dello stesso e dell'assessore all'ambiente Assunta
Putignano, spiega perché i cittadini non devono temere il
nuovo impianto a metano da 780 megawatt che verrà realizzato
nell'area della Polimeri Europa e che produrrà energia e
vapore per il polo industriale e calore per la rete
cittadina del teleriscaldamento. «Sarà una centrale ad alto
rendimento tanto da essere equiparata ad un impianto ad
energia rinnovabile». La centrale a ciclo combinato andrà,
infatti, a sostituire le attuali che hanno un rendimento del
37%, portandolo al 57%. «Sostituire l'olio combustibile con
il metano - insiste Marsili - significa sostituire una
sostanza che produce, bruciando, grandi quantità di
inquinanti come i metalli pesanti e le polveri che in aria
formano il particolato. Il metano, infatti, non produce
inquinanti, a meno che non si vogliano considerare tali
quelle particelle di metallo che si staccano dalle
conduttori ma che non sono dei contaminanti. Le micropolveri?
La molecola del metano è la più piccola che ci sia, con un
solo atomo di carbonio; ciò significa che è molto
improbabile che tanti atomi di metano vadano a formare degli
idrocarburi policiclici aromatici. Certo, scientificamente
non lo si può escludere, ma la probabilità è molto bassa».
Il sindaco Burchiellaro si inserisce con una battuta:
«Alcune polemiche creano più inquinamento di quello che
viviamo»; poi, serio, aggiunge: «Oggi respiriamo 10 mila
tonnellate all'anno di anidride solforosa: un'emergenza a
cui cerchiamo di porre rimedio imponendo alle aziende
vincoli che vanno oltre i limiti di legge». «Date le
condizioni di partenza - osserva la Putignano - abbiamo
ottenuto il massimo». Marsili fornisce i dati sulle
emissioni in aria del polo industriale: «Con un'analisi
precisa - dice - abbiamo riscontrato 3.285 tonnellate
all'anno di anidride solforosa, 963 di ossidi di azoto, 96
di particolato e 13 di ossido di carbonio. Il turbogas
azzererà l'anidride solforosa e il particolato, due sostanza
pericolose per la salute, mentre l'ossido di azoto, che ha
solo effetti irritanti, salirà a 1.814 tonnellate e l'ossido
di carbonio a 1.088: quest'ultimo, però, non viene ritenuto
un inquinante in quanto a contatto con l'aria si trasforma
in anidride carbonica». Una delle obiezioni che rivolgono
gli anticentrale riguarda proprio questo aumento
spropositato di ossidi di azoto. Marsili replica: «Il
bilancio ambientale sarà comunque positivo perchè avremo un
30% in meno di piogge acide, visto che si azzererà
l'anidride solforosa». Parla anche dell'imposizione ad
Enipower di utilizzare, entro due anni, le migliori
tecnologie disponibili per abbattere l'ossido di azoto e
tornare alla situazione attuale: «Se sul mercato non sarà
disponibile quella turbina l'azienda dovrà comunque montare
gli abbattitori all'ammoniaca, per ridurre l'ossido di azoto
a 30 milligrammi per normal metro cubo, limite ancora più
basso dei 50 previsti dalla legge. Si è evitato di metterli
subito perché servirebbe costruire un serbatoio di ammoniaca
e trasportarla con autocisterne: ma l'ammoniaca, a contatto
con un'atmosfera già ricca di ossidi di azoto e di zolfo
produrrebbe sali d'ammonio, molto corrosivi».
Ma c'è chi dice no:
aumentano le polveri
Ieri non è stato solo il
giorno delle ragioni del sì. In serata i consiglieri
comunali di Fi Sergio Conte e Giordano Cimarosti, contrari
al progetto sul maxi impianto nonostante la diversa
indicazione del loro partito, hanno infatti spiegato quali
sono, a loro avviso, gli negativi del Turbogas sull'ambiente
mantovano. Un incontro con i cittadini nella Circoscrizione
4, come altri che i due hanno animato nelle diverse zone
della città. Ma con una novità. Ieri sera hanno presentato
anche i risultati di uno studio del dottor Nicola Armaroli
del Cnr di Bologna realizzato su un impianto simile a quello
che si vorrebbe costruire a Mantova e pubblicato nei giorni
scorsi sulla rivista specializzata "Le chimiche e
l'industria". «La ricerca - spiega Conte - evidenzia che il
Turbogas produrrà 600 tonnellate di micropolveri ogni anno,
mentre a Mantova si continua a sostenere che si tratta di un
impianto ad emissione zero. Invece la quantità di polveri
sottili prodotte sarà impressionante: secondo il ricercatore
è addirittura pari a quella prodotta dal traffico di una
città di 375mila abitanti come Bologna». «Noi non esprimiamo
un no incondizionato - aggiunge Cimarosti -. Chiediamo che
la centrale venga ridimensionata». Secondo il consigliere di
Fi, per le esigenze della Polimeri Europa sarebbe più che
sufficiente un impianto la metà più piccolo. «Più
micropolveri e più ossidi di azoto per produrre energia
quindici volte superiore alle reali necessità: perché? a chi
conviene?», si chiede Cimarosti. «C'è un business sulla
pelle dei cittadini». |
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LA NUOVA VENEZIA |
Inquinamento: «State tranquilli»
La perdita di
petrolio di Premaore non preoccupa gli esperti
di Silvia Nardo
CAMPONOGARA. La bonifica del terreno inquinato dalla
perdita di petrolio dell'oleodotto Venezia-Mantova continua
e l'Arpav, l'Agenzia regionale per la prevenzione e la
protezione ambientale del Veneto e la Ies, Italiana Energia
e Servizi Spa, rassicurano: la bonifica viene monitorata. Da
un paio di settimane infatti a Premaore, la Water & Soil,
per conto della Ies, proprietaria dell'oleodotto, sta
conducendo uno scavo del terreno inquinato da una perdita di
petrolio, avvenuta circa 10 anni fa. La rottura del
condotto, spiegano alla Ies, potrebbe essere stata provocata
dalla ruspa di un contadino, e poi essere stata riparata:
«La nostra ditta ha acquisito la raffineria nel '94 - spiega
Fabrizio Canuti, responsabile delle relazioni esterne
dell'azienda - e solo oggi le tecnologie permettono un
monitoraggio preciso degli oleodotti. Appena abbiamo
riscontrato il danno siamo intervenuti, perché siamo una
ditta seria». Canuti inoltre precisa che la reazione degli
operai del cantiere verso i proprietari dei terreni
adiacenti sono dettate da norme di sicurezza. «Non abbiamo
nulla da nascondere - dice Canuti - stiamo procedendo in
modo trasparente e legale». Anche l'Arpav segue la bonifica,
con controlli che fino ad oggi non hanno fatto riscontrare
irregolarità: «Si tratta di un inquinamento del terreno
significativo - spiega Roberto Scazzola del dipartimento
provinciale dell'Arpav - che ha superato i limiti di legge e
su cui è stato necessario intervenire, ma la situazione non
è grave. Dai campionamenti non sono emersi dati allarmanti -
continua - ma stiamo attendendo l'esito di ulteriori analisi
per avere un quadro della situazione attuale che comunque
sembra positivo». Tante parole rassicuranti. In realtà la
terra vista attorno allo scavo è nera, inzuppata di
combustibile. Non convince poi la tecnica di «bonifica»
usata. La «bonifica» secondo gli addetti del cantiere, viene
fatta in loco e si chiama deep land farming: la terra viene
portata alla luce, nera e intrisa di oli minerali, e
lasciata in superfice per poi essere rimescolata e gettata
in buche. La puzza di petrolio è forte, ma, secondo il
tecnico dell'Arpav, l'odore dovrebbe scomparire dopo le
prime settimane di lavorazione. Estremamente
tranquillizzante anche l'atteggiamento di tecnici e
controllori pubblici sull'inquinamento di falda, molto
probabile visto che la perdita è datata: «Attorno al
cantiere infatti sono state scavate delle trincee - dice
Scazzola - per far defluire e depurare l'acqua piovana che
potrebbe essere stata contaminata filtrando i cumuli di
terreno inquinato».
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ECONEWS (Verdi) |
Verdi: la centrale
termoelettrica è una "bomba ecologica"
Ponte Galeria - Il deputato
verde Paolo Cento, intervenuto all'incontro di ieri con
associazioni e cittadini del XV e XVI Municipio di Roma,
dove erano anche presenti i presidenti dei due municipi
Bellini e Paris, ha annunciato la presentazione ai ministri
Attività Produttive e dell'Ambiente per chiedere la revoca
della decisione del Governo di realizzare una centrale
termoelettrica e l'impianto di distruzione degli oli
combustibili da scarto nell'area di Ponte Galeria. Il
deputato verde Cento ha dichiarato: "l'area di Ponte Galeria
a Roma è già sottoposta a una forte pressione ambientale
determinata dalla presenza della discarica di Malagrotta e
di numerosi depositi petroliferi. La decisone del Governo -
nell'ambito di un piano di realizzazione di 65 centrali
termoelettriche nel territorio nazionale - di localizzare in
quest'area una centrale termoelettrica è sbagliata ed
ecologicamente pericolosa. E' una imposizione contro la
volontà del Comune dei municipi interessati delle
associazioni e dei cittadini ella zona. L'area di Ponte
Galeria ha bisogno di rafforzare i piani di bonifica già
iniziati e non di nuove bombe ecologiche il cui impatto
urbanistico e ambientale sarebbe devastante. Il ministero
dell'industria faccia marcia indietro o saranno i cittadini
a fermare questo progetto". |
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