RASSEGNA STAMPA 30.05.2003

 

RESTO DEL CARLINO
Raffineria Api, i verdi schierano Pecoraro Scanio

Il presidente nazionale dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, sarà oggi alle 15 davanti all'Api di Falconara per verificare «la difficile convivenza tra impianti petroliferi e territorio». Lo annuncia il capogruppo dei Verdi alla Regione Marche, Marco Moruzzi, in una nota in cui chiede al governatore D'Ambrosio di aspettare l' esito di alcuni studi ambientali prima di dare parere favorevole al rinnovo della concessione ventennale. «Non si può rinnovare ora la concessione all'Api — scrive Moruzzi — senza consegna e valutazione degli studi esaustivi della SviM». I Verdi puntano a chiusura e riconversione.

 
CORRIERE ADRIATICO
Sit-in di Pecoraro Scanio

Il presidente nazionale dei Verdi oggi alle 15 davanti all'Api

Moruzzi: "Non si può rinnovare ora la concessione"

ANCONA - Il presidente nazionale dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio sarà oggi alle 15 davanti all'Api di Falconara per verificare "la difficile convivenza tra impianti petroliferi e territorio". Lo annuncia il capogruppo dei Verdi alla Regione Marche, Moruzzi, in una nota in cui chiede al governatore D'Ambrosio di aspettare l'esito di alcuni studi ambientali prima di dare parere favorevole al rinnovo della concessione ventennale alla raffineria. "Non si può rinnovare ora la concessione all'Api - scrive Moruzzi - senza consegna e valutazione degli studi esaustivi sulla situazione della raffineria svolti dalla Società di sviluppo Marche (SviM)". In un "serrato confronto" con D'Ambrosio, la delegazione dei Verdi ha presentato alcune proposte e chiesto la riconferma del programma di legislatura, "che dichiara l'incompatibilità della raffineria con la città e prevede la bonifica, la dismissione e la riconversione". Le proposte dei Verdi prevedono che la decisione sulla concessione sia assunta solo dopo la valutazione degli studi del Piano di risanamento dell'area ad alto rischio ambientale (che includono scenari di risanamento anche per l'Api). E' inoltre necessario, secondo gli ecologisti, acquisire i risultati dell' indagine epidemiologica avviata sull' impatto che le attività della raffineria hanno sulla salute dei falconaresi.

 
LA SICILIA
Trattativa tra Eni e i russi di Yokos

Per il 30% della raffineria

Le trattative di Eni con la Yukos, il colosso petrolifero russo per il rilevamento di una quota di minoranza (si parla del 30%) della Raffineria di Gela, continuano e procedono speditamente. E' quanto hanno confermato vertici Eni quali il dott. Renzi ed il dott. Alberti ai sindacati in un veloce scambio di battute. Conferme anche per il rispetto degli accordi sottoscritti a dicembre che prevedono anche 100 assunzioni alla raffineria compresi i cambi padre/ figlio. Il mese scorso a Catania oltre 350 giovani hanno effettuato le selezioni. Ora si passerà alla fase successiva. Intanto ieri, dopo le elezioni del marzo scorso della componente Rsu della Raffineria, si è proceduto all'insediamento ufficiale dei 22 eletti e degli 11 designati dalle organizzazioni sindacali. Nella stessa giornata si è proceduto alla nomina dell'esecutivo composto da Rocco Giudice e Gaetano Catania per la Cgil, Nicolò Capizzi ed Emanuele Scicolone per la Cisl, Silvio Ruggeri e Pietro Pulici per la Uil, Antonino Cacici per l' Ugl. Con l'insediamento della Rsu riprende l'attività sindacale al petrolchimico. E' stato già richiesto un incontro urgente allas Raffineria di Gela per andare a trattare una serie di problemi che si sono verificati o acuiti in questi mesi. Oggi ci sarà l'insediamento dei rappresentanti sindacali unitari per le società Polimeri Europa e Sindial l'ex Enichem.

 
LA GAZZETTA DI MANTOVA
«Con il turbogas aria meno inquinata in città»

L'Istituto superiore di sanità: con quell'impianto caleranno le emissioni nocive

I Verdi hanno organizzato l'incontro sulla nuova centrale Enipower che ha alimentato molte polemiche

«La centrale turbogas di Enipower migliorerà le condizioni ambientali di Mantova». Ad affermarlo, poco prima di partecipare al convegno organizzato dai Verdi a palazzo Soardi, è Giovanni Marsili dell'Istituto superiore di sanità, autore dello studio sul rischio ambientale in città. Nell'ufficio del sindaco, alla presenza dello stesso e dell'assessore all'ambiente Assunta Putignano, spiega perché i cittadini non devono temere il nuovo impianto a metano da 780 megawatt che verrà realizzato nell'area della Polimeri Europa e che produrrà energia e vapore per il polo industriale e calore per la rete cittadina del teleriscaldamento. «Sarà una centrale ad alto rendimento tanto da essere equiparata ad un impianto ad energia rinnovabile». La centrale a ciclo combinato andrà, infatti, a sostituire le attuali che hanno un rendimento del 37%, portandolo al 57%. «Sostituire l'olio combustibile con il metano - insiste Marsili - significa sostituire una sostanza che produce, bruciando, grandi quantità di inquinanti come i metalli pesanti e le polveri che in aria formano il particolato. Il metano, infatti, non produce inquinanti, a meno che non si vogliano considerare tali quelle particelle di metallo che si staccano dalle conduttori ma che non sono dei contaminanti. Le micropolveri? La molecola del metano è la più piccola che ci sia, con un solo atomo di carbonio; ciò significa che è molto improbabile che tanti atomi di metano vadano a formare degli idrocarburi policiclici aromatici. Certo, scientificamente non lo si può escludere, ma la probabilità è molto bassa». Il sindaco Burchiellaro si inserisce con una battuta: «Alcune polemiche creano più inquinamento di quello che viviamo»; poi, serio, aggiunge: «Oggi respiriamo 10 mila tonnellate all'anno di anidride solforosa: un'emergenza a cui cerchiamo di porre rimedio imponendo alle aziende vincoli che vanno oltre i limiti di legge». «Date le condizioni di partenza - osserva la Putignano - abbiamo ottenuto il massimo». Marsili fornisce i dati sulle emissioni in aria del polo industriale: «Con un'analisi precisa - dice - abbiamo riscontrato 3.285 tonnellate all'anno di anidride solforosa, 963 di ossidi di azoto, 96 di particolato e 13 di ossido di carbonio. Il turbogas azzererà l'anidride solforosa e il particolato, due sostanza pericolose per la salute, mentre l'ossido di azoto, che ha solo effetti irritanti, salirà a 1.814 tonnellate e l'ossido di carbonio a 1.088: quest'ultimo, però, non viene ritenuto un inquinante in quanto a contatto con l'aria si trasforma in anidride carbonica». Una delle obiezioni che rivolgono gli anticentrale riguarda proprio questo aumento spropositato di ossidi di azoto. Marsili replica: «Il bilancio ambientale sarà comunque positivo perchè avremo un 30% in meno di piogge acide, visto che si azzererà l'anidride solforosa». Parla anche dell'imposizione ad Enipower di utilizzare, entro due anni, le migliori tecnologie disponibili per abbattere l'ossido di azoto e tornare alla situazione attuale: «Se sul mercato non sarà disponibile quella turbina l'azienda dovrà comunque montare gli abbattitori all'ammoniaca, per ridurre l'ossido di azoto a 30 milligrammi per normal metro cubo, limite ancora più basso dei 50 previsti dalla legge. Si è evitato di metterli subito perché servirebbe costruire un serbatoio di ammoniaca e trasportarla con autocisterne: ma l'ammoniaca, a contatto con un'atmosfera già ricca di ossidi di azoto e di zolfo produrrebbe sali d'ammonio, molto corrosivi».

Ma c'è chi dice no: aumentano le polveri

Ieri non è stato solo il giorno delle ragioni del sì. In serata i consiglieri comunali di Fi Sergio Conte e Giordano Cimarosti, contrari al progetto sul maxi impianto nonostante la diversa indicazione del loro partito, hanno infatti spiegato quali sono, a loro avviso, gli negativi del Turbogas sull'ambiente mantovano. Un incontro con i cittadini nella Circoscrizione 4, come altri che i due hanno animato nelle diverse zone della città. Ma con una novità. Ieri sera hanno presentato anche i risultati di uno studio del dottor Nicola Armaroli del Cnr di Bologna realizzato su un impianto simile a quello che si vorrebbe costruire a Mantova e pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista specializzata "Le chimiche e l'industria". «La ricerca - spiega Conte - evidenzia che il Turbogas produrrà 600 tonnellate di micropolveri ogni anno, mentre a Mantova si continua a sostenere che si tratta di un impianto ad emissione zero. Invece la quantità di polveri sottili prodotte sarà impressionante: secondo il ricercatore è addirittura pari a quella prodotta dal traffico di una città di 375mila abitanti come Bologna». «Noi non esprimiamo un no incondizionato - aggiunge Cimarosti -. Chiediamo che la centrale venga ridimensionata». Secondo il consigliere di Fi, per le esigenze della Polimeri Europa sarebbe più che sufficiente un impianto la metà più piccolo. «Più micropolveri e più ossidi di azoto per produrre energia quindici volte superiore alle reali necessità: perché? a chi conviene?», si chiede Cimarosti. «C'è un business sulla pelle dei cittadini».

 
LA NUOVA VENEZIA
Inquinamento: «State tranquilli»

La perdita di petrolio di Premaore non preoccupa gli esperti

di Silvia Nardo

CAMPONOGARA. La bonifica del terreno inquinato dalla perdita di petrolio dell'oleodotto Venezia-Mantova continua e l'Arpav, l'Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto e la Ies, Italiana Energia e Servizi Spa, rassicurano: la bonifica viene monitorata. Da un paio di settimane infatti a Premaore, la Water & Soil, per conto della Ies, proprietaria dell'oleodotto, sta conducendo uno scavo del terreno inquinato da una perdita di petrolio, avvenuta circa 10 anni fa. La rottura del condotto, spiegano alla Ies, potrebbe essere stata provocata dalla ruspa di un contadino, e poi essere stata riparata: «La nostra ditta ha acquisito la raffineria nel '94 - spiega Fabrizio Canuti, responsabile delle relazioni esterne dell'azienda - e solo oggi le tecnologie permettono un monitoraggio preciso degli oleodotti. Appena abbiamo riscontrato il danno siamo intervenuti, perché siamo una ditta seria». Canuti inoltre precisa che la reazione degli operai del cantiere verso i proprietari dei terreni adiacenti sono dettate da norme di sicurezza. «Non abbiamo nulla da nascondere - dice Canuti - stiamo procedendo in modo trasparente e legale». Anche l'Arpav segue la bonifica, con controlli che fino ad oggi non hanno fatto riscontrare irregolarità: «Si tratta di un inquinamento del terreno significativo - spiega Roberto Scazzola del dipartimento provinciale dell'Arpav - che ha superato i limiti di legge e su cui è stato necessario intervenire, ma la situazione non è grave. Dai campionamenti non sono emersi dati allarmanti - continua - ma stiamo attendendo l'esito di ulteriori analisi per avere un quadro della situazione attuale che comunque sembra positivo». Tante parole rassicuranti. In realtà la terra vista attorno allo scavo è nera, inzuppata di combustibile. Non convince poi la tecnica di «bonifica» usata. La «bonifica» secondo gli addetti del cantiere, viene fatta in loco e si chiama deep land farming: la terra viene portata alla luce, nera e intrisa di oli minerali, e lasciata in superfice per poi essere rimescolata e gettata in buche. La puzza di petrolio è forte, ma, secondo il tecnico dell'Arpav, l'odore dovrebbe scomparire dopo le prime settimane di lavorazione. Estremamente tranquillizzante anche l'atteggiamento di tecnici e controllori pubblici sull'inquinamento di falda, molto probabile visto che la perdita è datata: «Attorno al cantiere infatti sono state scavate delle trincee - dice Scazzola - per far defluire e depurare l'acqua piovana che potrebbe essere stata contaminata filtrando i cumuli di terreno inquinato».

 
ECONEWS (Verdi)
Verdi: la centrale termoelettrica è una "bomba ecologica"

Ponte Galeria - Il deputato verde Paolo Cento, intervenuto all'incontro di ieri con associazioni e cittadini del XV e XVI Municipio di Roma, dove erano anche presenti i presidenti dei due municipi Bellini e Paris, ha annunciato la presentazione ai ministri Attività Produttive e dell'Ambiente per chiedere la revoca della decisione del Governo di realizzare una centrale termoelettrica e l'impianto di distruzione degli oli combustibili da scarto nell'area di Ponte Galeria. Il deputato verde Cento ha dichiarato: "l'area di Ponte Galeria a Roma è già sottoposta a una forte pressione ambientale determinata dalla presenza della discarica di Malagrotta e di numerosi depositi petroliferi. La decisone del Governo - nell'ambito di un piano di realizzazione di 65 centrali termoelettriche nel territorio nazionale - di localizzare in quest'area una centrale termoelettrica è sbagliata ed ecologicamente pericolosa. E' una imposizione contro la volontà del Comune dei municipi interessati delle associazioni e dei cittadini ella zona. L'area di Ponte Galeria ha bisogno di rafforzare i piani di bonifica già iniziati e non di nuove bombe ecologiche il cui impatto urbanistico e ambientale sarebbe devastante. Il ministero dell'industria faccia marcia indietro o saranno i cittadini a fermare questo progetto".

 
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