RASSEGNA STAMPA 29.05.2003

 

MESSAGGERO
Secondo esercizio negativo per l’Api, pesano gli investimenti per la sicurezza

Chiude con una perdita di circa 600.000 euro il bilancio 2002 di Api Raffineria di Ancona spa, esaminato dal consiglio di amministrazione che lo sottoporrà all’approvazione dell’assemblea convocata per il prossimo 18 giugno. Lo riferisce una nota della stessa azienda che analizza la situazione economica: «Il conto economico - si precisa tra l’altro - evidenzia un fatturato di 162,6 milioni, in leggera crescita rispetto ai 157 milioni di euro del 2001, a cui corrispondono costi di produzione per circa 163 milioni di euro contro i 154 milioni di euro dell’esercizio precedente. La differenza tra valore della produzione e costi mel 2002 è negativa per circa 150 mila euro. Dopo molti anni di bilancio chiuso in attivo - ppuntualizza ancora la nota dell’azienda - il 2002 è il secondo esercizio consecutivo con il bilancio in perdita per Api Raffineria, dopo la perdita di 919.000 euro registrata nel 2001, a causa sia della congiuntura negativa che ha interessato il settore dellal raffinazione dopo l’evento dell’11 settembre 2001 sia delle ingenti spese di esercizio resesi necessarie per le pressanti richieste di miglioramento ambientale da parte delle autorità locali. Nonostante ciò l’azienda - si sottolinea nella nota - ha proseguito il rilevante programma poliennale di investimenti, con una quota di investimenti realizzati nel 2002 di circa 30 milioni di euro. Di questi, le sole risorse destinate agli investimenti in sicurezza e ambiente hanno contribuito ad incrementare di un terzo l’indebitamento medio della società». «La chiusura del secondo esercizio consecutivo in perdita - osserva il presidente di Api Raffineria, Aldo Brachetti Peretti - è un fatto che non possiamo sottovalutare, anche se l’entità del risultato negativo non è per il momento preoccupante. Nel corso del 2002 abbiamo realizzato una serie di interventi straordinari per migliorare l’affidabilità dell’impianto, col risultato di aver ulteriormente ridotto l’impatto ambientale e aumentato gli indici di sicurezza oltre i limiti imposti dalla legge. Gli investimenti volontari previsti dal business plan non si fermeranno, ma non si può non sottolineare - ha aggiunto Brachetti Peretti - che gli investimenti sono stati avviati in un contesto di certezza normativa sulla durata ventennale della concessione, la cui messa in discussione nell’ultimo anno ha viceversa rappresentato un rischio notevole per l’attuazione del piano stesso. L’azienda dovrà pertanto rinviare la valutazione di nuovi investimenti; non potrà inoltre accettare oneri aggiuntivi per prescrizioni non previste da accordi volontari e dalla legge. Il rischio, altrimenti - conclude Brachetti Peretti - è di sottrarre risorse preziose per la competitività dell’azienda, con conseguente ulteriore perdita di redditività e quote di mercato e con riflessi negativi sul tessuto produttivo del territorio». Un’analisi fredda, chiara, che lascia ben poco spazio all’immaginazione e che riprende i temi già svolti in occasione del primo bilancio in negativo, quello del 2001. L’Api non si tira indietro, l’operazione-sicurezza proseguirà anche in termini di investimenti onerosi, ma la conditio sine qua non resta la possibilità di programmare a luna scadenza lo sviluppo altrimenti i conti fatalmente non tornerebbero con l’azienda che, persa competitività sul mercato, potrebbe prendere in considerazione tentazioni di smantellamento. Di recente, davanti all’auditorio del suo partito, l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Amagliani, aveva parlato di rinnovo della concessione al 2020 salve rigide prescrizioni. Bisognerà vedere quanto rigide e forse, ricalcolare anche il termine della scadenza perché le prospettive di sviluppo siano compatibili col recupero di un trend positivo.

Elettricità, Italia a rischio di black out

Il Gestore della rete di trasmissione rinnova l’allarme: bisogna costruire nuove centrali e linee elettriche. Investimenti per 1,1 miliardi

Crescono i consumi (+ 1,8%), siamo costretti ad importare di più ma la rete è satura

di BARBARA CORRAO

ROMA — Italia a rischio di black out. Rinnova il suo allarme il Gestore della rete di trasmissione nazionale (Grtn) e per il secondo anno consecutivo mette in guardia sui rischi che corre il nostro Paese, assetato di energia e costretto ad importarla perché non ne produce abbastanza per soddisfare la richiesta che è in crescita costante. La situazione, rileva il Gestore della rete è caratterizzata inoltre dalle tariffe elettriche più alte d’Europa e la liberalizzazione, che pure nel nostro Paese è più avanzata che altrove, non è riuscita ad attenuare questa differenza. Insomma è un quadro più di ombre che di luci quello che emerge dal rapporto presentato ieri da Salvatore Machì e Pier Luigi Parcu, rispettivamente presidente e amministratore delegato del Gestore della rete. Tanto per cominciare, la situazione è peggiorata nel 2002 rispetto al 2001 che già aveva destato un certo allarme. I dati sono chiari: lo scorso anno la richiesta di energia elettrica ha superato i 310 miliardi di chilowattora, in crescita dell’1,8 per cento rispetto all’anno precedente. L’83,4% è stato soddisfatto con la produzione nazionale (salita dell’1,6%) e per il 16,6% con energia importata. Le importazioni sono arrivate a 51,5 miliardi di chilowattora con una crescita del 5,3% rispetto al 2001. «Si tratta di un nuovo massimo storico — ha rilevato Parcu — che conferma la posizione dell’Italia come il principale paese importatore europeo». Ma quel che più conta, in inverno «si è registrato un nuovo massimo storico in dicembre con una punta di 52.590 megawatt (+1,2%, in aggiunta al +6% del 2001). E in estate, a giugno, la potenza richiesta sulla rete nazionale ha toccato il valore di 50.974 megawatt (+4,8%). «Ciò conferma la tendenza — ha sottolineato Machì — a un progressivo allineamento della domanda estiva a quella invernale». «All’incremento di fabbisogno — segnala allarmato il Gestore — malauguratamente non ha fatto riscontro l’aumento della capacità di nuova realizzazione». E ci vorranno ancora alcuni anni prima che l’ammodernamento del parco centrali italiano dia i suoi frutti. «Tutto ciò — è la conclusione del Grtn — può aumentare i rischi per la sicurezza del sistema elettrico, in ragione della scarsa capacità di generazione disponibile». Ecco la prova: nel corso del 2002 il Gestore «si è trovato per più di 200 ore nella situazione di non avere una riserva operativa adeguata e ha dovuto fare frequente ricorso alle utenze interrompibili, all’utilizzazione di turbogas e al soccorso dall’estero. Si tratta di segnali preoccupanti — ha afferma to Machì — sullo stato attuale del nostro sistema elettrico». L’Italia è dunque al collasso? Il Grtn chiarisce che il rischio di un black out nazionale non è imminente ma diventa sempre più difficile assicurare il fabbisogno nei momenti di punta della domanda. Machì e Parcu sollecitano l’approvazione del ddl Marzano in Parlamento e chiedono un provvedimento “sblocca linee" «per assicurare al Paese un adeguato sviluppo della rete di trasmissione». In ballo ci sono investimenti per 1,1 miliardi. L’amministratore delegato dell’Enel ascolta e sceglie la prudenza. «Non credo che esista una vero rischio di black out — ha affermato — ma la situazione va tenuta sotto controllo: i margini di manovra non sono tanto alti». D’accordo con Machì si è detto invece Giuseppe Prezioso, vice presidente di Confindustria, che ha confermato la necessità di nuove infrastrutture di rete e ha rilanciato l’allarme sulla devolution dell’energia, sollecitando anche la partenza della Borsa elettrica. Anche il presidente dell’Authority per l’Energia, Pippo Ranci, ha insistito sul fatto che ci sono ancora «elementi di forte preoccupazione e il timore per la carenza delle riserve». Infine il ministro Marzano ha sottolineato che l’energia è un terreno «bipartisan e l’opposizione dovrebbe agevolare l’iter delle iniziative legislative di interesse nazionale».

 
RESTO DEL CARLINO
Api in rosso, stop a nuovi interventi ambientali

ANCONA — Chiude per il secondo anno consecutivo con una perdita di circa 600.000 euro il bilancio 2002 di Api Raffineria di Ancona spa, che verrà sottoposto all'assemblea convocata per il prossimo 18 giugno. Il conto economico evidenzia un fatturato di 162,6 milioni, in leggera crescita rispetto ai 157 milioni di euro del 2001, a cui corrispondono costi di produzione per circa 163 milioni di euro contro i 154 milioni di euro dell' esercizio precedente. Dopo molti anni di bilancio chiuso in attivo, il 2002 è il secondo esercizio consecutivo con il bilancio in perdita, dopo la perdita di 919.000 euro registrata nel 2001, a causa sia della congiuntura negativa che ha interessato il settore della raffinazione dopo l'11 settembre 2001 sia delle «ingenti spese di esercizio resesi necessarie — si legge in una nota — per le pressanti richieste di miglioramento ambientale da parte delle autorità locali». Nonostante ciò, l'azienda ha proseguito il rilevante programma poliennale di investimenti, con una quota di circa 30 milioni di euro nel 2002. Di questi, le sole risorse destinate agli investimenti in sicurezza e ambiente hanno contribuito ad incrementare di un terzo l'indebitamento medio della società. Gli investimenti volontari del businness plan dell'Api per il miglioramento degli impianti, per la riduzione dell'impatto ambientale e per la sicurezza «non si fermeranno», ma la messa in discussione del rinnovo della concessione ventennale fa sì che «la valutazione di nuovi investimenti dovrà essere rinviata». Lo annuncia — nella stessa nota — il presidente Aldo Brachetti Peretti. Nel commentare i risultati del bilancio 2002 , Brachetti-Peretti rileva fra l'altro che «gli investimenti volontari sono stati avviati in un contesto di certezza normativa sulla durata ventennale della concessione, la cui messa in discussione nell'ultimo anno ha viceversa rappresentato un rischio notevole per l'attuazione del piano». «L'azienda — prosegue — non potrà accettare oneri aggiuntivi per prescrizioni non previste da accordi volontari e dalla legge. Il rischio, altrimenti, è di sottrarre risorse preziose per la competitività, con conseguente ulteriore perdita di redditività e quote di mercato». «La chiusura del secondo esercizio consecutivo in perdita — commenta ancora il presidente della raffineria — è un fatto che non possiamo sottovalutare, anche se l' entità del risultato negativo non è per il momento eccessivamente preoccupante. Nel corso del 2002 abbiamo realizzato una serie di interventi straordinari che hanno ridotto l'impatto ambientale e aumentato gli indici di sicurezza oltre i limiti imposti dalla legge». Il messaggio al comune di Falconara è chiaro e forte.

 
CORRIERE ADRIATICO
Api, l'indecisione riduce gli investimenti

"Gli oneri aggiuntivi per le prescrizioni sono inaccettabili" E il bilancio 2002 chiude con un passivo di 600.000 euro

Brachetti Peretti: "Senza certezze sulla concessione è un rischio"

Gli investimenti volontari del businness plan dell'Api per il miglioramento degli impianti, per la riduzione dell'impatto ambientale e per la sicurezza "non si fermeranno", ma la messa in discussione del rinnovo della concessione ventennale fa sì che "la valutazione di nuovi investimenti dovrà essere rinviata". Lo annuncia - in una nota il presidente della raffineria Aldo Brachetti Peretti. Brachetti Peretti commenta i risultati del bilancio 2002 (chiusosi con una perdita di 600.000 euro) e rileva fra l'altro che "gli investimenti volontari sono stati avviati in un contesto di certezza normativa sulla durata ventennale della concessione, la cui messa in discussione nell' ultimo anno ha viceversa rappresentato un rischio notevole per l'attuazione del piano stesso". "L' azienda - prosegue - non potrà inoltre accettare oneri aggiuntivi". Il presidente fa riferimento a quelli necessari "per prescrizioni non previste da accordi volontari e dalla legge. Il rischio, altrimenti, è di sottrarre risorse preziose per la competitività, con conseguente ulteriore perdita di redditività e quote di mercato". "La chiusura del secondo esercizio consecutivo in perdita - commenta ancora il presidente della raffineria Api Aldo Brachetti Peretti nella nota diffusa ieri a commento del bilancio - è un fatto che non possiamo sottovalutare, anche se l'entità del risultato negativo non è per il momento eccessivamente preoccupante. Nel corso del 2002 abbiamo realizzato una serie di interventi straordinari per migliorare l'affidabilità dell'impianto, con il risultato di aver ulteriormente ridotto l'impatto ambientale e aumentato gli indici di sicurezza oltre i limiti imposti dalla legge". La decisione della Regione Marche sul rinnovo della concessione alla raffineria di Falconara dovrebbe arrivare nel prossimo mese di giugno. Contro il rinnovo per altri venti anni della concessione sono schierati i Verdi in contrapposizione all'orientamento della maggioranza in Regione di cui fanno parte, il Comune di Falconara e i comitati cittadini. Ma veniamo al bilancio dell'Api reso noto ieri dall'azienda. Chiude per il secondo anno consecutivo con una perdita di circa 600.000 euro il 2002 di Api Raffineria di Ancona spa, che verrà sottoposto all' assemblea convocata per il prossimo 18 giugno. Il conto economico evidenzia un fatturato di 162,6 milioni, in leggera crescita rispetto ai 157 milioni di euro del 2001, a cui corrispondono costi di produzione per circa 163 milioni di euro contro i 154 milioni di euro dell'esercizio precedente. La differenza tra valore della produzione e costi nel 2002 è negativa - riferisce il comunicato dell'azienda - per circa 150 mila euro. Sommando le altre voci di bilancio, si arriva a una perdita complessiva di 598.611 euro. Dopo molti anni di bilancio chiuso in attivo, il 2002 è il secondo esercizio consecutivo con il bilancio in perdita per Api Raffineria, dopo la perdita di 919.000 euro registrata nel 2001, a causa sia della congiuntura negativa che ha interessato il settore della raffinazione dopo l'11 settembre 2001 sia delle "ingenti spese di esercizio "resesi necessarie - si legge - per le pressanti richieste di miglioramento ambientale da parte delle autorità locali". Nonostante ciò, l'azienda ha proseguito il rilevante programma poliennale di investimenti, con una quota di circa 30 milioni di euro nel 2002. Di questi, sostiene la nota dell'azienda, le sole risorse destinate agli investimenti in sicurezza e ambiente hanno contribuito ad incrementare di un terzo l'indebitamento medio della società.

 
LA SICILIA
Nuovo ciclo di controlli

In azione il mezzo mobile di monitoraggio dell'Arpa

di Paolo Mangiafico

PRIOLO. Ieri l'altro, 27 maggio, è iniziato il monitoraggio periodico degli inquinanti organici ed inorganici. Questo monitoraggio ambientale fa parte della scheda I2-6/C, inserita nel Piano di risanamento ambientale, e verrà gestita dal responsabile di settore dell'Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) di Siracusa Carmelo Burgio, collaborato, per la parte strumentistica dai chimici Liali e Valastro, sempre dell'Arpa. L'indagine sugli inquinanti organici ed inorganici è iniziata con dei rilevamenti su Siracusa. Quindi il cronoprogramma comprende rilevamenti che riguarderanno i Comuni di Melilli, Augusta, Priolo, Floridia, Solarino, Noto, Lentini ed il sito rurale, per concludersi l'1 ottobre 2003. Ogni rilevamento comunale durerà 14 giorni, mentre quello rurale sarà di 7 giorni, per un totale di 119 giorni, durante i quali verranno eseguiti campionamenti utilizzando prelevatori ad alto volume ed analisi di Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), con particolare riferimento al benzo(a)pirene. Per eseguire il monitoraggio verrà impiegato un mezzo mobile, mentre le analisi su campioni verranno effettuati con la nuova e sofisticata apparecchiatura che è stata donata all'Arpa dal Comune di Melilli. Contestualmente alle misure eseguite in continuo, verranno effettuati anche campionamenti e conseguente determinazione gravimetrica, del particolato inalabile delle polveri PM-10, con caratterizzazione anche dei seguenti metalli pesanti: arsenico, cadmio, cobalto, cromo, manganese, mercurio, nichel, piombo, rame, selenio, tellurio, vanadio e zinco. Tutti i primi accertamenti potranno essere effettuati sul laboratorio mobile dell'Arpa, dotato di uno spettrometro di massa senza separazione cromatografica dei composti, che tramite ionizzazione molecolare consentirà l'analisi in tempo reale di miscele anche complesse. La scheda I2-6/C fa parte delle azioni a supporto del Piano di risanamento ambientale, il cui obiettivo è il controllo dello stato di qualità delle componenti ambientali. Questo progetto trae origine dal fatto che negli anni passati sono stati compiuti, per esigenze diverse, rilevazioni non sistemantiche, da organismi quali l'Istituto superiore della Sanità, il Lip-chimico della Asl di Siracusa, i cui risultati hanno concordato nello stabilire superamenti standard di qualità per alcuni microinquinanti sia organici che inorganici. Il progetto, quindi, si colloca nel quadro delle iniziative tendenti a rispondere alla pressante e riconosciuta esigenza di conoscenza e prevenzione del rischio di esposizione a sostanze ritenute dall'Oms ad alto rischio.

 
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