RASSEGNA STAMPA 25.05.2003

 

MESSAGGERO
L’Assessore Amagliani  «L’Api fino al 2020 con rigide prescrizioni»

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - La raffineria potrebbe restare fino al 2020. Data di concessione per la raffinazione, dunque, identica a quella della centrale termoelettrica: sembra questo il messaggio emerso nel corso del convengo organizzato ieri da Rifondazione comunista alla sala convegni di Falconara. I livelli occupazionali, la bonifica, gli scenari strategici, l'indotto, la viabilità, lo sviluppo eco-comaptibile, le prescrizioni e gli studi di fattibilità sono stati gli argomenti all'ordine del giorno. Tra i relatori anche Marco Amagliani, (Rc) assessore regionale all'ambiente, e Giuliano Brandoni, segretario regionale del partito. In sala presenti circa una quarantina di persone tra residenti, aderenti ai comitati cittadini e lavoratori Api. «Non essendoci ad oggi progetti alternativi alla raffineria – ha detto Amagliani – non esistono le condizioni per non rilasciare la concessione». E fin qui nulla di nuovo. «Il rinnovo al 2020 verrà data solo fissando rigide prescrizioni. Non so se il protocollo che stiamo preparando verrà firmato dall’azienda Api, ma è probabile che parleremo anche di verifiche delle attività compiute dalla raffineria in base a quanto predisposto dal protocollo». Un messaggio che sia dai dipendenti Api che dai comitati cittadini è stato recepito come una forte possibilità che se la concessione verrà rilasciata si parlerà del 2020, così come richiesto dall’azienda, ma soprattutto così come è programmata l’attività della centrale termoelettrica. Centrale la cui operatività è strettamente legata a quella della raffinazione di cui utilizza gli scarti. Niente di nuovo, anzi è tutto scritto nero su bianco nei documenti del tavolo tecnico che sta studiando le prescrizioni. Ma cominciare a prefigurare date precise in pubblico è una svolta. Tanto che gli stessi dipendenti Api, presenti in sala, si sono sentiti rassicurati. Non sono dello stesso parere i comitati cittadini che, invece, lamentano abbandono e trascuratezza. Anche tra Rc c’è stata, poi, una voce fuori dal coro: quella dell’iscritto Belfiore che non appoggia la linea del partito di dare la concessione con le prescrizioni e di progettare poi un futuro diverso. La sua ricetta è iniziare da subito la progettazione del futuro prossimo e poi parlare di prescrizioni e di permanenza della struttura.

 
RESTO DEL CARLINO
Api, spirito di gruppo per trovare la soluzione

FALCONARA — Il consigliere regionale all'ambiente, Marco Amagliani, dopo la lettera aperta ai cittadini di Falconara, per ricordare gli ideali, i principi politici e morali che hanno tracciato e tracciano il suo percorso, oggi ritorna sull'argomento spiegando l'iter, iniziato qualche mese fa, che porterà ad una decisione sulla spigolosa questione del rinnovo della concessione alla raffineria Api. «Si è concordato fra i tre Enti, Regione, Provincia e Comune, di tenere contatti permanenti per procedere insieme, e nel più breve tempo possibile, alle verifiche generali per l'eventuale rilascio di una nuova concessione petrolifera alla raffineria e al polo energetico Api. Tale atto — spiega Amagliani — che ha un prevalente profilo amministrativo, può essere utilmente abbinato ad un protocollo d'intesa tra i quattro soggetti interessati, che, annullando tutto il contenzioso legale in corso, definisca un percorso di medio-lungo termine, che collega lo sviluppo industriale dell'azienda ai seguenti fondamentali aspetti: ulteriore incremento degli standards di sicurezza, continuo miglioramento delle prestazioni ambientali a partire dalla bonifica del suolo e dalla qualità dell'aria, riconversione innovativa e rapida verso produzioni ecocompatibili centrate sul binomio energia-ambiente». A questa cornice politica si sono affiancati altri due tavoli permanenti: il primo lavora sul sistema delle possibili prescrizioni tecniche, tendenti a precisare nel tempo il miglioramento degli obiettivi su ambiente e sicurezza. «Ciò avviene — sottolinea — a cura del responsabile del procedimento con il metodo del massimo coordinamento tra i soggetti tecnici aventi specifiche competenze e con il supporto diretto o indiretto di Arpam, vigili del fuoco, Università di Ancona. Il secondo tavolo permanente — aggiunge — quello con l'azienda per la definizione, del protocollo d'intesa tra le parti è necessario per voltare pagina dopo i circa quattro anni seguiti al tragico incidente dell'agosto '99 e per costruire un processo virtuoso ed innovativo, che valorizzi le aspettative legittime della comunità locale senza negare il soddisfacimento di importanti fabbisogni dell'intera economia e società regionale. E' un percorso difficile — conclude — compresso in tempi forse troppo stretti, abbinato inoltre alla redazione del preliminare del piano di risanamento dell'intera area dichiarata a rischio di crisi ambientale ed alla richiesta degli stanziamenti statali oggi disponibili per ulteriori interventi di risanamento e sviluppo sostenibile».

Turbogas Valutazioni scientifiche e chiacchiere sulla nuova centrale (Ferrara)

di Michele Fabbri

L'articolo di Nicola Armaroli e Claudio Po «Emissioni da centrali termoelettriche a gas naturale», recentemente pubblicato su «La chimica e l'Industria», pubblicazione ufficiale della Società chimica italiana, pone alcune importanti questioni circa le effettive emissioni inquinanti delle centrali cosiddette turbogas. Lo studio - molto complesso - documenta: 1) che le centrali di questo tipo emettono più sostanze inquinanti, in particolare micropolveri, di quanto attualmente dichiarato dai costruttori, pur nel rispetto delle normative europee e nazionali vigenti; 2) che alla formazione delle micropolveri concorrono sia i prodotti diretti della combustione, sia complesse trasformazioni chimiche che coinvolgono anche gli altri inquinanti presenti nell'aria; 3) che lo studio del "ciclo di vita" della centrale (concetto, quello del ciclo di vita, fondamentale per la scienza dell'ambiente) porta a un bilancio ambientale ancora più pesante (ad esempio: 600 tonnellate all'anno di polveri). L'articolo è una review, cioè una rassegna di risultati tratti dalla letteratura scientifica. La pubblicazione di review e la pubblicazione di risultati sperimentali sono le uniche modalità con cui la comunità scientifica elabora, propone, verifica e valida la conoscenza scientifica. Ciò avviene secondo regole e meccanismi precisi, universalmente accettati. Secondo queste regole, l'articolo, corredato di tutti gli elementi necessari alla verifica, è sottoposto al giudizio di esperti. Solo dopo - e se ha superato questo giudizio - l'articolo viene pubblicato. Un lavoro che solitamente impegna alcuni mesi. L'articolo di Armaroli e Po è di questa natura. Le contestazioni scientifiche ad esso non possono che seguire lo stesso percorso. Altrimenti sono chiacchiere, opinioni, o buona informazione (come quelle dei giornalisti). Altra cosa, invece, è il dibattito pubblico. Non meno importante dell'articolo scientifico e dell'informazione giornalistica, ma altra cosa. E il primo punto da ricordare è che — a differenza di quanto avviene all'interno della comunità scientifica — qui non ci sono regole universali e condivise. Anzi, il punto di criticità è proprio costruire insieme le regole della partecipazione e del dialogo. Ecco perché un assessore non può "convocare" l'autore di un articolo scientifico a un dibattito pubblico invocando una presunto dovere etico. Farebbe invece cosa assai utile se, prima di organizzare un incontro su questi temi, aprisse un confronto — sicuramente difficile — su chi sono i soggetti che devono intervenire e insieme a loro elaborasse poi modalità condivise di partecipazione. In questa prospettiva ci sembra utile la modesta proposta - venuta da più parti - di attivare un sito internet. Purchè non si tratti della solita raccolta di documenti, dati, link forniti «uno a tutti» dai soliti esperti. Dovrebbe, al contrario, essere luogo interattivo di dibattito. I buoni esempi non mancano. Basta guardare la vivacità e la ricchezza di informazioni dei siti dei comitati, sorti un po' ovunque. Non è necessario condividerne i contenuti per apprezzarne il metodo. Non sarà la via maestra per garantire i diritti della cittadinanza scientifica, ma è molto meglio di quanto si vede solitamente in giro.

 
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