L’Assessore Amagliani
«L’Api fino al 2020 con rigide prescrizioni»
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - La raffineria
potrebbe restare fino al 2020. Data di concessione per la
raffinazione, dunque, identica a quella della centrale
termoelettrica: sembra questo il messaggio emerso nel corso
del convengo organizzato ieri da Rifondazione comunista alla
sala convegni di Falconara. I livelli occupazionali, la
bonifica, gli scenari strategici, l'indotto, la viabilità,
lo sviluppo eco-comaptibile, le prescrizioni e gli studi di
fattibilità sono stati gli argomenti all'ordine del giorno.
Tra i relatori anche Marco Amagliani, (Rc) assessore
regionale all'ambiente, e Giuliano Brandoni, segretario
regionale del partito. In sala presenti circa una quarantina
di persone tra residenti, aderenti ai comitati cittadini e
lavoratori Api. «Non essendoci ad oggi progetti alternativi
alla raffineria – ha detto Amagliani – non esistono le
condizioni per non rilasciare la concessione». E fin qui
nulla di nuovo. «Il rinnovo al 2020 verrà data solo fissando
rigide prescrizioni. Non so se il protocollo che stiamo
preparando verrà firmato dall’azienda Api, ma è probabile
che parleremo anche di verifiche delle attività compiute
dalla raffineria in base a quanto predisposto dal
protocollo». Un messaggio che sia dai dipendenti Api che dai
comitati cittadini è stato recepito come una forte
possibilità che se la concessione verrà rilasciata si
parlerà del 2020, così come richiesto dall’azienda, ma
soprattutto così come è programmata l’attività della
centrale termoelettrica. Centrale la cui operatività è
strettamente legata a quella della raffinazione di cui
utilizza gli scarti. Niente di nuovo, anzi è tutto scritto
nero su bianco nei documenti del tavolo tecnico che sta
studiando le prescrizioni. Ma cominciare a prefigurare date
precise in pubblico è una svolta. Tanto che gli stessi
dipendenti Api, presenti in sala, si sono sentiti
rassicurati. Non sono dello stesso parere i comitati
cittadini che, invece, lamentano abbandono e trascuratezza.
Anche tra Rc c’è stata, poi, una voce fuori dal coro: quella
dell’iscritto Belfiore che non appoggia la linea del partito
di dare la concessione con le prescrizioni e di progettare
poi un futuro diverso. La sua ricetta è iniziare da subito
la progettazione del futuro prossimo e poi parlare di
prescrizioni e di permanenza della struttura. |
Api, spirito di gruppo per trovare la soluzione
FALCONARA — Il consigliere regionale all'ambiente, Marco
Amagliani, dopo la lettera aperta ai cittadini di Falconara,
per ricordare gli ideali, i principi politici e morali che
hanno tracciato e tracciano il suo percorso, oggi ritorna
sull'argomento spiegando l'iter, iniziato qualche mese fa,
che porterà ad una decisione sulla spigolosa questione del
rinnovo della concessione alla raffineria Api. «Si è
concordato fra i tre Enti, Regione, Provincia e Comune, di
tenere contatti permanenti per procedere insieme, e nel più
breve tempo possibile, alle verifiche generali per
l'eventuale rilascio di una nuova concessione petrolifera
alla raffineria e al polo energetico Api. Tale atto — spiega
Amagliani — che ha un prevalente profilo amministrativo, può
essere utilmente abbinato ad un protocollo d'intesa tra i
quattro soggetti interessati, che, annullando tutto il
contenzioso legale in corso, definisca un percorso di
medio-lungo termine, che collega lo sviluppo industriale
dell'azienda ai seguenti fondamentali aspetti: ulteriore
incremento degli standards di sicurezza, continuo
miglioramento delle prestazioni ambientali a partire dalla
bonifica del suolo e dalla qualità dell'aria, riconversione
innovativa e rapida verso produzioni ecocompatibili centrate
sul binomio energia-ambiente». A questa cornice politica si
sono affiancati altri due tavoli permanenti: il primo lavora
sul sistema delle possibili prescrizioni tecniche, tendenti
a precisare nel tempo il miglioramento degli obiettivi su
ambiente e sicurezza. «Ciò avviene — sottolinea — a cura del
responsabile del procedimento con il metodo del massimo
coordinamento tra i soggetti tecnici aventi specifiche
competenze e con il supporto diretto o indiretto di Arpam,
vigili del fuoco, Università di Ancona. Il secondo tavolo
permanente — aggiunge — quello con l'azienda per la
definizione, del protocollo d'intesa tra le parti è
necessario per voltare pagina dopo i circa quattro anni
seguiti al tragico incidente dell'agosto '99 e per costruire
un processo virtuoso ed innovativo, che valorizzi le
aspettative legittime della comunità locale senza negare il
soddisfacimento di importanti fabbisogni dell'intera
economia e società regionale. E' un percorso difficile —
conclude — compresso in tempi forse troppo stretti, abbinato
inoltre alla redazione del preliminare del piano di
risanamento dell'intera area dichiarata a rischio di crisi
ambientale ed alla richiesta degli stanziamenti statali oggi
disponibili per ulteriori interventi di risanamento e
sviluppo sostenibile».
Turbogas Valutazioni
scientifiche e chiacchiere sulla nuova centrale
(Ferrara)
di Michele Fabbri
L'articolo di Nicola Armaroli
e Claudio Po «Emissioni da centrali termoelettriche a gas
naturale», recentemente pubblicato su «La chimica e
l'Industria», pubblicazione ufficiale della Società chimica
italiana, pone alcune importanti questioni circa le
effettive emissioni inquinanti delle centrali cosiddette
turbogas. Lo studio - molto complesso - documenta: 1) che le
centrali di questo tipo emettono più sostanze inquinanti, in
particolare micropolveri, di quanto attualmente dichiarato
dai costruttori, pur nel rispetto delle normative europee e
nazionali vigenti; 2) che alla formazione delle micropolveri
concorrono sia i prodotti diretti della combustione, sia
complesse trasformazioni chimiche che coinvolgono anche gli
altri inquinanti presenti nell'aria; 3) che lo studio del
"ciclo di vita" della centrale (concetto, quello del ciclo
di vita, fondamentale per la scienza dell'ambiente) porta a
un bilancio ambientale ancora più pesante (ad esempio: 600
tonnellate all'anno di polveri). L'articolo è una review,
cioè una rassegna di risultati tratti dalla letteratura
scientifica. La pubblicazione di review e la pubblicazione
di risultati sperimentali sono le uniche modalità con cui la
comunità scientifica elabora, propone, verifica e valida la
conoscenza scientifica. Ciò avviene secondo regole e
meccanismi precisi, universalmente accettati. Secondo queste
regole, l'articolo, corredato di tutti gli elementi
necessari alla verifica, è sottoposto al giudizio di
esperti. Solo dopo - e se ha superato questo giudizio -
l'articolo viene pubblicato. Un lavoro che solitamente
impegna alcuni mesi. L'articolo di Armaroli e Po è di questa
natura. Le contestazioni scientifiche ad esso non possono
che seguire lo stesso percorso. Altrimenti sono chiacchiere,
opinioni, o buona informazione (come quelle dei
giornalisti). Altra cosa, invece, è il dibattito pubblico.
Non meno importante dell'articolo scientifico e
dell'informazione giornalistica, ma altra cosa. E il primo
punto da ricordare è che — a differenza di quanto avviene
all'interno della comunità scientifica — qui non ci sono
regole universali e condivise. Anzi, il punto di criticità è
proprio costruire insieme le regole della partecipazione e
del dialogo. Ecco perché un assessore non può "convocare"
l'autore di un articolo scientifico a un dibattito pubblico
invocando una presunto dovere etico. Farebbe invece cosa
assai utile se, prima di organizzare un incontro su questi
temi, aprisse un confronto — sicuramente difficile — su chi
sono i soggetti che devono intervenire e insieme a loro
elaborasse poi modalità condivise di partecipazione. In
questa prospettiva ci sembra utile la modesta proposta -
venuta da più parti - di attivare un sito internet. Purchè
non si tratti della solita raccolta di documenti, dati, link
forniti «uno a tutti» dai soliti esperti. Dovrebbe, al
contrario, essere luogo interattivo di dibattito. I buoni
esempi non mancano. Basta guardare la vivacità e la
ricchezza di informazioni dei siti dei comitati, sorti un
po' ovunque. Non è necessario condividerne i contenuti per
apprezzarne il metodo. Non sarà la via maestra per garantire
i diritti della cittadinanza scientifica, ma è molto meglio
di quanto si vede solitamente in giro. |