RASSEGNA STAMPA 22.05.2003

 

MESSAGGERO
Dossier dei Verdi sullo sversamento dalla “Cosmo”

di C.P.

FALCONARA - A due giorni dalla presentazione della nuova motocisterna a doppio scafo Cosmo nell’ambito del convegno internazionale “Adriatico e Jonio come risorse del Mediterraneo”, il comitato di benvenuto non è dei migliori. Ieri nel corso di una conferenza stampa i Verdi delle Marche e i comitato di Villanova e Fiumesino hanno sollevato dubbi sulla quantità reale di gasolio finita in mare nel corso dello sversamento verificatosi il 31 marzo proprio dalla Cosmo a causa di una manichetta difettosa. Un nuovo modo, corredato da un video amatoriale che sarebbe stato girato in quella notte, per dire no al rinnovo della concessione della raffineria (si deciderà il 15 giugno). Il capogruppo dei Verdi Marco Moruzzi e i due rappresentanti dei comitati, Loris Calcina e Massimo De Paolis, hanno concentrato l’attenzione sui fumi emessi dalla Cosmo per le operazioni di svaporamento e sull’abbassamento della tensione dello stabilimento Api, documentati dal video proiettato. «La manichetta – ha spiegato Moruzzi – ha una velocità di trasferimento del liquido di due metri cubi al secondo, pari a 62,8 litri di idrocarburi. Se ne sono stati versati solo cinquanta, come afferma l’Api, vuol dire che dalla scoperta del guasto al blocco del trasferimento è passato meno di un secondo. Una tempestività poco credibile». Il consigliere si chiede anche se il vapore possa essere stato utilizzato per frantumare le macchie oleose e farne evaporare la porzione di idrocarburi più leggeri. I comitati hanno sollevato altre perplessità: «Gli odori percepiti dalla popolazione alle 23.45, due ore dopo l’incidente – ha chiesto ancora Calcina – e constatati dall’Arpam, possono essere stati originati da soli 50 litri di gasolio?». Altro dubbio sui i tempi dell’incidente: secondo i comitati ci sarebbe disparità tra la versione ufficiale e quanto visto e udito dai cittadini spettatori del fatto. I Verdi hanno dichiarato che il dossier raccolto con tutta la documentazione sull’incidente sarà trasmesso alla magistratura.

il testo integrale della conferenza stampa

 
RESTO DEL CARLINO
FALCONARA — «Sull'episodio dello

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — «Sull'episodio dello sversamento in mare di petrolio accaduto il 31 marzo scorso, abbiamo bisogno di chiarezza». Verdi e Comitati dei cittadini dei quartieri limitrofi alla raffineria Api, nella conferenza stampa di ieri, hanno ricostruito i fatti accaduti nella notte a cavallo tra il 31 marzo e il primo aprile. Con l'ausilio di immagini amatoriali, hanno descritto l'accaduto, ricostruito i fatti fin dal momento del primo allarme, quello lanciato dalle segnalazioni pervenute all'ufficio ambiente da parte di alcuni cittadini. Marco Moruzzi, consigliere regionale dei Verdi, Loris Calcina del Comitato di Villanova e Massimo De Paolis, del quartiere di Fiumesino hanno raccolto i verbali dell'Arpam, dei vigili del fuoco, della capitaneria di porto e della stessa Api per cercare di dare spiegazioni allo sversamento in mare provocato dalla rottura di una manichetta. Dicevamo che molti sono stati i dubbi che hanno sollevato: dapprima la convergenza di tre eventi: l'abbassamento di tensione, poche ore prima dell'incidente, la fuoriuscita di vapore e appunto la rottura della manichetta. Per Moruzzi «non sono chiare alcune fasi delle verifiche effettuate durante e dopo l'evento» e neanche «la quantità di gasolio che è fuoriuscità quella notte». «Abbiamo seguito passo passo l'accaduto — ha detto Massimo De Paolis, forse anche perché ossessionati dalla paura. Qualcuno, comunque, dovrà dare una spiegazione plausibile e soprattutto se c'è connessione tra i diversi episondi accaduti quella notte». «Una certezza sull'incidente — ha detto Loris Calcina — la fornisce l'Arpam che nel rapporto dichiara come l'Api non abbia provveduto alla tempestiva segnalazione dell'avvenuto sversamento in mare di gasolio». Ma a questi interrogativi se ne aggiungono altri: «Gli effetti odorigeni percepiti dalla popolazione sino alla mattina seguente possono essere stati originati dai soli 50 litri di gasolio? Perché la relazione dell'Api non parla della ossigenazione dello specchio acqueo? Chi, quando e con che mezzi hanno frantumato la macchia oleosa?». A conclusione dell'incontro tutti gli intervenuti hanno sollecitato l' installazione di un sistema satellitare per individuare e controllare gli eventuali sversamenti di petrolio.

«Turbogas, servono impegni concreti sulle micropolveri e la sicurezza»  (Ferrara)

«Brutto spettacolo, ma prevedibile, la gara con qualche sgambetto a rivendicare di aver segnalato per primi i problemi della centrale a turbogas». Inizia così la presa di posizione della capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale Francesca Cigala Fulgosi: «Serve un difficile e quotidiano impegno per tradurre preoccupazioni, intuizioni e idee alternative in dati controllabili, vincoli normativi e progetti praticabili. Altrimenti si resta nello scontro ideologico e si perdono di vista i problemi concreti». Per la Cigala, la concretezza è una data: 10 gennaio 2001. Risale a quel giorno «la prima di una lunga serie di interpellanze dei Verdi per ottenere informazioni e garanzie sulla sicurezza degli impianti presenti e futuri del polo chimico. Di un mese dopo la prima mozione per impegnare concretamente la giunta a diminuire l'impatto ambientale del polo e avviare una ricerca epidemiologica sui tumori connessi». Nell'ottobre 2001, poi, «i Verdi hanno portato all'approvazione una mozione fondamentale, che vincolava la costruzione della centrale — ricorda la Cigala — a una 'sostanziale e significativa riduzione delle emissioni nocive rispetto a quelle delle centrali in servizio '. Fra queste, anche le micropolveri». Da quel momento, sottolinea la Cigala, «inizia l'attenzione dell'opinione pubblica e incominciano i proclami. Per i Verdi prosegue invece l'impegno per vincolare ogni fase della procedura di approvazione al vantaggio per l'ambiente piuttosto che al profitto per i produttori di energia. Obiettivi difficili da realizzare: lo dimostra la richiesta avanzata un anno fa di realizzare un convegno sulle micropolveri. Richiesta inascoltata». Fondamentale, infine, «la richiesta di approfondire le analisi per la bonifica del polo per acquisire i dati, forniti ancora una volta in misura insufficiente, indispensabili prima di iniziare i lavori della centrale».

 
CORRIERE ADRIATICO
"Troppi rischi per il mare"

Verdi e Comitati critici con i trasbordi di carburante alla raffineria

Chieste garanzie dopo lo sversamento di fine marzo

di MARINA MINELLI

Molti dubbi ed una sola certezza: nella notte fra il 31 marzo ed il 1° aprile la raffineria Api non ha provveduto alla tempestiva segnalazione all'Arpam di quanto stava accadendo nei pressi del pontile e cioè uno sversamento in mare di gasolio. Quanto ai motivi per cui la manichetta si è lacerata, alla quantità esatta di prodotto finito in mare ed alla tempistica degli avvenimenti di quella notte, secondo il consigliere Verde Marco Moruzzi ed i comitati cittadini di Villanova e Fiumesino, "esistono al momento attuale troppi lati oscuri". A neanche due mesi dai fatti e grazie alla documentazione raccolta, all'attenta analisi dei verbali di Arpam, capitaneria di porto e vigili del fuoco e ad un filmato amatoriale realizzato quella notte, Moruzzi, insieme a Loris Calcina e Massimo De' Paolis - delegati rispettivamente di Villanova e Fiumesino - hanno messo insieme una serie di domande che sottoporranno alle autorità competenti. "Perché bisogna fare chiarezza - dicono - ed arrivare a capire se ci sono davvero le condizioni di sicurezza durante le operazioni di carico e scarico delle petroliere. Noi non vogliamo che l'Adriatico diventi una seconda Galizia". Difficile a parere dei comitati valutare con sicurezza i fatti di quella notte a partire dall'abbassamento improvviso della tensione elettrica rilevato in tutta la zona, fino al vapore notato sul pontile e prodotto, secondo quanto dichiarato dalla raffineria da "prove tecniche alla nave Cosmo". "Contemporaneamente, cioè verso le 21 - proseguono Calcina e De' Paolis - la fiamma si è alzata e dalla zona della centrale si è levato un forte fumo, eventi che accadono anche quanto ci sono dei blocchi all'impianto Igcc. Nessuno si è accorto di nulla, siamo stati noi ad avvisare Moruzzi il quale ha allertato la capitaneria di porto". Alle 23.45 circa, almeno stando alle dichiarazioni dei responsabili della raffineria, l'incidente alla manichetta ed insieme, come rilevato dai residenti ancora fumo o vapore e un intenso odore di gasolio. "Solo 50 litri hanno dichiarato all'Api - precisa Moruzzi - quando la manichetta di litri ne trasporta 62,8 al secondo".

L'Api del futuro, sotto stretto controllo

Ecco le prescrizioni fissate dalla Regione per la concessione

Nuovi limiti alle emissioni monitoraggi estesi ai fossi bonifica della foce dell'Esino e divieto di qualsiasi ampliamento Ma resta il no deciso del Comune di Falconara

di MARINA MINELLI

Nuovi limiti alle emissioni dell'impianto, estensione dei monitoraggi ai fossi per il controllo delle acque, rilevamento delle temperature, ridefinizione del volume minimo di sversamento in mare ai fini dell'allertamento. E poi: riqualificazione della foce dell'Esino, divieto assoluto di qualsiasi ampliamento delle aree terrestri e marine utilizzabili e chiusura di tutti i contenziosi legali. Sono solo alcune delle "prescrizioni" a cui la Regione Marche vincolerà il rinnovo della concessione alla raffineria Api, non prima di avere convocato, entro la scadenza del procedimento prevista per la metà di giugno, una conferenza dei servizi. Rilevata nei documenti l'opinione positiva di tutti gli enti ed organismi coinvolti nell'istruttoria, a cui si contrappone soltanto il no deciso del Comune di Falconara che fa riferimento a quanto previsto dal proprio Prg. La Provincia di Ancona invece ha fatto pervenire una nota nella quale non esprime un parere specifico, demanda agli atti della programmazione e pianificazione già deliberato, e, dal punto di vista sostanziale fa esplicito riferimento alla sintesi politica che dovrà derivare dal tavolo istituzionale fra i tre enti locali. In ogni caso la Regione ha già chiarito da parte sua, attraverso uno specifico parere del Servizio Legislativo, che "le disposizioni del Prg del comune di Falconara non hanno rilevanza nel procedimento di concessione in questione". Comunque né il comune di Falconara, né la Provincia hanno usufruito della possibilità prevista dalla normativa di richiedere una proroga sui termini per il rilascio dei pareri di competenza, ma l'8 maggio la Regione ha chiesto ai due enti di produrre ulteriori elementi valutativi in relazione alle specifiche competenze sul procedimento, da fornire in una riunione tecnica collaterale alla conferenza istruttoria che si è svolta il 15 maggio scorso. Allo stato attuale, come emerge dalla documentazione messa insieme dall'assessorato regionale all'ambiente, le prescrizioni sono ancora livello di indirizzo e tutti i passaggi ulteriori avranno necessità di maggiori approfondimenti tecnici sulla base dei suggerimenti dello staff tecnico (Svim e gruppo interno) che sta predisponendo il piano preliminare di risanamento dell'area. Per quanto riguarda la durata della concessione, l'eventuale rilascio fino al 2020 coinciderebbe sostanzialmente con la durata del contratto che oggi obbliga l'Api alla fornitura totale dell'energia elettrica prodotta. E trattandosi di circa il 50 % della produzione regionale di energia elettrica e di circa il 25 % di quella complessivamente consumata, secondo la Regione, la relativa fornitura può essere oggettivamente garantita solo dagli attuali assetti complessivi della raffineria. Le prescrizioni potrebbero anche prevedere degli "step periodici" di verifica sul rispetto complessivo delle condizioni autorizzatorie e della generale compatibilità ambientale e territoriale a partire dal 2004 e con successiva cadenza quadriennale collegati agli esiti dei periodici rapporti di sicurezza che l'azienda deve elaborare in virtù di quanto previsto da un decreto legislativo del '99. Fra i vincoli forse anche quello di "versamenti annuali per tutta la durata della concessione, di specifici ed idonei fondi di riserva vincolati (eventualmente a favore della Regione) e finalizzati all'attuazione del sistema delle prescrizioni", in particolare potrebbero essere previsti due "specifiche riserve finanziarie a favore la prima delle attività di messa in sicurezza e la seconda alla bonifica definitiva dei suoli al termine della concessione".

 
LA NUOVA FERRARA
Turbogas, ci vogliono i fatti

Coi proclami non si va lontano, l'azione dei Verdi

Francesca Cigala Fulgosi Consigliere comunale Verdi Ferrara

Brutto spettacolo - ma assai prevedibile - la gara, con qualche sgambetto, a rivendicare di avere segnalato per primi i problemi della centrale Turbogas. Brutto e pericoloso perché con i proclami non si va lontano nelle difficili e complesse questioni ambientali e della salute. Ci vogliono i fatti. Ci vuole un difficile e quotidiano impegno per tradurre preoccupazioni, intuizioni e idee alternative in dati controllabili, vincoli normativi e progetti praticabili. Altrimenti si resta nello scontro ideologico e si perdono di vista i problemi concreti. Dunque: i fatti. E' del 10 gennaio 2001 (gennaio duemilauno!) la prima di una serie di interpellanze del Gruppo consigliare dei Verdi per ottenere informazioni e garanzie sulla sicurezza degli impianti presenti e futuri del polo chimico. E' di un mese dopo la prima mozione per impegnare concretamente la giunta a diminuire l'impatto ambientale del Polo e avviare una ricerca epidemiologica sui tumori connessi. Il punto di svolta fondamentale avviene nell'ottobre dello stesso anno. Dopo che i proponenti della centrale Turbogas avevano presentato in Commissione consiliare un progetto da cui era praticamente impossibile dedurre le effettive emissioni inquinanti della centrale, il gruppo dei Verdi - recependo i risultati di un lungo lavoro di elaborazione realizzato dalle associazioni ambientaliste - inizia un percorso che porterà all'approvazione di una risoluzione fondamentale. Essa vincola la costruzione della centrale a una "sostanziale e significativa riduzione delle emissioni nocive rispetto a quelle delle centrali in servizio": fra cui le micropolveri. Da questo momento in poi inizia l'attenzione dell'opinione e incominciano i proclami. Per il Gruppo dei Verdi prosegue invece l'impegno con interpellanze "mirate", alcune insieme ad altri partiti della maggioranza, per vincolare concretamente ogni fase della procedura di approvazione al vantaggio per l'ambiente piuttosto che al profitto dei produttori di energia. Obiettivi difficilissimi da realizzare in un campo in cui gli "esperti" detengono il monopolio dell'informazione, e mentre la commissione Turbogas rischia di morire prima ancora di essere nata. Quanto sia difficile ottenere dati attendibili lo dimostra la richiesta avanzata un anno fa dal Comitato per una città sostenibile di realizzare un convegno sulle micropolveri, richiesta rimasta inascoltata. Infine, ma fondamentale, l'ultima richiesta di approfondire le analisi per la bonifica del Polo al fine di acquisire i dati - forniti ancora una volta in misura assolutamente insufficiente dalle imprese - indispensabili prima di iniziare i lavori della centrale. Molta strada resta ancora da fare insieme ai partiti, alle associazioni e ai comitati perché la convivenza fra Polo chimico e la nostra città non vada a scapito dell'ambiente e della salute. In questo percorso, i proclami - da soli - servono a poco.

 
ECONEWS  (Verdi)
Porto Marghera. Zanella: ma ci possiamo fidare delle parole di Galan?

"Ma ci si può veramente fidare di quello che dice Galan sulla dismissione della chimica a Porto Marghera o fa parte del solito giochetto delle parti per cui a Venezia si sostiene una tesi e a Roma, invece, se ne afferma un'altra? Ci tornano alla mente le altre buone intenzioni del presidente Galan poi smentite dai fatti: quando aveva prima escluso l'utilizzo Orimulsion alla centrale elettrica di Porto Tolle, nei pressi del Parco del Delta del Po, per poi firmare, subito dopo, il contratto con l'Enel che, al contrario, lo prevedeva. Oppure quando ha rivendicato le non trivellazioni nell'alto Adriatico per l'estrazione del gas metano, per poi far passare un emendamento in commissione Attività produttive che invece ha riaperto tutta la partita. Se questi sono gli antecedenti, adesso più che le belle parole di Galan ci interessano gli atti concreti. Non vorremmo che Galan avesse così brillantemente appreso la lezione berlusconiana di promettere per poi non mantenere.

 
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