MESSAGGERO |
Dossier dei Verdi sullo
sversamento dalla “Cosmo”
di C.P.
FALCONARA - A due giorni
dalla presentazione della nuova motocisterna a doppio scafo
Cosmo nell’ambito del convegno internazionale “Adriatico e
Jonio come risorse del Mediterraneo”, il comitato di
benvenuto non è dei migliori. Ieri nel corso di una
conferenza stampa i Verdi delle Marche e i comitato di
Villanova e Fiumesino hanno sollevato dubbi sulla quantità
reale di gasolio finita in mare nel corso dello sversamento
verificatosi il 31 marzo proprio dalla Cosmo a causa di una
manichetta difettosa. Un nuovo modo, corredato da un video
amatoriale che sarebbe stato girato in quella notte, per
dire no al rinnovo della concessione della raffineria (si
deciderà il 15 giugno). Il capogruppo dei Verdi Marco
Moruzzi e i due rappresentanti dei comitati, Loris Calcina e
Massimo De Paolis, hanno concentrato l’attenzione sui fumi
emessi dalla Cosmo per le operazioni di svaporamento e
sull’abbassamento della tensione dello stabilimento Api,
documentati dal video proiettato. «La manichetta – ha
spiegato Moruzzi – ha una velocità di trasferimento del
liquido di due metri cubi al secondo, pari a 62,8 litri di
idrocarburi. Se ne sono stati versati solo cinquanta, come
afferma l’Api, vuol dire che dalla scoperta del guasto al
blocco del trasferimento è passato meno di un secondo. Una
tempestività poco credibile». Il consigliere si chiede anche
se il vapore possa essere stato utilizzato per frantumare le
macchie oleose e farne evaporare la porzione di idrocarburi
più leggeri. I comitati hanno sollevato altre perplessità:
«Gli odori percepiti dalla popolazione alle 23.45, due ore
dopo l’incidente – ha chiesto ancora Calcina – e constatati
dall’Arpam, possono essere stati originati da soli 50 litri
di gasolio?». Altro dubbio sui i tempi dell’incidente:
secondo i comitati ci sarebbe disparità tra la versione
ufficiale e quanto visto e udito dai cittadini spettatori
del fatto. I Verdi hanno dichiarato che il dossier raccolto
con tutta la documentazione sull’incidente sarà trasmesso
alla magistratura.
il
testo integrale della conferenza stampa |
|
RESTO DEL CARLINO |
FALCONARA — «Sull'episodio
dello
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — «Sull'episodio
dello sversamento in mare di petrolio accaduto il 31 marzo
scorso, abbiamo bisogno di chiarezza». Verdi e Comitati dei
cittadini dei quartieri limitrofi alla raffineria Api, nella
conferenza stampa di ieri, hanno ricostruito i fatti
accaduti nella notte a cavallo tra il 31 marzo e il primo
aprile. Con l'ausilio di immagini amatoriali, hanno
descritto l'accaduto, ricostruito i fatti fin dal momento
del primo allarme, quello lanciato dalle segnalazioni
pervenute all'ufficio ambiente da parte di alcuni cittadini.
Marco Moruzzi, consigliere regionale dei Verdi, Loris
Calcina del Comitato di Villanova e Massimo De Paolis, del
quartiere di Fiumesino hanno raccolto i verbali dell'Arpam,
dei vigili del fuoco, della capitaneria di porto e della
stessa Api per cercare di dare spiegazioni allo sversamento
in mare provocato dalla rottura di una manichetta. Dicevamo
che molti sono stati i dubbi che hanno sollevato: dapprima
la convergenza di tre eventi: l'abbassamento di tensione,
poche ore prima dell'incidente, la fuoriuscita di vapore e
appunto la rottura della manichetta. Per Moruzzi «non sono
chiare alcune fasi delle verifiche effettuate durante e dopo
l'evento» e neanche «la quantità di gasolio che è
fuoriuscità quella notte». «Abbiamo seguito passo passo
l'accaduto — ha detto Massimo De Paolis, forse anche perché
ossessionati dalla paura. Qualcuno, comunque, dovrà dare una
spiegazione plausibile e soprattutto se c'è connessione tra
i diversi episondi accaduti quella notte». «Una certezza
sull'incidente — ha detto Loris Calcina — la fornisce l'Arpam
che nel rapporto dichiara come l'Api non abbia provveduto
alla tempestiva segnalazione dell'avvenuto sversamento in
mare di gasolio». Ma a questi interrogativi se ne aggiungono
altri: «Gli effetti odorigeni percepiti dalla popolazione
sino alla mattina seguente possono essere stati originati
dai soli 50 litri di gasolio? Perché la relazione dell'Api
non parla della ossigenazione dello specchio acqueo? Chi,
quando e con che mezzi hanno frantumato la macchia oleosa?».
A conclusione dell'incontro tutti gli intervenuti hanno
sollecitato l' installazione di un sistema satellitare per
individuare e controllare gli eventuali sversamenti di
petrolio.
«Turbogas, servono impegni
concreti sulle micropolveri e la sicurezza»
(Ferrara)
«Brutto spettacolo, ma
prevedibile, la gara con qualche sgambetto a rivendicare di
aver segnalato per primi i problemi della centrale a
turbogas». Inizia così la presa di posizione della
capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale Francesca Cigala
Fulgosi: «Serve un difficile e quotidiano impegno per
tradurre preoccupazioni, intuizioni e idee alternative in
dati controllabili, vincoli normativi e progetti
praticabili. Altrimenti si resta nello scontro ideologico e
si perdono di vista i problemi concreti». Per la Cigala, la
concretezza è una data: 10 gennaio 2001. Risale a quel
giorno «la prima di una lunga serie di interpellanze dei
Verdi per ottenere informazioni e garanzie sulla sicurezza
degli impianti presenti e futuri del polo chimico. Di un
mese dopo la prima mozione per impegnare concretamente la
giunta a diminuire l'impatto ambientale del polo e avviare
una ricerca epidemiologica sui tumori connessi».
Nell'ottobre 2001, poi, «i Verdi hanno portato
all'approvazione una mozione fondamentale, che vincolava la
costruzione della centrale — ricorda la Cigala — a una
'sostanziale e significativa riduzione delle emissioni
nocive rispetto a quelle delle centrali in servizio '. Fra
queste, anche le micropolveri». Da quel momento, sottolinea
la Cigala, «inizia l'attenzione dell'opinione pubblica e
incominciano i proclami. Per i Verdi prosegue invece
l'impegno per vincolare ogni fase della procedura di
approvazione al vantaggio per l'ambiente piuttosto che al
profitto per i produttori di energia. Obiettivi difficili da
realizzare: lo dimostra la richiesta avanzata un anno fa di
realizzare un convegno sulle micropolveri. Richiesta
inascoltata». Fondamentale, infine, «la richiesta di
approfondire le analisi per la bonifica del polo per
acquisire i dati, forniti ancora una volta in misura
insufficiente, indispensabili prima di iniziare i lavori
della centrale».
|
|
CORRIERE ADRIATICO |
"Troppi rischi per il mare"
Verdi e Comitati critici con i
trasbordi di carburante alla raffineria
Chieste garanzie dopo lo
sversamento di fine marzo
di MARINA MINELLI
Molti dubbi ed una sola
certezza: nella notte fra il 31 marzo ed il 1° aprile la
raffineria Api non ha provveduto alla tempestiva
segnalazione all'Arpam di quanto stava accadendo nei pressi
del pontile e cioè uno sversamento in mare di gasolio.
Quanto ai motivi per cui la manichetta si è lacerata, alla
quantità esatta di prodotto finito in mare ed alla
tempistica degli avvenimenti di quella notte, secondo il
consigliere Verde Marco Moruzzi ed i comitati cittadini di
Villanova e Fiumesino, "esistono al momento attuale troppi
lati oscuri". A neanche due mesi dai fatti e grazie alla
documentazione raccolta, all'attenta analisi dei verbali di
Arpam, capitaneria di porto e vigili del fuoco e ad un
filmato amatoriale realizzato quella notte, Moruzzi, insieme
a Loris Calcina e Massimo De' Paolis - delegati
rispettivamente di Villanova e Fiumesino - hanno messo
insieme una serie di domande che sottoporranno alle autorità
competenti. "Perché bisogna fare chiarezza - dicono - ed
arrivare a capire se ci sono davvero le condizioni di
sicurezza durante le operazioni di carico e scarico delle
petroliere. Noi non vogliamo che l'Adriatico diventi una
seconda Galizia". Difficile a parere dei comitati valutare
con sicurezza i fatti di quella notte a partire
dall'abbassamento improvviso della tensione elettrica
rilevato in tutta la zona, fino al vapore notato sul pontile
e prodotto, secondo quanto dichiarato dalla raffineria da
"prove tecniche alla nave Cosmo". "Contemporaneamente, cioè
verso le 21 - proseguono Calcina e De' Paolis - la fiamma si
è alzata e dalla zona della centrale si è levato un forte
fumo, eventi che accadono anche quanto ci sono dei blocchi
all'impianto Igcc. Nessuno si è accorto di nulla, siamo
stati noi ad avvisare Moruzzi il quale ha allertato la
capitaneria di porto". Alle 23.45 circa, almeno stando alle
dichiarazioni dei responsabili della raffineria, l'incidente
alla manichetta ed insieme, come rilevato dai residenti
ancora fumo o vapore e un intenso odore di gasolio. "Solo 50
litri hanno dichiarato all'Api - precisa Moruzzi - quando la
manichetta di litri ne trasporta 62,8 al secondo".
L'Api del futuro, sotto
stretto controllo
Ecco le prescrizioni fissate
dalla Regione per la concessione
Nuovi limiti alle emissioni
monitoraggi estesi ai fossi bonifica della foce dell'Esino e
divieto di qualsiasi ampliamento Ma resta il no deciso del
Comune di Falconara
di MARINA MINELLI
Nuovi limiti alle emissioni
dell'impianto, estensione dei monitoraggi ai fossi per il
controllo delle acque, rilevamento delle temperature,
ridefinizione del volume minimo di sversamento in mare ai
fini dell'allertamento. E poi: riqualificazione della foce
dell'Esino, divieto assoluto di qualsiasi ampliamento delle
aree terrestri e marine utilizzabili e chiusura di tutti i
contenziosi legali. Sono solo alcune delle "prescrizioni" a
cui la Regione Marche vincolerà il rinnovo della concessione
alla raffineria Api, non prima di avere convocato, entro la
scadenza del procedimento prevista per la metà di giugno,
una conferenza dei servizi. Rilevata nei documenti
l'opinione positiva di tutti gli enti ed organismi coinvolti
nell'istruttoria, a cui si contrappone soltanto il no deciso
del Comune di Falconara che fa riferimento a quanto previsto
dal proprio Prg. La Provincia di Ancona invece ha fatto
pervenire una nota nella quale non esprime un parere
specifico, demanda agli atti della programmazione e
pianificazione già deliberato, e, dal punto di vista
sostanziale fa esplicito riferimento alla sintesi politica
che dovrà derivare dal tavolo istituzionale fra i tre enti
locali. In ogni caso la Regione ha già chiarito da parte
sua, attraverso uno specifico parere del Servizio
Legislativo, che "le disposizioni del Prg del comune di
Falconara non hanno rilevanza nel procedimento di
concessione in questione". Comunque né il comune di
Falconara, né la Provincia hanno usufruito della possibilità
prevista dalla normativa di richiedere una proroga sui
termini per il rilascio dei pareri di competenza, ma l'8
maggio la Regione ha chiesto ai due enti di produrre
ulteriori elementi valutativi in relazione alle specifiche
competenze sul procedimento, da fornire in una riunione
tecnica collaterale alla conferenza istruttoria che si è
svolta il 15 maggio scorso. Allo stato attuale, come emerge
dalla documentazione messa insieme dall'assessorato
regionale all'ambiente, le prescrizioni sono ancora livello
di indirizzo e tutti i passaggi ulteriori avranno necessità
di maggiori approfondimenti tecnici sulla base dei
suggerimenti dello staff tecnico (Svim e gruppo interno) che
sta predisponendo il piano preliminare di risanamento
dell'area. Per quanto riguarda la durata della concessione,
l'eventuale rilascio fino al 2020 coinciderebbe
sostanzialmente con la durata del contratto che oggi obbliga
l'Api alla fornitura totale dell'energia elettrica prodotta.
E trattandosi di circa il 50 % della produzione regionale di
energia elettrica e di circa il 25 % di quella
complessivamente consumata, secondo la Regione, la relativa
fornitura può essere oggettivamente garantita solo dagli
attuali assetti complessivi della raffineria. Le
prescrizioni potrebbero anche prevedere degli "step
periodici" di verifica sul rispetto complessivo delle
condizioni autorizzatorie e della generale compatibilità
ambientale e territoriale a partire dal 2004 e con
successiva cadenza quadriennale collegati agli esiti dei
periodici rapporti di sicurezza che l'azienda deve elaborare
in virtù di quanto previsto da un decreto legislativo del
'99. Fra i vincoli forse anche quello di "versamenti annuali
per tutta la durata della concessione, di specifici ed
idonei fondi di riserva vincolati (eventualmente a favore
della Regione) e finalizzati all'attuazione del sistema
delle prescrizioni", in particolare potrebbero essere
previsti due "specifiche riserve finanziarie a favore la
prima delle attività di messa in sicurezza e la seconda alla
bonifica definitiva dei suoli al termine della concessione".
|
|
LA NUOVA FERRARA |
Turbogas, ci vogliono i fatti
Coi proclami non si va
lontano, l'azione dei Verdi
Francesca Cigala Fulgosi
Consigliere comunale Verdi Ferrara
Brutto spettacolo - ma assai
prevedibile - la gara, con qualche sgambetto, a rivendicare
di avere segnalato per primi i problemi della centrale
Turbogas. Brutto e pericoloso perché con i proclami non si
va lontano nelle difficili e complesse questioni ambientali
e della salute. Ci vogliono i fatti. Ci vuole un difficile e
quotidiano impegno per tradurre preoccupazioni, intuizioni e
idee alternative in dati controllabili, vincoli normativi e
progetti praticabili. Altrimenti si resta nello scontro
ideologico e si perdono di vista i problemi concreti.
Dunque: i fatti. E' del 10 gennaio 2001 (gennaio
duemilauno!) la prima di una serie di interpellanze del
Gruppo consigliare dei Verdi per ottenere informazioni e
garanzie sulla sicurezza degli impianti presenti e futuri
del polo chimico. E' di un mese dopo la prima mozione per
impegnare concretamente la giunta a diminuire l'impatto
ambientale del Polo e avviare una ricerca epidemiologica sui
tumori connessi. Il punto di svolta fondamentale avviene
nell'ottobre dello stesso anno. Dopo che i proponenti della
centrale Turbogas avevano presentato in Commissione
consiliare un progetto da cui era praticamente impossibile
dedurre le effettive emissioni inquinanti della centrale, il
gruppo dei Verdi - recependo i risultati di un lungo lavoro
di elaborazione realizzato dalle associazioni ambientaliste
- inizia un percorso che porterà all'approvazione di una
risoluzione fondamentale. Essa vincola la costruzione della
centrale a una "sostanziale e significativa riduzione delle
emissioni nocive rispetto a quelle delle centrali in
servizio": fra cui le micropolveri. Da questo momento in poi
inizia l'attenzione dell'opinione e incominciano i proclami.
Per il Gruppo dei Verdi prosegue invece l'impegno con
interpellanze "mirate", alcune insieme ad altri partiti
della maggioranza, per vincolare concretamente ogni fase
della procedura di approvazione al vantaggio per l'ambiente
piuttosto che al profitto dei produttori di energia.
Obiettivi difficilissimi da realizzare in un campo in cui
gli "esperti" detengono il monopolio dell'informazione, e
mentre la commissione Turbogas rischia di morire prima
ancora di essere nata. Quanto sia difficile ottenere dati
attendibili lo dimostra la richiesta avanzata un anno fa dal
Comitato per una città sostenibile di realizzare un convegno
sulle micropolveri, richiesta rimasta inascoltata. Infine,
ma fondamentale, l'ultima richiesta di approfondire le
analisi per la bonifica del Polo al fine di acquisire i dati
- forniti ancora una volta in misura assolutamente
insufficiente dalle imprese - indispensabili prima di
iniziare i lavori della centrale. Molta strada resta ancora
da fare insieme ai partiti, alle associazioni e ai comitati
perché la convivenza fra Polo chimico e la nostra città non
vada a scapito dell'ambiente e della salute. In questo
percorso, i proclami - da soli - servono a poco. |
|
ECONEWS (Verdi) |
Porto Marghera. Zanella: ma
ci possiamo fidare delle parole di Galan?
"Ma ci si può veramente
fidare di quello che dice Galan sulla dismissione della
chimica a Porto Marghera o fa parte del solito giochetto
delle parti per cui a Venezia si sostiene una tesi e a Roma,
invece, se ne afferma un'altra? Ci tornano alla mente le
altre buone intenzioni del presidente Galan poi smentite dai
fatti: quando aveva prima escluso l'utilizzo Orimulsion alla
centrale elettrica di Porto Tolle, nei pressi del Parco del
Delta del Po, per poi firmare, subito dopo, il contratto con
l'Enel che, al contrario, lo prevedeva. Oppure quando ha
rivendicato le non trivellazioni nell'alto Adriatico per
l'estrazione del gas metano, per poi far passare un
emendamento in commissione Attività produttive che invece ha
riaperto tutta la partita. Se questi sono gli antecedenti,
adesso più che le belle parole di Galan ci interessano gli
atti concreti. Non vorremmo che Galan avesse così
brillantemente appreso la lezione berlusconiana di
promettere per poi non mantenere. |
|
|