RASSEGNA STAMPA 17.05.2003

 

MESSAGGERO
Api, niente ampliamenti e più garanzie

Il presidente Giancarli: «Una novità importante è la partecipazione democratica: nelle decisioni future avranno voce anche i Comitati cittadini»

Primi responsi dal tavolo tecnico tra Regione, Provincia e Comune: «Linea dura sull’impatto ambientale»

di ROBERTA MACCAGNANI

FALCONARA - Nuovo passo in avanti sulla difficile strada per il rinnovo della concessione Api. Preservare l’ambiente ma anche il lavoro: questo quanto emerso nel corso del tavolo istituzionale svoltosi ieri mattina tra Regione, Provincia e Comune di Falconara. Tre enti che, per la prima volta, si sono trovati sulla stessa lunghezza d’onda su una questione così importante. Il Comune di Falconara, quindi, forse da oggi non sarà più lasciato solo nella gestione dell’affare raffineria. Al termine del tavolo istituzionale, a cui hanno partecipato per la Regione l’assessore Marco Amagliani e il presidente Vito D’Ambrosio, per la Provincia il presidente Enzo Giancarli e il tecnico Renzi, per il Comune il vicesindaco Antonio Graziosi, l’assessore all’ambiente Giancarlo Scortichini, quello al bilancio Roberto Pesaresi e il dirigente Furio Durpetti, non tutto è comunque filato liscio. Il primo a sciogliere le riserve è stato il sindaco di Falconara, Giancarlo Carletti, che dalla sua stanza d’ospedale (sembra in ripresa dalla labirintite acuta che lo aveva colpito), segue le vicende dell’ente che governa passo passo. «Mi sembra ci sia una condivisione di massima sugli indirizzi indicati dal Comune – spiegato il sindaco - Ancora non si è trattato delle questioni nel dettaglio, ma per quanto riguarda il metodo concordiamo». Soddisfatto anche Enzo Giancarli, presidente della Provincia, che valuta l’incontro un momento fondamentale nel processo del rinnovo della concessione all’Api. «L’intesa di fondo tra i tre enti – spiega Giancarli – c’è stata. Abbiamo visto le prescrizioni che sta studiando il tavolo tecnico attivato dalla Regione e da parte degli organi preposti, vigili del fuoco e Arpam. Dall’altro si è profilata anche un’intesa politica tra le tre istituzioni che abbia al centro lo sviluppo eco-sostenibile, l’aumento della sicurezza e la riduzione dell’impatto ambientale. Elementi questi che fanno parte delle prescrizioni a breve termine che alla raffineria verrà richiesto di rispettare». «Personalmente – prosegue – ho insistito molto sulla partecipazione democratica alle decisioni sul futuro di Falconara. Una partecipazione che non includa solo le forze industriali e sindacali, ma anche i comitati cittadini riconosciuti e le associazioni ambientaliste». Quale l’obiettivo di questa intesa? «Costruire insieme le decisioni per arrivare ad una soluzione finale». Il prg del Comune di Falconara è stato ufficialmente approvato, questo significa che da lì la raffineria un giorno se ne andrà? «Questo non è detto, è tutto da decidere ancora. Ma non credo ci saranno ampliamenti». Il dirigente Furio Durpetti, dirigente del Comune di Falconara, si definisce soddisfatto. «La riunione è stata interlocutoria – racconta – Il clima era positivo. Si è intravisto chiaramente, secondo anche le dichiarazioni della Regione, che esiste la possibilità di una conclusione della vicenda del rinnovo della raffineria in linea con quanto auspicato dall’ente locale nei suo documenti e in coerenza col prg. Questo perché è ipotizzabile il rinnovo della concessione che contenga, però, a breve termine prescrizioni immediate per il presente, come la sicurezza, la bonifica del suolo, la qualità dell’aria, la sistemazione del fiume per lasciargli il suo spazio vitale, e altre per il medio-lungo periodiche prevedano la graduale riconversione dell’attività della raffineria». Naturalmente il lavoro è ancora da sviluppare. Sulle prescrizioni, infatti, bisogna puntualizzare bene cosa ci si aspetta che l’Api faccia per restare a Falconara. I tavoli tecnici messi in piedi dalla Regione stanno concentrando il loro lavoro proprio in questa direzione per concretizzare finalmente le disposizioni. Il tempo stringe, il 15 giugno la Regione deve una risposta sul rinnovo della concessione. Ma darla senza prima aver messo sul tavolo le prescrizioni da rispettare significherebbe perdere, forse, l’ultima occasione per avviare un nuovo rapporto di convivenza tra un’industria ed il suo territorio.

LA SITUAZIONE

IL RINNOVO DELLA CONCESSIONE - Corsa contro il tempo per il processo di rinnovo alla raffineria Api. Questa settimana i tavoli tecnici della Regione continueranno a lavorare alacremente alla stesura delle prescrizioni tecniche. Prossimi appuntamenti, quindi, una serie di riunioni riservate ai tecnici per discutere della situazione raffineria.

IL 26 MAGGIO NUOVO TAVOLO - Tra una settimana, massimo dieci giorni, il che equivale a dire il 26 maggio si dovrà riunire il prossimo tavolo istituzionale, ormai quello decisivo. Quella riunione, probabilmente, sancirà la svolta per lo stabilimento e si affronteranno nel dettaglio le prescrizioni per arrivare a giugno con una serie di condizioni da sottoporre all’Api pur di restare a Falconara.

A LUGLIO LA RISPOSTA API - Le prossime settimane, di conseguenza - di qui a luglio - saranno quelle che potranno configurare il futuro di Falconara, l'assetto del suo territorio e la modalità di convivenza con lo stabilimento petrolifero.

 
RESTO DEL CARLINO
«Servono alternative»

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — «Abbiamo tutti bisogno di riflettere, di capire, di conoscere e di approfondire prima di prendere decisioni». Con queste dichiarazioni, il presidente dei Verdi Marche, Luciano Montesi ha aperto il convegno organizzato dal gruppo ambientalista che si è tenuto ieri nella sala auditorium del Castello. Un dibattito a cui hanno partecipato oltre alle autorità locali anche esperti del settore. L'incontro si è aperto con un lungo riepilogo di tutti gli incidenti accaduti all'Api, dai più lontani fino a quelli recenti, e le considerazioni del capogruppo in Consiglio comunale, Sergio Badialetti: «La raffieneria a nostro avviso deve ancora ritoccare la sua azione in materia di sicurezza, di rispetto della comunicazione nel caso di sversamento di gasolio in mare. Questo convegno è un approfondimento per dire che i Verdi rivendicano una riflessione più approfondita sul rinnovo della concessione». La trattazione di Marco Moruzzi, capogruppo dei Verdi in Consiglio regionale, invece, ha interessato innanzitutto i rischi provenienti dal petrolio in mare e dei traffici di prodotti ad alta tossicità. Per quanto riguarda il rinnovo della concessione alla raffineria Api, Moruzzi ha ribadito la sua contrarietà denunciando, ancora una volta, la mancanza dell'effettuazione di studi di riconversione a medio e lungo termine. «Si dice si al rinnovo — ha spiegato Moruzzi — senza aver voluto studiare e approfondire un'alternativa possibile. Oggi è stata l'ennesima occasione per toccare con mano che dismettere un impianto di raffinazione non significa, tra le altre cose, perdere posti di lavoro. In diverse realtà, come l'Acna di Cengio, il personale dipendente di una raffineria è stato impiegato con un minimo di 12 anni nelle operazioni di bonifica. Nel frattempo, però, hanno studiato un'alternativa a per quella zona, attività che avrebbero sostituito quella di raffinazione fino ad allora esistente. Questo è dunque un esempio tangibile di come possa essere attuata la riconversione. E' stato poi portato l'esempio di Augusta che ha 10 mila dipendenti e in cui è stata iniziata la bonifica con la raffineria in funzione. Da noi la contaminazione è tale che non è semplice farla. Ma bisogna pur cominciare».

AL PRESIDENTE D'Ambrosio e

AL PRESIDENTE D'Ambrosio e dall'assessore Amagliani abbiamo intravisto la possibilità che questa vicenda, per il futuro di Falconara, possa concludersi secondo le previsioni dettate dal Prg». Così il dirigente dell'amministrazione comunale, Furio Durpetti ha commentato il secondo incontro del tavolo istituzionale, formatosi per il rinnovo della concessione alla raffineria Api, che si è tenuto ieri. Il «count down» dei giorni che porteranno al rinnovo o meno della concessione all'impianto petrolifero è dunque cominciato. All'incontro hanno partecipato, naturalmente, il presidente della Provincia Giancarli, il vicesindaco Graziosi e gli assessori falconaresi, Scortichini e Pesaresi, oltre al dirigente Durpetti. Il Comune ha delineato così uno scenario positivo per il territorio scorgendo appunto la possibilità, anche in caso di rinnovo della concessione, «di un processo graduale e a medio termine di riconversione dell'area».

Dragotto: «Meno potenza per la centrale a turbogas»  (Ferrara)

Non c'è tregua sull'opportunità di autorizzare la costruzione della centrale a turbogas tra il vicepresidente del consiglio regionale, Giorgio Dragotto, e la giunta cittadina. «L'Amministrazione comunale di Ferrara è preoccupata» sostiene in una nota l'esponente di Forza Italia. «Il sogno dell'impatto 'a costo zero' della centrale è svanito, come tutti i sogni, all'alba. E l'alba si chiama 'La letteratura corrente e l'esperienza statunitense', l'istruttoria dei ricercatori Armaroli e Po. Una raccolta di dati finalizzata a fare il punto su quanto, ad oggi, è noto sull'inquinamento atmosferico prodotto da queste centrali. Guarda caso uno di quegli 'studi approfonditi e terzi' invocati da Forza Italia, in aggiunta a quelli di norma previsti dalle procedure di valutazione d'impatto ambientale, per poter approvare». Dragotto pone una serie di intrerrogativi: trattandosi di dati a disposizione della comunità scientifica, perché gli esperti e i consulenti dell'amministrazione, l'Arpa o l'Ausl, non si sono preoccupati di vagliarli e fornirli prima dell'approvazione del progetto in Consiglio comunale? E ancora : «Perché la Giunta Sateriale — chiede l'azzurro — si è preoccupata più di attaccare Forza Italia, ingarbugliando le carte, che di compiere istruttorie sul modello di quella realizzata dai due ricercatori? Una scelta epocale come la costruzione di una mega centrale quasi nel centro della città, imponeva il buon senso. E il buon senso era di chi, come noi, riteneva indispensabile un supplemento d'indagine sugli aspetti d'inquinamento e impatto ambientale e le conseguenti possibili modificazioni all'ecosistema. L'atteggiamento odierno dell'Amministrazione comunale va, anche se con grave ritardo, nella direzione da noi voluta» conclude Dragotto, che azzarda una ipotesi: «Una drastica riduzione della potenza, e quindi delle dimensioni, della centrale si profila come soluzione alternativa fra le più percorribili, oltre che auspicabili» spiega. «Equivale a dire che il nuovo impianto dovrà avere potenza pressoché omologa a quelle delle centrali che andrà a sostituire». Proprio per martedì prossimo, alle 17,30, è stata convocata la seduta il consiglio comunale durante il quale verrà esaminato e discusso il piano particolareggiato per la costruzione della centrale.

Don Chisciotte con il turbogas  (Ferrara)

Gentile direttore, in qualità di «Don Quijote» della prima ora, le chiedo un po' di spazio per ritornare sulla vicenda turbogas, argomento d'attualità cittadina grazie alla puntuale informazione del suo giornale. E' veramente divertente, e allo stesso tempo avvilente, osservare i movimenti del teatrino della politica ferrarese (… con qualche dependance regionale!) alla luce della discussione sul turbogas avvenuta in Consiglio Comunale il 14 gennaio dello scorso anno. Per una migliore considerazione delle varie posizioni assunte in quell'occasione, invito lei ed i cittadini ferraresi ad andare a rileggere il verbale di quella seduta, anche per verificare l'ambiguità di cui si può essere capaci in politica! Ricordo perfettamente la sensazione da «scemo del villaggio», o se preferisce da "Don Quijote", vissuta al termine dei quaranta minuti d'intervento, fatti in aula consiliare, durante i quali cercai di far comprendere le ragioni di una riconsiderazione approfondita e super partes dello studio d'Impatto Ambientale legato al progetto turbogas, con particolare riferimento all'inquinamento gassoso dell'aria e del «particolato ultrafine», completamente trascurato in quello studio (vedasi l'apposita risoluzione Prot. n° 1826 proposta da FI e bocciata da tutti i gruppi politici consiliari, ad eccezione del Gruppo Misto). Ricordo anche d'aver chiesto, all'epoca, di poter proiettare delle diapositive per meglio rappresentare, ai colleghi consiglieri, le particolari condizioni meteo-climatiche del territorio cittadino e l'andamento epidemiologico tumorale, fattori che chiesi di considerare anche per una diversa ubicazione dell'impianto, comunque non in città. Quest'ultima richiesta mi fu negata, con discutibile interpretazione del regolamento comunale che disciplina le sedute consiliari. Bene, il progetto turbogas passò con un solo voto di scarto! Votarono 29 Consiglieri, 19 favorevoli, 10 contrari (8 Forza Italia e 2 Comunisti Italiani), 8 astenuti (5 An, 2 Gruppo Misto, 1 Ds). Si sa «il tempo è galantuomo» ed oggi lo studio dei ricercatori di Bologna sul PM10, il cui resoconto è stato pubblicato sul suo giornale, sembrerebbe rendere onore ad alcune emblematiche conferenze-dibattito dal titolo: «La nuova centrale turbogas: …dalle certezze dell'Amministrazione alle preoccupazioni della gente» realizzate con i colleghi di partito Masotti, Pierpaoli, Perazzolo. Come autentici «salmoni» esternammo ai cittadini ferraresi, in modo documentato ed esplicito, i nostri dubbi sulla progettata Centrale Turbogas da 800 Mwe, prima a Pontelagoscuro (12 dicembre 2001) e poi in Municipio alla sala dell'Arengo (16 novembre 2002). Oggi che i nostri dubbi sembrano validati dagli studi è veramente curioso, ed avvilente, assistere a postume crisi di coscienza «ambientalista» e «Stop» da chi, fino a pochi giorni fa sulle pagine di questo quotidiano, sosteneva senza indugi la realizzazione della Centrale, per un rilancio dell'economia e dell'occupazione ferrarese. Quanto poi ad alcuni strombazzanti «autoreferenziati generali» , sempre pronti a recarsi al mulino con il sacco d'altri, varrebbe la pena di conoscere (con atti documentali, interrogazioni, interpellanze, ordini del giorno,ecc) quanto si sono spesi, al loro livello politico, per invocare supplementi d'indagine ambientale legati al Turbogas di Ferrara. Quando c'è di mezzo la salute di una collettività, un dubbio in più non deve mancare per quel naturale e scontato " principio di cautela e prudenza" anche quando si è perfettamente in regola con le disposizioni Europee!!
Mario Testi

 
CORRIERE ADRIATICO
Api, a braccetto verso il rush finale

Summit a un mese dalla decisione sulla concessione Impatto sul territorio e sicurezza restano gli osservati speciali Regione, Provincia, Comune e azienda disponibili ad un'intesa per lo sviluppo sostenibile

di MARINA MINELLI

Regione, Provincia, Comune e Api verso un protocollo d'intesa per studiare insieme "strategie coerenti verso uno sviluppo sostenibile". E' il risultato del tavolo istituzionale di ieri mattina, convocato a meno di un mese dalla data in cui dovrebbe essere presa la decisione definitiva sul rinnovo della concessione alla raffineria Api. Positivi, secondo tutti gli intervenuti, i risultati del confronto cui hanno preso parte il presidente della Regione Vito D'Ambrosio, l'assessore Marco Amagliani, il presidente della Provincia Enzo Giancarli insieme al dirigente del settore urbanistica Renzi e, per il Comune di Falconara, il vice sindaco Antonio Graziosi, gli assessori Roberto Pesaresi e Giancarlo Scortichini e il dirigente Furio Durpetti. "L'incontro è andato molto bene - ha dichiarato l'assessore all'ambiente Marco Amagliani - e sta proseguendo una collaborazione reale fra i tre enti che hanno riconosciuto la necessità e l'importanza del lavorare insieme sulle prescrizioni per gli aspetti giuridici e su questo protocollo d'intesa fondamentale per definire tutte le altre questioni". Anche il presidente Giancarli ha valutato la giornata in modo del tutto favorevole. "Stiamo andando avanti - ha detto - e pur non avendo assunto decisioni ci stiamo muovendo verso la logica del "lavorare insieme" per arrivare a definire questioni come quella della sicurezza e del minor impatto ambientale possibile". Sulle prescrizioni, che riguarderanno la bonifica del terreno, la qualità dell'aria e la sicurezza interna ed esterna, stanno lavorando i tecnici dei tre enti, mentre presto si svolgerà un nuovo confronto per la definizione dei termini del protocollo d'intesa. "Ci rivedremo entro la fine del mese - ha assicurato Amagliani - o al più tardi nei primi giorni di giugno". Furio Durpetti da parte sua ha parlato di "incontro interlocutorio ma molto positivo". "Siamo relativamente soddisfatti - ha precisato il dirigente del settore urbanistica del Comune di Falconara - nelle dichiarazioni del presidente D'Ambrosio e dell'assessore Amagliani abbiamo visto una convergenza sulle nostre posizioni ed il percorso che porterà al rinnovo ha anche l'obiettivo di assicurare l'obbedienza a quanto previsto dal nuovo Piano Regolatore Generale falconarese che ieri è stato anche approvato in via definitiva dal consiglio comunale dopo il passaggio in Provincia". Accordo raggiunto sulla questione delle prescrizioni viste come momento per la definizione ed il chiarimento dei problemi a breve termine, mentre sul medio periodo il Comune di Falconara si rifà direttamente al Prg che prevede l'avvio di un "graduale processo di riconversione dell'impianto di raffinazione". "Il territorio - ha precisato Durpetti - dovrebbe essere disinquinato ed ospitare un'attività sostenibile dal punto di vista ambientale. Insomma l'incontro di oggi - ieri, ndr - ci ha fatto intravedere come da questa vicenda possa uscire una conclusione conforme alle previsioni del Prg".

La proposta dei Verdi

"Una legge per la bonifica dell'area"

di MARINA MINELLI

La presentazione di una proposta di legge per la bonifica e la riconversione dell'area attualmente occupata dall'Api è stata annunciata ieri dall'onorevole Marco Lion a conclusione del convegno organizzato dai Verdi per parlare delle alternative alla raffineria. "Chiederò al sindaco di Falconara di lavorare insieme a questa proposta - ha dichiarato Lion - in modo da poter recepire tutte le istanze del Comune e questo in tempi brevi per arrivare in fretta alla discussione". Lion, inoltre, è preoccupato per la strada intrapresa dalla Regione sul concessione. "Da una totale disattenzione - ha proseguito il deputato Verde - la Regione è passata all'atteggiamento di oggi, poco coerente con le linee programmatiche con le quali l'attuale giunta si è presentata alle elezioni del 2000, per non parlare poi di queste "prescrizioni" che nella sostanza non potranno vincolare l'azienda a nulla". Secondo Lion, anche sulla base delle esperienze di altre realtà simili dove la chiusura dell'impianto è avvenuta repentinamente a causa di incidenti o di valutazioni di ordine economico, "per la tutela dei lavoratori sarebbe molto più logico e sensato programmare una dismissione ed uno sviluppo alternativo".

E adesso Falconara ha un nuovo Prg

D'ora in poi occhi puntati sull'attuazione

di MARINA MINELLI

Dopo anni Falconara ha un nuovo Prg, ma l'amministrazione comunale oltre ad esprimere soddisfazione per l'obiettivo raggiunto, prende atto dell'apporto costruttivo evidenziato da Rifondazione Comunista e dai Verdi e tradottosi in un voto di astensione nella delibera che ha sancito la presa d'atto dell'approvazione del Prg da parte della Provincia. Il massimo strumento di pianificazione e programmazione delle attività del territorio comunale, ha infatti superato l'ultimo atto di competenza dell'amministrazione comunale. Il consiglio comunale, nella seduta di giovedi' 15 maggio 2003, ha approvato la delibera con cui vengono recepite le modifiche indicate dal consiglio provinciale in sede di approvazione del Prg di Falconara. "Occorre sottolineare - precisa una nota del comune - che le modifiche proposte dalla Provincia ed integralmente accolte dall'amministrazione comunale, sono il frutto di un lungo, proficuo, e costruttivo confronto tra i tecnici dell'Ufficio di Piano, quelli dell'Ufficio Urbanistico e i tecnici del Servizio Urbanistica della Provincia. Tale confronto ha consentito di affinare gli aspetti normativi e di migliorarne la coerenza con gli strumenti di pianificazione di area vasta , in quanto si è collocato contestualmente alla fase di adozione ed approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Ancona". Con la pubblicazione sul Bur (Bollettino Ufficiale Regione Marche ), il Prg diverrà operativo a tutti gli effetti e come osservano gli amministratori. "Si apre una fase nuova, in quanto il Piano è un punto di arrivo e al tempo stesso un punto di partenza del processo attuativo che dovrà condurre con la necessaria gradualità alla configurazione della Falconara del XXI secolo". "Tale processo - prosegue la nota del Comune - richiederà, ancor più che nella fase da poco conclusa, la piena e fattiva collaborazione ed il coinvolgimento di tutte le forze politiche, economiche e sociali e dell'intera collettività affinché l'attuazione del Prg sia coerente con le scelte strategiche contenute nel Prg approvato al fine di ottenere risultati tangibili di sviluppo, risanamento e riqualificazione tanto attesi dall'intera comunità". In questa prospettiva le azioni già intraprese dalla giunta Carletti "rappresentano altrettanti tasselli di una nuova idea di città che ha scelto di incentrare il proprio sviluppo su attività ecocompatibili".

 
LA SICILIA
Gela: ora è guerra tra operai

Una «polveriera». Tre aziende senza commesse per via della vertenza Smim annunciano 200 esuberi

di Maria Concetta Goldini

Gela. Lavoratori contro lavoratori in una feroce guerra tra poveri, inevitabile quando la coperta è troppo corta. Insufficienti commesse di lavoro al petrolchimico per le ditte dell'indotto e Gela si trasforma in una polveriera. La Smim ha revocato ieri mattina i 55 licenziamenti, dopo aver acquisito dalla Raffineria di Gela, un contratto aperto per tre anni. Dopo 11 giorni di protesta gli operai Smim sono tornati a casa. Non c'è il tempo di tirare un sospiro di sollievo. La protesta è scoppiata più forte con il cambio di testimone. Via la Smim dalle barricate e ne arrivano altri 200 con la lettera di preavviso di licenziamento in tasca. Sono 90 operai dell'Emi, 54 della Seci, 30 dell'Eurotec. Le loro ditte non hanno ottenuto, come in passato, i contratti di lavoro triennali della Raffimeria di Gela. Lo hanno mantenuto invece Cns, Conapro e Smim, anche queste ditte dell'indotto. La prima reazione degli operai che dal 1 giugno andranno in mobilità è stata l'occupazione del palazzo municipale e l'organizzazione per stamattina di una protesta più dura fino al blocco del petrolchimico, della strade di accesso alla città, della ferrovia. Da ieri Gela è piombata nel caos. Sono saltate tutte le regole. Ditte contro ditte, lavoratori contro lavoratori. Una delle ditte perdenti,l'Emi, ha gridato allo scandalo denunciando con una lettera inviata, anche all'Antimafia regionale, la mancata trasparenza della gara d'appalto per le commesse triennali e la Raffineria di avere favorito la Smim cedendo al ricatto del matenimento dei 55 licenziamenti se non avesse ottenuto la commessa. Così si salvano 55 posti e se ne perdono 200. L'ing. Andrea Frediani amministratore delegato della Raffineria di Gela non ci sta e dinnanzi al sindaco Rosario Crocetta difende l'operato dell'Azienda, assicura che non ci sono stati favoritismi, che gli appalti sono stati assegnati a chi ha offerto le condizioni più vantaggiose. Ormai da giorni i riflettori sono puntati su situazioni poco chiare all'indotto gelese. Si parla di manovre, giochi di potere in atto per la gestione degli appalti. L'amministrazione comunale ed il sindacato rivendicano un protocollo di legalità con regole certe sull'assegnazione degli appalti al petrolchimico. Per l'on. Giuseppe Lumia componente dell'Antimafia che ieri ha incontrato i lavoratori «la battaglia sulla legalità è prioritaria per lo sviluppo insieme all'operato di un governo che deve una volta per tutte fermare lo stillicidio di operai a Gela aprendo una trattativa con Eni in modo rigoroso ed innovativo». «C'è chi ritiene - ha detto il segretario regionale Uil Salvatore La Terra presente ieri all'assemblea indetta nella giornata di sciopero dell'industria - che le cose a Gela debbano andare come sempre, cioè non discutendo di legalità nell'indotto, creandosi alibi per fuggire da Gela. L'impressione è quella che le scelte strategiche siano state già fatte». L'amministrazione comunale ha chiesto con forza ai vertici della Raffineria di congelare le gare assegnate per dare tempo di concludere la trattativa a Roma con il ministro del Lavoro sugli ammortizzatori sociali idonei a fronteggiare gli esuberi. Un nuovo incontro a Roma è fissato per venerdì. Le soluzioni per superare questo momento di crisi ed evitare l'espulsione di 200 metalmeccanici, potrebbero esserci: un decreto sulla mobilità lunga incentivata e lo scivolo pensionistico derivante dall'applicazione della legge sui rischi dell'amianto. Le forze politiche ed i sindacati chiedono di sedere allo stesso tavolo con Eni ed il ministero delle Attività produttive a stabilire nuovi investimenti nel sito industriale e lo sblocco di quelli promessi e non realizzati. Una richiesta è prioritaria: creare a Gela il polo energetico sfruttando il passaggio del gasdotto libico.

S'ingrossa il fiume dei disoccupati

di Maria Concetta Goldini

Si lasciano alle spalle le barricate i 55 operai della Smim e al loro posto arrivano 90 operai dell'Emi, 54 della Seci, 30 dell'Eurotec. Tutti a rischio di perdere il posto dal 1 giugno. Il fiume dei disoccupati s'ingrossa, la guerra per il lavoro continua mentre la puzza di bruciato sulle vicende che stanno accadendo all'indotto è sempre più forte. Da ieri a protestare, occupando il municipio, sono gli operai delle ditte che non si sono aggiudicate i contratti metalmeccanici triennali della Raffineria di Gela. I contratti assegnati ieri mattina (operazione che doveva farsi a marzo, poi slittata a fine maggio ed improvvisamente anticipata) sono andati a Smim, Cns e Conapro. Così alle barricate vanno via gli operai di un'azienda e sono pronti ad arrivare quelli di altre tre. Due ore prima dell'esito ufficiale delle gare l'Emi ha diffuso tra i lavoratori una pesante lettera inviata ai vertici Eni, al governo e all'Antimafia che contiene una precisa denuncia: per scongiurare i licenziamenti alla Smin si esclude l'Emi. Accusa che scaturisce da quanto è stato detto durante gli incontri sulla vertenza Smim in Prefettura, al Ministero del Lavoro al municipio. Niente appalto metalmeccanico all'Emi perché tanto ha un altro contratto, quello elettro strumentale. Ma Emi contesta che anche altre ditte sono nelle stesse condizioni e lamenta una palese ingiustizia nei suoi confronti. Denuncia la gravissima violazione di tutte le normali regole di trasparenza e legalità. Tutto questo prima di aprire le buste. Risultato: l'Emi ha annunciato il licenziamento di 90 dei 178 operai, quelli impiegati nel settore metalmeccanico. Gli operai ieri hanno occupato il palazzo di città. Nelle stesse condizioni anche quelli di Eurotec e Seci ed anche i 24 della Comi che, per accordi presi in Prefettura, aspettavano di essere assunti dopo che sono da settembre senza lavoro e senza il sussidio della cassa integrazione. La Raffineria di Gela respinge ogni ombra ed ogni accusa sulle sue gare d'appalto. Gli operai però vogliono il lavoro e la protesta degli operai Emi è scoppiata già di buon mattino. «Vita tua mors mea. E' finita così - dice Francesco Vaccaro dell'Emi - non si può stare mai tranquilli. Dall'anno scorso quando scoppiò il caso pet coke non è successo niente. Nessun investimento, nessuna priorità all'indotto. Ma le istituzioni dove sono. Che si sveglino! Ed il sindaco la concessione per il passaggio del gasdotto libico farebbe bene a revocarla in fretta». «Ci trattano come le lamette Bic, usa e getta - commenta Vincenzo Scerra - non ne possiamo più di patire per una coperta troppo corta». «Ho alle spalle 4 licenziamenti - urla davanti al palazzo di città Elio Emmanuello - ma ora devono smetterla di scherzare. Noi per il pane faremo guerre che nessuno immagina. Bloccheremo tutto».Tra i destinatari del preavviso di licenziamento c'è il consigliere comunale Giuseppe Bonura. «Che venga l'Antimafia- dice Bonura - non è possibile che ci costringono a fare la guerra tra poveri. Vogliamo interventi strutturali sull'indotto altrimenti ci saranno licenziamenti a catena. Succedono cose strane poi: perché le buste sono state aperte solo ora?». «Noi abbiamo fatto lo sciopero con la Smim - dice Luigi Garetti -per dare loro una mano e perché l'indotto è a terra. Ora tocca a noi perché la Smim ha fatto un ricatto: o l'appalto o licenziava. Ecco cosa è successo». Altri lavoratori si sono chiesti perché stanno succedendo queste cose mentre il primi luglio ci saranno le fermate programmate alla raffineria e ci sarà lavoro per tutto l'indotto. Altri mentre stazionano davanti al municipio minacciano di non andare a votare perché i politici fanno solo passerella. In mattinata gli operai Emi sono stati ricevuti da Speziale e Morinello.

Lavoratori esasperati: «Cosa portiamo alle famiglie?»

Ferro: «Serve una legge sugli esuberi certificati»

di Maria Concetta Goldini

Operai esasperati, minacce di bloccare il petrolchimico, accuse dure al sindacato, alla politica, all'Eni, indice puntato contro manovre oscure negli appalti del petrolchimico. Impossibile quantificare l'adesione allo sciopero indetto dai sindacati. Sciopero o no ieri a lavorare sono andati solo i turnisti perché in mattinata erano attivi ancora i blocchi stradali messi in atto dagli operai della Smim, rimossi solo più tardi quando si è avviata la trattativa per la revoca. I chimici hanno fatto concentramento al Sileno, gli altri davanti alla raffineria ed alla saletta sindacale mentre gli operai dell'Emi si sono diretti in municipio. All'assemblea c'era solo uno dei segretari regionali del settore industria, Salvatore La Terra della Uil. Un clima pesante con i metalmeccanici che hanno accusato i chimici di non solidarizzare con loro in questo momento mentre nel caso del pet coke l'indotto è stato in prima fila, il sindacato che ha accusato l'azione di talune forze politiche di volere creare divisioni con i lavoratori ed accendere la miccia a fini elettorali, la richiesta più parti di un'indagine della Commissione antimafia ed il drammatico quesito degli operai: «Che portiamo a casa?». A molti è apparso sospetto che le buste degli appalti la Raffineria li abbia aperti proprio ieri dopo due mesi di proroga. Ha aperto l'assemblea il segretario provinciale Cgil Giovanni Ferro accusando l'Eni di irresponsabilità per non aver mai pensato al bene dei lavoratori e chiamando Comune, Provincia e Regione a fare quadrato con i sindacati per un confronto forte con l'Eni. «L'unica soluzione per sperare nel futuro è ottenere a Gela il polo energetico - ha detto Giovanni Ferro - mentre subito ci serve una legge speciale sugli esuberi all'indotto. Ma che siano esuberi veri e certificati. In questi anni si è parlato di esuberi e si è tirato a campare. In questo momento ci sono persone della città e della Regione che vogliono mettere le mani nell'indotto gelese. C'è un forte scontro di potere dentro l'indotto e noi ed i lavoratori riusciamo di essere pedine involontarie di chi vuole controllare la gestione di appalti e della campagna elettorale». E Angelo Balistreri (Cisl): «I politici sanno fare solo pubblicità e ci cercano solo quando hanno bisogno. A noi così non servono. Noi lottiamo per il lavoro e sia chiaro che chi vince un appalto assorbe i lavoratori di chi perde». «Nel sistema c'è qualcosa che non ha funzionato - ha detto Salvatore Pasqualetto, Uil - e la nostra parola d'ordine è che non un posto di lavoro si tocca. Al sindaco voglio dire che questa non è la vertenza del Comune ma di tutti, della Provincia, della Regione». Intensi i duri gli interventi di alcuni operai. «Non vogliamo la guerra tra disperati, qui c'è il rischio che qualcuno esasperato perda la testa» ha detto Biagio Salsetta. «A Roma si discute sempre di mobilità lunga per noi - dice Giuseppe Faraci - ma con 600 euro al mese noi la famiglia non la possiamo mantenere. L'Eni sta creando questa brutta situazione a Gela. Qui gli esuberi ci sono, poi scompaiono in relazione ai giochi di chi deve accaparrarsi i contratti. E noi facciamo le barricate». «Ci vuole un atto di coraggio - grida Angelo Fasciana - blocchiamo lo stabilimento». Franco Famà (Seci) accusa i chimici con di non aver dato solidarietà all'indotto: «C'è crisi all'indotto? Rivendichiamo l'applicazione di quell'articolo che prevede l'assunzione diretta della committenti. Facciamo lo sciopero generale del territorio». Durante l'assemblea hanno parlato i vertici Fulc Alessandro Piva, Salvatore Licata, Silvio Ruggeri assicurando che questa è una battaglia di tutti anche dei chimici. Le strade da seguire per il sindacato: la modifica del decreto Morese sugli ammortizzatori sociali e l'applicazione della legge sull'amianto per gestire l'emergenza, un tavolo di trattative a Roma sugli investimenti, un protocollo di legalità con l'Eni perché ci sia chiarezza e trasparenza sugli appalti.

 
LA NUOVA FERRARA
I primi dati Arpa Poche polveri dalla turbogas

La giunta comunale vuole andare fino in fondo alla vicenda dell'inquinamento da Pm10 della centrale turbogas Enipower da 800 Mw. «Ne riparleremo pubblicamente solo quando avremo in mano tutti i dati» è il commento di Alessandro Bratti, l'assessore all'Ambiente, ripetuto anche ad An che chiedeva la convocazione in tempi rapidi della Commissione turbogas. La riunione ci sarà ma non prima di metà giugno: questo perchè, nel frattempo, Arpa effettuerà una seconda indagine sulle emissioni della centrale turbogas Merloni da 150 Mw, già in funzione al petrolchimico. «Nell'ottobre scorso abbiamo effettuato i primi prelievi, nell'ambito di un programma sullo studio delle micropolveri sottili di origine industriale - dice il direttore Ivano Graldi - e i dati di allora, proiettati sulla dimensione della futura centrale, ci danno una emissione prevedibile tra le 15 e 20 tonnellate di polveri. Attenzione, parliamo di polveri totali, quindi da Pm1 fino a Pm100. Lo studio dovrà appunto appurare qual è la percentuale di polveri sottili». Le vecchie centrali a olio, che saranno chiuse con l'apertura della turbogas, "denunciano" 100 tonnellate di micropolveri l'anno.

Adesso va ridotta la potenza

Giorgio Dragotto Vicepresidente del consiglio regionale

L'Amministrazione comunale di Ferrara è preoccupata. Il sogno dell'impatto "a costo zero" della centrale è svanito, come tutti i sogni, all'alba. E l'alba si chiama "La letteratura corrente e l'esperienza statunitense", l'istruttoria dei ricercatori Armaroli e Po. Una raccolta di dati finalizzata a fare il punto su quanto, ad oggi, è noto sull'inquinamento atmosferico prodotto da queste centrali. Guarda caso uno di quegli "studi approfonditi e terzi" invocati da Forza Italia, in aggiunta a quelli di norma previsti dalle procedure di valutazione d'impatto ambientale, per poter approvare, in scienza e coscienza, il progetto. Alcune domande. Trattandosi di dati a disposizione della comunità scientifica, perché gli esperti e i consulenti dell'Amministrazione - o la stessa tramite l'Arpa e l'Ausl - non si sono preoccupati di vagliarli e fornirli prima dell'approvazione del progetto in Consiglio comunale? Perché la Giunta Sateriale si è preoccupata più di attaccare Forza Italia, ingarbugliando le carte, che di compiere istruttorie sul modello di quella realizzata dai due ricercatori? Una scelta epocale come la costruzione di una mega centrale quasi nel centro della città, imponeva il buon senso. E il buon senso era di chi, come noi, riteneva indispensabile un supplemento d'indagine sugli aspetti d'inquinamento e impatto ambientale e le conseguenti possibili modificazioni all'ecosistema. L'atteggiamento odierno dell'Amministrazione comunale va, anche se con grave ritardo, nella direzione da noi voluta. Lo studio di Armaroli e Po dimostra inequivocabilmente che le centrali a turbogas, ancorché ottimali per la riconversione di vecchie centrali ad olio combustibile, gravano sull'ambiente con emissioni di gas serra e inquinanti, fra i quali spiccano le polveri fini, tutt'altro che trascurabili. Soprattutto se sono localizzate a ridosso di centri abitati e sono di grandi dimensioni. In questo caso i costi e rischi ambientali annullano i benefici di eventuali riconversioni. Daremo un contributo fattivo all'approfondimento di questi studi, alla loro divulgazione e al dibattito che deve derivarne in città. Ben oltre il ristretto ambito della Commissione consiliare speciale, unico luogo nel quale, secondo la bizzarra idea dell'Amministrazione comunicata ieri, si può affrontare a Ferrara il tema turbogas. Letto attentamente lo studio citato e allo stato delle conoscenze e del dibattito, azzardo un'ipotesi: una drastica riduzione della potenza, e quindi delle dimensioni, della centrale si profila come soluzione alternativa fra le più percorribili, oltre che auspicabili. Equivale a dire che il nuovo impianto dovrà avere potenza pressoché omologa a quelle delle centrali che andrà a sostituire.

 
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