MESSAGGERO |
Api, niente ampliamenti e più
garanzie
Il presidente Giancarli: «Una
novità importante è la partecipazione democratica: nelle
decisioni future avranno voce anche i Comitati cittadini»
Primi responsi dal tavolo
tecnico tra Regione, Provincia e Comune: «Linea dura
sull’impatto ambientale»
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Nuovo passo in
avanti sulla difficile strada per il rinnovo della
concessione Api. Preservare l’ambiente ma anche il lavoro:
questo quanto emerso nel corso del tavolo istituzionale
svoltosi ieri mattina tra Regione, Provincia e Comune di
Falconara. Tre enti che, per la prima volta, si sono trovati
sulla stessa lunghezza d’onda su una questione così
importante. Il Comune di Falconara, quindi, forse da oggi
non sarà più lasciato solo nella gestione dell’affare
raffineria. Al termine del tavolo istituzionale, a cui hanno
partecipato per la Regione l’assessore Marco Amagliani e il
presidente Vito D’Ambrosio, per la Provincia il presidente
Enzo Giancarli e il tecnico Renzi, per il Comune il
vicesindaco Antonio Graziosi, l’assessore all’ambiente
Giancarlo Scortichini, quello al bilancio Roberto Pesaresi e
il dirigente Furio Durpetti, non tutto è comunque filato
liscio. Il primo a sciogliere le riserve è stato il sindaco
di Falconara, Giancarlo Carletti, che dalla sua stanza
d’ospedale (sembra in ripresa dalla labirintite acuta che lo
aveva colpito), segue le vicende dell’ente che governa passo
passo. «Mi sembra ci sia una condivisione di massima sugli
indirizzi indicati dal Comune – spiegato il sindaco - Ancora
non si è trattato delle questioni nel dettaglio, ma per
quanto riguarda il metodo concordiamo». Soddisfatto anche
Enzo Giancarli, presidente della Provincia, che valuta
l’incontro un momento fondamentale nel processo del rinnovo
della concessione all’Api. «L’intesa di fondo tra i tre enti
– spiega Giancarli – c’è stata. Abbiamo visto le
prescrizioni che sta studiando il tavolo tecnico attivato
dalla Regione e da parte degli organi preposti, vigili del
fuoco e Arpam. Dall’altro si è profilata anche un’intesa
politica tra le tre istituzioni che abbia al centro lo
sviluppo eco-sostenibile, l’aumento della sicurezza e la
riduzione dell’impatto ambientale. Elementi questi che fanno
parte delle prescrizioni a breve termine che alla raffineria
verrà richiesto di rispettare». «Personalmente – prosegue –
ho insistito molto sulla partecipazione democratica alle
decisioni sul futuro di Falconara. Una partecipazione che
non includa solo le forze industriali e sindacali, ma anche
i comitati cittadini riconosciuti e le associazioni
ambientaliste». Quale l’obiettivo di questa intesa?
«Costruire insieme le decisioni per arrivare ad una
soluzione finale». Il prg del Comune di Falconara è stato
ufficialmente approvato, questo significa che da lì la
raffineria un giorno se ne andrà? «Questo non è detto, è
tutto da decidere ancora. Ma non credo ci saranno
ampliamenti». Il dirigente Furio Durpetti, dirigente del
Comune di Falconara, si definisce soddisfatto. «La riunione
è stata interlocutoria – racconta – Il clima era positivo.
Si è intravisto chiaramente, secondo anche le dichiarazioni
della Regione, che esiste la possibilità di una conclusione
della vicenda del rinnovo della raffineria in linea con
quanto auspicato dall’ente locale nei suo documenti e in
coerenza col prg. Questo perché è ipotizzabile il rinnovo
della concessione che contenga, però, a breve termine
prescrizioni immediate per il presente, come la sicurezza,
la bonifica del suolo, la qualità dell’aria, la sistemazione
del fiume per lasciargli il suo spazio vitale, e altre per
il medio-lungo periodiche prevedano la graduale
riconversione dell’attività della raffineria». Naturalmente
il lavoro è ancora da sviluppare. Sulle prescrizioni,
infatti, bisogna puntualizzare bene cosa ci si aspetta che
l’Api faccia per restare a Falconara. I tavoli tecnici messi
in piedi dalla Regione stanno concentrando il loro lavoro
proprio in questa direzione per concretizzare finalmente le
disposizioni. Il tempo stringe, il 15 giugno la Regione deve
una risposta sul rinnovo della concessione. Ma darla senza
prima aver messo sul tavolo le prescrizioni da rispettare
significherebbe perdere, forse, l’ultima occasione per
avviare un nuovo rapporto di convivenza tra un’industria ed
il suo territorio.
LA SITUAZIONE
IL RINNOVO DELLA CONCESSIONE
- Corsa contro il tempo per il processo di rinnovo alla
raffineria Api. Questa settimana i tavoli tecnici della
Regione continueranno a lavorare alacremente alla stesura
delle prescrizioni tecniche. Prossimi appuntamenti, quindi,
una serie di riunioni riservate ai tecnici per discutere
della situazione raffineria.
IL 26 MAGGIO NUOVO TAVOLO -
Tra una settimana, massimo dieci giorni, il che equivale a
dire il 26 maggio si dovrà riunire il prossimo tavolo
istituzionale, ormai quello decisivo. Quella riunione,
probabilmente, sancirà la svolta per lo stabilimento e si
affronteranno nel dettaglio le prescrizioni per arrivare a
giugno con una serie di condizioni da sottoporre all’Api pur
di restare a Falconara.
A LUGLIO LA RISPOSTA API - Le
prossime settimane, di conseguenza - di qui a luglio -
saranno quelle che potranno configurare il futuro di
Falconara, l'assetto del suo territorio e la modalità di
convivenza con lo stabilimento petrolifero. |
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RESTO DEL CARLINO |
«Servono alternative»
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — «Abbiamo tutti
bisogno di riflettere, di capire, di conoscere e di
approfondire prima di prendere decisioni». Con queste
dichiarazioni, il presidente dei Verdi Marche, Luciano
Montesi ha aperto il convegno organizzato dal gruppo
ambientalista che si è tenuto ieri nella sala auditorium del
Castello. Un dibattito a cui hanno partecipato oltre alle
autorità locali anche esperti del settore. L'incontro si è
aperto con un lungo riepilogo di tutti gli incidenti
accaduti all'Api, dai più lontani fino a quelli recenti, e
le considerazioni del capogruppo in Consiglio comunale,
Sergio Badialetti: «La raffieneria a nostro avviso deve
ancora ritoccare la sua azione in materia di sicurezza, di
rispetto della comunicazione nel caso di sversamento di
gasolio in mare. Questo convegno è un approfondimento per
dire che i Verdi rivendicano una riflessione più
approfondita sul rinnovo della concessione». La trattazione
di Marco Moruzzi, capogruppo dei Verdi in Consiglio
regionale, invece, ha interessato innanzitutto i rischi
provenienti dal petrolio in mare e dei traffici di prodotti
ad alta tossicità. Per quanto riguarda il rinnovo della
concessione alla raffineria Api, Moruzzi ha ribadito la sua
contrarietà denunciando, ancora una volta, la mancanza
dell'effettuazione di studi di riconversione a medio e lungo
termine. «Si dice si al rinnovo — ha spiegato Moruzzi —
senza aver voluto studiare e approfondire un'alternativa
possibile. Oggi è stata l'ennesima occasione per toccare con
mano che dismettere un impianto di raffinazione non
significa, tra le altre cose, perdere posti di lavoro. In
diverse realtà, come l'Acna di Cengio, il personale
dipendente di una raffineria è stato impiegato con un minimo
di 12 anni nelle operazioni di bonifica. Nel frattempo,
però, hanno studiato un'alternativa a per quella zona,
attività che avrebbero sostituito quella di raffinazione
fino ad allora esistente. Questo è dunque un esempio
tangibile di come possa essere attuata la riconversione. E'
stato poi portato l'esempio di Augusta che ha 10 mila
dipendenti e in cui è stata iniziata la bonifica con la
raffineria in funzione. Da noi la contaminazione è tale che
non è semplice farla. Ma bisogna pur cominciare».
AL PRESIDENTE D'Ambrosio e
AL PRESIDENTE D'Ambrosio e
dall'assessore Amagliani abbiamo intravisto la possibilità
che questa vicenda, per il futuro di Falconara, possa
concludersi secondo le previsioni dettate dal Prg». Così il
dirigente dell'amministrazione comunale, Furio Durpetti ha
commentato il secondo incontro del tavolo istituzionale,
formatosi per il rinnovo della concessione alla raffineria
Api, che si è tenuto ieri. Il «count down» dei giorni che
porteranno al rinnovo o meno della concessione all'impianto
petrolifero è dunque cominciato. All'incontro hanno
partecipato, naturalmente, il presidente della Provincia
Giancarli, il vicesindaco Graziosi e gli assessori
falconaresi, Scortichini e Pesaresi, oltre al dirigente
Durpetti. Il Comune ha delineato così uno scenario positivo
per il territorio scorgendo appunto la possibilità, anche in
caso di rinnovo della concessione, «di un processo graduale
e a medio termine di riconversione dell'area».
Dragotto: «Meno potenza per
la centrale a turbogas» (Ferrara)
Non c'è tregua sull'opportunità
di autorizzare la costruzione della centrale a turbogas tra
il vicepresidente del consiglio regionale, Giorgio Dragotto,
e la giunta cittadina. «L'Amministrazione comunale di
Ferrara è preoccupata» sostiene in una nota l'esponente di
Forza Italia. «Il sogno dell'impatto 'a costo zero' della
centrale è svanito, come tutti i sogni, all'alba. E l'alba
si chiama 'La letteratura corrente e l'esperienza
statunitense', l'istruttoria dei ricercatori Armaroli e Po.
Una raccolta di dati finalizzata a fare il punto su quanto,
ad oggi, è noto sull'inquinamento atmosferico prodotto da
queste centrali. Guarda caso uno di quegli 'studi
approfonditi e terzi' invocati da Forza Italia, in aggiunta
a quelli di norma previsti dalle procedure di valutazione
d'impatto ambientale, per poter approvare». Dragotto pone
una serie di intrerrogativi: trattandosi di dati a
disposizione della comunità scientifica, perché gli esperti
e i consulenti dell'amministrazione, l'Arpa o l'Ausl, non si
sono preoccupati di vagliarli e fornirli prima
dell'approvazione del progetto in Consiglio comunale? E
ancora : «Perché la Giunta Sateriale — chiede l'azzurro — si
è preoccupata più di attaccare Forza Italia, ingarbugliando
le carte, che di compiere istruttorie sul modello di quella
realizzata dai due ricercatori? Una scelta epocale come la
costruzione di una mega centrale quasi nel centro della
città, imponeva il buon senso. E il buon senso era di chi,
come noi, riteneva indispensabile un supplemento d'indagine
sugli aspetti d'inquinamento e impatto ambientale e le
conseguenti possibili modificazioni all'ecosistema.
L'atteggiamento odierno dell'Amministrazione comunale va,
anche se con grave ritardo, nella direzione da noi voluta»
conclude Dragotto, che azzarda una ipotesi: «Una drastica
riduzione della potenza, e quindi delle dimensioni, della
centrale si profila come soluzione alternativa fra le più
percorribili, oltre che auspicabili» spiega. «Equivale a
dire che il nuovo impianto dovrà avere potenza pressoché
omologa a quelle delle centrali che andrà a sostituire».
Proprio per martedì prossimo, alle 17,30, è stata convocata
la seduta il consiglio comunale durante il quale verrà
esaminato e discusso il piano particolareggiato per la
costruzione della centrale.
Don Chisciotte con il
turbogas (Ferrara)
Gentile direttore, in qualità
di «Don Quijote» della prima ora, le chiedo un po' di spazio
per ritornare sulla vicenda turbogas, argomento d'attualità
cittadina grazie alla puntuale informazione del suo
giornale. E' veramente divertente, e allo stesso tempo
avvilente, osservare i movimenti del teatrino della politica
ferrarese (… con qualche dependance regionale!) alla luce
della discussione sul turbogas avvenuta in Consiglio
Comunale il 14 gennaio dello scorso anno. Per una migliore
considerazione delle varie posizioni assunte in quell'occasione,
invito lei ed i cittadini ferraresi ad andare a rileggere il
verbale di quella seduta, anche per verificare l'ambiguità
di cui si può essere capaci in politica! Ricordo
perfettamente la sensazione da «scemo del villaggio», o se
preferisce da "Don Quijote", vissuta al termine dei quaranta
minuti d'intervento, fatti in aula consiliare, durante i
quali cercai di far comprendere le ragioni di una
riconsiderazione approfondita e super partes dello studio
d'Impatto Ambientale legato al progetto turbogas, con
particolare riferimento all'inquinamento gassoso dell'aria e
del «particolato ultrafine», completamente trascurato in
quello studio (vedasi l'apposita risoluzione Prot. n° 1826
proposta da FI e bocciata da tutti i gruppi politici
consiliari, ad eccezione del Gruppo Misto). Ricordo anche
d'aver chiesto, all'epoca, di poter proiettare delle
diapositive per meglio rappresentare, ai colleghi
consiglieri, le particolari condizioni meteo-climatiche del
territorio cittadino e l'andamento epidemiologico tumorale,
fattori che chiesi di considerare anche per una diversa
ubicazione dell'impianto, comunque non in città. Quest'ultima
richiesta mi fu negata, con discutibile interpretazione del
regolamento comunale che disciplina le sedute consiliari.
Bene, il progetto turbogas passò con un solo voto di scarto!
Votarono 29 Consiglieri, 19 favorevoli, 10 contrari (8 Forza
Italia e 2 Comunisti Italiani), 8 astenuti (5 An, 2 Gruppo
Misto, 1 Ds). Si sa «il tempo è galantuomo» ed oggi lo
studio dei ricercatori di Bologna sul PM10, il cui resoconto
è stato pubblicato sul suo giornale, sembrerebbe rendere
onore ad alcune emblematiche conferenze-dibattito dal
titolo: «La nuova centrale turbogas: …dalle certezze
dell'Amministrazione alle preoccupazioni della gente»
realizzate con i colleghi di partito Masotti, Pierpaoli,
Perazzolo. Come autentici «salmoni» esternammo ai cittadini
ferraresi, in modo documentato ed esplicito, i nostri dubbi
sulla progettata Centrale Turbogas da 800 Mwe, prima a
Pontelagoscuro (12 dicembre 2001) e poi in Municipio alla
sala dell'Arengo (16 novembre 2002). Oggi che i nostri dubbi
sembrano validati dagli studi è veramente curioso, ed
avvilente, assistere a postume crisi di coscienza
«ambientalista» e «Stop» da chi, fino a pochi giorni fa
sulle pagine di questo quotidiano, sosteneva senza indugi la
realizzazione della Centrale, per un rilancio dell'economia
e dell'occupazione ferrarese. Quanto poi ad alcuni
strombazzanti «autoreferenziati generali» , sempre pronti a
recarsi al mulino con il sacco d'altri, varrebbe la pena di
conoscere (con atti documentali, interrogazioni,
interpellanze, ordini del giorno,ecc) quanto si sono spesi,
al loro livello politico, per invocare supplementi
d'indagine ambientale legati al Turbogas di Ferrara. Quando
c'è di mezzo la salute di una collettività, un dubbio in più
non deve mancare per quel naturale e scontato " principio di
cautela e prudenza" anche quando si è perfettamente in
regola con le disposizioni Europee!!
Mario Testi
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CORRIERE ADRIATICO |
Api, a braccetto verso il
rush finale
Summit a un mese dalla
decisione sulla concessione Impatto sul territorio e
sicurezza restano gli osservati speciali Regione, Provincia,
Comune e azienda disponibili ad un'intesa per lo sviluppo
sostenibile
di MARINA MINELLI
Regione, Provincia, Comune e
Api verso un protocollo d'intesa per studiare insieme
"strategie coerenti verso uno sviluppo sostenibile". E' il
risultato del tavolo istituzionale di ieri mattina,
convocato a meno di un mese dalla data in cui dovrebbe
essere presa la decisione definitiva sul rinnovo della
concessione alla raffineria Api. Positivi, secondo tutti gli
intervenuti, i risultati del confronto cui hanno preso parte
il presidente della Regione Vito D'Ambrosio, l'assessore
Marco Amagliani, il presidente della Provincia Enzo
Giancarli insieme al dirigente del settore urbanistica Renzi
e, per il Comune di Falconara, il vice sindaco Antonio
Graziosi, gli assessori Roberto Pesaresi e Giancarlo
Scortichini e il dirigente Furio Durpetti. "L'incontro è
andato molto bene - ha dichiarato l'assessore all'ambiente
Marco Amagliani - e sta proseguendo una collaborazione reale
fra i tre enti che hanno riconosciuto la necessità e
l'importanza del lavorare insieme sulle prescrizioni per gli
aspetti giuridici e su questo protocollo d'intesa
fondamentale per definire tutte le altre questioni". Anche
il presidente Giancarli ha valutato la giornata in modo del
tutto favorevole. "Stiamo andando avanti - ha detto - e pur
non avendo assunto decisioni ci stiamo muovendo verso la
logica del "lavorare insieme" per arrivare a definire
questioni come quella della sicurezza e del minor impatto
ambientale possibile". Sulle prescrizioni, che riguarderanno
la bonifica del terreno, la qualità dell'aria e la sicurezza
interna ed esterna, stanno lavorando i tecnici dei tre enti,
mentre presto si svolgerà un nuovo confronto per la
definizione dei termini del protocollo d'intesa. "Ci
rivedremo entro la fine del mese - ha assicurato Amagliani -
o al più tardi nei primi giorni di giugno". Furio Durpetti
da parte sua ha parlato di "incontro interlocutorio ma molto
positivo". "Siamo relativamente soddisfatti - ha precisato
il dirigente del settore urbanistica del Comune di Falconara
- nelle dichiarazioni del presidente D'Ambrosio e
dell'assessore Amagliani abbiamo visto una convergenza sulle
nostre posizioni ed il percorso che porterà al rinnovo ha
anche l'obiettivo di assicurare l'obbedienza a quanto
previsto dal nuovo Piano Regolatore Generale falconarese che
ieri è stato anche approvato in via definitiva dal consiglio
comunale dopo il passaggio in Provincia". Accordo raggiunto
sulla questione delle prescrizioni viste come momento per la
definizione ed il chiarimento dei problemi a breve termine,
mentre sul medio periodo il Comune di Falconara si rifà
direttamente al Prg che prevede l'avvio di un "graduale
processo di riconversione dell'impianto di raffinazione".
"Il territorio - ha precisato Durpetti - dovrebbe essere
disinquinato ed ospitare un'attività sostenibile dal punto
di vista ambientale. Insomma l'incontro di oggi - ieri, ndr
- ci ha fatto intravedere come da questa vicenda possa
uscire una conclusione conforme alle previsioni del Prg".
La proposta dei Verdi
"Una legge per la bonifica
dell'area"
di MARINA MINELLI
La presentazione di una
proposta di legge per la bonifica e la riconversione
dell'area attualmente occupata dall'Api è stata annunciata
ieri dall'onorevole Marco Lion a conclusione del convegno
organizzato dai Verdi per parlare delle alternative alla
raffineria. "Chiederò al sindaco di Falconara di lavorare
insieme a questa proposta - ha dichiarato Lion - in modo da
poter recepire tutte le istanze del Comune e questo in tempi
brevi per arrivare in fretta alla discussione". Lion,
inoltre, è preoccupato per la strada intrapresa dalla
Regione sul concessione. "Da una totale disattenzione - ha
proseguito il deputato Verde - la Regione è passata
all'atteggiamento di oggi, poco coerente con le linee
programmatiche con le quali l'attuale giunta si è presentata
alle elezioni del 2000, per non parlare poi di queste
"prescrizioni" che nella sostanza non potranno vincolare
l'azienda a nulla". Secondo Lion, anche sulla base delle
esperienze di altre realtà simili dove la chiusura
dell'impianto è avvenuta repentinamente a causa di incidenti
o di valutazioni di ordine economico, "per la tutela dei
lavoratori sarebbe molto più logico e sensato programmare
una dismissione ed uno sviluppo alternativo".
E adesso Falconara ha un
nuovo Prg
D'ora in poi occhi puntati
sull'attuazione
di MARINA MINELLI
Dopo anni Falconara ha un
nuovo Prg, ma l'amministrazione comunale oltre ad esprimere
soddisfazione per l'obiettivo raggiunto, prende atto
dell'apporto costruttivo evidenziato da Rifondazione
Comunista e dai Verdi e tradottosi in un voto di astensione
nella delibera che ha sancito la presa d'atto
dell'approvazione del Prg da parte della Provincia. Il
massimo strumento di pianificazione e programmazione delle
attività del territorio comunale, ha infatti superato
l'ultimo atto di competenza dell'amministrazione comunale.
Il consiglio comunale, nella seduta di giovedi' 15 maggio
2003, ha approvato la delibera con cui vengono recepite le
modifiche indicate dal consiglio provinciale in sede di
approvazione del Prg di Falconara. "Occorre sottolineare -
precisa una nota del comune - che le modifiche proposte
dalla Provincia ed integralmente accolte
dall'amministrazione comunale, sono il frutto di un lungo,
proficuo, e costruttivo confronto tra i tecnici dell'Ufficio
di Piano, quelli dell'Ufficio Urbanistico e i tecnici del
Servizio Urbanistica della Provincia. Tale confronto ha
consentito di affinare gli aspetti normativi e di
migliorarne la coerenza con gli strumenti di pianificazione
di area vasta , in quanto si è collocato contestualmente
alla fase di adozione ed approvazione del Piano Territoriale
di Coordinamento della Provincia di Ancona". Con la
pubblicazione sul Bur (Bollettino Ufficiale Regione Marche
), il Prg diverrà operativo a tutti gli effetti e come
osservano gli amministratori. "Si apre una fase nuova, in
quanto il Piano è un punto di arrivo e al tempo stesso un
punto di partenza del processo attuativo che dovrà condurre
con la necessaria gradualità alla configurazione della
Falconara del XXI secolo". "Tale processo - prosegue la nota
del Comune - richiederà, ancor più che nella fase da poco
conclusa, la piena e fattiva collaborazione ed il
coinvolgimento di tutte le forze politiche, economiche e
sociali e dell'intera collettività affinché l'attuazione del
Prg sia coerente con le scelte strategiche contenute nel Prg
approvato al fine di ottenere risultati tangibili di
sviluppo, risanamento e riqualificazione tanto attesi
dall'intera comunità". In questa prospettiva le azioni già
intraprese dalla giunta Carletti "rappresentano altrettanti
tasselli di una nuova idea di città che ha scelto di
incentrare il proprio sviluppo su attività ecocompatibili". |
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LA SICILIA |
Gela: ora è guerra tra operai
Una «polveriera». Tre aziende
senza commesse per via della vertenza Smim annunciano 200
esuberi
di Maria Concetta Goldini
Gela. Lavoratori contro
lavoratori in una feroce guerra tra poveri, inevitabile
quando la coperta è troppo corta. Insufficienti commesse di
lavoro al petrolchimico per le ditte dell'indotto e Gela si
trasforma in una polveriera. La Smim ha revocato ieri
mattina i 55 licenziamenti, dopo aver acquisito dalla
Raffineria di Gela, un contratto aperto per tre anni. Dopo
11 giorni di protesta gli operai Smim sono tornati a casa.
Non c'è il tempo di tirare un sospiro di sollievo. La
protesta è scoppiata più forte con il cambio di testimone.
Via la Smim dalle barricate e ne arrivano altri 200 con la
lettera di preavviso di licenziamento in tasca. Sono 90
operai dell'Emi, 54 della Seci, 30 dell'Eurotec. Le loro
ditte non hanno ottenuto, come in passato, i contratti di
lavoro triennali della Raffimeria di Gela. Lo hanno
mantenuto invece Cns, Conapro e Smim, anche queste ditte
dell'indotto. La prima reazione degli operai che dal 1
giugno andranno in mobilità è stata l'occupazione del
palazzo municipale e l'organizzazione per stamattina di una
protesta più dura fino al blocco del petrolchimico, della
strade di accesso alla città, della ferrovia. Da ieri Gela è
piombata nel caos. Sono saltate tutte le regole. Ditte
contro ditte, lavoratori contro lavoratori. Una delle ditte
perdenti,l'Emi, ha gridato allo scandalo denunciando con una
lettera inviata, anche all'Antimafia regionale, la mancata
trasparenza della gara d'appalto per le commesse triennali e
la Raffineria di avere favorito la Smim cedendo al ricatto
del matenimento dei 55 licenziamenti se non avesse ottenuto
la commessa. Così si salvano 55 posti e se ne perdono 200.
L'ing. Andrea Frediani amministratore delegato della
Raffineria di Gela non ci sta e dinnanzi al sindaco Rosario
Crocetta difende l'operato dell'Azienda, assicura che non ci
sono stati favoritismi, che gli appalti sono stati assegnati
a chi ha offerto le condizioni più vantaggiose. Ormai da
giorni i riflettori sono puntati su situazioni poco chiare
all'indotto gelese. Si parla di manovre, giochi di potere in
atto per la gestione degli appalti. L'amministrazione
comunale ed il sindacato rivendicano un protocollo di
legalità con regole certe sull'assegnazione degli appalti al
petrolchimico. Per l'on. Giuseppe Lumia componente
dell'Antimafia che ieri ha incontrato i lavoratori «la
battaglia sulla legalità è prioritaria per lo sviluppo
insieme all'operato di un governo che deve una volta per
tutte fermare lo stillicidio di operai a Gela aprendo una
trattativa con Eni in modo rigoroso ed innovativo». «C'è chi
ritiene - ha detto il segretario regionale Uil Salvatore La
Terra presente ieri all'assemblea indetta nella giornata di
sciopero dell'industria - che le cose a Gela debbano andare
come sempre, cioè non discutendo di legalità nell'indotto,
creandosi alibi per fuggire da Gela. L'impressione è quella
che le scelte strategiche siano state già fatte».
L'amministrazione comunale ha chiesto con forza ai vertici
della Raffineria di congelare le gare assegnate per dare
tempo di concludere la trattativa a Roma con il ministro del
Lavoro sugli ammortizzatori sociali idonei a fronteggiare
gli esuberi. Un nuovo incontro a Roma è fissato per venerdì.
Le soluzioni per superare questo momento di crisi ed evitare
l'espulsione di 200 metalmeccanici, potrebbero esserci: un
decreto sulla mobilità lunga incentivata e lo scivolo
pensionistico derivante dall'applicazione della legge sui
rischi dell'amianto. Le forze politiche ed i sindacati
chiedono di sedere allo stesso tavolo con Eni ed il
ministero delle Attività produttive a stabilire nuovi
investimenti nel sito industriale e lo sblocco di quelli
promessi e non realizzati. Una richiesta è prioritaria:
creare a Gela il polo energetico sfruttando il passaggio del
gasdotto libico.
S'ingrossa il fiume dei
disoccupati
di Maria Concetta Goldini
Si lasciano alle spalle le
barricate i 55 operai della Smim e al loro posto arrivano 90
operai dell'Emi, 54 della Seci, 30 dell'Eurotec. Tutti a
rischio di perdere il posto dal 1 giugno. Il fiume dei
disoccupati s'ingrossa, la guerra per il lavoro continua
mentre la puzza di bruciato sulle vicende che stanno
accadendo all'indotto è sempre più forte. Da ieri a
protestare, occupando il municipio, sono gli operai delle
ditte che non si sono aggiudicate i contratti metalmeccanici
triennali della Raffineria di Gela. I contratti assegnati
ieri mattina (operazione che doveva farsi a marzo, poi
slittata a fine maggio ed improvvisamente anticipata) sono
andati a Smim, Cns e Conapro. Così alle barricate vanno via
gli operai di un'azienda e sono pronti ad arrivare quelli di
altre tre. Due ore prima dell'esito ufficiale delle gare
l'Emi ha diffuso tra i lavoratori una pesante lettera
inviata ai vertici Eni, al governo e all'Antimafia che
contiene una precisa denuncia: per scongiurare i
licenziamenti alla Smin si esclude l'Emi. Accusa che
scaturisce da quanto è stato detto durante gli incontri
sulla vertenza Smim in Prefettura, al Ministero del Lavoro
al municipio. Niente appalto metalmeccanico all'Emi perché
tanto ha un altro contratto, quello elettro strumentale. Ma
Emi contesta che anche altre ditte sono nelle stesse
condizioni e lamenta una palese ingiustizia nei suoi
confronti. Denuncia la gravissima violazione di tutte le
normali regole di trasparenza e legalità. Tutto questo prima
di aprire le buste. Risultato: l'Emi ha annunciato il
licenziamento di 90 dei 178 operai, quelli impiegati nel
settore metalmeccanico. Gli operai ieri hanno occupato il
palazzo di città. Nelle stesse condizioni anche quelli di
Eurotec e Seci ed anche i 24 della Comi che, per accordi
presi in Prefettura, aspettavano di essere assunti dopo che
sono da settembre senza lavoro e senza il sussidio della
cassa integrazione. La Raffineria di Gela respinge ogni
ombra ed ogni accusa sulle sue gare d'appalto. Gli operai
però vogliono il lavoro e la protesta degli operai Emi è
scoppiata già di buon mattino. «Vita tua mors mea. E' finita
così - dice Francesco Vaccaro dell'Emi - non si può stare
mai tranquilli. Dall'anno scorso quando scoppiò il caso pet
coke non è successo niente. Nessun investimento, nessuna
priorità all'indotto. Ma le istituzioni dove sono. Che si
sveglino! Ed il sindaco la concessione per il passaggio del
gasdotto libico farebbe bene a revocarla in fretta». «Ci
trattano come le lamette Bic, usa e getta - commenta
Vincenzo Scerra - non ne possiamo più di patire per una
coperta troppo corta». «Ho alle spalle 4 licenziamenti -
urla davanti al palazzo di città Elio Emmanuello - ma ora
devono smetterla di scherzare. Noi per il pane faremo guerre
che nessuno immagina. Bloccheremo tutto».Tra i destinatari
del preavviso di licenziamento c'è il consigliere comunale
Giuseppe Bonura. «Che venga l'Antimafia- dice Bonura - non è
possibile che ci costringono a fare la guerra tra poveri.
Vogliamo interventi strutturali sull'indotto altrimenti ci
saranno licenziamenti a catena. Succedono cose strane poi:
perché le buste sono state aperte solo ora?». «Noi abbiamo
fatto lo sciopero con la Smim - dice Luigi Garetti -per dare
loro una mano e perché l'indotto è a terra. Ora tocca a noi
perché la Smim ha fatto un ricatto: o l'appalto o
licenziava. Ecco cosa è successo». Altri lavoratori si sono
chiesti perché stanno succedendo queste cose mentre il primi
luglio ci saranno le fermate programmate alla raffineria e
ci sarà lavoro per tutto l'indotto. Altri mentre stazionano
davanti al municipio minacciano di non andare a votare
perché i politici fanno solo passerella. In mattinata gli
operai Emi sono stati ricevuti da Speziale e Morinello.
Lavoratori esasperati:
«Cosa portiamo alle famiglie?»
Ferro: «Serve una legge sugli
esuberi certificati»
di Maria Concetta Goldini
Operai esasperati, minacce di
bloccare il petrolchimico, accuse dure al sindacato, alla
politica, all'Eni, indice puntato contro manovre oscure
negli appalti del petrolchimico. Impossibile quantificare
l'adesione allo sciopero indetto dai sindacati. Sciopero o
no ieri a lavorare sono andati solo i turnisti perché in
mattinata erano attivi ancora i blocchi stradali messi in
atto dagli operai della Smim, rimossi solo più tardi quando
si è avviata la trattativa per la revoca. I chimici hanno
fatto concentramento al Sileno, gli altri davanti alla
raffineria ed alla saletta sindacale mentre gli operai
dell'Emi si sono diretti in municipio. All'assemblea c'era
solo uno dei segretari regionali del settore industria,
Salvatore La Terra della Uil. Un clima pesante con i
metalmeccanici che hanno accusato i chimici di non
solidarizzare con loro in questo momento mentre nel caso del
pet coke l'indotto è stato in prima fila, il sindacato che
ha accusato l'azione di talune forze politiche di volere
creare divisioni con i lavoratori ed accendere la miccia a
fini elettorali, la richiesta più parti di un'indagine della
Commissione antimafia ed il drammatico quesito degli operai:
«Che portiamo a casa?». A molti è apparso sospetto che le
buste degli appalti la Raffineria li abbia aperti proprio
ieri dopo due mesi di proroga. Ha aperto l'assemblea il
segretario provinciale Cgil Giovanni Ferro accusando l'Eni
di irresponsabilità per non aver mai pensato al bene dei
lavoratori e chiamando Comune, Provincia e Regione a fare
quadrato con i sindacati per un confronto forte con l'Eni.
«L'unica soluzione per sperare nel futuro è ottenere a Gela
il polo energetico - ha detto Giovanni Ferro - mentre subito
ci serve una legge speciale sugli esuberi all'indotto. Ma
che siano esuberi veri e certificati. In questi anni si è
parlato di esuberi e si è tirato a campare. In questo
momento ci sono persone della città e della Regione che
vogliono mettere le mani nell'indotto gelese. C'è un forte
scontro di potere dentro l'indotto e noi ed i lavoratori
riusciamo di essere pedine involontarie di chi vuole
controllare la gestione di appalti e della campagna
elettorale». E Angelo Balistreri (Cisl): «I politici sanno
fare solo pubblicità e ci cercano solo quando hanno bisogno.
A noi così non servono. Noi lottiamo per il lavoro e sia
chiaro che chi vince un appalto assorbe i lavoratori di chi
perde». «Nel sistema c'è qualcosa che non ha funzionato - ha
detto Salvatore Pasqualetto, Uil - e la nostra parola
d'ordine è che non un posto di lavoro si tocca. Al sindaco
voglio dire che questa non è la vertenza del Comune ma di
tutti, della Provincia, della Regione». Intensi i duri gli
interventi di alcuni operai. «Non vogliamo la guerra tra
disperati, qui c'è il rischio che qualcuno esasperato perda
la testa» ha detto Biagio Salsetta. «A Roma si discute
sempre di mobilità lunga per noi - dice Giuseppe Faraci - ma
con 600 euro al mese noi la famiglia non la possiamo
mantenere. L'Eni sta creando questa brutta situazione a
Gela. Qui gli esuberi ci sono, poi scompaiono in relazione
ai giochi di chi deve accaparrarsi i contratti. E noi
facciamo le barricate». «Ci vuole un atto di coraggio -
grida Angelo Fasciana - blocchiamo lo stabilimento». Franco
Famà (Seci) accusa i chimici con di non aver dato
solidarietà all'indotto: «C'è crisi all'indotto?
Rivendichiamo l'applicazione di quell'articolo che prevede
l'assunzione diretta della committenti. Facciamo lo sciopero
generale del territorio». Durante l'assemblea hanno parlato
i vertici Fulc Alessandro Piva, Salvatore Licata, Silvio
Ruggeri assicurando che questa è una battaglia di tutti
anche dei chimici. Le strade da seguire per il sindacato: la
modifica del decreto Morese sugli ammortizzatori sociali e
l'applicazione della legge sull'amianto per gestire
l'emergenza, un tavolo di trattative a Roma sugli
investimenti, un protocollo di legalità con l'Eni perché ci
sia chiarezza e trasparenza sugli appalti. |
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LA NUOVA FERRARA |
I primi dati Arpa Poche
polveri dalla turbogas
La giunta comunale vuole
andare fino in fondo alla vicenda dell'inquinamento da Pm10
della centrale turbogas Enipower da 800 Mw. «Ne riparleremo
pubblicamente solo quando avremo in mano tutti i dati» è il
commento di Alessandro Bratti, l'assessore all'Ambiente,
ripetuto anche ad An che chiedeva la convocazione in tempi
rapidi della Commissione turbogas. La riunione ci sarà ma
non prima di metà giugno: questo perchè, nel frattempo, Arpa
effettuerà una seconda indagine sulle emissioni della
centrale turbogas Merloni da 150 Mw, già in funzione al
petrolchimico. «Nell'ottobre scorso abbiamo effettuato i
primi prelievi, nell'ambito di un programma sullo studio
delle micropolveri sottili di origine industriale - dice il
direttore Ivano Graldi - e i dati di allora, proiettati
sulla dimensione della futura centrale, ci danno una
emissione prevedibile tra le 15 e 20 tonnellate di polveri.
Attenzione, parliamo di polveri totali, quindi da Pm1 fino a
Pm100. Lo studio dovrà appunto appurare qual è la
percentuale di polveri sottili». Le vecchie centrali a olio,
che saranno chiuse con l'apertura della turbogas,
"denunciano" 100 tonnellate di micropolveri l'anno.
Adesso va ridotta la
potenza
Giorgio Dragotto
Vicepresidente del consiglio regionale
L'Amministrazione comunale di
Ferrara è preoccupata. Il sogno dell'impatto "a costo zero"
della centrale è svanito, come tutti i sogni, all'alba. E
l'alba si chiama "La letteratura corrente e l'esperienza
statunitense", l'istruttoria dei ricercatori Armaroli e Po.
Una raccolta di dati finalizzata a fare il punto su quanto,
ad oggi, è noto sull'inquinamento atmosferico prodotto da
queste centrali. Guarda caso uno di quegli "studi
approfonditi e terzi" invocati da Forza Italia, in aggiunta
a quelli di norma previsti dalle procedure di valutazione
d'impatto ambientale, per poter approvare, in scienza e
coscienza, il progetto. Alcune domande. Trattandosi di dati
a disposizione della comunità scientifica, perché gli
esperti e i consulenti dell'Amministrazione - o la stessa
tramite l'Arpa e l'Ausl - non si sono preoccupati di
vagliarli e fornirli prima dell'approvazione del progetto in
Consiglio comunale? Perché la Giunta Sateriale si è
preoccupata più di attaccare Forza Italia, ingarbugliando le
carte, che di compiere istruttorie sul modello di quella
realizzata dai due ricercatori? Una scelta epocale come la
costruzione di una mega centrale quasi nel centro della
città, imponeva il buon senso. E il buon senso era di chi,
come noi, riteneva indispensabile un supplemento d'indagine
sugli aspetti d'inquinamento e impatto ambientale e le
conseguenti possibili modificazioni all'ecosistema.
L'atteggiamento odierno dell'Amministrazione comunale va,
anche se con grave ritardo, nella direzione da noi voluta.
Lo studio di Armaroli e Po dimostra inequivocabilmente che
le centrali a turbogas, ancorché ottimali per la
riconversione di vecchie centrali ad olio combustibile,
gravano sull'ambiente con emissioni di gas serra e
inquinanti, fra i quali spiccano le polveri fini, tutt'altro
che trascurabili. Soprattutto se sono localizzate a ridosso
di centri abitati e sono di grandi dimensioni. In questo
caso i costi e rischi ambientali annullano i benefici di
eventuali riconversioni. Daremo un contributo fattivo
all'approfondimento di questi studi, alla loro divulgazione
e al dibattito che deve derivarne in città. Ben oltre il
ristretto ambito della Commissione consiliare speciale,
unico luogo nel quale, secondo la bizzarra idea
dell'Amministrazione comunicata ieri, si può affrontare a
Ferrara il tema turbogas. Letto attentamente lo studio
citato e allo stato delle conoscenze e del dibattito,
azzardo un'ipotesi: una drastica riduzione della potenza, e
quindi delle dimensioni, della centrale si profila come
soluzione alternativa fra le più percorribili, oltre che
auspicabili. Equivale a dire che il nuovo impianto dovrà
avere potenza pressoché omologa a quelle delle centrali che
andrà a sostituire. |
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