RESTO DEL CARLINO |
Moruzzi (Verdi): «Perché la
Regione non controlla le malattie ambientali?»
FALCONARA — «Sono rimaste
inattuate le indagini epidemiologiche che la Regione avrebbe
dovuto attuare sulla popolazione e nei lavoratori di
Falconara». Questo il motivo che ha indotto il capogruppo
dei Verdi in Consiglio regionale, Marco Moruzzi a presentare
un'interrogazione per chiede il perché dell'inattuazione
della ricerca. Nel documento Moruzzi rileva che sono al
momento inattuate le previsioni del piano sanitario
regionale vigente, relative all'istituzione
dell'osservatorio epidemiologico regionale, che dovrebbe
«costantemente monitorare l'insorgenza di malattie di
carattere ambientale nei luoghi di lavoro e nei centri
abitati più esposti al rischio di inquinamento». Inoltre —
ricorda il capogruppo — «il Ctu nominato dal Tar Marche per
il ricorso di Api e Confindustria contro l'istituzione
dell'area ad alto rischio ambientale, ha rilevato che
l'assenza di indagini epidemiologiche, che certifichino la
presenza di patologie di origine ambientale, costituisce un
elemento a sostegno della infondatezza dei presupposti per
la creazione di tali aree». Moruzzi chiede infine di sapere
«su quali input è stata commissionata l'indagine
epidemiologica sul territorio di Falconara.
No ai bavagli sul turbogas
(Ferrara)
Non so se Dina Guerra,
consigliere comunale dei Ds, abbia letto l'articolo
scientifico in questione, da cui sono nati tutti i dubbi
sulla salubrità di questa centrale. Personalmente l'ho
fatto, perché gentilmente l'autore, il dott. Armaroli, me lo
ha inviato a stretto giro di posta elettronica. Occorre
andare alle fonti, infatti, per capire di cosa si sta
parlando e rivendico il diritto, anche se non sono un
tecnico di impatto ambientale e anche se non ho incarichi
amministrativi, ma come cittadino, di documentarmi su questi
argomenti e di parlarne in pubblico. Vi saranno pure “i
tavoli tecnici” e “le sedi idonee per fugare tutti i dubbi”
come dice Dina Guerra, ma lamentarsi perché “le informazioni
tecniche vengono stiracchiate” sui giornali "sa" di
tentativo di imbavagliare i cittadini invitandoli ad
accontentarsi dei comunicati ufficiali. Crediamo invece che
un cittadino abbia capacità di comprendere questi fatti
almeno pari a quelle di un politico e di prendere posizione.
Entrando nel dettaglio c'è una cosa che salta agli occhi:
finora è sempre stato detto che le centrali a metano non
emettono polveri PM10 tantomeno ossidi di zolfo. Invece i
dati in letteratura scientifica che lo studio in questione
evidenzia, dicono, fra l'altro, che una centrale da 780 MW
produce circa 290 ton/anno di polveri e 9 ton/anno di ossidi
di Zolfo. Certamente si tratta di stime, ma ciò che una
stima lascia nell'incertezza è la valore misurato delle
tonnellate anno di polveri che vengono emesse in atmosfera
dagli scarichi, non certo se emette polveri, che in realtà
vengono emesse, e non in quantità zero come dichiarato
finora. Questo è molto grave, e i cittadini ora si aspettano
delle risposte chiare. Come spiegano gli Amministratori
locali questa omissione, se si tratta di omissione? Occorre
rendersi conto che questo è il punto, non tanto, come dice
Dina Guerra, se la quantità di polveri emesse sia
equivalenti o no a quelle emesse dall'intero traffico
cittadino. E qui c'è un'altra considerazione da fare. Se le
centrali attuali emettono inquinanti (fra cui le polveri) in
maggiore quantità di quello che si prevede emetta la nuova
centrale turbogas, allora significa che le polveri PM10
dell'attuale aria cittadina dipendono anche, ed in misura
notevole, da queste fonti inquinanti. Perché allora, per
limitare le PM10, ci si continua ad accanire contro il
traffico urbano, e principalmente su quello si prendono
provvedimenti plateali, quando invece vi sono anche altre
fonti da limitare? Chiediamoci quindi per i prossimi anni in
quali termini si può giustificare un provvedimento di
limitazione del traffico, visto il fondatissimo dubbio che i
problemi delle PM10 nascano primariamente da altre parti.
Questo dubbio, quindi, sembra ipotizzare cose piuttosto
credibili, visto che innanzitutto non vi sono stati cali
particolarmente vistosi di polveri dopo le targhe alterne e
poi che anche il valore di fondo delle PM10 della stazione
di rilevamento di Gherardi dà valori molto vicini a quelli
del centro cittadino, fatto certamente non giustificabile
dal traffico urbano di Gherardi! Un dato recente: domenica
11 maggio Gherardi registrava 25 microgrammi al metro cubo,
mentre corso Isonzo 26 microgrammi (dati ARPA). I valori
sono quasi uguali, ma chi ha il coraggio di dire che il
traffico di Corso Isonzo è paragonabile a quello di Gherardi??
Non è certamente la fine del mondo andare a piedi due volte
la settimana, se servisse a qualcosa. Davvero.
Andrea Vaccari
La campagna contro la
centrale (Ferrara)
E' da qualche tempo in atto
una strana campagna contro l'attuazione di una nuova
centrale turbogas da inserire nel perimetro del
petrolchimico, che andrebbe a sostituire le attuali due
centrali, una delle quali ampiamente obsoleta. Non si
capisce bene che cosa ci sia dietro questo diniego, nè chi
ci sia. Si sostiene infatti che l'inquinamento sarebbe molto
alto e si lascia intendere, pur non avendolo enunciato
chiaramente, che potrebbe essere cancerogeno. Ci si
dimentica però di aggiungere un raffronto ben chiaro fra
l'esistente ed il futuro, e cioè che le attuali centrali,
che andrebbero sostituite, funzionano bruciando solamente
combustibili fatti soprattutto di olii pesanti e nafta
(questi sì inquinanti), mentre la cosiddetta «turbogas»
brucerebbe soltanto metano, che come risaputo è il più
pulito fra i combustibili oggi usati. Naturalmente per i
fautori della prima ipotesi nulla vale quella quarantina di
posti di lavoro in più... E le emissioni cancerogene, dicono
essi? e le attuali centrali, che oggi le emettono, rispondo
io! Quel loro modo di ragionare mi ricorda tanto
l'affermazione di non so qual politico locale che,
lamentando alcuni anni fa i numerosi incidenti stradali
sulla superstrada dei lidi ferraresi, ne proponeva la
chiusura! E poi non è forse vero che ogni medaglia ha il suo
risvolto? In fin dei conti viene proposta una nuova centrale
a metano, non una centrale atomica.
P. F.
Turbogas Dragotto: "I
nuovi studi provano che avevamo ragione" (Ferrara)
«La vicenda Turbogas dimostra
inequivocabilmente quanto sia fondata la cultura di governo
di Forza Italia a Ferrara. In perfetta solitudine, infatti,
da più di due anni abbiamo, responsabilmente e senza
pregiudizi, manifestato preoccupazione per l'ubicazione
della centrale, per le sue eccessive dimensioni e per la
mancanza di studi e simulazioni approfondite — in grado di
mettere in luce in modo dettagliato tutti gli aspetti
d'inquinamento e di impatto ambientale e le conseguenti
possibili modificazioni dell'ecosistema — ai quali
subordinare l'approvazione del progetto di costruzione». E'
quanto afferma il vicepresidente del Consiglio regionale,
l'azzurro Giorgio Dragotto, dopo la decisione annunciata
dall'assessore Bratti di sospendere la delibera di
approvazione del piano particolareggiato per la centrale,
alla luce dei recenti studi pubblicati dal Carlino. «Ciò —
accusa Dragotto — evidenzia tutta la superficialità con cui
è stato avviato il progetto. Gli allarmanti dati
scientifici, riportati dalla stampa locale, smentiscono la
tesi del sindaco Sateriale e della sua maggioranza
sull'impatto 'a costo-zero' della Turbogas e ci danno
ragione». Gli studi di fattibilità commissionati
dall'amministrazione comunale, come noi avevamo denunciato,
— prosegue — hanno del tutto sottovalutato la pericolosità
delle polveri sottili». E conclude Dragotto: «E' chiaro che
dopo la decisione della giunta si apre una nuova fase.
Occorre, infatti, recuperare il tempo perduto,
commissionando gli studi e le simulazioni da noi invocate.
Ciò al fine di giungere ad una revisione progettuale in
grado di superare le criticità del piano originario e alla
quale siamo più che disponibili a partecipare dando un
fattivo contributo di approfondimento e di analisi». Sempre
sulla maxi centrale, la giunta provinciale informa in una
nota di aver deciso «di informare il Consiglio nella
prossima seduta del 27 giugno, sullo svolgimento delle
procedure in atto, soprattutto per le parti di propria
competenza, sulle attività di verifica compiute (e che
tuttora stanno proseguendo), nonché sulle segnalazioni
tecniche fin qui pervenute all'amministrazione di piazza
Castello. Alla Provincia, infatti, (che è coinvolta, insieme
ad Arpa, Comune e Ausl, nel progetto di bonifica dei siti e
nella gestione dell'Accordo di programma per la conversione
del Petrolchimico) compete insieme alla Regione la procedura
per la valutazione di impatto ambientale». |
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CORRIERE ADRIATICO |
"Serve un'indagine
scientifica"
Inquinamento e malattie,
interrogazione del Verde Moruzzi
Il capogruppo dei Verdi in
consiglio regionale Marco Moruzzi ha presentato
un'interrogazione sull'effettuazione di indagini
epidemiologiche sulla popolazione dell'area di Falconara,
preannunciate dall'assessore regionale all'ambiente. Nel
documento Moruzzi rileva che sono al momento inattuate le
previsioni del piano sanitario regionale vigente, relative
all'istituzione dell'osservatorio epidemiologico regionale,
che dovrebbe "costantemente monitorare l'insorgenza di
malattie di carattere ambientale nei luoghi di lavoro e nei
centri abitati più esposti al rischio di inquinamento".
Inoltre - ricorda - "il Ctu nominato dal Tar Marche per il
ricorso di Api e Confindustria contro l'istituzione
dell'area ad alto rischio ambientale, ha rilevato che
l'assenza di indagini epidemiologiche, che certifichino la
presenza di patologie di origine ambientale, costituisce un
elemento a sostegno della infondatezza dei presupposti per
la creazione di tali aree". Moruzzi chiede infine di sapere
"su quali input è stata commissionata l'indagine
epidemiologica sul territorio di Falconara, con quali tempi
si potranno avere i primi risultati" e se la Regione intenda
"mettere fine all'attuale inadempienza relativa
all'istituzione dell'osservatorio epidemiologico".
L'importanza di un osservatorio epidemiologico è
strettamente connessa alla necessità di attuare una politica
di prevenzione in tema di sanità. Si tratta di una strategia
che mira da un lato a chiarire se possano esservi elementi
ambientali che favoriscono l'insorgere di determinate
patologie; dall'altro a curare le malattie in una fase
precoce quando le possibilità di guarigione sono molto più
elevate.
"Scelte ambientali Non c'è
contrasto"
I laghetti e il mulino non
sono alternativi
L'area dei laghetti "da
Sbacco" (nella foto) e la struttura del mulino Santinelli,
sono due luoghi completamente diversi per vocazione e
possibilità di utilizzo. Lo afferma in una nota
l'amministrazione comunale. "L'area dei laghetti - è scritto
nella nota - costituisce un ampio parco a ridosso del fiume
Esino, capace di ospitare eventi ricreativi e culturali
anche con grande afflusso di persone. Il Mulino Santinelli,
al contrario, è un edificio circondato da un'area di scarsa
entità, la cui utilizzazione è pensata per la costituzione
di un museo del fiume. Entrambe le situazioni, sono
investite dell'iniziativa dell'amministrazione comunale che,
così facendo, fa fronte e si prefigge di dare risposte a due
esigenze diverse. Pertanto le due situazioni, non possono
essere alternative poiché nel mentre si pensa a progettare e
poi realizzare tutti gli interventi previsti nel parco
fluviale dell'Esino e compresi nel Prusst di cui fa parte il
Mulino Santinelli , il Comune, da parte sua, ha la necessità
di dotarsi di un ampio spazio attrezzato per lo svolgimento
di importanti iniziative ricreative e culturali. In tutti e
due i progetti (area dei laghetti e Mulino Santinelli),
l'amministrazione comunale vede delle priorità e per questo
è impegnata oltre che nella progettazione, nel reperimento
delle risorse finanziarie. Nel caso dell'area dei laghetti,
la spesa dovrà essere sostenuta con il bilancio comunale,
nel caso del Mulino Santinelli, è in programma la stipula di
una convenzione con l'Enel Green Power per la concessione di
un comodato d'uso gratuito". |
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LA NUOVA FERRARA |
Enipower trascura le polveri
I costruttori della turbogas:
esami ambientali superati. L'azienda sui dati
dell'inquinamento
di s.c.
Le polveri sottili della
futura centrale turbogas non sono un problema di Enipower.
«Noi abbiamo rispettato la legislazione europea che non
considera le Pm10 come inquinanti tipici di queste centrali,
e il ministero dell'Ambiente non ha richiesto nessun
approfondimento aggiuntivo su questo aspetto nel corso della
procedura di Valutazione d'impatto ambientale»: così, in
sintesi, può essere riassunta la posizione della società Eni
che, assieme a Merloni Energia, costruirà la centrale. Da
Milano, quindi, non entrano nel merito dei rilievi sollevati
dai ricercatori Nicola Armaroli e Claudio Po, che
pubblicando dati provenienti dalle centrali turbogas
americane (centinaia di tonnellate di Pm10, svariate decine
di altri inquinanti cancerogeni) hanno provocato un mezzo
terremoto, a cominciare dal "congelamento" del Piano
particolareggiato della turbogas da 800 Mw del
petrolchimico. La posizione della società elettrica del
colosso energetico è piuttosto netta: i controlli di Via
sono stati superati, «e non con il decreto sblocca-centrali,
ma con la vecchia e più rigorosa procedura», e le
autorizzazioni sono in sostanza una consegueza. «Il gas
naturale, con il quale funzionerà la centrale di Ferrara, è
il combustibile più nobile in assoluto, molto meno
inquinante dell'olio combustibile delle centrali attuali.
Inoltre - aggiunge Enipower - nella legislazione europea gli
inquinanti emessi in quantità rilevanti dalle centrali
turbogas sono ossidi di azoto, anidride carbonica e
monossido di carbonio, e su questi c'è la certezza di un
miglioramento rispetto alla situazione attuale». Nessun dato
comparativo, nessun riferimento ad esperienze già
consolidate in impianti del genere. Sulle Pm10, che hanno
attirato da solo un anno e mezzo l'attenzione dell'opinione
pubblica, il Comune resta quindi con il cerino in mano e la
necessità di rispondere a due quesiti. E' vero che
l'emissione sarà inferiore a quella delle due centrali a
olio in procinto di chiudere, più inquinanti ma anche molto
meno potenti? In ogni caso, la quantità di Pm10 immessa
nell'aria dalla nuova centrale (e anche dalle vecchie...) è
tale da vanificare il disinquinamento ottenuto dalle targhe
alterne? L'assessore Sandro Bratti ha chiesto «dieci-quindici
giorni» per rispondere, l'impressione è che tra le forze
politiche almeno Verdi, Pdci e Forza Italia non si
accontenteranno tanto facilmente. An, per bocca di Mauro
Malaguti, ha chiesto la convocazione della Commissione
speciale sul turbogas, riferendo un dato: «Nel 6º Piano
d'intervento sul Protocollo ambientale di Kyoto si dice che
se tutte le centrali venissero riconvertite in turbogas,
l'Italia rientrerebbe nei limiti sulle emissioni dei gas
serra. Anche l'Onu sta prendendo un abbaglio? Inoltre
l'Emilia Romagna ha un deficit del 50% di energia». Ieri
sulla vicenda ha preso posizione anche la Provincia, alla
quale compete (assieme alla Regione) la procedura per la
Via, e che è coinvolta anche nel progetto di bonifica dei
siti del petrolchimico. «Informeremo il Consiglio
provinciale nella prossima seduta del 27 maggio sullo
svolgimento delle procedure in atto, sulle attività di
verifica compiute (e che tuttora stanno proseguendo) e sulle
segnalazioni tecniche fin qui pervenute all'amministrazione»
si legge nella nota della giunta del Castello. I primi dati
sulla concentrazione di polveri della centrale turbogas di
150 Mw del petrolchimico sembra indichi una proiezione
massimo di 20 tonnellate di Pm10 per il futuro impianto
Enipower.
Turbogas, marcia indietro
Dragotto: era ora, lo
dicevamo da più di due anni
Giorgio Dragotto Vice
presidente del Consiglio Regionale
La cultura di governo di un
partito si misura dalla bontà delle posizioni politiche,
dalla lungimiranza e dalla coerenza con le quali vengono
sostenute. La vicenda Turbogas dimostra inequivocabilmente
quanto sia fondata la cultura di governo di Forza Italia a
Ferrara. In perfetta solitudine, infatti, da più di 2 anni
abbiamo, responsabilmente e senza pregiudizi manifestato
preoccupazione per l'ubicazione della centrale, per le sue
eccessive dimensioni e per la mancanza di studi e
simulazioni approfondite - in grado di mettere in luce in
modo dettagliato tutti gli aspetti d'inquinamento e di
impatto ambientale e le conseguenti possibili modificazioni
dell'ecosistema - ai quali subordinare l'approvazione del
progetto di costruzione. La decisione della Giunta Sateriale
di sospendere la delibera di approvazione del piano
particolareggiato per la centrale, ancorché un atto dovuto
alla luce dei recenti studi, evidenzia tutta la
superficialità con cui è stato avviato il progetto. Gli
allarmanti dati scientifici, riportati dalla stampa locale,
smentiscono la tesi del sindaco Sateriale e della sua
maggioranza sull'impatto "a costo-zero" della Turbogas e ci
danno ragione sul fatto che le dimensioni della centrale, da
noi sempre ritenute esorbitanti rispetto alle necessità
energetiche del territorio, annullano i benefici della
riconversione delle 2 centrali pre-esistenti. Gli studi di
fattibilità commissionati dall'Amministrazione comunale,
come noi avevamo denunciato, hanno del tutto sottovalutato
la pericolosità delle polveri sottili denominate PM10 -
evidenziate invece dalla suddetta ricerca - la cui emissione
in un anno e in un impianto da 780 megawatt, pari a quello
che si vorrebbe creare a Ferrara, sarebbe equivalente a
quella prodotta dal traffico della città di Bologna e del
suo sistema autostradale. Mi chiedo, a questo punto, che
senso abbiano tutte le misure predisposte, in questi 2 anni,
dall'Amministrazione Comunale per diminuire il traffico
veicolare e l'inquinamento in città. E' chiaro che dopo la
decisione della Giunta si apre una nuova fase. Occorre,
infatti, recuperare il tempo perduto, commissionando gli
studi e le simulazioni da noi invocate. Ciò al fine di
giungere ad una revisione progettuale in grado di superare
le criticità del piano originario e alla quale siamo più che
disponibili a partecipare dando un fattivo contributo di
approfondimento e di analisi. |
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