RASSEGNA STAMPA 13.05.2003

 

MESSAGGERO
Api: due a giudizio, cittadini parte civile

Prime decisioni del Gup nell’udienza fiume sul rogo. Respinta la richiesta di rito abbreviato dei vertici, rientra nella causa la famiglia Gandolfi

di G.Sg.

Potrebbero sembrare notizie tecniche, aggiustamenti giudiziari nell’inchiesta fiume sul rogo del 25 agosto 1999. Ma non è così. Nell’udienza preliminare sulle presunte responsabilità di vertici e operai dell’Api nello scoppio dell’area Sif della raffineria e la morte di Mario Gandolfi e Ettore Giulian, ieri il gup di Ancona Sante Bascucci ha preso decisioni importanti nella marcia di avvicinamento alla verità. Innanzitutto ha ammesso al giudizio abbreviato i dipendenti Silvio Re e Ivan Giacchetti, che sostanzialmente sono stati così rinviati al giudizio dello stesso gup, in quanto dovrà decidere sulla loro responsabilità. Per ora sono stati invece esclusi dal rito alternativo (che prevede un’automatica riduzione della pena in caso di condanna) tutti gli altri indagati: l’ex direttore del petrolchimico Giovanni Saronne, l’attuale direttore ed allora vice Franco Bellucci, i funzionari Claudio Conti e Sergio Brunelli, gli operai Gaetano Bonfissuto e Pierfrancesco Carletti. Avevano chiesto il rito abbreviato subordinato all’audizione di alcuni testimoni, secondo il giudice la procedura sarebbe in contrasto con l’esigenza di velocizzare il mega processo. Nulla vieta alle difese (avvocati Giacomo Vettori, Francesco Scaloni, Monica Clementi, Sergio Boldrini) di ripresentare la richiesta il prossimo primo luglio, ma senza altri atti istruttori. In pratica si dovrebbe decidere solo sulle carte del Pm Cristina Tedeschini, che ha ricostruito la dinamica dello scoppio. Accetteranno le difese? Oppure ci sarà un processo pubblico, fuori dal segreto di una camera di consiglio? Per ora nessuno si sbilancia, si vedrà. Ma forse le notizie più consistenti in assoluto, poiché sono in ballo milioni di euro, vengono dal fronte delle parti civili. Il Gup ha ammesso le richieste di risarcimento del Comune di Falconara (tutelato dall’avvocato Rino Pirani), ma questa era una decisione scontata. Per nulla scontate le ammissioni di parti civili di undici cittadini che fanno riferimento ai comitati di Villanova e Fiumesino. Gli stessi comitati, rappresentati dall’avvocato Stefano Crispiani, avevano cercato di diventare parte del processo ma il giudice ha detto di no, in quanto non hanno neppure un presidente. La questione, uscita dalla porta, è rientrata dalla finestra poiché la costituzione è stata riconosciuta ai singoli residenti che lamentano danni biologici e morali per la nube tossica di quel giorno, la presenza di un’industria a rischio e la svalutazione dei terreni. «Questa iniziativa apre la strada a rivendicazioni civilistiche di altri 250 residenti» hanno detto Loris Calcina e l’ammiraglio Massimo De Paolis, portavoce dei movimenti. Tra le altre parti civili: Gianni Cardinali, Eraldo Caimmi, Savino Piergili, Enzo Rocco, Gabriella Torriani, Cristina Ferrotti. Infine torna in ballo, come parte civile, anche la famiglia di Mario Gandolfi, assistita dall’avvocato Francesco Nucera. La vedova del capo-cantiere ucciso dalle ustioni riportate nel rogo, Elsa Mattioni, era già stata risarcita con 800 milioni di ex lire dall’assicurazione dell’Api. Ma l’avvocato Nucera è riuscito a ottenere la costituzione del figlio, Antonio Gandolfi di 12 anni, contro gli imputati in persona. «E’ una questione morale - ha commentato il legale -. Con l’eventuale risarcimento vogliamo realizzare un punto di pronto soccorso all’interno della raffineria».

L’INCHIESTA

LA FIAMMATA - La mattina del 25 agosto '99 esplose una linea di trasferimento della benzina all'interno dell'Api. Due operai, Mario Gandolfi ed Ettore Giulian, accorgendosi della perdita di carburante, si precipitarono nell'area Sif e vennero avvolti dalla nuvola di fuoco. Morirono di lì a qualche giorno per le ustioni sul 90 per cento del corpo.

 I PRIMI ACCERTAMENTI - Le indagini del Pm Cristina Tedeschini non furono facili. Ci vollero dei giorni per capire il punto preciso in cui si sviluppò l'incendio: la conduttura della benzina verde. All'oscuro delle cause dello scoppio la stessa Api, che ha sempre smentito con forza l'ipotesi di scarsa collaborazione sostenuta dalla Procura.

IL SASSO NELLA POMPA - Dopo una perizia che individuava nel cedimento strutturale di una pompa di benzina la causa finale dell'incendio (cedimento provocato da un frammento di calcestruzzo), il Pm ha chiesto otto rinvii a giudizio. In testa alla lista degli indagati l'ex direttore dello stabilimento Giovanni Saronne.

I RISARCIMENTI - Nel frattempo le famiglie dei due operai deceduti sono state risarcite con 800 milioni di ex lire a testa, tuttavia quella di Mario Gandolfi è rientrata in gioco con la costituzione di parte civile del figlio. L’avvocato Nucera, che rappresenta il minore, siederà accanto al collega del Comune di Falconara e a quello che rappresenta undici privati che si ritengono danneggiati dall’Api.

 
RESTO DEL CARLINO
Rogo all'Api, due operai vogliono essere processati

ANCONA — «Processateci subito». Detto fatto, il gup Sante Bascucci l'ha accontentati. Sono due dipendenti della raffineria 'api'di Falconara, indagati (insieme ad altri sei tra funzionari e operai) per il tragico rogo del 25 agosto del '99. Un incendio che costò la vita a due operai della raffineria, Mario Gandolfi ed Ettore Giuliani. Ieri, all'udienza preliminare, Silvio Re, funzionario fiscale, e Ivan Giacchetti, operaio, hanno chiesto ed ottenuto di essere processati con rito abbreviato dallo stesso gup. Una richiesta che di fatto ha portato i due ad auto-rinviarsi a giudizio davanti al giudice preliminare. Il processo, per questioni tecniche e pratiche, non si è comunque effettuato subito ma è stato rinviato al primo e poi al 7 luglio. Un analogo processo da farsi subito, in sede di udienza preliminare, lo avevano chiesto anche gli altri sei indagati. Nel loro caso però l'istanza non prevedeva l'accettazione del processo allo stato degli atti ma era condizionata al compimento di alcuni atti istruttori (interrogatori di periti, ecc.). Una condizione che il gup Sante Bascucci non ha ritenuto di accettare. Così la loro richiesta di rito abbreviato è stata respinta e per loro l'udienza preliminare è stata rinviata sempre al primo luglio. Avranno due possibilità: rinunciare alle 'condizioni' ieri poste e accettare quindi il processo ordinario con rito abbreviato da farsi subito, senza atti istruttori; oppure passare attraverso l'udienza preliminare normale e, nel caso del rinvio a giudizio, venire poi processati dal tribunale. I sei per i quali dunque un processo di fatto non è stato ancora stabilito sono: Giovanni Saronne, ex direttore di stabilimento; Franco Bellucci, l'allora capo servizio operativo e ora direttore; Sergio Brunelli, capo servizio manutenzione; Claudio Conti, responsabile della manutenzione off-site; e gli operai Gaetano Bonfissuto e Pierfrancesco Carletti. L'accusa è quella di omicidio colposo plurimo. La svolta di ieri nella vicenda non è solo rappresentata dalla fissazione del primo processo (quello ormai sicuro per Re e Giacchetti) ma anche dall'accettazione da parte del gup delle parti civili. Sono stati ammessi il Comune di Falconara (avvocato Rino Pirani) e 11 residenti della zona che intendono lamentare i danni subiti per via dell'incendio, sotto forma di inconvenienti di salute, di danni morali, ecc. I cittadini ammessi come parti civili sono Loris Calcina, Massimo De Paolis, Gianni Cardinali, Eralda Caimmi, Alfredo Campanelli, Savino Piergili, Euro Amato, Gabriella Torriani, Cristina Ferrotti, Milena Valeri e Marco Chiodi. Altri 250 falconaresi residenti nella zona della raffineria sono invece pronti ad intentare per gli stessi motivi una causa in sede civile. Esclusi dal processo invece i due Comitati di cittadini, unicamente per una mancata identificazione, secondo il gup, dei presidenti che avrebbero avuto qualità per la costituzione. Infine, tra le parti civili, ammesso anche Antonio Gandolfi, figlio 12enne di uno degli operai deceduti. E' assistito dall'avvocato Francesco Nucera che ha già anticipato che qualsiasi tipo di risarcimento andrà per finalità sociali. Le vedove dei due deceduti, come si ricorderà, vennero risarcite con transazioni prima della chiusura dell'inchiesta.

Turbogas, rinvio e «bagarre»  (Ferrara)

di s. l.

Turbogas, nuovo rinvio. Ma anche nuova bagarre. La discussione in Consiglio comunale del piano particolareggiato per la centrale di Enipower, slitta; l'annuncio è stato dato ieri, in avvio di seduta, dall'assessore all'Ambiente Sandro Bratti che ha ribadito la tesi espressa al Resto del Carlino in risposta agli studi dei ricercatori, ed ossia che «è necessario e opportuno sviluppare nuovi approfondimenti in merito alla possibile emissione di 'micropolveri' dall'impianto». Ma a ciò si lega, evidentemente, «anche una questione di opportunità politica: è parso giusto — ha sottolineato Bratti a margine della seduta — non esasperare gli animi e tenere la questione negli ambiti tecnici, quelli appunto da cui contiamo di avere le risposte ai chiarimenti richiesti». E' proprio sul versante politico che si è giocata, ieri, una vera e propria partita a scacchi: Alleanza Nazionale, che sin dall'avvio dell'iter per la realizzazione della centrale ha manifestato il proprio sostegno al progetto, ieri ha chiesto di 'stoppare' la discussione. Proprio perché gli elementi di novità introdotti dagli studi riportati dal Carlino, imponevano la massima chiarezza dal punto di vista tecnico. Sul versante squisitamente amministrativo, la giunta aveva infatti ottenuto sufficienti garanzie: «Il consulente cui abbiamo affidato il compito di verificare la 'compatibilità' legale di tutti i passaggi, anche per quanto riguarda la bonifica dei terreni — riprende Bratti —, ci aveva rassicurato sulla piena legittimità degli atti». Così come l'eventuale approvazione del piano particolareggiato non avrebbe, secondo l'amministrazione, impedito un'eventuale dietrofront in occasione dell'atto davvero essenziale, ossia il rilascio della concessione edilizia a Enipower. Ma al di là delle questioni giuridiche, gli esponenti di An hanno rimarcato la difficoltà di esprimere un voto favorevole in questa nuova fase d'incertezza; di qui la decisione della giunta di sospendere la delibera. «Chiederemo ai maggiori esperti nazionali e internazionali — ha detto il sindaco Sateriale —, se ci sono rischi connessi al funzionamento dell'impianto, che vadano oltre quanto stabilito dalla legislazione con la quale i nostri atti sono comunque coerenti». Ma in aula, come detto, il confronto è stato tutt'altro che accademico. Anzi, lamentando l'impossibilità di intervenire più diffusamente nel merito delle dichiarazioni di Bratti e poi di Sateriale, il gruppo di Forza Italia ad un certo punto ha lasciato l'aula. Prima, comunque, Mario Testi aveva rimbeccato a Sateriale che «le cautele e gli approfondimenti di cui ora parla l'amministrazione, noi le chiedevamo un anno e mezzo fa». E Massimo Pierpaoli ha sottolineato «la coerenza di un partito che non ha avuto remore nel tenere, sin dall'inizio di questa vicenda, una posizione che tenesse conto di legittime preoccupazioni dei cittadini, anche rischiando un sostanziale distinguo con i propri vertici nazionali. Questo coraggio, almeno, ci va riconosciuto...». Tra interruzioni, attimi di nervosismi, frecciate ironiche («E' la prima volta che una forza politica chiede il rinvio di una delibera e poi lamenta di non poterne discutere», ha detto il diessino Mauro Cavallini), i Verdi hanno comunque ribadito la richiesta «che il piano urbanistico sia posticipato — ha chiesto la capogruppo Cigala — rispetto al piano di bonifica del petrolchimico». Giuste le cautele, vecchie e nuove, per Giovanna Marchianò (Pdci) e Mauro Malaguti di An, vicepresidente della commissione turbogas: «Occorre dare una risposta immediata a tutti coloro che abbiano dubbi ed esprimono perplessità. L'amministrazione dovrebbe dotarsi anche di un sito Internet in cui mettere tutti gli atti, le relazioni, le informazioni utili».

Il confronto Ma la centrale prevista a Minerbio non si farà più  (Ferrara)

di Valentino Tavolazzi

E' saltata definitivamente la centrale da 800Mwe, gemella di quella di Ferrara, che Hera ed Enipower volevano costruire a Minerbio. Fin dall'inizio del mese scorso la multiutility bolognese aveva dichiarato forfait, dopo che i sindaci di Baricella, Minerbio, Molinella, Bentivoglio e Malalbergo avevano assunto una posizione nettamente contraria, convinti dai dati forniti dai comitati cittadini sugli effetti inquinanti causati da questo tipo di impianti. Fausta Pancaldi, rappresentante del comitato anticentrale di Minerbio e Baricella esultava: «Ci davano tutti per battuti in partenza, ma i nostri dati erano incontestabili. Abbiamo dimostrato che la centrale avrebbe portato all'emissione di centinaia di tonnellate di polveri fini. Questa è una vittoria dei comitati. Alla fine anche i sindaci e la Regione hanno riflettuto e sono venuti dalla nostra parte». Sette mesi di assemblee, 14mila firme per dire no al mega impianto "Sapevamo che Hera non avrebbe mai fatto ciò che i cittadini non volevano", ha dichiarato il sindaco di Minerbio Giacomino Simoni. I nostri amministratori, che volano da Johannesburg a Bruxelles, passando da Allegre, non sapevano nulla di quanto stava accadendo a due passi da Ferrara? O forse tacevano? Ora che il Carlino ha pubblicato i risultati della ricerca che ha bloccato l'operazione di Minerbio, il comune promette che «non trascurerà alcun elemento di conoscenza» e svolgerà "tutti gli ulteriori approfondimenti che si rendessero necessari". La cosa ha dell'incredibile e, se non fosse vera, potrebbe essere una piece teatrale comica. Ma come, in oltre due anni di istruttoria tecnica condotta da Comune, Provincia, Arpa, Asl per controllare gli effetti sull'ambiente di un impianto colossale come quello proposto da Enipower e Merloni, nessuno si è mai preoccupato delle possibili emissioni di polveri fini di una centrale a ciclo combinato di quelle dimensioni? Nessuno aveva sentito parlare di Minerbio? Non sta a noi giudicare se siamo di fronte ad omissione o a negligenza, certo è che il fatto in sé è politicamente gravissimo, soprattutto se si ripensa a quanto dichiarato da Sateriale il 3 maggio: «Col turbogas saranno drasticamente abbattute le emissioni di micro polveri». Vi è inoltre un secondo risvolto della vicenda che ha dell'incredibile. Molti sostenitori dell'impianto, soprattutto ora che emergono i problemi ambientali relativi alle emissioni ed alla bonifica del terreno, si affannano ad esaltarne il presunto impatto positivo che avrebbe sulla riqualificazione industriale del petrolchimico e sull'insediamento di nuove aziende, attratte dalla disponibilità di energia a basso costo. Si tratta di un "falso" industriale. L'energia per alimentare eventuali nuovi impianti all'interno dell'area è già disponibile e viene attualmente ceduta all'Enel. La produzione di energia all'interno del Polo è attualmente garantita dagli impianti CTE 1 da 19,25 Mwe, in condizioni di riserva ed in marcia solo in caso di manutenzione dell'altro, CTE 2 da 60,6 Mwe, utilizzato per la produzione di energia elettrica e di vapore per il complesso industriale. Poi vi è una terza centrale di proprietà CEF, Centro Energia Ferrara, a cogenerazione da 148,5 Mwe, funzionante esclusivamente a gas naturale per la cessione di energia elettrica integrale alla Rete di Trasmissione Nazionale. Dunque, dal punto di vista del fabbisogno energetico per nuove attività industriali, non è necessaria alcuna nuova centrale, visto che già esiste un esubero di potenza, che viene ceduta al mercato e che è superiore a quella attualmente utilizzata! Pur non essendo necessaria nuova energia e potendo la nuova centrale creare danni ambientali enormi, c'è tuttavia chi non vuole arrendersi all'idea di rinunciare ad un investimento da 500 milioni di euro e a tutto ciò che ne consegue. Questi irriducibili sostengono che esso renderà possibile la bonifica del terreno, anche se ancora non si ha un quadro completo di caratterizzazione ed un piano operativo di risanamento dell'area fino agli strati più profondi, e non si conoscono i tempi entro i quali i lavori dovranno essere eseguiti, né chi li pagherà.

E' un pretesto il giudicare pericoloso quell'impianto turbogas  (Ferrara)

Dina Guerra (Consigliere Comunale del Gruppo DS)

Caro Direttore, le chiedo cortesemente di intervenire sull'articolo del 7 maggio scorso circa la presunta attesa di inquinamento da polveri che deriverebbero dalla centrale turbogas in progetto di essere costruita all'interno del polo chimico in sostituzione delle due obsolete. Più che altro vorrei fare alcune considerazioni di principio senza improvvisarmi tecnico di impatto ambientale quale non sono. La prima riguarda il modo in cui è stato presentato quell'articolo, uno studio fatto negli Stati Uniti (perché si tratta di uno studio e non di rapporto consolidato) che viene passato come perfettamente calabile in ogni realtà del pianeta senza che venga supportato da alcun dato analitico di analoghi impianti funzionanti sul territorio nazionale. Non mi sembra del tutto appropriato il metodo utilizzato, ancor più quando viene dichiarata con certezza una quantità di inquinante "…pari a tre volte il traffico automobilistico cittadino…". Queste certezze spaventano, come spaventa anche la leggerezza con la quali certe informazioni tecniche vengono stiracchiate per adattarle alla realtà che fa più comodo. La seconda riguarda il fatto che qui si sta cercando da mesi di ignorare che le leggi di Valutazione di Impatto Ambientale e di Bonifica dei terreni in Italia ci sono, sono ben fatte e recepiscono le direttive comunitarie in materia. Se il progetto del turbogas finora ha passato positivamente tutte le verifiche e le approvazioni che hanno portato all'emanazione di due decreti ministeriali, ci sarà pure un motivo; se gran parte dei lavoratori e dei loro rappresentanti, cioè coloro che vivono, sottolineo vivono, vicino alle vecchie centrali aspettano e vogliono la costruzione della nuova centrale avrà un significato, o no? Se vogliamo invece parlare della necessità di un polo chimico a Ferrara facciamolo in diversa sede, a carte scoperte; sapendo però che la centrale turbogas è nata prima di tutto come progetto di miglioramento ambientale, per cui migliorerà, come è stato provato ed approvato, il bilancio ambientale della zona industriale della città, non verrà più utilizzato olio combustibile ma metano, che è indiscutibilmente il combustibile fossile più pulito, e verrà alimentata, col vapore cogenerato, la linea di teleriscaldamento geotermico cittadino. Noi e i nostri figli ci abitiamo in questa città e sarebbe poco lungimirante da parte nostra volere un insediamento così pretestuosamente chiamato pericoloso di fianco alla città. I dibattiti e gli spazi di confronto, chiamiamoli pure tavoli tecnici, ci sono già e quelle sono le sedi idonee per fugare tutti i dubbi. Paragonare la turbogas allo snodo autostradale bolognese mi pare quanto meno azzardato e sa di malafede. Davvero.

Trasparenza sul turbogas  (Ferrara)

Signor Direttore,
la vicenda della centrale turbogas da 800 megawatt mi sembra desti qualche preoccupazione. Da un lato vi sono esperti e pubblicazioni che suggeriscono (si fa per dire) di evitare di costruire simili fonti di inquinamento in zone climatiche con debole ventilazione e soprattutto a ridosso dei centri abitati. Per contro continuo a leggere di persone, alle quali è demandata la guida di Ferrara, che invece di affermare «Beh, se le cose stanno così, non se ne fa nulla», continuano a tenere in ballo l'investimento. «Bisogna cercare di ridurre l'impatto ambientale — dicono — comunque si bonificherà il suolo» (che c'entra il suolo con le micropolveri nell'aria?). "Faremo un ulteriore dibattito", «In ogni caso aumenterà l'occupazione» (quale occupazione? Queste sono centrali che si mandano avanti con meno di 10 persone per turno, e comunque è pura follia barattare l'occupazione coi tumori ai polmoni), e cose del genere. Non vorrei che noi ferraresi ci trovassimo nella stessa situazione dell'Ospedale di Cona: dopo un po' di silenzio, un giorno ci si sveglia di fronte a un fatto compiuto. E solo allora scopriremmo, a cose fatte e con il solito referendum che non conta nulla, che nessun ferrarese sano di mente avrebbe mai voluto veder sorgere una megacentrale termica a due passi da casa.
Claudio Ferrozzi

 
CORRIERE ADRIATICO
Rogo all'Api, tutti in fila per chiedere i danni

Al Comune si affiancano il figlio di una delle vittime e undici cittadini Il primo luglio si celebra il rito alternativo per Re e Giacchetti e si decide la sorte degli altri sei Il gip ammette le costituzioni di parte civile e il giudizio abbreviato per due degli otto imputati

Saranno il Comune, il figlio di Mario Gandolfi - uno dei due morti nel rogo - e undici cittadini di Falconara a chiedere conto all'Api per il tragico incendio del 25 agosto '99. Il giudice per le indagini preliminari Sante Bascucci ha ammesso la loro richiesta di costituirsi parte civile contro la raffineria nel procedimento giudiziario che vede nei panni di imputati otto tra dirigenti e tecnici dello stabilimento. Il gip ha anche accolto la richiesta di giudizio abbreviato per il funzionario Silvio Re e l'operaio Ivan Giacchetti. Ha invece respinto la stessa istanza degli altri sei imputati, fra i quali l'attuale direttore Franco Bellucci e il suo predecessore Giovanni Saronne. L'accusa è per tutti di incendio e di omicidio colposo plurimo. Che le fiamme che all'alba di quel tragico 25 agosto fecero piombare nell'incubo Falconara avvolgessero non solo le cisterne della raffineria ma anche uno scenario di errori e leggerezze è convinto il sostituto procuratore Cristina Tedeschini, che ha coordinato l'inchiesta. Il sospetto che non tutto filò liscio e che ci possano essere responsabilità dietro il rogo che tolse la vita ai due operai Mario Gandolfi e Ettore Giulian arriva anche dalla perizia disposta dal pm e firmata dagli esperti Volpicelli e Godano dell'Università di Napoli, che ipotizza che a provocare l'incendio fosse stata una serie di cause. Tanto per cominciare il trasferimento della benzina verde al deposito nazionale avvenne lungo una linea anomala. Le cose non andarono per il verso giusto e non seguirono la prassi corretta di gestione del servizio anche per la mancata chiusura di alcune valvole di sicurezza. Per di più avrebbe anche ceduto una pompa, all'interno della quale venne trovato un pezzo di calcestruzzo. Una serie di circostanze che hanno spinto il pm Tedeschini a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti dell'ex direttore Saronne e di altri sette tra vertici e operai: l'attuale direttore degli impianti Franco Bellucci, allora capo del servizio operativo dello stabilimento, il capo del servizio manutenzione Sergio Brunelli, il responsabile manutenzione off-site Claudio Conti, il funzionario fiscale Silvio Re, gli operai Ivan Giacchetti, Gaetano Bonvissuto e Pierfrancesco Carletti. Tutti avevano chiesto il giudizio abbreviato, rito alternativo che prevede forti sconti di pena perché permette di accelerare i tempi del procedimento. Richiesta accettata solo nei casi di Re e Giacchetti. Per gli altri sei il gip Bascucci ha giudicato troppo onerose le condizioni di acquisizione di altri elementi di prova, che avrebbero ritardato i tempi della procedura. Di qui al primo luglio, data della prossima udienza, avranno comunque modo di ritirare o moderare le condizioni e vedersi quindi accogliere l'istanza di giudizio abbreviato. E il 7 luglio, altro appuntamento davanti al gip già fissato, potrebbe andare in scena il processo per tutti. Altrimenti il primo luglio il gip deciderà sul rinvio a giudizio per i sei e proseguirà il processo per Re e Giacchetti. Ieri intanto si sono costituiti parte civile il Comune di Falconara, tramite l'avvocato Rino Pirani, il figlio di Mario Gandolfi, Antonio, assistito dall'avvocato Francesco Nucera, e undici cittadini falconaresi, residenti nei quartieri limitrofi alla raffineria. Questi dovranno aprire la strada ad altri 200-300 concittadini che sarebbero già pronti a chiedere i danni in sede civile. Nessuno degli undici ha la qualifica di rappresentante legale dei comitati Fiumesino, Villanova, 25 agosto, per i quali pertanto il giudice ha negato la costituzione. L'avvocato Stefano Crispiani ha chiesto una provvisionale di 5 mila euro ciascuno. I cittadini puntano a ottenere la dichiarazione di responsabilità degli imputati per l'incendio, per poi quantificare il risarcimento davanti al giudice civile.

Tutti d'accordo, il by pass si può fare

Giancarli soddisfatto "Contro l'inquinamento è necessario potenziare il trasporto su ferro" E Binci rilancia la "ferrovia degli inglesi" Amagliani: "Non è in funzione della raffineria ma di un collegamento tra la Bologna-Ancona e la Ancona-Orte"

Incontro al vertice tra Regione, Provincia e Comune sul progetto di Rete Ferroviaria

di MARINA MINELLI

Incontro al vertice ieri mattina in Regione per tirare le fila della questione by-pass ferroviario, il progetto di Rete Ferroviaria Italiana contestato dai comitati dei residenti a Villanova e a Fiumesino. La riunione, a cui hanno preso parte, oltre all'assessore regionale Amagliani, al presidente della Provincia Giancarli ed all'assessore Binci, anche l'assessore Api, il dirigente Durpetti ed il consulente ai trasporti l'ingegner Rogano, è servita a chiarire molti dubbi. "In particolare - ha precisato l'assessore Amagliani - è stato messo in evidenza dai tecnici delle ferrovie come la bretella non sia stata pensata in funzione della raffineria, ma per realizzare un collegamento diretto fra la Bologna-Ancona e la Ancona-Orte. La soluzione, realizzabile in tempi brevi ed a costi relativamente contenuti, non è in antitesi con il progetto dello spostamento complessivo della linea, idea che rimane valida ma per la quale ci vorranno una ventina di anni ed ingentissime risorse economiche". Soddisfatto dell'incontro si è detto il presidente Giancarli che ha potuto constatare il sussistere di "un clima aperto e positivo fra tutti i soggetti". "Ringrazio Amagliani per avere convocato questo vertice - ha detto Giancarli - che è servito poi per ribadire un concetto fondamentale: per ridurre l'inquinamento e per migliorare la qualità della vita è necessario lavorare al potenziamento del trasporto su ferro". "Mi è sembrato importante - ha aggiunto - aver chiarito che il by-pass non è a "servizio" dell'Api, ma funzionale ad altre esigenze legate alla viabilità territoriale ed alla necessità di liberare lo scalo merci di Falconara". In discussione anche la proposta dell'assessore Binci che ha chiesto di "verificare la fattibilità urbanistica del recupero di quella che era la cosiddetta "ferrovia degli inglesi" realizzata dagli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale ed il cui tracciato potrebbe essere ancora utilizzabile per evitare l'ingabbiamento dei due quartieri, risparmiare molto denaro e riqualificare davvero Falconara". "Approfondiremo problemi e idee alternative - ha ribadito Giancarli - senza tralasciare nessun suggerimento". Gli enti si incontreranno di nuovo venerdì 16 maggio per una riunione del tavoli istituzionale in vista del rinnovo della concessione alla raffineria Api ed in questa occasione con ogni probabilità verrà anche presa una decisione definitiva in merito al by-pass. "Mi auguro che tutta la partita si possa concludere con un accordo complessivo - ha dichiarato Amagliani - considerando anche un altro fatto: l'eliminazione della ferrovia consentirà all'Api di recuperare degli spazi e di liberarne così di conseguenza altri, quelli situati a ridosso dei quartieri come richiesto nelle nostre prescrizioni".

 
IL NUOVO (quotidiano indipendente online)
Corea del Sud, collisione tra due petroliere

Venti tonnellate di greggio sono finite in mare al largo del porto sudorientale di Pusan. Non ci sono notizie sulle due imbarcazione coinvolte.

SEUL - Collisione in mare in Corea del Sud. Due petroliere si sono scontrate oggi al largo del porto sudorientale di Pusan, riversando in mare 20 tonnellate di greggio, ha detto la polizia. Le ondate stanno favorendo l'allargamento delle falle. Il greggio avrebbe già in parte raggiunto la costa, nonostante gli sforzi della polizia marittima per contenere la fuoriuscita e l'espandersi del petrolio. Non si sa di più sulle due imbarcazioni coinvolte, ma sembra non vi siano feriti. Pusan subì nel 1997 una fuoriuscita di combustibile quando una petroliera affondò in quell'area di mare, danneggiando allevamenti di pesci e provocando un enorme danno per i pescatori.

 
LA STAMPA
Allarme inquinamento, si cerca una petroliera Catrame e petrolio sulle spiagge di Monaco, Mentone e Rocquebrune

La Francia ha mobilitato squadre speciali di chimici, elicotteri e rimorchiatori della marina militare. Confermati i divieti dibalneazione.

di Giulio Gavino

MONACO - Mentre il divieto di balneazione continua a interessare molte spiagge di Monaco, Rocquebrune e Mentone, raggiunte domenica da chiazze di catrame e petrolio, ricognitori della Polizia delle Dogane sono stati impegnati per tutta la giornata in azioni di perlustrazione mirate a individuare la petroliera o il mercantile che, secondo le prime indagini, sarebbero responsabili del clamoroso caso di inquinamento. A portare all’emergenza sarebbe stato infatti un indiscriminato lavaggio delle cisterne. Ieri pomeriggio i francesi, con la mobilitazione di squadre speciali arrivate da Tolone, hanno iniziato gli interventi di pulizia degli arenili aggrediti dagli idrocarburi, chiazze lunghe fino a duecento metri e spesse due o tre centimetri, che hanno raggiunto la costa spinte dalla corrente. Altre «macchie nere», sempre ieri, sono state individuate sia dagli aerei sia dalle motovedette mobilitate nel tratto di mare compreso tra il confine, Cap Martin e l’area di mare antistante Nizza (a due/tre miglia nautiche dalla costa). Due rimorchiatori della Marina Militare si sono occupati di «circondarle» con barriere galleggianti che, per il momento, hanno impedito lo spiaggiamento. A Mentone gli arenili maggiormente interessati sono stati «Le Mérou» e «La Carangue». Il rischio è che il divieto di balneazione possa perdurare mentre si è ormai nell’imminenza del via alla stagione turistica. Sul fronte investigativo la gendarmeria ha scoperto che soltanto negli ultimi due giorni sono state 350 i cargo e le petroliere entrate nel Mediterraneo a Suez e dirette verso Francia e Spagna. Gli inquirenti stanno valutando la possibile acquisizione di tracciati radar in grado di dare indicazioni per arrivare a un identikit della nave responsabile dell’inquinamento.

 
LA NUOVA FERRARA
La turbogas è «congelata»

Vanno studiati meglio i dati dell'inquinamento Colpo di scena ieri in Consiglio comunale Forza Italia polemica

Il progetto della centrale turbogas è sospeso. «Abbiamo bisogno di un paio di settimane per capire se i dati sull'inquinamento delle centrali Usa valgono anche per la nostra» ha detto Sandro Bratti. Il primo effetto concreto è il rinvio della delibera sul Piano particolareggiato della centrale, che fino alle 13 di ieri era deciso si dovesse discutere e approvare. Poi una riunione ristretta tra il sindaco Gaetano Sateriale e gli assessori direttamente interessati, ha fatto pendere la bilancia verso la sospensione, sembra su indicazione dello stesso sindaco. Forse ha pesato la posizione dura dei Verdi, che dopo la pubblicazione dello studio sulle centrali Usa (centinaia di tonnellate di polveri fini, decine di tonnellate di inquinanti cancerogeni, questo uscirebbe dai camini), hanno minacciato di votare contro la delibera: «Chiediamo che sia messa in votazione dopo l'approvazione del Piano di bonifica del petrolchimico» ha rincarato la dose Francesca Cigala Fulgosi, dopo l'annuncio di Bratti. E' stato lo stesso sindaco a motivare più ampiamente la decisione: «L'Unione europea ci obbliga a prendere in considerazione alcuni parametri per le centrali a turbogas, e l'inquinamento da polveri sottili non è proprio considerato. Ora c'è questo studio sulle centrali Usa, lo verificheremo. Potevamo anche andare avanti con il Piano, abbiamo preferito sospendere per coerenza, ma non rinvieremo la discussione all'infinito». Punto imprescindibile è che «la nuova centrale inquini meno di quelle che andrà a sostituire» ha ribadito l'assessore, pronto a "sfidare" i ricercatori bolognesi autori dello studio ad un confronto pubblico, fissato per la metà di giugno. Forza Italia ha accolto la notizia come una vittoria, «avevamo chiesto un anno e mezzo fa uno studio approfondito e di terzi sul livello d'inquinamento, ora ci siete arrivati anche voi...» ha punzecchiato Mario Testi, protagonista pure di un battibecco con il sindaco. Anche più arrabbiato Massimo Pierpaoli, però con il presidente del Consiglio, Romeo Savini, che gli aveva intimato di non discutere della delibera ma di parlare solo delle comunicazioni della giunta. «Mi si toglie la parola, allora lasciamo l'aula» e se n'è uscito con tutto il gruppo Fi, tra scambi di "accuse" («comunisti», «bulgari») tra i banchi. I forzisti vogliono comunque la sospensione di ogni atto amministrativo. «Tra l'altro i dati sulla bonifica di Enichem e Arpa non coincidono» dice Fi.

Polveri sottili, da dove arrivano?

Emissioni complessive della centrale da ristudiare

Andrea Vaccari Ferrara

Non se Dina Guerra, consigliere comunale Ds, intervenuta ieri sulla questione della centrale turbogas, abbia letto l'articolo scientifico in questione da cui sono nati tutti i dubbi sulla salubrità di questa centrale. Personalmente l'ho fatto, perché gentilmente l'autore, il dott. Armaroli, me lo ha inviato a stretto giro di posta elettronica. Occorre andare alle fonti, infatti, per capire di cosa si sta parlando e rivendico il diritto, anche se non sono un tecnico di impatto ambientale e anche se non ho incarichi amministrativi, ma come cittadino, di documentarmi su questi argomenti e di parlarne in pubblico. Vi saranno pure i tavoli tecnici e le sedi idonee per fugare tutti i dubbi come dice Dina Guerra, ma lamentarsi perché le informazioni tecniche vengono stiracchiate sui giornali "sa" di tentativo di imbavagliare i cittadini invitandoli ad accontentarsi dei comunicati ufficiali. Crediamo invece che un cittadino abbia capacità di comprendere questi fatti almeno pari a quelle di un politico e di prendere posizione. Entrando nel dettaglio c'è una cosa che salta agli occhi: finora è sempre stato detto che le centrali a metano non emettono polveri PM10 tantomeno ossidi di zolfo. Invece i dati in letteratura scientifica che lo studio in questione evidenzia, dicono, fra l'altro, che una centrale da 780 MW produce circa 290 ton/anno di polveri e 9 ton/anno di ossidi di Zolfo. Certamente si tratta di stime, ma ciò che una stima lascia nell'incertezza è il valore misurato delle tonnellate/anno di polveri che vengono emesse in atmosfera dagli scarichi, non certo se emette polveri, che in realtà vengono emesse, e non in quantità zero come dichiarato finora. Questo è molto grave, e i cittadini ora si aspettano delle risposte chiare. Come spiegano gli Amministratori locali questa omissione, se si tratta di omissione? Occorre rendersi conto che questo è il punto, non tanto, come dice Dina Guerra, se la quantità di polveri emesse sia equivalenti o no a quelle emesse dallintero traffico cittadino. E qui c'è un'altra considerazione da fare. Se le centrali attuali emettono inquinanti (fra cui le polveri) in maggiore quantità di quello che si prevede emetta la nuova centrale turbogas, allora significa che le polveri PM10 dell'attuale aria cittadina dipendono anche, ed in misura notevole, da queste fonti inquinanti. Perché allora, per limitare le PM10, ci si continua ad accanire contro il traffico urbano, e principalmente su quello si prendono provvedimenti plateali, quando invece vi sono anche altre fonti da limitare? Chiediamoci quindi per i prossimi anni in quali termini si può giustificare un provvedimento di limitazione del traffico, visto il fondatissimo dubbio che i problemi delle PM10 nascano primariamente da altre parti. Questo dubbio, quindi, sembra ipotizzare cose piuttosto credibili, visto che, innanzitutto non vi sono stati cali particolarmente vistosi di polveri dopo le targhe alterne e poi che anche il valore di fondo delle PM10 della stazione di rilevamento di Gherardi dà valori molto vicini a quelli del centro cittadino, fatto certamente non giustificabile dal traffico urbano di Gherardi! Un dato recente: domenica 11 maggio Gherardi registrava 25 microgrammi al metro cubo, mentre corso Isonzo 26 microgrammi (dati Arpa). I valori sono quasi uguali, ma chi ha il coraggio di dire che il traffico di Corso Isonzo è paragonabile a quello di Gherardi? Non è certamente la fine del mondo andare a piedi due volte la settimana, se servisse a qualcosa. "Davvero".

Ci aspettavamo un grazie, non degli insulti

Turbogas, la replica di uno degli autori della ricerca a Dina Guerra

di Nicola Armaroli

Desidero rispondere alla lettera del consigliere comunale Dina Guerra autrice dell'intervento pubblicato ieri sulla «Pagina aperta» sotto il titolo «Centrale turbogas, paragoni in odore di malafede». La signora Guerra, che peraltro non ho mai avuto occasione di incontrare né di sentire per telefono, ci ha accusato di malafede. C'è da rimanere davvero molto perplessi, ma rimaniamo ai fatti. 1) In questo lavoro non si parla solo di uno studio sulla carta, ma anche di 6 centrali autorizzate negli Stati Uniti. Ho quindi l'impressione che la signora non abbia letto l'articolo. Oppure, se l'ha letto, le è sfuggita una parte fondamentale. 2) Il nostro lavoro non va contro o a favore di questa o quella centrale. Semplicemente rende pubblici a livello nazionale dei dati e delle realtà che erano totalmente ignorate qui da noi. Che tali fossero lo dimostra il clamore che hanno suscitato. Se la centrale turbogas di Ferrara migliorerà l'aria della città rispetto alla situazione pregressa non ho idea. Applicare il nostro lavoro al caso Ferrara è un'estrapolazione della signora Guerra, non nostra. Certo che se il bilancio è stato fatto assumendo polveri fini nulle o quasi per il turbogas, è ragionevole avere dei dubbi. 3) Come giustamente nota l'assessore Bratti, "tutte le operazioni e le valutazioni, da parte dei tecnici del ministero e dei vari enti pubblici, sono state condotte seguendo le direttive europee e le leggi nazionali che, come è noto per questi impianti, riguardo alle polveri sottili non ne prevedono il rilevamento, considerandole poco significative". Bene, noi abbiamo ritenuto doveroso rendere noto che questo, negli Stati Uniti, è inammissibile. Nel documento base Ue sui grandi impianti di combustione (Ippc), la parola PM10 è citata una sola volta in 400 pagine. Questo lascia molto perplessi. 4) Il succo del nostro lavoro è riassumibile così. Negli Usa, dove queste centrali sono autorizzate e in funzione già da alcuni anni, si afferma che esse producono alcune centinaia di tonnellate l'anno di PM10. Incidentalmente sono valori dello stesso ordine di grandezza di quelli dichiarati dal Comune di Bologna sulle polveri sottili da traffico. Ci pareva una notizia alquanto interessante, specie per una Regione che va a targhe alterne 7 mesi l'anno per le polveri sottili. Oppure dovevamo tacere? Le leggi della fisica e della chimica sono universalmente valide. Non c'e quindi una ragione plausibile perché in Europa le centrali a turbogas inquinino molto meno di quelle americane. Tanto più che in America impongono impianti di abbattimento sugli inquinanti primari che qui non ci sognamo nemmeno. E questo, purtroppo, mi dicono che sia vero anche per Ferrara. O sbagliano gli americani o sbagliamo noi. Se si dimostrerà che in Europa siamo dalla parte giusta, io sarò molto contento. Occorrerà però segnalare a EIA, EPA, DOE e alle imprese energetiche americane che da anni stanno prendendo cantonate. Qualunque risulterà essere la verità scientifica, sarà comunque un grande risultato essere arrivati a fondo di questa vicenda. Spero che, almeno su questo punto, siamo d'accordo. In conclusione, cara signora Guerra, i numeri parlano da soli anche quando non ci piacciono e insultare a mezzo stampa non è un metodo che si addice a chi occupa cariche di alta responsabilità pubblica come lei. Specie quando l'attacco va contro persone con le quali non si è mai scambiata neppure una parola. Il nostro lavoro mira a dare un contributo, da fonti molto autorevoli, per indagare a fondo questioni importanti e delicate. Tutto lì. Non ci sono secondi fini o malafede nella dura legge dei numeri. Non c'è alcun interesse e desiderio di suscitare inutili polveroni. A ben pensare, chi ha responsabilità decisionali e deve tutelare la salute dei cittadini dovrebbe ringraziarci invece che insultarci.

L'assessore Bratti mi aveva convinto Dove fondava le sue assicurazioni?

di Alessia Cesàri Papparella

Mi perdoni l'assessore comunale di Ferrara Alessandro Bratti se non riesco a trattenere alcune domande. Ma lei, assessore, che è stato negli Usa per mesi anche di recente, non ha mai pensato di vedere se c'erano degli studi sulle centrali a turbogas? Finora di cosa avete discusso nelle commissioni, in giunta, nei dibattiti nei quartieri, alle feste dell'Unità, se non vi siete accorti che all'appello mancavano degli inquinanti che vi fanno diventare matti tutto l'anno, come le polveri sottili? Non vi è sfuggito qualche grammo di roba, ma dieci, diconsi dieci, tonnellate di polveri e altre 9 di altre schifezze. Io, assessore, l'ho sentita parlare con una tranquillità disarmante e mi aveva quasi convinto. Togliamo le due centrali vecchie e ci mettiamo questa nuova che va a metano. Abbiamo analizzato tutto. Alla fine l'inquinamento sarà nettamente inferiore. Adesso, che eravamo sul traguardo un ricercatore e un tecnico portano in campo dei dati che suscitano inquietanti interrogativi, utilizzando studi americani non di qualche dilettante della Costa d'Avorio. Assessore, non si è sentito spiazzato? E' andato avanti mesi a tranquillizzare tutti e adesso le è arrivato questo schiaffo? Vuoi vedere che le polveri sottili, per la quasi totalità, anche oggi ci arrivano dalle minicentrali in funzione. Assessore o è tutto un abbaglio o qualcuno qui ci ha dato dosi di tranquillanti quando non doveva.

 
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