Il Falco Azzurro farà
prelievi d'acqua marina durante l'estate
FALCONARA — Una serie di
analisi comparative per monitorare la salubrità del mare
falconarese: è questo il nuovo progetto dell'associazione
“Il Falco Azzurro” che, in estate, eseguirà prelievi
periodici delle acque. I campioni, prelevati ad intervalli
di 10 giorni in cinque diversi punti, verranno fatti
analizzare e confrontati con i valori indicati dalle leggi
vigenti; i risultati saranno poi resi noti tramite rapporti
mensili pubblicati sul sito www.ilfalcoazzurro.it.
L'operazione sarà condotta in collaborazione con una
organizzazione nazionale operante nel campo della ricerca.
Il Falco Azzurro, che si propone di sensibilizzare i
cittadini ai problemi legati alla vivibilità del mare,
all'ambiente e alla solidarietà, ha proceduto a nominare il
consiglio direttivo nell'incontro di venerdì sera: la carica
di presidente è stata affidata a Massimo Fanelli, cui si
affiancano Emanuele Bianconi, vice presidente, e Paola
Michelangeli, segretario e tesoriere. L'associazione ha
finora raccolto l'interesse di numerosi simpatizzanti: la
linea d'azione concreta e propositiva, illustrata con
umorismo pungente, le ha guadagnato il plauso di tante
associazioni ambientaliste, tra cui la sezione Greenpeace di
Urbino. Proprio Greenpeace è il primo punto di riferimento
per il Falco Azzurro.
I Sibillini non saranno
colonizzati dalle torri eoliche
di Paola Pagnanelli
Sibillini non saranno
colonizzati dalle torri eoliche. La Conferenza dei servizi
della Regione ha bocciato quattro dei cinque progetti
presentati dalle aziende Anemon e Ivpc, inviando il quinto
all'esame del Ministero. Ma la vittoria di questa battaglia,
partita dalla provincia di Macerata, ha un sapore amaro: se
da un lato si è evitato che il paesaggio venisse stravolto,
dall'altro si è perso del tempo, che avrebbe potuto essere
usato per realizzare un piano energetico regionale. E' il
commento di Stefano Leoperdi (nella foto), assessore
all'ambiente della Provincia di Macerata, in prima linea
nella difesa delle montagne. «I progetti — spiega
l'assessore — non hanno superato la Valutazione di impatto
ambientale: gli impianti industriali non sono stati
giudicati compatibili con il Piano territoriale di
coordinamento». Anche la sola fase di realizzazione avrebbe
lasciato pesanti tracce: in alta montagna le aziende
avrebbero dovuto realizzare strade apposite per portare
cemento, pali ed eliche. «Queste ultime poi non si possono
smontare, vanno trasportate con mezzi speciali su strade con
curvature di 30 metri: sui crinali sarebbero apparsi dei
“segni di zorro” indelebili». Per non parlare dei siti
scelti: dalla chiesa medievale di Macereto si sarebbe vista
una foresta di pali, Plestia a Colfiorito sarebbe stata
circondata dalle torri». Fin dall'inizio destò qualche
sospetto il fatto che praticamente tutti i progetti si
concentrassero nel territorio di Macerata. «Secondo le
aziende sui monti delle altre province non ci sarebbe un
filo di vento — riferisce Leoperdi —, e invece quelli
maceratesi sarebbero adatti perché più arrotondati, con
venti continui e senza turbolenze per motivi morfologici. Ma
è possibile che solo una provincia delle Marche abbia queste
caratteristiche? Il monte Cucco o il monte Catria hanno una
identica morfologia, perché nessuno ha proposto un impianto
anche lì? Il sospetto è che volessero approfittare della
debolezza economica dell'Alto Maceratese: 50.000 o 75.000
euro all'anno sono utili per i sindaci di quei piccoli
Comuni». Dopo la presentazione dei progetti la Provincia di
Macerata, il Wwf e il Parco dei Sibillini, a ridosso del
quale si sarebbero trovate molte delle “wind-farm”,
avviarono una serie di iniziative per chiedere un'attenta
programmazione, che evitasse danni poi difficili da
eliminare. Ora la Conferenza dei servizi della Regione ha
accolto il loro invito. «Quelle centrali — prosegue
l'assessore provinciale — avrebbero sacrificato una parte
importante del territorio senza risolvere i problemi: le
Marche hanno un deficit di energia del 40 per cento, con
l'eolico sui Sibillini avremmo coperto solo il 10 per
cento». Resta però il problema della carenza di energia, e
di energia pulita. «Si potrebbero realizzare impianti
off-shore, in mare, che però costano di più e quindi
piacciono meno alle imprese. Inoltre, la Regione deve
accelerare la redazione del piano energetico: in assenza di
questo strumento le aziende si sono potute muovere
liberamente, facendo delle nostre montagne un Far West da
conquistare. Se avessimo avuto nostri studi sulla ventosità
(e non solo quelli delle imprese) e un'adeguata
programmazione, oggi avremmo parchi eolici compatibili con
l'ambiente». Infatti, alcune zone dei Sibillini si
presterebbero ad ospitare le torri. «L'eolico è una risorsa
importante, e il mini eolico all'interno dei parchi è
un'ipotesi condivisa anche da Graziani, presidente dell'Ente
Parco dei Sibillini: pali al massimo di 20 metri, che
produrrebbero energia rinnovabile per le piccole frazioni: a
servizio del territorio, non per le speculazioni. La prima
battaglia è stata vinta, ma ora dobbiamo collaborare per la
fase successiva».
I primi progetti per
realizzare parchi
I primi progetti per
realizzare parchi eolici sui Sibillini vennero presentati
nell'estate del 2001, dalla Anemon, una Spa di Ferrara, e la
Ivpc, di Avellino. Avevano chiesto di realizzare una serie
di impianti, per un totale di 300 torri. I pali sarebbero
stati alti dai 60 ai 70 metri, con eliche fino a trenta
metri. Per mettere i plinti a sostegno delle Torri,
sarebbero serviti 100.000 metri cubi di escavazione e di
cemento. Ogni palo costa 650.000 euro circa; le ditte dicono
di riuscire ad ammortare questa spesa in sette-otto anni; i
pali hanno una vita di 25 anni. L'energia pulita è un
obbligo per le aziende che, per legge, devono produrre il 2
per cento dell'energia elettrica con fonti rinnovabili, per
ottenere i certificati verdi. In un primo momento i progetti
non destarono sospetti, poi dal 2000, quando ci si rese
conto dell'impatto che avrebbero avuto sul territorio,
iniziarono le prime proteste da parte della Provincia di
Macerata, del Wwf e del Parco dei Sibillini. Nell'ottobre
scorso la Giunta regionale stabilì che al massimo sarebbero
stati autorizzati 90 pali in tutte le Marche. Verosimilmente
sarebbero stati tutti sui Sibillini del territorio di
Macerata.
I PARCHI EOLICI non
saranno realizzati
I PARCHI EOLICI non saranno
realizzati sulle montagne incontaminate dell'Alto Maceratese,
almeno fino a quando non ci sarà un'adeguata programmazione
in materia di energia. La Conferenza dei servizi ha infatti
accolto l'appello della Provincia di Macerata e ha bocciato
i progetti, impedendo che centinaia di pali venissero
collocati, in maniera incontrollata, sui monti a ridosso del
Parco dei Sibillini. Ora però è urgente l'impegno per
definire il Piano energetico regionale.
Questi impianti
industriali, e la
“ Questi impianti
industriali, e la loro realizzazione, avrebbero causato
all'ambiente gravi danni, che poi sarebbero stati difficili
da eliminare. Le torri peraltro non avrebbero risolto il
deficit energetico delle Marche. Inoltre gli unici dati
disponibili sulla ventosità sono quelli forniti dalle
aziende
"Turbogas, faremo nuovi
studi" (Ferrara)
Riceviamo e pubblichiamo
In merito all'articolo
pubblicato sul Resto del Carlino il 10.05. 2003 a firma del
dottor Nicola Armaroli, ricercatore presso l'Istituto per la
Sintesi Organica e la Fotoreattività del Cnr di Bologna,
vorrei fare alcune prime considerazioni. Il lavoro
pubblicato sulla rivista Chimica e Industria dal titolo
«Emissioni da centrali termoelettriche a gas naturale» del
Maggio 2003 merita sicuramente attenzione e, come già
scritto, tutte le indicazioni e la bibliografia citata
devono necessariamente essere vagliate e verificate
nell'ambito dei singoli contesti. Personalmente ne condivido
pienamente la filosofia di fondo che è quella che:
«Qualsiasi intervento in un certo ambiente antropizzato non
deve essere peggiorativo ma anzi estremamente migliorativo
riguardo alle condizioni che creano inquinamento». Ne
condivido talmente l'impostazione, che ricordo come il
progetto in discussione, chiamato «turbogas», è nato ed è
stato portato avanti unicamente in questa logica. Io stesso
in occasione di interviste e di interventi pubblici ho
sempre sostenuto che solo in questo caso l'operazione aveva
senso e cioè nell'ottica del miglioramento rispetto
all'esistente, riguardo agli inquinanti di interesse locale.
Sicuramente tutte le operazioni e le valutazioni , da parte
dei tecnici del ministero e dei vari enti pubblici, sono
state condotte seguendo le direttive europee e le leggi
nazionali che , come è noto per questi impianti, riguardo
alle polveri sottili non ne prevedono il rilevamento,
considerandole poco significative. Dall'articolo suddetto
viene messo in discussione tale assunto indicando casi e
tabelle che dimostrerebbero esattamente il contrario e cioè,
sempre riguardo alle polveri fini, una notevole produzione
da parte di questa tipologia di impianti. Se ciò fosse vero
riguardo al caso locale, essendo questo un'assoluta novità,
se ne dovrebbe responsabilmente prendere atto perché
cadrebbero i presupposti dell'intero progetto. Come
amministratori, quindi, abbiamo la necessità di capire fino
in fondo tale questione. A questo proposito credo sia
determinante un confronto pubblico, riferito esplicitamente
al progetto in atto a Ferrara, che veda la presenza delle
varie posizioni in campo: tecnici pubblici (Arpa, Ausl,
Comune, Provincia, Regione e soprattutto ministeri), tecnici
della ditta titolare dell'autorizzazione della Via e
Armaroli o chi egli volesse indicare, responsabile del
lavoro più volte citato. Questo atteggiamento è in linea con
la politica di sostenibilità legata alla trasparenza che ha
contrassegnato l'operato di questa giunta. L'unico dubbio
che mi viene leggendo le considerazioni di Armaroli, ma
spero di sbagliarmi, è dato da una sensazione di presa di
distanza da parte del ricercatore; una sorta di posizione
"asettica" del tipo, per semplificare: «Io ho dato il mio
contributo alla scienza... adesso sono problemi vostri». Se
così fosse sarei molto perplesso riguardo l'etica che
sottende a tale intervento. Infatti, al di là dei ruoli e
delle specializzazioni, è doveroso che se argomentazioni
sono portate all'attenzione dell'opinione pubblica debbano
essere confrontate con altre argomentazioni altrettanto
valide scientificamente, sempre in sede pubblica. Siamo
quindi fiduciosi che Armaroli non declinerà l'invito
pubblico che noi facciamo dalle pagine del vostro giornale e
che sarà poi a lui trasmesso in via formale. Ci premureremmo
di organizzare tale «Confronto pubblico» entro la fine di
giugno, primi di luglio del corrente anno.
Alessandro Bratti Assessore
all'Ambiente del Comune di Ferrara - Presidente
dell'Associazione Italiana Coordinamento Agenda 21 -
Ricercatore confermato al Dipartimento di Biologia
dell'Università di Ferrara |