RASSEGNA STAMPA 10.05.2003

 

RESTO DEL CARLINO
La centrale dà (molte) polveri  (Ferrara)

Riceviamo e pubblichiamo la risposta all'assessore Bratti di Nicola Armaroli, studioso del Cnr e autore, assieme a Claudio Po, della ricerca sull'impatto ambientale del turbogas

di Nicola Armaroli

I dati delle turbogas che abbiamo pubblicato sono quelli che forniscono i maggiori esperti al mondo del settore: la bibliografia e la documentazione tecnica sono accessibili a tutti, basta avere la pazienza e la volontà di andarli a cercare. Posso fornire a chiunque tutta la bibliografia citata nella pubblicazione, ed anche molta altra. Quanto ai dati prodotti dal traffico della città di Bologna, sono dati ufficiali del Comune di Bologna. Pure in questo caso la bibliografia è riportata. Per avere spiegazioni non bisogna chiedere al sottoscritto, ma all'Amministrazione petroniana. Quanto alle autorità americane, la trasparenza è massima. Chi ritiene che la combustione di un miliardo di metri cubi di gas all'anno (centrali da 780 MW) non produca polveri fini in quantità rilevanti, può contattare la EPA (Agenzia di protezione ambientale del governo americano). Sul loro sito Web troverà un modulo per le proposte di rettifiche alle loro enormi banche dati. Se qualcuno vuol cimentarsi a contestare chi si occupa di turbine a gas da 35 anni, e viene considerata la massima autorità al mondo, faccia pure. Gli auguro buona fortuna. Mi preme notare infine che i tecnici del Comune di Ferrara mi hanno detto di avere spuntato il massimo quanto a dispositivi per limitare la emissione di ossidi di azoto: i cosiddetti dry-low NOx burners. Bene, in USA questi dispositivi sono solo il primo degli accorgimenti necessari per ottenere un permesso di costruzione di una turbogas. Le centrali americane debbono installare anche impianti di abbattimento (SCR o SCONOX) che riducono i livelli di NOx di 5-10 volte rispetto a quelli previsti in Italia. Hanno un unico difetto: costano decine di milioni di dollari. A questo proposito invito i tecnici preposti ad analizzare la referenza 21 della nostra pubblicazione. Anche se la legislazione europea è, ahimè, molto meno severa di quella americana, credo sia doveroso far sapere ai cittadini che è possibile fare molto di più per proteggere la qualità dell'aria che respirano. O forse vogliamo pensare che le imprese energetiche americane facciano della beneficenza, operando in perdita?

 
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