RASSEGNA STAMPA 26.04.2003

 

RESTO DEL CARLINO
«Caro sindaco, lei dimentica i lavoratori»

ANCONA — «Le sterili reazioni del sindaco alle recenti dichiarazioni del presidente dell'Api Brachetti Peretti nascondono le incapacità dell'amministrazione comunale di governare la città». A parlare è il segretario regionale del Nuovo Psi Sandro Zaffiri, secondo il quale «è impensabile che una maggioranza cosiddetta di sinistra non si preoccupi dei lavoratori e della loro occupazione. Ha ragione il presidente quando sostiene con forza l'impegno della Società per creare ricchezza nel territorio. I socialisti del Psi non riscontrano lo stesso impegno nell'amministrazione comunale per tutelare l'occupazione e l'economia del territorio». Per Zaffiri «è necessario rivedere il Prg, per creare le condizioni affinché si possa realizzare col governo centrale un progetto di sviluppo che crei la massima sicurezza per il territorio e certezze per i falconaresi. Il progetto va realizzato d'intesa con tutto il mondo imprenditoriale, le associazioni di categoria, i lavoratori e i cittadini, utilizzando tutte le sinergie disponibili, per presentarlo al governo affinché in tempi brevi si possano ottenere i finanziamenti necessari». Zaffiri avanza «seri dubbi» sulla possibilità che l'attuale maggioranza riesca nell'intento, in quanto «sprovvista di un dna riformista. Oggi i socialisti veri del Nuovo Psi stanno dalla parte dei lavoratori e della Società». Da parte sua, il Circolo territoriale di Alleanza Nazionale critica chi si erge a «salvatore della città», «come l'assessore regionale Amagliani, le cui esternazioni gratuite sono state rigettate dalla Margherita. Le differenze emergenti dai due soggetti politici sono ancora enormi, ma li unisce la ricerca affannosa di una redenzione politica divenuta assillante». «Qui a Falconara il degrado ambientale non è un modus operandi consono alla dottrina di base di Amagliani, ma solo l'intenzione di riconoscere una realtà indiscussa che ha reso invivibile per decenni la città». Per An «ciò che mortifica ed avvilisce la brava gente falconarese è la mancanza di dignità politica ed una riconoscibilità pubblica che giorno dopo giorno si palesa in una richiesta di 'perdono' promossa con avvitamenti insulsi».

 
LA SICILIA
Ad Augusta il dramma continua

Bimbi malformati. L'ultimo caso a Pasquetta: una donna di 25 anni costretta ad abortire, al feto mancava l'apparato digerente

di Anna Burzilleri

Augusta. L'ultimo caso di malformazione di nascituro è stato registrato all'ospedale di Augusta appena alcuni giorni fa: lunedì scorso, per Pasquetta. Ad abortire è stata un donna di 25 anni, per onfalocele, ovvero al feto mancava l'apparato digerente. Cinque casi di aborto spontaneo a settimana Secondo alcune notizie mai rese ufficiali ogni settimana ad Augusta ci sono almeno 5 casi di aborto spontanei. «Non vogliamo creare allarmismo, - affermano i medici - anche se i dati diramati del 10% di puerpere con un bambino malformato o un aborto potrebbe essere vero». «I dati ufficiali sono quelli del registro sicilano delle malformazioni, ovvero l'Asmac», ribadisce Giacinto Franco, già primario del reparto di Pediatria, che per primo sollevò la questione sulle malformazioni e sui tumori, Era il 1980, e l'allora pretore Condorelli aprì un'inchiesta. «Il riscontro che una malformazione come la sindrome di Goldenhar si potesse mettere in relazione al mercurio prodotto dall'attività industriale suscitò scalpore, - ricorda Franco - il ministero della Sanità decise di monitorare tutta la zona del siracusano». Ad Augusta si registra un aumento progressivo del numero di nascite con difetti: dal 1,5% dell'80 si passa al 3% del '90 ed al 3,5 per gli anni '96, '97, '98 con un picco del 5,6 del 2000. I dati regionali confermano che la provincia di Siracusa dal 1990 al '98 ha il più alto numero di malformazioni con il 3,12% rispetto al 2,12% della Sicilia occidentale e al 2,16% di tutta quella Orientale. In particolare ad essere malformati sono cuore con il 221,43 per mille (rispetto al 143,65 per mille nazionale); apparato digerente le malformazioni locali arrivano al 164,29 per mille e le nazionali sono del 93,20, apparato genitale sono del 214,29 contro i 100,48 del resto d'Italia. I dati sulla mortalità per tumore Sulla questione, l'Asl non ha mai assunto una linea netta, anzi spesso ha cercato di oscurare quanti si prendessero la briga di fornire dati. Nella relazione di Franco, agghiaccianti sono anche i dati sulla mortalità di tumore. Nell'80 lo stesso Condorelli gli affidò un'indagine epidemiologica sulla cause di morte. Si scoprì che a Priolo nell'87 morivano il 33,80% degli abitanti per tumore. «Si parla di allarme tumore quando si arriva a valori intorno al 25%, - sottolinea il medico, - e lo stesso Ministero della Sanità ha dichiarato che esiste un profilo di mortalità differente nei due sessi nelle zone di Augusta e Priolo». A morire sarebbero di più gli uomini. Lo stesso Ministero comunica che tra Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia, Solarino, nella popolazione maschile vi è un eccesso di mortalità generale del 3% in più rispetto ai livelli nazionali, che la mortalità per tumori alla trachea, bronchi e polmoni è del 16% in più, ed alla pleura del 202% in più. «Se si estrapolano i dati solo per Augusta, Priolo e Melilli, si vedono che sono quelli peggiori: i casi di tumori alla pleura arrivano sino al 291% in più, - continua Franco, - quelli ai polmoni al 30% in più». Ai dati si devono aggiungere quanti di questi ammalati non sono morti. «Secondo il Ministero i valori si riferiscono all'esposizione di tipo professionale degli uomini rispetto alle donne».

C'è stato inquinamento? Lo diranno tre consulenti

A giorni gli incarichi saranno assegnati dalla Procura

di Pino Guastella

Ai primi di maggio verrà conferito l'incarico a tre qualificati consulenti di fama nazionale per accertare quale nesso ci sia tra la nascita degli oltre 1100 bambini malformati in territorio di Augusta e il pesce contenente mercurio mangiato dalle madri o dai rispettivi coniugi. L'individuazione dei tre consulenti è già stata fatta dal capo della Procura della Repubblica, Roberto Campisi, che, sulle malformazioni neonatali, aveva già disposto altre tre perizie e fatto «intervistare» dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza e dagli investigatori del Nictas, ben seicento coppie che hanno generato creature portatrici di gravissimi handicap fisici. Dalle tre precedenti perizie, il capo della Procura aretusea e titolare della delicatissima inchiesta ha ricevuto indicazioni allarmanti. I tecnici gli hanno confermato l'esistenza del dato statistico anomalo registratosi in provincia di Siracusa riguardo alla nascita di 1100 bambini malformati dal 1991 ai giorni nostri, così come gli hanno confermato l'incidenza scientifica tra la presenza delle malformazioni neonatali e la zona di residenza dei genitori. Ma è stata la terza perizia, quella commissionata al professore Gilli dell'Università di Torino e alla dottoressa Maria Grazia Miceli, a dare i risultati più sconvolgenti: nel pesce pescato nelle acque della rada portuale di Augusta e nel mare circostante è stata accertata la presenza di mercurio. I due qualificati consulenti non escludono che il pesce finito sulle tavole degli augustani possa aver provocato le alterazioni genetiche, specialmente nelle donne gravide che poi hanno partorito figlioletti con malformazioni. Ma né il professore universitario di Torino né la sua collega di Rosolini hanno dato per scontato gli effetti dell'ingestione di pesce con mercurio, lasciando che al terribile quesito possano rispondere altri tecnici. Non hanno dubbi di alcun genere trecento delle 600 coppie «intervistate» dai militari della Guardia di Finanza e dal personale del Nictas le quali hanno dichiarato di avere mangiato pesce proveniente dalla rada portuale e dal mare di Augusta, nel periodo della gestazione delle creature poi venute al mondo con orribili malformazioni. Le dichiarazioni rese dalle trecento donne, che risiedono tra Augusta, Villasmundo, Brucoli, ma altre ancora abitano a Priolo e Siracusa, hanno impressionato gli inquirenti che, per prima cosa, hanno chiesto alle autorità competenti di emettere divieto di pesca nella rada portuale e nelle acque antistanti gli insediamenti di raffinerie e di industrie. Adesso, con il conferimento dell'incarico ai tre consulenti, il procuratore Campisi intende avere lumi certi sul nesso tra il pesce mangiato dai genitori e la nascita dei bimbi malformati. I provvedimenti giudiziari saranno intrapresi dopo il deposito della perizia, presumibilmente dopo l'estate, perché le analisi dei consulenti richiederanno del tempo.

Veleni: l'inchiesta si allarga a Catania

Sequestrato capannone industriale. Avrebbe contenuto ingenti quantità di «vanadium concentrato»

di Saretto Leotta

Priolo. La nuova operazione di salvaguardia e tutela dell'ambiente, portata a termine, dai finanzieri del comando provinciale di Siracusa,è stata denominata «filter cake» ed ha riguardato una serie di sequestri eseguiti sull'asse Siracusa-Catania. I provvedimenti (disposti dalla Procura della Repubblica di Siracusa che indaga a tutto campo sull'inquinamento ambientale e sulle malformazioni neonatali), hanno coinvolto la zona industriale di Siracusa per concludersi nella zona industriale di Catania. Si tratta della risultante di una complessa e articolata attività investigativa, che le Fiamme gialle siracusane avevano avviato nel dicembre del 2001 avendo accertato che in contrada Biggemi di Priolo, si procedeva all'insaccatura di un materiale pericoloso, in quanto fortemente tossico e nocivo, denominato «vanadium concentrato», senza le autorizzazioni previste dal decreto Ronchi. Ventimila chili di rifiuti industriali A seguito della scoperta e conseguente comunicazione di notizia di reato alla Procura, il sostituto di turno, Maurizio Musco, dispose il sequestro probatorio di luoghi, locali e attrezzature: furono infatti sequestrati oltre 20 mila chilogrammi di rifiuti industriali speciali e pericolosi ed un capannone di oltre 1500 metri quadrati. Dalle indagini emergeva che il «filter cake» era prodotto dall'impianto Igcc della società Isab-Energy ed emergeva anche che il «materiale di rifiuto» era trattato senza attenersi alla prescrizioni del decreto Ronchi dalla Econova di Melilli, contrada Tardara e dal Consozio Politalia, con sede a Catania, con le quali aziende L'Isab Energy aveva stipulato appositi contratti. Inoltre, per quanto concerne la destinazione finale del prodotto, lo stabilimento di Priolo aveva stipulato un accordo con società straniere, americane e tedesche. A questa prima fase di indagine istruttoria ne è seguita un'altra, coordinata dal sostituto procuratore Giorgio Orano, il quale ha delegato la Guardia di finanza, a svolgere indagini per individuare i soggetti potenzialmente destinatari dei provvedimenti giudiziari. Assenza di autorizzazioni Sono seguite indagini di laboratorio, per l'analisi dei prodotti proveniente dal «filter cake». Analisi compiute dal Lip di Siracusa. Dalle indagini, complesse e molto articolate, è stato accertato che lo stabilimento di Priolo non era in possesso di autorizzazioni previste ad hoc dalla legge Ronchi e che il consorzio Politalia, con sede nella zona industriale di Catania, per lo stoccaggio del prodotto del «filter cake», si avvaleva di altre società consorziate, che trasferivano, custodivano e depositavano il prodotto presso un capannone sito sul territorio di Catania, in contrada Torrazzo, zona industriale dell'area etnea. Il nuovo decreto di sequestro preventivo, eseguito dagli uomini della Guardia di finanza di Siracusa, pertanto, questa volta, riguarda proprio il capannone della «Imedica», una azienda consorziata con la «madre» Politalia. La vicenda investigativa sul «vanadium concentrato» non è comunque finita e potrebbe avere ancora degli sviluppi interessanti nei prossimi giorni.

 
GAZZETTA DEL SUD
Catania (Rifondazione) «Siciliani da risarcire»

Le inchieste sull'inquinamento industriale

di s.c.

SIRACUSA – «L'Eni deve risarcire i siciliani». Lo sostiene il segretario regionale di Rifondazione Comunista Giusto Catania, prendendo spunto dai clamorosi sviluppi che fanno registrare le inchieste avviate dalla Procura della Repubblica sulle conseguenze che avrebbe sull'uomo e sull'ambiente l'inquinamento causato dagli stabilimenti del polo petrolchimico. «L'inquinamento del territorio e del mare le malformazioni dei neonati sono la logica conseguenza di un'idea distorta dello sviluppo industriale ed è necessario che i colpevoli di questo scempio paghino. Il governo nazionale deve immediatamente cacciare tutti i manager responsabili di tali misfatti e commissariare i vertici dell'ente. Aggiunge Giusto Catania: «Le inchieste della magistratura sugli stabilimenti di Priolo e di Gela, che speriamo facciano piena luce sulle responsabilità, sono la conferma di una pessima politica industriale costruita con la complicità dei governi nazionale e regionale. Bisogna che l'Eni investa parte degli stratosferici utili, conseguiti sfruttando i siciliani, nella riconversione degli stabilimenti. Solo con la salvaguardia dell'ambiente e la tutela della salute – conclude il segretario regionale di Rifondazione Comunista – si possono garantire gli attuali posti di lavoro e favorire nuovi investimenti produttivi»

 
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