RASSEGNA STAMPA 22.04.2003

 

MESSAGGERO
«E’ mio dovere tutelare i lavoratori»

Amagliani risponde alla Margherita

L’assessore regionale all’ambiente, Marco Amagliani, risponde alla Margherita di Falconara. «La Margherita falconarese dice che avrei “cambiato pelle", riferendosi al mio comportamento e alle dichiarazioni rilasciate sulla vicenda che interessa la raffineria Api, accusandomi di "farmi carico dei problemi dei lavoratori, di comprendere le esigenze della raffineria, di tutelare gli interessi di Falconara e di attuare una politica di risanamento ambientale"! Perfetto! E’ esattamente così! Cos’altro dovrebbe fare un amministratore pubblico se non tutto ciò? Vorrei ribadire la mia posizione così come l’ho sempre espressa. La presenza della raffineria nel cuore della città di Falconara è e rimane un’anomalia che strategicamente (medio-lungo periodo) va superata sulla base di studi, progetti e programmi che dimostrino la possibilità di una riconversione eco-compatibile che tuteli i livelli occupazionali, condizione questa attualmente non percorribile in assenza delle condizioni citate; il rinnovo della concessione dovrà avvenire sulla base di prescrizioni severe in osservanza di tutte quelle già fornite da Ctr e dalle indicazioni del Ctu del tar Marche; l’azienda dovrà azzerare il contenzioso in essere a partire dall’impugnativa alla deliberazione del consiglio regionale 305/2000 onde consentire di attingere ai fondi previsti nella Finanziaria, indispensabili alla concretizzazione di un credibile piano di risanamento ambientale; necessità di accelerare il percorso a fronte del rischio concreto che il governo nazionale riporti a sé la competenza autorizzatoria su tale materia. Vorrei ricordare che tale percorso è possibile a fronte del lavoro che il sottoscritto ha svolto in soli 4 mesi, evitando che l’inerzia precedente facesse scattare la condizione del silenzio assenso al rinnovo della concessione in scadenza l’11 gennaio 2003. E’ vero, io ritengo di non dover richiedere all’azienda alcuna contropartita finanziaria poiché convinto assertore che la salute e la sicurezza non hanno prezzo. all’azienda chiedo il rispetto assoluto e puntuale della normativa vigente. A “loro signori" della Margherita falconarese l’invito a sfogliare l’album di famiglia partendo da molto prima della fine degli anni ’90, prima ancora che la diaspora dell’ex Dc portasse all’attuale formazione politica, magari passando per la Giunta Oreficini. Sono convinto che la determinazione a cui si è giunti sia oggi l’unica realisticamente e seriamente percorribile e su questa linea si ritrova la maggioranza regionale, di cui la Margherita è autorevole e importante componente».

 
RESTO DEL CARLINO
«Ex petroliere? No, mine galleggianti nel Mediterraneo»

di Alessandro Farruggia

ROMA — Dopo l'incidente della Prestige in Galizia l'Unione europea ha vietato l'attracco alle peggiori "carrette del mare": vecchie petroliere monoscafo che non danno più garanzie. Ma c'è un'altra minaccia sinora passata sotto silenzio, quella costituita dalle «unità flottanti di stoccaggio», oltre 120 nel mondo: a volte sono unità sicure, in altri casi vecchie superpetroliere che invece di essere rottamate vengono ancorate in prossimità di un pozzo offshore e utilizzate come serbatoio di greggio. Lastre di acciaio «Una petroliera con più di 30 anni — osserva un ex ufficiale di una di queste petroliere, che ha chiesto l'anonimato — non è un pericolo: è una mina galleggiante. Non andrebbe utilizzata né in navigazione né come unità flottante di stoccaggio. E invece nel disinteresse generale ancora molte sono in servizio». E' il caso della Slough una ex superpetroliera costruita dalla Italcantieri di Monfalcone nel 1973 che da 14 anni serve come «unità flottante di stoccaggio» nel campo petrolifero offshore di Bouri, 130 chilometri a Nord-Ovest di Tripoli, Libia. E' un bestione monoscafo lungo 349 metri, con un pescaggio di oltre 20 metri e una capacità di 253 mila tonnellate. Il suo numero di registro al Lloyd register di Londra è il 7236191. «La Slough — osserva la fonte — si trova sul percorso della corrente che da Gibilterra va verso l'Egitto e poi sale verso la Grecia e l'Italia: in caso di incidente si inquinerebbe mezzo Mediterraneo». E sebbene l'unità non sia in navigazione l'eventualità non può essere esclusa. «Per almeno due volte — racconta la fonte — la Slough ha avuto incidenti con le petroliere che venivano a caricare il greggio. In nessuna, per fortuna, c'è stata fuoriuscita di petrolio. Ma se è andata bene finora, non è detto che sia sempre così. Basta un po' di mare o un ritardo di qualche secondo nell'avviamento di un motore della petroliera che carica e l'incidente può sempre verificarsi. Le lamiere prosegue sono in uno stato di usura che richiede continue riparazioni. Gli uomini dell'equipaggio sono costretti ad effettuarle a freddo, imbullondo lastre di acciaio alla fiancata». La presenza di una «petroliera-patchwork» di trent'anni non lontano dalle nostre coste meriterebbe la massima attenzione. E ora qualcosa si muove. «Dobbiamo affrontare questo tema — osserva il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli — facendo sedere i paesi mediterranei attorno ad un tavolo per verificare il quadro normativo e dei controlli». Matteoli parteciperà al G8 Ambiente e sul tema delle 'carrette' si è mosso in questi mesi d'intesa col ministro dell'ambiente francese: un incontro è già fissato. Preoccupato anche il viceministro delle Infrastrutture, Mario Tassone: «Verifichiamo la sicurezza delle unità galleggianti di stoccaggio. Se sono vecchie, eliminiamole».

 
ECONEWS (Verdi)
Rinnovo concessione API di Falconara. Sconcerto dei Verdi

La dichiarazione del Presidente della Giunta della Regione Marche Vito D'Ambrosio sulla inesistenza di motivi per negare il rinnovo della concessione all'Api ci lascia sconcertati per i suoi contenuti dichiarano il consigliere regionale dei Verdi Marco Moruzzi e l'on. Marco Lion. Affermare che "non emergono elementi contrari alla proroga della concessione all'Api di Falconara" a nostro avviso, alla luce di quanto successo in questi anni, significa negare l'evidenza, minimizzare e depistare al di là di ogni legittimo diritto alla libera valutazione dei fatti. Il superamento dei limiti di legge per l'ozono nell'aria, la contaminazione del suolo e delle falde sotto la raffineria con il superamento di decine di volte dei limiti di legge, gli sversamenti di petrolio a mare, l'occupazione della foce dell'Esino con l'incremento del rischio esondazione certificato dal Piano di Assetto Idrogeologico approvato dalla Regione, la contrarietà sul piano urbanistico espressa dal comune di Falconara, le emissioni in aria di rilevanti quantitativi di sostanze cancerogene durante i ripetuti ed inattesi black out della centrale elettrica della raffineria (e la lista potrebbe continuare) sono elementi che non si possono cancellare con una dichiarazione tanto lapidaria quanto superficiale. A quasi quattro anni dall'incidente del 25 agosto, ancora l'Api non ha completato le operazioni di risanamento e garantito il rispetto di tutte le norme di legge e precauzioni dimostratesi drammaticamente carenti allora. Gli studi commissionati dalla Regione, colpevolmente avviati con anni di ritardo dopo il finanziamento dell'allora Ministro dell'ambiente Ronchi, non potranno dare entro il 15 giugno elementi decisivi di approfondimento delle problematiche. In queste condizioni gli studi non costituiscono una giustificazione al rinnovo della concessione fino al 2020. Nelle dichiarazioni di questi giorni sono state cancellate sia l'incompatibilità con il territorio, sia la prospettiva di riconversione (anche lontana nel tempo e pur con le garanzie per l'occupazione) che pure comparivano tra gli impegni presi dal centro sinistra assunti in Consiglio Regionale e nei programmi elettorali.

 
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