MESSAGGERO |
«E’ mio dovere tutelare i
lavoratori»
Amagliani risponde alla
Margherita
L’assessore regionale
all’ambiente, Marco Amagliani, risponde alla Margherita di
Falconara. «La Margherita falconarese dice che avrei
“cambiato pelle", riferendosi al mio comportamento e alle
dichiarazioni rilasciate sulla vicenda che interessa la
raffineria Api, accusandomi di "farmi carico dei problemi
dei lavoratori, di comprendere le esigenze della raffineria,
di tutelare gli interessi di Falconara e di attuare una
politica di risanamento ambientale"! Perfetto! E’
esattamente così! Cos’altro dovrebbe fare un amministratore
pubblico se non tutto ciò? Vorrei ribadire la mia posizione
così come l’ho sempre espressa. La presenza della raffineria
nel cuore della città di Falconara è e rimane un’anomalia
che strategicamente (medio-lungo periodo) va superata sulla
base di studi, progetti e programmi che dimostrino la
possibilità di una riconversione eco-compatibile che tuteli
i livelli occupazionali, condizione questa attualmente non
percorribile in assenza delle condizioni citate; il rinnovo
della concessione dovrà avvenire sulla base di prescrizioni
severe in osservanza di tutte quelle già fornite da Ctr e
dalle indicazioni del Ctu del tar Marche; l’azienda dovrà
azzerare il contenzioso in essere a partire dall’impugnativa
alla deliberazione del consiglio regionale 305/2000 onde
consentire di attingere ai fondi previsti nella Finanziaria,
indispensabili alla concretizzazione di un credibile piano
di risanamento ambientale; necessità di accelerare il
percorso a fronte del rischio concreto che il governo
nazionale riporti a sé la competenza autorizzatoria su tale
materia. Vorrei ricordare che tale percorso è possibile a
fronte del lavoro che il sottoscritto ha svolto in soli 4
mesi, evitando che l’inerzia precedente facesse scattare la
condizione del silenzio assenso al rinnovo della concessione
in scadenza l’11 gennaio 2003. E’ vero, io ritengo di non
dover richiedere all’azienda alcuna contropartita
finanziaria poiché convinto assertore che la salute e la
sicurezza non hanno prezzo. all’azienda chiedo il rispetto
assoluto e puntuale della normativa vigente. A “loro
signori" della Margherita falconarese l’invito a sfogliare
l’album di famiglia partendo da molto prima della fine degli
anni ’90, prima ancora che la diaspora dell’ex Dc portasse
all’attuale formazione politica, magari passando per la
Giunta Oreficini. Sono convinto che la determinazione a cui
si è giunti sia oggi l’unica realisticamente e seriamente
percorribile e su questa linea si ritrova la maggioranza
regionale, di cui la Margherita è autorevole e importante
componente». |
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RESTO DEL CARLINO |
«Ex petroliere? No, mine
galleggianti nel Mediterraneo»
di Alessandro Farruggia
ROMA — Dopo l'incidente della
Prestige in Galizia l'Unione europea ha vietato l'attracco
alle peggiori "carrette del mare": vecchie petroliere
monoscafo che non danno più garanzie. Ma c'è un'altra
minaccia sinora passata sotto silenzio, quella costituita
dalle «unità flottanti di stoccaggio», oltre 120 nel mondo:
a volte sono unità sicure, in altri casi vecchie
superpetroliere che invece di essere rottamate vengono
ancorate in prossimità di un pozzo offshore e utilizzate
come serbatoio di greggio. Lastre di acciaio «Una petroliera
con più di 30 anni — osserva un ex ufficiale di una di
queste petroliere, che ha chiesto l'anonimato — non è un
pericolo: è una mina galleggiante. Non andrebbe utilizzata
né in navigazione né come unità flottante di stoccaggio. E
invece nel disinteresse generale ancora molte sono in
servizio». E' il caso della Slough una ex superpetroliera
costruita dalla Italcantieri di Monfalcone nel 1973 che da
14 anni serve come «unità flottante di stoccaggio» nel campo
petrolifero offshore di Bouri, 130 chilometri a Nord-Ovest
di Tripoli, Libia. E' un bestione monoscafo lungo 349 metri,
con un pescaggio di oltre 20 metri e una capacità di 253
mila tonnellate. Il suo numero di registro al Lloyd register
di Londra è il 7236191. «La Slough — osserva la fonte — si
trova sul percorso della corrente che da Gibilterra va verso
l'Egitto e poi sale verso la Grecia e l'Italia: in caso di
incidente si inquinerebbe mezzo Mediterraneo». E sebbene
l'unità non sia in navigazione l'eventualità non può essere
esclusa. «Per almeno due volte — racconta la fonte — la
Slough ha avuto incidenti con le petroliere che venivano a
caricare il greggio. In nessuna, per fortuna, c'è stata
fuoriuscita di petrolio. Ma se è andata bene finora, non è
detto che sia sempre così. Basta un po' di mare o un ritardo
di qualche secondo nell'avviamento di un motore della
petroliera che carica e l'incidente può sempre verificarsi.
Le lamiere prosegue sono in uno stato di usura che richiede
continue riparazioni. Gli uomini dell'equipaggio sono
costretti ad effettuarle a freddo, imbullondo lastre di
acciaio alla fiancata». La presenza di una «petroliera-patchwork»
di trent'anni non lontano dalle nostre coste meriterebbe la
massima attenzione. E ora qualcosa si muove. «Dobbiamo
affrontare questo tema — osserva il ministro dell'Ambiente
Altero Matteoli — facendo sedere i paesi mediterranei
attorno ad un tavolo per verificare il quadro normativo e
dei controlli». Matteoli parteciperà al G8 Ambiente e sul
tema delle 'carrette' si è mosso in questi mesi d'intesa col
ministro dell'ambiente francese: un incontro è già fissato.
Preoccupato anche il viceministro delle Infrastrutture,
Mario Tassone: «Verifichiamo la sicurezza delle unità
galleggianti di stoccaggio. Se sono vecchie, eliminiamole».
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ECONEWS (Verdi) |
Rinnovo concessione API di
Falconara. Sconcerto dei Verdi
La dichiarazione del
Presidente della Giunta della Regione Marche Vito D'Ambrosio
sulla inesistenza di motivi per negare il rinnovo della
concessione all'Api ci lascia sconcertati per i suoi
contenuti dichiarano il consigliere regionale dei Verdi
Marco Moruzzi e l'on. Marco Lion. Affermare che "non
emergono elementi contrari alla proroga della concessione
all'Api di Falconara" a nostro avviso, alla luce di quanto
successo in questi anni, significa negare l'evidenza,
minimizzare e depistare al di là di ogni legittimo diritto
alla libera valutazione dei fatti. Il superamento dei limiti
di legge per l'ozono nell'aria, la contaminazione del suolo
e delle falde sotto la raffineria con il superamento di
decine di volte dei limiti di legge, gli sversamenti di
petrolio a mare, l'occupazione della foce dell'Esino con
l'incremento del rischio esondazione certificato dal Piano
di Assetto Idrogeologico approvato dalla Regione, la
contrarietà sul piano urbanistico espressa dal comune di
Falconara, le emissioni in aria di rilevanti quantitativi di
sostanze cancerogene durante i ripetuti ed inattesi black
out della centrale elettrica della raffineria (e la lista
potrebbe continuare) sono elementi che non si possono
cancellare con una dichiarazione tanto lapidaria quanto
superficiale. A quasi quattro anni dall'incidente del 25
agosto, ancora l'Api non ha completato le operazioni di
risanamento e garantito il rispetto di tutte le norme di
legge e precauzioni dimostratesi drammaticamente carenti
allora. Gli studi commissionati dalla Regione, colpevolmente
avviati con anni di ritardo dopo il finanziamento
dell'allora Ministro dell'ambiente Ronchi, non potranno dare
entro il 15 giugno elementi decisivi di approfondimento
delle problematiche. In queste condizioni gli studi non
costituiscono una giustificazione al rinnovo della
concessione fino al 2020. Nelle dichiarazioni di questi
giorni sono state cancellate sia l'incompatibilità con il
territorio, sia la prospettiva di riconversione (anche
lontana nel tempo e pur con le garanzie per l'occupazione)
che pure comparivano tra gli impegni presi dal centro
sinistra assunti in Consiglio Regionale e nei programmi
elettorali. |
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