MESSAGGERO |
«Non volevo offendere
Falconara»
Brachetti Peretti corregge il
tiro dopo lo sfogo del sindaco Carletti in tv
Concessione Api. Oggi si va
al vertice in Regione coi nervi a fior di pelle. Rc: «No ai
baratti compatibilità-denaro»
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Suona domani il
gong sul ring del confronto tra raffineria Api e Comune di
Falconara. In Regione, infatti, alle 10 è in programma la
riunione tra i sindacati, la Provincia, il Comune e la
Regione. Sul tavolo sempre il rinnovo della concessione Api
su cui i lavoratori chiedono certezze. «Vogliamo una
risposta prima del 15 giugno» dice Paolo Polonara della Rsu
«che deve prevedere la permanenza della raffineria per altri
20 anni». Per Andrea Fiordelmondo (Uil) l’aspettativa è
quella di «concretizzare il lavoro svolto fino ad oggi e
avere un confronto sereno con gli enti per arrivare ad
un’amministrazione congiunta, la più adatta e giusta, del
territorio». In previsione anche un presidio in Regione già
dalle 9.30, di circa un centinaio di dipendenti Api. Ma si
arriva a questo incontro con i nervi tirati dopo la polemica
accesasi tra il presidente Api, Brachetti Peretti e il
Comune in seguito a un’intervista Rai concessa dal primo a
margine del convegno di lunedì. «Falconara senza l’Api non
sarebbe nulla» aveva detto Brachetti Peretti suscitando
l’indignazione immediata di Giovanni Graziosi, capogruppo
Margherita, e Giancarlo Scortichini, assessore all’ambiente.
Ieri, a scoppio ritardato, la replica alla Rai del sindaco.
«Il presidente deve chiedere scusa alla città» ha detto
Carletti. «La raffineria non è gradita specie dopo queste
sue dichiarazioni». Nonostante questo atteggiamento, il
primo cittadino non ha però voltato le spalle alla
raffineria. «Potrebbe anche restare - ha continuato - ma a
patto di garantire sicurezza e rispetto ambientale con
opportuni investimenti sulla città». Brachetti Peretti ieri
ha corretto l’interpretazione negativa della frase,
spiegandola. «Ho rilevato dalla stampa - scrive il numero
uno della raffineria - che alcune mie dichiarazioni sono
state fuorvianti. Una frase, in particolare, quella sulla
città. Per questo intendo chiarire il mio pensiero e il suo
contesto. Non c’era nessuna intenzione offensiva nelle frasi
riportate dai giornali con cui si intendeva sottolineare che
Falconara senza Api forse non sarebbe quella che è, che
l’Api senza Falconara sarebbe solo un piccolo deposito di
carburanti, che Falconara e Api insieme si sono sviluppati e
hanno ancora molti progetti comuni per il loro futuro che
noi vogliamo la città condivida. Per quello che riguarda
l’aspetto economico relativo ai rapporti col Comune ci fa
piacere che l’equivoco sia stato chiarito. Sui problemi,
infine, di ambiente e sicurezza confermiamo di aver varato
programmi dai risultati importanti che porteremo fino in
fondo, anche se dovessero comportare impegni economici
rilevanti». Nella diatriba si inseriscono lo Sdi, che fa
parte della maggioranza Carletti, e Rc, che è in minoranza.
Per Rc «in un momento delicato che richiede serenità per
scelte meditate e consapevoli l'uscita del presidente Api
appare estemporanea e completamente fuori luogo. La
vocazione turistica della nostra città non è in discussione,
stabilire se nasce prima l'uovo o la gallina non agevola
decisioni importanti per il futuro di tutti, anche se
sappiamo bene chi nasce prima e con che vocazione. Siamo
stati e saremo in disaccordo con il sindaco che vede la
compatibilità della raffineria in funzione dei soldi che la
stessa versa nelle casse comunali. Il baratto “compatibilità
in cambio di denaro" costituisce la forma più estrema e
spregiudicata della concertazione». Lo Sdi rivolge un
appello alle forze economiche, sociali, culturali e
politiche per realizzare il nuovo modello di sviluppo della
città, previsto nel prg».
LA POLEMICA
LA FRASE GALEOTTA - Brachetti
Peretti lunedì aveva detto alla Rai: «Abbiamo investito su
questo piccolo paese che non sarebbe stato niente senza
l’Api». E aggiunto che l’Api non avrebbe elargito i
finanziamenti pretesi di avere certezze sul suo futuro.
LA REPLICA - Carletti ieri
sempre attraverso la Rai ha preteso le scuse da Brachetti
Peretti («Ha offeso la città») e ribadito che l’Api può
restare solo se prima risarcisce la città con investimenti
su ambiente e sicurezza
I due vecchi signori se ne
sono dette quattro
LA POLEMICA che si è accesa,
forse al di là delle intenzioni, tra il grande capo dell’Api
e il sindaco di Falconara è per certi versi salutare e per
altri inutile. Ci può stare che due vecchi signori decidano
di dirsene quattro senza, si capisce, scadere nel
turpiloquio: il pentolone dell’Api era prossimo a scoppiare
e uno sfogo a tanta pressione dopotutto ci voleva. Se non
altro, stavolta, si è giocato a carte scoperte in una
partita per lo più pensata e combattuta nelle stanze dei
bottoni, tra silenzi, reticenze, contraddizioni e dolosi
tentativi di confondere le idee ai cittadini: anche a quelli
più interessati alla sorte del petrolchimico come lo sono i
falconaresi. Sul piano formale Brachetti Peretti ha commesso
un’ingenuità: proprio nel giorno del grande convegno
sull’energia, quello che ha messo la pietra tombale sulle
speranze di chi non vorrebbe fosse rinnovata la concessione
alla raffineria, ha accettato lo scambio ravvicinato. Il
vecchio signore dell’Api è incespicato dopo mesi, direi
anni, in cui aveva saggiamente privilegiato la strategia del
fare a quella - assai più densa di rischi - dell’apparire.
Certe verità scomode, si è visto, possono diventare un
boomerang se dette a bruciapelo davanti a un microfono
acceso. Credo che Falconara poteva esistere anche senza
l’Api ma che, all’Api, sia ormai legata da un rapporto di
odio-amore difficilmente dissolubile. Così che Brachetti
Peretti si può permettere di stuzzicarla, come si può
stuzzicare un’eterna amante che mantieni da sempre ma che
sai nell’intimo pronta anche a tradirti. Ha fatto bene il
grande vecchio del Comune, Carletti, a pretendere le scuse.
E’ nel suo ruolo di sindaco al quale ha assolto con un
giorno di ritardo, anticipato dai suoi solerti proconsoli.
Ma la puntualizzazione di Brachetti Peretti rischia di
ridurre il tutto a un polverone che copre la sostanza dei
problemi: un futile battibecco tra vecchi signori un po’
inaciditi e destinati a pentirsi,il giorno dopo, di quello
che dicono. Basta con le questioni di lesa dignità. Qui si
tratta di soldi, come finalmente è stato detto fuori dai
denti: i soldi che Falconara chiede all’Api a titolo di
risarcimento danni-ambientali e che l’Api non è disposta a
concedere prima che sia rinnovata la concessione. |
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RESTO DEL CARLINO |
L'Api incendia la polemica
«Così si offende la città»
di Maria Gloria Frattagli
ANCONA — Le premesse c'erano
tutte e la diatriba tra l'amministrazione comunale e la
raffineria Api ha raggiunto l'apice dello scontro con le
dichiarazioni del presidente dell'industria petrolifera che
ha suscitato l'ira del sindaco di Falconara, Giancarlo
Carletti e degli esponenti politici locali. Questi ultimi si
sono sentiti offesi in quell'«onor di patria», poche volte
dimostrato prima, un'attaccamento al territorio diventato
genetico fin dal primo mandato di Carletti. Ma a dare un
tono diverso alla polemica innestata due giorni fa in
occasione del convegno sull'energia, il presidente dell'Api,
Aldo Maria Brachetti Peretti definisce «fuorvianti» le
dichiarazioni riportate dagli organi di stampa. E mentre
Carletti il «day after» lo ha affrontato pretendendo le
scuse di Brachetti Peretti parlando di «mancanza di rispetto
nei confronti della cittadinanza» e ripercorrendo le tappe
della convenzione del '96 definendola una «scelta goffa», il
presidente di Api raffineria cerca di smorzare i toni della
polemica. «Non c'era nessuna intenzione offensiva nella
frase riportata ed estrapolata da un discorso più ampio —
spiega il presidente — . Con quelle parole intendevo
sottolineare che Falconara senza Api forse non sarebbe
quella che è, che l'Api senza Falconara sarebbe solo un
piccolo deposito di carburanti, che Falconara e Api insieme
si sono sviluppati e hanno ancora molti progetti comuni per
il loro futuro. E noi — sottolinea Brachetti Peretti —
vogliamo che tutta la città condivida questi progetti di
ulteriore sviluppo». Brachetti Peretti nella nota diffusa
ieri, sottolinea anche l'aspetto economico di tutta la
vicenda: «Ci fa piacere — aggiunge — che sia stato chiarito
l'equivoco sugli investimenti al di fuori del core business,
fermi restando i reciproci impegni già assunti. Per quello
che riguarda, infine, i problemi della sicurezza e
dell'impatto ambientale — conclude — possiamo confermare
ancora una volta che abbiamo varato dei programmi che stanno
dando risultati importantissimi e che porteremo fino in
fondo, anche se questo dovesse comportare impegni economici
rilevanti». Le critiche alle parole del presidente sono
state sollevate dalla sinistra cittadina. Secondo Roberto
Piccinini, ex amministratore falconarese, oggi direttore
dell'Aptr, è destinato a fallire «il tentativo del
presidente dell'Api di isolare il sindaco di Falconara e i
suoi organi di governo impegnati contestualmente sia a
creare le premesse per una progressiva riqualificazione e
riconversione a medio e lungo periodo del proprio
territorio, sia a progettare e realizzare a breve termine
interventi che possano sin d'ora consentire il
raggiungimento di standard di sicurezza e vivibilità».
Altrettanto offesi si sentono i componenti della segreteria
cittadina dello Sdi che invitano le forze politiche, che si
riconoscono nei principi della democrazia e della
separazione dei ruoli istituzionali a condannarle. Intanto
per il Comune di Falconara la richiesta di rinnovo della
concessione all'Api è legata alla condivisione del Prg,
anche da parte della raffineria e di un percorso che
l'azienda dovrà intraprendere nel breve e medio periodo,
«atteso che nel lungo periodo, dopo che saranno studiati,
predisposti e messi in attuazione i piani fattibilità, lo
scenario si configurerà nell'incompatibilità della
struttura». |
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CORRIERE ADRIATICO |
Nell'aria c'è odore di
ammoniaca
Si è sentito soprattutto a
Villanova, in centro e nella zona di Falconara Alta
Numerose telefonate di
cittadini in Comune per chiedere spiegazioni
Un forte odore di ammoniaca è
stato avvertito ieri mattina a partire dalle 11 circa in
molte zone della città. Numerose segnalazioni di cittadini
infastiditi e anche preoccupati sono giunte all'ufficio
ambiente del Comune che ha provveduto ad allertare le
autorità competenti per le indagini ed i rilevamenti del
caso. L'odore acre e pungente è stato rilevato in
particolare a Villanova, la zona più vicina alla raffineria,
nelle vie del centro, ma in particolare dai residenti ai
piani alti e in tutto il quartiere di Falconara Alta da dove
sono partite numerose telefonate per l'ufficio ambiente con
la richiesta di chiarimenti e spiegazioni.
"Non volevo offendere"
Una nota del presidente
dell'Api dopo l'affondo di lunedì
E Piccinini (Ds) difende
l'amministrazione
"Non c' era nessuna
intenzione offensiva" verso la città di Falconara. Lo
dichiara - in una nota - il presidente dell'Api Aldo
Brachetti Peretti, relativamente ad alcune sue dichiarazioni
in particolare per quel che riguarda la città in cui sorge
l'Api. Brachetti Peretti scrive che alcune dichiarazioni di
carletti gli consentono di "chiarire compiutamente" il suo
pensiero e il contesto da cui la frase stessa è stata
tratta. "Non c' era nessuna intenzione offensiva - spiega il
presidente - nella frase riportata dei giornali ed
estrapolata da un discorso più ampio, con il quale si
intendeva sottolineare che Falconara senza Api forse non
sarebbe quella che è, che l'Api senza Falconara sarebbe solo
un piccolo deposito di carburanti, che Falconara e Api
insieme si sono sviluppati e hanno ancora molti progetti
comuni per il loro futuro. E noi - prosegue Brachetti
Peretti - vogliamo che tutta la città condivida questi
progetti di ulteriore sviluppo. Per quanto riguarda l'
aspetto economico relativo ai rapporti con il Comune, ci fa
piacere - continua il presidente dell'Api - che sia stato
chiarito l'equivoco sugli investimenti al di fuori del core
business, fermi restando i reciproci impegni già assunti.
Per quello che riguarda, infine, i problemi della sicurezza
e dell' impatto ambientale, possiamo confermare ancora una
volta - conclude - che abbiamo varato dei programmi che
stanno dando risultati importantissimi e che porteremo fino
in fondo, anche se questo dovesse comportare impegni
economici rilevanti". Questo quanto scrive la Raffineria in
una nota emessa alle 18.44 che corregge quella delle 16.05
nella quale, a chiare note era scritto "Non ho nessuna
difficoltà (parla Aldo Brachetti Peretti) a chiedere scusa
alla cittadinanza di Falconara alla quale ci legano
sentimenti di stima e amicizia". Una correzione che fa
pensare ad un ripensamento maturato nel corso del
pomeriggio. E sulla questione è intervenuto anche Roberto
Piccinini (Ds) che afferma che "l'arroganza dell'Api rischia
di vanificare l'impegno di quanti stanno lavorando per per
ricercare le opportune intese per il rinnovo della
concessione".
Carletti: "La città non è
in vendita"
La replica del sindaco alle
accuse di Aldo Brachetti Peretti
"Il rinnovo della concessione
passa attraverso l'accettazione del nuovo piano regolatore e
un progetto di riconversione dell'area della raffineria"
di BRUNO NICOLETTI
"Non accetto ricatti
politici" aveva detto il presidente dell'Api Aldo Brachetti
Peretti a margine del convegno sull'energia e riferendosi
alla presa di posizione di Falconara sul rinnovo della
concessione. "Non arriveranno soldi - aveva aggiunto - né
per l'ipotizzata fondazione né per altro. Carletti ha
lavorato in raffineria per cinque anni come ragioniere, lo
conosco bene, vuole soldi per la città. E' la sola
condizione per ottenere la concessione". Esternazioni
piombate come un macigno sull'amministrazione comunale
falconarese e sull'intera città accusate, in un certo senso,
di voler "vendere" territorio, sicurezza e qualità della
vita per un pugno di euro. A Brachetti Peretti ha replicato
ieri il sindaco. Lo ha fatto in maniera pacata,
ripercorrendo le tappe di una vicenda su cui pesano
interessi, posti di lavoro e diritto alla salute. "La
posizione del Comune - dice il primo cittadino di Falconara
è limpida - non vogliamo assolutamente che la concessione
all'Api venga rilasciata senza precise garanzie per la città
ed i suoi abitanti. Per noi la questione del rilascio della
concessione è legata ad una duplice condizione. Da una parte
l'accettazione dell'Api del nuovo piano regolatore cittadino
dall'altra la condivisione di un percorso che il
petrolchimico dovrà intraprendere nel breve e nel medio
periodo e che dovrà concludersi con la completa
riconversione dell'attività produttiva". Una linea netta,
che non concede divagazioni sul tema del recupero delle aree
e della restituzione alla città di quella vocazione
turistica che nel tempo è venuta gradatamente meno ma che
oggi vuol tornare ad esserne il fiore all'occhiello. "Certo,
di fronte a questa posizione netta - continua il sindaco
Carletti - l'azienda sta tentando di tutto per gettare
discredito sul Comune e soprattutto sta cercando di isolarmi
politicamente. "E' per questo motivo che il presidente
dell'azienda petrolchimica parla di fondi dati al comune. E'
vero - non ho alcun problema ad affermare che è vero. In fin
dei conti c'era stato un concordato con la precedente
amministrazione (sindaco Oreficini, poi recepito
dall'attuale) sul "prezzo che l'Api doveva pagare ad una
comunità che sopportava i disagi per la presenza
dell'azienda e soprattutto per il mancato sviluppo della
città e delle sue attività turistiche. Un discorso che era
ripreso anche con questa amministrazione - continua Carletti
- tanto che la stessa azienda ci aveva chiesto di dar vita
ad una sorta di fondazione che potesse gestire danaro per
attività sociali, culturali e scolastiche. Ma il discorso si
è interrotto. Non sarebbero stati comunque i cinquecentomila
euro ventilati a far cambiare l'opinione del Comune sui
paletti messi sul rinnovo della concessione. Falconara non è
in vendita. Poi, "fuori contratto" il comune non ha preso
una lira in più. E' immorale - continua Carletti -
rimproverare ad una amministrazione il lavoro fatto per il
bene dei cittadini". E allora? Il rinnovo della concessione,
da parte del Comune di Falconara passa attraverso
l'accettazione, da parte dell'Azienda del nuovo Prg. E anche
attraverso una serie di interventi che rimettano in
sicurezza l'intera zona e che mitighino l'impatto ambientale
della raffineria e che consentano l'avvio delle
trasformazioni territoriali previste dal Comune. Intanto,
sulla questione si sta muovendo anche la Regione. Infatti,
oggi, c'è la riunione di maggioranza per tentare di
sciogliere il nodo Api in previsione del tavolo di
concertazione tra i soggetti interessati al problema che si
terrà domani.
Rc: "No al baratto tra
denaro e ambiente"
Amagliani e Marcelli Flori
chiedono "onestà intellettuale". E lo Sdi parla di "offesa
alla storia cittadina"
di Marina Minelli
"In un momento quanto mai
delicato che richiede serenità per scelte meditate e
consapevoli, l'uscita del presidente dell'Api appare
improvvida ed estemporanea oltre che completamente fuori
luogo". Indignazione e stupore - il giorno dopo le
dichiarazioni di Aldo Brachetti Peretti - per Renzo
Amagliani e Massimo Marcelli Flori, segretario comunale e
capo gruppo di Rifondazione Comunista, che in ogni caso
riconfermano il loro disaccordo con il Sindaco, "il quale
vede la compatibilità della raffineria in funzione dei soldi
versati dalla stessa casse comunali". "Il baratto
'compatibilità in cambio di denaro' - proseguono i due
rappresentanti di Rc - costituisce la forma più estrema e
spregiudicata della concertazione ed è per questo che
rispetto alla convenzione firmata nel 1995 dal consiglio
comunale con il solo voto contrario di Rifondazione
comunista (non all'unanimità) rinnoviamo la nostra
contrarietà assoluta". Secondo Amagliani e Marcelli Flori
occorre "serenità e onestà intellettuale", da parte di
tutti. Da parte dell'azienda che "dovrebbe evitare la solita
protervia e arroganza padronale", da parte degli enti locali
che dovrebbero "ragionare in termini di tutela di tutti
cittadini, lavoratori ed enti stessi", da parte dei
sindacati territoria "disattenti all'andamento delle cose",
e da parte della politica "che ha davanti a se tante
possibili strade ma che per essere correttamente percorse
hanno bisogno dell'imprescindibile bussola dell'interesse
collettivo, l'interesse di tutti, nessuno escluso".
Sull'argomento si sono espressi anche i socialisti dello Sdi
che dicono di "non comprendere" la dichiarazione di
Brachetti Peretti e proseguono assicurando che "quanto
affermato offende la nostra storia cittadina". Il direttivo
comunale dello Sdi chiede una ferma presa di posizione da
parte di tutte le forze politiche e rivolge un appello a
tutte le forze economiche, sociali e culturali per la
realizzazione del nuovo modello di città previsto dal Prg.
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LA SICILIA |
La Sicilia
che produce energia pulita
di Michele Guccione
Palermo. In Sicilia il
settore della produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili e di carburanti e combustibili biologici da
biomasse registra importanti prospettive e per questo sta
riscuotendo grande interesse da parte degli investitori
nazionali ed esteri. Nel primo caso ad attrarre è la
coincidenza tra l'allargamento della possibilità di acquisto
di energia elettrica dal mercato libero (cioé fuori dal
monopolio Enel) e il fatto che al momento nella rete
italiana non entrano più quote disponibili di «energia
libera». Dunque serve quella «fatta in casa», in attesa che
sia possibile importarne dalla Francia e dalla Russia. Ormai
i progetti annunciati da tempo in Sicilia sono stati
studiati, verificati e collaudati, e i vari soggetti
proponenti, oltre ad avere ottenuto la disponibilità delle
aree, hanno anche reperito sui mercati finanziari i capitali
necessari alla realizzazione di impianti assai costosi.
L'ultimo scoglio da superare – paradossale per iniziative
che mirano a ridurre l'inquinamento provocato dalle centrali
termoelettriche tradizionali, dall'ammasso di rifiuti e
dall'utilizzo di carburanti di origine petrolifera e fossile
– resta proprio l'approvazione da parte degli ambientalisti,
dell'assessorato regionale Territorio e ambiente e delle
Soprintendenze. Energia eolica. L'investimento annunciato
due giorni fa da Api holding, società del gruppo petrolifero
Api che in Italia ha sede a Falconara, è solo l'ultimo dei
progetti di diversificazione che puntano ad alimentare
eliche e turbine sfruttando la forza del vento che in certe
aree dell'Isola è notevole e costante. A Petrosino, in
provincia di Trapani, la società Eolica spa (78% Giuseppe
Polizzotti, 9% Giovanni Savalle, 3% banche) ha già
realizzato una centrale da 600 kwh con un investimento di
2,1 miliardi di vecchie lire, e che già ha venduto
elettricità all'Enel. Un'altra centrale privata con tanto di
pali ed eliche è stata realizzata ad Alia, in provincia di
Palermo. Sul fronte parapubblico, l'Erga (gruppo Enel) ha
completato in anticipo il piano eolico in Sicilia 2000-2004:
ha già realizzato le centrali da 7,5 MW a Carlentini, in
provincia di Siracusa, e a Sclafani Bagni, in provincia di
Palermo, e il prossimo 8 maggio inaugurerà l'impianto di
Caltabellotta, in provincia di Agrigento. La Asia Ambiente
Italia di Torino, che già utilizza il biogas della discarica
di Bellolampo (Palermo) per alimentare una turbina, ha
trovato ottimali aree del Trapanese e di Alia per costruire
centrali eoliche. La società si è occupata di alimentare con
piccole centrali eoliche aziende agrituristiche. Sempre di
iniziativa privata sono i progetti per Francofonte
(Siracusa) e Ciminna (Palermo) dove è interessata una
società svedese. Bioetanolo e biodiesel. In Svezia sono
stati stanziati aiuti di Stato, con il visto dell'Ue, per
convertire la rete dei distributori di carburanti. A
Stoccolma sono tremila le automobili alimentate da benzina
con bioetanolo e altrettante sono alimentate a biodiesel. Il
risultato è che si è ridotta del 75% la concentrazione di
inquinanti nell'aria. In Italia, a Pieve di Soligo (Treviso)
funziona il primo distributore di biodiesel, che pratica uno
sconto di 4 centesimi sul prezzo del diesel di origine
fossile. Nelle Marche la Regione ha approvato la vendita di
biodiesel nei distributori. In Sicilia si potrebbe produrre
i carburanti alternativi, perché qui c'è abbondante materia
prima. La Bertolino, azienda che gestisce a Partinico la più
grande distilleria di vino in Europa, è pronta ad investire
circa 120 miliardi di vecchie lire per chiudere quell'impianto
e aprire nel territorio di Mazara del Vallo una fabbrica non
inquinante di bioetanolo e biodiesel, che darebbe lavoro a
circa 30 mila aziende agricole. La società ha già intese con
compagnie petrolifere internazionali, che verrebbero
rifornite con navi cisterne in partenza da Trapani, e punta
ad accordi con raffinerie siciliane. Manca ancora la volontà
politica a livello locale per concedere le ultime
autorizzazioni, e resta l'ostilità degli ambientalisti. Si
attende, a livello nazionale, il varo del piano carburanti e
lo sblocco dei fondi già stanziati per ridurre le accise, a
compensazione del maggiore costo del bioetanolo rispetto ai
normali additivi. Combustibili alternativi.Primarie società
che gestiscono in Italia fabbriche ad altiforni a ciclo
continuo stanno valutando la possibilità di utilizzare anche
negli impianti siciliani copertoni usati e farine animali
per alimentare i forni. Inoltre, a Palermo, Carini, Termini
Imerese, Porto Empedocle, nell'Ennese e nel Ragusano
sorgeranno termodistruttori di rifiuti per produrre energia
elettrica, combustibili e inerti per edilizia. |
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