MESSAGGERO |
L’Api mette in campo tutta la
sua energia
Esperti e imprenditori a
confronto ad Ancona su sviluppo sostenibile e compatibilità
ambientale. Sullo sfondo il rinnovo della concessione
Brachetti Peretti:
«Pianificazione strategica e necessaria per mandare avanti
la regione»
di GIULIA VISCI
ANCONA - Il futuro energetico
dovrà passare attraverso uno sviluppo sostenibile, e con
questo fare necessariamente i conti. Lo hanno sottolineato
industriali, politici, studiosi ed esperti del settore
intervenuti ieri al convegno promosso da Unione Petrolifera,
Confindustria Marche e Associazione italiana economisti
dell’energia (Aiee) con la collaborazione di Api Raffineria
su “Aziende energetiche: sviluppo sostenibile e
compatibilità ambientale". Sul tavolo dei relatori di
Palazzo degli Anziani Gian Mario Spacca, vice presidente
della Regione, Aldo Brachetti Peretti, presidente Api,
Edgardo Curcio, presidente Aiee, Pasquale De Vita,
presidente Unione Petrolifera, Carlo Lucarelli, presidente
Confindustria Marche, Gianni Silvestrini, direttore
scientifico Kyoto Club, Ettore Olmo, preside Facoltà Scienze
Naturali e Francesco Regoli, docente ecotossicologia
Università Politecnica delle Marche, Oraldo De Toni,
segretario politico Federazione europea sindacati
dell’energia, Gaetano Trizio, amministratore delegato Dnv
Italia, Clemente Napolitano, amministratore delegato Api,
Mario Baldassarri, vice ministro Economia e Fianze. «Abbiamo
di fronte a noi delle scadenze importanti, quelle del 2015,
del 2020. Ciò che viene deciso adesso avrà un impatto per i
prossimi 20 o 30 anni - ha detto Baldassarri - I nostri
amministratori hanno una enorme responsabilità in tal senso.
Devono fare scelte chiare e darsi tempi certi su temi di
fondamentale importanza quale è il piano energetico. E’
giusto celebrare il modello di sviluppo marchigiano, ma non
dimentichiamo che le feste durano poco». Il 2020 è una data
che suona familiare nella vicenda legata al rinnovo della
raffineria Api. Un invito alla Regione che dovrà
pronunciarsi entro giugno sul rinnovo della concessione?
Certo è che a fronte dell’imminente approvazione del nuovo
Piano energetico delle Marche, è difficile ipotizzare una
scelta della Regione che possa penalizzare il futuro
sviluppo dell’impianto falconarese. «Il Piano energetico
regionale sarà oggetto di una prossima riunione di giunta -
ha sottolineato Gian Mario Spacca - Vogliamo approvarlo al
più presto in Consiglio regionale: dobbiamo poter mettere
mano all’anomalia della nostra regione che è quella di
essere fortemente deficitaria sul fronte energetico.
Elemento assolutamente negativo perché penalizza le nostre
imprese facendo loro perdere competitività rispetto a quelle
di territori che hanno più facile accesso alle fonti
energetiche». Sul Piano energetico regionale punta
l’attenzione anche il presidente dell’Api, Aldo Brachetti
Peretti. «E’ l’elemento strategico di base atto, da una
parte, a risolvere il dilemma con il quale si confronta la
nostra regione: come coniugare cioè la sua elevata capacità
di crescita economica e la sua già alta qualità della vita
con uno sbilancio energetico fra i più rilevanti d’Italia;
e, dall’altro, a garantire un quadro di certezze agli
operatori energetici che - come l’Api - intendono rispondere
con determinazione, capacità imprenditoriale, disponibilità
finanziaria e competenza specifica a questa sfida». Il
deficit energetico preoccupa il mondo dell’economia. Nel suo
intervento, il presidente di Confindustria Marche, Carlo
Lucarelli, ha messo in evidenza «il senso di difficoltà e di
incertezza che sentiamo oggi molto presente. Oltre alla
capacità di creare reddito e distribuire ricchezza - ha
detto Lucarelli - oggi è compito dell’impresa preoccuparsi
anche dello sviluppo sociale e ambientale del territorio in
cui essa opera. La nostra regione importa oltre il 50 %
dell’energia che consuma e può contare su una dorsale assai
limitata per la sua distribuzione». Una nota polemica ha
segnato a margine la giornata di lavori. «Abbiamo investito
su questo piccolo paese (Falconara, ndr)che non sarebbe
stato niente senza l’Api», ha detto Brachetti Peretti in
un’intervista alla Rai in cui ha anche asserito che l’Api
non è disposta a elargizioni prima che sia chiarito il
futuro. Risentita e immediata la reazione del capogruppo
consiliare della Margherita, Giovanni Graziosi e del
segretario dei Ds Scortichini.
Troppe promesse a vuoto,
Villanova agitata
FALCONARA - Villanova è stufa
di aspettare e proclama, attraverso il suo comitato, lo
stato di agitazione. «Ma che bell'asfalto in via Flaminia! E
le aiuole! Ma perché vi lamentate sempre a Villanova? Il
sindaco ha detto che riqualificherà il quartiere! E'
esattamente questo - affermano quelli del comitato - che ci
sentiamo ripetere da amici, conoscenti ed avversari. Loro
vedono e si fermano alla sola apparenza della via Flaminia,
una specie di facciata del quartiere, e dimenticano (o fanno
finta di non sapere) che intorno c'è tutto un quartiere con
strade, marciapiedi ed aree in degrado, come l'ex Nord
Legno. Ormai lo andiamo ripetendo da tanto tempo: per
l'Amministrazione comunale di Falconara il territorio di
Villanova è terra di frontiera, dimenticata, mentre per
qualcun altro è terra di conquista. Per l'uno e per l'altro
i residenti danno oggettivamente fastidio perché,
abitandoci, i residenti chiedono manutenzioni, pulizia e
spazi sociali come per gli altri quartieri. Che cos'è una
terra di conquista? Per esempio, il progetto del porto che
ci priverà della spiaggia, l'ultima risorsa ambientale
immediatamente fruibile che ci rimane. Quel progetto ridurrà
la nostra spiaggia in un parcheggio di circa 600
imbarcazioni che, tra partenze ed arrivi, insudiceranno e
degraderanno tutto. Aggiungeteci infine il via vai di auto e
camion per i servizi alle imbarcazioni! Bella
riqualificazione togliere una spiaggia e fare un parcheggio
di barche». Altro tasto dolente, il valore delle abitazioni:
«Sono già deprezzate del 30-40%» dice il Comitato che teme
operazioni come quelle di Senigallia dove «il vecchio
quartiere a ridosso del quale è stato costruito il porto
turistico è rimasto tale e quale e di riqualificazione
neanche l’ombra». Ma obiettivi come l'area ex Antonelli
contrastano - secondo il comitato - con le intenzioni dei
conquistatori. Il Consiglio comunale del 29 settembre 1989
ne deliberò l'acquisto e previde la «realizzazione di un
Centro Polivalente di quartiere con destinazione ricreativa,
commerciale e di ristorazione». Ebbene oggi, aprile 2003 -
si fa notare - «per l'ennesima volta il Piano degli
investimenti del Comune di Falconara elimina nuovamente
(come sta avvenendo da anni) 413.166,00 euro per la
riqualificazione e riuso dell'Area. Anzi, furbescamente
posticipa di anno in anno l'uso di quel denaro che, intanto,
va a beneficiare altri. L'Area Antonelli è stata condannata
dall'Amministrazione comunale alla stessa fine cui ha
condannato la Scuola Elementare e Materna». Il comitato
ricorda a Carletti che il 28 Marzo 2000 garantì l’avvio dei
lavori nell’area per per il mese di Febbraio 2001. Non solo:
iI 16 Novembre 2001 (verbale del Consiglio Comunale)
l'Assessore Giovanni Graziosi - rammenta il Comitato -
dichiarò: “Il progetto ha già un suo finanziamento per un
primo stralcio di un miliardo? Possiamo prevedere che questo
avvio dei lavori possa avvenire verso la fine del prossimo
anno solare, quindi verso la fine del 2002". Promesse
mancate, degrado che avanza. Tanto basta, dicono quelli del
Comitato, per organizzare manifestazioni di protesta che
saranno messe in calendario nei prossimi giorni e alle quali
i cittadini sono stati invitati a partecipare. |
|
CORRIERE ADRIATICO |
"L'Api non accetta nessun
ricatto"
Brachetti Peretti: Niente
soldi in cambio della concessione
di Marina Minelli
"Mi dispiace, ma io non
accetto ricatti politici di alcun genere, da nessuno, tanto
meno dal sindaco di Falconara". Aldo Brachetti Peretti,
presidente dell'Api, non è neanche disposto ad usare mezzi
termini o i giri di parole della diplomazia, la sua
posizione è chiara e netta ed al primo cittadino ha già
avuto modo di far presente che dall'azienda di soldi non ne
arriveranno, né per la ipotizzata "fondazione", né per
altro. "Figuriamoci - ha puntualizzato Brachetti Peretti
durante una pausa del convegno svoltosi ieri ad Ancona -
Carletti ha lavorato in raffineria per cinque anni come
ragioniere, lo conosco bene, ma non sono disposto a cedere.
Vuole soldi per la città, è la sola condizione per avere
l'assenso del Comune al rinnovo della concessione". "Mi ha
detto "Lei deve investire sul territorio", ma io di impegni
in questo senso non voglio né posso prenderne". Tra l'altro,
ha fatto notare il presidente dell'Api, "il sindaco di
Falconara non ha competenze dirette in materia, quindi,
trovo assurda la sua richiesta quando poi alla fine non è
lui a decidere sulla proroga della concessione. Ho la
sensazione che Carletti voglia ottenere cose impossibili e
soprattutto che ormai sia confinato in una posizione dalla
quale non riesce ad uscire". Insomma, definitivamente
tramontata la prospettiva di un accordo fra comune-azienda
per il finanziamento delle attività sociali e culturali,
Brachetti Peretti prosegue smentendo le voci che volevano
l'Api interessata all'acquisto della ex Caserma Saracini.
"Non saprei cosa farmene - ha assicurato - Però guardando in
faccia la realtà e cioè l'esistenza della raffineria proprio
di fronte, per cui forse sarebbe meglio evitare di farne un
quartiere residenziale, mi sembra, invece, che un deposito
per la protezione civile sarebbe più adatto". Vivace anche
lo scambio di battute con il presidente regionale del Wwf,
Andrea Dignani, che ad Aldo Brachetti Peretti nel 2000 ha
assegnato il "Premio Attila". "La nostra associazione - ha
spiegato Dignani - chiede disponibilità alla trasparenza ed
all'informazione su quanto avviene all'interno
dell'impianto". "Nulla in contrario", ha replicato il
presidente dell'Api, "ci stiamo impegnando in questo senso,
si è appena concluso un piano pluriennale di investimenti
per 900 milioni di euro con il quale è stato sostanzialmente
cambiato il volto della raffineria e poi a dimostrazione del
nostro interesse alla tutela dell'ambiente c'è la una nuova
petroliera, la Cosmo, arrivata perché vogliamo evitare di
avere a che fare con le carrette del mare". "Come
imprenditore quotidianamente impegnato nell'energia, nelle
sue varie forme - ha sottolineato Brachetti Peretti - so per
esperienza diretta che "produzione di energia" e "sviluppo
sostenibile" costituiscono oggi un binomio inscindibile di
crescita sociale. E per le Marche l'elemento strategico di
base è il Piano Energetico Regionale, atto, da una parte, a
risolvere il dilemma con il quale si confronta la nostra
regione: come coniugare cioè la sua elevata capacità di
crescita economica e la sua già alta qualità della vita con
uno sbilancio energetico fra i più rilevanti d'Italia; e,
dall'altro, a garantire un quadro di certezze agli operatori
energetici che, come l'Api, intendono rispondere con
determinazione, capacità imprenditoriale, disponibilità
finanziaria e competenza specifica a questa sfida".
"Sono dichiarazioni
offensive"
Il presidente dell'azienda "Carletti
ha lavorato in raffineria, lo conosco Vuole denaro per la
città in cambio dell'assenso del Comune al rinnovo"
Dura replica di Graziosi.
Scortichini: "Ci penseranno gli avvocati"
"Può anche l'arroganza essere
una sostanza inquinante? Io credo di si. L'arroganza, poi,
combinata al potere ed al denaro costituisce una miscela
estremamente pericolosa per gli equilibri di quel bene
prezioso che chiamiamo democrazia". Così il segretario dei
Ds di Falconara Giancarlo Scortichini sulle dichiarazioni di
Brachetti Peretti. "Su quelle affermazioni una precisa
valutazione spetterà anche agli avvocati, mentre sul piano
politico occorre rivendicare con forza l'impegno dei
Democratici di Sinistra per la tutela degli interessi di
tutti i cittadini, in primo luogo del bene primario della
salute e della sicurezza e del diritto dei falconaresi di
essere padroni in casa propria". "Brachetti - continua - si
preoccupi pure dei suoi azionisti, noi ci preoccupiamo di
quanti a Falconara vivono e lavorano, sia dentro che fuori
la raffineria". Durissima anche la presa di posizione del
gruppo consiliare della Margherita. "Che Falconara sia un
piccolo paesello e senza l'Api non sarebbe nulla, è una
dichiarazione delirante ed offensiva verso tutti i cittadini
di Falconara", sostiene Giovanni Graziosi. "La vocazione
turistica che la nostra città aveva negli anni 30/40 è stata
completamente eliminata dall'avvento dell'Api. Sino ad
alcuni anni fa, invece del benessere tanto decantato, la
raffineria ha portato inquinamento dell'aria, del mare e del
sottosuolo". Quanto poi ai soldi che il Comune avrebbe
preteso dall'Api, "ricordo che tutto ciò è stato il seguito
di una convenzione votata all'unanimità dal consiglio
comunale nel 1995 e che è stata onorata solo in parte
dall'azienda". "Le affermazioni del presidente dell'Api -
conclude - sono un'offesa verso i componenti
dell'amministrazione comunale e le forze della maggioranza
ma anche verso l'intera città che ha visto per anni bloccato
il suo sviluppo economico, biennale e turistico
Sviluppo sostenibile, si
può fare
Per il futuro occhi puntati
su ricerca scientifica, tecniche innovative e fonti
rinnovabili
Al convegno sulle imprese
energetiche l'azienda prende impegni
E' possibile conciliare
produzione industriale e compatibilità ambientale
nell'ottica di uno sviluppo economico sostenibile? Non ci
sono dubbi, secondo i relatori del convegno organizzato da
Raffineria Api in collaborazione con Confindustria Marche ed
associazione degli economisti per l'energia, perché tutto si
gioca oggi sul problema delle fonti energetiche e della
copertura del fabbisogno crescente (in Italia, ma anche e
soprattutto nelle Marche) di energia che sarà fornita,
almeno per altri 40 anni, dal petrolio. In futuro però, la
corretta gestione della filiera energetica, passerà
attraverso la ricerca scientifica, cui spettano, hanno
precisato Ettore Olmo e Francesco Regoli dell'Università
Politecnica delle Marche, "una corretta interpretazione dei
fenomeni, lo studio degli aspetti ambientali salienti, anche
tramite nuove metodologie, e la fornitura di solide basi
tecniche e scientifiche alle decisioni politiche sul governo
del territorio". Nel futuro, inoltre, c'è anche il
Protocollo di Kyoto, con i suoi obiettivi, che, ha ricordato
Gianni Silvestrini del Kyoto Club, "rendono necessari nuovi
investimenti per modernizzare gli impianti esistenti,
adottare tecnologie innovative e puntare decisamente allo
sviluppo delle fonti rinnovabili". Quanto alle Marche Aldo
Brachetti Peretti e Clemente Napoletano, rispettivamente
presidente ed amministratore delegato dell'Api, hanno
evidenziato l'impegno a ridurre l'impatto ambientale
dell'azienda, mentre il vice presidente della Regione Gian
Mario Spacca ha parlato del Piano Energetico Regionale,
recentemente consegnato dall'università alla giunta
regionale che dovrà sottoporlo all'approvazione del
consiglio, "basato su misurazioni e simulazioni e su un
confronto molto concreto per tutto quanto concerne gli
scenari alternativi e sull'equilibrio tra la domanda e
l'offerta". Il vice ministro per l'economia Mario
Baldassarri da parte sua ha messo l'accento sull'importanza
delle tecnologie per la riduzione e la valutazione
dell'impatto ambientale e sulla necessità di superare "la
vecchia, obsoleta ed ipocrita contrapposizione fra sviluppo
ed ambiente, oggi del tutto sterile e fine a se stessa".
"Oggi non ha più senso celebrare il modello marchigiano e
basta - ha commentato Baldassarri - sappiamo tutti quanto
sia bello e come funziona bene, adesso la sfida per la
classe dirigente è saper trovare la strada giusta per il
futuro della regione facendo le scelte appropriate in tutti
i settori anche quello energetico". |
|
LIBERAZIONE |
Fiamme nel
cantiere navale
Diciassette operai
intossicati dal fumo. Dopo i morti di Napoli è allarme
sicurezza
Genova, incendio devasta nave
in costruzione
di Roberto Farneti
Diciassette operai
intossicati dal fumo, per una tragedia questa volta solo
sfiorata, mentre ci si interroga sulle cause dell'esplosione
che l'altro giorno ha provocato la morte di quattro operai
alla Ppg di Caivano, in provincia di Napoli. Una cosa è
certa: l'incendio scoppiato ieri sulla nave "Costa Fortuna",
in costruzione nello stabilimento Fincantieri di Sestri
Ponente, ripropone con forza il tema della sicurezza per i
lavoratori e per le popolazioni che vivono in prossimità di
stabilimenti che utilizzano per le loro produzioni materiali
esplosivi o infiammabili. In altre parole, bisogna capire
come si può evitare che si ripetano episodi come quelli di
domenica scorsa, con gli abitanti di Civitanova Marche
terrorizzati per ore dalla nuvola di fumo denso e acre alta
300 metri fuoriuscita da una industria di vernici, la Ica,
devastata da un incendio. Tre incidenti gravi nel giro di 24
ore rappresentano un campanello d'allarme che non si può
ignorare. Come intervenire? Per il ministro dell'Ambiente,
Altero Matteoli, la strada da seguire è quella di
allontanare il pericolo: «In Italia - dice al Corriere della
Sera - ci sono troppe industrie pericolose dentro i centri
abitati. Bisogna delocalizzare. E lo Stato è pronto a fare
la sua parte, anche dal punto di vista economico», sotto
forma di sgravi fiscali. La proposta di Matteoli non
convince Fulvio Aurora, vice presidente di Medicina
democratica e responsabile sanità di Rifondazione comunista:
«E' giusto proporre che queste industrie vengano
delocalizzate - osserva Aurora - ma questo da un lato non
esime le direzioni aziendali dall'applicare le leggi sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro e a tutela dell'ambiente e,
dall'altro, non esime le istituzioni dall'obbligo di
controllare che queste norme vengano rispettate». Il primo
passo potrebbe essere la verifica dei piani di sicurezza
predisposti a livello locale per le industrie "a rischio di
incidente rilevante". C'è poi un problema di coerenza tra le
parole e i fatti. Basti pensare che né la Ppg di Caivano né
la Ica di Civitanova Marche figurano nell'elenco degli
impianti pericolosi, aggiornato all'ottobre 2002, che si
trova sul sito del ministero dell'Ambiente. «Al ministro
Matteoli chiedo: l'Api di Falconara verrà delocalizzata?»,
incalza Aurora. Tornando alla Fincantieri di Genova, non è
esagerato gridare allo scampato pericolo. Basti pensare che
ci sono volute tre ore e mezzo per domare l'incendio,
scoppiato intorno alle 13, che ha semidistrutto la "Costa
Fortuna". Il destino ha voluto che a quell'ora molti
lavoratori erano in pausa pranzo: se qualcuno si fosse
trovato all'interno dello scafo, come spesso capita ai
dipendenti delle ditte appaltatrici, il bilancio avrebbe
potuto essere ben più tragico. Meno grave del previsto anche
il danno economico: la nave, ha assicurato ieri la
Fincantieri, «sarà consegnata il prossimo novembre alla
società armatrice Costa Crociere, come da accordi presi». E'
stato invece già consegnato alla procura di Napoli il
rapporto dei Vigili del Fuoco sull'incidente alla Ppg di
Caivano. L'ipotesi di un'esplosione del serbatoio contenente
azoto gassoso non trova tuttavia d'accordo il professore
Paolo Corradini, docente fuori ruolo di Chimica industriale
dell'Università Federico II di Napoli. «Un'esplosione di
azoto - ha spiegato al quotidiano Il Mattino è un evento
raro. Non so cosa possa essere accaduto. Ma una possibilità
- ha sottolineato l'esperto - è che qualcosa non abbia
funzionato nelle valvole del serbatoio e che vi sia stata
una fuoriuscita così violenta da essere quasi esplosiva».
Per il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino,
non c'è spiegazione che tenga: «Sono morti quattro operai -
ha ricordato ieri - e questo ci dice quanto sia ancora lungo
il cammino da fare nel nostro Paese nel settore della
sicurezza sui posti di lavoro». |
|
|