RASSEGNA STAMPA 15.04.2003

 

MESSAGGERO
L’Api mette in campo tutta la sua energia

Esperti e imprenditori a confronto ad Ancona su sviluppo sostenibile e compatibilità ambientale. Sullo sfondo il rinnovo della concessione

Brachetti Peretti: «Pianificazione strategica e necessaria per mandare avanti la regione»

di GIULIA VISCI

ANCONA - Il futuro energetico dovrà passare attraverso uno sviluppo sostenibile, e con questo fare necessariamente i conti. Lo hanno sottolineato industriali, politici, studiosi ed esperti del settore intervenuti ieri al convegno promosso da Unione Petrolifera, Confindustria Marche e Associazione italiana economisti dell’energia (Aiee) con la collaborazione di Api Raffineria su “Aziende energetiche: sviluppo sostenibile e compatibilità ambientale". Sul tavolo dei relatori di Palazzo degli Anziani Gian Mario Spacca, vice presidente della Regione, Aldo Brachetti Peretti, presidente Api, Edgardo Curcio, presidente Aiee, Pasquale De Vita, presidente Unione Petrolifera, Carlo Lucarelli, presidente Confindustria Marche, Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club, Ettore Olmo, preside Facoltà Scienze Naturali e Francesco Regoli, docente ecotossicologia Università Politecnica delle Marche, Oraldo De Toni, segretario politico Federazione europea sindacati dell’energia, Gaetano Trizio, amministratore delegato Dnv Italia, Clemente Napolitano, amministratore delegato Api, Mario Baldassarri, vice ministro Economia e Fianze. «Abbiamo di fronte a noi delle scadenze importanti, quelle del 2015, del 2020. Ciò che viene deciso adesso avrà un impatto per i prossimi 20 o 30 anni - ha detto Baldassarri - I nostri amministratori hanno una enorme responsabilità in tal senso. Devono fare scelte chiare e darsi tempi certi su temi di fondamentale importanza quale è il piano energetico. E’ giusto celebrare il modello di sviluppo marchigiano, ma non dimentichiamo che le feste durano poco». Il 2020 è una data che suona familiare nella vicenda legata al rinnovo della raffineria Api. Un invito alla Regione che dovrà pronunciarsi entro giugno sul rinnovo della concessione? Certo è che a fronte dell’imminente approvazione del nuovo Piano energetico delle Marche, è difficile ipotizzare una scelta della Regione che possa penalizzare il futuro sviluppo dell’impianto falconarese. «Il Piano energetico regionale sarà oggetto di una prossima riunione di giunta - ha sottolineato Gian Mario Spacca - Vogliamo approvarlo al più presto in Consiglio regionale: dobbiamo poter mettere mano all’anomalia della nostra regione che è quella di essere fortemente deficitaria sul fronte energetico. Elemento assolutamente negativo perché penalizza le nostre imprese facendo loro perdere competitività rispetto a quelle di territori che hanno più facile accesso alle fonti energetiche». Sul Piano energetico regionale punta l’attenzione anche il presidente dell’Api, Aldo Brachetti Peretti. «E’ l’elemento strategico di base atto, da una parte, a risolvere il dilemma con il quale si confronta la nostra regione: come coniugare cioè la sua elevata capacità di crescita economica e la sua già alta qualità della vita con uno sbilancio energetico fra i più rilevanti d’Italia; e, dall’altro, a garantire un quadro di certezze agli operatori energetici che - come l’Api - intendono rispondere con determinazione, capacità imprenditoriale, disponibilità finanziaria e competenza specifica a questa sfida». Il deficit energetico preoccupa il mondo dell’economia. Nel suo intervento, il presidente di Confindustria Marche, Carlo Lucarelli, ha messo in evidenza «il senso di difficoltà e di incertezza che sentiamo oggi molto presente. Oltre alla capacità di creare reddito e distribuire ricchezza - ha detto Lucarelli - oggi è compito dell’impresa preoccuparsi anche dello sviluppo sociale e ambientale del territorio in cui essa opera. La nostra regione importa oltre il 50 % dell’energia che consuma e può contare su una dorsale assai limitata per la sua distribuzione». Una nota polemica ha segnato a margine la giornata di lavori. «Abbiamo investito su questo piccolo paese (Falconara, ndr)che non sarebbe stato niente senza l’Api», ha detto Brachetti Peretti in un’intervista alla Rai in cui ha anche asserito che l’Api non è disposta a elargizioni prima che sia chiarito il futuro. Risentita e immediata la reazione del capogruppo consiliare della Margherita, Giovanni Graziosi e del segretario dei Ds Scortichini.

Troppe promesse a vuoto, Villanova agitata

FALCONARA - Villanova è stufa di aspettare e proclama, attraverso il suo comitato, lo stato di agitazione. «Ma che bell'asfalto in via Flaminia! E le aiuole! Ma perché vi lamentate sempre a Villanova? Il sindaco ha detto che riqualificherà il quartiere! E' esattamente questo - affermano quelli del comitato - che ci sentiamo ripetere da amici, conoscenti ed avversari. Loro vedono e si fermano alla sola apparenza della via Flaminia, una specie di facciata del quartiere, e dimenticano (o fanno finta di non sapere) che intorno c'è tutto un quartiere con strade, marciapiedi ed aree in degrado, come l'ex Nord Legno. Ormai lo andiamo ripetendo da tanto tempo: per l'Amministrazione comunale di Falconara il territorio di Villanova è terra di frontiera, dimenticata, mentre per qualcun altro è terra di conquista. Per l'uno e per l'altro i residenti danno oggettivamente fastidio perché, abitandoci, i residenti chiedono manutenzioni, pulizia e spazi sociali come per gli altri quartieri. Che cos'è una terra di conquista? Per esempio, il progetto del porto che ci priverà della spiaggia, l'ultima risorsa ambientale immediatamente fruibile che ci rimane. Quel progetto ridurrà la nostra spiaggia in un parcheggio di circa 600 imbarcazioni che, tra partenze ed arrivi, insudiceranno e degraderanno tutto. Aggiungeteci infine il via vai di auto e camion per i servizi alle imbarcazioni! Bella riqualificazione togliere una spiaggia e fare un parcheggio di barche». Altro tasto dolente, il valore delle abitazioni: «Sono già deprezzate del 30-40%» dice il Comitato che teme operazioni come quelle di Senigallia dove «il vecchio quartiere a ridosso del quale è stato costruito il porto turistico è rimasto tale e quale e di riqualificazione neanche l’ombra». Ma obiettivi come l'area ex Antonelli contrastano - secondo il comitato - con le intenzioni dei conquistatori. Il Consiglio comunale del 29 settembre 1989 ne deliberò l'acquisto e previde la «realizzazione di un Centro Polivalente di quartiere con destinazione ricreativa, commerciale e di ristorazione». Ebbene oggi, aprile 2003 - si fa notare - «per l'ennesima volta il Piano degli investimenti del Comune di Falconara elimina nuovamente (come sta avvenendo da anni) 413.166,00 euro per la riqualificazione e riuso dell'Area. Anzi, furbescamente posticipa di anno in anno l'uso di quel denaro che, intanto, va a beneficiare altri. L'Area Antonelli è stata condannata dall'Amministrazione comunale alla stessa fine cui ha condannato la Scuola Elementare e Materna». Il comitato ricorda a Carletti che il 28 Marzo 2000 garantì l’avvio dei lavori nell’area per per il mese di Febbraio 2001. Non solo: iI 16 Novembre 2001 (verbale del Consiglio Comunale) l'Assessore Giovanni Graziosi - rammenta il Comitato - dichiarò: “Il progetto ha già un suo finanziamento per un primo stralcio di un miliardo? Possiamo prevedere che questo avvio dei lavori possa avvenire verso la fine del prossimo anno solare, quindi verso la fine del 2002". Promesse mancate, degrado che avanza. Tanto basta, dicono quelli del Comitato, per organizzare manifestazioni di protesta che saranno messe in calendario nei prossimi giorni e alle quali i cittadini sono stati invitati a partecipare.

 
CORRIERE ADRIATICO
"L'Api non accetta nessun ricatto"

Brachetti Peretti: Niente soldi in cambio della concessione

di Marina Minelli

"Mi dispiace, ma io non accetto ricatti politici di alcun genere, da nessuno, tanto meno dal sindaco di Falconara". Aldo Brachetti Peretti, presidente dell'Api, non è neanche disposto ad usare mezzi termini o i giri di parole della diplomazia, la sua posizione è chiara e netta ed al primo cittadino ha già avuto modo di far presente che dall'azienda di soldi non ne arriveranno, né per la ipotizzata "fondazione", né per altro. "Figuriamoci - ha puntualizzato Brachetti Peretti durante una pausa del convegno svoltosi ieri ad Ancona - Carletti ha lavorato in raffineria per cinque anni come ragioniere, lo conosco bene, ma non sono disposto a cedere. Vuole soldi per la città, è la sola condizione per avere l'assenso del Comune al rinnovo della concessione". "Mi ha detto "Lei deve investire sul territorio", ma io di impegni in questo senso non voglio né posso prenderne". Tra l'altro, ha fatto notare il presidente dell'Api, "il sindaco di Falconara non ha competenze dirette in materia, quindi, trovo assurda la sua richiesta quando poi alla fine non è lui a decidere sulla proroga della concessione. Ho la sensazione che Carletti voglia ottenere cose impossibili e soprattutto che ormai sia confinato in una posizione dalla quale non riesce ad uscire". Insomma, definitivamente tramontata la prospettiva di un accordo fra comune-azienda per il finanziamento delle attività sociali e culturali, Brachetti Peretti prosegue smentendo le voci che volevano l'Api interessata all'acquisto della ex Caserma Saracini. "Non saprei cosa farmene - ha assicurato - Però guardando in faccia la realtà e cioè l'esistenza della raffineria proprio di fronte, per cui forse sarebbe meglio evitare di farne un quartiere residenziale, mi sembra, invece, che un deposito per la protezione civile sarebbe più adatto". Vivace anche lo scambio di battute con il presidente regionale del Wwf, Andrea Dignani, che ad Aldo Brachetti Peretti nel 2000 ha assegnato il "Premio Attila". "La nostra associazione - ha spiegato Dignani - chiede disponibilità alla trasparenza ed all'informazione su quanto avviene all'interno dell'impianto". "Nulla in contrario", ha replicato il presidente dell'Api, "ci stiamo impegnando in questo senso, si è appena concluso un piano pluriennale di investimenti per 900 milioni di euro con il quale è stato sostanzialmente cambiato il volto della raffineria e poi a dimostrazione del nostro interesse alla tutela dell'ambiente c'è la una nuova petroliera, la Cosmo, arrivata perché vogliamo evitare di avere a che fare con le carrette del mare". "Come imprenditore quotidianamente impegnato nell'energia, nelle sue varie forme - ha sottolineato Brachetti Peretti - so per esperienza diretta che "produzione di energia" e "sviluppo sostenibile" costituiscono oggi un binomio inscindibile di crescita sociale. E per le Marche l'elemento strategico di base è il Piano Energetico Regionale, atto, da una parte, a risolvere il dilemma con il quale si confronta la nostra regione: come coniugare cioè la sua elevata capacità di crescita economica e la sua già alta qualità della vita con uno sbilancio energetico fra i più rilevanti d'Italia; e, dall'altro, a garantire un quadro di certezze agli operatori energetici che, come l'Api, intendono rispondere con determinazione, capacità imprenditoriale, disponibilità finanziaria e competenza specifica a questa sfida".

"Sono dichiarazioni offensive"

Il presidente dell'azienda "Carletti ha lavorato in raffineria, lo conosco Vuole denaro per la città in cambio dell'assenso del Comune al rinnovo"

Dura replica di Graziosi. Scortichini: "Ci penseranno gli avvocati"

"Può anche l'arroganza essere una sostanza inquinante? Io credo di si. L'arroganza, poi, combinata al potere ed al denaro costituisce una miscela estremamente pericolosa per gli equilibri di quel bene prezioso che chiamiamo democrazia". Così il segretario dei Ds di Falconara Giancarlo Scortichini sulle dichiarazioni di Brachetti Peretti. "Su quelle affermazioni una precisa valutazione spetterà anche agli avvocati, mentre sul piano politico occorre rivendicare con forza l'impegno dei Democratici di Sinistra per la tutela degli interessi di tutti i cittadini, in primo luogo del bene primario della salute e della sicurezza e del diritto dei falconaresi di essere padroni in casa propria". "Brachetti - continua - si preoccupi pure dei suoi azionisti, noi ci preoccupiamo di quanti a Falconara vivono e lavorano, sia dentro che fuori la raffineria". Durissima anche la presa di posizione del gruppo consiliare della Margherita. "Che Falconara sia un piccolo paesello e senza l'Api non sarebbe nulla, è una dichiarazione delirante ed offensiva verso tutti i cittadini di Falconara", sostiene Giovanni Graziosi. "La vocazione turistica che la nostra città aveva negli anni 30/40 è stata completamente eliminata dall'avvento dell'Api. Sino ad alcuni anni fa, invece del benessere tanto decantato, la raffineria ha portato inquinamento dell'aria, del mare e del sottosuolo". Quanto poi ai soldi che il Comune avrebbe preteso dall'Api, "ricordo che tutto ciò è stato il seguito di una convenzione votata all'unanimità dal consiglio comunale nel 1995 e che è stata onorata solo in parte dall'azienda". "Le affermazioni del presidente dell'Api - conclude - sono un'offesa verso i componenti dell'amministrazione comunale e le forze della maggioranza ma anche verso l'intera città che ha visto per anni bloccato il suo sviluppo economico, biennale e turistico

Sviluppo sostenibile, si può fare

Per il futuro occhi puntati su ricerca scientifica, tecniche innovative e fonti rinnovabili

Al convegno sulle imprese energetiche l'azienda prende impegni

E' possibile conciliare produzione industriale e compatibilità ambientale nell'ottica di uno sviluppo economico sostenibile? Non ci sono dubbi, secondo i relatori del convegno organizzato da Raffineria Api in collaborazione con Confindustria Marche ed associazione degli economisti per l'energia, perché tutto si gioca oggi sul problema delle fonti energetiche e della copertura del fabbisogno crescente (in Italia, ma anche e soprattutto nelle Marche) di energia che sarà fornita, almeno per altri 40 anni, dal petrolio. In futuro però, la corretta gestione della filiera energetica, passerà attraverso la ricerca scientifica, cui spettano, hanno precisato Ettore Olmo e Francesco Regoli dell'Università Politecnica delle Marche, "una corretta interpretazione dei fenomeni, lo studio degli aspetti ambientali salienti, anche tramite nuove metodologie, e la fornitura di solide basi tecniche e scientifiche alle decisioni politiche sul governo del territorio". Nel futuro, inoltre, c'è anche il Protocollo di Kyoto, con i suoi obiettivi, che, ha ricordato Gianni Silvestrini del Kyoto Club, "rendono necessari nuovi investimenti per modernizzare gli impianti esistenti, adottare tecnologie innovative e puntare decisamente allo sviluppo delle fonti rinnovabili". Quanto alle Marche Aldo Brachetti Peretti e Clemente Napoletano, rispettivamente presidente ed amministratore delegato dell'Api, hanno evidenziato l'impegno a ridurre l'impatto ambientale dell'azienda, mentre il vice presidente della Regione Gian Mario Spacca ha parlato del Piano Energetico Regionale, recentemente consegnato dall'università alla giunta regionale che dovrà sottoporlo all'approvazione del consiglio, "basato su misurazioni e simulazioni e su un confronto molto concreto per tutto quanto concerne gli scenari alternativi e sull'equilibrio tra la domanda e l'offerta". Il vice ministro per l'economia Mario Baldassarri da parte sua ha messo l'accento sull'importanza delle tecnologie per la riduzione e la valutazione dell'impatto ambientale e sulla necessità di superare "la vecchia, obsoleta ed ipocrita contrapposizione fra sviluppo ed ambiente, oggi del tutto sterile e fine a se stessa". "Oggi non ha più senso celebrare il modello marchigiano e basta - ha commentato Baldassarri - sappiamo tutti quanto sia bello e come funziona bene, adesso la sfida per la classe dirigente è saper trovare la strada giusta per il futuro della regione facendo le scelte appropriate in tutti i settori anche quello energetico".

 
LIBERAZIONE
Fiamme nel cantiere navale

Diciassette operai intossicati dal fumo. Dopo i morti di Napoli è allarme sicurezza

Genova, incendio devasta nave in costruzione

di Roberto Farneti

Diciassette operai intossicati dal fumo, per una tragedia questa volta solo sfiorata, mentre ci si interroga sulle cause dell'esplosione che l'altro giorno ha provocato la morte di quattro operai alla Ppg di Caivano, in provincia di Napoli. Una cosa è certa: l'incendio scoppiato ieri sulla nave "Costa Fortuna", in costruzione nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, ripropone con forza il tema della sicurezza per i lavoratori e per le popolazioni che vivono in prossimità di stabilimenti che utilizzano per le loro produzioni materiali esplosivi o infiammabili. In altre parole, bisogna capire come si può evitare che si ripetano episodi come quelli di domenica scorsa, con gli abitanti di Civitanova Marche terrorizzati per ore dalla nuvola di fumo denso e acre alta 300 metri fuoriuscita da una industria di vernici, la Ica, devastata da un incendio. Tre incidenti gravi nel giro di 24 ore rappresentano un campanello d'allarme che non si può ignorare. Come intervenire? Per il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, la strada da seguire è quella di allontanare il pericolo: «In Italia - dice al Corriere della Sera - ci sono troppe industrie pericolose dentro i centri abitati. Bisogna delocalizzare. E lo Stato è pronto a fare la sua parte, anche dal punto di vista economico», sotto forma di sgravi fiscali. La proposta di Matteoli non convince Fulvio Aurora, vice presidente di Medicina democratica e responsabile sanità di Rifondazione comunista: «E' giusto proporre che queste industrie vengano delocalizzate - osserva Aurora - ma questo da un lato non esime le direzioni aziendali dall'applicare le leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e a tutela dell'ambiente e, dall'altro, non esime le istituzioni dall'obbligo di controllare che queste norme vengano rispettate». Il primo passo potrebbe essere la verifica dei piani di sicurezza predisposti a livello locale per le industrie "a rischio di incidente rilevante". C'è poi un problema di coerenza tra le parole e i fatti. Basti pensare che né la Ppg di Caivano né la Ica di Civitanova Marche figurano nell'elenco degli impianti pericolosi, aggiornato all'ottobre 2002, che si trova sul sito del ministero dell'Ambiente. «Al ministro Matteoli chiedo: l'Api di Falconara verrà delocalizzata?», incalza Aurora. Tornando alla Fincantieri di Genova, non è esagerato gridare allo scampato pericolo. Basti pensare che ci sono volute tre ore e mezzo per domare l'incendio, scoppiato intorno alle 13, che ha semidistrutto la "Costa Fortuna". Il destino ha voluto che a quell'ora molti lavoratori erano in pausa pranzo: se qualcuno si fosse trovato all'interno dello scafo, come spesso capita ai dipendenti delle ditte appaltatrici, il bilancio avrebbe potuto essere ben più tragico. Meno grave del previsto anche il danno economico: la nave, ha assicurato ieri la Fincantieri, «sarà consegnata il prossimo novembre alla società armatrice Costa Crociere, come da accordi presi». E' stato invece già consegnato alla procura di Napoli il rapporto dei Vigili del Fuoco sull'incidente alla Ppg di Caivano. L'ipotesi di un'esplosione del serbatoio contenente azoto gassoso non trova tuttavia d'accordo il professore Paolo Corradini, docente fuori ruolo di Chimica industriale dell'Università Federico II di Napoli. «Un'esplosione di azoto - ha spiegato al quotidiano Il Mattino è un evento raro. Non so cosa possa essere accaduto. Ma una possibilità - ha sottolineato l'esperto - è che qualcosa non abbia funzionato nelle valvole del serbatoio e che vi sia stata una fuoriuscita così violenta da essere quasi esplosiva». Per il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, non c'è spiegazione che tenga: «Sono morti quattro operai - ha ricordato ieri - e questo ci dice quanto sia ancora lungo il cammino da fare nel nostro Paese nel settore della sicurezza sui posti di lavoro».

 
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