RASSEGNA STAMPA 04.04.2003

 

MESSAGGERO
I lavoratori Api entrano nel cuore di Falconara

Il corteo dalla raffineria a piazza Mazzini dove si terranno i comizi de sindacati. La Confartigianato trasporti parteciperà con alcuni camion

Oggi l’astensione di 24 dal lavoro per il rinnovo della concessione. Pronti 1200 fischietti

di GIULIA VISCI

FALCONARA - E’ sciopero. Ventiquattro ore di astensione dal lavoro per ribadire con forza che no, la raffineria Api non deve e non può lasciare Falconara. A niente sono valse le parole del sindaco Carletti che proprio alla vigilia dell’agitazione aveva invitato le rappresentanze sindacali a sedere con lui intorno a un tavolo. A niente sono valse quelle “aperture" contenute nella delibera 126 del 31 marzo. Sciopero doveva essere e sciopero è stato. «Abbiamo voluto leggere una nuova disponibilità dell’amministrazione comunale a discutere del problema - dice Daniele Paolinelli, Cisl - questo è quanto emerge dall’ultima delibera del Comune. Restano però molti passaggi, nelle delibere 125 e 126, che ci costringono a fare valutazioni non positive, passaggi che confermano tutte le nostre preoccupazioni». Il nodo è ancora una volta il Prg del ’99, quello appena approvato dalla Provincia, che rappresenterebbe l’arma in mano al Comune di Falconara nell’infinito duello con la Raffineria. In tal senso, la delibera 125 è chiarissima quando afferma che «lo stesso Piano Regolatore indica la strada da seguire: procedere, per l’area occupata dall’Api, alla redazione di studi e progetti di fattibilità che conducano ad una progressiva riconversione delle attività industriali ad alto rischio oggi presenti in attività diverse e diversificate». Ed è proprio questo a fare paura a sindacati e lavoratori. «Non basta che la Regione dica sì al rinnovo della concessione - spiega Paolo Polonara, Rsu Cgil - se il Comune non stralcia dal Prg tutte le parti relative alla riconversione dell’area in cui oggi si trova l’Api, non si può certo parlare di aperture. Se il Prg sarà adottato così com’è ora, la raffineria sarà di fatto ingessata, impossibilitata a crescere, investire, svilupparsi. Quando il sindaco Carletti ci dirà che intende stralciare dal Prg tutte quelle voci che limitano e di fatto mettono a rischio la sopravvivenza dell’Api, bene, solo allora potremo parlare di aperture. In questo momento, a mio parere, c’è solo ambiguità, con un Prg che diventa quasi uno strumento di ricatto». E così oggi, a partire dalle 8.30, in mille e forse più sfileranno per le vie della città, per difendere il posto di lavoro di oggi e la certezza del lavoro di domani. «Abbiamo ordinato 1.200 fischietti, prevediamo di superare il migliaio di partecipanti - dice Andrea Fiordelmondo, Uil - Siamo molto preoccupati. Se la Regione darà l’ok al rinnovo della concessione ma, allo stesso tempo, il Comune approverà il Prg senza modifiche sostanziali, dobbiamo prepararci ad un’incertezza dannosa e improduttiva. Pensiamo innanzitutto al contenzioso che si aprirà con la Regione, con tutto ciò che questo comporterà. Una spada di Damocle sul futuro dell’economia di tutte le Marche». Allo sciopero, organizzato da Cgil, Cisl e Uil, ha dato la propria adesione anche Confartigianato Trasporti Marche che sarà presente anche con alcuni mezzi, «non troppi, però - come precisa il segretario Gasparoni - non vogliamo dare fastidio alla città, ma dare un segno della nostra presenza». Non ha aderito invece la Cna. Concentramento alle 8.30 di fronte all’Api, quindi alle 9 partenza del corteo che percorrerà via Flaminia, via Trieste, via Bixio per arrivare in piazza Mazzini dove parleranno, dalle 12 circa, i rappresentanti sindacali Andrea Fiordelmondo, Roberto Pulita e Gilberto Zoppi.

Petrolio e benzina, i conti non tornano

Ecco perché il greggio cala ma i carburanti diminuiscono poco

di GUGLIELMO QUAGLIAROTTI

ROMA - I lampi di guerra in Medio Oriente si riverberano sui prezzi del greggio che, tra un bombardamento e l’altro, continuano però a scendere. In realtà, da circa un mese, la scommessa dei «brookers» su una vittoria rapida degli angloamericani in Iraq, ha fatto precipitare le quotazioni del brent dai 33,39 dollari del 3 marzo ai 26,36 del 24 marzo, fino ai 28,08 di fine mese. Arrivando ieri a toccare i 24,53 dollari a Londra con un’ulteriore diminuzione del 2,7%. Una «benefica» discesa dei valori che si è tradotta in un calo del 15,9%. Un dato, che se è valso a non infiammare eccessivamente i meccanismi dell’inflazione in Occidente, ha visto però il prezzo della benzina in Italia registrare nello stesso mese di marzo un calo di solo il 2,73%. Anche se è chiaro che il «raffronto» andrebbe fatto con il «prezzo industriale» (dal quale è escluso il «peso» di tasse e Iva che in Italia arriva ad incidere per il 67%), è pur vero che, anche in questo caso, il calo del prezzo ammonterebbe ad un «modesto» meno 6,3%. Un «giallo» che, ancora una volta, ha fatto riesplodere un’antica a mai sopita «querelle» con i consumatori. Perché - chiedono in molti - esiste una forbice così larga tra il calo del greggio e quello della benzina? Ed ancora: per quale motivo i prezzi industriali dei carburanti sembrano muoversi al rialzo più velocemente delle quotazioni del greggio ? Gli interrogativi, nell’altalena dei prezzi alle pompe di questi ultimi due anni, hanno finito con il prendere di mira le compagnie petrolifere. Accusate, spesso, di trarre «benefici illegittimi» dai complessi meccanismi che alimentano i mercati petroliferi. Critiche, dalle quali le compagnie petrolifere si difendono ricordando che «il prezzo industriale di ciascun prodotto petrolifero in Italia, così come in ogni altro Paese ad economia di mercato, non è direttamente legato alle quotazioni internazionali del greggio, bensì all’andamento del prezzo internazionale del prodotto corrispettivo così come si forma sulle Borse internazionali; vale a dire in base alla domanda-offerta come viene rilevato dal Platt’s Oilgram, un’Agenzia internazionale specializzata e indipendente». In pratica, anche nel nostro Paese dove sono presenti 9 compagnie tutte italiane, due estere (Tamoil e K8), Agip-Ip (Gruppo Eni), Erg (Garrone) e Api (Braghetti-Peretti), valgono le regole di un mercato libero dove al costo della materia prima vanno aggiunti i costi operativi che vanno da quelli dei trasporti (nave, nolo, assicurazioni) a quelli delle raffineria e della distribuzione. «In quest’ambito - sostengono gli operatori - il mutamento del prezzo del greggio e quello dei carburanti non è così automatico, per cui se il petrolio diminuisce di 10 la benzina può calare anche di 12 in quanto si tratta di due mercati diversi». Una spiegazione «tecnica» che non lascia però convinte le associazioni dei consumatori. «Noi continuiamo a sostenere - rileva infatti Elio Lannutti, presidente di Adusbef e dell’Intesa dei consumatori - che le compagnie continueranno ad effettuare speculazioni valutarie sui prezzi, almeno fino a quando non renderanno perfettamente trasparenti i criteri in base ai quali acquistano il greggio nonché i riferimenti valutari che riguardano tutta l’operazione. Sarebbe interessante conoscere - continua Lannutti - i tempi che scandiscono le fasi dell’acquisto e l’arrivo dei carburanti sul mercato. Anche perché i bilanci evidenziano profitti che sono tanto più elevati quanto più si muove sia il prezzo del barile che il cambio delle valute in euro-dollaro». Proposte? «Se l’Europa vuole restare competitiva con gli Stati Uniti deve regolare di più gli acquisti con la moneta europea, in quanto il passaggio euro-dollari consente una doppia speculazione sui cambi. Occorre insomma imporre nei rapporti commerciali internazionali l’euro. Ricordo che 20 mesi fa ci ritrovammo con il prezzo della benzina più alta d’Europa perché per un dollaro ci volevano 2300 lire. adesso che l’euro ha surclassato il dollaro vediamo che i nostri carburanti sono ancora tra i più alti d’Europa».

 
IL RESTO DEL CARLINO
Gasolio in mare, i Verdi simulano lo sversamento

FALCONARA — Dopo l'episodio dello sversamento in mare di diversi litri di gasolio durante il caricamento di una nave davanti alla raffineria Api, i Verdi hanno organizzato per domenica una manifestazione simbolica sul problema del petrolio in mare. Alle 10, all' ex piattaforma Bedetti, verrà simulato l'arrivo di una marea nera sulla riva. Successivamente, nella sala ex Fanesi, sarà proiettato il video "Via le carrette dal mare, stop ai rischi in Adriatico", con immagini inedite sul disastro della petroliera "Prestige" in Galizia e sul traffico di petrolio in Adriatico. Previsto anche un collegamento telefonico con Greenpeace Spagna e rappresentanti dei pescatori della Galizia che hanno dato vita ai comitati 'Nunca mais'. Parteciperanno all' iniziativa i comitati cittadini di Falconara, l'associazione il "Falco Azzurro", operatori turistici, associazioni naturalistiche, Wwf. Intanto, il consigliere regionale dei Verdi, Marco Moruzzi, si domanda quale sia la reale natura degli idrocarburi riversati in mare: gasolio per autotrazione, o idrocarburi più pesanti e pertanto più tossici? E chiede il controllo dei residui presenti nella manichetta sequestrata.

Lavoratori Api e Cgia trasporti uniti nel corteo di protesta

FALCONARA — Anche gli artigiani della Cgia partecipano oggi allo sciopero dei lavoratori dell'Api. «Gli autotrasportatori che operano nella raffineria — ricorda Carmine Beccaceci presidente di Confartigianato trasporti — sono quasi 300 con oltre 350 addetti. Hanno fatto investimenti per i soli automezzi pari a 600 milioni di euro, mettendo in campo tecnologie avanzatissime per garantire la sicurezza. Ma non solo: investimenti di grande rilevanza — sottolinea — sono stati fatti anche dalla raffineria sempre per garantire la sicurezza dei lavoratori interni e dell'ambiente circostante. Investimenti che hanno coinvolto anche le professionalità impiegate in questo settore, dalle maestranze interne alla raffineria a tutti gli addetti sia delle imprese subfornitrici e manutentrici a quelle dell'autotrasporto che periodicamente frequentano corsi di aggiornamento». Per la Cgia la riqualificazione di tutta l'area di Fiumesino ha già comportato lo spostamento di diverse imprese dalla chiusura prima della Pibigas al trasferimento poi della Liquigas, alla chiusura della caserma Saracini , al probabile futuro spostamento dello scalo merci presso il costruendo interporto avranno effetti negativi sull'economia falconarese. «Inoltre — ha proseguito Beccaceci — il polo petrolifero falconarese riveste un ruolo strategico per la fornitura energetica non solo per le Marche ma per l'intera Italia centrale. Per questo chiediamo — ha aggiunto Gilberto Gasparoni segretario di Confartigianato trasporti — al presidente della Provincia Giancarli, a quello della giunta regionale D'Ambrosio e all'assessore all'ambiente Amagliani di emettere pareri favorevoli che consentano il rinnovo della concessione».

Discarica, ancora un anno di vita

di Alessandra Pascucci

FALCONARA — Una discarica rediviva, quella di via Saline, attualmente chiusa in forza di un'ordinanza della Provincia. Il progetto predisposto dal Cam per la chiusura finale, il recupero e la riqualificazione ambientale dell'area non esclude, infatti, una ulteriore ricettività dell'impianto: in termini tecnici, l'azienda multiservizi prevede il completamento volumetrico al 31 dicembre 2004. Il piano dei lavori, già approvato dalla giunta comunale, dovrà passare al vaglio della Provincia in sede di conferenza dei servizi. Viene ipotizzato un rimodellamento della collinetta che costituisce attualmente la discarica: si tratterebbe di un innalzamento dell'attuale livello, mantenendo inalterata l'estensione della struttura. «Il passaggio dalla forma "a gradoni" a quella che, in termini tecnici, viene detta "a panettone" — spiega il dirigente Paolo Angeloni — potrebbe rendere ancora ricettiva la discarica per circa un anno, un anno e mezzo». Se il progetto del Cam diventasse operativo, sarebbe temporaneamente possibile risparmiare sui costi di trasporto dei rifiuti, attualmente conferiti alla discarica di Chiaravalle. «Data la vicinanza del sito — aggiunge Angeloni — l'esborso economico è attualmente contenuto; anche per l'impianto chiaravallese, però, si avvicina la saturazione». I moderni criteri di smaltimento, stabiliti dal decreto Ronchi, seguono la filosofia dell' "accentramento". Una volta esaurite le piccole discariche locali, quindi, la Provincia dovrà individuare un unico sito, idoneo a raccogliere i rifiuti dell'intero ambito territoriale. La decisione in proposito potrebbe comportare costi di trasporto molto elevati, che si ripercuoterebbero sugli utenti finali. E' stata proprio la tassa sui rifiuti del 2003 uno dei motivi di malcontento di privati e commercianti: con l'applicazione del decreto, infatti, gli aumenti sono andati dal 40 al 105 per cento. Se da un lato la resurrezione della discarica comunale darebbe un po' di respiro ai falconaresi, dall'altro verrebbe posticipato al 2005 il recupero e la valorizzazione della zona Tesoro. E' stata già definita, comunque, la sistemazione dell'area: la collinetta verrà destinata ad orto botanico. Verrà in pratica ricreata la vegetazione tipica delle colline marchigiane.

 
CORRIERE ADRIATICO
Tutti in spiaggia contro le maree nere

La manifestazione è organizzata dai Verdi, presenti le associazioni ambientaliste falconaresi

Appuntamento davanti alla ex piattaforma Bedetti domenica mattina intorno alle 10.00 per manifestare contro il pericolo delle maree nere, un problema riportato d'attualità anche in zona a seguito dell'incidente dell'altra notte al pontile della raffineria Api anche se si è trattato di un incidente di lievissima entità. All'iniziativa, organizzata dal capo gruppo dei Verdi in consiglio regionale Marco Moruzzi e dai Verdi di Falconara, hanno aderito associazioni ambientaliste locali, come "Il Falco Azzurro", il Wwf, i comitati cittadini di Fiumesino, Villanova e "25 agosto" e gli operatori turistici. "Contiamo su una larga partecipazione - ha spiegato Moruzzi - nonostante il brevissimo preavviso, ma abbiamo voluto affrettare i tempi". In spiaggia ci sarà uno striscione di 100 metri sul quale i bambini potranno incollare disegni e scritte e verrà simulato l'arrivo di una marea nera. Dalle 11 alle 12 e 30 presso la sala ex Fanesi sarà proiettato il video "Via le carrette dal mare - Stop ai rischi in Adriatico" con immagini inedite del disastro della petroliera Prestige in Galizia e sul traffico di greggio in Adriatico. Durante la manifestazione è previsto anche un collegamento via web dalla Galizia con i rappresentanti di Greenpeace Spagna e dei comitati galiziani.

Un solo grido: "Concessione"

In piazza scendono i dipendenti e gli artigiani il cosiddetto indotto della raffineria con tanto di trattori e cisterne Oggi a Falconara si sfila con Cgil, Cisl e Uil

di FEDERICA BURONI

FALCONARA - Oggi all'Api si sciopera. In piazza scendono i lavoratori, dipendenti ma anche gli autostrasportatori, gli artigiani della Confartigianato, il cosiddetto indotto della raffineria. Con tanto di trattori e cisterne. Al fianco di Cgil, Cisl e Uil, i promotori della manifestazione, ci sarà un popolo potenziale di oltre mille unità. Insieme, con il corteo che dalla raffineria sfilerà per le vie della città sino a piazza Mazzini dove si svolgeranno i comizi, si ritroveranno per chiedere il rinnovo della concessione dell'impianto. In soldoni, per difendere il proprio posto di lavoro. "Richiesta legittima, non siamo contro nessuno", spiega Gilberto Zoppi, segretario Cgil di Ancona. Insomma, "è uno sciopero non contro le istituzioni o contro qualcuno, ma per il mantenimento dell'occupazione". Già, perché a scanso di equivoci, "non ci sono alternative, non c'è per ora un serio progetto industriale da proporre". E il sindaco Carletti avrà un ripensamento dell'ultim'ora? "L'operato dei politici del Comune non ci convince, troppe ambiguità", è la risposta di Andrea Fiordelmondo, Uil. E subito: "Non credo ai ripensamenti, ma tutto questo sarà indicativo per l'azienda e per le istituzioni". Per i sindacati, in buona sostanza, è giunto il tempo della chiarezza. "Il 15 giugno è vicino, bisogna che tutti escano allo scoperto, anche l'azienda che deve promuovere una politica di maggiore integrazione con il territorio", fa eco Stefano Mastrovincenzo, segretario Cisl di Ancona. La cartina di tornasole sarà l'incontro del 17 aprile. Per allora, in occasione del tavolo istituzionale, Cgil, Cisl e Uil presidieranno la Regione con un solo obiettivo: avere risposte certe. "Non è pensabile arrivare a ridosso della scadenza senza aver deliberato in modo definitivo sulla concessione", rincara Zoppi. A poche ore dall'inizio della manifestazione, Cgil, Cisl e Uil non si stancano di ripetere che "oggi sarà un'iniziativa per la convivenza pacifica, nel pieno rispetto dei valori". Come auspicato, del resto, anche all'assemblea dei lavoratori: uno sciopero "intelligente" a tutti gli effetti. Allo scopo potrà forse contribuire l'assenza, ma priva di rancori o altro, dei Comitati di Villanova e Fiumesino. Loro, infatti, come assicura Franco Budini, "non saranno in piazza perché il momento è caldo e si vogliono evitare tensioni perché alla fine sarebbe solo una guerra tra poveri". Ma gli altri, gli operai, "hanno tutta la nostra comprensione perché uno sciopero per difendere il lavoro è giusto". Nel mezzo del baillame, l'azienda che si dice pronta "ad osservare quello che succede nella massima libertà con l'intento di garantire la piena serenità ai lavoratori". Il più tranquillo resta comunque il sindaco di Falconara. Che tira dritto per la sua strada. "Uno sciopero contro di me? Non lo penso, è una delle manifestazioni della moderna democrazia al di là delle motivazioni", commenta Giancarlo Carletti. E poi: "Se lo sciopero vuole rimarcare l'attenzione verso la Giunta, ben venga". Davvero convinto? "I nostri atti sono volti alla tutela di tutti - aggiunge - solo che c'è una condizione irrinunciabile: in un lungo periodo il sito va riconvertito. Nessuno deve subire danni". La premessa, per il primo cittadino, è quella di sempre: ognuno rispetti le regole. "Su questi atti - è la sua conclusione - bisogna trovare una soluzione. L'amministrazione si è messa in gioco, sarebbe opportuno che anche gli altri lo facessero". Postilla finale: "Vengo dalla sinistra e dal sindacato e perciò sono aperto a discutere e a pianificare. Su tutto".

In corteo gli autotrasportatori

Anche la Confartigianato si schiera al fianco dei sindacati

FALCONARA - Anche gli artigiani di Confartigianato, trasportatori in testa, parteciperanno oggi allo sciopero dei lavoratori dell'Api indetto da Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo della concessione. La manifestazione comincerà con un corteo in partenza alle 8 e 30 dal piazzale della raffineria. La battaglia per il rinnovo della concessione all'Api - dice una comunicato della Cgia - "è di fondamentale importanza per tutti, siano essi lavoratori dipendenti del petrolchimico, delle imprese e imprenditori che operano con il polo petrolifero di Falconara". Le aziende di autotrasporto che operano per la raffineria, ricorda Carmine Becaceci presidente di Confartigianato trasporti, sono quasi 300, con oltre 350 addetti e hanno fatto investimenti pari a 600 milioni di euro "mettendo in campo tecnologie avanzatissime per garantire la sicurezza". Ma non solo: investimenti di grande rilevanza, secondo la Confartigianato, sono stati fatti anche dalla raffineria sempre per garantire la sicurezza dei lavoratori interni e dell'ambiente circostante. La riqualificazione di tutta l'area di Fiumesino, sottolinea ancora l'associazione, ha già comportato lo spostamento di diverse imprese: dalla chiusura prima della Pibigas al trasferimento poi della Liquigas alla chiusura della caserma Saracini sino al probabile spostamento dello scalo merci. Infine, l'associazione ricorda che "il polo petrolifero falconarese riveste un ruolo strategico per la fornitura energetica delle Marche e dell'intera Italia centrale".

La solidarietà dei Ds: "Basta con le incertezze"

di GIORGIO FABRI

ANCONA - Lo sciopero all'Api vede un intreccio di problemi sindacali, amministrativi e ... politici. A questo proposito abbiamo ascoltato Massimo Vannucci, segretario regionale dei Ds. "Esprimiamo sostegno e solidarietà ai lavoratori dell'Api, delle ditte di appalto e dell'indotto che oggi manifesteranno per le vie di Falconara - spiega - perché si ponga fine allo stato di incertezza che pesa sul futuro occupazionale".

Non ritenete che la manifestazione rappresenti anche uno stimolo per i soggetti pubblici?

"Certamente. In questo contesto è necessario che il tavolo istituzionale, previsto dall'intesa sottoscritta a novembre tra Regione, Provincia e Comune di Falconara, lavori in modo organico: è questo il luogo dove i vari livelli istituzionali devono costruire le decisioni coinvolgendo il mondo del lavoro, dell'imprenditoria e dell'ambientalismo. A questo proposito cogliamo l'occasione per esprimere apprezzamento per il lavoro che il nuovo assessore regionale Marco Amagliani sta portando avanti, con la consapevolezza che chi ha responsabilità deve assumere le decisioni necessarie senza rinvii".

Cosa significa l'Api per Falconara?

"La presenza di un'azienda come l'Api, pur svolgendo un ruolo strategico nella politica energetica nazionale e regionale, è non solo una fonte di reddito per molti lavoratori, ma anche fonte di disagi per la comunità locale. E' indispensabile, quindi, che l'azienda si impegni a garantire la sicurezza degli impianti, il continuo monitoraggio e controllo dei parametri e delle norme che rendono eco-compatibili le attività della Raffineria".

Quale atteggiamento assumete verso la richiesta di rinnovo della concessione?

"Riconfermiamo che non ci sono pregiudiziali aprioristiche e che potranno, a nostro parere, sussistere le condizioni per una valutazione favorevole della richiesta a condizione che si diano credibili garanzie in merito alla messa a punto di prescrizioni e di interventi che rimuovano le condizioni di rischio a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini".

Un eventuale rinnovo non è in contrasto con le aspirazioni del Comune?

"No. E' del tutto legittimo l'obiettivo del Comune per un utilizzo dell'area della raffineria per attività di basso impatto ambientale. Un obiettivo di lungo periodo che non preclude, oggi, alla possibilità di un rinnovo della concessione".

Rumore sorvegliato speciale

Il territorio diviso in sei spicchi, tre le zone a rischio

Inquinamento da fumi, da polveri ed infine da rumore. Il Comune di Falconara sembra abbia dichiarato guerra totale alle fonti di disagio che da anni soffocano i suoi amministrati e, ha commissionato all'Università uno studio che punti alla riduzione dell'inquinamento acustico. E' l'elaborato è stato presentato in Giunta. L'ipotesi di lavoro stata illustrata dal professor Gianni Cesini del Dipartimento di Energetica dell'Università Politecnica delle Marche. Negli elaborati sono state assegnate alle varie parti del territorio di Falconara 6 classi in riferimento. Queste le zone in cui è stato suddiviso il territorio falconarese: classe 1, ne fanno parte le aree particolarmente protette; alla classe 2 appartengono le aree destinate ad uso prevalentemente residenziale; alla tre 3 le zone di tipo misto (aree urbane interessate da traffico veicolare da attività commerciali ); alla 4 le zone di intensa attività umana; alla 5 le zone prevalentemente industriali ed infine, alla 6 le aree esclusivamente industriali. Per ciascuna classe sono stati poi fissati i limiti massimi di esposizione al rumore con lo scopo di migliorare la qualità della vita individuando le situazioni di incompatibilità e prevedendo interventi di risanamento ove necessari. E' stata ravvisata la necessità di uno studio dettagliato per la presenza di molteplici fonti di rumore sul territorio (infrastrutture ferroviarie,stradali, aeroportuali, impianti di produzione a ciclo continuo). Alle zone di Falconara più prossime alle infrastrutture dei trasporti è stata assegnata la classe 4 (quartieri Centro, Villanova e Fiumesino). A quella più prossima all'influenza dei voli da e per l'aeroporto, è stata attribuita la 5 . Classe 3 infine per Falconara Alta e Castelferretti. Il piano comunale di risanamento acustico rappresenta l'elemento- cardine delle attività di riduzione dell'inquinamento sonoro ambientale. Il Comune una volta effettuata la classificazione e la mappatura acustica del proprio territorio, individua le situazioni critiche per le quali risulterà opportuno prevedere interventi di bonifica acustica. Il piano di risanamento acustico, ha l'obiettivo di rimuovere situazioni di inquinamento da rumore e, se possibile, di raggiungere i valori ottimali di qualità acustica. Una volta messa a punto la classificazione acustica, l'atto relativo a questa, deve essere adottato dal Consiglio Comunale e quindi depositato. Contestualmente al deposito , l'atto di classificazione è trasmesso all'Arpam ed ai Comuni confinanti per l'espressione dei pareri.

 
CORRIERE DELLA SERA
Le morti sospette del petrolchimico

Mantova, i dati dell’inchiesta: stroncato da tumore il 41 per cento dei dipendenti deceduti

di Vincenzo Dalai

MANTOVA - Le morti per tumore sono 327 su un totale di 793: il 41,2%, contro un media di poco superiore al 30% nella popolazione in generale. E’ uno dei dati accertati al 31 dicembre del 2002 nel corso della ricerca «di coorte» -dal nome di una delle unità autonome più importanti nella struttura dell’esercito romano -su un campione di 4.459 operai che, tra il 1957 e il ’91 (anno della chiusura di alcuni dei reparti più pericolosi e del cambio societario con l’entrata dell’Eni) hanno lavorato allo stabilimento di Frassine del petrolchimico di Mantova, ex Edison, poi Montedison, Montedipe, Enichem ora Polimeri Europa. Lo scopo di questa ricerca della Asl -iniziata nel ’95 come studio epidemiologico, ma poi legata anche all’inchiesta sul petrolchimico aperta dalla procura nel 1998 - e di quella, parallela, sugli abitanti dei quartieri cittadini sorti intorno al petrolchimico, è accertare se esista un nesso tra la pericolosità delle lavorazioni e il numero e le cause dei decessi: per questo è stata scelta l’indagine «di coorte», cioè su un campione a numero chiuso che viene tenuto sotto controllo fino a quando tutte le persone che ne fanno parte non sono decedute. Nell’ambito di quei 327 decessi per tumore sono stati riscontrati 8 casi di mesotelioma, una rarissima forma di tumore della pleura legata all’amianto, sempre presente nelle strutture degli stabilimenti petrolchimici; e 25 casi di tumori del sangue. Per quanto riguarda la seconda ricerca, quella sulla popolazione residente accanto agli stabilimenti, i dati rivelano che vivere in quei quartieri significa rischiare fino a 30 volte di più rispetto alla cittadinanza media di contrarre un sarcoma delle parti molli. E proprio da Lunetta, con Virgiliana e Frassine uno dei tre quartieri sorti accanto al petrolchimico, erano partite le segnalazioni della dottoressa Gloria Costani che furono alla base dell’inchiesta aperta nel ’98 dal procuratore Domenico Apicella, poi passata ai pm Giulio Tamburini e Marco Martani, che ora stanno analizzando migliaia di carte. Nell’aprile di due anni fa scattò un sequestro alla direzione generale della Montedison a Milano e a quella dell’Enichem di San Donato Milanese, oltre che nello stabilimento di Mantova. Polizia, carabinieri, finanza, funzionari dell’Asl e agenti della forestale, già utilizzati dal pm Felice Casson nei blitz a Marghera, acquisirono montagne di documenti e sul registro degli indagati - con ipotesi di reato dall’omicidio colposo plurimo al disastro doloso - finì il gotha della chimica italiana degli anni ’80 e ’90: Eugenio Cefis, Giorgio Porta, Lorenzo Necci, Sergio Cragnotti. «Attendiamo di conoscere l’esito di queste indagini - spiega l’avvocato Sergio Genovesi, uno dei legali di Montedison, referente locale del coordinatore milanese dei difensori della società Marco De Luca - non siamo a conoscenza di nulla. In alcuni colloqui informali con i magistrati non siamo andati oltre una generica disponibilità a collaborare». A Genovesi la vicenda Montedipe è ben conosciuta. Quando nel ’91 l’allora pretore di Mantova Gianfranco Villani sequestrò parte dello stabilimento perché riversava scarichi inquinanti nel Mincio, lui era sindaco.

 
LA SICILIA
«I dipendenti collaborino con i magistrati»

di Paolo Mangiafico

Con l'arrivo di Carmine Cuomo, presidente di Enichem, ricominciano a fiorire le speranze di un rilancio della chimica nella zona industriale del petrolchimico di Priolo. Il presidente dell'Enichem, nel corso della sua visita siracusana, ha incontrato le organizzazioni sindacali, il prefetto Francesco Alecci, i sindaci dei Comuni di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta. Carmine Cuomo, accompagnato da una qualificata rappresentanza del management dell'Enichem, formata dal direttore delle attività industriali Antonio Raimondi, dal direttore del personale Piero Alvino e dal direttore degli impianti Enichem di Priolo Vito De Nuccio, ha ribadito l'impegno di Enichem a fare ripartire l'impianto di cloro-soda entro questo mese di aprile ed ha preso l'impegno a mantenere in attività lo stesso impianto anche dopo il 31 dicembre 2003, data in cui era stata fissata la sua chiusura definitiva. «Si tratta - ha detto il presidente dell'Enichem - di un impianto che chiude annualmente con un passivo di 100 miliardi delle vecchie lire. Pur tuttavia lo riavvieremo entro il mese e lo lasceremo in marcia anche dopo il prossimo 31 dicembre, mantenendo il funzionamento con le celle a mercurio». Non ci sarà, quindi, la riconversione dell'impianto con le celle a membrana, che significherebbe ammodernamento dell'impianto e investimenti. Si terranno quelle celle a mercurio, causa dell'inquinamento che ha coinvolto nel caso giudiziario proprio i vertici di Enichem. E proprio in merito a questo caso, Carmine Cuomo ha invitato i dipendenti Enichem a collaborare con la magistratura nell'inchiesta giudiziaria che è in corso. Inoltre, il presidente dell'Enichem ha annunciato la presentazione di un progetto per il trattamento delle acque della falda, inquinate da benzene, per il quale oltre ad Enichem e Agip, verranno coinvolti le istituzioni locali e il progetto di bonifica di tutta l'area dell'ex Agrimont. Su questa presenza di Carmine Cuomo ha espresso soddisfazione il ministro Stefania Prestigiacomo. «Si tratta - ha affermato il ministro - di un segnale importante dell'attenzione che i vertici di Enichem dedicano al sito produttivo di Priolo e che fa chiarezza sulle prospettive dell'area». Il sindaco di Siracusa, Titti Bufardeci, ha espresso un giudizio positivo: «Con soddisfazione abbiamo accolto la scelta di Enichem di riavviare il cloro-soda senza tagli al personale e la realizzazione dei progetti di bonifica».

 
LA GAZZETTA DEL SUD
L'impianto clorosoda torna in funzione

Annuncio del presidente dell'Enichem Carmine Cuomo, ieri in visita allo stabilimento priolese

di Alessandro Ricupero

SIRACUSA – È arrivato per un giorno a Siracusa per riportare serenità alla società da lui presieduta. Per dire ai suoi dirigenti di collaborare con la magistratura e per sviluppare alcuni progetti di bonifica dei siti. Ma anche per rinviare la data di chiusura dell'impianto clorosoda, che comunque, resterà un impianto a mercurio. Il presidente dell'Enichem Carmine Cuomo arriva a Siracusa per incontrare i suoi dipendenti e poi i sindacati e le istituzioni e fare il punto sulla situazione nello stabilimento di Priolo Gargallo, dopo l' inchiesta della magistratura che ha coinvolto i vertici aziendali accusati di inquinamento ambientale. «C'è un programma di lavoro – ha detto Cuomo nella sede di Assindustria – previsto per riportare serenità al sito di Priolo. Intanto stiamo per riavviare l'impianto di clorosoda. Ritengo che ripartiremo entro la fine di aprile con un impianto rivisitato, ma che manterrà il funzionamento a mercurio». Slitta invece la data di chiusura dell'impianto prevista per il 31 dicembre di quest'anno, «resteremo sicuramente qualche anno in più». Il presidente Cuomo, accompagnato dall'ingegnere Antonio Raimondi, direttore delle attività industriali Enichem, dal dottore Piero Alvino, direttore personale e organizzazione, e dall'ingegner Vito De Nuccio, direttore dello stabilimento di Priolo, ha ricordato che quella del clorosoda è una produzione che «non ha futuro. È un suicidio mantenere questo ciclo che fa perdere 100 miliardi di vecchie lire l'anno». La difficoltà è stata chiaramente espressa da Cuomo: «il problema è come mantenere in marcia un impianto in attesa di una nuova iniziativa, naturalmente evitando di creare difficoltà sotto il profilo occupazionale». A questo proposito è stato fatto un chiaro riferimento alla necessaria promozione del territorio per cercare di far interessare imprenditori. Ed in questo ha sollecitato anche l'intervento del presidente dell'Associazione degli industriali di Siracusa Ivan Lo Bello, che ieri ha fatto da padrone di casa. Per quanto riguarda l'ossido di propilene, Cuomo ha chiesto del tempo, sicuramente qualche settimana in più, per capire alcuni meccanismi, ma dopo gli incontri con la Dow chemical, si potrà avere un quadro più definito. «È la materia prima che serve alla Dow che dovrà prendere delle decisioni di mercato». In primo piano anche il progetto di bonifica dell'area ex agricoltura di 90 ettari. «Intendiamo sviluppare il progetto nei tempi più brevi possibili. Dopo la bonifica cederemo l'area per altri investimenti». Enichem quindi bonifica i siti per cederli a nuove attività, prolunga la vita del clorosoda ma senza fare modifiche sostanziali, ma resta, almeno per il momento a Priolo: «L'azienda non scappa, lo voglio sottolineare. Ma è logico che la petrolchimica non far più gli investimenti di una volta: dobbiamo essere capaci di progettare qualcosa di diverso e di nuovo». Infine il presidente Enichem ha preannunciato la presentazione di un progetto per il trattamento delle acque di falda per il quale chiederà aiuto anche alle istituzioni locali. Un impianto con Polimeri e Agip di alcune decine di miliardi che produrrà un acqua trattata che servirà al territorio.

Cuomo: «Massima collaborazione coi magistrati»

IL PRESIDENTE DELL'ENICHEM PARLA DELL'INCHIESTA CHE HA INVESTITO LO STABILIMENTO PRIOLESE

di Santino Calisti

SIRACUSA – Due mesi e mezzo dopo i clamorosi arresti disposti dalla magistratura siracusana, secondo cui nello stabilimento di Priolo sarebbero stati smaltiti rifiuti tossici in violazione delle leggi, il presidente dell'Enichem Carmine Cuomo, ieri, per la prima volta, ha parlato della vicenda. Lo ha fatto nel corso di una sua visita a Siracusa servita a fare il punto sui programmi dell'Enichem in questo territorio e in particolare ad annunciare la riapertura, entro la fine del mese, dell'impianto di clorosoda, i cui rifiuti al mercurio sono al centro dell'inchiesta giudiziaria. L'impianto è chiuso dal giorno dopo i clamorosi diciotto arresti, che “decapitarono” i vertici dello stabilimento priolese. «L'Enichem – ha detto – in questa vicenda si considera parte offesa. È per questo che ai magistrati abbiamo offerto la nostra massima collaborazione. Stamattina, quando mi sono recato allo stabilimento di Priolo, ho raccomandato a tutti di tenere un atteggiamento di totale disponibilità nei confronti degli inquirenti». Ed ha aggiunto: «L'Enichem è una grande società, che non ha nulla da nascondere e che non fugge quando è chiamata a rendere conto di qualcosa. Noi siamo pronti, quando è necessario, a guardare al nostro interno e a riconoscere di avere sbagliato, se abbiamo sbagliato, per poi ricostruire la nostra immagine, che questi fatti hanno offuscato». Carmine Cuomo ha, in sostanza, confermato quanto si era già chiaramente delineato nelle scorse settimane, quando i consigli di amministrazione di Enichem e Polimeri Europa, altra società del gruppo Eni, avevano dato incarico al professor Giovanni Grasso e all'avvocato Pietro Amara di condurre indagini all'interno dello stabilimento, per ricostruire i procedimenti con cui erano stati smaltiti i residui delle lavorazioni. I due legali hanno interrogato decine di dipendenti e i verbali degli interrogatori sono già stati consegnati nei giorni scorsi ai magistrati. «Spero – ha detto Carmine Cuomo – che il procuratore capo Roberto Campisi e il sostituto procuratore Maurizio Musco riconoscano e apprezzino la nostra disponibilità a collaborare. Una disponibilità che vuole quantomeno evitare che sia di nuovo la magistratura a rilevare e a contestarci presunte anomalie nell'attività del nostro stabilimento». Infine, il presidente dell'Enichem ha escluso che i programmi della società possano essere influenzati dagli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria: «Lo escludo totalmente. Sono vicende che seguono percorsi assolutamente distinti e indipendenti l'uno dall'altro». Intanto, oggi, alle 11, all'Associazione degli Industrial di Siracusa, si riunirà il tavolo tecnico per l'“Accordo di programma” sulla riqualificazione e reindustrializzazione dei siti petrolchimici siciliani.

Fulc: «Vogliamo conoscere le strategie dell'Eni»

Mentre Bufardeci e il ministro Prestigiacomo si dicono soddisfatti degli impegni assunti dalla società

di Alessandro Ricupero

SIRACUSA – «Prolungare la scadenza del 31 dicembre 2003 per il clorosoda garantisce un lasso di tempo affinché si possa sviluppare il confronto con l'Eni sul piano industriale e sulle scelte strategiche per la chimica». È questo il giudizio della Fulc al termine dell'incontro con il presidente dell'Enichem Cuomo. «Rimane ferma la convinzione – continua la segreteria provinciale della Fulc – che l'Eni debba modificare le sue scelte su Priolo puntando alla riconversione del clorosoda e al rilancio di tutta la linea di produzione. in tal senso la Fulc sollecita l'Enichem affinchè definisca rapidamente con la Dow gli adempimenti utili a garantire la continuità nelle produzioni». La visita del presidente Enichem è stato definito un «segnale importante» dal ministro delle pari opportunità Stefania Prestigiacomo. «Un segnale dell'attenzione che i vertici della società dedicano al sito produttivo locale e che fa chiarezza sulle prospettive dell'area. Sono stati fugati i timori sull'occupazione, a più riprese paventati in questi mesi, anche se, la situazione delle varie realtà è legata al più generale quadro della chimica italiana che attraversa un periodo difficile. Particolare importanza – continua la Prestigiacomo – riveste l'impegno di Enichem, assieme al Ministero dell'Ambiente ed a Sviluppo Italia, sulla bonifica di una vasta area che sarà messa a disposizione di nuove iniziative industriali. Visto il rilievo, sociale oltre che strategico dell'insediamento di Priolo, il Governo ha seguito e segue nelle sedi competenti programmi a medio e lungo termine dell'azienda con particolare riferimento al mantenimento dei livelli occupazionali». Infine il sindaco Titti Bufardeci, che ha incontrato Cuomo insieme ai sindaci di Priolo e Melilli e al presidente delle Provincia Marziano, si è detto soddisfatto per la decisione dell'Enichem di realizzare «un laboratorio ambientale che sarà a disposizione, oltre che delle azienda, dell'intero territorio; e per i progetti di bonifica e risanamento dell'intera area che una volta era utilizzata da Enichem Agricoltura e che sarà riconvertita ad una nuova destinazione produttiva, in collaborazione con Sviluppo Italia. Mi sembra una buona strada per arrivare a quell'intesa che sia propedeutica all'accordo di programma, che per essere credibile deve essere concordato con i soggetti direttamente interessati, cioè governo nazionale, enti locali ed azienda; e deve fare riferimento in maniera esclusiva alla nostra zona industriale».

 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Una società manca all'appello, fra le diverse aziende ad alto rischio ........

Manfredonia Una società manca all'appello, fra le diverse aziende ad alto rischio ambientale che avevano deciso di insediarsi a Manfredonia. Parliamo della Enviroil, società per la «rigenerazione» degli olii minerali usati. Che fine ha fatto la Enviroil? Molti se lo chiedono, e qualcuno teme l'ennesima spada di Damocle pendente sul territorio. L'iniziativa Enviroil consiste nella realizzazione di un impianto per la produzione di gasolio da riscaldamento, ottenuto dal trattamento degli olii esausti approvvigionati dal «Consorzio olii usati». La collocazione, originariamente identificata, era situata nella zona DI49, su 22mila metri quadri. Enviroil rientrava nel contratto d'area, dei quali finanziamenti ha potuto giovarsi, ricevendo la prima tranche nella misura di circa sei miliardi di lire. Quando la Enviroil si presentò a Manfredonia, analogo progetto fu proposto dal gruppo societario anche nell'area di Gela. Apparentemente questo tipo di attività, diceva uno studio del Centro per la Salute Maccararo di Castellanza, interpellato da Medicina Democratica, si configura come una «iniziativa verde», ma a ben guardare si tratta, per l'Enviroil, di una vera e propria «raffineria» di olii esausti per la produzione di combustibili. Come per l'Isosar, che era un'iniziativa privata, e l'Atriplex, di pertinenza di Monte Sant'Angelo e non rientrante nel Contratto d'area, spiega il sindaco di Manfredonia Paolo Campo, anche con la Enviroil non ci sono responsabilità da parte del Comune. La questione rientra nelle procedure del Contratto d'area e, facendo un passo indietro, il motivo che ha bloccato l'Enviroil è stato sinora determinato dalla impossibilità di industrializzare la DI49, impossibilità ora ratificata dalla Regione Puglia in virtù della presenza degli ormai famosi vincoli ambientali SIC. La spada di Damocle è rappresentata dalla eventualità che la Enviroil, memore della procedura aperta con il contratto d'area, ritorni alla ribalta accampando diritti presunti, cercando di aprire una vertenza con il Comune dal quale, ritiene però il sindaco, non avrebbe nulla a pretendere. Vediamo, nel frattempo, cosa è l'Enviroil. L'azienda, spiegava già nel 2000 Medicina Democratica, intende rigenerare gli olii esausti, provenienti da automobili o da macchine utensili, finalizzati alla produzione di combustibile. Non dunque mera rigenerazione degli olii, ma un'attività di raffineria per la produzione di combustibili. La normativa prevede che la priorità nel recupero degli oli usati sia data alla loro rigenerazione, alla produzione di «nuove basi lubrificanti per produrre nuovi olii». Ma al riguardo Medicina Democratica, su dati dell'Arpa, denunciava incongruenze nel progetto Enviroil e metteva in evidenza come un siffatto processo per produrre «combustibili» origina rifiuti e reflui con problemi di incenerimento in loco e di smaltimento non chiariti dallo studio dell'azienda. Altresì era segnalato che la realizzazione dell'impianto è soggetta alla Valutazione di Impatto Ambientale regionale. A.P.

 
ECONEWS (Verdi)
Verdi: "Petrolio in mare: la verità non può affondare"

Qual'è la reale natura degli idrocarburi riversati in mare? Gasolio per autotrazione, o idrocarburi più pesanti e pertanto più tossici? Questi i primi quesiti formulati dai Verdi dopo la vicenda, che chiedono il controllo dei residui presenti nella manichetta sequestrata. La nave presente al pontile della Raffineria è proprio la nuovissima COSMO che è destinata al trasporto degli idrocarburi più pesanti e più tossici che non possono più essere trasportati in navi a scafo singolo più vecchie di 15 anni. Ci sono molti lati oscuri nella vicenda, compreso lo spargimento per l'intera mattina di solventi chimici in mare, ed il transennamento di una intera zona di mare a ridosso di Palombina Vecchia. La verità non può affondare, come è stato fatto per gli idrocarburi riversati in mare ricorrendo ai solventi. Domenica 6 Aprile 2003 a Falconara si terrà una manifestazione simbolica sul problema del petrolio in mare. Alle ore 10.00 nei pressi della ex piattaforma Bedetti (sottopasso 300 m. A Sud Stazione F.S., incrocio via Flaminia e via Trieste, dove verrà simulato l'arrivo di una marea nera sulla riva. Alle ore 11,15 alla Sala ex Fanesi (via Bixio, 2 - angolo P.zza Mazzini, dove alle ore 11.15 verrà proiettato il video "VIA LE CARRETTE DAL MARE - stop ai rischi in Adriatico ". Saranno trasmesse immagini inedite sul disastro della Petroliera Prestige in Galizia e sul traffico di petrolio in Adriatico. Durante la manifestazione ci sarà un collegamento telefonico con i rappresentanti di Greenpeace Spagna e con i rappresentanti dei pescatori della Galizia che hanno dato vita ai Comitati "Nunca mais", animatori del movimento popolare spagnolo contro l'inquinamento da petrolio. Parteciperanno all'iniziativa i Comitati cittadini di Falconara, L'Associazione il Falco Azzurro, Operatori turistici, Associazioni naturalistiche, WWF.

 
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