MESSAGGERO |
I lavoratori Api entrano nel
cuore di Falconara
Il corteo dalla raffineria a
piazza Mazzini dove si terranno i comizi de sindacati. La
Confartigianato trasporti parteciperà con alcuni camion
Oggi l’astensione di 24 dal
lavoro per il rinnovo della concessione. Pronti 1200
fischietti
di GIULIA VISCI
FALCONARA - E’ sciopero.
Ventiquattro ore di astensione dal lavoro per ribadire con
forza che no, la raffineria Api non deve e non può lasciare
Falconara. A niente sono valse le parole del sindaco
Carletti che proprio alla vigilia dell’agitazione aveva
invitato le rappresentanze sindacali a sedere con lui
intorno a un tavolo. A niente sono valse quelle “aperture"
contenute nella delibera 126 del 31 marzo. Sciopero doveva
essere e sciopero è stato. «Abbiamo voluto leggere una nuova
disponibilità dell’amministrazione comunale a discutere del
problema - dice Daniele Paolinelli, Cisl - questo è quanto
emerge dall’ultima delibera del Comune. Restano però molti
passaggi, nelle delibere 125 e 126, che ci costringono a
fare valutazioni non positive, passaggi che confermano tutte
le nostre preoccupazioni». Il nodo è ancora una volta il Prg
del ’99, quello appena approvato dalla Provincia, che
rappresenterebbe l’arma in mano al Comune di Falconara
nell’infinito duello con la Raffineria. In tal senso, la
delibera 125 è chiarissima quando afferma che «lo stesso
Piano Regolatore indica la strada da seguire: procedere, per
l’area occupata dall’Api, alla redazione di studi e progetti
di fattibilità che conducano ad una progressiva
riconversione delle attività industriali ad alto rischio
oggi presenti in attività diverse e diversificate». Ed è
proprio questo a fare paura a sindacati e lavoratori. «Non
basta che la Regione dica sì al rinnovo della concessione -
spiega Paolo Polonara, Rsu Cgil - se il Comune non stralcia
dal Prg tutte le parti relative alla riconversione dell’area
in cui oggi si trova l’Api, non si può certo parlare di
aperture. Se il Prg sarà adottato così com’è ora, la
raffineria sarà di fatto ingessata, impossibilitata a
crescere, investire, svilupparsi. Quando il sindaco Carletti
ci dirà che intende stralciare dal Prg tutte quelle voci che
limitano e di fatto mettono a rischio la sopravvivenza
dell’Api, bene, solo allora potremo parlare di aperture. In
questo momento, a mio parere, c’è solo ambiguità, con un Prg
che diventa quasi uno strumento di ricatto». E così oggi, a
partire dalle 8.30, in mille e forse più sfileranno per le
vie della città, per difendere il posto di lavoro di oggi e
la certezza del lavoro di domani. «Abbiamo ordinato 1.200
fischietti, prevediamo di superare il migliaio di
partecipanti - dice Andrea Fiordelmondo, Uil - Siamo molto
preoccupati. Se la Regione darà l’ok al rinnovo della
concessione ma, allo stesso tempo, il Comune approverà il
Prg senza modifiche sostanziali, dobbiamo prepararci ad
un’incertezza dannosa e improduttiva. Pensiamo innanzitutto
al contenzioso che si aprirà con la Regione, con tutto ciò
che questo comporterà. Una spada di Damocle sul futuro
dell’economia di tutte le Marche». Allo sciopero,
organizzato da Cgil, Cisl e Uil, ha dato la propria adesione
anche Confartigianato Trasporti Marche che sarà presente
anche con alcuni mezzi, «non troppi, però - come precisa il
segretario Gasparoni - non vogliamo dare fastidio alla
città, ma dare un segno della nostra presenza». Non ha
aderito invece la Cna. Concentramento alle 8.30 di fronte
all’Api, quindi alle 9 partenza del corteo che percorrerà
via Flaminia, via Trieste, via Bixio per arrivare in piazza
Mazzini dove parleranno, dalle 12 circa, i rappresentanti
sindacali Andrea Fiordelmondo, Roberto Pulita e Gilberto
Zoppi.
Petrolio e benzina, i
conti non tornano
Ecco perché il greggio cala
ma i carburanti diminuiscono poco
di GUGLIELMO QUAGLIAROTTI
ROMA - I lampi di guerra in
Medio Oriente si riverberano sui prezzi del greggio che, tra
un bombardamento e l’altro, continuano però a scendere. In
realtà, da circa un mese, la scommessa dei «brookers» su una
vittoria rapida degli angloamericani in Iraq, ha fatto
precipitare le quotazioni del brent dai 33,39 dollari del 3
marzo ai 26,36 del 24 marzo, fino ai 28,08 di fine mese.
Arrivando ieri a toccare i 24,53 dollari a Londra con
un’ulteriore diminuzione del 2,7%. Una «benefica» discesa
dei valori che si è tradotta in un calo del 15,9%. Un dato,
che se è valso a non infiammare eccessivamente i meccanismi
dell’inflazione in Occidente, ha visto però il prezzo della
benzina in Italia registrare nello stesso mese di marzo un
calo di solo il 2,73%. Anche se è chiaro che il «raffronto»
andrebbe fatto con il «prezzo industriale» (dal quale è
escluso il «peso» di tasse e Iva che in Italia arriva ad
incidere per il 67%), è pur vero che, anche in questo caso,
il calo del prezzo ammonterebbe ad un «modesto» meno 6,3%.
Un «giallo» che, ancora una volta, ha fatto riesplodere
un’antica a mai sopita «querelle» con i consumatori. Perché
- chiedono in molti - esiste una forbice così larga tra il
calo del greggio e quello della benzina? Ed ancora: per
quale motivo i prezzi industriali dei carburanti sembrano
muoversi al rialzo più velocemente delle quotazioni del
greggio ? Gli interrogativi, nell’altalena dei prezzi alle
pompe di questi ultimi due anni, hanno finito con il
prendere di mira le compagnie petrolifere. Accusate, spesso,
di trarre «benefici illegittimi» dai complessi meccanismi
che alimentano i mercati petroliferi. Critiche, dalle quali
le compagnie petrolifere si difendono ricordando che «il
prezzo industriale di ciascun prodotto petrolifero in
Italia, così come in ogni altro Paese ad economia di
mercato, non è direttamente legato alle quotazioni
internazionali del greggio, bensì all’andamento del prezzo
internazionale del prodotto corrispettivo così come si forma
sulle Borse internazionali; vale a dire in base alla
domanda-offerta come viene rilevato dal Platt’s Oilgram,
un’Agenzia internazionale specializzata e indipendente». In
pratica, anche nel nostro Paese dove sono presenti 9
compagnie tutte italiane, due estere (Tamoil e K8), Agip-Ip
(Gruppo Eni), Erg (Garrone) e Api (Braghetti-Peretti),
valgono le regole di un mercato libero dove al costo della
materia prima vanno aggiunti i costi operativi che vanno da
quelli dei trasporti (nave, nolo, assicurazioni) a quelli
delle raffineria e della distribuzione. «In quest’ambito -
sostengono gli operatori - il mutamento del prezzo del
greggio e quello dei carburanti non è così automatico, per
cui se il petrolio diminuisce di 10 la benzina può calare
anche di 12 in quanto si tratta di due mercati diversi». Una
spiegazione «tecnica» che non lascia però convinte le
associazioni dei consumatori. «Noi continuiamo a sostenere -
rileva infatti Elio Lannutti, presidente di Adusbef e
dell’Intesa dei consumatori - che le compagnie continueranno
ad effettuare speculazioni valutarie sui prezzi, almeno fino
a quando non renderanno perfettamente trasparenti i criteri
in base ai quali acquistano il greggio nonché i riferimenti
valutari che riguardano tutta l’operazione. Sarebbe
interessante conoscere - continua Lannutti - i tempi che
scandiscono le fasi dell’acquisto e l’arrivo dei carburanti
sul mercato. Anche perché i bilanci evidenziano profitti che
sono tanto più elevati quanto più si muove sia il prezzo del
barile che il cambio delle valute in euro-dollaro».
Proposte? «Se l’Europa vuole restare competitiva con gli
Stati Uniti deve regolare di più gli acquisti con la moneta
europea, in quanto il passaggio euro-dollari consente una
doppia speculazione sui cambi. Occorre insomma imporre nei
rapporti commerciali internazionali l’euro. Ricordo che 20
mesi fa ci ritrovammo con il prezzo della benzina più alta
d’Europa perché per un dollaro ci volevano 2300 lire. adesso
che l’euro ha surclassato il dollaro vediamo che i nostri
carburanti sono ancora tra i più alti d’Europa». |
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IL RESTO DEL
CARLINO |
Gasolio in
mare, i Verdi simulano lo sversamento
FALCONARA — Dopo l'episodio
dello sversamento in mare di diversi litri di gasolio
durante il caricamento di una nave davanti alla raffineria
Api, i Verdi hanno organizzato per domenica una
manifestazione simbolica sul problema del petrolio in mare.
Alle 10, all' ex piattaforma Bedetti, verrà simulato
l'arrivo di una marea nera sulla riva. Successivamente,
nella sala ex Fanesi, sarà proiettato il video "Via le
carrette dal mare, stop ai rischi in Adriatico", con
immagini inedite sul disastro della petroliera "Prestige" in
Galizia e sul traffico di petrolio in Adriatico. Previsto
anche un collegamento telefonico con Greenpeace Spagna e
rappresentanti dei pescatori della Galizia che hanno dato
vita ai comitati 'Nunca mais'. Parteciperanno all'
iniziativa i comitati cittadini di Falconara, l'associazione
il "Falco Azzurro", operatori turistici, associazioni
naturalistiche, Wwf. Intanto, il consigliere regionale dei
Verdi, Marco Moruzzi, si domanda quale sia la reale natura
degli idrocarburi riversati in mare: gasolio per
autotrazione, o idrocarburi più pesanti e pertanto più
tossici? E chiede il controllo dei residui presenti nella
manichetta sequestrata.
Lavoratori Api e Cgia
trasporti uniti nel corteo di protesta
FALCONARA — Anche gli
artigiani della Cgia partecipano oggi allo sciopero dei
lavoratori dell'Api. «Gli autotrasportatori che operano
nella raffineria — ricorda Carmine Beccaceci presidente di
Confartigianato trasporti — sono quasi 300 con oltre 350
addetti. Hanno fatto investimenti per i soli automezzi pari
a 600 milioni di euro, mettendo in campo tecnologie
avanzatissime per garantire la sicurezza. Ma non solo:
investimenti di grande rilevanza — sottolinea — sono stati
fatti anche dalla raffineria sempre per garantire la
sicurezza dei lavoratori interni e dell'ambiente
circostante. Investimenti che hanno coinvolto anche le
professionalità impiegate in questo settore, dalle
maestranze interne alla raffineria a tutti gli addetti sia
delle imprese subfornitrici e manutentrici a quelle
dell'autotrasporto che periodicamente frequentano corsi di
aggiornamento». Per la Cgia la riqualificazione di tutta
l'area di Fiumesino ha già comportato lo spostamento di
diverse imprese dalla chiusura prima della Pibigas al
trasferimento poi della Liquigas, alla chiusura della
caserma Saracini , al probabile futuro spostamento dello
scalo merci presso il costruendo interporto avranno effetti
negativi sull'economia falconarese. «Inoltre — ha proseguito
Beccaceci — il polo petrolifero falconarese riveste un ruolo
strategico per la fornitura energetica non solo per le
Marche ma per l'intera Italia centrale. Per questo chiediamo
— ha aggiunto Gilberto Gasparoni segretario di
Confartigianato trasporti — al presidente della Provincia
Giancarli, a quello della giunta regionale D'Ambrosio e
all'assessore all'ambiente Amagliani di emettere pareri
favorevoli che consentano il rinnovo della concessione».
Discarica, ancora un anno
di vita
di Alessandra Pascucci
FALCONARA — Una discarica
rediviva, quella di via Saline, attualmente chiusa in forza
di un'ordinanza della Provincia. Il progetto predisposto dal
Cam per la chiusura finale, il recupero e la
riqualificazione ambientale dell'area non esclude, infatti,
una ulteriore ricettività dell'impianto: in termini tecnici,
l'azienda multiservizi prevede il completamento volumetrico
al 31 dicembre 2004. Il piano dei lavori, già approvato
dalla giunta comunale, dovrà passare al vaglio della
Provincia in sede di conferenza dei servizi. Viene
ipotizzato un rimodellamento della collinetta che
costituisce attualmente la discarica: si tratterebbe di un
innalzamento dell'attuale livello, mantenendo inalterata
l'estensione della struttura. «Il passaggio dalla forma "a
gradoni" a quella che, in termini tecnici, viene detta "a
panettone" — spiega il dirigente Paolo Angeloni — potrebbe
rendere ancora ricettiva la discarica per circa un anno, un
anno e mezzo». Se il progetto del Cam diventasse operativo,
sarebbe temporaneamente possibile risparmiare sui costi di
trasporto dei rifiuti, attualmente conferiti alla discarica
di Chiaravalle. «Data la vicinanza del sito — aggiunge
Angeloni — l'esborso economico è attualmente contenuto;
anche per l'impianto chiaravallese, però, si avvicina la
saturazione». I moderni criteri di smaltimento, stabiliti
dal decreto Ronchi, seguono la filosofia dell'
"accentramento". Una volta esaurite le piccole discariche
locali, quindi, la Provincia dovrà individuare un unico
sito, idoneo a raccogliere i rifiuti dell'intero ambito
territoriale. La decisione in proposito potrebbe comportare
costi di trasporto molto elevati, che si ripercuoterebbero
sugli utenti finali. E' stata proprio la tassa sui rifiuti
del 2003 uno dei motivi di malcontento di privati e
commercianti: con l'applicazione del decreto, infatti, gli
aumenti sono andati dal 40 al 105 per cento. Se da un lato
la resurrezione della discarica comunale darebbe un po' di
respiro ai falconaresi, dall'altro verrebbe posticipato al
2005 il recupero e la valorizzazione della zona Tesoro. E'
stata già definita, comunque, la sistemazione dell'area: la
collinetta verrà destinata ad orto botanico. Verrà in
pratica ricreata la vegetazione tipica delle colline
marchigiane.
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CORRIERE ADRIATICO |
Tutti in spiaggia contro le
maree nere
La manifestazione è
organizzata dai Verdi, presenti le associazioni
ambientaliste falconaresi
Appuntamento davanti alla ex
piattaforma Bedetti domenica mattina intorno alle 10.00 per
manifestare contro il pericolo delle maree nere, un problema
riportato d'attualità anche in zona a seguito dell'incidente
dell'altra notte al pontile della raffineria Api anche se si
è trattato di un incidente di lievissima entità.
All'iniziativa, organizzata dal capo gruppo dei Verdi in
consiglio regionale Marco Moruzzi e dai Verdi di Falconara,
hanno aderito associazioni ambientaliste locali, come "Il
Falco Azzurro", il Wwf, i comitati cittadini di Fiumesino,
Villanova e "25 agosto" e gli operatori turistici. "Contiamo
su una larga partecipazione - ha spiegato Moruzzi -
nonostante il brevissimo preavviso, ma abbiamo voluto
affrettare i tempi". In spiaggia ci sarà uno striscione di
100 metri sul quale i bambini potranno incollare disegni e
scritte e verrà simulato l'arrivo di una marea nera. Dalle
11 alle 12 e 30 presso la sala ex Fanesi sarà proiettato il
video "Via le carrette dal mare - Stop ai rischi in
Adriatico" con immagini inedite del disastro della
petroliera Prestige in Galizia e sul traffico di greggio in
Adriatico. Durante la manifestazione è previsto anche un
collegamento via web dalla Galizia con i rappresentanti di
Greenpeace Spagna e dei comitati galiziani.
Un solo grido:
"Concessione"
In piazza scendono i
dipendenti e gli artigiani il cosiddetto indotto della
raffineria con tanto di trattori e cisterne Oggi a Falconara
si sfila con Cgil, Cisl e Uil
di FEDERICA BURONI
FALCONARA - Oggi all'Api si
sciopera. In piazza scendono i lavoratori, dipendenti ma
anche gli autostrasportatori, gli artigiani della
Confartigianato, il cosiddetto indotto della raffineria. Con
tanto di trattori e cisterne. Al fianco di Cgil, Cisl e Uil,
i promotori della manifestazione, ci sarà un popolo
potenziale di oltre mille unità. Insieme, con il corteo che
dalla raffineria sfilerà per le vie della città sino a
piazza Mazzini dove si svolgeranno i comizi, si ritroveranno
per chiedere il rinnovo della concessione dell'impianto. In
soldoni, per difendere il proprio posto di lavoro.
"Richiesta legittima, non siamo contro nessuno", spiega
Gilberto Zoppi, segretario Cgil di Ancona. Insomma, "è uno
sciopero non contro le istituzioni o contro qualcuno, ma per
il mantenimento dell'occupazione". Già, perché a scanso di
equivoci, "non ci sono alternative, non c'è per ora un serio
progetto industriale da proporre". E il sindaco Carletti
avrà un ripensamento dell'ultim'ora? "L'operato dei politici
del Comune non ci convince, troppe ambiguità", è la risposta
di Andrea Fiordelmondo, Uil. E subito: "Non credo ai
ripensamenti, ma tutto questo sarà indicativo per l'azienda
e per le istituzioni". Per i sindacati, in buona sostanza, è
giunto il tempo della chiarezza. "Il 15 giugno è vicino,
bisogna che tutti escano allo scoperto, anche l'azienda che
deve promuovere una politica di maggiore integrazione con il
territorio", fa eco Stefano Mastrovincenzo, segretario Cisl
di Ancona. La cartina di tornasole sarà l'incontro del 17
aprile. Per allora, in occasione del tavolo istituzionale,
Cgil, Cisl e Uil presidieranno la Regione con un solo
obiettivo: avere risposte certe. "Non è pensabile arrivare a
ridosso della scadenza senza aver deliberato in modo
definitivo sulla concessione", rincara Zoppi. A poche ore
dall'inizio della manifestazione, Cgil, Cisl e Uil non si
stancano di ripetere che "oggi sarà un'iniziativa per la
convivenza pacifica, nel pieno rispetto dei valori". Come
auspicato, del resto, anche all'assemblea dei lavoratori:
uno sciopero "intelligente" a tutti gli effetti. Allo scopo
potrà forse contribuire l'assenza, ma priva di rancori o
altro, dei Comitati di Villanova e Fiumesino. Loro, infatti,
come assicura Franco Budini, "non saranno in piazza perché
il momento è caldo e si vogliono evitare tensioni perché
alla fine sarebbe solo una guerra tra poveri". Ma gli altri,
gli operai, "hanno tutta la nostra comprensione perché uno
sciopero per difendere il lavoro è giusto". Nel mezzo del
baillame, l'azienda che si dice pronta "ad osservare quello
che succede nella massima libertà con l'intento di garantire
la piena serenità ai lavoratori". Il più tranquillo resta
comunque il sindaco di Falconara. Che tira dritto per la sua
strada. "Uno sciopero contro di me? Non lo penso, è una
delle manifestazioni della moderna democrazia al di là delle
motivazioni", commenta Giancarlo Carletti. E poi: "Se lo
sciopero vuole rimarcare l'attenzione verso la Giunta, ben
venga". Davvero convinto? "I nostri atti sono volti alla
tutela di tutti - aggiunge - solo che c'è una condizione
irrinunciabile: in un lungo periodo il sito va riconvertito.
Nessuno deve subire danni". La premessa, per il primo
cittadino, è quella di sempre: ognuno rispetti le regole.
"Su questi atti - è la sua conclusione - bisogna trovare una
soluzione. L'amministrazione si è messa in gioco, sarebbe
opportuno che anche gli altri lo facessero". Postilla
finale: "Vengo dalla sinistra e dal sindacato e perciò sono
aperto a discutere e a pianificare. Su tutto".
In corteo gli
autotrasportatori
Anche la Confartigianato si
schiera al fianco dei sindacati
FALCONARA - Anche gli
artigiani di Confartigianato, trasportatori in testa,
parteciperanno oggi allo sciopero dei lavoratori dell'Api
indetto da Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo della
concessione. La manifestazione comincerà con un corteo in
partenza alle 8 e 30 dal piazzale della raffineria. La
battaglia per il rinnovo della concessione all'Api - dice
una comunicato della Cgia - "è di fondamentale importanza
per tutti, siano essi lavoratori dipendenti del
petrolchimico, delle imprese e imprenditori che operano con
il polo petrolifero di Falconara". Le aziende di
autotrasporto che operano per la raffineria, ricorda Carmine
Becaceci presidente di Confartigianato trasporti, sono quasi
300, con oltre 350 addetti e hanno fatto investimenti pari a
600 milioni di euro "mettendo in campo tecnologie
avanzatissime per garantire la sicurezza". Ma non solo:
investimenti di grande rilevanza, secondo la Confartigianato,
sono stati fatti anche dalla raffineria sempre per garantire
la sicurezza dei lavoratori interni e dell'ambiente
circostante. La riqualificazione di tutta l'area di
Fiumesino, sottolinea ancora l'associazione, ha già
comportato lo spostamento di diverse imprese: dalla chiusura
prima della Pibigas al trasferimento poi della Liquigas alla
chiusura della caserma Saracini sino al probabile
spostamento dello scalo merci. Infine, l'associazione
ricorda che "il polo petrolifero falconarese riveste un
ruolo strategico per la fornitura energetica delle Marche e
dell'intera Italia centrale".
La solidarietà dei Ds:
"Basta con le incertezze"
di GIORGIO FABRI
ANCONA - Lo sciopero all'Api
vede un intreccio di problemi sindacali, amministrativi e
... politici. A questo proposito abbiamo ascoltato Massimo
Vannucci, segretario regionale dei Ds. "Esprimiamo sostegno
e solidarietà ai lavoratori dell'Api, delle ditte di appalto
e dell'indotto che oggi manifesteranno per le vie di
Falconara - spiega - perché si ponga fine allo stato di
incertezza che pesa sul futuro occupazionale".
Non ritenete che la
manifestazione rappresenti anche uno stimolo per i soggetti
pubblici?
"Certamente. In questo
contesto è necessario che il tavolo istituzionale, previsto
dall'intesa sottoscritta a novembre tra Regione, Provincia e
Comune di Falconara, lavori in modo organico: è questo il
luogo dove i vari livelli istituzionali devono costruire le
decisioni coinvolgendo il mondo del lavoro,
dell'imprenditoria e dell'ambientalismo. A questo proposito
cogliamo l'occasione per esprimere apprezzamento per il
lavoro che il nuovo assessore regionale Marco Amagliani sta
portando avanti, con la consapevolezza che chi ha
responsabilità deve assumere le decisioni necessarie senza
rinvii".
Cosa significa l'Api per
Falconara?
"La presenza di un'azienda
come l'Api, pur svolgendo un ruolo strategico nella politica
energetica nazionale e regionale, è non solo una fonte di
reddito per molti lavoratori, ma anche fonte di disagi per
la comunità locale. E' indispensabile, quindi, che l'azienda
si impegni a garantire la sicurezza degli impianti, il
continuo monitoraggio e controllo dei parametri e delle
norme che rendono eco-compatibili le attività della
Raffineria".
Quale atteggiamento assumete
verso la richiesta di rinnovo della concessione?
"Riconfermiamo che non ci
sono pregiudiziali aprioristiche e che potranno, a nostro
parere, sussistere le condizioni per una valutazione
favorevole della richiesta a condizione che si diano
credibili garanzie in merito alla messa a punto di
prescrizioni e di interventi che rimuovano le condizioni di
rischio a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e
dei cittadini".
Un eventuale rinnovo non è in
contrasto con le aspirazioni del Comune?
"No. E' del tutto legittimo
l'obiettivo del Comune per un utilizzo dell'area della
raffineria per attività di basso impatto ambientale. Un
obiettivo di lungo periodo che non preclude, oggi, alla
possibilità di un rinnovo della concessione".
Rumore sorvegliato
speciale
Il territorio diviso in sei
spicchi, tre le zone a rischio
Inquinamento da fumi, da
polveri ed infine da rumore. Il Comune di Falconara sembra
abbia dichiarato guerra totale alle fonti di disagio che da
anni soffocano i suoi amministrati e, ha commissionato
all'Università uno studio che punti alla riduzione
dell'inquinamento acustico. E' l'elaborato è stato
presentato in Giunta. L'ipotesi di lavoro stata illustrata
dal professor Gianni Cesini del Dipartimento di Energetica
dell'Università Politecnica delle Marche. Negli elaborati
sono state assegnate alle varie parti del territorio di
Falconara 6 classi in riferimento. Queste le zone in cui è
stato suddiviso il territorio falconarese: classe 1, ne
fanno parte le aree particolarmente protette; alla classe 2
appartengono le aree destinate ad uso prevalentemente
residenziale; alla tre 3 le zone di tipo misto (aree urbane
interessate da traffico veicolare da attività commerciali );
alla 4 le zone di intensa attività umana; alla 5 le zone
prevalentemente industriali ed infine, alla 6 le aree
esclusivamente industriali. Per ciascuna classe sono stati
poi fissati i limiti massimi di esposizione al rumore con lo
scopo di migliorare la qualità della vita individuando le
situazioni di incompatibilità e prevedendo interventi di
risanamento ove necessari. E' stata ravvisata la necessità
di uno studio dettagliato per la presenza di molteplici
fonti di rumore sul territorio (infrastrutture
ferroviarie,stradali, aeroportuali, impianti di produzione a
ciclo continuo). Alle zone di Falconara più prossime alle
infrastrutture dei trasporti è stata assegnata la classe 4
(quartieri Centro, Villanova e Fiumesino). A quella più
prossima all'influenza dei voli da e per l'aeroporto, è
stata attribuita la 5 . Classe 3 infine per Falconara Alta e
Castelferretti. Il piano comunale di risanamento acustico
rappresenta l'elemento- cardine delle attività di riduzione
dell'inquinamento sonoro ambientale. Il Comune una volta
effettuata la classificazione e la mappatura acustica del
proprio territorio, individua le situazioni critiche per le
quali risulterà opportuno prevedere interventi di bonifica
acustica. Il piano di risanamento acustico, ha l'obiettivo
di rimuovere situazioni di inquinamento da rumore e, se
possibile, di raggiungere i valori ottimali di qualità
acustica. Una volta messa a punto la classificazione
acustica, l'atto relativo a questa, deve essere adottato dal
Consiglio Comunale e quindi depositato. Contestualmente al
deposito , l'atto di classificazione è trasmesso all'Arpam
ed ai Comuni confinanti per l'espressione dei pareri. |
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CORRIERE DELLA
SERA |
Le morti sospette del
petrolchimico
Mantova, i dati
dell’inchiesta: stroncato da tumore il 41 per cento dei
dipendenti deceduti
di Vincenzo Dalai
MANTOVA - Le morti per tumore
sono 327 su un totale di 793: il 41,2%, contro un media di
poco superiore al 30% nella popolazione in generale. E’ uno
dei dati accertati al 31 dicembre del 2002 nel corso della
ricerca «di coorte» -dal nome di una delle unità autonome
più importanti nella struttura dell’esercito romano -su un
campione di 4.459 operai che, tra il 1957 e il ’91 (anno
della chiusura di alcuni dei reparti più pericolosi e del
cambio societario con l’entrata dell’Eni) hanno lavorato
allo stabilimento di Frassine del petrolchimico di Mantova,
ex Edison, poi Montedison, Montedipe, Enichem ora Polimeri
Europa. Lo scopo di questa ricerca della Asl -iniziata nel
’95 come studio epidemiologico, ma poi legata anche
all’inchiesta sul petrolchimico aperta dalla procura nel
1998 - e di quella, parallela, sugli abitanti dei quartieri
cittadini sorti intorno al petrolchimico, è accertare se
esista un nesso tra la pericolosità delle lavorazioni e il
numero e le cause dei decessi: per questo è stata scelta
l’indagine «di coorte», cioè su un campione a numero chiuso
che viene tenuto sotto controllo fino a quando tutte le
persone che ne fanno parte non sono decedute. Nell’ambito di
quei 327 decessi per tumore sono stati riscontrati 8 casi di
mesotelioma, una rarissima forma di tumore della pleura
legata all’amianto, sempre presente nelle strutture degli
stabilimenti petrolchimici; e 25 casi di tumori del sangue.
Per quanto riguarda la seconda ricerca, quella sulla
popolazione residente accanto agli stabilimenti, i dati
rivelano che vivere in quei quartieri significa rischiare
fino a 30 volte di più rispetto alla cittadinanza media di
contrarre un sarcoma delle parti molli. E proprio da
Lunetta, con Virgiliana e Frassine uno dei tre quartieri
sorti accanto al petrolchimico, erano partite le
segnalazioni della dottoressa Gloria Costani che furono alla
base dell’inchiesta aperta nel ’98 dal procuratore Domenico
Apicella, poi passata ai pm Giulio Tamburini e Marco Martani,
che ora stanno analizzando migliaia di carte. Nell’aprile di
due anni fa scattò un sequestro alla direzione generale
della Montedison a Milano e a quella dell’Enichem di San
Donato Milanese, oltre che nello stabilimento di Mantova.
Polizia, carabinieri, finanza, funzionari dell’Asl e agenti
della forestale, già utilizzati dal pm Felice Casson nei
blitz a Marghera, acquisirono montagne di documenti e sul
registro degli indagati - con ipotesi di reato dall’omicidio
colposo plurimo al disastro doloso - finì il gotha della
chimica italiana degli anni ’80 e ’90: Eugenio Cefis,
Giorgio Porta, Lorenzo Necci, Sergio Cragnotti. «Attendiamo
di conoscere l’esito di queste indagini - spiega l’avvocato
Sergio Genovesi, uno dei legali di Montedison, referente
locale del coordinatore milanese dei difensori della società
Marco De Luca - non siamo a conoscenza di nulla. In alcuni
colloqui informali con i magistrati non siamo andati oltre
una generica disponibilità a collaborare». A Genovesi la
vicenda Montedipe è ben conosciuta. Quando nel ’91 l’allora
pretore di Mantova Gianfranco Villani sequestrò parte dello
stabilimento perché riversava scarichi inquinanti nel
Mincio, lui era sindaco.
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LA SICILIA |
«I dipendenti collaborino con
i magistrati»
di Paolo Mangiafico
Con l'arrivo di Carmine Cuomo,
presidente di Enichem, ricominciano a fiorire le speranze di
un rilancio della chimica nella zona industriale del
petrolchimico di Priolo. Il presidente dell'Enichem, nel
corso della sua visita siracusana, ha incontrato le
organizzazioni sindacali, il prefetto Francesco Alecci, i
sindaci dei Comuni di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta.
Carmine Cuomo, accompagnato da una qualificata
rappresentanza del management dell'Enichem, formata dal
direttore delle attività industriali Antonio Raimondi, dal
direttore del personale Piero Alvino e dal direttore degli
impianti Enichem di Priolo Vito De Nuccio, ha ribadito
l'impegno di Enichem a fare ripartire l'impianto di
cloro-soda entro questo mese di aprile ed ha preso l'impegno
a mantenere in attività lo stesso impianto anche dopo il 31
dicembre 2003, data in cui era stata fissata la sua chiusura
definitiva. «Si tratta - ha detto il presidente dell'Enichem
- di un impianto che chiude annualmente con un passivo di
100 miliardi delle vecchie lire. Pur tuttavia lo riavvieremo
entro il mese e lo lasceremo in marcia anche dopo il
prossimo 31 dicembre, mantenendo il funzionamento con le
celle a mercurio». Non ci sarà, quindi, la riconversione
dell'impianto con le celle a membrana, che significherebbe
ammodernamento dell'impianto e investimenti. Si terranno
quelle celle a mercurio, causa dell'inquinamento che ha
coinvolto nel caso giudiziario proprio i vertici di Enichem.
E proprio in merito a questo caso, Carmine Cuomo ha invitato
i dipendenti Enichem a collaborare con la magistratura
nell'inchiesta giudiziaria che è in corso. Inoltre, il
presidente dell'Enichem ha annunciato la presentazione di un
progetto per il trattamento delle acque della falda,
inquinate da benzene, per il quale oltre ad Enichem e Agip,
verranno coinvolti le istituzioni locali e il progetto di
bonifica di tutta l'area dell'ex Agrimont. Su questa
presenza di Carmine Cuomo ha espresso soddisfazione il
ministro Stefania Prestigiacomo. «Si tratta - ha affermato
il ministro - di un segnale importante dell'attenzione che i
vertici di Enichem dedicano al sito produttivo di Priolo e
che fa chiarezza sulle prospettive dell'area». Il sindaco di
Siracusa, Titti Bufardeci, ha espresso un giudizio positivo:
«Con soddisfazione abbiamo accolto la scelta di Enichem di
riavviare il cloro-soda senza tagli al personale e la
realizzazione dei progetti di bonifica».
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LA GAZZETTA DEL
SUD |
L'impianto clorosoda torna in
funzione
Annuncio del presidente dell'Enichem
Carmine Cuomo, ieri in visita allo stabilimento priolese
di Alessandro Ricupero
SIRACUSA – È arrivato per un
giorno a Siracusa per riportare serenità alla società da lui
presieduta. Per dire ai suoi dirigenti di collaborare con la
magistratura e per sviluppare alcuni progetti di bonifica
dei siti. Ma anche per rinviare la data di chiusura
dell'impianto clorosoda, che comunque, resterà un impianto a
mercurio. Il presidente dell'Enichem Carmine Cuomo arriva a
Siracusa per incontrare i suoi dipendenti e poi i sindacati
e le istituzioni e fare il punto sulla situazione nello
stabilimento di Priolo Gargallo, dopo l' inchiesta della
magistratura che ha coinvolto i vertici aziendali accusati
di inquinamento ambientale. «C'è un programma di lavoro – ha
detto Cuomo nella sede di Assindustria – previsto per
riportare serenità al sito di Priolo. Intanto stiamo per
riavviare l'impianto di clorosoda. Ritengo che ripartiremo
entro la fine di aprile con un impianto rivisitato, ma che
manterrà il funzionamento a mercurio». Slitta invece la data
di chiusura dell'impianto prevista per il 31 dicembre di
quest'anno, «resteremo sicuramente qualche anno in più». Il
presidente Cuomo, accompagnato dall'ingegnere Antonio
Raimondi, direttore delle attività industriali Enichem, dal
dottore Piero Alvino, direttore personale e organizzazione,
e dall'ingegner Vito De Nuccio, direttore dello stabilimento
di Priolo, ha ricordato che quella del clorosoda è una
produzione che «non ha futuro. È un suicidio mantenere
questo ciclo che fa perdere 100 miliardi di vecchie lire
l'anno». La difficoltà è stata chiaramente espressa da Cuomo:
«il problema è come mantenere in marcia un impianto in
attesa di una nuova iniziativa, naturalmente evitando di
creare difficoltà sotto il profilo occupazionale». A questo
proposito è stato fatto un chiaro riferimento alla
necessaria promozione del territorio per cercare di far
interessare imprenditori. Ed in questo ha sollecitato anche
l'intervento del presidente dell'Associazione degli
industriali di Siracusa Ivan Lo Bello, che ieri ha fatto da
padrone di casa. Per quanto riguarda l'ossido di propilene,
Cuomo ha chiesto del tempo, sicuramente qualche settimana in
più, per capire alcuni meccanismi, ma dopo gli incontri con
la Dow chemical, si potrà avere un quadro più definito. «È
la materia prima che serve alla Dow che dovrà prendere delle
decisioni di mercato». In primo piano anche il progetto di
bonifica dell'area ex agricoltura di 90 ettari. «Intendiamo
sviluppare il progetto nei tempi più brevi possibili. Dopo
la bonifica cederemo l'area per altri investimenti». Enichem
quindi bonifica i siti per cederli a nuove attività,
prolunga la vita del clorosoda ma senza fare modifiche
sostanziali, ma resta, almeno per il momento a Priolo:
«L'azienda non scappa, lo voglio sottolineare. Ma è logico
che la petrolchimica non far più gli investimenti di una
volta: dobbiamo essere capaci di progettare qualcosa di
diverso e di nuovo». Infine il presidente Enichem ha
preannunciato la presentazione di un progetto per il
trattamento delle acque di falda per il quale chiederà aiuto
anche alle istituzioni locali. Un impianto con Polimeri e
Agip di alcune decine di miliardi che produrrà un acqua
trattata che servirà al territorio.
Cuomo: «Massima
collaborazione coi magistrati»
IL PRESIDENTE DELL'ENICHEM
PARLA DELL'INCHIESTA CHE HA INVESTITO LO STABILIMENTO
PRIOLESE
di Santino Calisti
SIRACUSA – Due mesi e mezzo
dopo i clamorosi arresti disposti dalla magistratura
siracusana, secondo cui nello stabilimento di Priolo
sarebbero stati smaltiti rifiuti tossici in violazione delle
leggi, il presidente dell'Enichem Carmine Cuomo, ieri, per
la prima volta, ha parlato della vicenda. Lo ha fatto nel
corso di una sua visita a Siracusa servita a fare il punto
sui programmi dell'Enichem in questo territorio e in
particolare ad annunciare la riapertura, entro la fine del
mese, dell'impianto di clorosoda, i cui rifiuti al mercurio
sono al centro dell'inchiesta giudiziaria. L'impianto è
chiuso dal giorno dopo i clamorosi diciotto arresti, che
“decapitarono” i vertici dello stabilimento priolese. «L'Enichem
– ha detto – in questa vicenda si considera parte offesa. È
per questo che ai magistrati abbiamo offerto la nostra
massima collaborazione. Stamattina, quando mi sono recato
allo stabilimento di Priolo, ho raccomandato a tutti di
tenere un atteggiamento di totale disponibilità nei
confronti degli inquirenti». Ed ha aggiunto: «L'Enichem è
una grande società, che non ha nulla da nascondere e che non
fugge quando è chiamata a rendere conto di qualcosa. Noi
siamo pronti, quando è necessario, a guardare al nostro
interno e a riconoscere di avere sbagliato, se abbiamo
sbagliato, per poi ricostruire la nostra immagine, che
questi fatti hanno offuscato». Carmine Cuomo ha, in
sostanza, confermato quanto si era già chiaramente delineato
nelle scorse settimane, quando i consigli di amministrazione
di Enichem e Polimeri Europa, altra società del gruppo Eni,
avevano dato incarico al professor Giovanni Grasso e
all'avvocato Pietro Amara di condurre indagini all'interno
dello stabilimento, per ricostruire i procedimenti con cui
erano stati smaltiti i residui delle lavorazioni. I due
legali hanno interrogato decine di dipendenti e i verbali
degli interrogatori sono già stati consegnati nei giorni
scorsi ai magistrati. «Spero – ha detto Carmine Cuomo – che
il procuratore capo Roberto Campisi e il sostituto
procuratore Maurizio Musco riconoscano e apprezzino la
nostra disponibilità a collaborare. Una disponibilità che
vuole quantomeno evitare che sia di nuovo la magistratura a
rilevare e a contestarci presunte anomalie nell'attività del
nostro stabilimento». Infine, il presidente dell'Enichem ha
escluso che i programmi della società possano essere
influenzati dagli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria: «Lo
escludo totalmente. Sono vicende che seguono percorsi
assolutamente distinti e indipendenti l'uno dall'altro».
Intanto, oggi, alle 11, all'Associazione degli Industrial di
Siracusa, si riunirà il tavolo tecnico per l'“Accordo di
programma” sulla riqualificazione e reindustrializzazione
dei siti petrolchimici siciliani.
Fulc: «Vogliamo conoscere
le strategie dell'Eni»
Mentre Bufardeci e il
ministro Prestigiacomo si dicono soddisfatti degli impegni
assunti dalla società
di Alessandro Ricupero
SIRACUSA – «Prolungare la
scadenza del 31 dicembre 2003 per il clorosoda garantisce un
lasso di tempo affinché si possa sviluppare il confronto con
l'Eni sul piano industriale e sulle scelte strategiche per
la chimica». È questo il giudizio della Fulc al termine
dell'incontro con il presidente dell'Enichem Cuomo. «Rimane
ferma la convinzione – continua la segreteria provinciale
della Fulc – che l'Eni debba modificare le sue scelte su
Priolo puntando alla riconversione del clorosoda e al
rilancio di tutta la linea di produzione. in tal senso la
Fulc sollecita l'Enichem affinchè definisca rapidamente con
la Dow gli adempimenti utili a garantire la continuità nelle
produzioni». La visita del presidente Enichem è stato
definito un «segnale importante» dal ministro delle pari
opportunità Stefania Prestigiacomo. «Un segnale
dell'attenzione che i vertici della società dedicano al sito
produttivo locale e che fa chiarezza sulle prospettive
dell'area. Sono stati fugati i timori sull'occupazione, a
più riprese paventati in questi mesi, anche se, la
situazione delle varie realtà è legata al più generale
quadro della chimica italiana che attraversa un periodo
difficile. Particolare importanza – continua la
Prestigiacomo – riveste l'impegno di Enichem, assieme al
Ministero dell'Ambiente ed a Sviluppo Italia, sulla bonifica
di una vasta area che sarà messa a disposizione di nuove
iniziative industriali. Visto il rilievo, sociale oltre che
strategico dell'insediamento di Priolo, il Governo ha
seguito e segue nelle sedi competenti programmi a medio e
lungo termine dell'azienda con particolare riferimento al
mantenimento dei livelli occupazionali». Infine il sindaco
Titti Bufardeci, che ha incontrato Cuomo insieme ai sindaci
di Priolo e Melilli e al presidente delle Provincia
Marziano, si è detto soddisfatto per la decisione dell'Enichem
di realizzare «un laboratorio ambientale che sarà a
disposizione, oltre che delle azienda, dell'intero
territorio; e per i progetti di bonifica e risanamento
dell'intera area che una volta era utilizzata da Enichem
Agricoltura e che sarà riconvertita ad una nuova
destinazione produttiva, in collaborazione con Sviluppo
Italia. Mi sembra una buona strada per arrivare a quell'intesa
che sia propedeutica all'accordo di programma, che per
essere credibile deve essere concordato con i soggetti
direttamente interessati, cioè governo nazionale, enti
locali ed azienda; e deve fare riferimento in maniera
esclusiva alla nostra zona industriale».
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LA GAZZETTA DEL
MEZZOGIORNO |
Una società manca
all'appello, fra le diverse aziende ad alto rischio ........
Manfredonia Una società manca
all'appello, fra le diverse aziende ad alto rischio
ambientale che avevano deciso di insediarsi a Manfredonia.
Parliamo della Enviroil, società per la «rigenerazione»
degli olii minerali usati. Che fine ha fatto la Enviroil?
Molti se lo chiedono, e qualcuno teme l'ennesima spada di
Damocle pendente sul territorio. L'iniziativa Enviroil
consiste nella realizzazione di un impianto per la
produzione di gasolio da riscaldamento, ottenuto dal
trattamento degli olii esausti approvvigionati dal
«Consorzio olii usati». La collocazione, originariamente
identificata, era situata nella zona DI49, su 22mila metri
quadri. Enviroil rientrava nel contratto d'area, dei quali
finanziamenti ha potuto giovarsi, ricevendo la prima tranche
nella misura di circa sei miliardi di lire. Quando la
Enviroil si presentò a Manfredonia, analogo progetto fu
proposto dal gruppo societario anche nell'area di Gela.
Apparentemente questo tipo di attività, diceva uno studio
del Centro per la Salute Maccararo di Castellanza,
interpellato da Medicina Democratica, si configura come una
«iniziativa verde», ma a ben guardare si tratta, per l'Enviroil,
di una vera e propria «raffineria» di olii esausti per la
produzione di combustibili. Come per l'Isosar, che era
un'iniziativa privata, e l'Atriplex, di pertinenza di Monte
Sant'Angelo e non rientrante nel Contratto d'area, spiega il
sindaco di Manfredonia Paolo Campo, anche con la Enviroil
non ci sono responsabilità da parte del Comune. La questione
rientra nelle procedure del Contratto d'area e, facendo un
passo indietro, il motivo che ha bloccato l'Enviroil è stato
sinora determinato dalla impossibilità di industrializzare
la DI49, impossibilità ora ratificata dalla Regione Puglia
in virtù della presenza degli ormai famosi vincoli
ambientali SIC. La spada di Damocle è rappresentata dalla
eventualità che la Enviroil, memore della procedura aperta
con il contratto d'area, ritorni alla ribalta accampando
diritti presunti, cercando di aprire una vertenza con il
Comune dal quale, ritiene però il sindaco, non avrebbe nulla
a pretendere. Vediamo, nel frattempo, cosa è l'Enviroil.
L'azienda, spiegava già nel 2000 Medicina Democratica,
intende rigenerare gli olii esausti, provenienti da
automobili o da macchine utensili, finalizzati alla
produzione di combustibile. Non dunque mera rigenerazione
degli olii, ma un'attività di raffineria per la produzione
di combustibili. La normativa prevede che la priorità nel
recupero degli oli usati sia data alla loro rigenerazione,
alla produzione di «nuove basi lubrificanti per produrre
nuovi olii». Ma al riguardo Medicina Democratica, su dati
dell'Arpa, denunciava incongruenze nel progetto Enviroil e
metteva in evidenza come un siffatto processo per produrre
«combustibili» origina rifiuti e reflui con problemi di
incenerimento in loco e di smaltimento non chiariti dallo
studio dell'azienda. Altresì era segnalato che la
realizzazione dell'impianto è soggetta alla Valutazione di
Impatto Ambientale regionale. A.P. |
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ECONEWS (Verdi) |
Verdi: "Petrolio in mare: la
verità non può affondare"
Qual'è la reale natura degli
idrocarburi riversati in mare? Gasolio per autotrazione, o
idrocarburi più pesanti e pertanto più tossici? Questi i
primi quesiti formulati dai Verdi dopo la vicenda, che
chiedono il controllo dei residui presenti nella manichetta
sequestrata. La nave presente al pontile della Raffineria è
proprio la nuovissima COSMO che è destinata al trasporto
degli idrocarburi più pesanti e più tossici che non possono
più essere trasportati in navi a scafo singolo più vecchie
di 15 anni. Ci sono molti lati oscuri nella vicenda,
compreso lo spargimento per l'intera mattina di solventi
chimici in mare, ed il transennamento di una intera zona di
mare a ridosso di Palombina Vecchia. La verità non può
affondare, come è stato fatto per gli idrocarburi riversati
in mare ricorrendo ai solventi. Domenica 6 Aprile 2003 a
Falconara si terrà una manifestazione simbolica sul problema
del petrolio in mare. Alle ore 10.00 nei pressi della ex
piattaforma Bedetti (sottopasso 300 m. A Sud Stazione F.S.,
incrocio via Flaminia e via Trieste, dove verrà simulato
l'arrivo di una marea nera sulla riva. Alle ore 11,15 alla
Sala ex Fanesi (via Bixio, 2 - angolo P.zza Mazzini, dove
alle ore 11.15 verrà proiettato il video "VIA LE CARRETTE
DAL MARE - stop ai rischi in Adriatico ". Saranno trasmesse
immagini inedite sul disastro della Petroliera Prestige in
Galizia e sul traffico di petrolio in Adriatico. Durante la
manifestazione ci sarà un collegamento telefonico con i
rappresentanti di Greenpeace Spagna e con i rappresentanti
dei pescatori della Galizia che hanno dato vita ai Comitati
"Nunca mais", animatori del movimento popolare spagnolo
contro l'inquinamento da petrolio. Parteciperanno
all'iniziativa i Comitati cittadini di Falconara,
L'Associazione il Falco Azzurro, Operatori turistici,
Associazioni naturalistiche, WWF. |
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