MESSAGGERO |
Arriva la petroliera a doppio
scafo, è subito thrilling
L’episodio l’altra sera. Ci
si è resi subito conto dell’inconveniente e sono stati così
evitati guai peggiori. Per la “Cosmo" battesimo sfortunato
In mare circa 200 litri di
gasolio (50 secondo la raffineria) durante le operazioni di
carico
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA. Duecento litri,
secondo quanto riferito dalla Capitaneria di Porto, 50
secondo le rilevazioni dell’Api, di gasolio leggero
finiscono in mare, davanti alla spiaggia di Palombina
Vecchia. Uno sversamento provocato da un malfunzionamento
della nuova motocisterna, la Cosmo, al suo primo viaggio, di
cui la raffineria aveva annunciato l’arrivo un paio di
settimane fa, durante le operazioni di caricamento al
pontile Api. Il guasto ad una manichetta che serve a
caricare il prodotto ha causato l’inconveniente ambientale.
Ricostruisce la scena Loris Calcina, residente a Villanova,
aderente anche al comitato di quartiere che dalla sua casa
ha seguito fin dall’inizio l’incidente. «Lunedì, erano circa
le 21 - racconta - ero a cena quando dalla finestra ho
notato una nave attraccata al pontile dell’Api circondata da
nubi di vapore e fumo. Il fenomeno è durato per circa
mezzora. L’abbiamo quindi segnalato alla Capitaneria di
Porto, che ancora non era informata e ci ha parlato di
probabili esercitazioni, e all’ufficio Ambiente del Comune
di Falconara». Lo sversamento si è concentrato nella zona di
Palombina Vecchia. La stessa raffineria conferma l’incidente
spiegando che «il nostro pronto intervento ha permesso di
contenere in pochi litri la fuoriuscita. E’ stata
immediatamente avvertita la Capitaneria di Porto e fatto
intervenire il sistema di possibile recupero di prodotto (rec-oil),
attraverso l’utilizzo della motonave Api Grecale Primo. La
quantità di gasolio finito in mare è stata talmente
contenuta che non è risultato necessario ricorrere alla
delimitazione del prodotto con le panne galleggianti, ma si
è operato per la sua dispersione». Proprio un paio di
settimane fa la stampa era stata invitata sull’isola
dell’Api dove avviene il carico-scarico dei prodotti per
constatarne da vicino l’operatività. Per integrarla anche
con mezzi adeguati, la raffineria ha commissionato la
realizzazione di questa nuova motonave, la Cosmo, per il
trasporto del prodotto in modo sicuro. E’ infatti dotata di
doppio scafo, ma al suo primo viaggio non si può dire sia
stata fortunata. Ce ne parla in modo dettagliato il
comandante della Capitaneria di Porto, Agostino Izzo, che si
è recato in mare. «Il guasto verificatosi alla manichetta -
spiega - è dovuto ad un picco pressorio durante l’operazione
di trasbordo che non è prevedibile. La manichetta, infatti,
è in regola: sottoposta a controllo nel 2002, deve
affrontarne uno nuovo ad ottobre 2003. L’episodio comunque è
di lieve entità. Siamo intervenuti sul posto con due
motovedette, un battello dei Vigili del Fuoco, la supply
vessel di città di Ravenna e un elicottero da Pescara. La
corrente del mare era in direzione sud-est, quindi quel poco
prodotto sversato non ha intaccato la costa e non causa
danni all’ecosistema marino. La chiazza viene abbattuta
grazie ai passaggi ad elica ed idrojet dei mezzi. Il
prodotto viene quindi emulsionato per facilitarne
l’evaporazione e la dispersione». Una procedura per Marco
Moruzzi, consigliere regionale Verdi, non accettabile perché
i «solventi che frazionano in micro-particelle le macchie di
idrocarburi rendono più difficile la valutazione della
quantità di dispersione danneggiando anche l’ambiente
marino». L’assessore all’Ambiente del Comune di Falconara,
Giancarlo Scortichini, sottolinea invece «la mancanza di
tempestive informazioni da parte della raffineria Api
all’ufficio ambiente del Comune, un atteggiamento che si
ripete con preoccupante frequenza».
il comunicato stampa del Comune di Falconara
«Concessione Api, strada
spianata per il disimpegno della Regione»
FALCONARA - Sulla decisione
del rinnovo o meno della concessione alla raffineria
(prevista per giugno) tornano a parlare i comitati di
Villanova, Fiumesino e 25 Agosto. Il presidente della
Provincia Enzo Giancarli sul Messaggero ha detto che mancano
i presupposti per ipotizzare un mancato rinnovo della
concessione. Troppi i ritardi accumulati. E anche se a
decidere sarà la Regione tanto basta ai comitati per tornare
ad allarmarsi. In premessa ricordano tra l’altro l’impegno
assunto da Regione, Provincia e Comune in seguito al rogo
del 25 agosto 1999 nel deliberare l'incompatibilità della
raffineria con il territorio e la necessità di progettarne
la dismissione con l'annesso piano di riconversione
ambientalmente compatibile e garante dei livelli
occupazionali. Che cosa è rimasto di quell’impegno? «A noi
non piace affatto - scrivono - questo squilibrio di
valutazione sulla presenza dell'Api: mancano le necessarie
valutazioni sui costi causati da tale attività, costi che
paga l'intera comunità. E' compito delle Amministrazioni
mettere sul piatto della bilancia anche questi costi sociali
e indicare alternative possibili che siano rispettose di
tutti i diritti, tanto dei lavoratori quanto dei cittadini.
E' un impegno che le Amministrazioni si erano assunte di
fronte a tutta la comunità! Ma soprattutto la Regione Marche
è pesantemente responsabile di questo vuoto di
programmazione che, oggettivamente, ha sbilanciato
vistosamente la sua volontà politica dalla parte dell'Api.
Che cosa significa, infatti, promuovere uno studio
(recentemente affidato alla Svim) relativo ad uno scenario
produttivo ed occupazionale alternativo alla raffineria Api
soltanto tre mesi prima della decisione sul rinnovo o meno
della concessione alla raffineria stessa? Significa arrivare
alla data della decisione “obbligati" a rinnovare la
concessione per mancanza di alternative credibili! Di fronte
a tale abdicazione al ruolo programmatico da parte della
Regione Marche chi non si rende conto che la concessione
alla raffinazione è già necessariamente rinnovata? Noi per
primi ce ne rendiamo conto, soprattutto perché abbiamo
sempre preso le distanze da salti nel buio che mettessero a
rischio i livelli occupazionali! Ma la maniera, a nostro
avviso, machiavellica cui la Regione Marche ha costretto la
problematica non ci piace, come non ci piace che il
coronamento di questo machiavellismo sia uno spostamento
della linea ferroviaria che l'Api ha inglobato a tutto e
solo vantaggio della stessa Api, scaricando ancora una volta
sui cittadini ed il territorio i devastanti impatti che ne
deriverebbero. Ecco perché ha ragione il Presidente della
Provincia Giancarli, il quale ha rilanciato il ruolo di
programmazione delle Amministrazioni pubbliche, una
programmazione e una sfida il più possibile attenta proprio
al reale sviluppo sostenibile del territorio. E' evidente
che da tutto ciò dipende anche il futuro dei cittadini i
quali vivono nei quartieri che negli anni sono stati
aggrediti dall'espansione della raffineria Api. Attenzione!
Noi non abbiamo né presentato formale documentazione né
«chiesto alla Regione di favorire la delocalizzazione dei
rioni di Falconara vicini all'Api» (Il Messaggero del 29
Marzo 2003). I Comitati hanno espresso, sia all'Assessore
Amagliani che al Presidente Giancarli, fiducia e
collaborazione in un operato delle Amministrazioni pubbliche
che tenga conto e risolva il grave degrado ambientale e la
pesante situazione di incertezza in cui vivono centinaia di
famiglie dei quartieri aggrediti dall'Api. Famiglie che, se
anche lo volessero, non hanno più la possibilità economica
di andarsene dalle abitazioni in cui vivono poiché la
svalutazione delle stesse, dalla data dell'incendio del 25
Agosto 1999, ha raggiunto livelli tali (dal 30 al 50%) da
non permettere di affrontare l'avventura economica
dell'acquisto di una abitazione in un'altra zona della città
o addirittura in un'altra città fuori dell'Area ad elevato
rischio di crisi ambientale».
il
comunicato integrale inviato dai comitati |
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IL RESTO DEL
CARLINO |
Circa 200
litri di gasolio ...
FALCONARA — Circa 200 litri di
gasolio si sono sversati in mare davanti alla Raffineria Api
in seguito alla rottura, avvenuta l'altro ieri sera intorno
alle 21.45, di una manichetta durante l'operazione di
caricamento del liquido dagli impianti a una nave cisterna
ormeggiata di fronte alla costa. Secondo quanto si è appreso
dalla raffineria, dopo la rottura sono stati avvertiti i
vigili del fuoco e la Capitaneria di porto di Ancona,
accorsi con proprie motovedette insieme al natante dell'Api
«Grecale I». I tre battelli sono stazionati sul punto dello
sversamento senza attuare interventi di raccolta e
attendendo, data l'esiguità di quanto finito in mare, che il
gasolio evaporasse. Le operazioni sono proseguite fino a
ieri mattina ma fioccano le prime polemiche.
Sversamento in mare di
gasolio
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — Un guasto ad una
manichetta che trasferiva gasolio dalla raffineria Api alla
nave 'Cosmo' ha procurato lo sversamento in mare, nella
notte di lunedì, di 200 litri di gasolio. Una quantità che
con il trascorrere delle ore e degli accertamenti si è
notevolmente ridimensionata fino a raggiungere i 50 litri.
Una quantità esigua, quindi, aggredita attraverso il pronto
intervento degli addetti della raffineria che hanno
allertato la Capitaneria di porto intervenuta con due
motovedette e un battello. Lo sversamento, da come riferisce
la stessa Capitaneria, è stato appunto causato da una
rottura della manichetta che trasferiva il materiale dalla
raffineria alla nave forse per un eccesso di pressione. A
precedere quanto accaduto anche un black out che ha
investito la raffineria tanto da creare un'oscillazione di
tensione. «La causa — rende noto l'Api — è stata riscontrata
in un problema temporaneo all'interruttore di un
trasformatore di energia elettrica che alimenta la
raffineria. Come da procedura sono entrati in azione i
sistemi di sicurezza, fermando le unità interessate che sono
state successivamente riavviate». Non ci sono state
conseguenza né per l'interno né per l'esterno. «Siamo
riusciti — rende noto l'azienda in un comunicato — a
contenere in pochi litri la fuoriuscita di prodotto. Come da
procedura — spiega — è stata immediatamente avvertita la
Capitaneria di porto e fatto intervenire il sistema di
possibile recupero di prodotto (rec-oil), attraverso
l'utilizzo della motonave Api "Grecale primo"». L'industria
petrolifera assicura anche che la quantità di gasolio finito
in mare è stata talmente contenuta che non è stato
necessario ricorrere alla delimitazione del prodotto con le
panne galleggianti, ma si è operato per la dispersione dello
stesso. «La manichetta — ha detto il comandante della
capitaneria di porto, Agostino Izzo — era stata revisionata
l'8 ottobre scorso ed aveva superato le prove di carico.
Proprio per essere ancora più assidui nei controlli abbiamo
fatto intervenire un rimorchiatore della città di Ravenna,
un battello dei vigili del fuoco e un aereo da Pescara per
tenere sotto controllo le piccole iridiscenze che si erano
formate. Abbiamo effettuato un abbattimento meccanico
attraverso l'ossigenazione dell'acqua fino al crepuscolo ed
effettuato un ulteriore passaggio dell'aereo alle 18». Anche
l'ufficio ambiente del Comune è intervenuto allertato da
cittadini dei quartieri di Fiumesino e Villanova che ieri,
riuniti in un'assemblea del rione, hanno seguito tutta la
vicenda. «Denunciamo — ha detto l'assessore all'ambiente
Giancarlo Scortichini — la mancanza di tempestive
informazioni da parte della raffineria Api all'ufficio
ambiente, un atteggiamento che si ripete con preoccupante
frequenza». E il Wwf commenta con preoccupazione la notizia
dello sversamento di gasolio: «L'ennesimo incidente — dicono
— dimostra come il rischio di una catastrofe ecologica sia
reale e concreto». Lapidario Marco Moruzzi capogruppo in
Regione dei Verdi: «Quello che è accaduto è gravissimo,
presenteremo una denuncia alla magistratura perché si
indaghi sulla vicenda». |
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CORRIERE ADRIATICO |
“Risposte
precise per la concessione”
I
lavoratori dell’impianto petrolifero dopo aver incontrato
l’assessore Amagliani oggi vanno da Carletti
di Marina
Minelli
Ieri
mattina l'incontro con l'assessore all'ambiente della
Regione Marco Amagliani, stamattina l'appuntamento con il
sindaco Carletti e poi nel pomeriggio l'assemblea generale
in preparazione dello sciopero e della manifestazione di
venerdì 4 aprile e lunedì volantinaggio lungo via Bixio
durante il mercato. Una settimana intensa per i lavoratori
della raffineria Api, preoccupati per i livelli
occupazionali e per l'incertezza legata ai dubbi sul rinnovo
della concessione alla raffineria. "La nostra - dicono - è
una lotta per garantire la sicurezza degli impianti, per il
pieno e totale risanamento ambientale, per il continuo
costante monitoraggio e controllo dei parametri e delle
norme che rendano eco-compatibile le attività che si
svolgono all'interno della raffineria". Queste, secondo i
dipendenti del petrolchimico, le condizioni imprescindibili
per continuare ad assicurare da un lato l'occupazione,
dall'altro la piena e totale garanzia della tutela
ambientale e della salute dei cittadini di Falconara. "Una
battaglia - hanno scritto i lavoratori nel volantino
distribuito lunedì scorso tesa a rimuovere l'attendismo
dell'azienda e della proprietà, alla quale chiediamo impegni
concreti sul versante della responsabilità sociale
dell'impresa. Per il raggiungimento e l'affermazione di
questi obiettivi, però, ognuno deve lavorare sulla base
delle proprie competenze e responsabilità". Intanto
lavoratori e sindacati tracciano un primo bilancio
dell'incontro con l'assessore Amagliani il quale ha
riaffermato il suo impegno per il mantenimento dei livelli
occupazionali. “Il colloquio è stato positivo - commenta
Daniele Paolinelli della Femca-Cisl - ma le preoccupazioni
restano, perché quello di oggi è stato solo uno scambio di
idee. Noi ancora una volta abbiamo chiesto garanzie in più a
tutela dei dipendenti e faremo lo stesso discorso oggi a
Carletti". Al primo cittadino di Falconara sindacati e
dipendenti Api vogliono anche porre alcune domande legate
alla questione del rinnovo della concessione. Da tutti
questi incontri speriamo possano arrivare delle riposte
precise - dicono i lavoratori - ne abbiamo bisogno noi
perché non riusciamo più a vivere in questo stato di
incertezza e ne hanno diritto i cittadini di Falconara”.
“Il rinnovo
sarà viziato dall'assenza di proposte”
La polemica
dei comitati
di Marina
Minelli
Sul rinnovo
della concessione alla raffineria Api i comitati di
Fiumesino, Villanova e "25 agosto" hanno deciso di dire la
loro, facendo notare, prima di tutto che “a tre anni e mezzo
dalle deliberazioni di incompatibilità ed alla vigilia del
rinnovo o meno della concessione, non esiste un progetto
economico-produttivo alternativo alla raffineria Api mentre,
paradossalmente, l'unica che ha prodotto dati sui benefici
economici della presenza della raffineria è stata solo la
stessa azienda". "Due giorni dopo il tragico rogo alla
raffineria Api del 25 Agosto 1999 - ricordano i portavoce
dei comitati - il Direttore Generale del Ministero
dell'Ambiente, dott. Corrado Clini, dichiarò alla stampa:
“certo, se questo impianto fosse progettato oggi, in base
alle direttive dell'Unione Europea, non potrebbe essere
localizzato dove si trova”. Poco dopo la Regione Marche, la
Provincia di Ancona e il Comune di Falconara deliberarono
l'incompatibilità della raffineria con il territorio e la
necessità di progettarne la dismissione con l’annesso piano
di riconversione ambientalmente compatibile e garante dei
livelli occupazionali. Noi appoggiammo con fermezza quelle
deliberazioni". Dopo i comitati, consci che in gioco c'era
un futuro migliore per i cittadini ed i lavoratori,
tentarono, con il Piano del prof. Giorgio Cortellessa, "di
gettare un sasso nello stagno della politica del “Palazzo".
Ma non è accaduto nulla. E questo significa arrivare alla
data della decisione obbligati a rinnovare la concessione
per mancanza di alternative credibili!".
Si rompe un
tubo di carico gasolio in mare
Il guasto
all’Api durante le operazioni di riempimento di una
petroliera
Erano circa
le 24. La manichetta di carico che stava immettendo gasolio
nella nuovissima petroliera a doppio scafo dell’Api, che
proprio ieri effettuava il primo attracco ai pontili è
saltata. Il carburante ha cominciato a fuoriuscire ma, è
stato un attimo. Infatti, il calo di pressione nel tubo ha
fatto scattare subito le valvole di sicurezza e bloccata
l'erogazione del carburante ma, quello contenuto ancora
all'interno del tubo è finito in mare. Mentre i responsabili
Api facevano entrare in funzione il Grecale I, il mezzo
antinquinamento marino della società stessa. sono stati
allertati Capitaneria di Porto e Vigili del fuoco.
Immediatamente à scattato il piano di emergenza predisposto
dal comandante, il capitano di vascello Agostino Izzo e
nella zona di mare interessata dallo sversamento sono subito
intervenute due motovedette e il battello dei vigili del
fuoco. La situazione è stata tenuta sotto controllo fino
alle prime luci dell'alba e data l'esiguità del carburante
finito in mare non sono neanche state posizionate le panne
antinquinamento. Di prima mattina, sul posto è intervenuto
anche il rimorchiatore "Città di Ravenna" del ministero
dell'Ambiente che è di stanza in Ancona. -Un problema - ha
detto il comandante Izzo, che ha raggiunto con una
motovedetta il posto delle operazioni - di portata di molto
inferiore a quello causato dalla Nicole, il cargo naufragato
sotto costa a Numana. Non abbiamo neanche dovuto utilizzare
gli sbarramenti. E' stato sufficiente ossigenare il mare con
continui passaggi dei battelli presenti sul posto. Una
ossigenazione che ha consentito nel breve volgere di qualche
ora a far volatilizzare la maggior parte del carburante
sversato. E sul mare non è rimasta altro che una iridescenza
simile a quella che causano i gas di scarico dei motoscafi
che solcano l'Adriatico". D'altra parte, tutta la zona è
stata monitorata da un aereo della guardia costiera che ha
effettuato vari passaggi rilevando soltanto una striscia
iridescente a mezzo miglio dalla costa lunga circa un
chilometro e larga una ventina di metri. Una striscia che in
serata è scomparsa definitivamente. E a controllare
l'accaduto, in mare anche i tecnici dell'Arpam e lo stesso
assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani. Nessun
problema per l'interruzione della corrente all'Api come
anche per la nuvola di fumo proveniente dalla Cosmos. Quest’ultima,
ed è stato accertato sempre dalla Capitaneria non era altro
che lo spurgo delle linee di vapore di bordo della Cosmo. Lo
ha affermato lo stesso comandante della nuovissima e
supersicura motonave dell'Api. E la rottura del tubo? "Un
evento imponderabile - ammette lo stesso Izzo - la
manichetta era stata collaudata nell'ottobre del 2002 e il
controllo doveva essere ripetuto a distanza di un anno dalla
commissione formata da Capitaneria, Vigili del Fuoco e Genio
Civile Opere Marittime".
Il Comune
“bacchetta” e la raffineria replica
Monitorata
tutta la zona fino a Palombina
E il Comune
di Falconara, attraverso l'assessore all'Ambiente Giancarlo
Scortichini non lesina critiche al comportamento dei vertici
della Raffineria Api "colpevole", stando a Scortichini, che
in prima persona ha seguito l’evolversi della situazione, di
non aver tempestivamente informato l'ufficio Ambiente del
Comune "un atteggiamento - afferma l'assessore - che si va
ripetendo con troppa frequenza". Dopo la presa di posizione,
lo stesso assessore ha affermato che l'ufficio ambiente ha
monitorato per tutta la giornata il fenomeno odorigeno
verificatosi all’altezza di Palombina Vecchia utilizzando le
attrezzature comunali e quelle dell'Arpam. Pronta la replica
dell'azienda che puntualizza anche la dimensione del
fenomeno. Secondo l'Api, la consistenza dello sversamento in
mare di gasolio sarebbe di 50 litri soltanto e non di 100.
L'estensione della macchia oleosa sarebbe di 60 per 30 metri
e lo spessore di pochi centesimi di millimetri. Quanto alle
accuse rivolte in particolare dall'assessore all'ambiente
Marco Amagliani e dal Comune di Falconara sul ritardo con
cui è stata data la notizia, l'Api afferma che dell'accaduto
sono stati subito informati la Capitaneria di porto e i
vigili del fuoco.
“Nessuno ha
avvertito”
L’assessore
regionale all’ambiente e i verdi critici verso l’azienda
Hanno
saputo dell’accaduto molto tempo dopo
"E'
doveroso da parte dell'Api comunicare immediatamente alle
autorità preposte, oltre che alla Capitaneria di porto e ai
vigili del fuoco anche all'assessorato regionale e
provinciale all'ambiente, all'Arpam e alla Protezione
civile, eventuali incidenti. Lo afferma l’assessore
regionale all'ambiente Marco Amagliani. Amagliani riferisce
di aver saputo del fatto durante la riunione di giunta, e
quindi "a circa 10-11 ore” dall'accaduto, e sì è subito
attivato contattando il direttore generale dell'Arpam
Gisberto Paoloni e la Protezione civile per avere
informazioni in merito. Sia l'Arpam che la Protezione
civile, però, hanno informato l'assessore di non essere a
conoscenza dell'episodio e che si sarebbero subito attivati
a loro volta sentendo la Capitaneria di porto. L’Arpam è poi
intervenuta con i propri tecnici, che hanno notato delle
macchie oleose e avvertito odori anche a una distanza “non
irrilevante" daI luogo in cui è avvenuto lo sversarnento.
Presa di posizione anche del capogruppo dei Verdi alla
Regione Marche, Marco Moruzzi che annunciando un
esposto-denuncia alla magistratura, giudica “gravissimo”
l'episodio ipotizzando che l’Api abbia voluto ”eliminare
unilateralmente una situazione di grave irregolarità”. Tutto
ciò - osserva iI consigliere regionale riguardo alla
condotta dell'Api - "mina la credibilità di una raffineria
che ha appena richiesto il rinnovo della concessione
ventennale di occupazione del demanio costiero, vantando
correttezza e trasparenza". E sulla questione interviene
anche il Wwf che “commenta con preoccupazione la notizia
dello sversamento in mare del carburante e chiede un
programma per la tutela dell’ eco-sistema marino
dell'Adriatico e delle economie che sul mare sono fondate,
pesca e turismo per primi. Nel programma di tutela si chiede
anche una piena assunzione di responsabilità degli organi
competenti sul futuro dell'Api”. |
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LA NAZIONE |
Medicina democratica lancia
l'allarme tumori
LIVORNO — La situazione
sanitaria ed ambientale di Livorno è allarmante. Sempre più
persone muoiono di tumore nei quartieri dell'area
industriale, mentre gli organi di controllo mostrano
inadeguatezza e reticenza. A dire tutto questo è Medicina
Democratica (Md), il movimento di lotta e la salute che
nella provincia di Livorno e della Val di Cornia è
rappresentato da Maurizio Marchi. Non solo dunque alcune
zone di Livorno sono ad alto rischio di malattie tumorali a
causa della cattiva qualità dell'aria, ma spesso chi
dovrebbe controllare non informa abbastanza dei pericoli,
minimizzando i dati delle malattie. «L'analisi della
popolazione — dice Md — svolta dal Comune dice testualmente
che la zona industriale mostra rischi relativi più alti per
entrambi i sessi per quasi tutte le cause di decesso
(malattie all'apparato circolatorio e tumori)». E in effetti
questa fetta di popolazione, stretta fra l'inquinamento
dell'inceneritore (diossina, polveri fini e altri), della
centrale elettrica (polveri fini, ossido di azoto e polveri)
e della raffineria, è in testa nel comune per tutti i tipi
di tumore, dice Md. Ma anche l'area del cantiere navale
contribuisce, con l'inquinamento da amianto.
Complessivamente Livorno è a livelli molto alti per tutti i
tipi di tumore. «C'è da notare — afferma Md — che molte
morti vengono attribuite ad arresto cardiaco, anche se la
persona è stata debilitata da un tumore ». Il quadro è per
Md preoccupante. «Livorno — conclude Md — ha bisogno di una
forte cura disintossicante. Chi pensa di aumentare
l'inquinamento è fuori dal mondo. Abbiamo bisogno di buona
occupazione e produzione, non di occupazione e produzione
purchessia. Il petrolio non ha futuro, e negli anni ha
prodotto un sistema con i risultati appena letti». |
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IL GAZZETTINO |
Fiamme in raffineria, torna
la paura
Alta colonna di fumo all'Eni
sprigionata durante l'intervento di manutenzione a un
serbatoio
Centralini in tilt, scuola
sigillata per precauzione, ma pochi minuti dopo l'allarme
finisce
di Paolo Navarro Dina
Un alta colonna di fumo nero
visibile da Mestre e da Venezia. Il pensiero è andato subito
alla notte del 28 novembre scorso e al drammatico incendio
al Td5 del Petrolchimico. E anche ieri, per alcuni minuti,
si è pensato che a Marghera si fosse verificato un nuovo
incidente ambientale. L'alta colonna di fumo che si è levata
per parecchi metri al cielo ha spaventato tantissima gente.
I centralini della Polizia, dei Vigili del fuoco e anche del
Gazzettino sono stati bombardati di chiamate che avvisavano
o solamente volevano sapere il motivo di quell'alto fumo
denso e nero sprigionatosi dallo stabilimento Eni di via dei
Petroli proprio di fronte a Venezia. Tutto è accaduto
attorno alle 15.30 durante alcuni lavori di manutenzione di
un serbatoio, fuori servizio da un mese, utilizzato per lo
stoccaggio delle acque reflue. Per cause in corso di
accertamento si è improvvisamente innescato un incendio che
ha interessato alcune tavole di legno dei ponteggi
predisposti per la manutenzione dell'impianto, ma per
fortuna non è stato registrato alcun ferito. Immediato è
scattato l'allarme che ha visto giungere sul posto nove
squadre dei Vigili del fuoco, alcuni funzionari dell'Arpav
che hanno effettuato alcune campionature dell'aria, e anche
un vero spiegamento di forze dell'ordine (Polizia,
Carabinieri, Guardia Costiera, e dal mare una motovedetta
della Capitaneria di Porto). Non è escluso che la
magistratura intenda aprire un'inchiesta sull'episodio. Ma
anche in questo caso, peraltro risoltosi nel giro di pochi
minuti, sono state numerose le proteste. «Stavo raggiungendo
Venezia - dice il prosindaco di Mestre, Gianfranco Bettin -
e sono rimasto impressionato da quell'alta colonna di fumo.
Questo incidente ci ricorda che anche quella raffineria se
ne dovrebbe andare...». Ma in assenza di un efficace sistema
di allerta e, evidentemente, anche di procedure fin troppo
burocratiche che impediscono notizie immediate alle
popolazione come era accaduto il 28 novembre scorso, ha
funzionato bene invece il tam-tam tra i cittadini con
telefonate e sms. Ne sa qualcosa il preside della scuola
media Giulio Cesare, Antonio Gumina che, avvisato via
telefono da un genitore, ha letteralmente "sigillato"
l'edificio con 150 persone tra docenti, personale e ragazzi,
fino a quando non si è sincerato del cessato allarme. «Mi ha
avvisato un genitore - racconta - e già in passato avevo
fatto sapere che in presenza di episodi come questi avrei
bloccato ogni uscita dall'edificio. Ho agito in via
precauzionale. Poi quando il 113 ci ha avvisato che tutto
era finito. Abbiamo dato il rompete le righe». La
parlamentare Verde, Luana Zanella ha chiesto al capo
dipartimento della Protezione civile di ottenere dal governo
più elicotteri per le emergenze di carattere ambientale a
Porto Marghera. E sulla vicenda prende posizione anche la
Eni spa. «Il serbatoio, già svuotato e fuori servizio da un
mese - dice la nota - ha visto l'innesco di un principio di
combustione durante i lavori di manutenzione dell'impianto.
La causa del fenomeno è da attribuire probabilmente alla
presenza di tracce residue di idrocarburi sulle pareti
interne del serbatoio. La visibilità esterna dell'evento
della durata di 3-4 minuti è stata probabilmente esaltata da
un fenomeno di "tiraggio naturale" all'interno dell'impianto
a cielo aperto. Al riguardo evidenziamo l'immediata
attuazione delle procedure di sicurezza della Raffineria tra
cui anche la contestuale comunicazione agli enti esterni
preposti che ha consentito in poco tempo di ripristinare le
condizioni normali».
Per alcuni minuti si ...
di Paolo Navarro Dina
Mestre - Per alcuni minuti si
è temuto il peggio. Un'alta colonna di fumo denso e nero si
è alzata dalla zona di Porto Marghera.In molti hanno pensato
subito a quella drammatica notte del 28 novembre scorso
quando prese fuoco l'impianto Tdi5 del Petrolchimico. E ieri
si sono vissuti momenti di tensione quando si è capito che
il fumo si stava alzando da un serbatoio adibito allo
stoccaggio delle acque reflue all'interno della Raffineria
Eni di via dei Petroli a Marghera. All'interno
dell'impianto, svuotato e fuori servizio da circa un mese,
si stavano svolgendo dei lavori di manutenzione quando
improvvisamente si sono alzate le fiamme che hanno bruciato
alcune tavole in legno usate per i ponteggi. Sul posto si
sono recate nove squadre dei Vigili del fuoco, alcuni
funzionari dell'Arpav e le forze dell'ordine. Non è escluso
che la magistratura possa aprire un'inchiesta sull'episodio.
Ma in assenza di un sistema di allerta, ieri ha funzionato
bene il tam-tam tra i cittadini con telefonate e sms. Il
preside di una scuola media di Mestre avvisato
dell'episodio, ha "sigillato" l'edificio con 150 persone tra
insegnanti, personale e ragazzi, fino al cessato allarme.
Sulla vicenda ha preso posizione anche l'Eni spa. «Il
serbatoio - dice la nota - ha visto l'innesco di un
principio di combustione durante i lavori di manutenzione
dell'impianto. La causa del fenomeno è da attribuire
probabilmente alla presenza di tracce residue di idrocarburi
sulle pareti interne del serbatoio.
L'azienda: «L'incendio
causato forse da tracce di idrocarburi sulle pareti interne»
di Paolo Navarro Dina
Mestre - Un'alta colonna nera
di fumo a Porto Marghera. Il pensiero è andato subito al 28
novembre scorso e all'incidente all'impianto Tdi5 del
Petrolchimico. Ed è stato un pomeriggio di tensione ieri
alla Raffineria Eni di via dei Petroli quando si è capito
che il fumo si stava alzando da un serbatoio adibito allo
stoccaggio delle acque reflue. All'interno dell'impianto,
svuotato e fuori servizio da circa un mese, si stavano
svolgendo dei lavori di manutenzione quando improvvisamente
si sono alzate le fiamme che hanno bruciato alcune tavole in
legno usate per i ponteggi. Sul posto Vigili del fuoco,
funzionari dell'Arpav che hanno effettuato alcune
campionature dell'aria, Polizia, Carabinieri, Guardia
Costiera e Capitaneria di Porto. Non è escluso che la
magistratura possa aprire un'inchiesta. Ancora una volta in
assenza di un sistema di allarme ha funzionato il tam-tam
tra i cittadini con telefonate e sms. Il preside della media
"Giulio Cesare" di Mestre ha "sigillato" l'edificio con
all'interno 150 persone tra insegnanti, personale e ragazzi,
fino al cessato allarme. Sulla vicenda ha preso posizione
l'Eni. «Il serbatoio - dice la nota - ha visto l'innesco di
un principio di combustione durante i lavori di manutenzione
dell'impianto. La causa del fenomeno è da attribuire
probabilmente alla presenza di tracce residue di idrocarburi
sulle pareti interne del serbatoio». |
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LA NUOVA di
Venezia e Mestre |
Fiamme in raffineria, è
psicosi
Incendio durante i lavori di
manutenzione di un serbatoio dell'Eni, nessun pericolo per
la popolazione e i lavoratori
La colonna di fumo nero ha
allarmato centinaia di cittadini
di Carlo Mion
MESTRE. Per mezz'ora è stato
il panico totale: centinaia di telefonate ai centralini
delle forze dell'ordine per colpa di una colonna di fumo
nero alto e denso che si levava da Porto Marghera. Colpa un
incendio che si è sviluppato in un serbatoio della
raffineria Eni. Sul serbatoio, momentaneamente non in uso,
erano in corso dei lavori di manutenzione. In molti hanno
temuto una nube tossica. Per fortuna tanto fumo ma poco
pericolo. Comunque il panico è stato grande anche perché il
passaparola tra i cittadini è stato uno solo: «Una nube
tossica su Porto Marghera». Ecco allora che alle 15 i
centralini di vigili del fuoco, polizia, carabinieri, vigili
urbani e persino Suem, sono stati tempestati dalle chiamate
di cittadini, responsabili di scuole e asili, automobilisti.
Tutti volevano sapere cosa stava succedendo e cosa dovevano
fare. Soprattutto telefonavano gli abitanti del centro
storico e di Campalto da dove la colonna e la successiva
nube di fumo si vedevano distintamente. I lavoratori del
porto hanno visto una nube chiara anche le fiamme levarsi
alte dalla raffineria e a quel punto si è temuto il peggio.
L'incendio è avvenuto durante alcuni lavori sul fondo del
serbatoio, all'interno dell'impianto per il trattamento
degli effluenti. In quel serbatoio - come ha spiegato
l'azienda in una nota - finiscono tutte le acque reflue
provenienti dalla raffineria. Acque che in passato venivano
scaricate in laguna e che ora sono raccolte per poi essere
trattate e smaltite. Naturalmente all'interno del serbatoio
ci finiscono anche idrocarburi. Ieri alcuni operai erano
impegnati a lavorare sul serbatoio in precedenza bonificato
quando, per cause ancora in via di accertamento, ha preso
fuoco un'impalcatura di legno all'interno dello stesso
serbatoio, mandando in combustione i vapori dei residui di
carburante presenti. Oltre alle fiamme si è alzata una
colonna di fumo alta e che ha subito richiamato l'attenzione
della popolazione. Scattato l'allarme sul posto sono
arrivati i vigili del fuoco di Marghera e Mestre, nove
squadre e un elicottero dei pompieri. Il loro intervento è
durato complessivamente poco più di un'ora e mezza. Sul
posto è giunto anche un tecnico dell'Arpav per effettuare le
campionature delle sostanze gassose fuoriuscite nel corso
dell'incendio. Durante l'incendio - assicura Eni - la
raffineria ha mantenuto le normali condizioni di
funzionamento senza nessun problema di carattere ambientale.
Luana Zanella: «Protezione
Civile e Vigili senza elicotteri»
MESTRE. «Irresponsabile
sottovalutare i continui rischi rappresentati dal polo
chimico e petrolifero e dal fatto che i Vigili del Fuoco non
hanno strumenti adeguati per intervenire in caso
d'incidente». Lo denuncia la deputata Verde veneziana, Luana
Zanella, dopo la notizia che un principio di incendio si è
verificato nel pomeriggio di ieri all' interno di un
serbatoio bonificato della raffineria Eni (ex Agip-Petroli)
di Porto Marghera. La Zanella si appella a Guido Bertolaso -
capo dipartimento della Protezione Civile nazionale -,
affinché ottenga dal Governo degli elicotteri per i Vigili
del Fuoco «adeguati a fronteggiare i pericoli derivanti
dalla vera e propria bomba del petrolchimico». «Bertolaso -
spiega Zanella in una nota stampa - ha ottenuto poteri
speciali per fronteggiare la lotta al terrorismo biochimico:
li utilizzi anche per la sicurezza dei cittadini di Marghera,
sostituendo l' elicottero monomotore AB 204 in dotazione dei
nostri Vigili del Fuoco, con mezzi adeguati ad una zona che
oltre all' area del petrolchimico presenta una viabilità e
frequenti condizioni metereologiche rischiose». |
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ECONEWS (Verdi) |
Idrocarburi in mare. Verdi:
sversamento notturno dalla raffineria Api di Falconara
La notte di lunedì poco dopo
le ore 21,30 il consigliere regionale dei Verdi Marco
Moruzzi ha telefonato alla Capitaneria di Porto di Ancona
per chiedere cosa fosse accaduto al pontile della raffineria
Api di Falconara (AN), da dove per almeno una mezz’ora si
erano alzate nubi di vapore a ridosso della nave cisterna
attraccata al punto di carico e scarico petroli. La
Capitaneria di Porto, nonostante fosse trascorso parecchio
tempo dall’evento, non era a conoscenza di alcun che.
Contemporaneamente i cittadini di Falconara, che per primi
avevano individuato gli strani movimenti di navi e mezzi al
pontile, avevano interpellato Capitaneria di Porto di
Ancona, la Protezione Civile, l’Ufficio Ambiente del Comune
di Falconara e l’Ufficio Distaccato di Falconara della
Capitaneria di Porto. Nessuno aveva ricevuto alcuna
segnalazione, solo in un secondo momento l’Ufficio
Distaccato di Falconara della Capitaneria di Porto ha
comunicato telefonicamente la notizia che non c’era alcun
problema e che sulla nave si stava eseguendo una “prova
vapore”, una normale esercitazione. In realtà nella giornata
di ieri dopo l’avvistamento di una macchia di idrocarburi a
ridosso della costa di Falconara si è capito che c’era ben
altro. Il vapore acqueo ad alta pressione viene normalmente
utilizzato per far scomparire le tracce di petrolio da dove
questo si appiccica. La legge prevede l’obbligo di
segnalazione immediata degli sversamenti di petrolio in
mare, ma questa evenienza in un primo momento è stata
tassativamente negata. Ieri mattina si è intervenuto con i
solventi a ridosso della costa, un metodo non accettabile
perché fraziona in micro particelle le macchie di
idrocarburi, rende più difficile valutare le quantità
disperse e dal punto di vista ecologico è negativo affondare
ed emulsionare con l’acqua il gasolio anziché asportarlo.
Inoltre i solventi apportano al mare altre sostanze chimiche
estranee all’ambiente marino che si aggiungono
all’inquinamento provocato dal petrolio. Il consigliere
Regionale dei Verdi Marco Moruzzi ha dichiarato: “ Quello
che è accaduto è gravissimo, presenteremo una denuncia alla
Magistratura perché si indaghi sulla vicenda. Emergono
indizi che l’azienda abbia voluto eliminare unilateralmente
una situazione di grave irregolarità, tutto ciò mina la
credibilità di una raffineria che ha appena richiesto il
rinnovo della concessione ventennale di occupazione del
demanio costiero, vantando correttezza e trasparenza”.
Incendio Marghera. Verdi:
dotare Vigili del Fuoco di strumenti adeguati
"Irresponsabile sottovalutare
i continui rischi e i Vigili del Fuoco non hanno strumenti
adeguati". Lo denuncia la Verde Luana Zanella, dopo la
notizia che un principio di incendio si e' verificato nel
pomeriggio di ieri all'interno di un serbatoio bonificato
della raffineria Eni di Porto Marghera. Zanella si appella a
Guido Bertolaso, capo dipartimento della Protezione Civile,
perché ottenga dal Governo elicotteri adeguati a
fronteggiare i pericoli derivanti dalla vera e propria bomba
del petrolchimico. "Bertolaso - spiega Zanella - ha ottenuto
poteri speciali per fronteggiare la lotta al terrorismo
biochimico: li utilizzi anche per la sicurezza dei cittadini
di Marghera, sostituendo l'elicottero monomotore AB 204 in
dotazione dei nostri Vigili del Fuoco, con mezzi adeguati ad
una zona che oltre all'area del petrolchimico presenta una
viabilità e frequenti condizioni meteorologiche rischiose".
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