MESSAGGERO |
Caso Api, Giancarli chiama i
supersaggi Intanto
i comitati dei cittadini chiedono la delocalizzazione dei
quartieri vicini alla raffineria
di GIAMPAOLO MILZI
Assomiglia molto alla bella
ragazza che in un recente spot Tv si presenta a un esame, la
Provincia che ha in mente Enzo Giancarli. E per lui, il
banco di tutte le prove, è il nuovo tavolo istituzionale che
il 15 giugno dovrà sciogliere il nodo sul futuro dell'Api.
Un tavolo da allargare “a molti altri soggetti", come il
presidente ha ribadito ieri mattina nell'incontro alla nuova
sede Confindustria di Ancona. Un discorso, il suo, di fronte
a gente che conta - ad iniziare dal presidente nazionale
degli industriali D'Amato - riguardo le strategie economiche
di dimensione non solo locale. Non a caso, dunque, il
rilievo dato da Giancarli alla scadenza, sempre più vicina,
alla quale guarda l'area territoriale ad alto “eco-rischio"
con vertice Falconara: quella del pronunciamento della
Regione sulla richiesta di rinnovo della concessione
avanzata dai manager della raffineria. «Un tema su cui la
Provincia eserciterà fino in fondo la sua responsabilità -
ha detto Giancarli - consapevole del suo ruolo strategico
nel decidere per le politiche sociali, economiche,
ambientali, occupazionali ed energetiche». Al nuovo tavolo -
come Giancarli aveva anticipato al Messaggero - dovranno
sedere non solo Comune di Falconara, Provincia e Regione, ma
anche categorie produttive, sindacati, ambientalisti,
comitati dei cittadini. Soggetti con i quali la Provincia
«vuol costruire la decisione sul rinnovo della concessione».
E non a caso il presidente ha detto “costruire": sarà un
percorso lungo, in cui i rappresentanti delle istituzioni
«misureranno due loro capacità: quella di essere classe
dirigente e quindi di produrre idee, progetti, strategie; e
di essere all'altezza delle sfide e delle funzioni per un
reale sviluppo sostenibile del territorio». E nel
pomeriggio, tornando sui «tempi necessari per un confronto
serio per la decisione», Giancarli ha ribadito che devono
essere «ragionevoli in ogni caso«: sia in vista di un
rinnovo della concessione (scelta per lui più razionale
visto l'avvicinarsi del 15 giugno) sia di una soluzione
opposta. Un «confronto serio e concreto», dunque, per un
tavolo che Giancarli vorrebbe allargare innanzitutto
«all'azienda Api, chiamata a un serio impegno d'investimenti
per il risanamento del territorio, e ai comitati dei
cittadini». I quali, pur fermi nel no al rinnovo della
concessione, ieri hanno chiesto alla Regione di favorire la
delocalizzazione dei rioni di Falconara vicini all'Api. Al
tavolo (si riunirà non prima del 17 aprile) Giancarli si
presenterà con due cointributi: un documento che farà votare
al Consiglio provinciale, e la proposta di coinvolgere
grandi esperti scientifici, magari europei, capaci di
fornire gli elementi per una scelta davvero ecocompatibile.
Il capogruppo di An in Provincia Mencarelli, nel ribadire
l'incompatibilità tra Api e area circostante, ha valutato
ieri «non negativamente le dichiarazioni di Giancarli», ha
auspicato la presenza al tavolo anche degli enti locali di
tutta la Vallesina e del Governo e ha rilanciato la proposta
An di una «Legge speciale per Falconara e Vallesina».
“Bomba" nel cestino al
distributore Cintura di sicurezza intorno all’Api
Cresce la paura degli
attentati: misterioso botto in autostrada
di SERGIO BIAGINI
Un misterioso botto notturno
in autostrada, la raffineria Api circondata da una cintura
di sicurezza per favorire i controlli delle forze di
polizia. Cresce la tensione e la paura di attentati legati
in qualche modo alla guerra. Ieri mattina tutti gli apparati
di sicurezza della regione sono entrati in fibrillazione per
quanto accaduto nell’area di servizio sulla corsia Nord
dell’autostrada A 14 «Chienti Est» tra Sant’Elpidio a Mare e
Civitanova Marche. L’esplosione, in un cestino dei rifiuti
posto nel parcheggio, ha fatto trasalire verso le 4,30 di
mattina gli addetti della stazione di rifornimento
Total-Fina, quelli dell’autogrill ed i pochi automobilisti
di passaggio. Danni modesti, ma i possibili collegamenti del
gesto con il conflitto in Iraq e con eventuali forme di
protesta nei confronti di società petrolifere occidentali
hanno subito indotto i responsabili dell’area di servizio a
denunciare il fatto alla polizia. Da Ancona sono arrivati
gli uomini della polizia stradale e quelli della Scientifica
coadiuvati dai colleghi di Fermo e della polizia
autostradale di Porto San Giorgio. L’impressione è che gli
investigatori stiano indagando sulla vicenda con molta
attenzione, non sottovalutando un gesto che potrebbe anche
non essere una «ragazzata» al di là dell’«ordigno» usato e
che sicuramente non era finalizzato a creare veri e propri
danni. Un gesto che potrebbe anche essere collegato alla
protesta di qualche giorno fa alla raffineria Api di
Falconara ad opera dei «disobbedienti». In questo caso però
sembra difficile pensare ad un atto intimidatorio nei
confronti di società petrolifere collegate agli americani
perché Total e Fina sono società controllate dai francesi. A
meno che non si voglia addirittura ipotizzare una protesta
contro i Paesi non entrati in guerra. Ovviamente si indaga a
trecentosessanta gradi. Nessuno avrebbe visto l’ignoto o gli
ignoti depositare l’ordigno nel cestino dei rifiuti posto
nel parcheggio dell’area di servizio. Ad essere avvertito
solo il botto, fortissimo, come raccontano i testimoni,
seguito da una colonna di fumo levatosi dal bidone. Gli
agenti della Scientifica hanno raccolto dei reperti che
saranno utili adesso per accertare il tipo di polvere usata
e le caratteristiche dell’ordigno. «Al momento dello scoppio
- racconta uno dei gestori dell’area di servizio Chienti
Est- c’erano due addetti alle pompe e solo qualche
automobilista di passaggio vista l’ora tarda. I dipendenti
hanno raccontato di aver sentito una esplosione fortissima e
hanno dato l’allarme giustamente preoccupati. E’ la prima
volta che accade un episodio del genere». Intanto a
Falconara il prefetto ha disposto il divieto di fermata e di
sosta in via Monti e Tognetti, via Flaminia (da via Monti e
Tognetti all’intersezione con l’Adriatica), lungo
l’Adriatica dal chilometro 287 al chilometro 288, fatta
eccezione per i residenti. I provvedimenti servono per
aumentare la sicurezza intorno all’obiettivo sensibile della
raffineria e facilitare le manovre delle forze dell’ordine.
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IL RESTO DEL
CARLINO |
«Il parere
del Comune? Non c'è»
di Maria Gloria Frattagli
FALCONARA — «Il Comune di
Falconara non mi ha fornito alcun parere sul rinnovo della
concessione alla raffineria Api». Dopo il richiamo sulla
vicenda al tavolo istituzionale da parte della Provincia,
l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani rivela
che neanche l'amministrazione comunale ha ancora fornito il
parere definitivo sul futuro dell'impianto. L'intera vicenda
si fa quindi sempre più complessa e le posizioni sembrano
essere sempre più contrastanti. Infatti entrambi i pareri di
Provincia e Comune dovevano essere presentati entro il 22
marzo scorso. Una data che non è stata rispettata da nessuno
dei due Enti. «Io sono tranquillo — ha detto Amagliani — e
il parere che la Regione ha richiesto è stato a seguito
dell'indirizzo che ci è stato fornito dall'ufficio legale».
La prossima sarà una settimana intensa per i lavoratori
dell'impianto che manifesteranno contro la posizione ferma e
decisa del Comune che prevede una riconversione del
territorio attualmente occupato dall'Api. Amagliani in
compenso si sente fiducioso sul percorso che
intraprenderanno le istituzioni: «Spero che il sindaco
Carletti e quindi il Comune prima dell'incontro del 17
aprile ci fornisca il parere che attendiamo, mentre per
quanto riguarda la Provincia ognuno è legittimato ad
esprimere la propria posizione». Quello fino a giugno sarà
comunque un percorso tortuoso e ricco di ostacoli.
Giancarli: «La chiusura
nel 2008 è impossibile»
FALCONARA — «Non ci sono le
condizioni per chiudere la raffineria Api nel 2008». Il
presidente della Provincia, Enzo Giancarli ribadisce oggi
più che mai la necessità di un confronto serio e fattivo
sull'argomento e rivendica il ruolo strategico dell'Ente. In
occasione del prossimo incontro del tavolo istituzionale (17
aprile) la Provincia stilerà un documento ufficiale che
verrà rimesso all'approvazione del Consiglio. «L'elemento
che deve sicuramente predominare a fronte di ogni decisione
— ha detto il presidente — è quello della sicurezza. Questa
la priorità per garantire i cittadini, i lavoratori e il
futuro della città e quindi di tutta la regione. La
raffineria Api, non c'é dubbio, ha una rilevanza
fondamentale sia sotto l'aspetto economico e occupazionale
che dal punto di vista della tutela ambientale del
territorio. Occorre quindi — ha aggiunto — affrontare scelte
coraggiose, discuterne, confrontare le ragioni con una
platea di attori ad ampio raggio. Con questo intendo gli
Enti, le attività produttive e chiunque interagisca con
l'attività dell'industria petrolifera, considerare il ruolo
delle forze ambientaliste. La nostra è una posizione di
piena responsabilità».
Mencarelli (An): «Troppa
incertezza nella sinistra»
FALCONARA — Sul rinnovo della
concessione all'Api è «evidente la grande incertezza che
regna a sinistra, divisa tra ambientalismo ideologizzato e
solidarismo di facciata». Lo afferma il capogruppo di An
alla Provincia Ennio Mencarelli, che in una nota richiama
alcuni «punti fermi». «Il Ptc dichiara, senza alcuna
indecisione che l'Api — ricorda — dovrà essere dismessa al
termine della concessione vigente; il Prg di Falconara,
approvato dalla Provincia con voto contrario di An,
determina per il futuro una destinazione dell'area Api
diversa dall'attuale; l'area circostante, la bassa Vallesina,
è stata dichiarata area ad elevato rischio ambientale; la
Regione ha recentemente disposto che il Ptc provinciale si
adegui alle decisioni del tavolo istituzionale; il
presidente Giancarli non rilascia nessun parere». Su questo
terreno, An valuta «non negativamente le più recenti
dichiarazioni di Giancarli, anche se ritiene che il tavolo
istituzionale sull'Api, per il rilevante impatto complessivo
della vicenda, vada allargato sia alle associazioni di
categoria e ambientali sia ai rappresentanti degli altri
enti locali presenti nella bassa Vallesina e, infine, anche
al governo centrale». |
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CORRIERE ADRIATICO |
“Serve una
legge speciale”
La
richiesta di An per risolvere i problemi ambientali
dell’area
Il rinnovo
della concessione all'Api continua a scatenare prese di
posizioni, sia favorevoli al rinnovo sia ad esso contrarie.
Da una parte i sindacati preoccupati, nel caso il rinnovo
non venisse effettuato, per il mantenimento degli attuali
posti di lavoro, sia diretti che dell'indotto. Dall'altra
chi, come il Comune di Falconara, forte anche del recente
Prg approvato in Provincia, è nettamente contrario al
mantenimento dell'azienda nel suo territorio e punta alla
riqualificazione ambientale. Questa volta interviene il
capogruppo di An in Provincia. Ecco quanto afferma Ennio
Mencarelli. “Sul rinnovo della concessione all' Api - dice -
è evidente la grande incertezza che regna a sinistra, divisa
tra ambientalismo ideologizzato e solidarismo di facciata”.
Erinio Mencarelli, afferma anche, nella sua nota, che ”il
Piano territoriale di coordinamento afferma, senza alcuna
indecisione che l’Api dovrà essere dismessa al termine
della concessione vigente: il Prg di Falconara. approvato
dalla Provincia con voto contrario di An, determina per il
futuro una destinazione dell'area Api diversa dall'attuale;
l'area circostante, la bassa Vallesina, è stata dichiarata
area ad elevato rischio ambientale. Inoltre - continua
Mencarelli – la Regione ha recentemente disposto che il Ptc
provinciale si adegui alle decisioni del tavolo
istituzionale. Inoltre, il presidente Giancarli non rilascia
nessun parere al predetto tavolo istituzionale sul rinnovo
della concessione”. Ed è su questo terreno. che An valuta
“non negativamente le più recenti dichiarazioni di Giancarli,
anche se ritiene che il tavolo istituzionale sull'Api, per
il rilevante impatto complessivo della vicenda, vada
allargato sia alle associazioni di categoria e ambientali
sia ai rappresentanti degli altri enti locali presenti nella
bassa Vallesina e, infine, anche al governo centrale”. Gli
amministratori di Provincia, Comune e Regione devono capire
infatti, secondo Mencarelli, che la questione Api è legata
strettarnente al territorio di tutta l’area a rischio e che
è quindi fondamentale il reperimento di fondi, pubblici e
privati, da investire nel risanamento complessivo della zona
e nella conversione ecocompatibile delle attività "a
rischio”. In altre parole, Alleanza nazionale rilancia la
sua proposta di una legge speciale per Falconara e per la
bassa Vallesina. “Ci auguriamo - conclude Menearelli - che
Giancarli non esiti a rivolgersi al governo attuale e
all’attuale Ministro all'ambiente, così come, ci ha
ricordato, in passato si rivolse al governo di centro
sinistra e al ministro Ronchi: su questo piano certamente
potrà trovare il sostegno di An e di tutta la Cdl”.
L'Api è in
stato d'assedio
Il Prefetto
stringe la morsa dei controlli
Di Emanuele
Coppari
Anche l'Api
è sorvegliata speciale. La guerra infuria in Iraq, i missili
piovono su Bagdad e centrano il bersaglio della paura, a
casa nostra. La morsa dei controlli si stringe sul rischio
di possibili attentati. E attorno ai punti sensibili le
strategie preventive continuano ad erigere cortine di
sicurezza. Dopo il rinforzo dell'esercito all'aeroporto
Sanzio di Falconara e al porto di Ancona, con l’aumento – il
numero è stato triplicato - di militari, impegnati a
proteggere gli scali, anche all’"Api" arrivano i nostri. Che
la tensione si tagli a fette è dimostrato dalla
trasformazione dell'area antistante la raffineria in una
zona off limits. La Prefettura in un comunicato stringato
afferma di aver disposto il divieto di fermata o di sosta ai
veicoli privati nel tratti di via Monti e Tognetti e via
Flaminia fino all'intersezione con la Statale 16 Adriatica,
fatta eccezione per chi ha la residenza o un "legittimo e
comprovato motivo da far valere alle forze dell'ordine
preposte al controllo per l’applicazione dell'ordinanza”.
Insomma guai a spegnere i motori in prossimità dello
stabilimento. Le forze dell'ordine scendono in campo anche
all'Api, e danno man forte alla vigilanza impegnata di
giorno e i notte a garantire la sicurezza nella raffineria.
L’attenzione è sempre al livello di guardia in portineria, e
pure all'interno, dove il servizio di sicurezza si assicura
in auto e si estende a tutto il perimetro interno, tra le
cisterne. Al presidio non stop, anche nei giorni festivi, si
aggiunge la presenza di due guardie dalle 3,45 alle 21. Non
saranno lasciati soli in questo tempo di guerra. E così un
altro pezzo dello scacchiere degli obiettivi potenzialmente
a rischio entra formalmente nel piano di difesa orchestrato
dalla strategia del comitato per la sicurezza e l'ordine
pubblico. Il pattugliamento su tutto il territorio, con
particolare attenzione sulle situazioni oggettivamente più
delicate, è il frutto di un lavoro di consultazione e di
confronto portato avanti da Prefettura, Questura e soggetti
interessati. Per il momento fortunatamente non si sono
registrati pericoli, ma è chiaro che la guardia non può
essere abbassata. Non ora, considerato anche il protrarsi
oltre i tempo-lampo previsti dal piano di attacco
dell’alleanza anglo-americana, all'Iraq. Non ora, che la
conclusione del conflitto sembra allontanarsi. Purtroppo.
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LA SICILIA |
Pet coke: la decisione è
vicina
Combustibile o rifiuto? Parla
la Corte di giustizia europea
Gela. Pet coke: combustibile
o rifiuto? Dopo le note vicende giudiziarie che lo scorso
anno causarono il blocco della raffineria e tennero la città
in subbuglio per due mesi, il governo dovette emanare un
apposito decreto per dichiarare il pet coke come
combustibile. Ma questo decreto è compatibile con le norme
comunitarie in materia di rifiuti? Il Pm dott. Serafina
Cannatà chiese al Gip di inviare gli atti alla Corte di
Giustizia Europea per avere un pronunciamento in merito.Richiesta
a cui si associarono i legali di Italia nostra Salvatore
Morreale ed Amici della terra Salvo Macrì. A distanza di
sette mesi il procedimento giudiziario presso la Corte di
Giustizia Europea è alle battute finali. Nel procedimento si
sono inseriti presentando corpose memorie sulla
classificazione del pet coke il governo italiano, quello
svedese, quello austriaco, la Commissione Europea composta
da un rappresentante italiano, un greco ed uno spagnolo,
l'associazione Italia nostra oltre che, ovviamente, l'Eni.
Se per il governo italiano il pet coke non rientra nella
nozione di rifiuto, per quello svedese il pet coke contiene
zolfo e sostanze nocive alla salute quali vanadio e nichelio
per cui ceneri e residui vanno gestiti in modo responsabile.
Anche l'Austria ritiene che il pet coke possa essere usato
come combustibile ma con adeguate misure di cautela per gli
inceneritori e smaltendo i residui in modo idoneo. La
Commissione conclude che il pet coke non è un rifiuto. Di
parere diametralmente opposta la memoria che l'avv.
Salvatore Morreale ha presentato alla Corte di Giustizia
Europea per conto dell'associazione ambientalista. Molto
corposa la memoria dell'Eni che si è avvalsa della
consulenza di vari luminari italiani. Acquisite, a termini
scaduti le memorie, la Corte di Giustizia Europea ha
trasmesso le copie ai diretti interessati che entro 30
giorni potranno chiedere la trattazione orale della causa e
se nessuno lo chiederà, la Corte, sulla base delle memorie,
emetterà la sentenza. Tra qualche mese il verdetto
importante per il futuro della raffineria e la città tutta.
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