RASSEGNA STAMPA 29.03.2003

 

MESSAGGERO
Caso Api, Giancarli chiama i supersaggi

Intanto i comitati dei cittadini chiedono la delocalizzazione dei quartieri vicini alla raffineria

di GIAMPAOLO MILZI

Assomiglia molto alla bella ragazza che in un recente spot Tv si presenta a un esame, la Provincia che ha in mente Enzo Giancarli. E per lui, il banco di tutte le prove, è il nuovo tavolo istituzionale che il 15 giugno dovrà sciogliere il nodo sul futuro dell'Api. Un tavolo da allargare “a molti altri soggetti", come il presidente ha ribadito ieri mattina nell'incontro alla nuova sede Confindustria di Ancona. Un discorso, il suo, di fronte a gente che conta - ad iniziare dal presidente nazionale degli industriali D'Amato - riguardo le strategie economiche di dimensione non solo locale. Non a caso, dunque, il rilievo dato da Giancarli alla scadenza, sempre più vicina, alla quale guarda l'area territoriale ad alto “eco-rischio" con vertice Falconara: quella del pronunciamento della Regione sulla richiesta di rinnovo della concessione avanzata dai manager della raffineria. «Un tema su cui la Provincia eserciterà fino in fondo la sua responsabilità - ha detto Giancarli - consapevole del suo ruolo strategico nel decidere per le politiche sociali, economiche, ambientali, occupazionali ed energetiche». Al nuovo tavolo - come Giancarli aveva anticipato al Messaggero - dovranno sedere non solo Comune di Falconara, Provincia e Regione, ma anche categorie produttive, sindacati, ambientalisti, comitati dei cittadini. Soggetti con i quali la Provincia «vuol costruire la decisione sul rinnovo della concessione». E non a caso il presidente ha detto “costruire": sarà un percorso lungo, in cui i rappresentanti delle istituzioni «misureranno due loro capacità: quella di essere classe dirigente e quindi di produrre idee, progetti, strategie; e di essere all'altezza delle sfide e delle funzioni per un reale sviluppo sostenibile del territorio». E nel pomeriggio, tornando sui «tempi necessari per un confronto serio per la decisione», Giancarli ha ribadito che devono essere «ragionevoli in ogni caso«: sia in vista di un rinnovo della concessione (scelta per lui più razionale visto l'avvicinarsi del 15 giugno) sia di una soluzione opposta. Un «confronto serio e concreto», dunque, per un tavolo che Giancarli vorrebbe allargare innanzitutto «all'azienda Api, chiamata a un serio impegno d'investimenti per il risanamento del territorio, e ai comitati dei cittadini». I quali, pur fermi nel no al rinnovo della concessione, ieri hanno chiesto alla Regione di favorire la delocalizzazione dei rioni di Falconara vicini all'Api. Al tavolo (si riunirà non prima del 17 aprile) Giancarli si presenterà con due cointributi: un documento che farà votare al Consiglio provinciale, e la proposta di coinvolgere grandi esperti scientifici, magari europei, capaci di fornire gli elementi per una scelta davvero ecocompatibile. Il capogruppo di An in Provincia Mencarelli, nel ribadire l'incompatibilità tra Api e area circostante, ha valutato ieri «non negativamente le dichiarazioni di Giancarli», ha auspicato la presenza al tavolo anche degli enti locali di tutta la Vallesina e del Governo e ha rilanciato la proposta An di una «Legge speciale per Falconara e Vallesina».

“Bomba" nel cestino al distributore Cintura di sicurezza intorno all’Api

Cresce la paura degli attentati: misterioso botto in autostrada

di SERGIO BIAGINI

Un misterioso botto notturno in autostrada, la raffineria Api circondata da una cintura di sicurezza per favorire i controlli delle forze di polizia. Cresce la tensione e la paura di attentati legati in qualche modo alla guerra. Ieri mattina tutti gli apparati di sicurezza della regione sono entrati in fibrillazione per quanto accaduto nell’area di servizio sulla corsia Nord dell’autostrada A 14 «Chienti Est» tra Sant’Elpidio a Mare e Civitanova Marche. L’esplosione, in un cestino dei rifiuti posto nel parcheggio, ha fatto trasalire verso le 4,30 di mattina gli addetti della stazione di rifornimento Total-Fina, quelli dell’autogrill ed i pochi automobilisti di passaggio. Danni modesti, ma i possibili collegamenti del gesto con il conflitto in Iraq e con eventuali forme di protesta nei confronti di società petrolifere occidentali hanno subito indotto i responsabili dell’area di servizio a denunciare il fatto alla polizia. Da Ancona sono arrivati gli uomini della polizia stradale e quelli della Scientifica coadiuvati dai colleghi di Fermo e della polizia autostradale di Porto San Giorgio. L’impressione è che gli investigatori stiano indagando sulla vicenda con molta attenzione, non sottovalutando un gesto che potrebbe anche non essere una «ragazzata» al di là dell’«ordigno» usato e che sicuramente non era finalizzato a creare veri e propri danni. Un gesto che potrebbe anche essere collegato alla protesta di qualche giorno fa alla raffineria Api di Falconara ad opera dei «disobbedienti». In questo caso però sembra difficile pensare ad un atto intimidatorio nei confronti di società petrolifere collegate agli americani perché Total e Fina sono società controllate dai francesi. A meno che non si voglia addirittura ipotizzare una protesta contro i Paesi non entrati in guerra. Ovviamente si indaga a trecentosessanta gradi. Nessuno avrebbe visto l’ignoto o gli ignoti depositare l’ordigno nel cestino dei rifiuti posto nel parcheggio dell’area di servizio. Ad essere avvertito solo il botto, fortissimo, come raccontano i testimoni, seguito da una colonna di fumo levatosi dal bidone. Gli agenti della Scientifica hanno raccolto dei reperti che saranno utili adesso per accertare il tipo di polvere usata e le caratteristiche dell’ordigno. «Al momento dello scoppio - racconta uno dei gestori dell’area di servizio Chienti Est- c’erano due addetti alle pompe e solo qualche automobilista di passaggio vista l’ora tarda. I dipendenti hanno raccontato di aver sentito una esplosione fortissima e hanno dato l’allarme giustamente preoccupati. E’ la prima volta che accade un episodio del genere». Intanto a Falconara il prefetto ha disposto il divieto di fermata e di sosta in via Monti e Tognetti, via Flaminia (da via Monti e Tognetti all’intersezione con l’Adriatica), lungo l’Adriatica dal chilometro 287 al chilometro 288, fatta eccezione per i residenti. I provvedimenti servono per aumentare la sicurezza intorno all’obiettivo sensibile della raffineria e facilitare le manovre delle forze dell’ordine.

 
IL RESTO DEL CARLINO
«Il parere del Comune? Non c'è»

di Maria Gloria Frattagli

FALCONARA — «Il Comune di Falconara non mi ha fornito alcun parere sul rinnovo della concessione alla raffineria Api». Dopo il richiamo sulla vicenda al tavolo istituzionale da parte della Provincia, l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani rivela che neanche l'amministrazione comunale ha ancora fornito il parere definitivo sul futuro dell'impianto. L'intera vicenda si fa quindi sempre più complessa e le posizioni sembrano essere sempre più contrastanti. Infatti entrambi i pareri di Provincia e Comune dovevano essere presentati entro il 22 marzo scorso. Una data che non è stata rispettata da nessuno dei due Enti. «Io sono tranquillo — ha detto Amagliani — e il parere che la Regione ha richiesto è stato a seguito dell'indirizzo che ci è stato fornito dall'ufficio legale». La prossima sarà una settimana intensa per i lavoratori dell'impianto che manifesteranno contro la posizione ferma e decisa del Comune che prevede una riconversione del territorio attualmente occupato dall'Api. Amagliani in compenso si sente fiducioso sul percorso che intraprenderanno le istituzioni: «Spero che il sindaco Carletti e quindi il Comune prima dell'incontro del 17 aprile ci fornisca il parere che attendiamo, mentre per quanto riguarda la Provincia ognuno è legittimato ad esprimere la propria posizione». Quello fino a giugno sarà comunque un percorso tortuoso e ricco di ostacoli.

Giancarli: «La chiusura nel 2008 è impossibile»

FALCONARA — «Non ci sono le condizioni per chiudere la raffineria Api nel 2008». Il presidente della Provincia, Enzo Giancarli ribadisce oggi più che mai la necessità di un confronto serio e fattivo sull'argomento e rivendica il ruolo strategico dell'Ente. In occasione del prossimo incontro del tavolo istituzionale (17 aprile) la Provincia stilerà un documento ufficiale che verrà rimesso all'approvazione del Consiglio. «L'elemento che deve sicuramente predominare a fronte di ogni decisione — ha detto il presidente — è quello della sicurezza. Questa la priorità per garantire i cittadini, i lavoratori e il futuro della città e quindi di tutta la regione. La raffineria Api, non c'é dubbio, ha una rilevanza fondamentale sia sotto l'aspetto economico e occupazionale che dal punto di vista della tutela ambientale del territorio. Occorre quindi — ha aggiunto — affrontare scelte coraggiose, discuterne, confrontare le ragioni con una platea di attori ad ampio raggio. Con questo intendo gli Enti, le attività produttive e chiunque interagisca con l'attività dell'industria petrolifera, considerare il ruolo delle forze ambientaliste. La nostra è una posizione di piena responsabilità».

Mencarelli (An): «Troppa incertezza nella sinistra»

FALCONARA — Sul rinnovo della concessione all'Api è «evidente la grande incertezza che regna a sinistra, divisa tra ambientalismo ideologizzato e solidarismo di facciata». Lo afferma il capogruppo di An alla Provincia Ennio Mencarelli, che in una nota richiama alcuni «punti fermi». «Il Ptc dichiara, senza alcuna indecisione che l'Api — ricorda — dovrà essere dismessa al termine della concessione vigente; il Prg di Falconara, approvato dalla Provincia con voto contrario di An, determina per il futuro una destinazione dell'area Api diversa dall'attuale; l'area circostante, la bassa Vallesina, è stata dichiarata area ad elevato rischio ambientale; la Regione ha recentemente disposto che il Ptc provinciale si adegui alle decisioni del tavolo istituzionale; il presidente Giancarli non rilascia nessun parere». Su questo terreno, An valuta «non negativamente le più recenti dichiarazioni di Giancarli, anche se ritiene che il tavolo istituzionale sull'Api, per il rilevante impatto complessivo della vicenda, vada allargato sia alle associazioni di categoria e ambientali sia ai rappresentanti degli altri enti locali presenti nella bassa Vallesina e, infine, anche al governo centrale».

 
CORRIERE ADRIATICO

“Serve una legge speciale”

La richiesta di An per risolvere i problemi ambientali dell’area

Il rinnovo della concessione all'Api continua a scatenare prese di posizioni, sia favorevoli al rinnovo sia ad esso contrarie. Da una parte i sindacati preoccupati, nel caso il rinnovo non venisse effettuato, per il mantenimento degli attuali posti di lavoro, sia diretti che dell'indotto. Dall'altra chi, come il Comune di Falconara, forte anche del recente Prg approvato in Provincia, è nettamente contrario al mantenimento dell'azienda nel suo territorio e punta alla riqualificazione ambientale. Questa volta interviene il capogruppo di An in Provincia. Ecco quanto afferma Ennio Mencarelli. “Sul rinnovo della concessione all' Api - dice - è evidente la grande incertezza che regna a sinistra, divisa tra ambientalismo ideologizzato e solidarismo di facciata”. Erinio Mencarelli, afferma anche, nella sua nota, che ”il Piano territoriale di coordinamento afferma, senza alcuna indecisione che l’Api dovrà essere dismessa  al termine della concessione vigente: il Prg di Falconara. approvato dalla Provincia con voto contrario di An, determina per il futuro una destinazione dell'area Api diversa dall'attuale; l'area circostante, la bassa Vallesina, è stata dichiarata area ad elevato rischio ambientale. Inoltre - continua Mencarelli – la Regione ha recentemente disposto che il Ptc provinciale si adegui alle decisioni del tavolo istituzionale. Inoltre, il presidente Giancarli non rilascia nessun parere al predetto tavolo istituzionale sul rinnovo della concessione”. Ed è su questo terreno. che An valuta “non negativamente le più recenti dichiarazioni di Giancarli, anche se ritiene che il tavolo istituzionale sull'Api, per il rilevante impatto complessivo della vicenda, vada allargato sia alle associazioni di categoria e ambientali sia ai rappresentanti degli altri enti locali presenti nella bassa Vallesina e, infine, anche al governo centrale”. Gli amministratori di Provincia, Comune e Regione devono capire infatti, secondo Mencarelli, che la questione Api è legata strettarnente al territorio di tutta l’area a rischio e che è quindi fondamentale il reperimento di fondi, pubblici e privati, da investire nel risanamento complessivo della zona e nella conversione ecocompatibile delle attività "a rischio”. In altre parole, Alleanza nazionale rilancia la sua proposta di una legge speciale per Falconara e per la bassa Vallesina. “Ci auguriamo - conclude Menearelli - che Giancarli non esiti a rivolgersi al governo attuale e all’attuale Ministro all'ambiente, così come, ci ha ricordato, in passato si rivolse al governo di centro sinistra e al ministro Ronchi: su questo piano certamente potrà trovare il sostegno di An e di tutta la Cdl”. 

L'Api è in stato d'assedio

Il Prefetto stringe la morsa dei controlli

Di Emanuele Coppari

Anche l'Api è sorvegliata speciale. La guerra infuria in Iraq, i missili piovono su Bagdad e centrano il bersaglio della paura, a casa nostra. La morsa dei controlli si stringe sul rischio di possibili attentati. E attorno ai punti sensibili le strategie preventive continuano ad erigere cortine di sicurezza. Dopo il rinforzo dell'esercito all'aeroporto Sanzio di Falconara e al porto di Ancona, con l’aumento – il numero è stato triplicato - di militari, impegnati a proteggere gli scali, anche all’"Api" arrivano i nostri. Che la tensione si tagli a fette è dimostrato dalla trasformazione dell'area antistante la raffineria in una zona off limits. La Prefettura in un comunicato stringato afferma di aver disposto il divieto di fermata o di sosta ai veicoli privati nel tratti di via Monti e Tognetti e via Flaminia fino all'intersezione con la Statale 16 Adriatica, fatta eccezione per chi ha la residenza o un "legittimo e comprovato motivo da far valere alle forze dell'ordine preposte al controllo per l’applicazione dell'ordinanza”. Insomma guai a spegnere i motori in prossimità dello stabilimento. Le forze dell'ordine scendono in campo anche all'Api, e danno man forte alla vigilanza impegnata di giorno e i notte a garantire la sicurezza nella raffineria. L’attenzione è sempre al livello di guardia in portineria, e pure all'interno, dove il servizio di sicurezza si assicura in auto e si estende a tutto il perimetro interno, tra le cisterne. Al presidio non stop, anche nei giorni festivi, si aggiunge la presenza di due guardie dalle 3,45 alle 21. Non saranno lasciati soli in questo tempo di guerra. E così un altro pezzo dello scacchiere degli obiettivi potenzialmente a rischio entra formalmente nel piano di difesa orchestrato dalla strategia del comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Il pattugliamento su tutto il territorio, con particolare attenzione sulle situazioni oggettivamente più delicate, è il frutto di un lavoro di consultazione e di confronto portato avanti da Prefettura, Questura e soggetti interessati. Per il momento fortunatamente non si sono registrati pericoli, ma è chiaro che la guardia non può essere abbassata. Non ora, considerato anche il protrarsi oltre i tempo-lampo previsti dal piano di attacco dell’alleanza anglo-americana, all'Iraq. Non ora, che la conclusione del conflitto sembra allontanarsi. Purtroppo. 

 
LA SICILIA
Pet coke: la decisione è vicina

Combustibile o rifiuto? Parla la Corte di giustizia europea

Gela. Pet coke: combustibile o rifiuto? Dopo le note vicende giudiziarie che lo scorso anno causarono il blocco della raffineria e tennero la città in subbuglio per due mesi, il governo dovette emanare un apposito decreto per dichiarare il pet coke come combustibile. Ma questo decreto è compatibile con le norme comunitarie in materia di rifiuti? Il Pm dott. Serafina Cannatà chiese al Gip di inviare gli atti alla Corte di Giustizia Europea per avere un pronunciamento in merito.Richiesta a cui si associarono i legali di Italia nostra Salvatore Morreale ed Amici della terra Salvo Macrì. A distanza di sette mesi il procedimento giudiziario presso la Corte di Giustizia Europea è alle battute finali. Nel procedimento si sono inseriti presentando corpose memorie sulla classificazione del pet coke il governo italiano, quello svedese, quello austriaco, la Commissione Europea composta da un rappresentante italiano, un greco ed uno spagnolo, l'associazione Italia nostra oltre che, ovviamente, l'Eni. Se per il governo italiano il pet coke non rientra nella nozione di rifiuto, per quello svedese il pet coke contiene zolfo e sostanze nocive alla salute quali vanadio e nichelio per cui ceneri e residui vanno gestiti in modo responsabile. Anche l'Austria ritiene che il pet coke possa essere usato come combustibile ma con adeguate misure di cautela per gli inceneritori e smaltendo i residui in modo idoneo. La Commissione conclude che il pet coke non è un rifiuto. Di parere diametralmente opposta la memoria che l'avv. Salvatore Morreale ha presentato alla Corte di Giustizia Europea per conto dell'associazione ambientalista. Molto corposa la memoria dell'Eni che si è avvalsa della consulenza di vari luminari italiani. Acquisite, a termini scaduti le memorie, la Corte di Giustizia Europea ha trasmesso le copie ai diretti interessati che entro 30 giorni potranno chiedere la trattazione orale della causa e se nessuno lo chiederà, la Corte, sulla base delle memorie, emetterà la sentenza. Tra qualche mese il verdetto importante per il futuro della raffineria e la città tutta.

 
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