«L’Api? Troppi ritardi,
finirà col restare»
Il presidente della Provincia
spiega la scelta del “non parere" sul rinnovo della
concessione. E prefigura uno scenario a lunga scadenza
Giancarli: «Vedo un sì
pluricondizionato, per la dismissione mancano i presupposti»
di GIAMPAOLO MILZI
«Il nostro mancato parere sul
rinnovo della concessione Api? Un parere sollecitatoci in
quei termini avrebbe potuto assumere un mero significato
burocratico. Ecco perché ci siamo espressi in quel modo...».
Un modo, quello scelto dal presidente della Provincia Enzo
Giancarli per rispondere alla richiesta avanzatagli dalla
Regione per aiutarla a sciogliere il "nodo raffineria", che
deve essere risuonato “sibillino" e di “malaugurio" alle
orecchie del sindaco di Falconara. Carletti aveva già
risposto con un no a ogni compatibilità tra il nuovo Prg
cittadino e il complesso Api. No perentorio dal Comune di
Falconara, "ni" equivoco dalla Provincia: l'ennesima
incomprensione, l'ultima divergenza capace di spezzare il
rinnovato feeling fra i due numeri uno degli enti locali,
oltre che le fragili gambe del tavolo di concertazione
istituzionale “apparecchiato" dalla Regione per
metabolizzare la “madre di tutte le decisioni" sulla nuova
vivibilità ecocompatibile? Né equivoci, né intenti di
rottura nel Giancarli-pensiero. Al contrario. Il rilancio di
una “concertazione allargata", una “riaffermazione della
validità del tavolo, perché la Provincia vuol partecipare
fino in fondo alla costruzione delle decisioni su un atto di
così grande impatto». E molto di più. Su quell'atto, la
questione rinnovo-non rinnovo, ecco l'orientamento della
Provincia: no alla dismissione della raffineria, al massimo
un sì di lunga prospettiva e pluricondizionato.
Ma come, presidente... nel
rispondere alla richiesta di parere della Regione, lei
invita D'Ambrosio a rileggersi il Piano territoriale di
coordinamento della Provincia. Quel piano punta alla
“dismissione" senza se e senza ma. Non le sembra di essere
in contraddizione?
«No. Quel piano fu varato nel
1999. Abbiamo usato termini drastici, ma già allora la
parola dismissione andava intesa in senso programmatico, non
nel breve periodo. E ora va interpretata in modo diverso».
Perché? E come?
«Ripeto, parliamo di 4 anni
fa e della necessità di decidere in base a un accordo di
programma. All'epoca esistevano i tempi per acquisire tutti
i dati per valutare sul futuro dell'Api. Quell'accordo non
c'è stato, né esistono quei dati. E ora la questione del
rinnovo della concessione è troppo complessa per poter
essere liquidata con una formuletta. Ecco perché il parere
alla Regione l'abbiamo dato in quel modo, o se preferisce
non l'abbiamo dato. Diversamente sarebbe stato riduttivo».
Si spieghi meglio.
«Politica significa decidere
per il bene comune. Occorrono molti passaggi, e di massima
trasparenza. La decisione sulla concessione va preceduta da
un percorso molto più articolato, attraverso un tavolo molto
concertato, allargato. Che coinvolga tutti i soggetti
interessati: Api, sindacati, Confindustria, ambientalisti,
comitati dei cittadini».
Insomma, tutti soggetti
esclusi finora da un tavolo di soli enti locali. E comunque
Comune di Falconara e comitati si battono per un no secco al
rinnovo della concessione...
«Un no secco, un no per il
“domani-dopodomani" sarebbe assurdo. Ripeto, non abbiamo gli
elementi per decidere in quel senso. E comunque, per
decidere in qualsiasi senso, anche per un rinnovo legato a
una dismissione di lungo termine, occorrono solidi
presupposti: alti investimenti per il risanamento
ambientale, e in termini tecnologici per garantire da subito
sicurezza ai cittadini; un approfondito progetto di
produzione energetica; un serio studio su rischi industriali
e inquinamento; una ricerca su scenari economici e sociali.
Un percorso lungo, che tra l'altro non si esaurirebbe col
rinnovo della concessione».
Il tavolo si è riunito
pochissimo, sembra aver prodotto solo equivoci e
incomprensioni. Ora lei dice che va allargato, che non avete
gli elementi. E a cosa sono serviti gli studi da centinaia
di milioni di lire di Arpam ed Enea? E che senso ha quello
appena affidato alla Svim? La scadenza del 15 giugno per la
decisione della Regione si avvicina. La Provincia non poteva
parlare chiaro prima? Non avete contribuito a perdere tempo?
«Noi queste coste le avevamo
dette da un pezzo. Già nel novembre '99, pochi mesi dopo
l'incidente mortale alla raffineria, andai a Roma e mi
incontrai col ministro all'Ambiente Ronchi. Gli chiesi di
favorire la costituzione di un comitato tecnico-scientifico
ad alto livello capace di agevolare una decisione su tutto:
sul futuro energetico delle Marche, sulle prospettive
ambientali e socio-occupazionali legate all'Api. Quel
comitato non nacque».
Foste lasciati soli? «Restò
un'iniziativa esclusiva della Provincia».
E ora che il tempo stringe?
«Il 30 dicembre 2002 scrissi
a D'Ambrosio e Carletti avvertendoli: il tavolo
istituzionale non aveva bisogno di pareri o audizioni, ma di
una partecipazione allargata per costruire una decisione
collegiale su basi approfondite. Siamo ancora in tempo. Il
nuovo tavolo può riunirsi in modo permanente».
Carletti: «Provincia
disimpegnata? Solo un atto formale»
Parla il sindaco. E sullo
sciopero Api: «I lavoratori cercano giustamente di
coinvolgere l’azienda»
di ROBERTA MACCAGNANI
FALCONARA - Carletti il
giorno dopo il doppio annuncio. Il parere “non parere" della
Provincia sul rinnovo della concessione all'Api che a
sorpresa ha rimandato ogni decisione al tavolo istituzionale
e lo sciopero generale del 4 aprile indetto dai lavoratori
della raffineria contro il Comune, ma anche l'azienda
stessa. E' la prima volta che gli operai scendono in piazza,
criticando aspramente l’azienda sul suo atteggiamento nella
gestione della questione del rinnovo. Calmo e sereno il
sindaco di Falconara, Giancarlo Carletti, rompe il silenzio.
Che della posizione assunta
dalla Provincia riguardo alla concessione Api?
«Effettivamente non era
obbligata a dare un parere sulla vicenda e ha ritenuto
opportuno esprimere una valutazione solo nell'ambito del
tavolo istituzionale».
Se l'aspettava?
«Eravamo d'accordo che il
parere sarebbe stato espresso, per questo si era accumulato
anche il ritardo nella consegna del documento alla Regione.
Ora si prospettano soluzioni più negoziabili».
Quindi, secondo lei è grave
quello che ha fatto la Provincia?
«No, è legittimo. Comunque si
tratta di un momento tecnico, un punto di partenza. Devo
confidare nel tavolo istituzionale dove ci presenteremo con
un'elaborazione di un piano in base a cui discutere del
problema per trovare delle soluzioni».
Si può dire che la Provincia
se ne sia lavata le mani?
«Ha interpretato in modo
estensivo la legge. Non penso si tratti di essersene lavati
le mani. Devo essere fiducioso che non sia così».
A proposito, invece, dello
sciopero annunciato dai lavoratori sia contro il Comune che
l'Api, quale il suo atteggiamento?
«Potrebbe rappresentare una
svolta. Appoggio questa iniziativa e non perché sia anche
contro la raffineria, ma solo perché è una presa di
coscienza che nasconde diverse sfaccettature di una vicenda
così complessa. La risoluzione della situazione interessa, è
vero, Regione, Comune e Provincia, ma anche la raffineria. E
non è giusto che l'Api resti immobile, attendendo le
decisioni delle Istituzioni». |