RASSEGNA STAMPA 04.03.2003

 

MESSAGGERO
La Provincia delude Carletti, il 10 non voterà il prg

Se tutto andrà liscio il Consiglio lo affronterà solo nella eventuale “prosecuzione” del 17

di GIAMPAOLO MILZI

FALCONARA - Aveva bussato alle porte “più in alto" della Provincia e giocato tutte le carte: ma il chiacchieratissimo Prg '99 di Falconara, quello che fa a pugni con l'Api, non sarà approvato nella seduta del Consiglio provinciale del 10 marzo. Segno “picche" per il sindaco di Falconara, che sul completamento dell'iter della variante entro la data di lunedì prossimo, sembrava aver puntato tutto forte di una presa di posizione della sua maggioranza. Il no al sindaco è arrivato alle 17 di ieri, dopo una giornata convulsa, apertasi con una polemica anticipazione mattutina della fumata nera da parte del presidente della Commissione Urbanistica della Provincia Giuliano Brandoni, e conclusasi con la fissazione dell'ordine del giorno del prossimo Consiglio provinciale da parte della conferenza dei capigruppo. «Abbiamo fissato la seduta del Consiglio per il 10 in unica convocazione, senza inserire l'argomento Prg di Falconara all'ordine del giorno, con eventuale prosecuzione per il 17 marzo», ha detto il presidente del Consiglio Antonio Righi. Il che, tradotto dal burocratese, significa che il 10 verranno esaurite tutte le questioni in programma, tranne quella del Prg, che verrà affrontata certamente il 17 (il riaggiornamento della seduta ci sarà, i termini di "eventuale prosecuzione" sono una mera formalità procedurale). Cambiamento di rotta dunque. Righi sabato scorso, infatti, in una nota aveva precisato che «il Prg di Falconara sarebbe stato sicuramente inserito nell'odg del Consiglio provinciale del 10 marzo. Di più, aveva aggiunto: «Considerata la particolarità del Prg di Falconara, al quale la maggioranza che governa la Provincia ha dedicato anche un'apposita riunione, proporrò in via del tutto eccezionale, alla Conferenza dei capogruppo, l'inserimento al primo punto del Consiglio provinciale del 10 marzo». La stessa assicurazione Righi, assieme al presidente della Giunta provinciale Giancarli, l'aveva data a Carletti venerdì scorso, quando il sindaco, accompagnato dal suo assessore all'Ambiente Scortichini, si era reso protagonista di un blitz in Provincia proprio per chiedere con estrema risolutezza un'inversione dell'ordine del giorno del Consiglio, con una risalita in pole-position del “punto Prg" e una sua approvazione nella seduta del 10. Ieri Righi ha spiegato: «La promessa al sindaco si basava sull'erronea convinzione che la commissione urbanistica riuscisse ad evadere l'iter del Prg entro sabato scorso. E invece, vista la complessità dell'esame, ciò non è avvenuto. La conferenza dei capogruppo ha dovuto prenderne atto. La Provincia, comunque, anche in questo caso ha fatto il massimo per non intralciare il lavoro di un Comune. La commissione urbanistica si è già riunita due volte, e si è riconvocata per l'11 marzo al fine di completare l'iter del Prg di Falconara. Che dunque potrà essere discusso e approvato il 17 dal Consiglio provinciale. Mi auguro che quella seduta basti, eventualmente potremmo anche decidere di protrarla ad oltranza».

Brucia un autotreno. «Via lo scalo merci»

Area insicura, l’assessore Scortichini mette alle strette Trenitalia

di Giampaolo Milzi

Prende fuoco la motrice di un autotreno, Villanova torna sull'orlo di una crisi di nervi e l'assessore all'Ambiente di Falconara punta di nuovo il dito sull'irrisolta e preoccupante convivenza fra il quartiere e lo scalo ferroviario merci. Questa, in sintesi, la chiave di lettura dell'incendio verificatosi alle 10.30 di ieri nell'area dello scalo di via Castellarancia, spento in mezz'ora dai vigili del fuoco che hanno evitato rischi per le persone e limitato al massimo i danni. Il focolaio si è sviluppato accidentalmente, per un corto circuito al quadro elettrico del grosso veicolo da trasporto: in fumo la motrice, salvi il trailer e il carico. «Un incidente casuale e senza conseguenze, ma che ha procurato grande spavento fra i residenti e pone di nuovo al centro dell'attenzione la questione sicurezza del deposito ferroviario merci e la prospettiva di una sua diversa collocazione», ha commentato l'assessore comunale Scortichini. «Per quanto riguarda i rischi - ha aggiunto - chiederò subito ai vigili del fuoco di verificare se l'incidente si è verificato in un contesto di rispetto delle misure di sicurezza e dall'altro di accertare lo stato dell'attuazione di tali misure in tutto lo scalo». Analoga richiesta Scortichini la presenterà formalmente a Trenitalia. «E' vero che esiste un piano delle Ferrovie per lo spostamento del deposito - ha concluso l'assessore - ma in attesa che si passi dalle parole ai fatti la struttura resta a ridosso delle abitazioni del quartiere e continua a provocare disagi. Occorre dunque dare subito risposte certe in termini di prevenzione e contenimento degli incidenti».

«Spostate la ferrovia Uscita a ovest? Attenti alla frana»

Intervista al progettista Cotecchia

di CLAUDIA PASQUINI

«La ferrovia va spostata al più presto. Per il collegamento porto-autostrada è inutile decidere finché non sarà messa in sicurezza l’area in frana. Il pericolo esiste, ogni giorno». Il professor Vincenzo Cotecchia non si stanca di sottolineare che c’è una concreta possibilità che il dramma di 20 anni fa possa ripetersi. Lo dirà di nuovo oggi nel corso della commissione consiliare sulla frana.

«Il progetto di cui parleremo è sempre quello – spiega l’ingegnere – non c’è niente di nuovo da aggiungere. Io parlo, ma non mi ascoltano».

Professor Cotecchia si sente scavalcato?

«Ci sono abituato, è un modo di gestire il territorio comune a tante amministrazioni. Ad Ancona in particolar modo ho notato che le scelte di carattere tecnico sono sempre subordinate agli accordi politici. Così tra discorsi e chiacchiere è sfuggito anche il momento giusto per il finanziamento».

Cosa ne pensa del progetto per l’arretramento della ferrovia presentato dalla Provincia qualche giorno fa?

«Era ora, lo sto ripetendo da tempo. I binari lì sono a rischio e devono andarsene. Venti anni fa la frana per una fortunata coincidenza non travolse nessun treno. Ma se il fenomeno dovesse ripetersi le cose potrebbero andare diversamente».

Il sindaco ha spedito a Roma il progetto per l’uscita a ovest. Cosa ne pensa?

«Qualsiasi uscita è condizionata dalla frana. Nord o Ovest è la stessa cosa se non mettiamo in sicurezza l’area. L’uscita a Ovest passerebbe alla Palombella e quindi siamo sempre in una zona pericolosa. Nonostante ciò i lavori vanno a rilento. In questa condizioni non è possibile neanche realizzare il porto turistico. Gli interventi realizzati finora sono dei “pannicelli caldi", niente di più».

Il professor Cotecchia fa riferimento ai drenaggi superficiali. Le opere di reinterro e i drenaggi profondi invece sono ancora al punto di partenza. Il progetto per la messa in sicurezza è congelato dal dicembre 2000 quando il consiglio comunale riunito in seduta straordinaria, bocciò la proposta dell’ingegnere di riprofilatura pesante: un rilevato che avrebbe creato una collina di 36 metri. L’amministrazione comunale ora aspetta con trepidazione gli esiti degli studi dell’Osservatorio geofisico di Trieste e del Politecnico di Milano. In base ai primi risultati resi noti nel dicembre scorso in occasione del ventesimo anniversario della frana, gli esperti dei due istituti avevano annunciato che dai primi rilevamenti effettuati e contrariamente a quanto sostenuto da Cotecchia, risulterebbe che il piede della frana finisce sulla massicciata ferroviaria e non in mare. Un’ipotesi che se a maggio avrà le conferme darà il via libera alla riprofilatura leggera e funzionale alla seconda darsena del porto turistico e al trasferimento del porto peschereccio e decreterà la separazione definitiva tra il Comune e Cotecchia. A quel punto si potrà rispolverare anche quel progetto ambizioso ideato da Leonardo Benevolo per dare un volto nuovo a Posatora. Da quartiere franato a parco urbano con impianti sportivi, camping, agriturismi, viale alberato, parcheggi scambiatori ed una passeggiata panoramica fino ad un boschetto in riva al mare. Infine, l’arreatramento della ferrovia, potrebbe consentire la realizzazione di una spiaggia e di un’area turistico-balneare.

 
IL RESTO DEL CARLINO
L'ex Montedison come casa: rumeni evacuati

di Andrea Massaro

FALCONARA — Lo avevano trasformato nella loro casa. Ci avevano portato persino un frigo, tanto per essere sicuri di mangiare cibi freschi e non scaduti. Nove rumeni si sono dovuti però arrendere domenica pomeriggio di fronte al blitz dei carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Ancona e della stazione di Falconara. Quando i militari hanno fatto irruzione nei locali dello stabilimento chimico in abbandono da anni, si è spalancata davanti ai loro occhi una situazione allucinante. I rumeni vivevano da due mesi in una topaia, piena di rifiuti e di escrementi. Ma in compenso si erano sistemati bene con materassi, persino un frigo. Alcuni cavi agganciati dagli extracomunitari alle centraline della corrente elettrica pubblica, hanno portato i carabinieri a scoprire un'altra immagine di povera e triste e realtà. Le stanze dell'ex Montedison, adibite a tetto per trascorrere le gelide notti d'inverno, sono state evacuate. I rumeni sono stati tutti accompagnati in questura per l'identificazione. Nel frattempo sono stati denunciati per furto di corrente elettrica. Le poche cose che gli extracomunitari utilizzavano per ripararsi dal freddo e altro materiale trovato nelle sporche stanze dello stabilimento chimico, sono state tutte rimosse. I rumeni sono andati incontro ad un pericolo enorme: tutta l'area della Montedison, che si estende in una fetta di territorio che solca il confine tra i comuni di Falconara e Montemarciano, è altamente inquinata. Il terreno è ancora denso di sostanze chimiche. La bonifica di questa cattedrale nel deserto non è stata mai avviata. E nonostante le buone intenzioni e i progetti sbandierati, mai nulla è stato fatto. E il catafalco resta lì. Pronto ad essere persino trasformato in casa da poveracci senza tetto.

A fuoco motrice di un treno merci

FALCONARA — Ieri mattina, attorno alle 10.30 nello scalo merci di via Castellaraccia, all'altezza dell'abitato di Villanova un incendio, presumibilmente causato da un corto circuito, ha distrutto la motrice di un rimorchio che sostava in attesa di essere caricato con una fornitura di sigarette provenienti dalla manifattura di Chiaravalle. L'incendio, domato subito dai vigili del fuoco, non ha provocato danni alle persone. Sul posto sono stati presenti per tutta la durata delle operazioni di spegnimento uomini della polizia municipale e dell' Ufficio ambiente del Comune di Falconara, che ha anche richiesto alla ditta una copia aggiornata del piano di emergenza. Sul posto è subito intervenuto il Comitato Villanova, uno dei quartieri adiacenti alla raffineria di Falconara e allo scalo merci, per sottolineare la pericolosità dell'area, ricordando che già nel novembre '97 ci fu un deragliamento di una ferrocisterna piena di gas, che fu trovata con le pareti sottospessorate. E sulla questione interviene anche l'assessore comunale all'Ambiente Giancarlo Scortichini: «L'incendio di oggi (ieri ndr) e la tensione che ha creato nei cittadini, dimostra la necessità di trovare al più presto un'altra collocazione allo scalo merci».

 
CORRIERE ADRIATICO

Prg, i tempi si allungano

Rinvio in commissione, slitta la discussione in consiglio

di Emanuele Coppari

Tanto tuonò che piovve. Slitta il passaggio del piano regolatore di Falconara in consiglio provinciale. Fumata nera ieri in commissione a Palazzo di vetro. Troppo importante lo strumento urbanistico destinato a tracciare le linee dello sviluppo di un territorio ad alta tensione per affrettarci tempi. L'esame dei Prg non si è concluso, verrà ripreso l'11 marzo. Troppo tardi per il consiglio del 10. E rinvio, ulteriori intoppi permettendo, al 17.

Insomma le preoccupazioni di Carletti & C. si sono rivelate fondate. C'era il sospetto che il Prg di Falconara potesse finire in fondo agli argomenti iscritti all'ordine del giorno della riunione del consiglio provinciale del 10 marzo. Problema risolto alla radice. Il 10 marzo il documento non verrà sicuramente affrontato dall'assise. A tagliare la testa al toro è stata la commissione provinciale di ieri mattina. Lo strumento urbanistico è stato passato al setaccio solo in parte. L'esame ha dato esito positivo stando ai primi commenti, e per i contenuti che si è riusciti ad approfondire non sarebbero state sollevate eccezioni tecniche. Ma il lavoro di indagine tra le pieghe delle linee dello sviluppo della città di Falconara non è ancora concluso. La commissione si è aggiornata alla seduta dell'11. A questo punto la conclusione del presidente della Provincia Giancarli è lapalissiana: "Inopportuno discutere il Prg in occasione del consiglio del 10", appena il giorno prima. Tutto rimandato al 17 marzo. I prossimi due appuntamenti del consiglio provinciale sono stati calendarizzati ieri pomeriggio dalla conferenza dei capigruppo. Come dire: il Prg di Falconara merita di essere studiato a fondo. E allora, per dirla ancora con Giancarli, "il consiglio potrà discuterlo solo dopo che la commissione avrà completato il suo lavoro". Con una postilla. "Il piano regolatore verrà messo comunque al primo punto dell'ordine del giorno nel primo consiglio utile". L'11, probabilmente, anche se non c'e certezza. E' slittamento, dunque. Nonostante le raccomandazioni di Carletti che aveva bussato alla porta di Giancarli per chiedere di accorciare i tempi al massimo. In barba all'appello del presidente del consiglio provinciale Antonio Righi che chiedendo ufficialmente e con forza di mettere il Prg di Falconara al primo posto della discussione in consiglio sollecitava ad scacciare i fantasmi delle lungaggini dell'iter. Il ritardo è anche un simbolico schiaffo alle forze politiche che sostengono la maggioranza in Comune che avevano auspicato in una nota l'approvazione immediata del piano.

“Al più presto la consulta”

Il Prc sollecita la riunione dell’organismo sull’ambiente

"La Consulta per l'Ambiente deve essere convocata quanto prima con la partecipazione delle associazioni e dei comitati". Massimo Marcelli Fiori, capo gruppo di Rifondazione Comunista, torna sulla questione della consulta con una interrogazione poiché, dice "oltre alle incomprensibili risposte già fornite dal sindaco in un precedente intervento, ove il primo cittadino asseriva di non vedere la necessità della convocazione della consulta in quanto “aveva cambiato idea”, risultano in essere, progettazioni, proposte scenari futuri che richiedono in maniera improcrastinabile una conoscenza e un dibattito approfondito con tutti coloro che a vario titolo si occupano di ambiente a Falconara". "La consulta come del resto ci dicono lo statuto Comunale e il regolamento comunale - afferma Marcelli Fiori - risulta essere strumento essenziale per ottenere progetti “per la città” che diventino “della città” e impedire scientemente il dialogo e il confronto con tale realtà, come avvenuto sino ad ora, significa calare in modo autoritario progetti che necessitano di una condivisione ampia". "Confidiamo sul senso di responsabilità dell'assessore all'ambiente - prosegue il capo gruppo di Rc - affinché sia data concretezza pratica alle decisioni assunte dal consiglio comunale ritenendo assolutamente sbagliato e irriguardoso nei confronti di tale decisione la risposta data alla precedente interrogazione dal sindaco". Il rappresentante di Rc, inoltre, chiede al presidente del consiglio comunale di tutelare le decisioni prese dall'assemblea civica, ricordando che il Regolamento Comunale per la Consulta ambientale all'articolo 7 prevede la partecipazione delle associazioni e comitati iscritti all'albo delle associazioni operanti nel territorio comunale.

il testo integrale dell'interrogazione

 
inizio pagina   rassegna stampa