RASSEGNA STAMPA 26.02.2003

 

MESSAGGERO
Ex Enichem, nel mirino i Comuni: non lanciarono l’sos

L’inchiesta sulla “spiaggia dei veleni” coinvolge gli enti locali che avrebbero potuto intervenire con un’ordinanza di messa in sicurezza

FALCONARA - La “spiaggia dei veleni"? Tutti sapevano, ma nessuno segnalò l'sos ambientale. Né vennero emesse ordinanze sindacali di messa in sicurezza. Dovevano essere una formalità, gli interrogatori di “garanzia" ottenuti da 2 dei 4 indagati per vari “ecoreati" nella maxi-inchiesta (chiusa ex art. 415 bis) sul litorale zeppo di mercurio, cromo, rame ed altri metalli pesanti. E invece interpretando le dichiarazioni rese di recente agli uomini del Corpo forestale dai manager emiliani Giuseppe Torroni e Dino Simonetti emerge il sospetto che la “vera storia" dell'ultimo lembo di costa nord del comune di Falconara, ai confini con quello di Montemarciano, potrebbe essere stato per anni uno scomodo “segreto di Pulcinella". Questo fino agli inizi del 2001, quando a scoperchiare e sequestrare quello “scatolone di sabbia" da 20 ettari ci pensò il pm Mansi. Ma chi sapeva e non si sarebbe mosso? Torroni, responsabile della “Rocca Mare spa" di Savignano sul Rubicone, la ditta che nel marzo '99 acquistò per appena un miliardo di lire l'intera area di produzione di concimi chimici dismessa, e Simonetti, imprenditore della “Agricola '92 srl" di Longiano, l'azienda che subentrò nella proprietà ad indagini avviate per edificare, hanno detto che prima che Enichem Agricoltura (l'ultima società diretta dai coindagati Vito De Lucia e Cosimo Capobianco che gestì a cavallo tra l'88 e l'89 la cessazione dell'attività ex Montedison) vendesse segnalarono doverosamente l'inquinamento e parteciparono a delle conferenze di servizi per fare il punto sul già compromesso stato di salute ambientale della zona in cui sorge il capannone industriale. E che a quelle riunioni parteciparono tra gli altri l'allora sindaco di Falconara Oreficini e quello di Montemarciano Raffaelli, funzionari della Regione ed esperti del Laboratorio multizonale della Usl (oggi Arpam). Oreficini lasciò il posto a Carletti nel '97. Dunque i misteriosi summit si svolsero prima. Ma di cosa si parlò? Del futuro dello stabilimento contaminato, di una sua eventuale destinazione a edilizia di servizio, magari anche turistica, e del suo passaggio di mano. E infatti alle riunioni parteciparono i rappresentanti della “Rocca mare", candidata all'acquisto perché già proprietaria della zona limitrofa (alle spalle dello stabilimento) e quelli degli enti locali. Quanto alla unanime consapevolezza del cronico inquinamento, dagli interrogatori è emerso che di sicuro si era al corrente della contaminazione di tutta l'area del capannone (polveri d'amianto cancerogeno, scarti di lavorazioni chimiche a contatto col suolo e altre infiltrazioni tossiche, pericoli di compromissione della falda), visto che venne esaminato il piano di bonifica (progetto Aquater) già all'epoca predisposto da Enichem Agricoltura. Del resto, discariche di “ceneraccio" (sabbie rosse con pirite e altri veleni vicine al mare, contaminazione del sottosuolo della spiaggia) si poteva ben sospettare. Perché, allora, nemmeno i Comuni si mossero, emettendo un'ordinanza di messa in sicurezza? Forse perché il decreto Ronchi, che prevedeva quella possibilità, entrò in vigore solo nel '97, senza che venissero fissati i limiti dell'inquinamento, ed in attuazione con decreto (comprensivo dei limiti) solo nel '99. Tuttavia poteva forse essere presentata una denuncia alla Magistratura. E proprio per verificare la possibilità di configurare un'ipotesi di omissione di atti d'ufficio, dunque, la Forestale ha chiesto nuove indagini.

Giallo sulla Nicole «Stive da ispezionare prima di sorprese»

Allarme dell’ente Parco del Conero

«Le stive della Nicole devono essere ispezionate, la nave recuperata, le coste dell’Adriatico blindate». L’ente Parco del Conero venerdì sera nel corso del consiglio direttivo ha lanciato l’allarme. La vicenda della nave affondata a tre chilometri dalla costa , ancora poco chiara, è un campanello per svegliare tutti: le istituzioni, gli operatori turistici e la gente. A questo scopo il Consorzio ha approvato all’unanimità una mozione. Nel documento proposto dal presidente Mariano Guzzini si chiede alle autorità statali di ispezionare le stive della Nicole per controllare se custodiscano sostanze nocive; recuperare il relitto; impedire nell’Adriatico il transito a tutte le navi monoscafo adibite al trasporto di petrolio e sostanze chimiche tossiche, costruite prima del 1996 e di qualunque stazza. La mozione chiede inoltre alle autorità regionali di sostenere le iniziative dei parlamentari marchigiani per una sicurezza del trasporto marittimo; di attivare al più presto una struttura interregionale agendo da Regione capofila anche attraverso il programma Damia (difesa ambientale dell’alto Ionio ed Adriatico); di rilanciare e finanziare il progetto di area vasta Cip (coste italiane protette). Infine si impegna la giunta ad iniziative di sensibilizzazione anche a livello nazionale. «Il Mediterraneo – spiega Guzzini – vede il 25% del traffico petrolifero mondiale con oltre 3000 milioni di tonnellate di greggio ogni anno. Nei porti italiani annualmente transitano 125 milioni di tonnellate di greggio in gran parte movimentate dai porti dell’Adriatico. Il 78% delle navi affondate tra il 1992 e il 1999 aveva un’età di servizio superiore ai 20 anni, come la Nicole. In questo contesto la legislazione europea è inadeguata». Apprezzato il contributo del sindaco di Numana, Giancarlo Balducci, anche in qualità di ex ufficiale a bordo di petroliere: «La storia della Nicole – ha detto – non è chiara. Ho chiesto sia alla Capitaneria che al Ministero dell’ambiente che il relitto sia recuperato. Non sappiamo cosa c’è dentro le stive, le tubazioni sono coperte da cuscinetti d’amianto e i carter dei motori sono impregnati di lubrificante. Cosa faremo se a giugno verrà a galla una macchia d’olio? Non capisco inoltre perché la nave non si sia spiaggiata e abbia scelto di affondare. Forse perché l’iter burocratico per ispezionarla è molto più lungo in mare che sulla terra ferma? E poi, perché pochi giorni dopo un’altra nave si è avvicinata al relitto dichiarando di essere fuori rotta è si è allontanata solo quando è stata costretta a farlo dalla Capitaneria? Cosa nasconde la Nicole?». Presenti all’incontro anche Gisberto Paoloni e Cassandra Mengarelli dell’Arpam e Leo Polonara per la Regione. «I nostri monitoraggi sono continui – assicurano i tecnici - Per quanto riguarda gli idrocarburi non ci sono stati spiaggiamenti. Non è stato per ora valutato alcun danno ambientale. A marzo infatti ci saranno nuovi prelievi per dare tempo ad una ipotetica “maturazione" di sostanze tossiche, per ora assenti».

 
IL RESTO DEL CARLINO
Traffico passeggeri e diportismo

FALCONARA — Con la delibera 21 del 24 gennaio 2003 la giunta comunale ha approvato un atto di indirizzo che prevede la formazione di «una società finalizzata alla redazione di un progetto preliminare…della darsena turistica del nuovo porto di Falconara, la cui forma, consistenza e funzioni saranno definite in appropriata scala di progetto urbanistico nello studio commissionato a Mbm di Oriol Bohigas, e di utilizzare poi il progetto preliminare per la richiesta di concessione demaniale». La delibera, resa immediatamente esecutiva all'unanimità dei voti, prevede inoltre «che il Comune, al momento opportuno, entri a far parte di detta società per la redazione del succitato progetto preliminare». L'atto rappresenta l'accoglimento di un'istanza presentata il 22 agosto 2002 da un raggruppamento di soggetti, costituito dall'avvocato Michele Boncristiano, dal Circolo Marinaro dell'Adriatico e dal Raggruppamento Progettuale 'Marina di Falconara Marittima'; i soggetti in questione avevano infatti manifestato la volontà «di costituire una apposita società di progettazione per la redazione di un progetto preliminare dell'ipotizzato porto, finalizzato anche alla richiesta della concessione demaniale». Tra le future attività portuali ipotizzate figurano «lo svolgimento dell'attività nautica da diporto, magari integrata da traffico di passeggeri, nonché la nascita di molteplici attività commerciali, turistiche e di servizio».

L'affare fa gola anche agli imprenditori locali

FALCONARA — Sta prendendo sempre più forma il progetto per la realizzazione del porto. Adesso, interessate all'affare, sono anche le banche internazionali, imprenditori di fama nazionale e personaggi di rilievo dell'economia marchigiana. Tutti interessati alla creazione del porto, ma soprattutto all'indotto e quindi alle attività collaterali che dalla creazione della struttura portuale sorgerebbero. Un giro di affari di dimensioni notevoli che andrebbe ad influire in modo consistente sull'economia territoriale falconarese. Aprire, quindi, nuove aspettative per Falconara e portarla in una posizione di rilievo dopo anni di definizioni poco piacevoli come quella di "città dormitorio"'. Il commercio portuale potrebbe così diventare il fulcro dell'attività economica cittadina. Un progetto che quando venne ipotizzato fu snobbato in più occasioni. Quasi come fosse un'utopia, un sogno irraggiungibile. Ora prende corpo, prima sotto forma societaria, poi sarà la fase progettuale a mettere i pilastri per la sua ideazione e quindi la sua creazione. Saranno mesi intensi quelli che verranno, densi di incontri in cui saranno definiti tempi e modi. Giorni di trattative, di contratti che impegneranno in prima linea l'amministrazione comunale che parteciperà al progetto, molto probabilmente, nella misura del 20%. Il resto sarà suddiviso, come dicevamo prima, tra persone disposte ad investire e che credono fortemente nel decollo di ciò che fino a ieri sembrava solo un mucchio di chiacchiere. La fase, per la formazione e la scelta del tipo di società, sarà lunga. L'ostacolo da evitare è proprio quello di cercare una forma in linea con la riforma prevista che entrerà in vigore nel gennaio del 2004. La società dovrà ufficialmente costituirsi entro il 10 marzo periodo massimo che si sono date le parti per stilare l'atto costitutivo e lo statuto e per assegnare le quote di partecipazione.

 
 
 
 
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