RASSEGNA STAMPA 23.02.2003

 

MESSAGGERO
Se l’impresa è “devastante”

Carletti chiede attenzione al territorio

Dal sindaco Carletti, riceviamo e pubblichiamo. «L’area su cui vive la città di Falconara ha una sua connotazione che la segna come area dedicata. E’ punto di arrivo da e di partenza per ogni destinazione. Le strutture produttive presenti sono alcune funzionali a questa sua genialità territoriale altre possono produrre delle limitazioni nell’uso del territorio in tal senso. Sono rappresentate da rete ferroviaria, scali merci, aereoporto, Raffineria, autostrada, strada statale, mare e altre minori. Hanno in comune una sorte: non fanno parte di un modello organico di sviluppo economico. Questo scollegamento rispetto ad un piano unitario, ad una visione di sviluppo organico, ha comportato la grave mancanza di un inserimento nel contesto urbano. Le attività esercitate non si sono urbanizzate. Le strutture presenti sono delle risorse a cui il territorio attinge. Ma una risorsa è tale quando fornisce servizi al territorio; utilizza la forza lavoro del territorio; quando fa parte di un modello di sviluppo che il territorio si è dato; quando il territorio non debba restituire in costi e sacrifici i benefici derivanti dall’esercizio delle attività. Il sacrificio più sentito da una comunità è il disinteresse verso i suoi problemi. E’ su questi investimenti che si attende alla prova la politica aziendale di una struttura collocata sul territorio. Sono questi gli investimenti che contano perché essi rappresentano un aiuto per crescere, per superare le difficoltà che presenze di risorse importanti, ma invasive e in alcuni casi devastanti, possono comportare. L’impresa non può e non deve ignorare il territorio. Non deve ferire il territorio e non deve, sopratutto, vantarsi quando spontaneamente o meno provvede a curare quelle ferite. Questi non sono investimenti. Sono iniezioni di cui una comunità farebbe volentieri a meno.

Giancarli: «Avremo ferrovia arretrata e metropolitana»

Progetto della Provincia

«Arretrare la linea Fs Adriatica, toglierla dalla costa, non deve essere un’utopia. E’ tempo di dare corso a ciò che prevediamo nel nostro piano dei trasporti: l’indicazione dell’arretramento della ferrovia c’è. E’ tempo di lavorare per la sua fattibilità». In pieno baillame per l’uscita dal porto di Ancona, il presidente della Provincia Enzo Giancarli lancia la sua sfida. Una sfida suggestiva, ad alto valore strategico, dedicata all’area vasta di Ancona. Una sfida che, se accolta, rischia di cambiare la vita - in meglio - ad almeno 300 mila persone. Giancarli per venerdì prossimo ha convocato a palazzo di Vetro tutti i parlamentari della provincia, di destra e di sinistra. Porrà ufficialmente la questione dell’arretramento della linea Fs Bologna-Pescara, nel tratto Marotta-Aspio. L’obiettivo è puntare con forza al metrò di superfice, utilizzando i binari lasciati liberi sulla costa dai treni a lunga percorrenza.

La sfida di Giancarli: «Voglio arretrare la ferrovia»

Il presidente della Provincia convoca per il 28 tutti i parlamentari: «I costi non possono spaventarci»

«Arretrare la linea Fs Adriatica, toglierla dalla costa, non deve essere un’utopia. E’ tempo di dare corso a ciò che prevediamo nel nostro piano dei trasporti: l’indicazione dell’arretramento della ferrovia c’è. E’ tempo di lavorare per la sua fattibilità».

In pieno baillame per l’uscita dal porto di Ancona, il presidente della Provincia Enzo Giancarli lancia la sua sfida. Una sfida suggestiva, ad alto valore strategico, dedicata all’area vasta di Ancona. Una sfida che, se accolta, rischia di cambiare la vita - in meglio - ad almeno 300 mila persone. Giancarli per venerdì prossimo ha convocato a palazzo di Vetro tutti i parlamentari della provincia, di destra e di sinistra. Porrà ufficialmente la questione dell’arretramento della linea Fs Bologna-Pescara, nel tratto Marotta-Aspio. L’obiettivo è puntare con forza al metrò di superfice, utilizzando i binari lasciati liberi sulla costa dai treni a lunga percorrenza. Un metrò di superfice al massimo delle sue potenzialità, niente a che vedere col progetto in corso, che, secondo i piani, dovrà convivere con le attuali percorrenze ferroviarie. Un progetto che darebbe per la prima volta una risposta esaustiva a quei 25 mila pendolari dell’hinterland che ogni giorno vanno e vengono dal capoluogo in auto, contribuendo alla sua congestione.

«Perché - rileva Giancarli - se uno jesino o un senigalliese avesse la possibilità di poter contare su un metrò veloce ogni quarto d’ora per raggiungere il centro di Ancona, come potrebbe scegliere ancora l’auto per i suoi spostamenti? E’, evidentemente, un progetto destinato a cambiare modus vivendi, ad esaltare la vivibilità del nostro territorio e a dare una funzione diversa alle nostra costa».

Giancarli, ogni volta che si parla di arretrare la ferrovia, ci si ferma di fronte ai costi.

«I costi non possono spaventarci. Abbiamo il dovere di affrontare la questione con decisione. I capitoli per le risorse ce ne sono. Lo Stato, la Comunità europea, la possibilità di avviare joint venture con i privati per la gestione del metrò di superfice. Per venerdì ho chiesto un incontro a tutti i parlamentari della nostra provincia per intavolare un’ipotesi di lavoro. L’obiettivo a breve termine è incontrare le Fs per chiarirci su volontà politiche e sui costi presumibili. Dopodiché dipenderà dalla nostra convinzione».

Arretrare la linea Fs che significa?

«Significa realizzare un braccio ferroviario interno. Mi accontenterei, per iniziare, da Montemarciano a Varano. Il nostro piano prevede di arrivare a Marotta. Da Montemarciano verso l’interno con un nuovo snodo ferroviario tra Falconara e Castelferretti per l’intersezione in direzione Roma. Quindi, in parallelo all’A14 sino a Varano, dove dovrebbe sorgere la nuova Ancona centrale. Il tratto costiero e a ovest, sino a Jesi, sarebbe totalmente utilizzato da navette veloci per il traffico locale, confermando naturalmente i traffici su rotaia diretti al porto».

Un’opera ciclopica?

«Un’opera complessa, non utopistica. Un’opera strategica se pensiamo all’Interporto, all’aeroporto, al porto di Ancona, l’ospedale regionale, funzioni che insistono in questo triangolo. Un’opera per la quale vale la pena impegnarsi a ogni livello. E per la quale mi attendo convergenze importanti».

 
IL RESTO DEL CARLINO

I comitati di Villanova-Fiumesino: “Si all’arretramento, no al by pass”

FALCONARA - «Sì all'arretramento, no al by-pass ferroviario». I comitati di Villanova, Fiumesino e "25 agosto" si esprimono compatti contro la prospettiva di deviare di pochi chilometri verso l'interno i binari che attraversano la zona nord di Falconara, possibilità delineata in un progetto delle amministrazioni comunale e regionale. Secondo i rappresentanti dei comitati cittadini, il cosiddetto by-pass rappresenterebbe una «soluzione di corto respiro»; anzi, aggraverebbe ulteriormente «i problemi di impatto sulla salute e sull'ambiente»: le conseguenze, infatti, sarebbero devastanti «sulle condizioni di vita di migliaia di residenti dei quartieri Stadio, Fiumesino, Villanova e scuola Zambelli», specialmente in considerazione «del futuro potenziamento della linea adriatica». Per il "corridoio Adriatico", infatti, si prospetta un incremento del traffico ferroviario (con un transito che arriverebbe ad un totale di 300 treni al giorno) ed un aumento della velocità oraria dei convogli (fino a 200 chilometri all'ora). Per questo motivo, i comitati plaudono all'intervento dei Presidente della Provincia di Ancona Enzo Giancarli, che si è espresso a favore di un arretramento ferroviario che vada dalla zona Aspio-Varano fino a Marotta. Secondo Giancarli, lo sviluppo costiero sinora prevalso va corretto con alternative di lungo periodo che prendano in considerazione corridoi "interni". Elisa Griffoni, Loris Calcina e Franco Budini, rappresentanti dei comitati cittadini falconaresi, hanno deciso di esprimere il loro consenso al Presidente della Provincia con una lettera, datata 17 febbraio: «Concordiamo totalmente con il suo punto di vista - scrivono - e, se necessario, saremo al suo fianco per sostenere una battaglia politica e progettuale che lo veda realizzato». Nella missiva vengono elencate le iniziative intraprese per sottoporre all'attenzione di Comune e Regione le perplessità di tanti abitanti, ma le lettere inviate agli enti pubblici dal marzo 2002 ad oggi non hanno ottenuto rassicurazioni o risposte. «Le forti preoccupazioni di migliaia di residenti - concludono i comitati - sono fondate e condivise, ma. soprattutto, hanno finalmente trovato ascolto da una delle tre Amministrazioni Pubbliche competenti per il territorio in cui viviamo».

Carletti batte cassa alle imprese

Il Sindaco : “non devono ferire e ignorare il territorio”

FALCONARA - «I sacrifici si pagano in modi e con intensità diversi. La comunità avverte il disinteresse verso i suoi problemi, le sue ragioni di crescita e il suo patrimonio culturale». Sottile ma incisivo il modo in cui il sindaco Carletti chiede pegno per la sussistenza nel territorio falconarese di determinate attività. “Batte cassa” ripercorrendo la connotazione della città: «un punto di arrivo e partenza per ogni destinazione». «Le strutture produttive presenti dice il sindaco - sono alcune funzionali a questa genialità territoriale altre possono produrre delle limitazioni nell'uso del territorio. Impedimenti che sono rappresentati dalla rete ferroviaria, gli scali merci, l'aeroporto, la raffineria, l'autostrada, la strada statale, il mare». Per il sindaco sono sorte perché essere a Falconara o passare per Falconara era strategico, era una via breve per raggiungere dei risultati o per collegarsi ad altre vie di comunicazione. Secondo il primo cittadino, però, questo scollegamento rispetto ad un piano unitario, ad una politica per la città, ad una visione di sviluppo organico, ha comportato la grave mancanza di un inserimento nel contesto urbano. Le attività esercitate non si sono urbanizzate: «vivono ai margini della città. Non sono entrate nel corpo della vita quotidiana». «E vero - sottolinea Carletti - le strutture presenti nel territorio sono delle risorse a cui il territorio attinge inevitabilmente. Ma una risorsa è tale quando: fornisce servizi al territorio, utilizza la forza lavoro del territorio, quando fa parte di un modello di sviluppo che il territorio si è dato, quindi è funzionale ad esso. Infine, quando il territorio non debba restituire in costi e sacrifici i benefici derivanti dall'esercizio delle attività a cui quella risorsa è collegata». Questo il fulcro dei discorso di Carletti, «i sacrifici si pagano» e quindi i progetti di maturazione e di sviluppo di una città, le sue strutture civili, le scuole, i centri culturali, il grave e pesante fardello del disagio sociale. «E su questi investimenti che si attende alla prova la politica aziendale di una struttura collocata sul territorio. Sono questi gli investimenti che contano perché essi rappresentano un aiuto per crescere, per superare le difficoltà che presenze di risorse importanti, ma invasive e in alcuni casi devastante, possono comportare ed anche per consentire un capillare inserimento nella vita di tutti i giorni di quelle attività che la stessa comunità ha scelto o ha subito. L'impresa non può e non deve ignorare il territorio. Non deve ferirlo e non deve ,soprattutto, vantarsi quando spontaneamente o meno provvede a curare quelle ferite. Questi non sono investimenti. Sono iniezioni di cui una comunità farebbe volentieri a meno».

 
CORRIERE ADRITICO

Investire sulla città  (di Giancarlo Carletti)

Territorio e imprese

L'area su cui vive la città di Falconara ha una sua connotazione che la segna come area delicata. E' punto "di arrivo da" e "di partenza per” ogni destinazione. E’ una città aperta. Le strutture produttive presenti sono alcune funzionali a questa sua genialità territoriale, altre possono produrre delle limitazioni nell'uso del territorio in tal senso. Esse sono rappresentate dalla rete ferroviaria, gli scali merci, l'aeroporto, la raffineria Api, l'autostrada, la strada statale, il mare e da altre minori. Hanno in comune una sorte: non fanno parte di un modello organico di sviluppo economico. Sono sorte perché essere a Falconara o passare per Falconara era strategico, era una via breve per raggiungere dei risultati o per collegarsi ad altre vie di comunicazione. Questo scollegamento rispetto ad un piano unitario, ad una politica per la città, ad una visione di sviluppo organico, ha comportato la grave mancanza di un inserimento nel contesto urbano. Le attività esercitate non si sono urbanizzate. Vivono ai margini della città. Non sono entrate nel corpo della vita quotidiana. E' vero, le strutture presenti nel territorio sono delle risorse a cui il territorio attinge inevitabilmente. Ma una risorsa è tale quando:

  1. fornisce servizi al territorio;

  2. utilizza la forza lavoro del territorio;

  3. quando fa parte di un modello di sviluppo che il territorio si è dato, quindi è funzionale ad esso;

  4. quando il territorio non debba restituire in costi e sacrifici i benefici derivanti dall'esercizio delle attività a cui quella risorsa è collegata.

I sacrifici si pagano in modi e con intensità diversi. Il più sentito da una comunità è il disinteresse verso i suoi problemi, le sue ragioni di crescita, il suo patrimonio culturale, i suoi progetti di maturazione e di sviluppo, le sue strutture civili, le scuole, i centri culturali, il grave e pesante fardello del disagio sociale. E' su questi investimenti che si attende alla prova la politica aziendale di una struttura collocata sul territorio. Sono questi gli investimenti che contano perché essi rappresentano un aiuto per crescere, per superare le difficoltà che presenze di risorse importanti, ma invasive e in alcuni casi devastanti, possono comportare ed anche per consentire un capillare inserimento nella vita di tutti i giorni di quelle attività che la stessa comunità ha scelto od ha subito. Sono questi investimenti l'aspetto civile di concepire l'attività di impresa. L'impresa non può e non deve ignorare il territorio, la sua vita in tutte le sue manifestazioni. Non deve ferire il territorio e non deve, soprattutto, vantarsi quando spontaneamente o meno, provvede a curare quelle ferite. Questi non sono investimento. Sono iniezioni di cui una comunità farebbe volentieri a meno. Investire sul territorio è opera di chi sa crescere con la comunità in cui ha deciso di appartenere con la sua struttura, la sua impresa.

 
 
 
 
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