MESSAGGERO |
Se l’impresa
è “devastante”
Carletti chiede attenzione al territorio
Dal sindaco Carletti,
riceviamo e pubblichiamo. «L’area su cui vive la città di
Falconara ha una sua connotazione che la segna come area
dedicata. E’ punto di arrivo da e di partenza per ogni
destinazione. Le strutture produttive presenti sono alcune
funzionali a questa sua genialità territoriale altre possono
produrre delle limitazioni nell’uso del territorio in tal
senso. Sono rappresentate da rete ferroviaria, scali merci,
aereoporto, Raffineria, autostrada, strada statale, mare e
altre minori. Hanno in comune una sorte: non fanno parte di
un modello organico di sviluppo economico. Questo
scollegamento rispetto ad un piano unitario, ad una visione
di sviluppo organico, ha comportato la grave mancanza di un
inserimento nel contesto urbano. Le attività esercitate non
si sono urbanizzate. Le strutture presenti sono delle
risorse a cui il territorio attinge. Ma una risorsa è tale
quando fornisce servizi al territorio; utilizza la forza
lavoro del territorio; quando fa parte di un modello di
sviluppo che il territorio si è dato; quando il territorio
non debba restituire in costi e sacrifici i benefici
derivanti dall’esercizio delle attività. Il sacrificio più
sentito da una comunità è il disinteresse verso i suoi
problemi. E’ su questi investimenti che si attende alla
prova la politica aziendale di una struttura collocata sul
territorio. Sono questi gli investimenti che contano perché
essi rappresentano un aiuto per crescere, per superare le
difficoltà che presenze di risorse importanti, ma invasive e
in alcuni casi devastanti, possono comportare. L’impresa non
può e non deve ignorare il territorio. Non deve ferire il
territorio e non deve, sopratutto, vantarsi quando
spontaneamente o meno provvede a curare quelle ferite.
Questi non sono investimenti. Sono iniezioni di cui una
comunità farebbe volentieri a meno.
Giancarli: «Avremo
ferrovia arretrata e metropolitana»
Progetto della Provincia
«Arretrare la linea Fs
Adriatica, toglierla dalla costa, non deve essere un’utopia.
E’ tempo di dare corso a ciò che prevediamo nel nostro piano
dei trasporti: l’indicazione dell’arretramento della
ferrovia c’è. E’ tempo di lavorare per la sua fattibilità».
In pieno baillame per l’uscita dal porto di Ancona, il
presidente della Provincia Enzo Giancarli lancia la sua
sfida. Una sfida suggestiva, ad alto valore strategico,
dedicata all’area vasta di Ancona. Una sfida che, se
accolta, rischia di cambiare la vita - in meglio - ad almeno
300 mila persone. Giancarli per venerdì prossimo ha
convocato a palazzo di Vetro tutti i parlamentari della
provincia, di destra e di sinistra. Porrà ufficialmente la
questione dell’arretramento della linea Fs Bologna-Pescara,
nel tratto Marotta-Aspio. L’obiettivo è puntare con forza al
metrò di superfice, utilizzando i binari lasciati liberi
sulla costa dai treni a lunga percorrenza.
La sfida di Giancarli:
«Voglio arretrare la ferrovia»
Il presidente della Provincia
convoca per il 28 tutti i parlamentari: «I costi non possono
spaventarci»
«Arretrare la linea Fs
Adriatica, toglierla dalla costa, non deve essere un’utopia.
E’ tempo di dare corso a ciò che prevediamo nel nostro piano
dei trasporti: l’indicazione dell’arretramento della
ferrovia c’è. E’ tempo di lavorare per la sua fattibilità».
In pieno baillame per
l’uscita dal porto di Ancona, il presidente della Provincia
Enzo Giancarli lancia la sua sfida. Una sfida suggestiva, ad
alto valore strategico, dedicata all’area vasta di Ancona.
Una sfida che, se accolta, rischia di cambiare la vita - in
meglio - ad almeno 300 mila persone. Giancarli per venerdì
prossimo ha convocato a palazzo di Vetro tutti i
parlamentari della provincia, di destra e di sinistra. Porrà
ufficialmente la questione dell’arretramento della linea Fs
Bologna-Pescara, nel tratto Marotta-Aspio. L’obiettivo è
puntare con forza al metrò di superfice, utilizzando i
binari lasciati liberi sulla costa dai treni a lunga
percorrenza. Un metrò di superfice al massimo delle sue
potenzialità, niente a che vedere col progetto in corso,
che, secondo i piani, dovrà convivere con le attuali
percorrenze ferroviarie. Un progetto che darebbe per la
prima volta una risposta esaustiva a quei 25 mila pendolari
dell’hinterland che ogni giorno vanno e vengono dal
capoluogo in auto, contribuendo alla sua congestione.
«Perché - rileva Giancarli -
se uno jesino o un senigalliese avesse la possibilità di
poter contare su un metrò veloce ogni quarto d’ora per
raggiungere il centro di Ancona, come potrebbe scegliere
ancora l’auto per i suoi spostamenti? E’, evidentemente, un
progetto destinato a cambiare modus vivendi, ad esaltare la
vivibilità del nostro territorio e a dare una funzione
diversa alle nostra costa».
Giancarli, ogni volta che si
parla di arretrare la ferrovia, ci si ferma di fronte ai
costi.
«I costi non possono
spaventarci. Abbiamo il dovere di affrontare la questione
con decisione. I capitoli per le risorse ce ne sono. Lo
Stato, la Comunità europea, la possibilità di avviare joint
venture con i privati per la gestione del metrò di superfice.
Per venerdì ho chiesto un incontro a tutti i parlamentari
della nostra provincia per intavolare un’ipotesi di lavoro.
L’obiettivo a breve termine è incontrare le Fs per chiarirci
su volontà politiche e sui costi presumibili. Dopodiché
dipenderà dalla nostra convinzione».
Arretrare la linea Fs che
significa?
«Significa realizzare un
braccio ferroviario interno. Mi accontenterei, per iniziare,
da Montemarciano a Varano. Il nostro piano prevede di
arrivare a Marotta. Da Montemarciano verso l’interno con un
nuovo snodo ferroviario tra Falconara e Castelferretti per
l’intersezione in direzione Roma. Quindi, in parallelo
all’A14 sino a Varano, dove dovrebbe sorgere la nuova Ancona
centrale. Il tratto costiero e a ovest, sino a Jesi, sarebbe
totalmente utilizzato da navette veloci per il traffico
locale, confermando naturalmente i traffici su rotaia
diretti al porto».
Un’opera ciclopica?
«Un’opera complessa, non
utopistica. Un’opera strategica se pensiamo all’Interporto,
all’aeroporto, al porto di Ancona, l’ospedale regionale,
funzioni che insistono in questo triangolo. Un’opera per la
quale vale la pena impegnarsi a ogni livello. E per la quale
mi attendo convergenze importanti». |
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IL RESTO DEL
CARLINO |
I comitati
di Villanova-Fiumesino: “Si all’arretramento, no al by pass”
FALCONARA -
«Sì all'arretramento, no al by-pass ferroviario». I comitati
di Villanova, Fiumesino e "25 agosto" si esprimono compatti
contro la prospettiva di deviare di pochi chilometri verso
l'interno i binari che attraversano la zona nord di
Falconara, possibilità delineata in un progetto delle
amministrazioni comunale e regionale. Secondo i
rappresentanti dei comitati cittadini, il cosiddetto by-pass
rappresenterebbe una «soluzione di corto respiro»; anzi,
aggraverebbe ulteriormente «i problemi di impatto sulla
salute e sull'ambiente»: le conseguenze, infatti, sarebbero
devastanti «sulle condizioni di vita di migliaia di
residenti dei quartieri Stadio, Fiumesino, Villanova e
scuola Zambelli», specialmente in considerazione «del futuro
potenziamento della linea adriatica». Per il "corridoio
Adriatico", infatti, si prospetta un incremento del traffico
ferroviario (con un transito che arriverebbe ad un totale di
300 treni al giorno) ed un aumento della velocità oraria dei
convogli (fino a 200 chilometri all'ora). Per questo motivo,
i comitati plaudono all'intervento dei Presidente della
Provincia di Ancona Enzo Giancarli, che si è espresso a
favore di un arretramento ferroviario che vada dalla zona
Aspio-Varano fino a Marotta. Secondo Giancarli, lo sviluppo
costiero sinora prevalso va corretto con alternative di
lungo periodo che prendano in considerazione corridoi
"interni". Elisa Griffoni, Loris Calcina e Franco Budini,
rappresentanti dei comitati cittadini falconaresi, hanno
deciso di esprimere il loro consenso al Presidente della
Provincia con una lettera, datata 17 febbraio: «Concordiamo
totalmente con il suo punto di vista - scrivono - e, se
necessario, saremo al suo fianco per sostenere una battaglia
politica e progettuale che lo veda realizzato». Nella
missiva vengono elencate le iniziative intraprese per
sottoporre all'attenzione di Comune e Regione le perplessità
di tanti abitanti, ma le lettere inviate agli enti pubblici
dal marzo 2002 ad oggi non hanno ottenuto rassicurazioni o
risposte. «Le forti preoccupazioni di migliaia di residenti
- concludono i comitati - sono fondate e condivise, ma.
soprattutto, hanno finalmente trovato ascolto da una delle
tre Amministrazioni Pubbliche competenti per il territorio
in cui viviamo».
Carletti batte cassa alle
impreseIl Sindaco
: “non devono ferire e ignorare il territorio”
FALCONARA - «I sacrifici si
pagano in modi e con intensità diversi. La comunità avverte
il disinteresse verso i suoi problemi, le sue ragioni di
crescita e il suo patrimonio culturale». Sottile ma incisivo
il modo in cui il sindaco Carletti chiede pegno per la
sussistenza nel territorio falconarese di determinate
attività. “Batte cassa” ripercorrendo la connotazione della
città: «un punto di arrivo e partenza per ogni
destinazione». «Le strutture produttive presenti dice il
sindaco - sono alcune funzionali a questa genialità
territoriale altre possono produrre delle limitazioni
nell'uso del territorio. Impedimenti che sono rappresentati
dalla rete ferroviaria, gli scali merci, l'aeroporto, la
raffineria, l'autostrada, la strada statale, il mare». Per
il sindaco sono sorte perché essere a Falconara o passare
per Falconara era strategico, era una via breve per
raggiungere dei risultati o per collegarsi ad altre vie di
comunicazione. Secondo il primo cittadino, però, questo
scollegamento rispetto ad un piano unitario, ad una politica
per la città, ad una visione di sviluppo organico, ha
comportato la grave mancanza di un inserimento nel contesto
urbano. Le attività esercitate non si sono urbanizzate:
«vivono ai margini della città. Non sono entrate nel corpo
della vita quotidiana». «E vero - sottolinea Carletti - le
strutture presenti nel territorio sono delle risorse a cui
il territorio attinge inevitabilmente. Ma una risorsa è tale
quando: fornisce servizi al territorio, utilizza la forza
lavoro del territorio, quando fa parte di un modello di
sviluppo che il territorio si è dato, quindi è funzionale ad
esso. Infine, quando il territorio non debba restituire in
costi e sacrifici i benefici derivanti dall'esercizio delle
attività a cui quella risorsa è collegata». Questo il fulcro
dei discorso di Carletti, «i sacrifici si pagano» e quindi i
progetti di maturazione e di sviluppo di una città, le sue
strutture civili, le scuole, i centri culturali, il grave e
pesante fardello del disagio sociale. «E su questi
investimenti che si attende alla prova la politica aziendale
di una struttura collocata sul territorio. Sono questi gli
investimenti che contano perché essi rappresentano un aiuto
per crescere, per superare le difficoltà che presenze di
risorse importanti, ma invasive e in alcuni casi devastante,
possono comportare ed anche per consentire un capillare
inserimento nella vita di tutti i giorni di quelle attività
che la stessa comunità ha scelto o ha subito. L'impresa non
può e non deve ignorare il territorio. Non deve ferirlo e
non deve ,soprattutto, vantarsi quando spontaneamente o meno
provvede a curare quelle ferite. Questi non sono
investimenti. Sono iniezioni di cui una comunità farebbe
volentieri a meno». |
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CORRIERE ADRITICO |
Investire
sulla città
(di Giancarlo Carletti)
Territorio
e imprese
L'area su
cui vive la città di Falconara ha una sua connotazione che
la segna come area delicata. E' punto "di arrivo da" e "di
partenza per” ogni destinazione. E’ una città aperta. Le
strutture produttive presenti sono alcune funzionali a
questa sua genialità territoriale, altre possono produrre
delle limitazioni nell'uso del territorio in tal senso. Esse
sono rappresentate dalla rete ferroviaria, gli scali merci,
l'aeroporto, la raffineria Api, l'autostrada, la strada
statale, il mare e da altre minori. Hanno in comune una
sorte: non fanno parte di un modello organico di sviluppo
economico. Sono sorte perché essere a Falconara o passare
per Falconara era strategico, era una via breve per
raggiungere dei risultati o per collegarsi ad altre vie di
comunicazione. Questo scollegamento rispetto ad un piano
unitario, ad una politica per la città, ad una visione di
sviluppo organico, ha comportato la grave mancanza di un
inserimento nel contesto urbano. Le attività esercitate non
si sono urbanizzate. Vivono ai margini della città. Non sono
entrate nel corpo della vita quotidiana. E' vero, le
strutture presenti nel territorio sono delle risorse a cui
il territorio attinge inevitabilmente. Ma una risorsa è tale
quando:
-
fornisce
servizi al territorio;
-
utilizza
la forza lavoro del territorio;
-
quando fa
parte di un modello di sviluppo che il territorio si è
dato, quindi è funzionale ad esso;
-
quando il
territorio non debba restituire in costi e sacrifici i
benefici derivanti dall'esercizio delle attività a cui
quella risorsa è collegata.
I sacrifici
si pagano in modi e con intensità diversi. Il più sentito da
una comunità è il disinteresse verso i suoi problemi, le sue
ragioni di crescita, il suo patrimonio culturale, i suoi
progetti di maturazione e di sviluppo, le sue strutture
civili, le scuole, i centri culturali, il grave e pesante
fardello del disagio sociale. E' su questi investimenti che
si attende alla prova la politica aziendale di una struttura
collocata sul territorio. Sono questi gli investimenti che
contano perché essi rappresentano un aiuto per crescere, per
superare le difficoltà che presenze di risorse importanti,
ma invasive e in alcuni casi devastanti, possono comportare
ed anche per consentire un capillare inserimento nella vita
di tutti i giorni di quelle attività che la stessa comunità
ha scelto od ha subito. Sono questi investimenti l'aspetto
civile di concepire l'attività di impresa. L'impresa non può
e non deve ignorare il territorio, la sua vita in tutte le
sue manifestazioni. Non deve ferire il territorio e non
deve, soprattutto, vantarsi quando spontaneamente o meno,
provvede a curare quelle ferite. Questi non sono
investimento. Sono iniezioni di cui una comunità farebbe
volentieri a meno. Investire sul territorio è opera di chi
sa crescere con la comunità in cui ha deciso di appartenere
con la sua struttura, la sua impresa. |
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