RASSEGNA STAMPA 12.02.2003

 

MESSAGGERO
Ex Enichem, Falconara non cambia i progetti

Il futuro del sito. Dopo il dissequestro giudiziario dell’area industriale l’amministrazione spinge per la lottizzazione turistica in riva al mare. Interessata la società Agricola ’92

Il perito ha sconsigliato un risanamento in profondità della spiaggia dei veleni ma il Comune va avanti

FALCONARA - Una cura morbida e superficiale, funzionale a una nuova area verde in riva al mare e dai costi più contenuti? Oppure una terapia d'urto molto meno economica, un risanamento davvero “underground", capace di sostenere una lottizzazione dalla vocazione balneare? E' tutto qui il dilemma in cui comincia a dibattersi il Comune di Falconara a mano a mano che passano i mesi dal dissequestro giudiziario della “spiaggia dei veleni", trasformata in discarica abusiva di scorie dall'ecomostro Montedison. In mezzo, tra quei due punti interrogativi, i forti interessi edilizi della “Agricola '92", attuale proprietaria di quei 20 ettari e dintorni di litorale nord contaminati dall'effetto boomerang di 70 anni di “spericolata" produzione di concimi chimici. Ma anche un rischio. Quello che il perito dell'inchiesta giudiziaria sulle responsabilità del mezzo disastro ambientale, Nedo Biancani, un luminare nel campo, ha prospettato nel dicembre scorso a sindaco e tecnici comunali. Una eventuale lottizzazione turistica ravvicinata alla linea del bagnasciuga potrebbe richiedere di scavare troppo a fondo: prima per fare completamente piazza pulita dei residui di mercurio, cromo, arsenico, piombo e rame sedimentatisi negli anni in concentrazioni decine, centinaia di volte oltre i tetti di legge; poi per impiantare le fondamenta di casette di villeggiatura o residence. Col pericolo di risvegliare il classico “can che dorme": i veleni. Le viscere della spiaggia, infatti, hanno raggiunto un livello di stabilità e sicurezza intrinseca nel tempo grazie a madre natura. E lavorare in profondità potrebbe causare indesiderate movimentazioni e dispersioni di scorie. Ecco perché Biancani - fino a pochi mesi fa in “odor d'incarico comunale" proprio per sovrintendere al piano di caratterizzazione e bonifica, ancora incompiuto, di quei 20 ettari - nella sua perizia giudiziaria ha suggerito una “cura morbida": abbattere l'enorme capannone industriale (a giorni del tutto ripulito dall'amianto cancerogeno); realizzare collinette e prati alberati sul lato mare e progettare una edificazione residenzial-balneare molto all'interno, ben oltre la statale 16. Tanto più che l'area dell'ex complesso industriale dovrebbe essere tagliata dalla linea di raccordo del nuovo scalo ferroviario (poco compatibile dunque con abitazioni vicine) che le Fs hanno progettato di spostare a nord. Una soluzione che però non piace al Comune, che di fatto a Biancani non ha assegnato alcun incarico. E che è convinto che costruire in riva al mare sia possibile. In due modi: attraverso una “tombazione", ovvero una messa in sicurezza dei 20 ettari attraverso un loro completo confinamento; oppure con una “inertizzazione", una soluzione tecnica ad impatto maggiore, con scavi fino a due metri e “iniezioni" nel terreno di sostanze inorganiche con una componente dal 10 al 20% di cemento. Soluzione per cui farebbe il tifo la “Agricola '92" (che quello “scatolone di sabbia" contaminata l'ha comprato a buon mercato dalla “Rocca mare spa", alla quale la “Enimont Agricoltura" l'aveva ceduto per appena un miliardo di vecchie lire), che sarebbe pronta ad accollarsi in gran parte le spese del risanamento (fino a 5-7 milioni di euro). Il resto potrebbe arrivare dai fondi messi a disposizione da un nuovo decreto legge collegato alla Finanziaria proprio per i “siti contaminati di interesse nazionale" come Falconara. Tempi lunghi, comunque: almeno 3 anni per completare il piano di caratterizzazione, progettare la bonifica e attuarla. Compito che dovrebbero svolgere in tandem la “Agricola '92" e il “Cam bonifiche" del Comune.

Area ad alto rischio, parte lo studio

E intanto Falconara vara la “Cam Bonifiche srl”

La Regione ha siglato la convenzione che affida alla Svim, Società Sviluppo Marche, le attività di supporto tecnico per i preliminari al piano di risanamento dell’area ad alto rischio di Ancona, Falconara e Bassa Vallesina. In pratica il passaggio tanto atteso per avviare finalmente l’iter per gli interventi di studio e risanamento. Senza uno studio scientifico, come osserva l’assessore regionale Marco Amagliani, non potevano essere individuate le azioni concrete. In primo luogo dovrà essere completata la fase conoscitiva con la valutazione delle criticità ambientali e urbanistiche e delle ricadute economico sociali, oltreché la valutazione integrata delle scelte di programmazione e della loro sostenibilità. Poi verranno elaborati gli scenari di riassetto del territorio a medio e lungo termine. Un Ufficio Ambiente all'avanguardia, che ha già messo piede in veste di controllore dentro l'Api. E che per molte città resta ancora un sogno nel cassetto. Falconara, frattanto, non sta a guardare:nasce la “Cam Bonifiche srl", figlia del Consorzio servizi Cam, specializzata in studi e risanamenti ambientali, è una risposta concreta volta riverniciare definitivamente di verde una nuova qualità della vita. Un'azienda autonoma (a partecipazione 95% Cam e 5% Comune), già operativa, con una sua equipe di consulenti e tecnici, in collegamento con altre società specializzate nel settore, che verrà presentata ufficialmente domani alle 12 nei locali municipali di via Roma. Due i settori principali d'azione: bonifiche dei suoli contaminati; preparazione di piani di zonizzazione per monitorare l'inquinamento acustico. Primo banco di prova: il completo risanamento, con vocazione turistica, della “spiaggia dei veleni".

 
IL RESTO DEL CARLINO
Api, il futuro in un referendum

FALCONARA — Risolvere la spinosa questione della permanenza o meno della raffineria Api sul territorio falconarese con un referendum popolare? Questa l'ipotesi che si fa sempre più insistente, e non solo nei corridoi dell'amministrazione comunale. Se così fosse, tra i due «litiganti» (Api e Comune) sarebbe il terzo, ovvero il popolo, a decidere sul rinnovo della concessione all'impianto petrolifero. Si tratterebbe di un referendum consultivo che metterebbe nelle mani della cittadinanza il futuro della città e quindi del suo sviluppo. Le modalità Spetta al sindaco indire il referendum popolare consultivo e potrà verificarsi o su proposta del Consiglio comunale, in base a deliberazione approvata con il voto della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati o su iniziativa di almeno 2.500 persone legalmente identificate. Questo tipo di referendum, se indetto, deve riguardare materie di esclusiva competenza locale. Al contrario il giudizio sull'ammissibilità e legittimità della richiesta referendaria è rimesso ad un magistrato del tribunale amministrativo regionale (Tar) sentito il segretario generale e il difensore civico. Gli organi del Comune dovranno deliberare sull'oggetto del referendum entro quattro mesi dal suo svolgimento se ha partecipato al voto almeno un terzo degli aventi diritto. E' stato lo stesso presidente del Consiglio, Marco Salustri a constatare come nel caso del confronto tra i falconaresi e il gigante industriale, sarebbe appunto quest'ultimo ad uscirne sconfitto; lui ne è certo. E a pensarla così è sicuramente la schiera di popolazione che da sempre si batte non solo per il ridimensionamento dell'attività dell'Api, ma addirittura per la dismissione dell'impianto. Se la decisione del referendum popolare dovesse concretizzarsi, andrebbero in secondo piano le voci di sindacati, lavoratori, industriali e amministratori. Al contrario si aprirebbe un dibattito silenzioso dove si giocherebbe a carte coperte nel più assoluto riserbo. Ed è proprio questo il nodo cruciale di tutta la questione. Quanti cittadini, non considerando i sondaggi fatti dalla raffineria, sarebbero favorevoli al rinnovo della concessione? Quanti appoggiano i progetti di totale cambiamento del sindaco Carletti? E quanto influenzeranno sul conteggio finale tutte quelle persone che rientreranno nella categoria tanto conosciuta degli "indecisi" ?.

L'iniziativa del Carlino

Non è nostra presunzione sostituirci alle autorità legittimamente chiamate a rappresentare la popolazione, ma al contrario è nostra volontà sondare il terreno prima che una decisione simile venga presa. Ditelo al Carlino se siete favorevoli allo svolgimento di un referendum popolare per esprimere il vostro assenso o dissenso alla permanenza della raffineria Api a Falconara. Lo potete fare contattandoci telefonicamente o motivando il vostro parere attraverso una lettera, un fax, una e-mail.

 
CORRIERE ADRIATICO

La Svim studia l’Api

Amagliani: "Avremo un supporto per decidere sulla concessione"

Risanamento, la Regione affida l'incarico alla società

Con la firma della convenzione per affidare alla Società sviluppo Marche le attività di supporto tecnico per i preliminari al Piano di risanamento dell'area ad alto rischio di Ancona, Falconara e Bassa Vallesina, la Regione ha definitivamente avviato l'iter per gli interventi di studio e risanamento. L'atto è stato sottoscritto dal direttore generale della Svim, Francesco Marchesi, e dal responsabile dell'Autorità ambientale. Antonio Minetti. "Finalmente - commenta l'assessore all'Ambiente Marco Amagliani - può prendere il via concreta individuazione delle azioni di risanamento basate su uno studio scientifico delle problematiche esistenti. Ho sempre pensato che senza il supporto tecnico-scientifico è impossibile parlare seriamente e concretamente di piano di risanamento o dei problemi collegati al rinnovo della concessione all'Api. La Regione vuole seguire un percorso corretto. Alla fine devono emergere prospettive serie che tengano conto dei molteplici aspetti da affrontare. Speriamo proprio di riuscire a rispettare anche i tempi fissati per le varie fasi" aggiunge l'assessore. "Sarebbe importante la poter lasciare alle spalle i confronti basati non sulle certezze ma sulle opinioni. A tal fine sarà importante anche il ruolo del gruppo di tecnici regionali già al lavoro da tempo”. Sono molti gli obiettivi da perseguire per la predisposizione del preliminare al Piano di risanamento. In primo luogo dovrà essere completata la fase conoscitiva con la valutazione delle criticità ambientali e urbanistiche e delle ricadute economico-sociali, oltreché con la valutazione integrata delle scelte di programmazione e della loro sostenibilità. Poi verranno elaborati gli scenari di riassetto del territorio a medio-lungo termine. Ciò porterà a individuare i metodi per il monitoraggio e la valutazione delle azioni da intraprendere.

 
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