Ex Enichem,
Falconara non cambia i progetti
Il futuro del sito. Dopo il
dissequestro giudiziario dell’area industriale
l’amministrazione spinge per la lottizzazione turistica in
riva al mare. Interessata la società Agricola ’92
Il perito ha sconsigliato un
risanamento in profondità della spiaggia dei veleni ma il
Comune va avanti
FALCONARA - Una cura morbida
e superficiale, funzionale a una nuova area verde in riva al
mare e dai costi più contenuti? Oppure una terapia d'urto
molto meno economica, un risanamento davvero “underground",
capace di sostenere una lottizzazione dalla vocazione
balneare? E' tutto qui il dilemma in cui comincia a
dibattersi il Comune di Falconara a mano a mano che passano
i mesi dal dissequestro giudiziario della “spiaggia dei
veleni", trasformata in discarica abusiva di scorie dall'ecomostro
Montedison. In mezzo, tra quei due punti interrogativi, i
forti interessi edilizi della “Agricola '92", attuale
proprietaria di quei 20 ettari e dintorni di litorale nord
contaminati dall'effetto boomerang di 70 anni di
“spericolata" produzione di concimi chimici. Ma anche un
rischio. Quello che il perito dell'inchiesta giudiziaria
sulle responsabilità del mezzo disastro ambientale, Nedo
Biancani, un luminare nel campo, ha prospettato nel dicembre
scorso a sindaco e tecnici comunali. Una eventuale
lottizzazione turistica ravvicinata alla linea del
bagnasciuga potrebbe richiedere di scavare troppo a fondo:
prima per fare completamente piazza pulita dei residui di
mercurio, cromo, arsenico, piombo e rame sedimentatisi negli
anni in concentrazioni decine, centinaia di volte oltre i
tetti di legge; poi per impiantare le fondamenta di casette
di villeggiatura o residence. Col pericolo di risvegliare il
classico “can che dorme": i veleni. Le viscere della
spiaggia, infatti, hanno raggiunto un livello di stabilità e
sicurezza intrinseca nel tempo grazie a madre natura. E
lavorare in profondità potrebbe causare indesiderate
movimentazioni e dispersioni di scorie. Ecco perché Biancani
- fino a pochi mesi fa in “odor d'incarico comunale" proprio
per sovrintendere al piano di caratterizzazione e bonifica,
ancora incompiuto, di quei 20 ettari - nella sua perizia
giudiziaria ha suggerito una “cura morbida": abbattere
l'enorme capannone industriale (a giorni del tutto ripulito
dall'amianto cancerogeno); realizzare collinette e prati
alberati sul lato mare e progettare una edificazione
residenzial-balneare molto all'interno, ben oltre la statale
16. Tanto più che l'area dell'ex complesso industriale
dovrebbe essere tagliata dalla linea di raccordo del nuovo
scalo ferroviario (poco compatibile dunque con abitazioni
vicine) che le Fs hanno progettato di spostare a nord. Una
soluzione che però non piace al Comune, che di fatto a
Biancani non ha assegnato alcun incarico. E che è convinto
che costruire in riva al mare sia possibile. In due modi:
attraverso una “tombazione", ovvero una messa in sicurezza
dei 20 ettari attraverso un loro completo confinamento;
oppure con una “inertizzazione", una soluzione tecnica ad
impatto maggiore, con scavi fino a due metri e “iniezioni"
nel terreno di sostanze inorganiche con una componente dal
10 al 20% di cemento. Soluzione per cui farebbe il tifo la
“Agricola '92" (che quello “scatolone di sabbia" contaminata
l'ha comprato a buon mercato dalla “Rocca mare spa", alla
quale la “Enimont Agricoltura" l'aveva ceduto per appena un
miliardo di vecchie lire), che sarebbe pronta ad accollarsi
in gran parte le spese del risanamento (fino a 5-7 milioni
di euro). Il resto potrebbe arrivare dai fondi messi a
disposizione da un nuovo decreto legge collegato alla
Finanziaria proprio per i “siti contaminati di interesse
nazionale" come Falconara. Tempi lunghi, comunque: almeno 3
anni per completare il piano di caratterizzazione,
progettare la bonifica e attuarla. Compito che dovrebbero
svolgere in tandem la “Agricola '92" e il “Cam bonifiche"
del Comune.
Area ad alto rischio,
parte lo studio
E intanto Falconara vara la
“Cam Bonifiche srl”
La Regione ha siglato la
convenzione che affida alla Svim, Società Sviluppo Marche,
le attività di supporto tecnico per i preliminari al piano
di risanamento dell’area ad alto rischio di Ancona,
Falconara e Bassa Vallesina. In pratica il passaggio tanto
atteso per avviare finalmente l’iter per gli interventi di
studio e risanamento. Senza uno studio scientifico, come
osserva l’assessore regionale Marco Amagliani, non potevano
essere individuate le azioni concrete. In primo luogo dovrà
essere completata la fase conoscitiva con la valutazione
delle criticità ambientali e urbanistiche e delle ricadute
economico sociali, oltreché la valutazione integrata delle
scelte di programmazione e della loro sostenibilità. Poi
verranno elaborati gli scenari di riassetto del territorio a
medio e lungo termine. Un Ufficio Ambiente all'avanguardia,
che ha già messo piede in veste di controllore dentro l'Api.
E che per molte città resta ancora un sogno nel cassetto.
Falconara, frattanto, non sta a guardare:nasce la “Cam
Bonifiche srl", figlia del Consorzio servizi Cam,
specializzata in studi e risanamenti ambientali, è una
risposta concreta volta riverniciare definitivamente di
verde una nuova qualità della vita. Un'azienda autonoma (a
partecipazione 95% Cam e 5% Comune), già operativa, con una
sua equipe di consulenti e tecnici, in collegamento con
altre società specializzate nel settore, che verrà
presentata ufficialmente domani alle 12 nei locali
municipali di via Roma. Due i settori principali d'azione:
bonifiche dei suoli contaminati; preparazione di piani di
zonizzazione per monitorare l'inquinamento acustico. Primo
banco di prova: il completo risanamento, con vocazione
turistica, della “spiaggia dei veleni". |
Api, il
futuro in un referendum
FALCONARA — Risolvere la
spinosa questione della permanenza o meno della raffineria
Api sul territorio falconarese con un referendum popolare?
Questa l'ipotesi che si fa sempre più insistente, e non solo
nei corridoi dell'amministrazione comunale. Se così fosse,
tra i due «litiganti» (Api e Comune) sarebbe il terzo,
ovvero il popolo, a decidere sul rinnovo della concessione
all'impianto petrolifero. Si tratterebbe di un referendum
consultivo che metterebbe nelle mani della cittadinanza il
futuro della città e quindi del suo sviluppo. Le modalità
Spetta al sindaco indire il referendum popolare consultivo e
potrà verificarsi o su proposta del Consiglio comunale, in
base a deliberazione approvata con il voto della maggioranza
assoluta dei consiglieri assegnati o su iniziativa di almeno
2.500 persone legalmente identificate. Questo tipo di
referendum, se indetto, deve riguardare materie di esclusiva
competenza locale. Al contrario il giudizio
sull'ammissibilità e legittimità della richiesta
referendaria è rimesso ad un magistrato del tribunale
amministrativo regionale (Tar) sentito il segretario
generale e il difensore civico. Gli organi del Comune
dovranno deliberare sull'oggetto del referendum entro
quattro mesi dal suo svolgimento se ha partecipato al voto
almeno un terzo degli aventi diritto. E' stato lo stesso
presidente del Consiglio, Marco Salustri a constatare come
nel caso del confronto tra i falconaresi e il gigante
industriale, sarebbe appunto quest'ultimo ad uscirne
sconfitto; lui ne è certo. E a pensarla così è sicuramente
la schiera di popolazione che da sempre si batte non solo
per il ridimensionamento dell'attività dell'Api, ma
addirittura per la dismissione dell'impianto. Se la
decisione del referendum popolare dovesse concretizzarsi,
andrebbero in secondo piano le voci di sindacati,
lavoratori, industriali e amministratori. Al contrario si
aprirebbe un dibattito silenzioso dove si giocherebbe a
carte coperte nel più assoluto riserbo. Ed è proprio questo
il nodo cruciale di tutta la questione. Quanti cittadini,
non considerando i sondaggi fatti dalla raffineria,
sarebbero favorevoli al rinnovo della concessione? Quanti
appoggiano i progetti di totale cambiamento del sindaco
Carletti? E quanto influenzeranno sul conteggio finale tutte
quelle persone che rientreranno nella categoria tanto
conosciuta degli "indecisi" ?.
L'iniziativa del Carlino
Non è nostra presunzione
sostituirci alle autorità legittimamente chiamate a
rappresentare la popolazione, ma al contrario è nostra
volontà sondare il terreno prima che una decisione simile
venga presa. Ditelo al Carlino se siete favorevoli allo
svolgimento di un referendum popolare per esprimere il
vostro assenso o dissenso alla permanenza della raffineria
Api a Falconara. Lo potete fare contattandoci
telefonicamente o motivando il vostro parere attraverso una
lettera, un fax, una e-mail. |
La Svim
studia l’Api
Amagliani:
"Avremo un supporto per decidere sulla concessione"
Risanamento, la Regione affida l'incarico alla società
Con la
firma della convenzione per affidare alla Società sviluppo
Marche le attività di supporto tecnico per i preliminari al
Piano di risanamento dell'area ad alto rischio di Ancona,
Falconara e Bassa Vallesina, la Regione ha definitivamente
avviato l'iter per gli interventi di studio e risanamento.
L'atto è stato sottoscritto dal direttore generale della
Svim, Francesco Marchesi, e dal responsabile dell'Autorità
ambientale. Antonio Minetti. "Finalmente - commenta
l'assessore all'Ambiente Marco Amagliani - può prendere il
via concreta individuazione delle azioni di risanamento
basate su uno studio scientifico delle problematiche
esistenti. Ho sempre pensato che senza il supporto
tecnico-scientifico è impossibile parlare seriamente e
concretamente di piano di risanamento o dei problemi
collegati al rinnovo della concessione all'Api. La Regione
vuole seguire un percorso corretto. Alla fine devono
emergere prospettive serie che tengano conto dei molteplici
aspetti da affrontare. Speriamo proprio di riuscire a
rispettare anche i tempi fissati per le varie fasi" aggiunge
l'assessore. "Sarebbe importante la poter lasciare alle
spalle i confronti basati non sulle certezze ma sulle
opinioni. A tal fine sarà importante anche il ruolo del
gruppo di tecnici regionali già al lavoro da tempo”. Sono
molti gli obiettivi da perseguire per la predisposizione del
preliminare al Piano di risanamento. In primo luogo dovrà
essere completata la fase conoscitiva con la valutazione
delle criticità ambientali e urbanistiche e delle ricadute
economico-sociali, oltreché con la valutazione integrata
delle scelte di programmazione e della loro sostenibilità.
Poi verranno elaborati gli scenari di riassetto del
territorio a medio-lungo termine. Ciò porterà a individuare
i metodi per il monitoraggio e la valutazione delle azioni
da intraprendere. |