MESSAGGERO |
An: «L’Api
può restare se cambia le strategie»
FALCONARA — No alla raffineria
nell’attuale configurazione, sì al proseguimento della sua
attività nel nuovo ruolo di polo energetico regionale che
preveda una sempre minor lavorazione delle benzine e un
maggior orientamento verso idrogeno e biodiesel. E’ l’ancora
lanciata da Alleanza Nazionale all’Api in questo momento di
dibattito sul suo futuro. Una posizione che sembra più
aperta rispetto alla linea della dismissione che il partito
da sempre seguiva. «Non siamo ritornati sulle nostre
posizioni - puntualizza comunque Carlo Ciccioli, consigliere
regionale, che accusa, invece, il sindaco Carletti di
ribaltoni sulla vicenda - perché l’Api così come è adesso è
incompatibile con Falconara. Ma riteniamo anche che se la
raffineria avrà la capacità di cambiare le proprie strategie
industriali, trasformandosi e diversificandosi, potrà
convivere col territorio». Chiaro quindi il messaggio del
partito che ricorda anche come i ministeri più importanti
(Economia, Ambiente e Politiche agricole) che ruotano
attorno alla vicenda siano di loro retaggio. Per questo
chiedono anche di allargare il tavolo di concertazione tra
le forze sociali a livello governativo. Tre i punti cardine,
secondo An, su cui impostare la questione. «Occorre
garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio sia
per quanto riguarda le emissioni sia per quello che concerne
l’attraversamento dello stabilimento della ferrovia e la
vicinanza con l’aeroporto - spiega Giorgio Ricotti,
commissario straordinario del circolo di Falconara - Secondo
fattore: assicurare la salvaguardia dei posti di lavoro.
Infine, difendere un’azienda privata che ha investito
capitali, cui non riteniamo giusto dire come fare le cose,
ma piuttosto consigliare». Per il consigliere provinciale
Ennio Mencarelli, poi, un nodo da sciogliere è quello del
prg di Falconara e del piano territoriale di coordinamento (ptc)
che vanno cambiati per quello che riguarda l’Api per
consentirne la trasformazione. Nel primo viene infatti
stabilita un’altra destinazione nell’area ora occupata dalla
raffineria. Nel ptc, invece è prevista la rimozione
dell’impianto alla scadenza della concessione. Matteo
Astolfi e Lucio Virgulti, consiglieri comunali, indicano gli
impegni dell’azienda: «A breve dovrà rendere disponibili
prodotti di alta qualità ambientale, migliorare l’impatto
ambientale in termini di emissioni, minimizzare il pregresso
inquinamento del sottosuolo e ridurre la produzione di
benzine, disattivando le cisterne più vicine all’abitato». A
medio termine, inoltre, dovrà immettere sul mercato prodotti
alternativi ai petroliferi, come l’idrogeno con un impianto
pilota, produrre biodisel con olii vegetali, arretrare la
raffineria per predisporre una fascia di sicurezza e,
infine, sviluppare un polo energetico regionale costruendo
gruppi da 400/800 Mwatt».
Spiaggia dei veleni, stop
alla speculazione
Uno scavo in profondità
potrebbe provocare la dispersione di ceneri tossiche. Meglio
una zona verde con prati e alberelli in riva al mare
Il perito ha sconsigliato il
risanamento “pesante”: lottizzazione da spostare oltre la
statale
Sabbia rossa, roba che
sembrava fosse piovuta lì da Marte. I ragazzini, negli anni
'70 e '80, ci ruzzolavano gioiosi giocando a pallone per poi
rinfrescarsi e ripulirsi sguazzando nell'acqua. E le
domeniche d'estate c'era chi ci arrivava fin da Jesi per
tuffarsi con maschera e pinne a caccia di “moscioli"
stramente voluminosi. Poi un magistrato dal “pollice verde"
andò a ficcare il naso in quella sabbia rossa, e scoprì che
era piena di mercurio, cromo, arsenico, piombo e rame. In
concentrazioni decine, centinaia di volte superiori a quelle
di sicurezza fissate dalla legge. E che forse, quelle
ricercatissime cozze erano così grandi perché si erano
abbuffate di piccole scorie. Un’avvilente scoperta. Che si
trasformò in un'inchiesta e nel sequestro di quella
spiaggia, ultimo lembo verso nord del litorale di Falconara
ai confini con Marina di Montemarciano. Eppure il segreto di
quella spiaggia era un segreto di Pulcinella. Tra sabbia e
asfalto della statale 16, infatti, c'era e c'è, da sempre,
uno dei più grandi stabilimenti italiani di concimi chimici.
Nato come Sir negli anni ’20 e morto come Enimont nell'88.
In mezzo, 60 anni di smaltimento selvaggio di scorie
tossiche a cielo aperto: il “ceneraccio", rosso come la
pirite e lo zolfo, usati per la produzione; rosso come la
sabbia. Sopito l'ecoscandalo, recintati e messi in sicurezza
20 ettari di spiaggia e gli enormi e fatiscenti capannoni
industriali, il Comune di Falconara ha puntato sulle
disposizioni del Prg che per quella zona prevedono una
destinazione turistica. Ombrelloni, villette balneari,
scivoli a mare per i pescatori. E il sindaco Carletti ancora
sogna che un giorno sulla ex spiaggia dei veleni possa
sventolare la bandiera blu del rilancio d'immagine di
Falconara. Poi, complice l'insoluto problema dell’Api, le
polemiche sull'eventuale rinnovo della sua concessione e i
relativi piani di risanamento del suo “letto", sulla
spiaggia e la sua rinnovata vocazione turistica sembra
essere calato l'oblio. Per carità, non che Arpam, Ufficio
comunale Ambiente e tecnici della “Akron", la ditta
specializzata in recuperi ambientali, se ne siano stati con
le mani in mano: 200 tonnellate di materiale “infestato" da
metalli pesanti asportate e smaltite in discarica, assieme a
sabbie tossiche prelevate fino a 1 metro di profondità; il
tutto sostituito con ghiaia pulita; completata la
“deratizzazione" del capannone industriale, rimosse le
coperture all'amianto; incoraggianti i risultati degli studi
sulla salute delle acque. Poi tutto a rilento, proprio
dall'indomani degli esiti della perizia del consulente Nedo
Biancani incaricato dal pm Mansi di disegnare il quadro
presente e gli scenari di rivitalizzazione dell'area. Il
perito si è incontrato informalmente con l'Amministrazione
comunale alla vigila di Natale. E ha posto un paletto
prospettivo, elemento centrale della sua perizia: procedere
speditamente col risanamento, evitando di scavare in
profondo e rimuovere fasce di terreno che negli anni si sono
stabilizzate coi loro veleni. Questo per fermare lo status
quo creato da madre natura e scongiurare disequilibri
sotterranei forieri di nuove, incontrollabili dispersioni
tossiche di ceneri. Biancani pensa a una zona verde, con
prati e alberelli in riva al mare. E a costi più
sostenibili. Quanto alla lottizzazione immobiliare,
auspicata dal Comune e da “Agricola '92" e "Rocca mare spa"
(le ditte che quello scatolone di sabbia l'aveva acquistato
soprattutto per costruire) Biancani suggerisce di orientarla
parecchio all'interno, ben oltre la statale, lontano dal
capannone. Una soluzione che si concilierebbe con i nuovi
scenari legati al progettato spostamento dello scalo
ferroviario che prevedono una linea ferrata di raccordo che
dall'interno punti verso mare, tagli la zona del capannone e
poi proceda verso nord-est. Ma del piano di
caratterizzazione “Akron", funzionale alla bonifica
definitiva, non si è saputo più nulla. Bonifica che
impiegherebbe oltre un anno, che nessuno sa ancora come e a
quali fini andrà attuata. E poi molte domande: il nuovo
progetto dell'architetto Bohigas prevede un nuovo porto
turistico e un lungomare a Villanova; e l'ex “spiaggia dei
veleni"? E che fine ha fatto la proposta di localizzarvi
centri commerciali o addirittura una sede fieristica?
Infine, il problema dei costi. Comune, Provincia e nuove
aziende proprietarie vorrebbero costruire a mare (bocciando
Biancani). Ma chi e quando pagherà i milioni di euro
necessari per gli studi e un risanamento così profondo, tale
da garantire sicurezza e salubrità a casette di
villeggiatura, strutture balneari e bagnanti?
LA VICENDA GIUDIZIARIA
L’INCHIESTA - Ce l'ha messa
tutta il pm Marco Mansi per districarsi nel pluridecennale
ginepraio di sigle aziendali, atti amministrativi, normative
accavallatesi nel tempo "a monte" del mezzo "ecodisastro"
annunciato della "spiaggia dei veleni". Ma dopo oltre un
anno d'inchiesta nel fascicolo di chiusura delle indagini
figurano "solo" 4 nominativi.
GLI INDAGATI - Giuseppe
Torroni, di Savignano sul Rubicone (Forlì) sede legale della
"Rocca Mare spa" (la ditta che 3 anni fa acquistò l'area
produttiva dismessa); Dino Simonetti, imprenditore della
"Agricola '92 srl" di Longiano (Fo), l'azienda poi
subentrata nella proprietà e a cui spetta la bonifica; Vito
De Lucia e Cosimo Capobianco, manager di Enichem
Agricoltura, cui fece capo l'ultima fase gestionale dello
stabilimento.
LE ACCUSE - I reati di cui
sono accusati: danneggiamento ambientale, discarica di
rifiuti tossico-nocivi non autorizzata (art. 51 decreto
Ronchi), dispersione in mare di sostanze velenose con
conseguente morte di specie ittiche, immissione
nell'ambiente di sostanze nocive per le persone art. 674
codice penale), danneggiamento ambientale (635 codice
penale). Per ora nessun "fumus" di sospetto sugli "occhi
chiusi" di enti locali e istituzioni, quelli che se non
altro dal dopoguerra avrebbero dovuto o potuto "ecovigilare".
LE SOCIETA’ - Tante le sigle
societarie (Montedison, Enichem, Enimont, fino al fallimento
di Enimont Agricoltura nell'89) che avrebbero avallato lo
stoccaggio di sottoprodotti inquinanti di lavorazione lungo
la costa e la dispersione di montagne di scorie. Tutto ciò,
in sintesi un'intera spiaggia trasformata in discarica, era
già allora, ben prima del decreto Ronchi del '96,
chiaramente illecito. E ben visibile dalla statale 16 almeno
fino all'88. |
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IL RESTO DEL
CARLINO |
«La
raffineria deve cambiare strategie»
FALCONARA — Considerare gli
eventuali termini per la dismissione dell'impianto e
progettare degli obiettivi di intervento a breve e medio
periodo per ottenere fin da subito importanti risultati.
Questa in estrema sintesi la posizione ufficiale di Alleanza
nazionale che nell'incontro stampa di ieri ha illustrato la
linea del partito, non solo a livello locale. Erano
presenti, il capogruppo di An in Comune, Matteo Astolfi, il
consigliere comunale, Lucio Virgulti, il capogruppo di An al
Consiglio provinciale, Ennio Mencarelli, il commissario
straordinario del circolo 'Gaddo Piccioni', Giorgio Ricotti,
il presidente provinciale di An, Romano Zenobi e il
coordinatore regionale e capogruppo di An alla Regione,
Carlo Ciccioli. Sei esponenti che hanno fatto il punto della
situazione alla luce dei recenti avvenimenti soprattutto in
virtù delle recenti dichiarazioni, miscelando gli
intendimenti dell'amministrazione comunale e quelli
dell'azienda Api. «La raffineria — ha detto Romano Zenobi —
nell'attuale configurazione è certamente incompatibile con
la città di Falconara e la sicurezza dei suoi abitanti, ma
An ritiene che se l'impianto avrà la capacità di cambiare le
proprie strategie industriali, di trasformarsi e
diversificarsi, potrà convivere con il territorio con fatti
concreti e non per legge o certificazioni». E' proprio in
questa visione che Alleanza nazionale prende in
considerazione «il consolidato trend di riduzione dei
consumi di benzine e di sviluppo del mercato del carburante
diesel, con particolare riferimento al diesel senza zolfo e
al biodiesel. Lo fa per intraprendere delle azioni mirate di
svolta. «Nell'ambito temporale — ha spiegato Astolfi —
bisogna aggiornare ulteriormente la raffineria in linea con
le tendenze di mercato richiedendo l'eventuale adeguamento,
entro il 2007, delle esistenti strutture impiantistiche;
minimizzare il pregresso inquinamento del sottosuolo e
ridurre la produzione di benzine e disattivare alcune
cisterne di deposito». L'avvocato Mencarelli ha evidenziato
come nel caso in cui l'amministrazione comunale proponesse
una variazione del piano regolatore generale si verrebbe a
creare una discrepanza tra le direttive contenute nel piano
territoriale di coordinamento provinciale e, appunto, lo
stesso Prg. Sono poi di Carlo Ciccioli le ultime parole,
quelle che tracciano proposte per la conduzione dell'intera
questione e che vincolano la proroga della concessione all'ttuazione
di determinate prescrizioni. «E' necessario — ha
sottolineato Ciccioli — che si immettano sul mercato
prodotti alternativi a quelli petroliferi, produrre
biodiesel con olii vegetali, arretrare la raffineria
smantellando serbatoi e impianti e sviluppare un polo
energetico regionale».
La Margherita contro
l'Api: «Sondaggi poco veritieri»
FALCONARA — «Quello dell'Api
è un pressing mediatico per far valere le ragioni
dell'azienda». Il portavoce del circolo 'La Margherita per
Falconara' nonché matricola della facoltà di Scienze
ambientali, Marco Salustri contesta le recenti dichirazioni
fornite dall'azienda in merito ai risultati di un sondaggio
effettuato circa tre anni fa. «E' stata un'iniziativa
dell'azienda assai discutibile — dice Salustri —. Non
vogliamo entrare nel merito del risultato del sondaggio
fantasma (il 50% della popolazione divisa tra chi ritiene
l'Api un problema e chi un'opportunità, e solo l'8% si
sarebbe espressa per la chiusura), ma nessuno dei residenti
non è stato contettato telefonicamente o attraverso delle
interviste». Secondo Salustri, e i componenti del circolo,
l'iniziativa dell'Api appare «un po' troppo datata» e non
serve il preavviso che l'azienda farà un nuovo sondaggio
alla fine dell'anno in corso». Anzi testimonia la volontà
dell'azienda di «alzare i toni dello scontro e cercare
ulteriori elementi di divisioni nella comunità locale per
eledure la soluzione di complessi problemi che necessitano
invece di risposte ragionate, condivise e concertate». Il
circolo della Margherita consiglia alla dirigenza di
abbandonare la strada intrapresa, perché la credono
«pericolosa per la città e per la stessa azienda». Infatti
dicono che se un pronunciamento dei cittadini ci sarà «non
dovrà avvenire con sondaggi di parte ma con gli strumenti
democratici di consultazione tradizionali». I componenti del
partito di maggioranza chiedono, infine, che la strada da
percorrere sia quella del confronto civile e democratico
«consapevoli dell'importanza e della complessità delle
scelte da fare per coniugare le esigenze ormai
irrinunciabili della comunità falconarese di un nuovo
modello di sviluppo». |
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CORRIERE ADRIATICO |
“Convivenza
possibile”
Salute,
sicurezza e tutela del lavoro le priorità indicate
An: “Ma
l'Api deve cambiare le proprie strategie"
Così com'è
la raffineria è certamente incompatibile, ma se l'azienda
avesse la capacità di cambiare le proprie strategie
industriali, di trasformarsi e di versificarsi, la
convivenza con il territorio potrebbe essere possibile". Il
messaggio di Alleanza Nazionale, elaborato dai vertici
regionali e provinciali e dal coordinamento territoriale, è
chiaro e la conferenza stampa di ieri è servita a definire
la posizione di un partito che ha scelto di mettere in primo
piano salute, sicurezza e salvaguardia dei posti di lavoro.
"La scarsa chiarezza del sindaco di Falconara - ha
commentato Carlo Ciccioli, capo gruppo in consiglio
regionale - serve a poco, qui c'è bisogno di coerenza e di
progetti per trovare soluzioni ne breve, medio e lungo
termine". Invece la giunta Carletti, secondo Ciccioli,
"nell'arco di sei anni è riuscita a cambiare idea almeno tre
volte partendo da una eccessiva tolleranza iniziale,
passando per una totale ostilità ed incomunicabilità sul
problema fino ad arrivare, pochi giorni fa, ad un vero e
proprio ribaltone". "Noi, invece, abbiamo ipotizzato un
percorso verso la differenziazione delle attività produttive
ha affermato Matteo Astolfi capo gruppo in consiglio
comunale - rendendo coerenti le esigenze di remunerazione
del capitale investito con quelle di utilità e garanzia
sociale in previsione delle prossime scadenze e pensando,
tra l'altro, che chiudere un impianto del genere dall'oggi
al domani sarebbe un problema enorme". Meglio, hanno
sostenuto i rappresentanti di An, valutare il passaggio ad
un altro genere dì produzione, dopo aver strettamente
vincolato l'impianto di raffinazione ad una serie di misure
per garantire l'incolumità delle maestranze e dei cittadini.
"In tale ottica - hanno detto Astolfi ed il collega Lucio
Virgulti - An propone che, anche alla luce del consolidato
trend di riduzione dei consumi di benzine e di sviluppo del
mercato di carburante diesel, con particolare riferimento al
diesel senza zolfo ed al biodiesel, si prendano
immediatamente in esame azioni per migliorare l'impatto
ambientale., minimizzare il pregresso inquinamento del
sottosuolo con interventi di impermeabilizzazione dei
terreni e dei fondi dei serbatoi ed infine ridurre la
produzione estremamente pericolosa di benzine". Tutte
posizioni pienamente condivise a livello politico anche
dalla federazione provinciale del partito, come ha
sottolineato il presidente Romano Zenobi, mentre il
commissario del circolo di Falconara, Giorgio Ricotti ha
evidenziato la necessità di tutelare l'occupazione ferma
restando la questione del la totale sicurezza esterna ed
interna degli impianti. Di un problema raffineria visto in
una dimensione non più solo cittadina ha parlato invece il
capo gruppo in consiglio provinciale Ennio Mencarelli, che
ha proposto un "forte coinvolgimento delle istituzioni ed un
tavolo di concertazione che coinvolga anche il Governo".
"Quanto al vincolo contenuto nel Prg - ha precisato - non
credo sarà di aiuto, anzi è un elemento che contrasta
fortemente con le eventuali modifiche ed evoluzioni degli
impianti". "L'area è stata irrimediabilmente compromessa -
ha concluso Ciccioli - su questo non ci sono dubbi e non
possiamo certo far finta di nulla, ma d'ora in poi si può
lavorare per cambiare del tutto la situazione a favore dei
cittadini, dei lavoratori e del territorio".
“Prodotti
di qualità”
Benzina e
gasolio compatibili con l'ambiente
Fra le
proposte di Alleanza Nazionale per il miglioramento
dell'impatto ambientale nell'ambito dell’attuale concessione
oltre all'aggiornamento degli impianti, in linea con le
tendenze di mercato (applicazione delle Bat-Best Available
Techniques), c'è il suggerimento di rendere disponibili
prodotti di altissima qualità ambientale (gasoli con zolfo a
10 parti per milione rispetto agli attuali 350 ppm e benzine
con zolfo a 10 ppm), ridurre la produzione di benzine e
disattivare alcune cisterne di deposito, in particolare
quelle più vicine al centro abitato ed alle vie di
comunicazione. Fondamentale, inoltre, secondo An vincolare
la proroga della concessione dell'attuazione di progetti per
l'immissione sul mercato di prodotti alternativi quali
l'idrogeno (per cui la raffineria è già predisposta), il
biodiesel e nello stesso tempo sviluppare il ruolo
dell'impianto come polo energetico regionale, costruendo
gruppi da 40/800 Mwatt a ciclo combinato (metano e vapore)
con progetti di teleriscaldamento/teleraffreddamento di
nuovi insediamenti residenziali in linea con le più moderne
tendenze di risparmio energetico applicate agli insediamenti
civili ed infine predisporre una fascia di sicurezza a verde
fra la città e l'Api.
“Incauto il sondaggio.
Vuole solo dividere”
La Margherita contro la
scelta dell'azienda
Salustri contesta le
affermazioni di Bellucci “La strada è quella del confronto”
No ai sondaggi, sì al
confronto sulla strada indicata dall'amministrazione
comunale. E' la sintesi dell'intervento di Marco Salustri,
portavoce della Margherita. in replica alle dichiarazioni di
Bellucci. direttore della raffineria. L'iniziativa
dell’azienda – afferma – relativa all’affidamento, a fine
anno 2000, di un sondaggio ad una società specializzata per
verificare la volontà dei cittadini di Falconara nei
confronti della presenza della Raffineria è assai
discutibile”. Salustri non entra nel merito del risultato
del sondaggio che definisce “fantasma” ma – dice - “ci
preoccupa enormemente il fatto che la dirigenza dell’Api nel
momento di più alta tensione, inserisca nel confronto in
atto un elemento dirompente quale quello del pronunciamento
dei cittadini, mai evocato per senso di responsabilità ne
dall’amministrazione comunale, ne da forze politiche ne dai
Comitati spontanei. Ci pare – prosegue Salustri – che il
riferimento a tale iniziativa un po’ datata, con il
preavviso che l’azienda farà un nuovo sondaggio a fine 2003,
sia quanto meno temerario ed incauto che testimonia la
volontà dell’azienda di alzare il tono dello scontro e
cercare ulteriori elementi di divisione nella Comunità
locale per eludere la soluzione di complessi problemi che
necessitano invece di risposte ragionate, condivise e
concertate La Margherita invita la dirigenza dell'Api ad
abbandonare tale strada pericolosa per la città e per la
stessa azienda, anche perché se pronunciamento dei cittadini
deve esserci, esso non deve avvenire con sondaggi di parte
ma con gli strumenti democratici di consultazione
tradizionali che avrebbero prevedibili risultati disastrosi
per il futuro della Raffineria. Noi – conclude Salustri –
riteniamo invece che la strada da percorrere sia quella del
confronto civile e democratico consapevoli della importanza
e complessità delle scelte da fare per coniugare le esigenze
ormai irrinunciabili della Comunità falconarese di un nuovo
modello di sviluppo e di risanamento ambientale del proprio
territorio, con la necessità di costruire insieme, per il
medio e lungo periodo, le condizioni di compatibilità
territoriale della raffineria. Le iniziative messe in atto
dall’Amministrazione comunale con la definizione dei
protocolli d’intesa, l’avvio del tavolo istituzionale ed il
confronto con le parti sociali si muovono nella giusta
direzione. |
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