RASSEGNA STAMPA 11.02.2003

 

MESSAGGERO
An: «L’Api può restare se cambia le strategie»

FALCONARA — No alla raffineria nell’attuale configurazione, sì al proseguimento della sua attività nel nuovo ruolo di polo energetico regionale che preveda una sempre minor lavorazione delle benzine e un maggior orientamento verso idrogeno e biodiesel. E’ l’ancora lanciata da Alleanza Nazionale all’Api in questo momento di dibattito sul suo futuro. Una posizione che sembra più aperta rispetto alla linea della dismissione che il partito da sempre seguiva. «Non siamo ritornati sulle nostre posizioni - puntualizza comunque Carlo Ciccioli, consigliere regionale, che accusa, invece, il sindaco Carletti di ribaltoni sulla vicenda - perché l’Api così come è adesso è incompatibile con Falconara. Ma riteniamo anche che se la raffineria avrà la capacità di cambiare le proprie strategie industriali, trasformandosi e diversificandosi, potrà convivere col territorio». Chiaro quindi il messaggio del partito che ricorda anche come i ministeri più importanti (Economia, Ambiente e Politiche agricole) che ruotano attorno alla vicenda siano di loro retaggio. Per questo chiedono anche di allargare il tavolo di concertazione tra le forze sociali a livello governativo. Tre i punti cardine, secondo An, su cui impostare la questione. «Occorre garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio sia per quanto riguarda le emissioni sia per quello che concerne l’attraversamento dello stabilimento della ferrovia e la vicinanza con l’aeroporto - spiega Giorgio Ricotti, commissario straordinario del circolo di Falconara - Secondo fattore: assicurare la salvaguardia dei posti di lavoro. Infine, difendere un’azienda privata che ha investito capitali, cui non riteniamo giusto dire come fare le cose, ma piuttosto consigliare». Per il consigliere provinciale Ennio Mencarelli, poi, un nodo da sciogliere è quello del prg di Falconara e del piano territoriale di coordinamento (ptc) che vanno cambiati per quello che riguarda l’Api per consentirne la trasformazione. Nel primo viene infatti stabilita un’altra destinazione nell’area ora occupata dalla raffineria. Nel ptc, invece è prevista la rimozione dell’impianto alla scadenza della concessione. Matteo Astolfi e Lucio Virgulti, consiglieri comunali, indicano gli impegni dell’azienda: «A breve dovrà rendere disponibili prodotti di alta qualità ambientale, migliorare l’impatto ambientale in termini di emissioni, minimizzare il pregresso inquinamento del sottosuolo e ridurre la produzione di benzine, disattivando le cisterne più vicine all’abitato». A medio termine, inoltre, dovrà immettere sul mercato prodotti alternativi ai petroliferi, come l’idrogeno con un impianto pilota, produrre biodisel con olii vegetali, arretrare la raffineria per predisporre una fascia di sicurezza e, infine, sviluppare un polo energetico regionale costruendo gruppi da 400/800 Mwatt».

Spiaggia dei veleni, stop alla speculazione

Uno scavo in profondità potrebbe provocare la dispersione di ceneri tossiche. Meglio una zona verde con prati e alberelli in riva al mare

Il perito ha sconsigliato il risanamento “pesante”: lottizzazione da spostare oltre la statale

Sabbia rossa, roba che sembrava fosse piovuta lì da Marte. I ragazzini, negli anni '70 e '80, ci ruzzolavano gioiosi giocando a pallone per poi rinfrescarsi e ripulirsi sguazzando nell'acqua. E le domeniche d'estate c'era chi ci arrivava fin da Jesi per tuffarsi con maschera e pinne a caccia di “moscioli" stramente voluminosi. Poi un magistrato dal “pollice verde" andò a ficcare il naso in quella sabbia rossa, e scoprì che era piena di mercurio, cromo, arsenico, piombo e rame. In concentrazioni decine, centinaia di volte superiori a quelle di sicurezza fissate dalla legge. E che forse, quelle ricercatissime cozze erano così grandi perché si erano abbuffate di piccole scorie. Un’avvilente scoperta. Che si trasformò in un'inchiesta e nel sequestro di quella spiaggia, ultimo lembo verso nord del litorale di Falconara ai confini con Marina di Montemarciano. Eppure il segreto di quella spiaggia era un segreto di Pulcinella. Tra sabbia e asfalto della statale 16, infatti, c'era e c'è, da sempre, uno dei più grandi stabilimenti italiani di concimi chimici. Nato come Sir negli anni ’20 e morto come Enimont nell'88. In mezzo, 60 anni di smaltimento selvaggio di scorie tossiche a cielo aperto: il “ceneraccio", rosso come la pirite e lo zolfo, usati per la produzione; rosso come la sabbia. Sopito l'ecoscandalo, recintati e messi in sicurezza 20 ettari di spiaggia e gli enormi e fatiscenti capannoni industriali, il Comune di Falconara ha puntato sulle disposizioni del Prg che per quella zona prevedono una destinazione turistica. Ombrelloni, villette balneari, scivoli a mare per i pescatori. E il sindaco Carletti ancora sogna che un giorno sulla ex spiaggia dei veleni possa sventolare la bandiera blu del rilancio d'immagine di Falconara. Poi, complice l'insoluto problema dell’Api, le polemiche sull'eventuale rinnovo della sua concessione e i relativi piani di risanamento del suo “letto", sulla spiaggia e la sua rinnovata vocazione turistica sembra essere calato l'oblio. Per carità, non che Arpam, Ufficio comunale Ambiente e tecnici della “Akron", la ditta specializzata in recuperi ambientali, se ne siano stati con le mani in mano: 200 tonnellate di materiale “infestato" da metalli pesanti asportate e smaltite in discarica, assieme a sabbie tossiche prelevate fino a 1 metro di profondità; il tutto sostituito con ghiaia pulita; completata la “deratizzazione" del capannone industriale, rimosse le coperture all'amianto; incoraggianti i risultati degli studi sulla salute delle acque. Poi tutto a rilento, proprio dall'indomani degli esiti della perizia del consulente Nedo Biancani incaricato dal pm Mansi di disegnare il quadro presente e gli scenari di rivitalizzazione dell'area. Il perito si è incontrato informalmente con l'Amministrazione comunale alla vigila di Natale. E ha posto un paletto prospettivo, elemento centrale della sua perizia: procedere speditamente col risanamento, evitando di scavare in profondo e rimuovere fasce di terreno che negli anni si sono stabilizzate coi loro veleni. Questo per fermare lo status quo creato da madre natura e scongiurare disequilibri sotterranei forieri di nuove, incontrollabili dispersioni tossiche di ceneri. Biancani pensa a una zona verde, con prati e alberelli in riva al mare. E a costi più sostenibili. Quanto alla lottizzazione immobiliare, auspicata dal Comune e da “Agricola '92" e "Rocca mare spa" (le ditte che quello scatolone di sabbia l'aveva acquistato soprattutto per costruire) Biancani suggerisce di orientarla parecchio all'interno, ben oltre la statale, lontano dal capannone. Una soluzione che si concilierebbe con i nuovi scenari legati al progettato spostamento dello scalo ferroviario che prevedono una linea ferrata di raccordo che dall'interno punti verso mare, tagli la zona del capannone e poi proceda verso nord-est. Ma del piano di caratterizzazione “Akron", funzionale alla bonifica definitiva, non si è saputo più nulla. Bonifica che impiegherebbe oltre un anno, che nessuno sa ancora come e a quali fini andrà attuata. E poi molte domande: il nuovo progetto dell'architetto Bohigas prevede un nuovo porto turistico e un lungomare a Villanova; e l'ex “spiaggia dei veleni"? E che fine ha fatto la proposta di localizzarvi centri commerciali o addirittura una sede fieristica? Infine, il problema dei costi. Comune, Provincia e nuove aziende proprietarie vorrebbero costruire a mare (bocciando Biancani). Ma chi e quando pagherà i milioni di euro necessari per gli studi e un risanamento così profondo, tale da garantire sicurezza e salubrità a casette di villeggiatura, strutture balneari e bagnanti?

LA VICENDA GIUDIZIARIA

L’INCHIESTA - Ce l'ha messa tutta il pm Marco Mansi per districarsi nel pluridecennale ginepraio di sigle aziendali, atti amministrativi, normative accavallatesi nel tempo "a monte" del mezzo "ecodisastro" annunciato della "spiaggia dei veleni". Ma dopo oltre un anno d'inchiesta nel fascicolo di chiusura delle indagini figurano "solo" 4 nominativi.

GLI INDAGATI - Giuseppe Torroni, di Savignano sul Rubicone (Forlì) sede legale della "Rocca Mare spa" (la ditta che 3 anni fa acquistò l'area produttiva dismessa); Dino Simonetti, imprenditore della "Agricola '92 srl" di Longiano (Fo), l'azienda poi subentrata nella proprietà e a cui spetta la bonifica; Vito De Lucia e Cosimo Capobianco, manager di Enichem Agricoltura, cui fece capo l'ultima fase gestionale dello stabilimento.

LE ACCUSE - I reati di cui sono accusati: danneggiamento ambientale, discarica di rifiuti tossico-nocivi non autorizzata (art. 51 decreto Ronchi), dispersione in mare di sostanze velenose con conseguente morte di specie ittiche, immissione nell'ambiente di sostanze nocive per le persone art. 674 codice penale), danneggiamento ambientale (635 codice penale). Per ora nessun "fumus" di sospetto sugli "occhi chiusi" di enti locali e istituzioni, quelli che se non altro dal dopoguerra avrebbero dovuto o potuto "ecovigilare".

LE SOCIETA’ - Tante le sigle societarie (Montedison, Enichem, Enimont, fino al fallimento di Enimont Agricoltura nell'89) che avrebbero avallato lo stoccaggio di sottoprodotti inquinanti di lavorazione lungo la costa e la dispersione di montagne di scorie. Tutto ciò, in sintesi un'intera spiaggia trasformata in discarica, era già allora, ben prima del decreto Ronchi del '96, chiaramente illecito. E ben visibile dalla statale 16 almeno fino all'88.

 
IL RESTO DEL CARLINO
«La raffineria deve cambiare strategie»

FALCONARA — Considerare gli eventuali termini per la dismissione dell'impianto e progettare degli obiettivi di intervento a breve e medio periodo per ottenere fin da subito importanti risultati. Questa in estrema sintesi la posizione ufficiale di Alleanza nazionale che nell'incontro stampa di ieri ha illustrato la linea del partito, non solo a livello locale. Erano presenti, il capogruppo di An in Comune, Matteo Astolfi, il consigliere comunale, Lucio Virgulti, il capogruppo di An al Consiglio provinciale, Ennio Mencarelli, il commissario straordinario del circolo 'Gaddo Piccioni', Giorgio Ricotti, il presidente provinciale di An, Romano Zenobi e il coordinatore regionale e capogruppo di An alla Regione, Carlo Ciccioli. Sei esponenti che hanno fatto il punto della situazione alla luce dei recenti avvenimenti soprattutto in virtù delle recenti dichiarazioni, miscelando gli intendimenti dell'amministrazione comunale e quelli dell'azienda Api. «La raffineria — ha detto Romano Zenobi — nell'attuale configurazione è certamente incompatibile con la città di Falconara e la sicurezza dei suoi abitanti, ma An ritiene che se l'impianto avrà la capacità di cambiare le proprie strategie industriali, di trasformarsi e diversificarsi, potrà convivere con il territorio con fatti concreti e non per legge o certificazioni». E' proprio in questa visione che Alleanza nazionale prende in considerazione «il consolidato trend di riduzione dei consumi di benzine e di sviluppo del mercato del carburante diesel, con particolare riferimento al diesel senza zolfo e al biodiesel. Lo fa per intraprendere delle azioni mirate di svolta. «Nell'ambito temporale — ha spiegato Astolfi — bisogna aggiornare ulteriormente la raffineria in linea con le tendenze di mercato richiedendo l'eventuale adeguamento, entro il 2007, delle esistenti strutture impiantistiche; minimizzare il pregresso inquinamento del sottosuolo e ridurre la produzione di benzine e disattivare alcune cisterne di deposito». L'avvocato Mencarelli ha evidenziato come nel caso in cui l'amministrazione comunale proponesse una variazione del piano regolatore generale si verrebbe a creare una discrepanza tra le direttive contenute nel piano territoriale di coordinamento provinciale e, appunto, lo stesso Prg. Sono poi di Carlo Ciccioli le ultime parole, quelle che tracciano proposte per la conduzione dell'intera questione e che vincolano la proroga della concessione all'ttuazione di determinate prescrizioni. «E' necessario — ha sottolineato Ciccioli — che si immettano sul mercato prodotti alternativi a quelli petroliferi, produrre biodiesel con olii vegetali, arretrare la raffineria smantellando serbatoi e impianti e sviluppare un polo energetico regionale».

La Margherita contro l'Api: «Sondaggi poco veritieri»

FALCONARA — «Quello dell'Api è un pressing mediatico per far valere le ragioni dell'azienda». Il portavoce del circolo 'La Margherita per Falconara' nonché matricola della facoltà di Scienze ambientali, Marco Salustri contesta le recenti dichirazioni fornite dall'azienda in merito ai risultati di un sondaggio effettuato circa tre anni fa. «E' stata un'iniziativa dell'azienda assai discutibile — dice Salustri —. Non vogliamo entrare nel merito del risultato del sondaggio fantasma (il 50% della popolazione divisa tra chi ritiene l'Api un problema e chi un'opportunità, e solo l'8% si sarebbe espressa per la chiusura), ma nessuno dei residenti non è stato contettato telefonicamente o attraverso delle interviste». Secondo Salustri, e i componenti del circolo, l'iniziativa dell'Api appare «un po' troppo datata» e non serve il preavviso che l'azienda farà un nuovo sondaggio alla fine dell'anno in corso». Anzi testimonia la volontà dell'azienda di «alzare i toni dello scontro e cercare ulteriori elementi di divisioni nella comunità locale per eledure la soluzione di complessi problemi che necessitano invece di risposte ragionate, condivise e concertate». Il circolo della Margherita consiglia alla dirigenza di abbandonare la strada intrapresa, perché la credono «pericolosa per la città e per la stessa azienda». Infatti dicono che se un pronunciamento dei cittadini ci sarà «non dovrà avvenire con sondaggi di parte ma con gli strumenti democratici di consultazione tradizionali». I componenti del partito di maggioranza chiedono, infine, che la strada da percorrere sia quella del confronto civile e democratico «consapevoli dell'importanza e della complessità delle scelte da fare per coniugare le esigenze ormai irrinunciabili della comunità falconarese di un nuovo modello di sviluppo».

 
CORRIERE ADRIATICO

“Convivenza possibile”

Salute, sicurezza e tutela del lavoro le priorità indicate

An: “Ma l'Api deve cambiare le proprie strategie"

Così com'è la raffineria è certamente incompatibile, ma se l'azienda avesse la capacità di cambiare le proprie strategie industriali, di trasformarsi e di versificarsi, la convivenza con il territorio potrebbe essere possibile". Il messaggio di Alleanza Nazionale, elaborato dai vertici regionali e provinciali e dal coordinamento territoriale, è chiaro e la conferenza stampa di ieri è servita a definire la posizione di un partito che ha scelto di mettere in primo piano salute, sicurezza e salvaguardia dei posti di lavoro. "La scarsa chiarezza del sindaco di Falconara - ha commentato Carlo Ciccioli, capo gruppo in consiglio regionale - serve a poco, qui c'è bisogno di coerenza e di progetti per trovare soluzioni ne breve, medio e lungo termine". Invece la giunta Carletti, secondo Ciccioli, "nell'arco di sei anni è riuscita a cambiare idea almeno tre volte partendo da una eccessiva tolleranza iniziale, passando per una totale ostilità ed incomunicabilità sul problema fino ad arrivare, pochi giorni fa, ad un vero e proprio ribaltone". "Noi, invece, abbiamo ipotizzato un percorso verso la differenziazione delle attività produttive ha affermato Matteo Astolfi capo gruppo in consiglio comunale - rendendo coerenti le esigenze di remunerazione del capitale investito con quelle di utilità e garanzia sociale in previsione delle prossime scadenze e pensando, tra l'altro, che chiudere un impianto del genere dall'oggi al domani sarebbe un problema enorme". Meglio, hanno sostenuto i rappresentanti di An, valutare il passaggio ad un altro genere dì produzione, dopo aver strettamente vincolato l'impianto di raffinazione ad una serie di misure per garantire l'incolumità delle maestranze e dei cittadini. "In tale ottica - hanno detto Astolfi ed il collega Lucio Virgulti - An propone che, anche alla luce del consolidato trend di riduzione dei consumi di benzine e di sviluppo del mercato di carburante diesel, con particolare riferimento al diesel senza zolfo ed al biodiesel, si prendano immediatamente in esame azioni per migliorare l'impatto ambientale., minimizzare il pregresso inquinamento del sottosuolo con interventi di impermeabilizzazione dei terreni e dei fondi dei serbatoi ed infine ridurre la produzione estremamente pericolosa di benzine". Tutte posizioni pienamente condivise a livello politico anche dalla federazione provinciale del partito, come ha sottolineato il presidente Romano Zenobi, mentre il commissario del circolo di Falconara, Giorgio Ricotti ha evidenziato la necessità di tutelare l'occupazione ferma restando la questione del la totale sicurezza esterna ed interna degli impianti. Di un problema raffineria visto in una dimensione non più solo cittadina ha parlato invece il capo gruppo in consiglio provinciale Ennio Mencarelli, che ha proposto un "forte coinvolgimento delle istituzioni ed un tavolo di concertazione che coinvolga anche il Governo". "Quanto al vincolo contenuto nel Prg - ha precisato - non credo sarà di aiuto, anzi è un elemento che contrasta fortemente con le eventuali modifiche ed evoluzioni degli impianti". "L'area è stata irrimediabilmente compromessa - ha concluso Ciccioli - su questo non ci sono dubbi e non possiamo certo far finta di nulla, ma d'ora in poi si può lavorare per cambiare del tutto la situazione a favore dei cittadini, dei lavoratori e del territorio".

“Prodotti di qualità”

Benzina e gasolio compatibili con l'ambiente

Fra le proposte di Alleanza Nazionale per il miglioramento dell'impatto ambientale nell'ambito dell’attuale concessione oltre all'aggiornamento degli impianti, in linea con le tendenze di mercato (applicazione delle Bat-Best Available Techniques), c'è il suggerimento di rendere disponibili prodotti di altissima qualità ambientale (gasoli con zolfo a 10 parti per milione rispetto agli attuali 350 ppm e benzine con zolfo a 10 ppm), ridurre la produzione di benzine e disattivare alcune cisterne di deposito, in particolare quelle più vicine al centro abitato ed alle vie di comunicazione. Fondamentale, inoltre, secondo An vincolare la proroga della concessione dell'attuazione di progetti per l'immissione sul mercato di prodotti alternativi quali l'idrogeno (per cui la raffineria è già predisposta), il biodiesel e nello stesso tempo sviluppare il ruolo dell'impianto come polo energetico regionale, costruendo gruppi da 40/800 Mwatt a ciclo combinato (metano e vapore) con progetti di teleriscaldamento/teleraffreddamento di nuovi insediamenti residenziali in linea con le più moderne tendenze di risparmio energetico applicate agli insediamenti civili ed infine predisporre una fascia di sicurezza a verde fra la città e l'Api.

“Incauto il sondaggio. Vuole solo dividere”

La Margherita contro la scelta dell'azienda

Salustri contesta le affermazioni di Bellucci “La strada è quella del confronto”

No ai sondaggi, sì al confronto sulla strada indicata dall'amministrazione comunale. E' la sintesi dell'intervento di Marco Salustri, portavoce della Margherita. in replica alle dichiarazioni di Bellucci. direttore della raffineria. L'iniziativa dell’azienda – afferma – relativa all’affidamento, a fine anno 2000, di un sondaggio ad una società specializzata per verificare la volontà dei cittadini di Falconara nei confronti della presenza della Raffineria è assai discutibile”. Salustri non entra nel merito del risultato del sondaggio che definisce “fantasma” ma – dice - “ci preoccupa enormemente il fatto che la dirigenza dell’Api nel momento di più alta tensione, inserisca nel confronto in atto un elemento dirompente quale quello del pronunciamento dei cittadini, mai evocato per senso di responsabilità ne dall’amministrazione comunale, ne da forze politiche ne dai Comitati spontanei. Ci pare – prosegue Salustri – che il riferimento a tale iniziativa un po’ datata, con il preavviso che l’azienda farà un nuovo sondaggio a fine 2003, sia quanto meno temerario ed incauto che testimonia la volontà dell’azienda di alzare il tono dello scontro e cercare ulteriori elementi di divisione nella Comunità locale per eludere la soluzione di complessi problemi che necessitano invece di risposte ragionate, condivise e concertate La Margherita invita la dirigenza dell'Api ad abbandonare tale strada pericolosa per la città e per la stessa azienda, anche perché se pronunciamento dei cittadini deve esserci, esso non deve avvenire con sondaggi di parte ma con gli strumenti democratici di consultazione tradizionali che avrebbero prevedibili risultati disastrosi per il futuro della Raffineria. Noi – conclude Salustri – riteniamo invece che la strada da percorrere sia quella del confronto civile e democratico consapevoli della importanza e complessità delle scelte da fare per coniugare le esigenze ormai irrinunciabili della Comunità falconarese di un nuovo modello di sviluppo e di risanamento ambientale del proprio territorio, con la necessità di costruire insieme, per il medio e lungo periodo, le condizioni di compatibilità territoriale della raffineria. Le iniziative messe in atto dall’Amministrazione comunale con la definizione dei protocolli d’intesa, l’avvio del tavolo istituzionale ed il confronto con le parti sociali si muovono nella giusta direzione.

 
inizio pagina   rassegna stampa