RASSEGNA STAMPA 08.02.2003

 

MESSAGGERO
Falconara vara il porto turistico

Previsti 660 posti a Villanova. L’avvocato Boncristiano coordinerà la società: «Siamo pronti, mancano pochi dettagli»

La Giunta dice sì all’idea dei diportisti ed entra come socio nella spa che lo progetterà

FALCONARA - Via libera alla creazione di una società per realizzare un porto sulla spiaggetta di Villanova. Dalle ipotesi ai primi fatti. Con un atto di indirizzo la giunta di centro sinistra di Falconara ha deliberato di affidare la redazione del progetto preliminare per la realizzazione del porto, ipotizzato dall’architetto Oriol Bohigas, al comitato promotore Marina di Falconara. Alla sua guida l’avvocato Michele Boncristiano, consigliere comunale nelle fila di Forza Italia. Del comitato fa parte anche il Circolo Marinaro dell’Adriatico e un pool di tecnici. La delibera di giunta prevede, quindi, di «prendere atto con favore degli intendimenti del raggruppamento costituito dall’avvocato Boncristiano, dal Circolo Marinaro dell’Adriatico e dal raggruppamento progettuale Marina di Falconara di voler formare una società per la redazione del progetto preliminare sulla darsena turistica del nuovo porto di Falconara». Obiettivo: utilizzare il progetto per la richiesta della concessione demaniale. Della società, poi, spiega il Comune in una nota, l’ente locale potrebbe diventare socio. Quindi, redazione dello studio di fattibilità per creare il porto turistico, costituzione della società, di cui farebbe parte il comitato promotore Marina di Falconara, (probabile l’ingresso anche del Comune). Infine, richiesta di concessione demaniale da parte della società per passare alla fase operativa. Un iter su cui Boncristiano non si sbilancia. «Sono fuori città – ha spiegato – proprio per mettere a punto gli ultimi dettagli. I posti previsti per la nautica da diporto sono 660. Mentre, ora, quella commerciale, come catamarani ed aliscafi, non è in programma. Anche se in futuro potrebbero essere inseriti». La nautica da diporto e quella commerciale sono per Alessandro Pavlidi, presidente dell’Autorità Portuale di Ancona, le due chiavi per avviare un eventuale porto a Falconara. «Parlo a titolo personale, sulla base delle mie esperienze professionali. – ha sottolineato Pavlidi – Ma credo che l’idea di costruire il porto a Falconara, illustrata da Bohigas, abbia aspetti interessanti. Il porto di Ancona, anche con gli ampliamenti previsti, è finito. A nord è stretto dai bassi fondali, a sud c’è il Conero. Una soluzione potrebbe essere quella di Falconara, dove accanto alla nautica da diporto si sviluppi quella commerciale, considerando anche il buon collegamento viario, ferroviario e aereo». Idea questa del porto che però a sindacati ed operai dell’Api non piace, come ribadito in assemblea perché «di intralcio all’attività dello stabilimento».

Mencarelli (An): «Api, serve una legge speciale»

FALCONARA - Una legge speciale per Falconara e per la bassa valle dell' Esino entro la scadenza della concessione all'Api se «la sinistra che governa Comune, Provincia e Regione dovesse decidere per l' incompatibilità» e che servirebbe a «garantire l'occupazione e il reddito dei dipendenti alla scadenza della concessione». A proporla è Ennio Mencarelli, capogruppo di An in Provincia, che suggerisce di coinvolgere il Governo nel Comitato operativo costituito dalla Regione e nei vari tavoli istituzionali per arrivare al varo della legge. Per Mencarelli la legge speciale «finalmente consentirebbe il reperimento delle risorse economiche necessarie per intervenire su area vasta, per recuperare le aree ambientalmente compromesse, per identificare le nuove aree imprenditoriali ecocompatibili, attraendo i relativi investimenti e consentendo la conversione delle attività più insalubri o più rischiose». Secondo Enrico Cesaroni, consigliere regionale di Fi, invece il sindaco Carletti «anziché schierarsi e provocare dovrebbe cercare di rappresentare gli interessi di tutti i falconaresi, evitando giudizi drastici e chiarendo che l’Api è soprattutto una forza economica e produttiva per la città, la provincia e la regione Lo Sdi chiede invece di «velocizzare i lavori del tavolo istituzionale, verificare il rispetto della salvaguardia e tutela dei cittadini e dell’ambiente, massimo rispetto degli attuali livelli occupazionali».

 
IL RESTO DEL CARLINO
Una società per progettare il porto

FALCONARA — L'amministrazione sta gettando le basi per la realizzazione del porto a Falconara. Dopo l'incontro pubblico con l'architetto Oriol Bohigas dove è stato illustrato il progetto urbanistico che vede appunto la realizzazione di un porto nella parte antistante il quartiere di Villanova, adesso è stato formato il gruppo che si occuperà della formazione della società per la redazione del piano. L'organismo è costituito dall'avvocato Michele Boncristiano, dal Circolo marinaro dell'Adriatico e dal coordinamento progettuale Marina di Falconara. La forma, la consistenza e le funzioni della società saranno definite nel progetto urbanistico nello studio commissionato a Mbm di Oriol Bohigas. Il frutto di questa fusione sarà poi utilizzato per la richiesta di concessione demaniale. La giunta comunale ha favorevolmente considerato che, al momento opportuno ovvero quello della redazione del progetto preliminare, entri anche il Comune a far parte della società. «L'idea di realizzare una struttura portuale a Falconara — ha spiegato il dirigente del settore Urbanistica, Furio Durpetti — è entrata a far parte dello scenario di trasformazioni possibili che stanno progettando per la città. Alla fine del 2001, il Consiglio comunale all'interno di una variante al piano degli arenili, assumeva l'indirizzo favorevole all'approfondimento delle problematiche legate alla nautica auspicando l'individuazione di un luogo privilegiato da dedicare ad essa, supportato da adeguati servizi. Nel suo ragguaglio urbanistico l'architetto Bohigas, incaricato dal Comune di Falconara di sviluppare idee utili per progettare la riqualificazione urbana. Concepiva fondamentale l'apertura della città al mare e legava ad essa la previsione di una struttura portuale nello specchio d'acqua antistante Villanova». Sono diversi mesi che i soggetti coinvolti stavano discutendo per la costituzione della società tanto che le pratiche era state avviate nella scorsa estate. «L'ipotesi del porto, che continua ad essere un elemento significativo ed importante del progetto Bohigas — ha concluso Durpetti — entra quindi a far parte del disegno urbano per la riqualificazione di una parte di città. Notevole interesse assume quindi l'iniziativa del raggruppamento progettuale il quale potrà intervenire non appena saranno definiti i contorni urbanistici dell'intera operazione. Al pari, sicuramente, dell'altra che prevede l'inserimento del Comune all'interno della società finalizzata alla redazione del progetto preliminare».

Api, per lo Sdi la soluzione è nel tavolo istituzionale

FALCONARA — Anche lo Sdi si è riunito per affrontare il problema legato allo sviluppo della città. Nella sede di via Flaminia erano presenti i massimi vertici politici e amministrativi locali, provinciale e regionali. Si sono incontrati anche per affrontare l'astioso problema della raffineria Api. Ne è scaturita una presa di posizione ufficiale che prevede innanzitutto la velocizzazione dei lavori del tavolo istituzionale permanente costituito da Regione, Provincia e Comune. «Questo tavolo — spiega Gianluca Capogrossi dello Sdi — dovrà diventare sede di concertazione allargata alle forze sociali e alle associazioni di categoria. Dovrà essere la sede istituzionale che fisserà le condizioni per l'eventuale rinnovo della concessione alla raffineria Api». Di non poco conto il fatto che lo Sdi abbia pariteticamente espresso l'esigenza di verificare che siano rispettate e garantite, a salvaguardia dei cittadini e dell'ambiente, tutte le norme di sicurezza. Non per ultimo la necessità di assicurare i livelli occupazionali «nonché vitali per l'economia falconarese e non».

Api, Mencarelli (An) chiede una legge speciale per la città

FALCONARA — No alle fughe in avanti sì a decisioni meditate e condivise. Ennio Mencarelli, capogruppo del Consiglio provinciale interviene nell'ormai eterno dibattito sul rinnovo o meno della concessione alla raffineria Api. «L'ultima cosa che il centrodestra deve fare — ha detto Mencarelli — è di assumere atteggiamenti aprioristici e non concordati, come invece qualcuno ha fatto recentemente. La decisione sulla compatibilità o meno dell'Api con l'area vasta circostante dovrà fondarsi su valutazioni oggettive in tema di sicurezza interna ed esterna ed anche in termini di costi». L'esponente di Alleanza nazionale si pone infatti degli interrogativi: «Quanto costa bonificare l'area della raffineria? Quanto spostare la ferrovia? Quanto spostare la strada statale? Ed infine quanto mettere in sicurezza i quartieri confinanti?». Alleanza nazionale ritiene che esista uno strumento che, se sottratto alla sinistra, potrebbe diventare un formidabile elemento di progresso e di sicurezza: la dichiarazione della Bassa Vallesina, quale area ad alto rischio ambientale. Il partito di opposizione ritiene che coinvolgendo nel Comitato operativo costituito dalla Regione anche i rappresentati del Governo centrale, si potrebbe in tempi brevi pervenire ad una «legge speciale per Falconara e la Bassa valle dell'Esino». Una legge che consentirebbe il reperimento delle risorse economiche necessarie per intervenire su tutta l'area vasta; per recuperare le zone ambientalmente compromesse; per identificare nuove aree imprenditoriali eco-compatibili, attraendo i relativi investimenti e consentendo la conversione delle attività più insalubri o più rischiose.

Api, Cesaroni (Fi): «Basta con le manifestazioni, subito il rinnovo»

FALCONARA — «Anziché schierarsi e provocare, il sindaco Carletti dovrebbe cercare di rappresentare gli interessi di tutti i cittadini falconaresi, evitando perciò giudizi drastici e chiarendo che l'Api è soprattutto una forza economica e produttiva per la città, per la provincia di Ancona e per tutta la regione». Il consigliere regionale di Forza Italia, Enrico Cesaroni apprezza gli sforzi compiuti dall'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani, che «ha smussato gli angoli delle posizioni iniziali», anche se — precisa Cesaroni — «dovrebbe abbandonare l'abitudine di partecipare ad assemblee pubbliche, a cui è invitato in qualità di assessore, comportandosi invece come un esponente di partito». Il consigliere regionale di Forza Italia non si esime dal riservare parole dure nei confronti del primo cittadino di Falconara. «Non è possibile — sottolinea Cesaroni — ammettere ancora questi continui cambiamenti di posizione di rappresentanti politici nei confronti della cittadinanza e degli stessi vertici dell'azienda. Da sempre ho sostenuto l'importanza di garantire la sicurezza dell'impianto, dando per certo il rinnovo della concessione fino all'anno 2020. Per questo sono stati fatti ricorsi e controricorsi, spesi soldi dei contribuenti per impugnare quella concessione ministeriale che oggi la Regione ha l'obbligo (anche morale) di rilasciare all'Api per la stessa sopravvivenza di Falconara, di molte famiglie ed altrettante aziende. Non c'era dunque bisogno — incalza il consigliere di Fi — di scendere in piazza per manifestazioni ed assemblee assolutamente superflue, poiché è nota a tutti l'importanza vitale della Raffineria Api; quella stessa raffineria che nel tempo ha dato segnali evidenti per garantire sicurezza agli impianti, alle persone ed il minor impatto ambientale».

 
CORRIERE ADRIATICO

Il parco fluviale dell’Esino getta le basi

Dialogo costruttivo tra pubblico e privato. Giancarli: “C’è un programma di lavoro”

Un laboratorio ed un libro per la tutela e la valorizzazione del fiume

Un progetto guida, un laboratorio e adesso anche un libro (con allegato Cd rom) per ripensare e valorizzare un ambito territoriale importante che potrebbe diventare un grande e prezioso “parcourbano della città diffusa”. Partito nel 1997, quando i quattro comuni della bassa Vallesina (Agugliano, Camerata Picena, Chiaravalle e Falconara) e la Provincia di Ancona, chiesero alla Regione un contributo finanziario per la redazione di uno studio preliminare sul parco fluviale dell'Esino, il progetto è diventato il punto di partenza del laboratorio promosso nell'ambito di Mundimpresa, un'iniziativa nata grazie ad un programma comunitario. Il libro, uscito di recente a cura di Amos Masè e Carlo Brunelli, chiude la fase progettuale. "Adesso- spiega Carlo Brunelli - enti pubblici e soggetti privati hanno a disposizione strumenti e conoscenze per attuare interventi volti alla tutela ed alla valorizzazione dei fiume". Il progetto nasce dalla constatazione che la natura dell'area della bassa Vallesina, i suoi caratteri, la sua compromissione ed il suo abbandono, può essere ripensata come "parco fluviale della città diffusa”. "Visto che – sottolinea Masè nella sua introduzione - l'area intorno ad Ancona e quindi anche il territorio di Falconara-Jesi, può essere considerata come un'unica grande città nonostante sia fatta di luoghi diversi". Un parco, insomma dove attività diverse possono convivere, ognuna nella misura propria a quest'area e dove gli uomini possono coabitare fra loro insieme ad altri esseri viventi. “L'esperienza del laboratorio Mundimpresa finanziato dall’Unione Europea e collegato ad altre importanti "azioni pilota" nell'ambito del Mediterraneo - prosegue Brunelli - ci ha consentito di avviare nel corso degli ultimi due anni, un reale dialogo fra enti pubblici ed operatori privati attorno ad iniziative concretamente fattibili, di fare avanzare la definizione della dimensione architettonica e di riverificare la bontà dello sfondo teorico". Dalle pagine del libro emergono chiaramente tutti gli elementi di complessità dell'ambito fluviale emersi in seguito ad una approfondita indagine interdisciplinare che parte dalle considerazioni di tipo storico ed antropologico, passa all'esame dell'assetto idrogeologico, botanico-vegetazionale e faunistico per arrivare fino all'uso del suolo. “Il progetto presentato anche attraverso il libro - commenta Brunelli - muove dal riconoscimento della natura dell'area della bassa valle dell'Esino, assegnando al fiume un ruolo essenziale nella ridefinizione e valorizzazione della zona, senza trascurare l'importanza e la problematicità dei grandi fatti territoriali (raffineria Api, nodo infrastrutturale Ancona-nord) per i quali vengono offerte occasioni di riflessione". Questa volta - osserva il presidente della Provincia di Ancona Enzo Giancarti - non si tratta di un'enunciazione di buoni propositi, ma di un vero e proprio programma di lavoro che sta già cominciando a realizzarsi: alcuni progetti puntuali sono stati avviati, gli strumenti urbanistici comunali sono stati a loro volta adeguati al piano generale, i numerosi incontri fra i Comuni e diversi soggetti privati hanno consentito di raggiungere intese ed accordi sostenuti da obiettivi condivisi, mostrando l'alto livello di condivisione del progetto". Insomma il valore dell'ambiente, in particolare la presenza del fiume, ha consentito ai quattro Comuni il superamento di una visione solo locale nella pianificazione e nella gestione dei territori e non è escluso che la Provincia possa anche intervenire cori una normativa ad hoc per la tutela dell'area. "Senza parlare di vincoli - dice Giancarli - vorremmo arrivare ad una coerente cultura della regolamentazione e della valorizzazione del territorio partendo però dal basso".

 
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