Carretta del
mare, ipotesi naufragio colposo
Affondamento della “Nicole”. Le
condizioni del mare non erano estreme. Imbarcazione adatta
alla navigazione sui fiumi. Due volte rifiutato il soccorso
Nel rapporto della procura si
parla di condotta nautica errata. Il disastro poteva essere
evitato
Una condotta nautica errata
ha favorito o comunque non ha evitato il naufragio della
“Nicole" al largo di Numana: è questa la conclusione cui è
giunta la Capitaneria di porto di Ancona, che ha trasmesso
un primo rapporto alla procura della Repubblica ipotizzando
il reato di naufragio colposo a carico del comandante russo
del mercantile. L' inchiesta sommaria della Guardia costiera
(cui seguirà quella formale) è ancora in corso, ma dagli
accertamenti sull' affondamento del vecchissimo cargo
liberiano carico di feldspato e gasolio sono emersi indizi
penalmente rilevanti (il dolo però è escluso) sui quali
dovrà far luce il pm Cristina Tedeschini. La nave, costruita
nel 1966 in Russia con fiancate basse, adatte per navigare
lungo le acque tranquille dei fiumi, avrebbe imbarcato acqua
in condizioni meteomarine non estreme (il mare era solo
forza due-tre), ancorata di prua, con i boccaporti
verosimilmente malfunzionanti, negando per ben due volte di
trovarsi in difficoltà quando una motovedetta della Guardia
costiera l' aveva avvicinata, nel pomeriggio di domenica 26,
poche ore prima dell' affondamento. Nel giugno scorso - a
rivelarlo è stato un dossier dei Verdi - la “Nicole",
battente bandiera del Belize, era stata sequestrata dalle
autorità slovene durante un controllo sulla regolarità dei
suoi dispositivi di bordo, a Capodistria. Le prescrizioni
erano state sanate (così risulta dalla documentazione di
bordo) e all' inizio di gennaio il cargo aveva superato
indenne un' ispezione del Registro “Inclamar" in Grecia,
facendo così per la prima volta il suo ingresso in Italia.
Un viaggio finito colando a picco nei fondali di Numana,
anche se l' intero equipaggio è riuscito a mettersi in
salvo. L' area dove il relitto è affondato, e dove il
gasolio da trazione ancora contenuto nel motore è stato
tutto prosciugato, viene monitorata ogni giorno dalle
motovedette della Capitaneria e settimanalmente dal
rimorchiatore Città di Ravenna. Anche l' Arpam continua a
prelevare campioni di acqua marina per scongiurare eventuali
rischi di inquinamento connessi al feldspato, un minerale
per la lavorazione del vetro che non risulta sia stato
trattato con agenti chimici. La “Nicole" comunque verrà
ripescata prima della fine dell' estate. Ed è di ieri
l’appello del sindaco di Ancona, Fabio Sturani, affinché
tutte le istituzioni, «in primo luogo quelle locali», si
attivino per ottenere al più presto il riconoscimento
internazionale, da anni in discussione, del mare Adriatico
come 'Sensitive Special Area (Area Sensibile Speciale). «Il
78% delle navi affondate tra il 1992 e il 1999 - ha
ricordato Sturani - avevano più di venti anni, appunto come
la “Nicole", che è in fondo al mare a Numana, a poche miglia
da qui». Parlando durante il convegno «Le città sostenibili
in Italia dopo Johannesburg» sulle prospettive del processo
Agenda 21 locale, il sindaco anconetano ha sollecitato la Ue
e l' Italia a firmare «subito» la convenzione internazionale
«Bunker Oil», che garantisce un «risarcimento congruo,
tempestivo ed efficace» a chiunque subisca danni dal
versamento di carburante in mare. Una convenzione - ha
ammonito - che costituisce anche «un forte dissuasore alla
circolazione delle carrette dei mari». In questo modo - a
giudizio di Sturani - «si potranno anticipare i contenuti
della direttiva europea che entrerà in vigore nel 2005, ma
sarà recepita nel 2012, per fissare regole severe per il
transito delle navi e scongiurare il rischio di disastri che
possono azzerare dall' oggi al domani settori come la pesca
e il terziario». Ancona si è impegnata già da tempo nel
settore con il Forum delle Città dell' Adriatico e della
Jonio per impegnare i governi locali delle due coste sui
temi dello sviluppo sostenibile. |
Comitati
pronti al dialogo con i lavoratori
FALCONARA — I comitati
cittadini dei quartieri di Villanova e Fiumesino sono pronti
ad accogliere l' appello rivolto dai sindacati dei
lavoratori dell' Api per discutere insieme i problemi
connessi alla presenza della raffineria nel tessuto urbano
della città. Un segnale di disponibilità, che vorrebbe
sciogliere il clima di forte contrapposizione fra i
dipendenti dell' azienda e i comitati che da tempo si
battono perché la concessione di cui gode la raffineria non
venga rinnovata. «Siamo sempre stati i primi a sostenere che
i nostri interessi non contrastano affatto con quelli dei
dipendenti dello stabilimento e ad affermare la necessità di
salvaguardare insieme ai nostri diritti civili e reali i
posti di lavoro» scrivono i comitati in una nota. Ricordando
di aver sempre sostenuto «che uno scontro sociale non solo è
controproducente per tutti, ma non gioverebbe affatto alla
soluzione dei problemi nostri e delle maestranze».
«Purtroppo — aggiungono i portavoce dei comitati — siamo
sempre stati esclusi da consensi in seno ai quali poter
manifestare le nostre preoccupazioni, i nostri timori e le
nostre legittime (quanto quelle dei tecnici, impiegati ed
operai del comprensorio) ansie di cittadini che aspirano
solo a salvaguardare la propria incolumità e le loro
abitazioni, nelle quali hanno investito i loro risparmi». I
comitati si riferiscono alla seduta straordinaria del
Consiglio comunale durante la quale è stato negato
l'intervento a Massimo De Paolis e Franco Budini, due
rappresentanti dei quartieri.
il comunicato integrale
Viventi: «Sulla
concessione cosa intende fare la Regione?»
FALCONARA — Il Consigliere
regionale dell'Udc Luigi Viventi, ha presentato
un'interrogazione in cui chiede di conoscere gli
intendimenti della Giunta regionale sul rinnovo della
concessione petrolifera all'Api. Secondo Viventi, per la
concessione del rinnovo va considerata innanzitutto «la
sicurezza dei lavoratori dell'azienda e dei cittadini, sia
dal punto di vista dell'inquinamento che da quello relativo
ai rischi derivanti dai vari cicli di lavorazione». Il
consigliere prende atto anche che l'Api ha avviato già da
anni una politica di miglioramento dei sistemi produttivi
per diminuire il più possibile l'impatto ambientale e
aumentare i livelli di sicurezza. Peraltro sotto il profilo
della sicurezza esterna diverse opere possono essere
effettuate: il by pass ferroviario, quello della strada
nazionale e lo spostamento di alcune zone residenziali;
operazioni dagli oneri minori rispetto allo spostamento
della raffineria. Viventi ricorda che solo pochi anni fa è
stato reso possibile la realizzazione di una centrale
cogenerativa all'interno dell'Api che oggi produce circa 1,5
miliardi di Kwh/anno. Occorre anche tenere conto che la
raffineria occupa circa 450 dipendenti diretti (con un
indotto di altri 2.000 posti di lavoro) che comportano un
flusso di risorse verso le famiglie dell'hinterland di 20
milioni di euro l'anno. |