RASSEGNA STAMPA 01.02.2003

 

MESSAGGERO
Carretta del mare, ipotesi naufragio colposo

Affondamento della “Nicole”. Le condizioni del mare non erano estreme. Imbarcazione adatta alla navigazione sui fiumi. Due volte rifiutato il soccorso

Nel rapporto della procura si parla di condotta nautica errata. Il disastro poteva essere evitato

Una condotta nautica errata ha favorito o comunque non ha evitato il naufragio della “Nicole" al largo di Numana: è questa la conclusione cui è giunta la Capitaneria di porto di Ancona, che ha trasmesso un primo rapporto alla procura della Repubblica ipotizzando il reato di naufragio colposo a carico del comandante russo del mercantile. L' inchiesta sommaria della Guardia costiera (cui seguirà quella formale) è ancora in corso, ma dagli accertamenti sull' affondamento del vecchissimo cargo liberiano carico di feldspato e gasolio sono emersi indizi penalmente rilevanti (il dolo però è escluso) sui quali dovrà far luce il pm Cristina Tedeschini. La nave, costruita nel 1966 in Russia con fiancate basse, adatte per navigare lungo le acque tranquille dei fiumi, avrebbe imbarcato acqua in condizioni meteomarine non estreme (il mare era solo forza due-tre), ancorata di prua, con i boccaporti verosimilmente malfunzionanti, negando per ben due volte di trovarsi in difficoltà quando una motovedetta della Guardia costiera l' aveva avvicinata, nel pomeriggio di domenica 26, poche ore prima dell' affondamento. Nel giugno scorso - a rivelarlo è stato un dossier dei Verdi - la “Nicole", battente bandiera del Belize, era stata sequestrata dalle autorità slovene durante un controllo sulla regolarità dei suoi dispositivi di bordo, a Capodistria. Le prescrizioni erano state sanate (così risulta dalla documentazione di bordo) e all' inizio di gennaio il cargo aveva superato indenne un' ispezione del Registro “Inclamar" in Grecia, facendo così per la prima volta il suo ingresso in Italia. Un viaggio finito colando a picco nei fondali di Numana, anche se l' intero equipaggio è riuscito a mettersi in salvo. L' area dove il relitto è affondato, e dove il gasolio da trazione ancora contenuto nel motore è stato tutto prosciugato, viene monitorata ogni giorno dalle motovedette della Capitaneria e settimanalmente dal rimorchiatore Città di Ravenna. Anche l' Arpam continua a prelevare campioni di acqua marina per scongiurare eventuali rischi di inquinamento connessi al feldspato, un minerale per la lavorazione del vetro che non risulta sia stato trattato con agenti chimici. La “Nicole" comunque verrà ripescata prima della fine dell' estate. Ed è di ieri l’appello del sindaco di Ancona, Fabio Sturani, affinché tutte le istituzioni, «in primo luogo quelle locali», si attivino per ottenere al più presto il riconoscimento internazionale, da anni in discussione, del mare Adriatico come 'Sensitive Special Area (Area Sensibile Speciale). «Il 78% delle navi affondate tra il 1992 e il 1999 - ha ricordato Sturani - avevano più di venti anni, appunto come la “Nicole", che è in fondo al mare a Numana, a poche miglia da qui». Parlando durante il convegno «Le città sostenibili in Italia dopo Johannesburg» sulle prospettive del processo Agenda 21 locale, il sindaco anconetano ha sollecitato la Ue e l' Italia a firmare «subito» la convenzione internazionale «Bunker Oil», che garantisce un «risarcimento congruo, tempestivo ed efficace» a chiunque subisca danni dal versamento di carburante in mare. Una convenzione - ha ammonito - che costituisce anche «un forte dissuasore alla circolazione delle carrette dei mari». In questo modo - a giudizio di Sturani - «si potranno anticipare i contenuti della direttiva europea che entrerà in vigore nel 2005, ma sarà recepita nel 2012, per fissare regole severe per il transito delle navi e scongiurare il rischio di disastri che possono azzerare dall' oggi al domani settori come la pesca e il terziario». Ancona si è impegnata già da tempo nel settore con il Forum delle Città dell' Adriatico e della Jonio per impegnare i governi locali delle due coste sui temi dello sviluppo sostenibile.

 
IL RESTO DEL CARLINO
Comitati pronti al dialogo con i lavoratori

FALCONARA — I comitati cittadini dei quartieri di Villanova e Fiumesino sono pronti ad accogliere l' appello rivolto dai sindacati dei lavoratori dell' Api per discutere insieme i problemi connessi alla presenza della raffineria nel tessuto urbano della città. Un segnale di disponibilità, che vorrebbe sciogliere il clima di forte contrapposizione fra i dipendenti dell' azienda e i comitati che da tempo si battono perché la concessione di cui gode la raffineria non venga rinnovata. «Siamo sempre stati i primi a sostenere che i nostri interessi non contrastano affatto con quelli dei dipendenti dello stabilimento e ad affermare la necessità di salvaguardare insieme ai nostri diritti civili e reali i posti di lavoro» scrivono i comitati in una nota. Ricordando di aver sempre sostenuto «che uno scontro sociale non solo è controproducente per tutti, ma non gioverebbe affatto alla soluzione dei problemi nostri e delle maestranze». «Purtroppo — aggiungono i portavoce dei comitati — siamo sempre stati esclusi da consensi in seno ai quali poter manifestare le nostre preoccupazioni, i nostri timori e le nostre legittime (quanto quelle dei tecnici, impiegati ed operai del comprensorio) ansie di cittadini che aspirano solo a salvaguardare la propria incolumità e le loro abitazioni, nelle quali hanno investito i loro risparmi». I comitati si riferiscono alla seduta straordinaria del Consiglio comunale durante la quale è stato negato l'intervento a Massimo De Paolis e Franco Budini, due rappresentanti dei quartieri.

il comunicato integrale

 

Viventi: «Sulla concessione cosa intende fare la Regione?»

FALCONARA — Il Consigliere regionale dell'Udc Luigi Viventi, ha presentato un'interrogazione in cui chiede di conoscere gli intendimenti della Giunta regionale sul rinnovo della concessione petrolifera all'Api. Secondo Viventi, per la concessione del rinnovo va considerata innanzitutto «la sicurezza dei lavoratori dell'azienda e dei cittadini, sia dal punto di vista dell'inquinamento che da quello relativo ai rischi derivanti dai vari cicli di lavorazione». Il consigliere prende atto anche che l'Api ha avviato già da anni una politica di miglioramento dei sistemi produttivi per diminuire il più possibile l'impatto ambientale e aumentare i livelli di sicurezza. Peraltro sotto il profilo della sicurezza esterna diverse opere possono essere effettuate: il by pass ferroviario, quello della strada nazionale e lo spostamento di alcune zone residenziali; operazioni dagli oneri minori rispetto allo spostamento della raffineria. Viventi ricorda che solo pochi anni fa è stato reso possibile la realizzazione di una centrale cogenerativa all'interno dell'Api che oggi produce circa 1,5 miliardi di Kwh/anno. Occorre anche tenere conto che la raffineria occupa circa 450 dipendenti diretti (con un indotto di altri 2.000 posti di lavoro) che comportano un flusso di risorse verso le famiglie dell'hinterland di 20 milioni di euro l'anno.

 
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