RASSEGNA STAMPA 31.01.2003

 

MESSAGGERO
Bohigas non piace ai cittadini di Fiumesino

All’indomani della presentazione dei progetti per l’area nord della città le reazioni negative degli abitanti delle zone interessate. Per Fi e An si è di fronte a una situazione complicata

FALCONARA - Centoquarantamila mila euro finanziati dalle casse comunali. E’ quanto costa a Falconara la prestigiosa consulenza Bohigas. Il lavoro del noto architetto spagnolo, comunque, non è finito. La presentazione della bozza preliminare per il progetto sulla riqualificazione dell’area a nord della città, avvenuto martedì in consiglio comunale, è una delle prime tappe. Adesso, ad aprile, quando il professionista tornerà a Falconara, dovrà dare corpo allo studio in modo definitivo. «Per quel periodo – spiega Furio Durpetti, dirigente ufficio urbanistica – il progetto andrà particolareggiato. Terminata questa fase, si potrà passare a quella dell’esecutività che prevede l’accesso ai bandi per le società di trasformazione urbana e l’ingresso dei privati interessati al progetto. Qui sarà possibile recuperare forti capitali». Ma il progetto Bohigas non va giù ai cittadini più coinvolti, quelli di Villanova, dove è previsto il porto, e di Fiumesino, dove dovrebbe essere realizzato il by pass ferroviario. In particolare, il comitato di Fiumesino contesta di non essere potuto intervenire al consiglio comunale. «Non ci hanno fatto parlare – dice il portavoce Franco Budini – perché non eravamo stati invitati. Il nostro, però, sarebbe stato un intervento calibrato sul consiglio e non su altro. Quando abbiamo chiesto di poter dire la nostra siamo stati allontanati. Rimaniamo dei punti rossi sulla cartina, (riferendosi alla cartina illustrata da Bohigas), un optional». Di situazione complicata parlano invece i gruppi consiliari di Falconara di Forza Italia e Alleanza nazionale: «Fino ad ora non si erano mai creati progetti tali da poter sviluppare un’alternativa occupazionale ed un rilancio economico basato sul terziario e il turismo eco-compatibile. Finalmente qualcosa di questo tipo è stato messo in cantiere e permetterà di affrontare senza demagogie il problema Api».

Nuove risorse per Falconara: le chiede l’on. Abbondanzieri

L’on. Marisa Abbondanzieri ha presentato un emendamento per «consentire al Comune di Falconara di avere a disposizione risorse per affrontare e rafforzare i propri interventi per l’utilizzazione industriale del territorio».

Ogni mese nelle Marche dieci carrette

Il dossier: la “Nicole” aveva già subito un sequestro e quattro fermi per irregolarità

Il naufragio davanti al Conero. I Verdi accusano: «Troppe navi a rischio nell’Adriatico, vanno fermate prima che accada l’irreparabile»

ANCONA - La metà del carico di gasolio trasportato sul "Nicole", il mercantile affondato domenica al largo di Numana, potrebbe essere fuoriuscita dalla stiva. Di più: il feldspato caricato sul mercantile potrebbe non essere così innocuo come creduto finora. L'allarme arriva dal capogruppo dei Verdi in consiglio regionale, Marco Moruzzi, autore di un dossier sulle "carrette del mare". Al di là delle inquietanti informazioni contenute nel documento circa il numero e le caratteristiche delle navi a rischio che navigano in Adriatico, emergono alcune novità sul naufragio della "Nicole". Il gasolio contenuto nella stiva, per iniziare. «La dichiarazione della Capitaneria di porto di Ancona - spiega Moruzzi - sul carburante fuoriuscito dal mercantile è scandalosa. Appena avvenuto l'incidente, è stato detto che il gasolio evapora e che quindi non c'è alcun rischio per la salute del mare. Assurdo: il gasolio non evapora, ma passa in soluzione e si disperde sott'acqua, con i danni ecologici che questo comporta. Fortunatamente sembra che la quantità di gasolio uscito dalla "Nicole" non sia sostanziosa». Ancora difficile, comunque, stabilire quanto gasolio si sia disperso, ma il presidente della Commissione Ambiente della Regione, Pietro D'Angelo, riferisce che l'assessore regionale Marco Amagliani avrebbe parlato addirittura della metà del carico di carburante trasportato, finito in mare. Dubbi vengono sollevati dai Verdi anche sui dati forniti dalle autorità: il carico di gasolio potrebbe essere superiore alle 64 tonnellate denunciate dall'equipaggio. «In ogni caso - dice Moruzzi - siamo stati fortunati. Se la nave si fosse adagiata su un fianco, tutto il carburante sarebbe fuoriuscito. Una sola tonnellata di gasolio è in grado di inquinare 1.000 ettari di mare e un chilometro di costa: la "Nicole" avrebbe potuto contaminare 64.000 ettari di acqua e 64 chilometri di spiaggia». Ma oltre al gasolio c'è l'incognita feldspato, il minerale trasportato dal mercantile. Fino ad oggi le autorità hanno sostenuto che si tratta di una materiale innocuo. «Alcuni tipi di feldspato, però - spiega Moruzzi - contengono arsenico. Sono in corso analisi per stabilire se il minerale contenuto nella "Nicole" sia dannoso: in tal caso le stesse immersioni dei sub in quell'area andrebbero vietate». Insomma, il naufragio della "Nicole" non è stato così indolore: al rischio carburante e feldspato, vanno aggiunti gli olii, le vernici e, come denunciato dal sindaco di Numana Giancarlo Balducci, l'amianto presente nel locale macchina, le spore contenute nel doppiofondo, le suppellettili a lenta decomposizione. Tutti motivi, questi, perché Verdi e Comune di Numana sollecitino la rapida rimozione del relitto. «La bonifica, poi - aggiunge Moruzzi - è stata condotta con mezzi che si sarebbero rivelati insufficienti in caso di maggiore sversamento di carburante: sull'area si è intervenuti con 200 metri di panne, ma ne sarebbero serviti chilometri». Un disastro sfiorato, un incidente annunciato. Nel dossier dei Verdi, è ripercorsa la storia recente della "Nicole", mercantile battente bandiera del Belize e che, nonostante fosse in condizioni pessime, non è stato inserito tra le 66 "carrette del mare" della lista nera dell'Unione europea. «In questa lista - dice Moruzzi - vengono elencate solamente le navi che negli ultimi tre anni hanno subito più di due sequestri da parte delle Capitanerie di porto per irregolarità. Tra le bandiere delle navi maggiormente a rischio, ci sono la Turchia, da cui l'Api di Falconara riceve la maggior parte del prodotto, Saint Vincent, la Cambogia, l'Algeria, Panama». Oltre 60 navi, ma non la "Nicole". Eppure il mercantile affondato di fronte a Numana non era certo in condizioni ottimali. Lo rivela la serie di irregolarità emerse nel corso di 15 mesi, dal marzo 2001 al giugno 2002: 15 mesi, otto controlli. «Tra questi, quattro hanno concesso il via libera alla "Nicole" - spiega Moruzzi - quattro invece hanno rivelato inefficienze nell'imbarcazione. In un caso è stato predisposto il sequestro della nave che, tra l'altro, non aveva i finestrini a tenuta stagna e la radio funzionante. Va però tenuto conto che i quattro controlli senza esito si sono svolti in porti della Grecia, da cui proviene l'armatore». Alla luce del recente disastro sfiorato, i Verdi chiedono quindi al governo di chiudere l'Adriatico a tutte le navi con merci pericolose e senza doppio scafo (una decina al mese transiterebbero davanti alle Marche), di creare un corridoio di controllo per le imbarcazioni in transito nel canale di Otranto, di mettere a punto una normativa che consenta i controlli sulle navi anche prima dello scarico delle merci, di introdurre provvedimenti restrittivi per le bandiere di comodo e di migliorare le professionalità del personale delle Capitanerie di porto.

«Commissione e occhi su Falconara»

ANCONA - Si moltiplicano le interrogazioni e le mozioni delle forze politiche marchigiane e non sul naufragio della "Nicole". Ultime in ordine di tempo quelle di esponenti del centrosinistra che, a livello nazionale e comunale, hanno portato all'attenzione delle istituzioni il problema delle "carrette del mare". In particolare i parlamentari Lion, Bulgarelli, Pecoraro Scanio, Galeazzi, Abbondanzieri, Intini ed altri, ripercorrendo le tappe del naufragio e delle successive operazioni di bonifica, chiedono al presidente del Consiglio, ai ministri degli Esteri, dei Trasporti, dell'Ambiente e dell'Interno, quali urgenti iniziative intendano assumere per scongiurare ulteriori incidenti in un mare «particolarmente delicato come l'Adriatico». Dubbi, in particolare, vengono sollevati in merito alle operazioni di bonifica. «Soltanto nella giornata del 28 - si legge nell'interrogazione - è arrivata sul luogo del disastro la motonave Castalia, proveniente da Ortone, attrezzata per risucchiare il gasolio rimasto nella stiva della Nicole». Tra l'altro i firmatari dell'interrogazione, chiedono per quale motivo la Capitaneria di porto non abbia provveduto ad un'ispezione a bordo della nave prima del naufragio, limitandosi ad accertare le poco credibili assicurazioni dell'equipaggio. E ancora, si sollecita il governo italiano affinché ottenga dal governo greco le necessarie spiegazioni in merito alle discrepanze sui rapporti di ispezioni della nave Nicole. Infine ci si domanda come mai in un porto grande come quello di Ancona, peraltro vicino ad una raffineria, non siano presenti mezzi navali idonei per intervenire in analoghe situazioni di emergenza. A preoccupare i parlamentari, però, non è solamente la salute del mare: l'Adriatico, infatti, è anche un'importante area turistica già messa a dura prova da mucillagini, inquinamento, ordigni inesplosi. «Motivi che hanno portato gli organi di stampa stranieri - si legge in una mozione firmata dagli stessi parlamentari - a condurre campagne denigratorie e scandalistiche con conseguenze negative per il comparto turistico». La consigliera comunale dei Verdi di Ancona, Paola Magliola, sottoporrà all'attenzione del consiglio una mozione in cui si sollecita il sindaco a promuovere l'istituzione di una commissione tecnica nell'ambito del Forum delle città dell'Adriatico e dello Jonio che verifichi, nello stretto di Otranto, lo stato delle navi in transito e di promuovere un protocollo d'intesa con il Comune di Falconara, Autorithy e Api per la verifica sul carico e scarico di oli presso la raffineria.

 
IL RESTO DEL CARLINO
«Unica soluzione la convivenza»

FALCONARA — La Cgil si 'apre' ai Comitati cittadini contro l'Api, la Cisl chiede l'accelerazione dei tempi per il confronto istituzionale e la Uil mette come unica condizione alla risoluzione di tutti i problemi, la modifica del Prg da parte del Comune. Questo in sostanza il quadro che riunisce le posizioni delle organizzazioni sindacali a tre giorni dal Consiglio straordinario di via Roma. Passata la burrasca, più serenamente, le parti in causa riescono in poche parole a tracciare quelle sono le linee guida per venire ad un confronto e quindi ad una convivenza. «L'assemblea di mercoledì prossimo — ha detto Daniele Paolinelli (Cisl) — è fondamentale. E' necessario accelerare i tempi per l'attivazione del tavolo istituzionale che vede come capofila la Regione. I lavoratori della raffineria — ha specificato — non sono in lotta con la cittadinanza. Gli operai, come spesso non è stato rimarcato, intendono prestare la propria opera in un posto di lavoro sicuro e con bassi livelli di inquinamento. L'azienda sicuramente dovrà fare la sua parte, anche per quanto riguarda la bonifica perché quello che occupa è un sito inquinato e bisogna recuperarlo». Lancia innanzitutto un appello ai Comitati dei quartieri di Fiumesino e Villanova il segretario provinciale della Cgil, Gilberto Zoppi. «Cittadini e lavoratori hanno le stesse priorità e condividono le stesse preoccupazioni. Aumentare il livello di sicurezza — ha sottolineato Zoppi — è una condizione che vogliono i dipendenti della raffineria così come i residenti della città di Falconara. Abbassiamo i toni e sediamoci attorno ad un tavolo per il raggiungimento di obiettivi che sono comuni». Più duro il commento del segretario generale della Uil, Graziano Fioretti: «Siamo stanchi di questo complotto delle istituzioni. Approvare questo Piano regolatore è un errore, il Consiglio lo deve modificare. Parlare di eventuali variazioni non ci basta e ci dà l'impressione di un'azione di ricatto». Riferendosi poi a ciò che è accaduto durante la seduta straordinaria del Consiglio, Fioretti ha detto: «Rischia di essere l'inizio di una degenerazione totale». La segreteria provinciale dei Ds invita gli interlocutori ad abbassare i toni del confronto e ritiene controproducenti le manifestazioni di esasperato dissenso che hanno avuto come bersaglio il sindaco Carletti.

«La riconversione è possibile solo se garantiranno il lavoro»

FALCONARA — «Il porto, la fiera e l'azienda Api dovranno necessariamente convivere nel territorio falconarese finché il progetto rivelerà la possibilità di un effettivo assorbimento di forza lavoro». Forza Italia e Alleanza nazionale, dopo il Consiglio straordinario di qualche giorno fa esprimono il loro parere sia sul progetto degli architetti spagnoli che sull'angusta questione della raffineria. Per i due gruppi di opposizione si potrà parlare, quindi, di riconversione dell'area attualmente occupata dall'Api solo ed esclusivamente quando le unità attualmente impiegate in raffineria riceveranno rassicurazioni sul loro futuro lavorativo. «Le notizie che in questi giorni si rincorrono — dicono unitariamente i due gruppi consiliari tendono sostanzialmente a creare una falsa contrapposizione tra il sindaco Carletti e l'Api, con il rischio di perdere di vista il vero problema di Falconara, cioè la qualità della vita. Da sempre, infatti, una grossa fetta della popolazione falconarese considera prioritario per i residenti la salute e la sicurezza subordinando ad esse le attività produttive e non viceversa». Per Forza Italia e Alleanza nazionale la situazione che si è venuta a creare è estremamente complicata: «Da una parte — sottolineano — abbiamo un'azienda con un rilevante ruolo strategico rafforzato negli anni, dall'altra una comunità di persone in continua apprensione per la propria salute e per i rischi che corre quotidianamente». «Fino ad ora — ribadiscono — non si erano mai creati progetti di un'ampiezza tale da poter creare un'alternativa occupazionale ed un rilancio economico basato sul terziario e il turismo eco-compatibile con la città. Finalmente qualcosa di questo tipo è stato messo in cantiere e consentirà di affrontare senza demagogie il problema Api». I due gruppi non omettono però di constatare come la «Giunta si stia muovendo in modo ambiguo rispetto alle amministrazioni precedenti che hanno sempre sostenuto lo sviluppo dell'azienda Api e che l'hanno fatta diventare un 'gigante'. E suona strano che proprio quelle forze politiche che un tempo sostennero l'attività petrolifera, ora la combattano». Si chiedono infine, se questa non si una strategia per alzare la posta in gioco e al tempo stesso nutrono una certezza: «Il sindaco non metterà mai in pericolo tanti posti di lavoro anche perché noi garantiremo che questo non avvenga mai».

 
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