RASSEGNA STAMPA 30.01.2003

 

MESSAGGERO
Carletti: «Sull’Api possiamo ragionare»

Il primo cittadino rassicura i lavoratori: «Su scelte importanti c’è bisogno del più ampio consenso»

Consiglio infuocato. Il sindaco accolto tra fischi e insulti martedì sera al centro Più dove si è svolta l’assemblea sui progetti dell’architetto spagnolo

FALCONARA - Presto un confronto diretto per trovare una soluzione tra i lavoratori Api e il sindaco Giancarlo Carletti, duramente contestato l’altra sera al consiglio comunale dedicato alla presentazione del progetto di Bohigas sulla riqualificazione dell’area a nord di Falconara. Lo ha assicurato il primo cittadino nel corso della movimentata assise, dove prima è stato aspramente attaccato, poi applaudito dagli operai che finalmente avevano sentito quello che volevano. «Dobbiamo parlare serenamente della situazione – ha detto Carletti – Io aderirò al tavolo con le forze sociali e alla vostra assemblea. Ci verrò, non ho paura». E tra il pubblico alcuni lavoratori hanno urlato «vieni, vieni, ti aspettiamo». Ma alla fine, dopo più di cinque minuti di accorato intervento, dove il sindaco ha lottato per esprimere il suo punto di vista, l’hanno perfino applaudito. Anche perché non ha parlato di chiusura dello stabilimento e per gli operai si è allontanato lo spettro più temuto. «C’è bisogno del più ampio consenso possibile su scelte importanti – ha detto il sindaco – Come inveite voi, perché siete esasperati, lo potrei fare anch’io per lo stesso motivo. Ma non lo faccio perché preferisco ragionare». Non si è tirato indietro, quindi, Carletti, ma l’atmosfera l’altra sera era davvero pesante, anche se sul futuro dell’Api e - soprattutto - dei suoi 2000 lavoratori sembra essersi aperto uno spiraglio. D’altra parte anche i sindacati, per i quali l’Api comunque deve restare, chiedono all’azienda un impegno concreto. Come ha detto Andrea Fiordelmondo della Uil-Cem, «l’Api potrebbe contribuire totalmente alla bonifica dell’area», non facendo quindi gravare il costo dell’operazione sulle tasche dei cittadini. Assemblea agitata, dunque, ma non inutile. E’ alle 21 che scatta l’accerchiamento. Un nutrito drappello di lavoratori aspetta il sindaco fuori dalla sala. Carletti arriva in compagnia dei suoi più stretti collaboratori e subito partono fischi ed urla, compreso qualche calcio. Dopo qualche minuto viene anche chiamata la locale stazione dei carabinieri. Interviene il comandate Pierino Mattiacci che resta in sala per tutta la sera. Durante l’esposizione del progetto sulla riqualificazione della zona a nord di Falconara da parte di Bohigas ci sono anche cenni di consenso da parte di lavoratori. Diversi gli interventi delle forze politiche, da Nunzio Proto, dei “Chiari e coerenti", a Giancarlo Scortichini (Ds), a Amos Benni, intervenuto per Fi e An. Di zone verdi di protezione attorno all’Api e all’aeroporto hanno parlato i Verdi, mentre Rc considera il porto utile a Falconara se è anche a servizio dei falconaresi. A questo proposito il presidente dell'Autorità Portuale, Alessandro Pavlidi, ha ammesso che «il porto di Ancona è finito, non può più guadagnare spazio sul mare, ecco perché bisogna guardare al futuro, perché no anche al progetto Bohigas per Falconara».

Il futuro di Falconara a partire da Villanova: Bohigas cala gli assi. La raffineria? Per ora sulla carta solo un ampio rettangolo bianco

Un intervento quello di Bohigas riconosciuto valido da tutti. Forze politiche, sociali e di governo sono stati concordi, almeno sul valore professionale del noto architetto spagnolo. Certo è che Bohigas si è trovato di fronte animi infuocati. Incredulo di fronte alle rimostranze degli operai dell’Api presenti in sala, il professionista probabilmente non ha neanche capito il legame di tutto quel trambusto col suo progetto. In fondo, lui, come emerge dai disegni, l’Api non l’ha neppure presa in considerazione. Ha ridisegnato un nuovo volto per Villanova, al di là del futuro dell’Api che sulla carta è un grande rettangolo bianco. L'idea guida dello studio è quella di realizzare l'apertura della città verso il mare superando quella che secondo il professionista è una delle anomalie urbane di Falconara: essere una città sul mare, ma senza un reale rapporto con esso. Quindi, Bohigas ipotizza la costruzione di un pezzo di città nuova, corrispondente ad una nuova centralità urbana, che si armonizzi con l'abitato di Villanova e si colleghi attraverso un articolato sistema di percorsi pedonali e viari con la parte di città che costituisce l'attuale centro di Falconara Marittima. Questa nuova area avrà funzioni residenziali, commerciali, di servizi pubblici e privati e quanto altro integrabile con la città esistente. E’ inoltre prevista la realizzazione di un porto, in parte destinato alla nautica da diporto e, in parte, destinato all'approdo di mezzi per il trasporto di passeggeri, compatibili con la profondità dei fondali, con una funzione integrata e complementare con il porto di Ancona. Saranno creati anche ampi tratti per la balneazione e un qualificato tratto di lungomare. «Questo nuovo assetto urbano – ha specificato Bohigas - sarà possibile dopo una ristrutturazione dell'impianto ferroviario. Il nuovo tracciato ferroviario, previsto da Rfi per collegare la linea Orte-Falconara con il nord dell'adriatica, consente infatti di aprire uno scenario in cui è possibile ipotizzare la soppressione degli attuali scali ferroviari, sia il fascio di binari localizzato a mare che lo scalo di Castellaraccia». Obiettivo di questo progetto è anche stimolare l’interesse di operatori economici con investimenti privati, affiancati a quelli pubblici, per avviare concretamente le trasformazioni.

“Nicole”, insorgono i deputati

Mozione al Governo da parte dei marchigiani per una normativa severa

 ANCONA - Il mondo politico marchigiano insorge contro le "carrette del mare". I deputati dell'Ulivo Duca, Abbondanzieri, Calzolaio, De Luca, Rognoni, Giacco ed altri, hanno ieri depositato una mozione presso la Camera dei Deputati sul tema della sicurezza dei mari italiani e dell'Adriatico in particolare. Mozione ovviamente maturata in seguito al naufragio della "Nicole". «Premesso che - si legge tra l'altro nel documento - lo Stato italiano è stato il primo a porre il divieto di iscrizione nei registri nazionali di navi cisterna motoscafo con anzianità di oltre 20 anni e che è stato introdotto il risarcimento per gli armatori che volontariamente hanno deciso di rottamare le cosiddette carrette del mare, ma che la normativa si è rivelata molto efficace per le navi medio grandi mentre non ha prodotto risultati significativi per le navi fino a 10.000 tonnellate», si impegna il governo «ad adottare misure per vietare l'accesso ai porti alle motocisterne con più di 15 anni di età e che trasportano sostanze inquinanti». Altre richieste: che siano prese misure per limitare il traffico di queste stesse navi nel raggio di 200 miglia dalle coste italiane e che il governo collabori allo studio per la costruzione di navi "mangia petrolio". Se i deputati dell'Ulivo fanno appello al Governo, il presidente della IV Commissione regionale, Pietro D'Angelo, sollecita la giunta sullo stesso tema delle "carrette del mare". D'Angelo chiede che la giunta si impegni, in sinergia con tutte le regioni adriatiche, a sollecitare il governo nell'emissione di un decreto che metta al bando le "carrette del mare". «Il naufragio della Nicole - spiega D'Angelo - poteva provocare danni indelebili per le nostre coste. Bisogna tirare un sospiro di sollievo solamente perché il feldspato non è un materiale inquinante». E a proposito di turismo, l'assessore regionale competente, Lidio Rocchi, invita alla calma. «La stagione turistica - dice - è salva. Ma passata la paura di un disastro ecologico, è ora il momento di creare leggi adeguate in materia di navigazione». Gli fa eco la presidentessa degli albergatori della Riviera del Conero, Anna Rita Nicoletti, che trova anche il modo di riderci su. «Non chiederemo i danni per quanto accaduto. Del resto - scherza - il relitto dalla costa neanche si vede e se prima dell'estate non sarà rimosso, potremmo trasformarlo in attrazione turistica». Non scherza invece il presidente dell'associazione pescatori di Numana, Diego Schiavoni, quando chiede che il relitto del "Nicole" rimanga dov'è. «Può essere un ottimo deterrente - dice - affinché navi e pescherecci non si avvicinino troppo alla costa».

Conero, bonifica conclusa senza danni ma rimangono i sospetti sul naufragio

NUMANA - E’ terminata la bonifica del tratto di mare al largo di Numana dove domenica notte è affondato il cargo liberiano "Nicole". Le operazioni, coordinate dalla Capitaneria di porto di Ancona in collaborazione con il ministero dell'Ambiente, si sono concluse poco prima dell'alba di ieri. Due le buone notizie che hanno caratterizzato la terza giornata di operazioni in mare: nessuna traccia di nafta ha raggiunto finora le coste della Riviera del Conero; tutto il gasolio contenuto nella cisterna della "Nicole" (61 tonnellate) è stato aspirato dal rimorchiatore "Città di Ravenna". Di più. Per evitare rischi per l'ambiente, sono state anche asportate alcune latte di vernice per la manutenzione della nave ed altro materiale di bordo, mentre i tecnici dell'Arpam stanno costantemente monitorando lo stato di salute del mare. La seconda buona notizia riguarda invece la rimozione del relitto adagiato a 12 metri di profondità. Nel corso di un colloquio telefonico con il comandante Izzo, il vice-ministro Mario Tassone ha assicurato il diretto interessamento del ministero per il recupero. «La Capitaneria di porto - spiega Izzo - ha emesso un'ingiunzione affinché l'armatore (la società “Edgar limited" con sede a Monrovia in Liberia, ndr) si assuma l'onere della rimozione della "Nicole" entro 15 giorni. Se, così com'è probabile, la proprietà e successivamente l'assicurazione, non rispetteranno l'ordinanza, sarà il ministero dei Trasporti a recuperare il relitto. E, fatto ancor più confortante, ciò avverrà entro l'estate». Recupero che potrebbe consentire anche di aspirare dalla stiva del mercantile il carico trasportato, le 3.150 tonnellate del minerale feldspato. Sono intanto proseguiti ieri gli interrogatori dei membri dell'equipaggio sulle cause dell'affondamento. «Per ora - spiega Izzo - possiamo solo avanzare ipotesi, ma è certo che alla base del naufragio non ci sono stati una collisione con un'altra imbarcazione, un'esplosione, un incaglio». Sette dei 14 membri ucraini dell'equipaggio, comunque, già ieri avevano terminato di deporre nell'ambito dell'inchiesta sommaria della Capitaneria, ma, a quanto pare, lasceranno l'hotel Fortuna di Ancona sabato, insieme agli altri colleghi. L'immediato rimpatrio dei membri dell'equipaggio, «per ragioni umanitarie e finanziarie», era del resto stato sollecitato dal loro legale, Maurizio Mauro. Sulla dinamica dell'affondamento, spiega Mauro, non ci sono ormai più dubbi, mentre le cause potranno essere valutate solamente una volta recuperato il relitto. Le stesse ispezioni dei sub del nucleo sommozzatori di San Benedetto che ieri mattina hanno perlustrato lo scafo del "Nicole" per individuare eventuali falle, seppure sembrano non aver evidenziato tracce di erosione nel mercantile, si sono svolte in condizioni di scarsa visibilità. E se la legge concede 60 giorni di tempo per completare l'inchiesta sommaria, la Capitaneria di porto conta di trasmettere una prima informativa alla Procura di Ancona (che ha intanto richiesto i tracciati Gprs per stabilire con certezza le tappe della "Nicole" prima del naufragio) entro un paio di giorni. A quel punto la magistratura deciderà se indagare il comandante del "Nicole", Anatoliy Nokhrin e il resto dell'equipaggio per naufragio colposo.

 
IL RESTO DEL CARLINO
Un nuovo volto per Villanova

FALCONARA — Un quartiere residenziale e un nuovo rione per Villanova: entrambi affacciati sul porto turistico e su quello sportivo. Un parco urbano che delimita, come il vecchio muro di Berlino, il confine tra due città: quella di Falconara e quella dell'Api. E ancora una nuova stazione ferroviaria con annessi e connessi i procedimenti volti alla creazione del by pass ferroviario. «Questo progetto — ha detto Bohigas — vuole essere solo un'intenzione di quello che potrebbe diventare Falconara». In sostanza un avvicinamento al mare di tutto il territorio. Ed è proprio sulla natura della città ha polemizzato l'avvocato Nunzio Proto dichiarando che Falconara è un territorio industriale. Nel corso dell'illustrazione è stata rimproverata la mancanza di dettagli, di particolari, di indirizzi che potevano rendere ancor più credibile e vicina, in termini temporali, la realizzazione di tutto il progetto. L'architetto Bohigas ha immaginato una città diversa quella che piacerebbe a molti, con una nuova viabilità, con nuovi punti di incontro, con nuove prospettive e quindi attrattive economiche. E proprio sull'appetibilità del territorio da parte del mondo imprenditoriale che sono stati sollevati dubbi. «Chi avrà il coraggio di investire?» è stato chiesto. «Questo è un progetto — ha detto Massimo Dorati a nome dei sindacati della Cgil, Cisl e Uil — che dà un valore aggiunto alla città. Si tratta di un disegno articolato e ambizioso — ha continuato — e ci rendiamo conto del lavoro che c'è stato dietro. Però ci chiediamo a che punto sono i contatti con la Regione, l'Anas e le Ferrovie e quali saranno i tempi di realizzazione». Dorati ha concluso il suo discorso con un invito al sindaco: «Incontriamoci, parliamo tutti pariteticamente per una covivenza civile».

Carletti: «Mostrare i muscoli non aiuta

FALCONARA — «A chi giova confrontarsi senza serenità e civiltà?». Sono queste le parole di rammarico espresse dall'amministrazione a 24 ore da quella che può essere definita una 'sommossa' nei confronti del Comune. Una città divisa in due, lacerata ideologicamente e fisicamente dalla raffineria Api. Per il Comune affrontare «gli argomenti con i muscoli» non basta e soprattutto non serve. Il sindaco ha accettato la contestazione, le critiche, ma senza esimersi dal dare risposte, con dati alla mano, su quello che è il lavoro svolto negli ultimi anni. Ha difeso fino alla conclusione del Consiglio le idee e i tentativi che il Comune mette in atto per dare un nuovo volto alla città. Ma inutile dirlo, per i lavoratori non c'è futuro senza la raffineria. Nonostante l'ordine del giorno si sia spostato verso le problematiche legate all'Api, i lavoratori non hanno potuto fare a meno di contestare molte delle linee guida che disegnano il nuovo piano regolatore. Lo hanno definito inattuabile, e riferendosi al progetto di Bohigas «faraonico». La realtà è che la città non crede ai cambiamenti, ed ha paura dei cosiddetti periodi morti, quelli tra un'eventuale dismissione dell'impianto e quello della realizzazione di una diversa prospettiva, soprattutto lavorativa. Non sono bastate le parole lusinghiere, nei confronti del progetto Bohigas, dell'assessore provinciale Patrizia Casagrande e quelle del presidente dell'autorità portuale, Alessandro Pavlidi. Ma al contrario è bastata la paventata apertura di un confronto con il Comune a rasserenare un pochino gli animi.

La chiusura della raffineria scatena l'esasperazione

FALCONARA — Quello di martedì sarà sicuramente un Consiglio comunale che passerà alla storia. Una pagina di conflitto cittadino incancellabile. Innanzitutto perché straordinariamente la seduta del Consiglio era aperta al pubblico, quindi a tutta la cittadinanza e agli Enti interessati, secondariamente perché è iniziato nel peggiore dei modi. Con una rissa. Difficile descrivere sinteticamente l'esasperazione mostrata dai lavoratori che distribuiti in due gruppi da circa 50 persone hanno atteso l'arrivo del primo cittadino ai due ingressi del centro comunale di via Roma. Il loro sit-in era cominciato già nel pomeriggio: una manifestazione silenziosa, seppur incisiva, come per risparmiare le forze prima dell'arrivo del sindaco. Gli agenti di polizia municipale, con in testa il comandante Romolo Cipolleti e l'assessore Francesco Terranova, erano distribuiti omogeneamente all'incrocio tra via Bixio e via Roma. Forze, queste, non sufficienti a placare gli stati d'animo degli oltre 100 lavoratori pronti a difendere la loro busta paga e quindi il futuro di tante famiglie. Carletti accompagnato dal dirigente dell'ufficio Ambiente, Paolo Angeloni, dal presidente del Cam, Gianni Marescia, dal dirigente del settore Urbanistica, Furio Durpetti è stato accolto dalla folla con fischi e insulti che spesso hanno superato la decenza e quindi la normale tolleranza. Il sindaco non si è curato inizialmente delle accuse, che gli venivano rivolte e continuava imperterrito a camminare verso l'entrata del centro comunale. E' stato aggirato, circuito da alcuni lavoratori che chiedevano spiegazioni sulla incompatibilità dichiarata all'Api. Tra i tanti operai e sindacalisti spiccava il volto di Andrea Giannoni, l'operaio rimasto coinvolto nell'ultimo incidente alla raffineria, che si è rivolto al sindaco in difesa dell'industria petrolifera. Angeloni nella mischia è stato colpito con due calci alle gambe e lo stesso Marescia è stato preso di mira da urla e spintoni. E intanto l'assessore Terranova copriva con la sua figura quella del primo cittadino proprio per difenderlo da quelle mani che nella mischia si muovevano all'impazzata. Nel frattempo l'arrivo dei carabinieri. A piccoli passi lo staff del Comune è riuscito a raggiungere l'interno della sala ma critiche e polemiche sono proseguite tanto da interrompere diverse volte la relazione del progetto preliminare urbanistico. A Carletti è stato rimproverato l'impiego — secondo loro eccessivo — di risorse nell'acquisto di immobili, e il compenso ai due architetti spagnoli per la stesura della bozza preliminare. E se la conversazione tra sindaco e lavoratori nel corso delle oltre tre ore di Consiglio si è piano piano attenuato un'altro scorcio di insulti si è assistito tra il capogruppo dei Ds Giancarlo Scortichini e il coordinatore di Forza Italia e Alleanza nazionale, Amos Benni. Parole pesanti, sulle reciproche posizioni rispetto al progetto commissionato dall'amministrazione. Il prossimo confronto si terrà il 5 febbraio.

Il relitto della «Nicole» ripescato entro l'estate

ANCONA — Passata l'emergenza ora è il momento di decidere cosa fare della nave Nicole, affondata al largo di Numana. La catastrofe ambientale, fortunatamente è stata evitata: nella notte tra martedì e mercoledì è stata completata l'operazione di recupero del gasolio, aspirato e trasferito a riva con un natante. Anche in superficie non c'è più traccia di quello fuoriuscito, in gran parte evaporato. Ieri mattina è avvenuta la ricognizione esterna del relitto, adagiato su un fondale di 12 metri, da parte dei sommozzatori della guardia costiera giunti da San Benedetto del Tronto. Nel frattempo il comandante della Capitaneria di porto, Agostino Izzo, ha emanato un provvedimento ingiuntivo a carico della società proprietaria del mercantile perché provveda alla sua rimozione. Nel caso che ciò non avvenisse si procederà d'ufficio con spese a carico del proprietario. Intanto i 14 membri dell'equipaggio hanno chiesto di fare rientro in Ucraina. Attualmente si trovano a disposizione della Procura in un hotel cittadino. Il relitto potrebbe essere recuperato prima dell'inizio della prossima stagione turistica estiva. L'assicurazione è arrivata ieri dal viceministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Mario Tassone, direttamente allo stesso Izzo. A Numana intanto ci si interroga sul «futuro» della nave: meglio lasciarla lì dov'è o farla portare via? Capitaneria di porto e Comune sarebbero più orientati per la seconda soluzione. Il sindaco Balducci stamane firmerà una lettera indirizzata al ministero dell'Ambiente e della Marina Mercantile per chiedere la rimozione del relitto. Nella località della Riviera del Conero si ritiene che «le acque incontaminate della Riviera mal si addicano con un relitto arrugginito a poche miglia sottocosta». Anche sul fronte dei bagnini c'è chi ritiene che «il relitto è un rischio per la navigazione, un ferrovecchio che sarà coperto dal fango. Sarebbe meglio sbarazzarsene al più presto. E' troppo in superficie. Ci sono uno o due metri sopra la coperta». Ma sulla questione non c'è unanimità di vedute. I rappresentanti dei sub e dei pescatori vedono diversamente le sorti della Nicole. Al Circolo Sub Monteconero, ritengono assurda la rimozione, stabilito che il relitto non è dannoso, e ricordano che in tutto il mondo si utilizzano proprio queste carcasse per il ripopolamento ittico. «Noi che per caso abbiamo avuto l'opportunità di un reef lungo 100 metri, gratis, che frange anche le onde a difesa della costa — spiega Marco Giuliano —, e che può essere un'ulteriore attrattiva turistica per i sub cosa facciamo? Non la sfruttiamo. Inoltre non è un pericolo per la navigazione, con alcuni interventi di segnalazione. Le operazioni di recupero sarebbero costosissime, si parla di qualche miliardo. Il relitto ha 37 anni è una vera carretta del mare e potrebbe spezzarsi». Sul ripopolamento ittico insiste anche Diego Schiavoni presidente dell'Associazione Pescatori. «In più le vongolare non si spingerebbero sotto costa». Anche Romano Cremonesi, presidente del Porto, bagnino e albergatore sposa le tesi della non-rimozione: «A conti fatti sono più i vantaggi che gli svantaggi».

 
CORRIERE ADRIATICO

Ricollegare la città al mare

Dal porto alla ferrovia, le proposte i Bohigas per riqualificare la città

Non è ancora un progetto vero e proprio, ma una proposta che parte dalla constatazione di un'anomalia: Falconara è una città sul mare ma senza un vero rapporto con esso. Come per la sua Barcellona (con le ovvie e dovute proporzioni). l'architetto catalano Oriol Bohigas, chiamato dall'amministrazione comunale a pensare una riqualificazione urbana, si è fatto guidare dall'idea di “realizzare un'apertura della città verso il mare”. ”Nei fatti - ha spiegato durante il consiglio comunale di martedì sera - si tratta di ipotizzare la costruzione di un pezzo di città nuova che si armonizzi cori l'abitato di Villanova e si colleghi, attraverso un articolato sistema di percorsi pedonali e viabilistici, all'attuale centro”. A questo territorio ritrovato è affidato il ruolo “di una nuova centralità urbana” con al suo interno funzioni residenziali, commerciali, servizi, “da vivere tutto l'anno”. Secondo Bohigas, le funzioni di Falconara saranno peraltro accresciute dalla realizzazione di un porto e di un importante tratto di lungomare. Il nuovo assetto - ha proseguito Bohigas - sarà possibile solo in conseguenza di una profonda ristrutturazione dell'impianto ferroviario che oggi insiste su quella parte di città, in quell'area tra l'altro potrà essere realizzata una nuova stazione ferroviaria con zone per i parcheggi ed il terziario”. Quanto all’attuale stazione, l'edificio potrà diventare una sorta di “porta di accesso alla zona nuova ed all'area portuale attraverso un parco urbano”. Una fascia boschiva tra la raffineria Api ed il nuovo insediamento avrà il compito di mitigare l'effetto visivo dei complesso industriale rispetto a quanto si va progettando. In ogni caso Oriol Bohigas, come ha più volte ribadito il sindaco Carletti, "per adesso ci ha dato idee, proposte, suggerimenti che vanno discussi ed approfonditi insieme a tutta la città”. Nessuno degli interventi che hanno seguito l’illustrazione di un unico disegno esplicativo e le introduzioni di Furto Durpetti e Riccardo Picciafuoco ha lasciato indifferente il foltissimo pubblico di un consiglio comunale insolitamente vivace. Scontato l'entusiasmo (con applausi a scena aperta), da parte dei dipendenti Api presenti, per le esternazioni di Nunzio Proto il quale ha ribadito che Falconara "non ha una vocazione marittima e marinara, ma ormai soltanto industriale, per cui il pensiero deve essere tutto per la conservazione dei posti di lavoro”. “D'altronde - ha fatto notare il capogruppo di Chiari e coerenti - nella situazione economica attuale come può la città permettersi gli investimenti richiesti da un progetto di tale portata?". Deluso nella sostanza Marcelli Flori (Rc) che si aspettava qualcosa di diverso, in termini progettuali. "Sono perplesso anche di fronte all'ipotesi del porto turistico perché non so quanto sia un'esigenza reale per Falconara". Ancora più circostanziate le osservazioni del Verde Sergio Badiatetti convinto, prima di tutto, che il confronto sulle linee generali dovesse essere preliminare e non successivo all'affidamento dell'incarico. “Abbiamo fatto il percorso inverso e i dubbi sono tanti, uno fra tutti, il progetto di costruzioni a mare è supportato da uno studio meteo-marino?”. A nome di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, Amos Benni ha protestato per il modo in cui è stata gestita tutta l'operazione visto che i consiglieri hanno avuto in mano due relazioni preliminari solo ad apertura della seduta. Al sindaco l'assessore provinciale all'Urbanistica Patrizia Casagrande ha riconosciuto "il coraggio del confronto nonostante la situazione tesa" ed ai progettisti la capacità di presentare alla "nostra attenzione lo spaccato di una città che non conoscevamo e per la quale ci sono davvero prospettive nuove”. Della necessità di un confronto, magari aspro, ha parlato, infine, il presidente dell'Autorità portuale Alessandro Pavlidi che ha ricordato la sua esperienza nel momento dell'approvazione del nuovo Piano regolatore per il porto di Ancona.

Spintoni e liti, poi il dialogo

Dopo la contestazione il sindaco accetta l’invito per un’assemblea all’Api

Cominciata nel pomeriggio di martedì con un picchetto davanti al centro sociale di via Roma dove si sarebbe dovuto svolgere il consiglio comunale, la contestazione messa in atto dai dipendenti dell'Api è proseguita fino a notte fonda ed ha scandito ogni momento dell'incontro organizzato per presentare alla città le idee di Oriol Bohigas. Arrivati in forze, i lavoratori della raffineria hanno polemizzato in modo aspro e verbalmente pesante, con l'amministrazione comunale e con gli “spagnoli” (gli architetti catalani Bohigas e Puighdomeneq) accusati di non avere pensato, nel loro studio, a chi lavora nelle aree industriali. Una situazione tesissima che ha convinto ad esempio l'architetto Riccardo Picciafuoco, il coordinatore del progetto del nuovo Prg di Falconara, a stralciare dalla sua relazione introduttiva poche righe che avrebbero forse acceso i toni della discussione, quelle sulla "riconversione produttiva dell'Api, in coerenza e conformità con il Piano territoriale di coordinamento della Provincia". A nulla però sono serviti i tentativi di smorzare la discussione perché con voce alterata i dipendenti hanno commentato ogni passaggio della presentazione e dei successivi interventi tanto da scatenare l'ira del sindaco Carletti che li ha accusati di "criticare senza ascoltare" e di “fare solo demagogia". L'esasperazione si è calmata solo quando è stata data la parola ad un rappresentante della Rsu dell'Api, che ha posto due sole domande: "Quali sono i tempi per questo progetto e il sindaco è disponibile a parlare di convivenza fra città e impianto industriale”. "Non si può prescindere dai lavoratori – ha ammesso il primo cittadino - e le soluzioni si possono trovare solo sedendo tutti insieme attorno ad un tavolo di concertazione". Una chiusura che alla fine sembra aver riaperto il dialogo soprattutto perché Carletti ha annunciato ufficialmente la sua disponibilità a partecipare all'assemblea dei lavoratori convocata per il prossimo 5 febbraio

Mostrando i muscoli non si trovano intese (di Giancarlo Carletti)

E' evidente, c'è il rammarico di un'occasione perduta ovvero quella di aver utilizzato una seduta consiliare aperta dedicata ad argomenti complessi e delicati per la città. Ci si doveva confrontare con la riprogettazione di un'area da recuperare a mare, l'attuale scalo merci di Villanova. La volontà di dare un futuro credibile ad una città impietosamente assoggettata ad un ruolo miseramente passivo nei confronti di una rilevante ma pesante realtà industriale che non può oggettivamente rappresentare la sola l'alternativa verso il futuro. A chi giova dar luogo a manifestazioni non mantenute nella sfera del confronto sereno e civile? Affrontare gli argomenti con i muscoli non basta e con slogan scadenti non paga mai, solo dal ragionamento si ottengono apprezzabili risultati. Tuttavia questo è stato superato e la riunione ha avuto comunque una sua conclusione. Eppure il consiglio comunale ha espresso - grazie alla presenza massiccia dì qualificate forze del mondo economico, professionale, politico, sindacale e dei Comuni limitrofi - non solo un'atmosfera vivace e surriscaldata ma, grazie alla passione civile e politica un alto tasso di interesse che oggi Falconara Marittima rappresenta da protagonista nell’intera area nord. Ho voluto accettare la contestazione, anche se non sempre composta, per prendere spunto dalla stessa per difendere tenacemente, e con argomentazioni le scelte. Per richiamare inoltre i lavoratori a presentare la protesta secondo forme di rappresentanza sindacale che possano produrre il dialogo, evitando di conseguenza grida scomposte, forse non controllabili, sicuramente dovute ad una non corretta conoscenza delle posizioni che l'amministrazione comunale ha assunto nei confronti della raffineria Api. Infatti è stato apprezzabile l'intervento finale, del rappresentante di Cgil-Cisl-Cil che ha voluto proporre una posizione del sindacato che io stesso avevo richiamato nel mio intervento. Come altrettanto qualificante a supporto di quanto auspicato dalla Giunta comunale di Falconara Marittima è arrivato puntuale ed illuminato l'intervento del presidente dell'Autorità portuale Alessandro Pavlidi che ha confortato le tesi di una reale possibilità e necessità di realizzazione del progetto Bohigas sull'area a mare riportando la discussione su quanto il consiglio comunale si era prefissato riportando i riflettori su una Falconara del futuro che vuole riprendere la sua vocazione turistica e commerciale.

Duello sull’Api, l’atto finale

A giugno si decide il destino della raffineria

FALCONARA - Le cisterne della raffineria. E' lo scenario che appare a chiunque arrivi a Falconara. Come se a quei giganti cilindrici protesi verso l'alto fosse affidato il compito di fare gli onori di casa. Il crogiolo di infrastrutture aggrovigliate attorno all’Api - Flamina e statale 16, aeroporto, ferrovia che attraversa il petrolchimico in una sorta di tunnel degli orrori - è il riflesso di una intricata matassa politica ad oggi difficile da dipanare. Lì batte il cuore di Falconara e di tutto il territorio che si estende a nord del porto di Ancona. Non solo metaforicamènte. Quei battiti vanno al ritmo della palpitazione di chi abita tutt’attorno, accelerato fino alla tachicardia dal 25 agosto del'99 quando un'esplosione svegliò Falconara all'alba gettandola nell'incubo della paura. E tolse la vita a due operai. Fu un ulteriore stretta al nodo gordiano della compatibilità ambientale della raffineria. Una realtà produttiva troppo importante per poterla cancellare con un disinvolto colpo di spugna. Oltre 450 dipendenti interni, altri mille e passa impeqnati nell'indotto. Un imprescindibile punto di riferimento nel panorama industriale nazionale, baricentro della fornitura del petrolio in Adriatico e colosso nella produzione di energia elettrica. Epperò c'è l'altra accia della medaglia, quella che mette in primo piano la sicurezza. Attorno al tormentato rapporto tra città e Api si gioca una partita a scacchi tra azienda, istituzioni, società civile. Da una parte la raffineria e i sindacati chiedono la prosecuzione dell'attività produttiva impegnandosi, nel rispetto delle competenze, a lavorare per garantire il rispetto delle norme di sicurezza e di creare le condizioni per ridurre al massimo i rischi per l'ambiente e per la salute dei cittadini. Dalla parte opposta c'è il Comune che con un pressing asfissiante tenta di subordinare il placet alla sopravvivenza della raffineri a alla messa in atto di condizioni che permettano di renderne coniugabile la presenza con il futuro sviluppo della città. In mezzo la Regione. Alla quale le leggi Bassanini e il trasferimento di competenze agli enti locali affidano l’ ultima parola sul rinnovo della concessione. La scadenza è prevista per il marzo del 2008. La raffineria nel '98, sull'abbrivio del progetto sicurezza - imperniato sull’impianto di cogenerazione che lavora gli scarti di lavorazione e permette di ridurre le emissioni nell'ambiente - aveva chiesto al ministero dell'Industria la proroga ventennale. Chiusa quella strada dopo il ricorso presentato, e vinto, da Comune  Regione che erano state bypassate dall'iter seguito dalla raffineria, l'Api ha bussato nel maggio dello scorso anno alla porta di via Gentile da Fabriano. La Regione deve decidere entro il 15 giugno. Allora si conoscerà il destino dell'Api e della città.

Amagliani: “Nessun pregiudizio”

L’assessore indica il percorso: “C’è il tavolo istituzionale”

 ANCONA - "Da parte nostra non c'è nessuna pregiudiziale né alcuna posizione precostituita, proseguiremo sul percorso individuato". L’assessore all'ambiente Marco Amagliani sottolinea la terzietà della Regione, chiamata in qualche modo a ricoprire il ruolo da arbitro nella delicata partita del rinnovo della concessione all’Api. La recente sentenza del Consiglio di Stato ha di fatto ribadito, fa notare Amagliani, che “Comune e Regione avevano ragione ad impugnare il decreto del ministro dell'industria - che aveva in prima battuta concesso il rinnovo della concessione, poi cancellato dalle sentenze del Tar prima e del Consiglio di Stato poi -  e che la competenza è della Regione". Il 23 dicembre scorso la giunta regionale ha approvato la delibera di indirizzo che stabilisce tempi e procedure, ed ha indicato nel prossimo giugno la data entro cui dovrà essere presa una decisione. In questi mesi verrà passata al setaccio tutta la documentazione raccolta. Sarà un iter tortuoso, scandito anche da momenti di confronto. “Il tavolo di concertazione in piedi da due anni, al quale sono seduti oltre ai soggetti istituzionali anche le forze economiche e sociali e l'azienda, riprenderà vita il 17 febbraio” ricorda l'assessore. Dopo questo passaggio lo sguardo sarà rivolto al tavolo istituzionale previsto dall'intesa del 5 novembre. “Lì - conclude Amagliani - si avvierà ufficialmente il percorso che da qui a cinque mesi ci porterà a risolvere la questione del rinnovo della concessione".

Il sindaco Carletti pone le condizioni

“Deve essere compatibile con il Prg”

FALCONARA – Un “no” perentorio sbattuto in faccia all'Api. Il parere negativo espresso dalla giunta comunale di Falconara in relazione al rinnovo della concessione della raffineria non è una bocciatura definitiva, ma un segnale chiaro e inequivocabile. Che manco a dirlo ha sollevato un nugolo di polemiche e botta e risposta, e ha arroventato il dibattito sul panorama politico e sociale. C'è un punto fermo alla base della presa di posizione dell'amministrazione che - ha ripetutamente sottolineato il sindaco in una lettera aperta ai cittadini e in vari interventi sulla stampa – intendeva “sollevare una questione morale”. La permanenza dell'Api dipenderà dalla compatibilità con lo sviluppo di Falconara, in particolare dell'area a nord sulla spinta del comparto turistico-terziario. Va da sé che il futuro della raffineria è legato a doppio nodo con le linee strategiche indicate dal piano regolatore ancora in fase di gestazione, e con gli indirizzi del progetto che l'architetto catalano Bohigas ha ritagliato su misura per Falconara. "La struttura - ha spiegato in,termini concreti Carletti - si inserisce in un contesto che ha le sue esigenze e le sue caratteristiche e deve essere compatibile con quello”. Insomma il sì al proseguimento dell’attività produttiva dell'Api arriverà dal Comune solo se ci saranno le condizioni necessarie a tutelare la qualità dell'ambiente e la crescita complessiva della città. Il sindaco vuol fare tesoro della storia più o meno recente. "Non si devono riproporre gli errori del passato - ha fatto notare Carletti - che hanno causato il degrado del territorio e l'inquinamento atmosferico”. E ha lanciato un invito alla trasparenza e alla chiarezza. "Quando sono coinvolti interessi di questa portata è bene discutere con tutti nel modo più ampio possibile”

L’azienda si impegna

“Contribuiremo alla tutela della sicurezza”

FALCONARA -"La raffineria non rappresenta una alternativa o un elemento di contrapposizione alla valorizzazione della città, ma un valore aggiunto. Per questo abbiamo sempre operato e intendiamo continuare ad operare, portando il nostro contributo sul territorio sotto l’aspetto tecnologico, economico e sociale, nella tutela della sicurezza e nel rispetto dell'ambiente". L’azienda sintetizza così la propria posizione allo stato dei fatti. E illustra la strada fatta e la prossima tappa sulla via della qualità e della sicurezza. "Le certificazioni Ohsas 2001 e Iso 14001, rispettivamente su sicurezza e ambiente, la valutazione positiva data dal Comitato tecnico regionale al nostro rapporto di sicurezza e tutti i miglioramenti operati nel tempo a livello di impianti e strutture - si sottolinea - rappresentano garanzie importanti a favore della compatibilità con il territorio". Poi uno sguardo al futuro. “Il prossimo obiettivo è la certificazione Emas, nella consapevolezza di avere una responsabilità sociale nei confronti della collettività di cui siamo parte". Api raffineria si apre inoltre al dialogo, sostenendo di guardare con favore al tavolo di concertazione che intende istituire la Regione, "affinché possa essere affrontata in maniera razionale, con tutte le parti interessate, la questione del rinnovo della concessione, per il quale abbiamo presentato richiesta in maggio".

La Cisl: “Convivenza possibile”

I sindacati in lotta per la permanenza. Mastrovincenzo: “Purché si investa sull’ambiente”

ANCONA – L’azienda può convivere con la città. Questa certezza è l'arma con cui i sindacati lottano per il mantenimento della raffineria a Falconara. Animati prima di tutto, spiega Stefano Mastrovincenzo, segretario generale della CisI provinciale, “da motivi di occupazione, considerato che oltre duemila persone tra dipendenti diretti, autotrasportatori e lavoratori al porto collegati all'attività dell'Api, sono legati alla raffineria”. Non solo la difesa dei posti di lavoro. Da non sottovalutare la salvaguardia dell’importante produzione di elettricità della nuova centrale e ovviamente la fornitura di petrolio”. Mastrovincenzo sottolinea anche “il risanamento in corso, con il miglioramento sul fronte delle emissioni, la bonifica del sottosuolo, e lo stretto controllo da parte dei vari organismi preposti". I sindacati danno atto all'azienda di aver fatto passi in avanti e chiedono "un forte impegno perché sempre più investa nell’ambiente e nella riqualificazione del sito”. Molta strada è stata fatta sul fronte della sicurezza anche dai lavoratori. “C'è un 'attenzione maggiore da parte di tutti, assicura Mastrovincenzo. I sindacati rivendicano un posto al tavolo del confronto. "Vogliamo la concertazione, il sindaco ha dato la disponibilità a discutere di questa materia con noi e con le altre istituzioni, chiediamo voce in capitolo per contribuire a comporre il mosaico e arrivare al rinnovo della concessione e all'affermazione della compatibilità dell'Api con il territorio”

 
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