MESSAGGERO |
Carletti:
«Sull’Api possiamo ragionare»
Il primo cittadino rassicura
i lavoratori: «Su scelte importanti c’è bisogno del più
ampio consenso»
Consiglio infuocato. Il
sindaco accolto tra fischi e insulti martedì sera al centro
Più dove si è svolta l’assemblea sui progetti
dell’architetto spagnolo
FALCONARA - Presto un
confronto diretto per trovare una soluzione tra i lavoratori
Api e il sindaco Giancarlo Carletti, duramente contestato
l’altra sera al consiglio comunale dedicato alla
presentazione del progetto di Bohigas sulla riqualificazione
dell’area a nord di Falconara. Lo ha assicurato il primo
cittadino nel corso della movimentata assise, dove prima è
stato aspramente attaccato, poi applaudito dagli operai che
finalmente avevano sentito quello che volevano. «Dobbiamo
parlare serenamente della situazione – ha detto Carletti –
Io aderirò al tavolo con le forze sociali e alla vostra
assemblea. Ci verrò, non ho paura». E tra il pubblico alcuni
lavoratori hanno urlato «vieni, vieni, ti aspettiamo». Ma
alla fine, dopo più di cinque minuti di accorato intervento,
dove il sindaco ha lottato per esprimere il suo punto di
vista, l’hanno perfino applaudito. Anche perché non ha
parlato di chiusura dello stabilimento e per gli operai si è
allontanato lo spettro più temuto. «C’è bisogno del più
ampio consenso possibile su scelte importanti – ha detto il
sindaco – Come inveite voi, perché siete esasperati, lo
potrei fare anch’io per lo stesso motivo. Ma non lo faccio
perché preferisco ragionare». Non si è tirato indietro,
quindi, Carletti, ma l’atmosfera l’altra sera era davvero
pesante, anche se sul futuro dell’Api e - soprattutto - dei
suoi 2000 lavoratori sembra essersi aperto uno spiraglio.
D’altra parte anche i sindacati, per i quali l’Api comunque
deve restare, chiedono all’azienda un impegno concreto. Come
ha detto Andrea Fiordelmondo della Uil-Cem, «l’Api potrebbe
contribuire totalmente alla bonifica dell’area», non facendo
quindi gravare il costo dell’operazione sulle tasche dei
cittadini. Assemblea agitata, dunque, ma non inutile. E’
alle 21 che scatta l’accerchiamento. Un nutrito drappello di
lavoratori aspetta il sindaco fuori dalla sala. Carletti
arriva in compagnia dei suoi più stretti collaboratori e
subito partono fischi ed urla, compreso qualche calcio. Dopo
qualche minuto viene anche chiamata la locale stazione dei
carabinieri. Interviene il comandate Pierino Mattiacci che
resta in sala per tutta la sera. Durante l’esposizione del
progetto sulla riqualificazione della zona a nord di
Falconara da parte di Bohigas ci sono anche cenni di
consenso da parte di lavoratori. Diversi gli interventi
delle forze politiche, da Nunzio Proto, dei “Chiari e
coerenti", a Giancarlo Scortichini (Ds), a Amos Benni,
intervenuto per Fi e An. Di zone verdi di protezione attorno
all’Api e all’aeroporto hanno parlato i Verdi, mentre Rc
considera il porto utile a Falconara se è anche a servizio
dei falconaresi. A questo proposito il presidente
dell'Autorità Portuale, Alessandro Pavlidi, ha ammesso che
«il porto di Ancona è finito, non può più guadagnare spazio
sul mare, ecco perché bisogna guardare al futuro, perché no
anche al progetto Bohigas per Falconara».
Il futuro di Falconara a
partire da Villanova: Bohigas cala gli assi. La raffineria?
Per ora sulla carta solo un ampio rettangolo bianco
Un intervento quello di
Bohigas riconosciuto valido da tutti. Forze politiche,
sociali e di governo sono stati concordi, almeno sul valore
professionale del noto architetto spagnolo. Certo è che
Bohigas si è trovato di fronte animi infuocati. Incredulo di
fronte alle rimostranze degli operai dell’Api presenti in
sala, il professionista probabilmente non ha neanche capito
il legame di tutto quel trambusto col suo progetto. In
fondo, lui, come emerge dai disegni, l’Api non l’ha neppure
presa in considerazione. Ha ridisegnato un nuovo volto per
Villanova, al di là del futuro dell’Api che sulla carta è un
grande rettangolo bianco. L'idea guida dello studio è quella
di realizzare l'apertura della città verso il mare superando
quella che secondo il professionista è una delle anomalie
urbane di Falconara: essere una città sul mare, ma senza un
reale rapporto con esso. Quindi, Bohigas ipotizza la
costruzione di un pezzo di città nuova, corrispondente ad
una nuova centralità urbana, che si armonizzi con l'abitato
di Villanova e si colleghi attraverso un articolato sistema
di percorsi pedonali e viari con la parte di città che
costituisce l'attuale centro di Falconara Marittima. Questa
nuova area avrà funzioni residenziali, commerciali, di
servizi pubblici e privati e quanto altro integrabile con la
città esistente. E’ inoltre prevista la realizzazione di un
porto, in parte destinato alla nautica da diporto e, in
parte, destinato all'approdo di mezzi per il trasporto di
passeggeri, compatibili con la profondità dei fondali, con
una funzione integrata e complementare con il porto di
Ancona. Saranno creati anche ampi tratti per la balneazione
e un qualificato tratto di lungomare. «Questo nuovo assetto
urbano – ha specificato Bohigas - sarà possibile dopo una
ristrutturazione dell'impianto ferroviario. Il nuovo
tracciato ferroviario, previsto da Rfi per collegare la
linea Orte-Falconara con il nord dell'adriatica, consente
infatti di aprire uno scenario in cui è possibile ipotizzare
la soppressione degli attuali scali ferroviari, sia il
fascio di binari localizzato a mare che lo scalo di
Castellaraccia». Obiettivo di questo progetto è anche
stimolare l’interesse di operatori economici con
investimenti privati, affiancati a quelli pubblici, per
avviare concretamente le trasformazioni.
“Nicole”, insorgono i
deputati
Mozione al Governo da parte
dei marchigiani per una normativa severa
ANCONA - Il mondo
politico marchigiano insorge contro le "carrette del mare".
I deputati dell'Ulivo Duca, Abbondanzieri, Calzolaio, De
Luca, Rognoni, Giacco ed altri, hanno ieri depositato una
mozione presso la Camera dei Deputati sul tema della
sicurezza dei mari italiani e dell'Adriatico in particolare.
Mozione ovviamente maturata in seguito al naufragio della "Nicole".
«Premesso che - si legge tra l'altro nel documento - lo
Stato italiano è stato il primo a porre il divieto di
iscrizione nei registri nazionali di navi cisterna motoscafo
con anzianità di oltre 20 anni e che è stato introdotto il
risarcimento per gli armatori che volontariamente hanno
deciso di rottamare le cosiddette carrette del mare, ma che
la normativa si è rivelata molto efficace per le navi medio
grandi mentre non ha prodotto risultati significativi per le
navi fino a 10.000 tonnellate», si impegna il governo «ad
adottare misure per vietare l'accesso ai porti alle
motocisterne con più di 15 anni di età e che trasportano
sostanze inquinanti». Altre richieste: che siano prese
misure per limitare il traffico di queste stesse navi nel
raggio di 200 miglia dalle coste italiane e che il governo
collabori allo studio per la costruzione di navi "mangia
petrolio". Se i deputati dell'Ulivo fanno appello al
Governo, il presidente della IV Commissione regionale,
Pietro D'Angelo, sollecita la giunta sullo stesso tema delle
"carrette del mare". D'Angelo chiede che la giunta si
impegni, in sinergia con tutte le regioni adriatiche, a
sollecitare il governo nell'emissione di un decreto che
metta al bando le "carrette del mare". «Il naufragio della
Nicole - spiega D'Angelo - poteva provocare danni indelebili
per le nostre coste. Bisogna tirare un sospiro di sollievo
solamente perché il feldspato non è un materiale
inquinante». E a proposito di turismo, l'assessore regionale
competente, Lidio Rocchi, invita alla calma. «La stagione
turistica - dice - è salva. Ma passata la paura di un
disastro ecologico, è ora il momento di creare leggi
adeguate in materia di navigazione». Gli fa eco la
presidentessa degli albergatori della Riviera del Conero,
Anna Rita Nicoletti, che trova anche il modo di riderci su.
«Non chiederemo i danni per quanto accaduto. Del resto -
scherza - il relitto dalla costa neanche si vede e se prima
dell'estate non sarà rimosso, potremmo trasformarlo in
attrazione turistica». Non scherza invece il presidente
dell'associazione pescatori di Numana, Diego Schiavoni,
quando chiede che il relitto del "Nicole" rimanga dov'è.
«Può essere un ottimo deterrente - dice - affinché navi e
pescherecci non si avvicinino troppo alla costa».
Conero, bonifica conclusa
senza danni ma rimangono i sospetti sul naufragio
NUMANA - E’ terminata la
bonifica del tratto di mare al largo di Numana dove domenica
notte è affondato il cargo liberiano "Nicole". Le
operazioni, coordinate dalla Capitaneria di porto di Ancona
in collaborazione con il ministero dell'Ambiente, si sono
concluse poco prima dell'alba di ieri. Due le buone notizie
che hanno caratterizzato la terza giornata di operazioni in
mare: nessuna traccia di nafta ha raggiunto finora le coste
della Riviera del Conero; tutto il gasolio contenuto nella
cisterna della "Nicole" (61 tonnellate) è stato aspirato dal
rimorchiatore "Città di Ravenna". Di più. Per evitare rischi
per l'ambiente, sono state anche asportate alcune latte di
vernice per la manutenzione della nave ed altro materiale di
bordo, mentre i tecnici dell'Arpam stanno costantemente
monitorando lo stato di salute del mare. La seconda buona
notizia riguarda invece la rimozione del relitto adagiato a
12 metri di profondità. Nel corso di un colloquio telefonico
con il comandante Izzo, il vice-ministro Mario Tassone ha
assicurato il diretto interessamento del ministero per il
recupero. «La Capitaneria di porto - spiega Izzo - ha emesso
un'ingiunzione affinché l'armatore (la società “Edgar
limited" con sede a Monrovia in Liberia, ndr) si assuma
l'onere della rimozione della "Nicole" entro 15 giorni. Se,
così com'è probabile, la proprietà e successivamente
l'assicurazione, non rispetteranno l'ordinanza, sarà il
ministero dei Trasporti a recuperare il relitto. E, fatto
ancor più confortante, ciò avverrà entro l'estate». Recupero
che potrebbe consentire anche di aspirare dalla stiva del
mercantile il carico trasportato, le 3.150 tonnellate del
minerale feldspato. Sono intanto proseguiti ieri gli
interrogatori dei membri dell'equipaggio sulle cause
dell'affondamento. «Per ora - spiega Izzo - possiamo solo
avanzare ipotesi, ma è certo che alla base del naufragio non
ci sono stati una collisione con un'altra imbarcazione,
un'esplosione, un incaglio». Sette dei 14 membri ucraini
dell'equipaggio, comunque, già ieri avevano terminato di
deporre nell'ambito dell'inchiesta sommaria della
Capitaneria, ma, a quanto pare, lasceranno l'hotel Fortuna
di Ancona sabato, insieme agli altri colleghi. L'immediato
rimpatrio dei membri dell'equipaggio, «per ragioni
umanitarie e finanziarie», era del resto stato sollecitato
dal loro legale, Maurizio Mauro. Sulla dinamica
dell'affondamento, spiega Mauro, non ci sono ormai più
dubbi, mentre le cause potranno essere valutate solamente
una volta recuperato il relitto. Le stesse ispezioni dei sub
del nucleo sommozzatori di San Benedetto che ieri mattina
hanno perlustrato lo scafo del "Nicole" per individuare
eventuali falle, seppure sembrano non aver evidenziato
tracce di erosione nel mercantile, si sono svolte in
condizioni di scarsa visibilità. E se la legge concede 60
giorni di tempo per completare l'inchiesta sommaria, la
Capitaneria di porto conta di trasmettere una prima
informativa alla Procura di Ancona (che ha intanto richiesto
i tracciati Gprs per stabilire con certezza le tappe della "Nicole"
prima del naufragio) entro un paio di giorni. A quel punto
la magistratura deciderà se indagare il comandante del "Nicole",
Anatoliy Nokhrin e il resto dell'equipaggio per naufragio
colposo. |
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IL RESTO DEL
CARLINO |
Un nuovo
volto per Villanova
FALCONARA — Un quartiere
residenziale e un nuovo rione per Villanova: entrambi
affacciati sul porto turistico e su quello sportivo. Un
parco urbano che delimita, come il vecchio muro di Berlino,
il confine tra due città: quella di Falconara e quella
dell'Api. E ancora una nuova stazione ferroviaria con
annessi e connessi i procedimenti volti alla creazione del
by pass ferroviario. «Questo progetto — ha detto Bohigas —
vuole essere solo un'intenzione di quello che potrebbe
diventare Falconara». In sostanza un avvicinamento al mare
di tutto il territorio. Ed è proprio sulla natura della
città ha polemizzato l'avvocato Nunzio Proto dichiarando che
Falconara è un territorio industriale. Nel corso
dell'illustrazione è stata rimproverata la mancanza di
dettagli, di particolari, di indirizzi che potevano rendere
ancor più credibile e vicina, in termini temporali, la
realizzazione di tutto il progetto. L'architetto Bohigas ha
immaginato una città diversa quella che piacerebbe a molti,
con una nuova viabilità, con nuovi punti di incontro, con
nuove prospettive e quindi attrattive economiche. E proprio
sull'appetibilità del territorio da parte del mondo
imprenditoriale che sono stati sollevati dubbi. «Chi avrà il
coraggio di investire?» è stato chiesto. «Questo è un
progetto — ha detto Massimo Dorati a nome dei sindacati
della Cgil, Cisl e Uil — che dà un valore aggiunto alla
città. Si tratta di un disegno articolato e ambizioso — ha
continuato — e ci rendiamo conto del lavoro che c'è stato
dietro. Però ci chiediamo a che punto sono i contatti con la
Regione, l'Anas e le Ferrovie e quali saranno i tempi di
realizzazione». Dorati ha concluso il suo discorso con un
invito al sindaco: «Incontriamoci, parliamo tutti
pariteticamente per una covivenza civile».
Carletti: «Mostrare i
muscoli non aiuta
FALCONARA — «A chi giova
confrontarsi senza serenità e civiltà?». Sono queste le
parole di rammarico espresse dall'amministrazione a 24 ore
da quella che può essere definita una 'sommossa' nei
confronti del Comune. Una città divisa in due, lacerata
ideologicamente e fisicamente dalla raffineria Api. Per il
Comune affrontare «gli argomenti con i muscoli» non basta e
soprattutto non serve. Il sindaco ha accettato la
contestazione, le critiche, ma senza esimersi dal dare
risposte, con dati alla mano, su quello che è il lavoro
svolto negli ultimi anni. Ha difeso fino alla conclusione
del Consiglio le idee e i tentativi che il Comune mette in
atto per dare un nuovo volto alla città. Ma inutile dirlo,
per i lavoratori non c'è futuro senza la raffineria.
Nonostante l'ordine del giorno si sia spostato verso le
problematiche legate all'Api, i lavoratori non hanno potuto
fare a meno di contestare molte delle linee guida che
disegnano il nuovo piano regolatore. Lo hanno definito
inattuabile, e riferendosi al progetto di Bohigas
«faraonico». La realtà è che la città non crede ai
cambiamenti, ed ha paura dei cosiddetti periodi morti,
quelli tra un'eventuale dismissione dell'impianto e quello
della realizzazione di una diversa prospettiva, soprattutto
lavorativa. Non sono bastate le parole lusinghiere, nei
confronti del progetto Bohigas, dell'assessore provinciale
Patrizia Casagrande e quelle del presidente dell'autorità
portuale, Alessandro Pavlidi. Ma al contrario è bastata la
paventata apertura di un confronto con il Comune a
rasserenare un pochino gli animi.
La chiusura della
raffineria scatena l'esasperazione
FALCONARA — Quello di martedì
sarà sicuramente un Consiglio comunale che passerà alla
storia. Una pagina di conflitto cittadino incancellabile.
Innanzitutto perché straordinariamente la seduta del
Consiglio era aperta al pubblico, quindi a tutta la
cittadinanza e agli Enti interessati, secondariamente perché
è iniziato nel peggiore dei modi. Con una rissa. Difficile
descrivere sinteticamente l'esasperazione mostrata dai
lavoratori che distribuiti in due gruppi da circa 50 persone
hanno atteso l'arrivo del primo cittadino ai due ingressi
del centro comunale di via Roma. Il loro sit-in era
cominciato già nel pomeriggio: una manifestazione
silenziosa, seppur incisiva, come per risparmiare le forze
prima dell'arrivo del sindaco. Gli agenti di polizia
municipale, con in testa il comandante Romolo Cipolleti e
l'assessore Francesco Terranova, erano distribuiti
omogeneamente all'incrocio tra via Bixio e via Roma. Forze,
queste, non sufficienti a placare gli stati d'animo degli
oltre 100 lavoratori pronti a difendere la loro busta paga e
quindi il futuro di tante famiglie. Carletti accompagnato
dal dirigente dell'ufficio Ambiente, Paolo Angeloni, dal
presidente del Cam, Gianni Marescia, dal dirigente del
settore Urbanistica, Furio Durpetti è stato accolto dalla
folla con fischi e insulti che spesso hanno superato la
decenza e quindi la normale tolleranza. Il sindaco non si è
curato inizialmente delle accuse, che gli venivano rivolte e
continuava imperterrito a camminare verso l'entrata del
centro comunale. E' stato aggirato, circuito da alcuni
lavoratori che chiedevano spiegazioni sulla incompatibilità
dichiarata all'Api. Tra i tanti operai e sindacalisti
spiccava il volto di Andrea Giannoni, l'operaio rimasto
coinvolto nell'ultimo incidente alla raffineria, che si è
rivolto al sindaco in difesa dell'industria petrolifera.
Angeloni nella mischia è stato colpito con due calci alle
gambe e lo stesso Marescia è stato preso di mira da urla e
spintoni. E intanto l'assessore Terranova copriva con la sua
figura quella del primo cittadino proprio per difenderlo da
quelle mani che nella mischia si muovevano all'impazzata.
Nel frattempo l'arrivo dei carabinieri. A piccoli passi lo
staff del Comune è riuscito a raggiungere l'interno della
sala ma critiche e polemiche sono proseguite tanto da
interrompere diverse volte la relazione del progetto
preliminare urbanistico. A Carletti è stato rimproverato
l'impiego — secondo loro eccessivo — di risorse
nell'acquisto di immobili, e il compenso ai due architetti
spagnoli per la stesura della bozza preliminare. E se la
conversazione tra sindaco e lavoratori nel corso delle oltre
tre ore di Consiglio si è piano piano attenuato un'altro
scorcio di insulti si è assistito tra il capogruppo dei Ds
Giancarlo Scortichini e il coordinatore di Forza Italia e
Alleanza nazionale, Amos Benni. Parole pesanti, sulle
reciproche posizioni rispetto al progetto commissionato
dall'amministrazione. Il prossimo confronto si terrà il 5
febbraio.
Il relitto della «Nicole»
ripescato entro l'estate
ANCONA — Passata l'emergenza
ora è il momento di decidere cosa fare della nave Nicole,
affondata al largo di Numana. La catastrofe ambientale,
fortunatamente è stata evitata: nella notte tra martedì e
mercoledì è stata completata l'operazione di recupero del
gasolio, aspirato e trasferito a riva con un natante. Anche
in superficie non c'è più traccia di quello fuoriuscito, in
gran parte evaporato. Ieri mattina è avvenuta la
ricognizione esterna del relitto, adagiato su un fondale di
12 metri, da parte dei sommozzatori della guardia costiera
giunti da San Benedetto del Tronto. Nel frattempo il
comandante della Capitaneria di porto, Agostino Izzo, ha
emanato un provvedimento ingiuntivo a carico della società
proprietaria del mercantile perché provveda alla sua
rimozione. Nel caso che ciò non avvenisse si procederà
d'ufficio con spese a carico del proprietario. Intanto i 14
membri dell'equipaggio hanno chiesto di fare rientro in
Ucraina. Attualmente si trovano a disposizione della Procura
in un hotel cittadino. Il relitto potrebbe essere recuperato
prima dell'inizio della prossima stagione turistica estiva.
L'assicurazione è arrivata ieri dal viceministro per le
Infrastrutture e i Trasporti, Mario Tassone, direttamente
allo stesso Izzo. A Numana intanto ci si interroga sul
«futuro» della nave: meglio lasciarla lì dov'è o farla
portare via? Capitaneria di porto e Comune sarebbero più
orientati per la seconda soluzione. Il sindaco Balducci
stamane firmerà una lettera indirizzata al ministero
dell'Ambiente e della Marina Mercantile per chiedere la
rimozione del relitto. Nella località della Riviera del
Conero si ritiene che «le acque incontaminate della Riviera
mal si addicano con un relitto arrugginito a poche miglia
sottocosta». Anche sul fronte dei bagnini c'è chi ritiene
che «il relitto è un rischio per la navigazione, un
ferrovecchio che sarà coperto dal fango. Sarebbe meglio
sbarazzarsene al più presto. E' troppo in superficie. Ci
sono uno o due metri sopra la coperta». Ma sulla questione
non c'è unanimità di vedute. I rappresentanti dei sub e dei
pescatori vedono diversamente le sorti della Nicole. Al
Circolo Sub Monteconero, ritengono assurda la rimozione,
stabilito che il relitto non è dannoso, e ricordano che in
tutto il mondo si utilizzano proprio queste carcasse per il
ripopolamento ittico. «Noi che per caso abbiamo avuto
l'opportunità di un reef lungo 100 metri, gratis, che frange
anche le onde a difesa della costa — spiega Marco Giuliano
—, e che può essere un'ulteriore attrattiva turistica per i
sub cosa facciamo? Non la sfruttiamo. Inoltre non è un
pericolo per la navigazione, con alcuni interventi di
segnalazione. Le operazioni di recupero sarebbero
costosissime, si parla di qualche miliardo. Il relitto ha 37
anni è una vera carretta del mare e potrebbe spezzarsi». Sul
ripopolamento ittico insiste anche Diego Schiavoni
presidente dell'Associazione Pescatori. «In più le vongolare
non si spingerebbero sotto costa». Anche Romano Cremonesi,
presidente del Porto, bagnino e albergatore sposa le tesi
della non-rimozione: «A conti fatti sono più i vantaggi che
gli svantaggi». |
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CORRIERE ADRIATICO |
Ricollegare
la città al mare
Dal porto
alla ferrovia, le proposte i Bohigas per riqualificare la
città
Non è
ancora un progetto vero e proprio, ma una proposta che parte
dalla constatazione di un'anomalia: Falconara è una città
sul mare ma senza un vero rapporto con esso. Come per la sua
Barcellona (con le ovvie e dovute proporzioni). l'architetto
catalano Oriol Bohigas, chiamato dall'amministrazione
comunale a pensare una riqualificazione urbana, si è fatto
guidare dall'idea di “realizzare un'apertura della città
verso il mare”. ”Nei fatti - ha spiegato durante il
consiglio comunale di martedì sera - si tratta di ipotizzare
la costruzione di un pezzo di città nuova che si armonizzi
cori l'abitato di Villanova e si colleghi, attraverso un
articolato sistema di percorsi pedonali e viabilistici,
all'attuale centro”. A questo territorio ritrovato è
affidato il ruolo “di una nuova centralità urbana” con al
suo interno funzioni residenziali, commerciali, servizi, “da
vivere tutto l'anno”. Secondo Bohigas, le funzioni di
Falconara saranno peraltro accresciute dalla realizzazione
di un porto e di un importante tratto di lungomare. Il nuovo
assetto - ha proseguito Bohigas - sarà possibile solo in
conseguenza di una profonda ristrutturazione dell'impianto
ferroviario che oggi insiste su quella parte di città, in
quell'area tra l'altro potrà essere realizzata una nuova
stazione ferroviaria con zone per i parcheggi ed il
terziario”. Quanto all’attuale stazione, l'edificio potrà
diventare una sorta di “porta di accesso alla zona nuova ed
all'area portuale attraverso un parco urbano”. Una fascia
boschiva tra la raffineria Api ed il nuovo insediamento avrà
il compito di mitigare l'effetto visivo dei complesso
industriale rispetto a quanto si va progettando. In ogni
caso Oriol Bohigas, come ha più volte ribadito il sindaco
Carletti, "per adesso ci ha dato idee, proposte,
suggerimenti che vanno discussi ed approfonditi insieme a
tutta la città”. Nessuno degli interventi che hanno seguito
l’illustrazione di un unico disegno esplicativo e le
introduzioni di Furto Durpetti e Riccardo Picciafuoco ha
lasciato indifferente il foltissimo pubblico di un consiglio
comunale insolitamente vivace. Scontato l'entusiasmo (con
applausi a scena aperta), da parte dei dipendenti Api
presenti, per le esternazioni di Nunzio Proto il quale ha
ribadito che Falconara "non ha una vocazione marittima e
marinara, ma ormai soltanto industriale, per cui il pensiero
deve essere tutto per la conservazione dei posti di lavoro”.
“D'altronde - ha fatto notare il capogruppo di Chiari e
coerenti - nella situazione economica attuale come può la
città permettersi gli investimenti richiesti da un progetto
di tale portata?". Deluso nella sostanza Marcelli Flori (Rc)
che si aspettava qualcosa di diverso, in termini
progettuali. "Sono perplesso anche di fronte all'ipotesi del
porto turistico perché non so quanto sia un'esigenza reale
per Falconara". Ancora più circostanziate le osservazioni
del Verde Sergio Badiatetti convinto, prima di tutto, che il
confronto sulle linee generali dovesse essere preliminare e
non successivo all'affidamento dell'incarico. “Abbiamo fatto
il percorso inverso e i dubbi sono tanti, uno fra tutti, il
progetto di costruzioni a mare è supportato da uno studio
meteo-marino?”. A nome di Forza Italia e di Alleanza
Nazionale, Amos Benni ha protestato per il modo in cui è
stata gestita tutta l'operazione visto che i consiglieri
hanno avuto in mano due relazioni preliminari solo ad
apertura della seduta. Al sindaco l'assessore provinciale
all'Urbanistica Patrizia Casagrande ha riconosciuto "il
coraggio del confronto nonostante la situazione tesa" ed ai
progettisti la capacità di presentare alla "nostra
attenzione lo spaccato di una città che non conoscevamo e
per la quale ci sono davvero prospettive nuove”. Della
necessità di un confronto, magari aspro, ha parlato, infine,
il presidente dell'Autorità portuale Alessandro Pavlidi che
ha ricordato la sua esperienza nel momento dell'approvazione
del nuovo Piano regolatore per il porto di Ancona.
Spintoni e
liti, poi il dialogo
Dopo la
contestazione il sindaco accetta l’invito per un’assemblea
all’Api
Cominciata
nel pomeriggio di martedì con un picchetto davanti al centro
sociale di via Roma dove si sarebbe dovuto svolgere il
consiglio comunale, la contestazione messa in atto dai
dipendenti dell'Api è proseguita fino a notte fonda ed ha
scandito ogni momento dell'incontro organizzato per
presentare alla città le idee di Oriol Bohigas. Arrivati in
forze, i lavoratori della raffineria hanno polemizzato in
modo aspro e verbalmente pesante, con l'amministrazione
comunale e con gli “spagnoli” (gli architetti catalani
Bohigas e Puighdomeneq) accusati di non avere pensato, nel
loro studio, a chi lavora nelle aree industriali. Una
situazione tesissima che ha convinto ad esempio l'architetto
Riccardo Picciafuoco, il coordinatore del progetto del nuovo
Prg di Falconara, a stralciare dalla sua relazione
introduttiva poche righe che avrebbero forse acceso i toni
della discussione, quelle sulla "riconversione produttiva
dell'Api, in coerenza e conformità con il Piano territoriale
di coordinamento della Provincia". A nulla però sono serviti
i tentativi di smorzare la discussione perché con voce
alterata i dipendenti hanno commentato ogni passaggio della
presentazione e dei successivi interventi tanto da scatenare
l'ira del sindaco Carletti che li ha accusati di "criticare
senza ascoltare" e di “fare solo demagogia". L'esasperazione
si è calmata solo quando è stata data la parola ad un
rappresentante della Rsu dell'Api, che ha posto due sole
domande: "Quali sono i tempi per questo progetto e il
sindaco è disponibile a parlare di convivenza fra città e
impianto industriale”. "Non si può prescindere dai
lavoratori – ha ammesso il primo cittadino - e le soluzioni
si possono trovare solo sedendo tutti insieme attorno ad un
tavolo di concertazione". Una chiusura che alla fine sembra
aver riaperto il dialogo soprattutto perché Carletti ha
annunciato ufficialmente la sua disponibilità a partecipare
all'assemblea dei lavoratori convocata per il prossimo 5
febbraio
Mostrando i
muscoli non si trovano intese
(di Giancarlo Carletti)
E'
evidente, c'è il rammarico di un'occasione perduta ovvero
quella di aver utilizzato una seduta consiliare aperta
dedicata ad argomenti complessi e delicati per la città. Ci
si doveva confrontare con la riprogettazione di un'area da
recuperare a mare, l'attuale scalo merci di Villanova. La
volontà di dare un futuro credibile ad una città
impietosamente assoggettata ad un ruolo miseramente passivo
nei confronti di una rilevante ma pesante realtà industriale
che non può oggettivamente rappresentare la sola
l'alternativa verso il futuro. A chi giova dar luogo a
manifestazioni non mantenute nella sfera del confronto
sereno e civile? Affrontare gli argomenti con i muscoli non
basta e con slogan scadenti non paga mai, solo dal
ragionamento si ottengono apprezzabili risultati. Tuttavia
questo è stato superato e la riunione ha avuto comunque una
sua conclusione. Eppure il consiglio comunale ha espresso -
grazie alla presenza massiccia dì qualificate forze del
mondo economico, professionale, politico, sindacale e dei
Comuni limitrofi - non solo un'atmosfera vivace e
surriscaldata ma, grazie alla passione civile e politica un
alto tasso di interesse che oggi Falconara Marittima
rappresenta da protagonista nell’intera area nord. Ho voluto
accettare la contestazione, anche se non sempre composta,
per prendere spunto dalla stessa per difendere tenacemente,
e con argomentazioni le scelte. Per richiamare inoltre i
lavoratori a presentare la protesta secondo forme di
rappresentanza sindacale che possano produrre il dialogo,
evitando di conseguenza grida scomposte, forse non
controllabili, sicuramente dovute ad una non corretta
conoscenza delle posizioni che l'amministrazione comunale ha
assunto nei confronti della raffineria Api. Infatti è stato
apprezzabile l'intervento finale, del rappresentante di
Cgil-Cisl-Cil che ha voluto proporre una posizione del
sindacato che io stesso avevo richiamato nel mio intervento.
Come altrettanto qualificante a supporto di quanto auspicato
dalla Giunta comunale di Falconara Marittima è arrivato
puntuale ed illuminato l'intervento del presidente
dell'Autorità portuale Alessandro Pavlidi che ha confortato
le tesi di una reale possibilità e necessità di
realizzazione del progetto Bohigas sull'area a mare
riportando la discussione su quanto il consiglio comunale si
era prefissato riportando i riflettori su una Falconara del
futuro che vuole riprendere la sua vocazione turistica e
commerciale.
Duello
sull’Api, l’atto finale
A giugno si
decide il destino della raffineria
FALCONARA -
Le cisterne della raffineria. E' lo scenario che appare a
chiunque arrivi a Falconara. Come se a quei giganti
cilindrici protesi verso l'alto fosse affidato il compito di
fare gli onori di casa. Il crogiolo di infrastrutture
aggrovigliate attorno all’Api - Flamina e statale 16,
aeroporto, ferrovia che attraversa il petrolchimico in una
sorta di tunnel degli orrori - è il riflesso di una
intricata matassa politica ad oggi difficile da dipanare. Lì
batte il cuore di Falconara e di tutto il territorio che si
estende a nord del porto di Ancona. Non solo
metaforicamènte. Quei battiti vanno al ritmo della
palpitazione di chi abita tutt’attorno, accelerato fino alla
tachicardia dal 25 agosto del'99 quando un'esplosione
svegliò Falconara all'alba gettandola nell'incubo della
paura. E tolse la vita a due operai. Fu un ulteriore stretta
al nodo gordiano della compatibilità ambientale della
raffineria. Una realtà produttiva troppo importante per
poterla cancellare con un disinvolto colpo di spugna. Oltre
450 dipendenti interni, altri mille e passa impeqnati
nell'indotto. Un imprescindibile punto di riferimento nel
panorama industriale nazionale, baricentro della fornitura
del petrolio in Adriatico e colosso nella produzione di
energia elettrica. Epperò c'è l'altra accia della medaglia,
quella che mette in primo piano la sicurezza. Attorno al
tormentato rapporto tra città e Api si gioca una partita a
scacchi tra azienda, istituzioni, società civile. Da una
parte la raffineria e i sindacati chiedono la prosecuzione
dell'attività produttiva impegnandosi, nel rispetto delle
competenze, a lavorare per garantire il rispetto delle norme
di sicurezza e di creare le condizioni per ridurre al
massimo i rischi per l'ambiente e per la salute dei
cittadini. Dalla parte opposta c'è il Comune che con un
pressing asfissiante tenta di subordinare il placet alla
sopravvivenza della raffineri a alla messa in atto di
condizioni che permettano di renderne coniugabile la
presenza con il futuro sviluppo della città. In mezzo la
Regione. Alla quale le leggi Bassanini e il trasferimento di
competenze agli enti locali affidano l’ ultima parola sul
rinnovo della concessione. La scadenza è prevista per il
marzo del 2008. La raffineria nel '98, sull'abbrivio del
progetto sicurezza - imperniato sull’impianto di
cogenerazione che lavora gli scarti di lavorazione e
permette di ridurre le emissioni nell'ambiente - aveva
chiesto al ministero dell'Industria la proroga ventennale.
Chiusa quella strada dopo il ricorso presentato, e vinto, da
Comune Regione che erano state bypassate dall'iter
seguito dalla raffineria, l'Api ha bussato nel maggio dello
scorso anno alla porta di via Gentile da Fabriano. La
Regione deve decidere entro il 15 giugno. Allora si
conoscerà il destino dell'Api e della città.
Amagliani:
“Nessun pregiudizio”
L’assessore
indica il percorso: “C’è il tavolo istituzionale”
ANCONA -
"Da parte nostra non c'è nessuna pregiudiziale né alcuna
posizione precostituita, proseguiremo sul percorso
individuato". L’assessore all'ambiente Marco Amagliani
sottolinea la terzietà della Regione, chiamata in qualche
modo a ricoprire il ruolo da arbitro nella delicata partita
del rinnovo della concessione all’Api. La recente sentenza
del Consiglio di Stato ha di fatto ribadito, fa notare
Amagliani, che “Comune e Regione avevano ragione ad
impugnare il decreto del ministro dell'industria - che aveva
in prima battuta concesso il rinnovo della concessione, poi
cancellato dalle sentenze del Tar prima e del Consiglio di
Stato poi - e che la competenza è della Regione". Il 23
dicembre scorso la giunta regionale ha approvato la delibera
di indirizzo che stabilisce tempi e procedure, ed ha
indicato nel prossimo giugno la data entro cui dovrà essere
presa una decisione. In questi mesi verrà passata al
setaccio tutta la documentazione raccolta. Sarà un iter
tortuoso, scandito anche da momenti di confronto. “Il tavolo
di concertazione in piedi da due anni, al quale sono seduti
oltre ai soggetti istituzionali anche le forze economiche e
sociali e l'azienda, riprenderà vita il 17 febbraio” ricorda
l'assessore. Dopo questo passaggio lo sguardo sarà rivolto
al tavolo istituzionale previsto dall'intesa del 5 novembre.
“Lì - conclude Amagliani - si avvierà ufficialmente il
percorso che da qui a cinque mesi ci porterà a risolvere la
questione del rinnovo della concessione".
Il sindaco
Carletti pone le condizioni
“Deve
essere compatibile con il Prg”
FALCONARA –
Un “no” perentorio sbattuto in faccia all'Api. Il parere
negativo espresso dalla giunta comunale di Falconara in
relazione al rinnovo della concessione della raffineria non
è una bocciatura definitiva, ma un segnale chiaro e
inequivocabile. Che manco a dirlo ha sollevato un nugolo di
polemiche e botta e risposta, e ha arroventato il dibattito
sul panorama politico e sociale. C'è un punto fermo alla
base della presa di posizione dell'amministrazione che - ha
ripetutamente sottolineato il sindaco in una lettera aperta
ai cittadini e in vari interventi sulla stampa – intendeva
“sollevare una questione morale”. La permanenza dell'Api
dipenderà dalla compatibilità con lo sviluppo di Falconara,
in particolare dell'area a nord sulla spinta del comparto
turistico-terziario. Va da sé che il futuro della raffineria
è legato a doppio nodo con le linee strategiche indicate dal
piano regolatore ancora in fase di gestazione, e con gli
indirizzi del progetto che l'architetto catalano Bohigas ha
ritagliato su misura per Falconara. "La struttura - ha
spiegato in,termini concreti Carletti - si inserisce in un
contesto che ha le sue esigenze e le sue caratteristiche e
deve essere compatibile con quello”. Insomma il sì al
proseguimento dell’attività produttiva dell'Api arriverà dal
Comune solo se ci saranno le condizioni necessarie a
tutelare la qualità dell'ambiente e la crescita complessiva
della città. Il sindaco vuol fare tesoro della storia più o
meno recente. "Non si devono riproporre gli errori del
passato - ha fatto notare Carletti - che hanno causato il
degrado del territorio e l'inquinamento atmosferico”. E ha
lanciato un invito alla trasparenza e alla chiarezza.
"Quando sono coinvolti interessi di questa portata è bene
discutere con tutti nel modo più ampio possibile”
L’azienda si impegna
“Contribuiremo alla tutela della sicurezza”
FALCONARA
-"La raffineria non rappresenta una alternativa o un
elemento di contrapposizione alla valorizzazione della
città, ma un valore aggiunto. Per questo abbiamo sempre
operato e intendiamo continuare ad operare, portando il
nostro contributo sul territorio sotto l’aspetto
tecnologico, economico e sociale, nella tutela della
sicurezza e nel rispetto dell'ambiente". L’azienda
sintetizza così la propria posizione allo stato dei fatti. E
illustra la strada fatta e la prossima tappa sulla via della
qualità e della sicurezza. "Le certificazioni Ohsas 2001 e
Iso 14001, rispettivamente su sicurezza e ambiente, la
valutazione positiva data dal Comitato tecnico regionale al
nostro rapporto di sicurezza e tutti i miglioramenti operati
nel tempo a livello di impianti e strutture - si sottolinea
- rappresentano garanzie importanti a favore della
compatibilità con il territorio". Poi uno sguardo al futuro.
“Il prossimo obiettivo è la certificazione Emas, nella
consapevolezza di avere una responsabilità sociale nei
confronti della collettività di cui siamo parte". Api
raffineria si apre inoltre al dialogo, sostenendo di
guardare con favore al tavolo di concertazione che intende
istituire la Regione, "affinché possa essere affrontata in
maniera razionale, con tutte le parti interessate, la
questione del rinnovo della concessione, per il quale
abbiamo presentato richiesta in maggio".
La Cisl:
“Convivenza possibile”
I sindacati
in lotta per la permanenza. Mastrovincenzo: “Purché si
investa sull’ambiente”
ANCONA –
L’azienda può convivere con la città. Questa certezza è
l'arma con cui i sindacati lottano per il mantenimento della
raffineria a Falconara. Animati prima di tutto, spiega
Stefano Mastrovincenzo, segretario generale della CisI
provinciale, “da motivi di occupazione, considerato che
oltre duemila persone tra dipendenti diretti,
autotrasportatori e lavoratori al porto collegati
all'attività dell'Api, sono legati alla raffineria”. Non
solo la difesa dei posti di lavoro. Da non sottovalutare la
salvaguardia dell’importante produzione di elettricità della
nuova centrale e ovviamente la fornitura di petrolio”.
Mastrovincenzo sottolinea anche “il risanamento in corso,
con il miglioramento sul fronte delle emissioni, la bonifica
del sottosuolo, e lo stretto controllo da parte dei vari
organismi preposti". I sindacati danno atto all'azienda di
aver fatto passi in avanti e chiedono "un forte impegno
perché sempre più investa nell’ambiente e nella
riqualificazione del sito”. Molta strada è stata fatta sul
fronte della sicurezza anche dai lavoratori. “C'è un
'attenzione maggiore da parte di tutti, assicura
Mastrovincenzo. I sindacati rivendicano un posto al tavolo
del confronto. "Vogliamo la concertazione, il sindaco ha
dato la disponibilità a discutere di questa materia con noi
e con le altre istituzioni, chiediamo voce in capitolo per
contribuire a comporre il mosaico e arrivare al rinnovo
della concessione e all'affermazione della compatibilità
dell'Api con il territorio” |
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