Le
responsabilità della Regione
A margine del corretto operato
della magistratura una serie di mancati adempimenti
Priolo - Alla base del caso
giudiziario Enichem ci sarebbe l'ormai famigerata vicenda
del mancato avvio del Piano di Risanamento ambientale. Una
vicenda da cui emergerebbero, per Enichem delle
responsabilità sulle quali la Procura della repubblica di
Siracusa ha fondato i capi d'accusa, ma anche
responsabilità, apparentemente, solo amministrative che
riguardano la Regione siciliana, e che soltanto di riflesso,
interessano la Provincia regionale di Siracusa. Del perché
del mancato avvio (ora, però, grazie al prefetto di Siracusa
Francesco Alecci, qualcosa comincia a muoversi) del Piano di
risanamento ambientale, in questi anni, se lo sono chiesti
un po' tutti, dalle istituzioni, ai sindacati, alla gente
comune, soltanto che mentre per alcuni si è trattato di
semplice lungaggine burocratica, per altri si sarebbe
trattato del solito «accomodamento», per evitare che la
complessità degli accertamenti di carattere ambientale,
imposti dallo stesso Piano, attraverso delle schede, che
vedevano impegnati, chimici e fisici, la maggior prate da
assumere ex novo, potesse arrecare, in un certo qual modo,
disturbo a certi equilibri. Nel caso dell'Enichem Priolo,
nel 1995, veniva avviata la scheda, che rientrava nel
«Risanamento», contrassegnata con il codice I1-6/C, proposta
dalla stessa Enichem e che riguardava «Programmi di studio e
sperimentazione di tecniche per le innocuizzazioni del
fanghi mercuriosi», dal cui risultato dipendeva la
riconversione, o meno, dell'impianto di Cloro-Soda (scheda
D2-3/C spesa 350 miliardi di lire) con la sostituzione delle
celle a mercurio con quelle a membrana. Inoltre, con questa
scheda i rifiuti mercuriosi venivano declassificati da
«tossici e nocivi» a «speciali», procurando un notevole
risparmio nei costi di smaltimento. Di contro, però non
partivano le schede I2-1/C, I2-2/C, I2-4/C, che, su
finanziamento della Regione siciliana, e che doveva essere
prelevato da quei 100 miliardi di lire, erano state affidate
alla Provincia regionale di Siracusa. E queste schede
dovevano essere complementari a quella dell'Enichem, perché
lo studio di innocuizzazione dei fanghi mercuriosi, «sarebbe
stato immediatamente sospeso qualora avesse mostrato impatti
sulle componenti ambientali di non trascurabile entità».
Buon senso avrebbe voluto che la stessa Enichem non facesse
partire la sua scheda in assenza di quelle della Provincia.
Però l'Enichem, e nessuno è intervenuto per impedirglielo,
ha portato avanti il progetto di inertizzazione dei fanghi
mercuriosi, in assenza dei controllori previsti dalle tre
schede provinciali. Questo caso anomalo, complice, la
vicenda del «mare rosso» venne attenzionato dalla Procura di
Siracusa che affidò a dei propri esperti il compito che
doveva essere svolto dai tecnici delle tre schede del Piano
di risanamento. Questi esperti, infatti, avrebbero chiarito
che quella inertizzazione dei fanghi mercuriosi, mostrava un
impatto di notevole gravità sulle componenti ambientali.
Solo che, in questo caso, sono scattate delle responsabilità
penali. |