RASSEGNA STAMPA 27.01.2003

 

LA SICILIA
Le responsabilità della Regione

A margine del corretto operato della magistratura una serie di mancati adempimenti

Priolo - Alla base del caso giudiziario Enichem ci sarebbe l'ormai famigerata vicenda del mancato avvio del Piano di Risanamento ambientale. Una vicenda da cui emergerebbero, per Enichem delle responsabilità sulle quali la Procura della repubblica di Siracusa ha fondato i capi d'accusa, ma anche responsabilità, apparentemente, solo amministrative che riguardano la Regione siciliana, e che soltanto di riflesso, interessano la Provincia regionale di Siracusa. Del perché del mancato avvio (ora, però, grazie al prefetto di Siracusa Francesco Alecci, qualcosa comincia a muoversi) del Piano di risanamento ambientale, in questi anni, se lo sono chiesti un po' tutti, dalle istituzioni, ai sindacati, alla gente comune, soltanto che mentre per alcuni si è trattato di semplice lungaggine burocratica, per altri si sarebbe trattato del solito «accomodamento», per evitare che la complessità degli accertamenti di carattere ambientale, imposti dallo stesso Piano, attraverso delle schede, che vedevano impegnati, chimici e fisici, la maggior prate da assumere ex novo, potesse arrecare, in un certo qual modo, disturbo a certi equilibri. Nel caso dell'Enichem Priolo, nel 1995, veniva avviata la scheda, che rientrava nel «Risanamento», contrassegnata con il codice I1-6/C, proposta dalla stessa Enichem e che riguardava «Programmi di studio e sperimentazione di tecniche per le innocuizzazioni del fanghi mercuriosi», dal cui risultato dipendeva la riconversione, o meno, dell'impianto di Cloro-Soda (scheda D2-3/C spesa 350 miliardi di lire) con la sostituzione delle celle a mercurio con quelle a membrana. Inoltre, con questa scheda i rifiuti mercuriosi venivano declassificati da «tossici e nocivi» a «speciali», procurando un notevole risparmio nei costi di smaltimento. Di contro, però non partivano le schede I2-1/C, I2-2/C, I2-4/C, che, su finanziamento della Regione siciliana, e che doveva essere prelevato da quei 100 miliardi di lire, erano state affidate alla Provincia regionale di Siracusa. E queste schede dovevano essere complementari a quella dell'Enichem, perché lo studio di innocuizzazione dei fanghi mercuriosi, «sarebbe stato immediatamente sospeso qualora avesse mostrato impatti sulle componenti ambientali di non trascurabile entità». Buon senso avrebbe voluto che la stessa Enichem non facesse partire la sua scheda in assenza di quelle della Provincia. Però l'Enichem, e nessuno è intervenuto per impedirglielo, ha portato avanti il progetto di inertizzazione dei fanghi mercuriosi, in assenza dei controllori previsti dalle tre schede provinciali. Questo caso anomalo, complice, la vicenda del «mare rosso» venne attenzionato dalla Procura di Siracusa che affidò a dei propri esperti il compito che doveva essere svolto dai tecnici delle tre schede del Piano di risanamento. Questi esperti, infatti, avrebbero chiarito che quella inertizzazione dei fanghi mercuriosi, mostrava un impatto di notevole gravità sulle componenti ambientali. Solo che, in questo caso, sono scattate delle responsabilità penali.

 
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