MESSAGGERO |
Emergenza
all’Api, Carletti ha inviato alle casalinghe la guida
dell’autodifesa
FALCONARA - Rinnovo della
concessione o no il sindaco Carletti non perde occasione per
promuovere la cultura della sicurezza nella sua città. Non
pago di aver consegnato tutte le famiglie residenti nel
Comune i pieghevoli illustrativi contenenti le norme
suggerite dall’Api e regole di autodifesa da adottare in
caso di incidenti, il sindaco ha fatto di più. Si è rivolto
anche alle associazioni delle Casalinghe impegnate di questi
tempi a combattere, guarda caso, proprio una battaglia
anti-incidenti: ma quelli domestici, da coprire con
un’assicurazione. Si capisce che Carletti punta a una
conoscenza più approfondita e diffusa dei comportamenti di
sicurezza. Una conoscenza che vada oltre gli stretti
obblighi di legge e sfrutti anche il porta a porta. Una
sorta di passa parola dell’emergenza. Frattanto è iniziato
il conto alla rovescia per il consiglio comunale aperto alla
città. Si presenta così l’appuntamento di martedì prossimo,
28 gennaio. Alle 21 è stata indetta l’assise in cui
l’architetto Oriol Bohigas relazionerà il suo progetto sulla
riqualificazione dell’area a nord di Falconara. In
particolare, il quartiere di Villanova con la spiaggetta e
gli scali merci. Questa sarà l’occasione per far conoscere
alle forze sociali, invitate all’evento, il punto di vista
del professionista. Sono in programma diverse presenze
importanti, come il Prefetto d’Ancona, la Provincia, la
Regione, Assindustria, i sindacati e i cittadini. Ad ogni
rappresentante verrà data la possibilità di esporre la
propria posizione. E’ previsto, quindi, un afflusso
consistente di persone, per questo il consiglio, solo per
martedì, è stato spostato dalla sala dei convegni di
Falconara Alta al nuovo centro comunale Più di via Roma. |
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IL RESTO DEL
CARLINO |
Bohigas
spiega il futuro della città
FALCONARA — Quello di martedì
sarà un consiglio comunale davvero speciale. L'architetto
spagnolo Oriol Bohigas (nella foto a sinistra) sarà infatti
presente alla riunione di tutti i rappresentanti politici.
Eccezionale sarà anche la sala che ospiterà l'importante
incontro: il consiglio comunale, che vede all'ordine del
giorno la presentazione della bozza del progetto preliminare
per la città di Falconara, si svolgerà alle 20.30 nel centro
comunale "Più" di via Roma. L'architetto incaricato
dall'amministrazione comunale per studiare nuove prospettive
edilizie per la città che ha ormai raggiunto i 30mila
abitanti, spiegherà ai cittadini che parteciperanno
all'incontro, le strategie messe a punto per creare una
nuova Falconara. Nuovi obiettivi, nuove soluzioni in grado
di alleggerire la città dagli attuali problemi: traffico e
quindi viabilità innanzitutto. L'incontro in notturna sarà
un'occasione per visionare i programmi sul reale futuro
della città e proprio per questo verrà illustrato un dossier
tecnico, un riepilogo di quelli che saranno gli obiettivi
per i prossimi anni. Opere e investimenti realizzati a lungo
termine che dovrebbero modificare sostanzialmente parte
della geografia strutturale della città. Bohigas in uno dei
suoi precedenti viaggi di ricognizione osservando la
raffineria Api dichiarò che in fondo non si trattava di una
struttura poi così malvagia, anzi ravvisò in tanto metallo
un'immagine futuristica che rendeva particolarmente unica la
città di Falconara. Carletti con questo incontro pubblico si
spoglia del ruolo di tecnico, lasciando in mano
all'architetto di fama mondiale la spiegazione dei primi
progetti per la riconversione di una parte del territorio.
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IL PICCOLO -
giornale di Trieste |
Corte dei conti: Trieste non
risana le aree inquinate
Severa requisitoria della
magistratura contabile in alcuni casi sulla mancata
applicazione della legge 426: troppo modesti i risultati
ottenuti
I siti sotto accusa vanno
dalla Ferriera all’ex Esso, dall’ex Aquila alle Noghere fino
a Zaule
ROMA - Tanti «aspetti
critici» nella gestione degli interventi di bonifica dei
siti inquinati, che finora hanno prodotto «risultati del
tutto modesti». Questo il rilievo principale della Corte dei
conti, che ha preso in esame il Programma nazionale del
ministero dell’Ambiente, previsto dalla legge 426 del ’98.
Tra gli «aspetti critici» denunciati dalla magistratura
contabile c’è il delicato problema della perimetrazione
delle aree inquinate. Un tema che tocca da vicino la
provincia di Trieste, dove da mesi si trascina una complessa
vicenda di definizione delle aree da risanare, che
nell’ultima versione ministeriale era alquanto ampliata
rispetto a una precedente ipotesi, ricomprendendo anche zone
dove non vi è alcuna certezza di inquinamento ma nelle
quali, al contrario, si sono insediate nuove aziende. Dei
diecimila siti inquinati a livello nazionale, ne sono stati
enucleati 49 da bonificare con priorità. Ma nonostante i
quattro anni trascorsi dalla legge - questo il rilievo della
magistratura contabile - «lo svolgimento del Programma si
trova ancora nella fase delle attività preliminari agli
interventi di bonifica e non è dato prevedere i tempi per la
conclusione delle opere». E’ stato infatti accertato che
sono stati perimetrati 29 siti su 49 e che pochi piani di
caratterizzazione e progetti di messa in sicurezza
d’emergenza sono stati approvati dalla Conferenza dei
servizi. In base all’ultima perimetrazione, inviata dal
ministero alla Regione Friuli Venezia Giulia nel gennaio
2002, i siti interessati dal provvedimento ricomprendono in
pratica tutta l’area di possibile sviluppo industriale della
provincia di Trieste: la Ferriera, il nuovo inceneritore,
l’ex Esso, le zone limitrofe al canale navigabile di Zaule,
l’intera zona dell’ex Aquila, la Valle delle Noghere nel
tratto in cui è sorto il pastificio Zara, e anche il tratto
di mare davanti a Porto San Rocco, così come il resto della
baia di Muggia. La proposta ha dato origine a un serrato
confronto tra tutti gli interlocutori - Regione, Ezit,
Associazione Industriali, Comuni di Trieste e Muggia - con
l’obiettivo di non disperdere finanziamenti e concentrare
l’intervento sui siti effettivamente inquinati, cercando di
risparmiare alle aziende insediate l’onere di dimostrare, a
proprie spese, di insistere su un terreno sano. I rilievi
della Corte dei Conti riguardano, innanzitutto, i ritardi
accumulati nell’attuazione del Programma. Soltanto tre
progetti, riguardanti il sito di Porto Marghera, sono stati
definitivamente approvati con decreto interministeriale. Ma
di questi solo uno, il progetto Enichem, ha avuto regolare
attuazione. E tra gli interventi ancora non approvati
«risultano quelli nei siti di Gela e Priolo, attualmente
oggetto d’indagine anche da parte della magistratura
ordinaria». Nel mirino, inoltre, la complessità delle
procedure di perimetrazione, causa di ulteriori ritardi,
nonché il costo stimato a carico dello Stato (50% delle
spese), ovvero 2.135,5 miliardi di vecchie lire, considerato
dalla Corte dei Conti frutto di «valutazione ipotetica e del
tutto provvisoria». |
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LA SICILIA |
Pozzi di
veleni interrati? Enichem.
Il magistrato verificherà se
la segnalazione ha fondamento
Siracusa. Il pubblico
ministero Maurizio Musco non ha confermato la notizia
dell'individuazione di dieci «pozzi», disseminati lungo il
litorale tra Siracusa, Marina di Melilli, Priolo e Magnisi,
nei quali, secondo le indiscrezioni, erano stati seppelliti
dei quantitativi di rifiuti tossici, provenienti dalla zona
industriale e non soltanto dall'Enichem. «Sinora la notizia
non ha trovato alcun riscontro, ma nei prossimi giorni ci
attiveremo per verificarla», ha dichiarato il magistrato che
si occupa dell'inchiesta sui rifiuti tossici smaltiti dallo
stabilimento Enichem di Priolo. Nella mattinata di ieri,
intanto, sono stati completati gli interrogatori dei
diciotto indagati colpiti dalle misure coercitive. Il Gip
Monica Marchionni ha sottoposto ad interrogatorio Marcello
Altavilla, 34 anni, e Salvatore Terrana, 48 anni, entrambi
in servizio presso il reparto «cloro soda», i quali, alla
presenza degli avvocati Ezechia Paolo Reale e Francesco
Favi, hanno respinto gli addebiti. Altavilla si è anche
meravigliato del provvedimento coercitivo emesso a suo
carico perché, ha spiegato, è stato assunto da Enichem l'uno
gennaio dello scorso anno. Il loro collega di reparto
Giuseppe Naselli, invece, si è avvalso della facoltà di non
rispondere. I difensori di tutti gli indagati hanno
preannunciato che entro domattina presenteranno nella
cancelleria del Tribunale del Riesame di Catania le istanze
tese ad ottenere la revoca delle misure coercitive emesse
dal Giudice per le indagini preliminari Monica Marchionni.
La richiesta già inoltrata nei giorni scorsi dal funzionario
della Provincia regionale di Siracusa, Alfio Caceci,
assistito dall'avvocato Ettore Randazzo, verrà esaminata dal
Tribunale del Riesame Unico, martedì della prossima
settimana. Al Tribunale del riesame si sta per rivolgere
anche l'ingegnere Luciano Adamo, nonostante l'attenuazione
della misura coercitiva da detenzione in carcere in quella
degli arresti domiciliari per la sua collaborazione fornita
agli inquirenti. Il difensore dell'indagato, avvocato
Consolo, ha precisato la posizione del suo cliente circa «le
presunte confessioni», contestando l'uso di termini come «ha
cantato» per ottenere il «premio» della scarcerazione. «A
parte l'utilizzo di espressioni di dubbio gusto, che
sembrano descriverlo come un «pentito» che ha «tradito» i
compagni, va rilevato che l'ingegnere Adamo nel suo
interrogatorio ha riferito ciò di cui era a conoscenza sulla
complessa problematica della gestione dei rifiuti, le sue
mansioni all'interno dell'azienda, fra cui non vi era quella
della tenuta dei registri dei rifiuti, e i rapporti di
dipendenza operativa rispetto ai dirigenti che prendevano le
effettive decisioni. Peraltro, era stato trasferito da poco
tempo all'ufficio ambiente, privo di qualsiasi potere
decisionale in ordine allo smaltimento dei rifiuti», precisa
nella sua nota il difensore dell'ingegnere Luciano Adamo. |
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LA GAZZETTA DEL
MEZZOGIORNO |
La priorità
è per Manfredonia, Brindisi, Taranto, Bari, Tito e Val
Basento
Il ministero dell'Ambiente
replica alle critiche: le lungaggini sono dovute alla
procedura «Siti da bonificare, risultati modesti» La Corte
dei Conti: ancora ai preliminari
ROMA Tanti «aspetti critici»
nella gestione degli interventi di bonifica dei siti
inquinati, che finora hanno prodotto «risultati del tutto
modesti». A denunciare ritardi ed inadempienze è la Corte
dei Conti, che ha preso in esame il Programma nazionale di
bonifica dei siti inquinati del ministero dell'Ambiente,
previsto dalla legge 426/1998. Dei 10.000 siti inquinati, ne
sono stati enucleati 49 da bonificare con priorità.
Nonostante i 4 anni trascorsi dalla legge, rileva la
magistratura contabile, «lo svolgimento del Programma si
trova ancora nella fase delle attività preliminari agli
interventi di bonifica e non è dato prevedere i tempi per la
conclusione delle opere». È stato infatti accertato che sono
stati perimetrati 29 siti su 49 e che pochi piani di
caratterizzazione e progetti di messa in sicurezza
d'emergenza sono stati approvati dalla Conferenza dei
servizi. Solo tre progetti, riguardanti il sito di Porto
Marghera, sono stati definitivamente approvati con decreto
interministeriale. Ma di questi, solo 1 (progetto Enichem)
ha avuto attuazione. E tra gli interventi ancora non
approvati, sottolinea la Corte dei Conti, «risultano anche
quelli riguardanti i siti di Gela e Priolo, attualmente
oggetto d' indagine anche dalla magistratura ordinaria».
Oltre al ritardo, la Corte ha evidenziato «vari altri
fattori negativi che hanno pesato sui risultati di gestione
quali la stratificazione e frammentazione di una normativa
d'emergenza, nonché le complessità procedurali inerenti alle
attività di individuazione, perimetrazione e messa in
sicurezza dei siti di interesse nazionale (causa,
soprattutto, il necessario coinvolgimento di numerosi enti
territoriali e di soggetti privati)». Tra i siti da
bonificare, alcune aree godono di priorità. Tra queste in
Puglia ci sono quelle di Manfredonia, Brindisi, Taranto e
Bari (ex Fibronit). In Basilicata ci sono invece le aree di
Tito e della Val Basento. «La bonifica dei siti inquinati è
una delle priorità ambientali dell'azione del ministro
Altero Matteoli». Così il ministero dell' Ambiente replica
alle critiche della Corte dei Conti. Appena 3 mesi dopo il
suo insediamento, per l' esattezza il 16 settembre del 2001,
ricorda il ministero, «Matteoli ha emanato infatti il Piano
nazionale delle bonifiche che ha interrotto 3 anni di stallo
su queste fronte. In questi 15 mesi, grazie anche ad una
riorganizzazione della struttura dirigenziale del servizio,
è stato dato un fortissimo impulso al programma di
bonifiche: sono state convocate infatti più di 100
conferenze dei servizi in tutta Italia per avviare la
bonifica dei siti maggiormente inquinati». Per siti come
Bagnoli, Sesto San Giovanni, Brindisi, Taranto, Manfredonia,
Piombino, Porto Marghera, Priolo, Gela, Balangero, Pitelli,
prosegue il ministero, è già operativo il decreto di
perimetrazione ed è in corso la caratterizzazione e la
predisposizione delle misure di emergenza. Le lungaggini
lamentate dalla Corte dei Conti, sottolinea, «sono dovute ad
una procedura che, per un'opera così significativa e che
incide profondamente nel tessuto del territorio, prevede
giustamente la consultazione di tutti gli enti territoriali
che al sito da bonificare sono interessati. Ma proprio per
semplificare tutto l'iter procedurale e per armonizzare la
normativa, come auspicato dalla stessa magistratura
contabile, il ministro ha varato una proposta di legge
delega, attualmente all'esame del Senato, che prevede
proprio un testo unico in questa materia». |
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GAZZETTA DI
MANTOVA |
L'Enichem fa
ricorso al Tar: scontro sui metodi di analisi
MANTOVA - Una corsa ad
ostacoli, un viaggio tra i veleni che nasconde insidie
ovunque, perfino sulla linea di partenza. E' quello che sta
succedendo anche a Mantova, come in quasi tutte le altre
aree d'Italia alle prese con siti inquinati da industrie
chimiche e con piani di bonifica complessi, dopo la
presentazione di un ricorso presentato dall'Enichem al Tar
di Brescia contro il protocollo di Asl, Arpa, Comune,
Provincia e Regione che stabilisce come analizzare i siti
inquinati. Una vera e propria battaglia sulle istruzioni per
l'uso: secondo l'Enichem l'inquinamento rilevato sulle
particelle di terriccio analizzate va suddiviso per una
quantità complessiva di terreno più ampia rispetto a quella
che i tecnici di Asl e Arpa considerano. Se passasse la
linea di interpretazione dell'Enichem i valori di
inquinamento rilevati finora andrebbero ridotti di un 20-30%
ed i piani di bonifica andrebbero praticamente ristudiati da
capo. L'assessore all'ambiente del Comune Assunta Putignano
però si mostra tranquilla: «Vediamo cosa deciderà il Tar
sull'interpretazione della legge che regola i protocolli, ma
posso dire fin d'ora che siamo molto fiduciosi. Secondo noi
l'interpretazione data dall'Enichem non ha fondamento e
comunque se anche si trattasse di una tattica per allungare
i tempi delle nostre indagini siamo convinti che non
funzionerà». Indagini che nel frattempo continuano e ora
sono estese anche alle falde sia sotto l'Enichem che sotto
la Ies. «E' un lavoro complesso e lungo - conclude la
Putignano - Ma l'esperienza che stiamo portando avanti, con
il Comune in prima linea nella lotta all'inquinamento è
quasi più unica che rara in tutta Italia». |
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IL MANIFESTO |
La bonifica
può attendere
Sono diecimila i siti
inquinanti sparsi per l'Italia ma neanche le «49 bonifiche
urgenti» vengono effettuate Matteoli sott'accusa La Corte
dei conti elenca ritardi e inadempienze del governo: non
spende neanche i soldi già stanziati. E il Wwf rincara la
dose: il ministro avalla finte bonifiche
L'Italia è il paese più
bello, eccetera, con oltre metà dei beni culturali esistenti
al mondo, eccetera, eccetera. Inoltre vi sono anche un po'
di siti inquinati: diecimila tanto per fare un numero. Di
questi diecimila siti riconosciuti, il programma nazionale
di bonifica previsto nella legge 426/1998 ne ha enucleati 49
«da bonificare con priorità». Verrebbe da pensare che gli
altri novemilanovecentocinquantuno sono siti inquinati
«protetti» che è meglio conservare così come sono, perché i
nostri nipoti li possano vedere. Sono stati anche stanziati
i quattrini necessari. E delle 49 bonifiche prioritarie si è
occupata la Corte dei conti che ha richiamato «i risultati
del tutto modesti», elencando i ritardi e le inadempienze.
In più di quattro anni «lo svolgimento del programma si
trova ancora nella fase di attività preliminari agli
interventi di bonifica e non è dato prevedere i tempi della
conclusione delle opere». Per una volta la critica della
corte dei conti è perfino blanda. Di 49 siti, solo 29 sono
stati perimetrati e solo un piccolo numero di piani ha
ricevuti l'approvazione della conferenza dei servizi. Ma c'è
di più. Solo tre progetti - che riguardano Porto Marghera -
hanno ottenuto il definitivo decreto ministeriale. Per
completare il conto, solo uno, a proposito di Enichem, ha
avuto attuazione. Diecimila, quarantanove, ventinove, tre,
uno. Questa piramide di indifferenza ai guasti ambientali,
corrisponde a un'altra piramide, anch'essa evidenziata dal
pronunciamento della magistratura contabile: «la palese
insufficienza di organico, sia amministrativo che tecnico:
rispetto alle 85 unità previste dalla pianta organica, solo
51 sono in servizio effettivo e soltanto nove vengono
impiegate a tempo pieno nell'esecuzione del Programma».
Ognuno dei nove tempi pieni in organico, dispone di cinque
siti e mezzo da bonificare. Si può quindi sbizzarrire e
saltare dall'uno all'altro, ma per quanto abili siano gli
addetti in organico è inevitabile che il Programma subisca
dei ritardi. La Corte parla anche di soldi. A spanne, se lo
stato intervenisse per il 50% nelle spese di riabilitazione
dei siti, la spesa sarebbe di 2.135 miliardi di vecchie
lire, ma questo «secondo una valutazione meramente ipotetica
e del tutto provvisoria, carente di riscontri obiettivi
sulla natura e sulla dimensione dell'inquinamento, nonché
sul numero dei soggetti insediati nei perimetri delle aree
inquinate. La corte inoltre ha anche modo di suggerire una
possibile causa di tanto ritardo e incompetenza: «complessa
e atipica è l'attribuzione al capo di gabinetto, quale
centro di responsabilità, degli stanziamenti affluiti sui
capitoli....». Il capo del capo di gabinetto è il ministro
Altero Matteoli. Si difende, assicurando di avere dato un
fortissimo impulso al programma di bonifiche, dopo avere
anche riorganizzato la struttura dirigenziale del servizio.
«Sono state convocate ... più di 100 conferenze dei servizi
in tutta Italia per avviare la bonifica dei siti
maggiormente inquinati». E cita 11 siti. Ed è un invito a
nozze per gli ambientalisti: «a detta del ministro -osserva
il Wwf - solo in 11 siti si sta operando e solo per portare
a termine gli studi di caratterizzazione e le misure
d'emergenza propedeutiche alle bonifiche». La Corte dei
conti ha del tutto ragione; ma occorre aggiungere che il
governo va in direzione opposta e sta «avallando finte
bonifiche». Non persegue, sostiene il Wwf, la difesa dei
diritti alla salute, all'ambiente e alla sicurezza, ma «la
prevalenza del tornaconto economico dei privati
sull'interesse pubblico». |
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