RASSEGNA STAMPA 24.01.2003

 

MESSAGGERO
Emergenza all’Api, Carletti ha inviato alle casalinghe la guida dell’autodifesa

FALCONARA - Rinnovo della concessione o no il sindaco Carletti non perde occasione per promuovere la cultura della sicurezza nella sua città. Non pago di aver consegnato tutte le famiglie residenti nel Comune i pieghevoli illustrativi contenenti le norme suggerite dall’Api e regole di autodifesa da adottare in caso di incidenti, il sindaco ha fatto di più. Si è rivolto anche alle associazioni delle Casalinghe impegnate di questi tempi a combattere, guarda caso, proprio una battaglia anti-incidenti: ma quelli domestici, da coprire con un’assicurazione. Si capisce che Carletti punta a una conoscenza più approfondita e diffusa dei comportamenti di sicurezza. Una conoscenza che vada oltre gli stretti obblighi di legge e sfrutti anche il porta a porta. Una sorta di passa parola dell’emergenza. Frattanto è iniziato il conto alla rovescia per il consiglio comunale aperto alla città. Si presenta così l’appuntamento di martedì prossimo, 28 gennaio. Alle 21 è stata indetta l’assise in cui l’architetto Oriol Bohigas relazionerà il suo progetto sulla riqualificazione dell’area a nord di Falconara. In particolare, il quartiere di Villanova con la spiaggetta e gli scali merci. Questa sarà l’occasione per far conoscere alle forze sociali, invitate all’evento, il punto di vista del professionista. Sono in programma diverse presenze importanti, come il Prefetto d’Ancona, la Provincia, la Regione, Assindustria, i sindacati e i cittadini. Ad ogni rappresentante verrà data la possibilità di esporre la propria posizione. E’ previsto, quindi, un afflusso consistente di persone, per questo il consiglio, solo per martedì, è stato spostato dalla sala dei convegni di Falconara Alta al nuovo centro comunale Più di via Roma.

 
IL RESTO DEL CARLINO
Bohigas spiega il futuro della città

FALCONARA — Quello di martedì sarà un consiglio comunale davvero speciale. L'architetto spagnolo Oriol Bohigas (nella foto a sinistra) sarà infatti presente alla riunione di tutti i rappresentanti politici. Eccezionale sarà anche la sala che ospiterà l'importante incontro: il consiglio comunale, che vede all'ordine del giorno la presentazione della bozza del progetto preliminare per la città di Falconara, si svolgerà alle 20.30 nel centro comunale "Più" di via Roma. L'architetto incaricato dall'amministrazione comunale per studiare nuove prospettive edilizie per la città che ha ormai raggiunto i 30mila abitanti, spiegherà ai cittadini che parteciperanno all'incontro, le strategie messe a punto per creare una nuova Falconara. Nuovi obiettivi, nuove soluzioni in grado di alleggerire la città dagli attuali problemi: traffico e quindi viabilità innanzitutto. L'incontro in notturna sarà un'occasione per visionare i programmi sul reale futuro della città e proprio per questo verrà illustrato un dossier tecnico, un riepilogo di quelli che saranno gli obiettivi per i prossimi anni. Opere e investimenti realizzati a lungo termine che dovrebbero modificare sostanzialmente parte della geografia strutturale della città. Bohigas in uno dei suoi precedenti viaggi di ricognizione osservando la raffineria Api dichiarò che in fondo non si trattava di una struttura poi così malvagia, anzi ravvisò in tanto metallo un'immagine futuristica che rendeva particolarmente unica la città di Falconara. Carletti con questo incontro pubblico si spoglia del ruolo di tecnico, lasciando in mano all'architetto di fama mondiale la spiegazione dei primi progetti per la riconversione di una parte del territorio.

 
IL PICCOLO - giornale di Trieste
Corte dei conti: Trieste non risana le aree inquinate

Severa requisitoria della magistratura contabile in alcuni casi sulla mancata applicazione della legge 426: troppo modesti i risultati ottenuti

I siti sotto accusa vanno dalla Ferriera all’ex Esso, dall’ex Aquila alle Noghere fino a Zaule

ROMA - Tanti «aspetti critici» nella gestione degli interventi di bonifica dei siti inquinati, che finora hanno prodotto «risultati del tutto modesti». Questo il rilievo principale della Corte dei conti, che ha preso in esame il Programma nazionale del ministero dell’Ambiente, previsto dalla legge 426 del ’98. Tra gli «aspetti critici» denunciati dalla magistratura contabile c’è il delicato problema della perimetrazione delle aree inquinate. Un tema che tocca da vicino la provincia di Trieste, dove da mesi si trascina una complessa vicenda di definizione delle aree da risanare, che nell’ultima versione ministeriale era alquanto ampliata rispetto a una precedente ipotesi, ricomprendendo anche zone dove non vi è alcuna certezza di inquinamento ma nelle quali, al contrario, si sono insediate nuove aziende. Dei diecimila siti inquinati a livello nazionale, ne sono stati enucleati 49 da bonificare con priorità. Ma nonostante i quattro anni trascorsi dalla legge - questo il rilievo della magistratura contabile - «lo svolgimento del Programma si trova ancora nella fase delle attività preliminari agli interventi di bonifica e non è dato prevedere i tempi per la conclusione delle opere». E’ stato infatti accertato che sono stati perimetrati 29 siti su 49 e che pochi piani di caratterizzazione e progetti di messa in sicurezza d’emergenza sono stati approvati dalla Conferenza dei servizi. In base all’ultima perimetrazione, inviata dal ministero alla Regione Friuli Venezia Giulia nel gennaio 2002, i siti interessati dal provvedimento ricomprendono in pratica tutta l’area di possibile sviluppo industriale della provincia di Trieste: la Ferriera, il nuovo inceneritore, l’ex Esso, le zone limitrofe al canale navigabile di Zaule, l’intera zona dell’ex Aquila, la Valle delle Noghere nel tratto in cui è sorto il pastificio Zara, e anche il tratto di mare davanti a Porto San Rocco, così come il resto della baia di Muggia. La proposta ha dato origine a un serrato confronto tra tutti gli interlocutori - Regione, Ezit, Associazione Industriali, Comuni di Trieste e Muggia - con l’obiettivo di non disperdere finanziamenti e concentrare l’intervento sui siti effettivamente inquinati, cercando di risparmiare alle aziende insediate l’onere di dimostrare, a proprie spese, di insistere su un terreno sano. I rilievi della Corte dei Conti riguardano, innanzitutto, i ritardi accumulati nell’attuazione del Programma. Soltanto tre progetti, riguardanti il sito di Porto Marghera, sono stati definitivamente approvati con decreto interministeriale. Ma di questi solo uno, il progetto Enichem, ha avuto regolare attuazione. E tra gli interventi ancora non approvati «risultano quelli nei siti di Gela e Priolo, attualmente oggetto d’indagine anche da parte della magistratura ordinaria». Nel mirino, inoltre, la complessità delle procedure di perimetrazione, causa di ulteriori ritardi, nonché il costo stimato a carico dello Stato (50% delle spese), ovvero 2.135,5 miliardi di vecchie lire, considerato dalla Corte dei Conti frutto di «valutazione ipotetica e del tutto provvisoria».

 
LA SICILIA
Pozzi di veleni interrati? Enichem.

Il magistrato verificherà se la segnalazione ha fondamento

Siracusa. Il pubblico ministero Maurizio Musco non ha confermato la notizia dell'individuazione di dieci «pozzi», disseminati lungo il litorale tra Siracusa, Marina di Melilli, Priolo e Magnisi, nei quali, secondo le indiscrezioni, erano stati seppelliti dei quantitativi di rifiuti tossici, provenienti dalla zona industriale e non soltanto dall'Enichem. «Sinora la notizia non ha trovato alcun riscontro, ma nei prossimi giorni ci attiveremo per verificarla», ha dichiarato il magistrato che si occupa dell'inchiesta sui rifiuti tossici smaltiti dallo stabilimento Enichem di Priolo. Nella mattinata di ieri, intanto, sono stati completati gli interrogatori dei diciotto indagati colpiti dalle misure coercitive. Il Gip Monica Marchionni ha sottoposto ad interrogatorio Marcello Altavilla, 34 anni, e Salvatore Terrana, 48 anni, entrambi in servizio presso il reparto «cloro soda», i quali, alla presenza degli avvocati Ezechia Paolo Reale e Francesco Favi, hanno respinto gli addebiti. Altavilla si è anche meravigliato del provvedimento coercitivo emesso a suo carico perché, ha spiegato, è stato assunto da Enichem l'uno gennaio dello scorso anno. Il loro collega di reparto Giuseppe Naselli, invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere. I difensori di tutti gli indagati hanno preannunciato che entro domattina presenteranno nella cancelleria del Tribunale del Riesame di Catania le istanze tese ad ottenere la revoca delle misure coercitive emesse dal Giudice per le indagini preliminari Monica Marchionni. La richiesta già inoltrata nei giorni scorsi dal funzionario della Provincia regionale di Siracusa, Alfio Caceci, assistito dall'avvocato Ettore Randazzo, verrà esaminata dal Tribunale del Riesame Unico, martedì della prossima settimana. Al Tribunale del riesame si sta per rivolgere anche l'ingegnere Luciano Adamo, nonostante l'attenuazione della misura coercitiva da detenzione in carcere in quella degli arresti domiciliari per la sua collaborazione fornita agli inquirenti. Il difensore dell'indagato, avvocato Consolo, ha precisato la posizione del suo cliente circa «le presunte confessioni», contestando l'uso di termini come «ha cantato» per ottenere il «premio» della scarcerazione. «A parte l'utilizzo di espressioni di dubbio gusto, che sembrano descriverlo come un «pentito» che ha «tradito» i compagni, va rilevato che l'ingegnere Adamo nel suo interrogatorio ha riferito ciò di cui era a conoscenza sulla complessa problematica della gestione dei rifiuti, le sue mansioni all'interno dell'azienda, fra cui non vi era quella della tenuta dei registri dei rifiuti, e i rapporti di dipendenza operativa rispetto ai dirigenti che prendevano le effettive decisioni. Peraltro, era stato trasferito da poco tempo all'ufficio ambiente, privo di qualsiasi potere decisionale in ordine allo smaltimento dei rifiuti», precisa nella sua nota il difensore dell'ingegnere Luciano Adamo.

 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
La priorità è per Manfredonia, Brindisi, Taranto, Bari, Tito e Val Basento

Il ministero dell'Ambiente replica alle critiche: le lungaggini sono dovute alla procedura «Siti da bonificare, risultati modesti» La Corte dei Conti: ancora ai preliminari

ROMA Tanti «aspetti critici» nella gestione degli interventi di bonifica dei siti inquinati, che finora hanno prodotto «risultati del tutto modesti». A denunciare ritardi ed inadempienze è la Corte dei Conti, che ha preso in esame il Programma nazionale di bonifica dei siti inquinati del ministero dell'Ambiente, previsto dalla legge 426/1998. Dei 10.000 siti inquinati, ne sono stati enucleati 49 da bonificare con priorità. Nonostante i 4 anni trascorsi dalla legge, rileva la magistratura contabile, «lo svolgimento del Programma si trova ancora nella fase delle attività preliminari agli interventi di bonifica e non è dato prevedere i tempi per la conclusione delle opere». È stato infatti accertato che sono stati perimetrati 29 siti su 49 e che pochi piani di caratterizzazione e progetti di messa in sicurezza d'emergenza sono stati approvati dalla Conferenza dei servizi. Solo tre progetti, riguardanti il sito di Porto Marghera, sono stati definitivamente approvati con decreto interministeriale. Ma di questi, solo 1 (progetto Enichem) ha avuto attuazione. E tra gli interventi ancora non approvati, sottolinea la Corte dei Conti, «risultano anche quelli riguardanti i siti di Gela e Priolo, attualmente oggetto d' indagine anche dalla magistratura ordinaria». Oltre al ritardo, la Corte ha evidenziato «vari altri fattori negativi che hanno pesato sui risultati di gestione quali la stratificazione e frammentazione di una normativa d'emergenza, nonché le complessità procedurali inerenti alle attività di individuazione, perimetrazione e messa in sicurezza dei siti di interesse nazionale (causa, soprattutto, il necessario coinvolgimento di numerosi enti territoriali e di soggetti privati)». Tra i siti da bonificare, alcune aree godono di priorità. Tra queste in Puglia ci sono quelle di Manfredonia, Brindisi, Taranto e Bari (ex Fibronit). In Basilicata ci sono invece le aree di Tito e della Val Basento. «La bonifica dei siti inquinati è una delle priorità ambientali dell'azione del ministro Altero Matteoli». Così il ministero dell' Ambiente replica alle critiche della Corte dei Conti. Appena 3 mesi dopo il suo insediamento, per l' esattezza il 16 settembre del 2001, ricorda il ministero, «Matteoli ha emanato infatti il Piano nazionale delle bonifiche che ha interrotto 3 anni di stallo su queste fronte. In questi 15 mesi, grazie anche ad una riorganizzazione della struttura dirigenziale del servizio, è stato dato un fortissimo impulso al programma di bonifiche: sono state convocate infatti più di 100 conferenze dei servizi in tutta Italia per avviare la bonifica dei siti maggiormente inquinati». Per siti come Bagnoli, Sesto San Giovanni, Brindisi, Taranto, Manfredonia, Piombino, Porto Marghera, Priolo, Gela, Balangero, Pitelli, prosegue il ministero, è già operativo il decreto di perimetrazione ed è in corso la caratterizzazione e la predisposizione delle misure di emergenza. Le lungaggini lamentate dalla Corte dei Conti, sottolinea, «sono dovute ad una procedura che, per un'opera così significativa e che incide profondamente nel tessuto del territorio, prevede giustamente la consultazione di tutti gli enti territoriali che al sito da bonificare sono interessati. Ma proprio per semplificare tutto l'iter procedurale e per armonizzare la normativa, come auspicato dalla stessa magistratura contabile, il ministro ha varato una proposta di legge delega, attualmente all'esame del Senato, che prevede proprio un testo unico in questa materia».

 
GAZZETTA DI MANTOVA
L'Enichem fa ricorso al Tar: scontro sui metodi di analisi

MANTOVA - Una corsa ad ostacoli, un viaggio tra i veleni che nasconde insidie ovunque, perfino sulla linea di partenza. E' quello che sta succedendo anche a Mantova, come in quasi tutte le altre aree d'Italia alle prese con siti inquinati da industrie chimiche e con piani di bonifica complessi, dopo la presentazione di un ricorso presentato dall'Enichem al Tar di Brescia contro il protocollo di Asl, Arpa, Comune, Provincia e Regione che stabilisce come analizzare i siti inquinati. Una vera e propria battaglia sulle istruzioni per l'uso: secondo l'Enichem l'inquinamento rilevato sulle particelle di terriccio analizzate va suddiviso per una quantità complessiva di terreno più ampia rispetto a quella che i tecnici di Asl e Arpa considerano. Se passasse la linea di interpretazione dell'Enichem i valori di inquinamento rilevati finora andrebbero ridotti di un 20-30% ed i piani di bonifica andrebbero praticamente ristudiati da capo. L'assessore all'ambiente del Comune Assunta Putignano però si mostra tranquilla: «Vediamo cosa deciderà il Tar sull'interpretazione della legge che regola i protocolli, ma posso dire fin d'ora che siamo molto fiduciosi. Secondo noi l'interpretazione data dall'Enichem non ha fondamento e comunque se anche si trattasse di una tattica per allungare i tempi delle nostre indagini siamo convinti che non funzionerà». Indagini che nel frattempo continuano e ora sono estese anche alle falde sia sotto l'Enichem che sotto la Ies. «E' un lavoro complesso e lungo - conclude la Putignano - Ma l'esperienza che stiamo portando avanti, con il Comune in prima linea nella lotta all'inquinamento è quasi più unica che rara in tutta Italia».

 
IL MANIFESTO
La bonifica può attendere

Sono diecimila i siti inquinanti sparsi per l'Italia ma neanche le «49 bonifiche urgenti» vengono effettuate Matteoli sott'accusa La Corte dei conti elenca ritardi e inadempienze del governo: non spende neanche i soldi già stanziati. E il Wwf rincara la dose: il ministro avalla finte bonifiche

L'Italia è il paese più bello, eccetera, con oltre metà dei beni culturali esistenti al mondo, eccetera, eccetera. Inoltre vi sono anche un po' di siti inquinati: diecimila tanto per fare un numero. Di questi diecimila siti riconosciuti, il programma nazionale di bonifica previsto nella legge 426/1998 ne ha enucleati 49 «da bonificare con priorità». Verrebbe da pensare che gli altri novemilanovecentocinquantuno sono siti inquinati «protetti» che è meglio conservare così come sono, perché i nostri nipoti li possano vedere. Sono stati anche stanziati i quattrini necessari. E delle 49 bonifiche prioritarie si è occupata la Corte dei conti che ha richiamato «i risultati del tutto modesti», elencando i ritardi e le inadempienze. In più di quattro anni «lo svolgimento del programma si trova ancora nella fase di attività preliminari agli interventi di bonifica e non è dato prevedere i tempi della conclusione delle opere». Per una volta la critica della corte dei conti è perfino blanda. Di 49 siti, solo 29 sono stati perimetrati e solo un piccolo numero di piani ha ricevuti l'approvazione della conferenza dei servizi. Ma c'è di più. Solo tre progetti - che riguardano Porto Marghera - hanno ottenuto il definitivo decreto ministeriale. Per completare il conto, solo uno, a proposito di Enichem, ha avuto attuazione. Diecimila, quarantanove, ventinove, tre, uno. Questa piramide di indifferenza ai guasti ambientali, corrisponde a un'altra piramide, anch'essa evidenziata dal pronunciamento della magistratura contabile: «la palese insufficienza di organico, sia amministrativo che tecnico: rispetto alle 85 unità previste dalla pianta organica, solo 51 sono in servizio effettivo e soltanto nove vengono impiegate a tempo pieno nell'esecuzione del Programma». Ognuno dei nove tempi pieni in organico, dispone di cinque siti e mezzo da bonificare. Si può quindi sbizzarrire e saltare dall'uno all'altro, ma per quanto abili siano gli addetti in organico è inevitabile che il Programma subisca dei ritardi. La Corte parla anche di soldi. A spanne, se lo stato intervenisse per il 50% nelle spese di riabilitazione dei siti, la spesa sarebbe di 2.135 miliardi di vecchie lire, ma questo «secondo una valutazione meramente ipotetica e del tutto provvisoria, carente di riscontri obiettivi sulla natura e sulla dimensione dell'inquinamento, nonché sul numero dei soggetti insediati nei perimetri delle aree inquinate. La corte inoltre ha anche modo di suggerire una possibile causa di tanto ritardo e incompetenza: «complessa e atipica è l'attribuzione al capo di gabinetto, quale centro di responsabilità, degli stanziamenti affluiti sui capitoli....». Il capo del capo di gabinetto è il ministro Altero Matteoli. Si difende, assicurando di avere dato un fortissimo impulso al programma di bonifiche, dopo avere anche riorganizzato la struttura dirigenziale del servizio. «Sono state convocate ... più di 100 conferenze dei servizi in tutta Italia per avviare la bonifica dei siti maggiormente inquinati». E cita 11 siti. Ed è un invito a nozze per gli ambientalisti: «a detta del ministro -osserva il Wwf - solo in 11 siti si sta operando e solo per portare a termine gli studi di caratterizzazione e le misure d'emergenza propedeutiche alle bonifiche». La Corte dei conti ha del tutto ragione; ma occorre aggiungere che il governo va in direzione opposta e sta «avallando finte bonifiche». Non persegue, sostiene il Wwf, la difesa dei diritti alla salute, all'ambiente e alla sicurezza, ma «la prevalenza del tornaconto economico dei privati sull'interesse pubblico».

 
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