MESSAGGERO |
Api: «Dov’è
finita la convenzione?»
ANCONA - L’Api, di nuovo
chiamata in causa da Carletti, non si sottrae al confronto e
ricorda le opere infrastrutturali realizzate per la città a
seguito di una convenzione sottoscritta nel 96, che ora non
si può rinnegare. «Siamo d’accordo con il sindaco Carletti –
si legge in una nota dell’azienda - quando afferma, parlando
di quanto prevede il Piano Regolatore di Falconara, che
l’avvio di qualsiasi progetto deve essere preceduto dai
necessari pareri e valutazioni. Ed è proprio questo il
percorso seguito dall’Api quando ha presentato il progetto
“Sicurezza Energia ed Ambiente" (Sea), del valore di oltre
900 milioni di euro, comprendente anche l’impianto Igcc, e
la richiesta anticipata di rinnovo della concessione,
conseguente all’approvazione del progetto. Nel 1994 è stato
autorizzato da parte dell’allora Ministero dell’Industria al
termine di un’istruttoria durata tre anni, che ha portato,
oltre alla valutazione dell’impatto ambientale (Via)
conclusasi con un giudizio positivo del Ministero
dell’Ambiente, all’acquisizione di numerosissimi pareri da
parte di autorità ed enti competenti. Tra questi anche il
parere dell’amministrazione di Falconara, che si espresse
favorevolmente, riconoscendo la compatibilità del progetto
Api proprio con il Piano Regolatore allora vigente». E qui
l’Api ricorda i contenuti della convenzione stretta con
l’amministrazione. «Il Comune ha sottoscritto con l’azienda
nel dicembre ’96, prima della costruzione dei nuovi
impianti, una convenzione, con la quale si regolamentavano i
rapporti tra Comune e Api per tutti i venti anni di
esercizio della raffineria previsti a partire dall’entrata
in esercizio dell’impianto Igcc. La convenzione prevedeva,
oltre ad obiettivi ambientali e di sicurezza, tutti
raggiunti, la realizzazione e risistemazione di opere
infrastrutturali nel Comune (parchi, scuole, palazzetto
dello sport e altro). Opere tutte realizzate, con un
finanziamento da parte di Api per un totale di oltre 3
milioni di euro». Per questo, ribadisce l’azienda, si è
proseguito l’impegno nel progetto Sea chiedendo
finanziamenti alle maggiori banche nazionali e
internazionali. «Una pianificazione territoriale da parte
dell’amministrazione – conclude - non può non tenere conto
dei pareri dati a suo tempo, della convenzione stipulata e
degli impegni di conseguenza assunti dall’azienda, nonché
del suo essenziale ruolo energetico. Operare diversamente
rischia non solo di minare la libertà di impresa, ma anche
di creare un clima di sfiducia da parte del sistema
imprenditoriale nazionale-internazionale, in relazione al
rischio di eventuali cambi di rotta». Intanto, ieri oltre
tre le ore che ci sono volute per il confronto tra i
sindacati di categoria, Femca Cisl, Uil Cem, Filcea Cgil, e
la Regione. Tema: la posizione dell’ente sul rinnovo della
concessione. Dai sindacati ancora nessun commento, se non
che «la Regione ha esposto la sua posizione, abbastanza
complessa, ci riserviamo di emettere una nota dopo
l’incontro con la Rsu e l’assemblea dei lavoratori». Dal
canto suo, l’assessore regionale all’ambiente, Marco
Amagliani (Rc), definisce la riunione un buon incontro. «I
sindacati, come ci attendevamo – ci spiega – hanno espresso
le loro preoccupazioni legate ai livelli occupazionali. Noi
abbiamo ribadito di non precludere alcuna soluzione e che
vogliamo iniziare a costruire insieme un percorso da qui a
giugno. Prima attiveremo il tavolo previsto con l’accodo del
5 novembre tra Comune, Provincia e Regione. Poi
ricostituiremo anche quello istituzionale, che non si
riunisce più da un anno, col coinvolgimento, oltre che degli
enti, anche dei sindacati e dell’azienda». Ma lei come
cittadino falconarese come si pone di fronte all’Api?
«Voglio essere tutelato pienamente nella mia sicurezza e
nella mia salute. Questo vale sia per tutti i cittadini
falconaresi che per i lavoratori. Sulla salute, ad esempio,
voglio affidare uno studio epidemiologico ad una
commissione».
Enichem, i pm: «Accuse
confermate»
SIRACUSA - Messa in sicurezza
delle discariche, sistema di smaltimento di rifiuti
compatibile con l'ambiente e verifica dell'inquinamento
terreno e marino: sono le linee stabilite dal Ministero
dell’Ambiente per Enichem di Priolo in un incontro tra
Gianfranco Mascazzina, direttore generale del Ministero,
responsabili delle industrie, amministratori locali e
sindacati. Ma l’invito a produrre senza inquinare è lo
stesso di 20 anni fa, quando i fanghi depositati sul fondo
marino, davanti ai pontili Montedison, analizzati per ordine
del pretore, denunciarono percentuali altissime di mercurio.
L’indagine fu disposta dopo avere accertato che la vicina
raffineria Esso presentava un tasso di fenoli agli scarichi
superiore ai livelli fissati dalla tabella C della Merli. E’
anche vero che, da allora, ci sono stati anche comportamenti
virtuosi. La Esso, per esempio, che non produce e non ha mai
prodotto cloro-soda, alla politica di rispetto dell’ambiente
siciliano ha improntato la sua presenza industriale anche
nell’area di Augusta. Il contrario sembra sia accaduto ad
Enichem, i cui vertici locali sono stati arrestati il 18
gennaio. I Pm dagli interrogatori in corso traggono motivi
per affermare «che le tesi di accusa sono confermate».
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IL RESTO DEL
CARLINO |
Api:
«Abbiamo già pagato tanto»
FALCONARA — Si irrigidiscono
sempre più i rapporti tra Comune e Api raffineria. E se fino
all'altro giorno si parlava del futuro, di quello che sarà
la città con o senza la raffineria Api, adesso la dirigenza
dell'industria petrolifera ricorda a Carletti e a tutta
l'amministrazione come ha saputo tenere fede ai patti
stabiliti nel corso di questi anni, fin dal momento
dell'insediamento della struttura nel territorio. L'Api lo
fa ricondando la convenzione stilata nel 1996 (che
regolamentava i rapporti tra Comune e Api per tutti i venti
anni di esercizio della raffineria previsti a partire
dall'entrata in esercizio dell'impianto Igcc) quella che
«prevedeva oltre ad una serie di obiettivi ambientali e di
sicurezza — tutti raggiunti sencondo l'Api — la
realizzazione e la risistemazione di opere infrastrutturali
nel Comune di Falconara (parchi, scuole, palazzetto dello
sport e altro), opere che ammontano a tre milioni di euro.
«Con le certezze derivanti dai vari pareri positivi e quindi
dalla stessa Convenzione — scrive in una nota la raffineria
— l'azienda ha potuto richiedere e ottenere, da un gruppo
costituito dalle maggiori banche nazionali e internazionali,
i finanziamenti per gli interventi. Una pianificazione non
può quindi non tener conto dei pareri dati a suo tempo e
degli impegni di conseguenza assunti dall'azienda, operando
diversamente si rischia di minare la libertà di impresa».
Confronto serrato sulla
raffineria
FALCONARA — Primo round di un
incontro che si svolgerà in tre giornate. Ore in cui i
segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil di Ancona e le Rsu
aziendali hanno incontrato il neo assessore regionale
all'Ambiente, Marco Amagliani. Un confronto iniziato nel
primo pomeriggio e terminato in tarda serata. La riunione I
punti focali quelli di sempre: il futuro della raffineria,
la posizione della Regione rispetto alla permanenza o meno
dell'impianto nel territorio falconarese, il mantenimento
dei livelli occupazionali, i rapporti tra Comune e Regione.
Insomma interrogativi che i lavoratori sipongono da tempo e
ai quali non hanno mai ricevuto risposte soddisfacenti.
Hanno quindi approfittato del recente insediamento di
Amagliani, alla luce soprattutto degli ultimi avvenimenti,
per trovare risposte in grado di assicurare il futuro
lavorativo di tante persone. E se ieri è stata una giornata
all'insegna del confronto tra sindacati e Regione oggi alle
9 si terrà la riunione delle Rsu dell'azienda e subito dopo
un incontro con la direzione della raffineria Api. Eppoi
domani la giornata conclusiva di confronto quella che vedrà
alle 14.30 l'assemblea di tutti i lavoratori dell'Api. No
comment E se i sindacati sul risultato del primo confronto
non si sbilanciano, l'assessore regionale all'Ambiente Marco
Amagliani si è detto soddisfatto di questa prima tappa. «I
sindacati hanno espresso le preoccupazioni di tutti i
lavoratori — ha spiegato Marco Amagliani —. E' stato un
colloquio franco, aperto e fruttuoso. Si apre così uno
scenario nuovo che prevede dei veri e propri tavoli di
discussione, il primo è previsto per venerdì ed è quello a
cui prenderanno parte la Regione, la Provincia e il Comune
di Falconara». Insomma raggiungere l'accordo non sembra
essere così facile e il percorso verso una città diversa
sembra essere sempre più difficile o perlomeno tortuoso. I
dibattiti Non c'è dubbio che la serie di colloqui servirà a
svelare le carte di tutti gli 'attori' (Regione, Provincia,
Comune e Api) ma sicuramente quello di venerdì sarà il primo
faccia a faccia dopo mesi di confronto attraverso comunicati
stampa. «All'incontro di venerdì — conclude l'assessore
all'Ambiente — seguirà un tavolo istituzionale che
convocherò personalmente perché anche se la parola finale
spetta alla Regione Marche è necessario dibattere ampiamente
sulla questione».
«Spediti da Priolo per lo
stoccaggio»
RAVENNA - Una discarica
abusiva a Ravenna per i fanghi al mercurio dell'Enichem di
Priolo? Per gli ascoltatori dei telegiornali e dei giornali
radio e per i lettori dei quotidiani nazionali di sabato è
notizia acquisita, certa. Ma c'è un particolare non
insignificante: è una notizia che non corrisponde a realtà.
Tutto nasce dalle informazioni fatte filtrare dagli
inquirenti siracusani nell'ambito dell'inchiesta sui fanghi
al mercurio che sarebbero stati smaltiti in vario e non
lecito modo dallo stabilimento Enichem di Priolo tanto che
diciotto persone, compresi dirigenti dell'impianto
siciliano, sono in carcere per associazione a delinquere e
reati ambientali. E' stato detto e scritto che non solo sono
stati scaricati in mare, ma che sono stati anche destinati a
«discariche non autorizzate di Ravenna, Crotone e Brindisi».
Abbiamo cercato di saperne di più presso fonti qualificate
ed è emerso un quadro completamente diverso, perfettamente
coerente, peraltro, al livello di professionalità e
tecnologia raggiunto dalle società ravennati specializzate
nel settore. Che poi sono Eni Ambiente spa e Sotris spa,
partecipata di Ambiente ed Hera (ex Area). La prima ha sede
all'interno del polo chimico, l'altra invece in via Romea
nord, dove ci sono gli impianti di smaltimento dei rifiuti.
E proprio qui sono sotto sequestro dal 30 novembre del 2001
due contenitori in ferro da venticinque metri cubi l'uno:
sono pieni di fanghi contenenti mercurio. La loro
provenienza? «L'Enichem di Priolo, assieme ad altri» fanno
sapere alla Sotris dove aggiungono «Siano in attesa del
dissequestro per smaltirli, come è nostro lavoro». A
sequestrarli erano stati, quel pomeriggio, gli uomini del
Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Ravenna su
delega della Procura di Siracusa. Erano presenti anche un
maresciallo della Finanza della città siciliana e il
consulente tecnico nominato dal pm siracusano Roberto
Campisi. Oltre ai due contenitori, furono sequestrati i
registri di ingresso del materiale e formulari dell'Enichem
di Priolo. Poco prima gli stessi inquirenti avevano fatto
una visita negli uffici della società Eni Ambiente, in via
Baiona. Qui erano stati sequestrati i registri di carico e
scarico del materiale destinato ai forni inceneritori e i
formulari di identificazione firmati dal direttore dell'Enichem
di Priolo, Giuseppe Genitori D'Arrigo, ora in custodia
cautelare. I formulari facevano riferimento a "rifiuti della
pulizia di serbatoi di stoccaggio contenenti olii" e a
"prodotti organici fuori specifica". Dice il direttore di
Ambiente, l'ingegnere Vittorio Valentini: «C'erano
naturalmente rapporti con Enichem di Priolo per lo
smaltimento di rifiuti nei nostri forni. A seconda poi dei
metalli contenuti nei fanghi di risulta dell'incenerimento,
noi inviamo questi reflui alle apposite discariche
autorizzate. A Sotris oppure nelle discariche 2C».
Sottolineano da Sotris: «Nel corso del Duemila abbiamo avuto
relazioni con l'Enichem di Priolo. D'altronde è il nostro
lavoro inertizzare e stoccare rifiuti. Ogni grammo di
rifiuto che entra qui è verificato nelle sue
caratteristiche. Insomma sappiamo che cosa entra perchè
comunque lo analizziamo. Bene. Da Siracusa giunsero vari
contenitori con varie tipologie di rifiuti. Una parte non
era trattabile presso i nostri impianti e così quei rifiuti
furono smistati presso la discarica '2C' di Brindisi;
un'altra parte invece conteneva mercurio e per noi era
trattabile. Ma non siamo riusciti a inertizzarli e a
stoccarli perché sono stati sequestrati». Si tratta dei
fanghi sequestrati il 30 novembre del 2001 e ancora sotto
sigilli. «Attendiamo da un momento all'altro il
dissequestro. Si tratta di fanghi con tracce di mercurio che
noi inertizziamo con calce, cemento e solfuro di sodio. Così
stabilizzato il mercurio, i fanghi verranno messi a dimora,
sicuri che non ci sarà dispersione in ambiente» concludono
da Sotris. Sottolinea l'avvocato Giancarlo Ridolfi, che da
decenni assiste i dirigenti ravennati del polo chimico,
prima Anic, poi Enichem e ora Polimeri Europa: «Non potevano
esserci dubbi sulla correttezza dei dirigenti degli
stabilimenti ravennati». |
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CORRIERE ADRIATICO |
"II Comune approvò il
progetto"
La replica dell'azienda a
Carletti: "Cambio di rotta repentino e non giustificabile”
Il Comune di Falconara non
può cambiare idea dalla sera alla mattina sul rinnovo della
concessione all'Api, soprattutto dopo che gli impegni
sottoscritti dall'azienda per la sicurezza ambientale sono
stati tutti rispettati. E' questo il senso di un comunicato
che l'Api ha diffuso ieri sera, dopo le dichiarazioni del
sindaco Carletti sul piano regolatore generale cittadino.
"Siamo d'accordo con Carletti - esordisce la nota - quando
afferma, parlando di quanto prevede il piano regolatore di
Falconara, che l'avvio di qualsiasi progetto deve essere
preceduto dai necessari pareri e valutazioni. Ed è proprio
questo il percorso seguito da Api quando ha presentato il
progetto Sicurezza energia ed ambiente (Sea), del valore di
oltre 900 milioni di euro, che comprende anche l'impianto
Igcc e la richiesta anticipata di rinnovo della concessione,
conseguente all'approvazione del progetto medesimo". Nel
1994, ricorda il comunicato, il progetto Sea è stato
autorizzato da parte del ministero dell'Industria al termine
di un'istruttoria durata tre anni, che ha portato, oltre
alla valutazione dell'impatto ambientale (Via), conclusasi
con un giudizio positivo del ministero dell'ambiente,
all'acquisizione di numerosissimi pareri da parte di
autorità ed enti competenti. “Tra questi - sottolinea l'Api
- anche il parere dell'amministrazione di Falconara, che si
espresse favorevolmente, riconoscendo la compatibilità del
progetto Api proprio con il piano regolatore allora
vigente”. Lo stesso Comune, nel dicembre '96 - prima della
costruzione dei nuovi impianti - sottoscrisse con il
petrolchimico una convenzione "con la quale si
regolamentavano i rapporti tra Comune e Api per tutti i
venti anni di esercizio della raffineria previsti a partire
dall'entrata in esercizio dell'impianto lgcc". La
convenzione prevedeva oltre ad una serie di obiettivi
ambientali e di sicurezza - "tutti raggiunti", sottolinea
l'Api - "la realizzazione e risistemazione di opere
infrastrutturali nel comune di Falconara (parchi, scuole,
palazzetto dello Sport e altro). Opere tutte realizzate, con
un finanziamento da parte di Api per un totale di oltre 3
milioni di euro". Con le certezze derivanti dai vari pareri
positivi formulati nell'iter autorizzativo del progetto Sea,
dai risultati dello studio di valutazione di impatto
ambientale, dalla stessa convenzione con il Comune, dunque,
"l'azienda ha potuto richiedere ed ottenere, da parte di un
gruppo costituito dalle maggiori banche nazionali e
internazionali, i finanziamenti per gli interventi
autorizzati con il progetto citato". Dunque, conclude il
comunicato, una pianificazione territoriale da parte
dell'amministrazione non può "non tenere conto dei pareri
dati a suo tempo, della convenzione stipulata e degli
impegni di conseguenza assunti dall'azienda, nonché del suo
essenziale ruolo energetico svolto per la regione Marche e
per l'intera Italia centro-orientale". Operare diversamente,
sottolinea l'Api, "rischia non solo di minare fortemente la
libertà di impresa, ma anche di creare un clima di totale
sfiducia da parte del sistema imprenditoriale nazionale e
internazionale, in relazione al rischio di eventuali cambi
dirotta, repentini e non giustificati".
E' iniziata la stagione
dei tavoli istituzionali
Ieri incontro tra sindacati e
Regione
Si è aperta ieri con un
incontro tra sindacati e Regione la stagione della
concertazione sociale e dei summit istituzionali per
sciogliere il nodo legato al rinnovo della concessione
all'Api. Il petrolchimico è autorizzato ad esercitare
l'attività fino al 2008, entro qualche mese saprà se potrà
continuare o farlo da quella data in poi. La Regione dovrà
dare una risposta definitiva entro il 15 giugno, con il
conforto dei risultati di alcuni studi già commissionati.
Dunque i tempi sono molto ristretti e non sarà facile
prendere una decisione destinata comunque a ripercuotersi su
un'area ad alta tensione come quella su cui insiste la
raffineria. Ieri l'esecutivo di via Gentile da Fabriano,
rappresentato dal presidente D'Ambrosio, il suo vice Spacca,
e l'assessore all'ambiente Amagliani, ha ribadito alle Rsu
dell'Api e ai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil
territoriali l'impegno a prendere in mano l'iniziativa,
rimettendo attorno al tavolo i vari soggetti interessati,
dalle istituzioni all'azienda, al sindacato. Il faccia a
faccia di ieri ha dato il via ad una tre giorni di fuoco per
le rappresentanze dei lavoratori impegnati a sbrogliare la
matassa aggrovigliata attorno al futuro del petrolchimico.
Per stamattina alle 9 è fissata la riunione delle Rsu, che
subito dopo avranno un colloquio con la direzione
dell'azienda. Nel primo pomeriggio di domani, infine,
l'assemblea di tutti i dipendenti della raffineria. Da parte
sua il sindaco di Falconara Carletti sta per segnare nella
sua agenda - probabilmente per i primi di febbraio - il
confronto tra le istituzioni interessate. Per ora non gli
resta che attendere che venga portato a compimento in
Provincia l'iter del piano regolatore. "Ormai siamo arrivati
agli sgoccioli - sottolinea Carletti - una volta approvato
il prg daremo il via agli incontri tra Comune, Provincia e
Regione per tentare di avviare a soluzione il problema
legato alla raffineria". Il piano va in commissione il 28
gennaio prossimo, poi dovrà passare al vaglio del consiglio
provinciale. "Quando ci sarà lo strumento definitivo -
aggiunge Carletti -sarà più semplice prendere decisioni".
Negli ultimi tempi Carletti ha sempre pigiato sul tasto del
prg cittadino, considerandolo punto di riferimento
imprescindibile nella valutazione sulla coesistenza della
raffineria con il contesto territoriale. |
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LA SICILIA |
Di scena il
gioco delle parti salvatore maiorca
Il gioco delle parti
pirandellianamente è cominciato. Mentre l'inchiesta sulle
devianze dello smaltimento dei rifiuti industriali prosegue,
anzi si allarga, tutti proclamano fiducia nell'azione della
magistratura. Ma chi potrebbe non farlo? A seconda del ruolo
da spendere, ognuno si dà un atteggiamento. Tace l'azienda.
Anzi le aziende: Enichem, Polimeri Europa, il capogruppo
Eni, Dow Italy. Il sindacato, da parte sua, chiede
all'azienda, o alle aziende, certezze sul futuro degli
impianti e dei posti di lavoro. I lavoratori, con i loro
rappresentanti sindacali, tengono assemblea per decidere
iniziative. Il sindaco di Siracusa afferma, da una parte,
che l'Enichem non può andarsene insalutato ospite, e,
d'altra parte, preoccupato di possibili danni al turismo,
ricorda che la costa siracusana in discussione è soltanto
una piccola parte dei trenta chilometri di litorale che si è
conquistata la bandiera blu. La Regione poi discute la
opportunità di costituirsi parte civile nel giudizio che
verrà instaurato. E dimentica il fatto che essa stessa tiene
fermi i 140 miliardi (prima tranche dei mille
complessivamente previsti) che, fin dal 1994, il ministero
dell'Ambiente ha versati nelle casse regionali per far
partire quel Piano di risanamento ambientale nel quale sono
previsti tanti interventi di bonifica e recupero. Una parola
su questo giallo dei 140 miliardi «smarriti» finalmente ci
vorrebbe. E la stessa Regione non riesce a sbloccare nemmeno
l'accordo di programma per la chimica. Ministri e
viceministri, a loro volta, ribadiscono: rigore contro chi
inquina, ma si salvino sviluppo e occupazione. Domanda: chi
deve salvare sviluppo e occupazione? come? quando? Che la
linea cloro-soda fosse già in programma di chiusura, con
termine massimo il prossimo dicembre, è stato già detto e
ribadito da Enichem e da Eni. Ed è stato pure detto che dopo
tocca al resto. Ma nulla finora s'è fatto. Si è parlato, di
tanto in tanto. Troppe voci. Nessun coro.
Sul caso Enichem il Comune
ha deciso di costituirsi parte civile
Il caso Enichem ha suscitato
ad Augusta molta impressione.Il pro sindaco Danilo Circo ha
reso noto che l'amministrazione civica nel processo che sarà
celebrato a carico di dirigenti Enichem e altri responsabili
si costituirà Parte civile. « Augusta e i suoi abitanti
hanno troppo sofferto dei guasti ambientali causati dalle
industrie e hanno diritto ad un risarcimento».Il consigliere
comunale capogruppo dell'Udc,Carmelo Tringali ex sindaco, ha
dichiarato « di essere stato il primo sindaco nel 1990 a
portare sul banco degli imputati per guasti ambientali una
industria del luogo sconfitta nei tre gradi di giudizio e
costretta a versare al comune due miliardi di lire come atto
riparatorio. Proporrò al consiglio di costituirsi parte
civile contro l'Enichem. Per Massimo Casertano, dirigente
provinciale di An, «la vicenda Enichem potrebbe essere solo
la punta di un iceberg considerata l'alta percentuale del
territorio comunale contaminato da anni».
Respingono le accuse i
direttori di Enichem
Si sono protestati innocenti
i due direttori degli stabilimenti Enichem di Priolo e Gela,
accusati di associazione per delinquere finalizzata al
traffico di rifiuti tossici e di ben oltre 150 ipotesi
delittuose relative alla falsificazione delle bolle da
consegnare alle discariche o al depuratore dell'Ias e alla
gestione di ingentissime quantità di fanghi nocivi
contenenti o mercurio o acido solforico. Alle 10,30, cinque
minuti dopo l'arrivo a Cavadonna del Giudice per le indagini
preliminari Monica Marchionni e del pubblico ministero
Maurizio Musco, si è sottoposto all'interrogatorio Gaetano
Claves, 55 anni, già vice direttore dello stabilimento
Enichem di Priolo e ora direttore di quello di Gela.
L'indagato, assistito dal professore Enzo Musco e dagli
avvocati Paolo Ezechia Reale e Francesco Favi, ha
contestato, punto dopo punto, gran parte delle ipotesi
delittuose che gli vengono contestate, fornendo chiarimenti
e spiegazioni non solo sulla dolente nota delle procedure
per lo smaltimento dei rifiuti ma anche sugli indirizzi di
politica industriale voluti dalla sede nazionale di San
Donato Milanese. Il direttore Claves ha definito privo di
fondamento il convincimento maturato dagli inquirenti
riguardo alla politica del risparmio inviando i rifiuti in
discariche meno onerose rispetto a quelle più costose e le
sole abilitate a smaltire i fanghi nocivi ad alto contenuto
di mercurio. «Se pensate che mi sono arricchito facendo la
cresta sui fondi destinati allo smaltimento dei rifiuti o
introitando dei soldi dall'azienda per averle fatto
risparmiare fior di miliardi, vi chiedo di mettere a
setaccio i miei conti bancari o di controllare tutte le
buste paghe», ha detto il massimo dirigente di Enichem Gela
al Gip e al pubblico ministero. Analoga richiesta è stata
fatta dal direttore dello stabilimento di Priolo, Giuseppe
Rivoli, 55 anni, anch'egli assistito dal professore Enzo
Musco e dagli avvocati Ezechia Paolo Reale e Francesco Favi.
Anche Rivoli, che è stato interrogato subito dopo il
collega, ha respinto tutte le accuse e come Claves ha detto
di non poter essere chiamato a rispondere di circostanze e
fatti commessi da altri. Sia Rivoli che Claves, infatti,
hanno dichiarato di non avere il controllo diretto su tutto
ciò che avviene nei vari reparti o dentro l'immensa area
dello stabilimento di Priolo e, di conseguenza, si sono
detti completamente all'oscuro di eventuali attività
illecite che possano avere commesso altri dipendenti di
Enichem. Il direttore Rivoli si è detto molto sorpreso di
alcuni dati indicati nella corposa ordinanza di custodia,
come quello relativo alla miscelazione di 29.160 chilogrammi
di rifiuti tossici contenenti mercurio o come quello secondo
cui, tra il maggio 2001 ed il giugno 2002, dallo
stabilimento di Priolo sono stati smistati verso le
discariche o riversati in mare fanghi tossici per quasi
1.4.000.000 chili. Alla fine degli interrogatori, il pm
Maurizio Musco si è dichiarato molto soddisfatto perchè, a
suo parere, «di fronte alle puntuali e circostanziate
contestazioni, i due direttori hanno cercato di
giustificarsi o sostenendo che non si occupavano
direttamente della gestione dei rifiuti». Immediata la
replica dei difensori dei due direttori: «Evidentemente
abbiamo partecipato ad un altro interrogatorio. Noi sì,
hanno detto i difensori, ci riteniamo soddisfatti delle
spiegazioni fornite dai nostri assistiti». Da questa mattina
iniziano gli interrogatori dei dieci indagati colpiti dalla
misura degli arresti domiciliari.
L'area industriale entra
in quarantena
Era presente anche il prof.
Comba, direttore dell'Istituto Superiore della Sanità, per
il settore che si occupa delle indagini epidemiologiche,
nella conferenza dei servizi che si è svolta alla prefettura
di Siracusa, proposta dal direttore generale del ministero
dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini. La conferenza dei
servizi si doveva occupare esclusivamente dello stato di
avanzamento dei lavori di bonifica che sono in corso
nell'impianto biologico Ias che depura anche i reflui
industriali. Una situazione delicata quella del depuratore
Ias che si deve risolvere al più presto, anche perché se si
fermasse questo impianto si fermerebbe tutta la zona
industriale, con quali conseguenze è facile immaginare.
Purtroppo, anche in questo caso la situazione ambientale non
è delle più felici in quanto nella caratterizzazione del
sito è stata accertata una contaminazione del sottosuolo da
nichel, benzene, idrocarburi totali ed ammoniaca. Siccome il
sito dell'Ias si trova nelle vicinanze del litorale di
Marina di Priolo, non è escluso che questa contaminazione
possa interessare anche il mare. A dare una certa
tranquillità sugli interventi che serviranno a risolvere
questo caso di grave inquinamento ambientale è il prefetto
di Siracusa Francesco Alecci, il quale fa notare che la
presenza di tutti gli organi istituzionali alla conferenza
dei servizi, dal ministero dell'Ambiente all'Istituto
Superiore della Sanità, all'Arpa (Agenzia regionale
protezione ambiente) di per sé è una garanzia circa
l'attenzione, e non solo, che viene rivolta al caso, che va
al di là di quello giudiziario. E a tal proposito il prof.
Comba ha assicurato che entro 60 giorni saranno disponibili
tutti i dati aggiornati al 1999 sulle malformazioni
neonatali che si sono registrate nel triangolo industriale
Augusta-Priolo-Melilli, mentre ha anche evidenziato che
avvierà un'indagine ambientale sul territorio industriale
del petrolchimico di Priolo, per poi potere procedere ad uno
«screening» di massa sulla popolazione. Il vertice ha anche
riguardato la messa in sicurezza delle attuali discariche,
la creazione di un sistema di smaltimento di rifiuti
compatibile con l'ambiente e la verifica dell'inquinamento
terreno e marino. Sono in programma nelle discariche gestite
dall'Ias otto pozzi per il prelievo del percolato. Rimane il
problema dei fanghi come residui di lavorazione chimica e
industriale, che devono essere successivamente trasferiti in
un' altra discarica. In predicato anche un progetto per la
realizzazione di una nuova discarica. Secondo le stime
circolate durante i lavori, occorrerebbero otto milioni di
euro per la sua realizzazione. Attualmente i due siti dove
vengono raccolti i rifiuti dell'Ias di Priolo, due vasche
che possono contenere centomila metri cubi, avrebbero al
loro interno tre volte il volume di rifiuti per il quale
erano state realizzate. E dal tavolo del prefetto di
Siracusa, la vicenda Enichem Priolo arriva in Parlamento.
Ieri, infatti, il parlamentare della Margherita e presidente
nazionale di Legambiente Ermete Realacci ha presentato
un'interrogazione al ministro dell'Ambiente, al ministro
dell'Industria e al ministro della Salute. Ermete Realacci
vuole sapere se, in seguito all'eclatante caso giudiziario
che ha decapitato i vertici dirigenziali dell'Enichem di
Priolo, i tre ministri non ritengano opportuno e urgente
costituire una commssione d'inchiesta interministeriale per
verificare quali conseguenze abbia sul piano ambientale,
sanitario e produttivo quella che sembra essere una prassi
consolidata di smaltimento illecito e se in essa vi siano
gli interessi delle ecomafie. Inoltre si chiede quali
strumenti programmatici e finanziari si intendono mettere in
campo per dotare la zona delle indispensabili strutture di
trattamento e corretto smaltimento dei rifiuti. Inoltre,
Ermete Realacci vuole sapere quale politica ambientale ed
industriale si intende varare per affermare nei fatti la
strategicità della chimica e per rendere possibile la
sopravvivenza del patrimonio industriale innovandolo e
rendendolo ecocompatibile.
Rischio contaminazione
Scambio di informazioni fra
ministero dell'Ambiente e Comune di Priolo
«Se ancora si dovesse perdere
tempo nell'esecuzione degli interventi previsti
dall'ordinanza del sindaco di Priolo Massimo Toppi sulla
bonifica del sito dell'Ias, il Comune di Priolo potrà dare
corso ai lavori che si svolgeranno in gravame sulla stessa
Ias». Il direttore generale del ministero dell'Ambiente
Gianfranco Mascazzini ha fatto rilevare ieri, nel corso
della conferenza dei servizi, svoltasi alla prefettura di
Siracusa, di non concedere più attenuanti alla mancata
esecuzione degli intereventi disposti dall'ordinanza del
sindaco di Priolo, che tra l'altro è stata concordata con lo
stesso ministero dell'Ambiente. Anche il sindaco di Priolo
Massimo Toppi ha chiesto che non è più il caso che vi siano
richieste di proroga all'ordinanaza, anche perchè, la
situazione ambientale che riguarda l'Ias non è delle più
felici, e l'inquinamento che viene prodotto dal percolato
della discarica in cui sono stoccati i fanghi provenienti
dalla depurazione dei reflui industriali, non si sarebbe
arrestato. «Non sappiamo - ha detto Toppi - che cosa finsice,
soprattutto nel mare. E questo è piuttosto grave in quanto
il mare non è uno stagno per cui l'inquinamento si potrebbe
estendere anche in altre zone del litorale». E se il caso
giudiziario che riguarda Enichem avrebbe accertato una
grande presenza di mercurio nelle acque marine di Priolo, se
ancora si perderà del tempo nell'intervenire sull'Ias e sui
due bacini della discarica in cui sono stoccati una quantità
eccessiva di fanghi, la situazione ambientale potrbbe
precipitare. Infatti, nella stesura del Piano di
caratterizzazione sono stati riscontrati valori elevati di
arsenico, nichel, benzene, idrocarburi totali ed ammoniaca.
Alla precisa richiesta che è stata fatta durante la
conferenza dei servizi se è stata trovata nell'eulato,
proveniente dalla discarica dei fanghi, presenza di
mercurio, è stato rispoto di no, solo, però, perche non si è
proceduto alla ricerca di questo metallo. Questa ammissione,
quindi non escluderebbe che anche in questo caso si potrebbe
avere una contaminazione da mercurio. Il sindaco di Melilli
Pippo Sorbello, pertanto, alla luce di quanto è stato fatto
rilevare dal suo collega di Priolo ha ribadito che si deve
procedere con urgenza all'esecuzione dei progetti, per non
trovarsi di fronte ad altre sgradevoli sorprese. Da parte
del presidente dell'Ias Pippo Lo Curzio, però, sono state
avanzate delle riserve sui progetti, che anche per il
presidente dell'Asi Santi Nicita sarebbero molto
dispendiosi. Proprio per tale motivo il presidente dell'Ias
ha chiesto, ed ottenuto, 20 giorni di tempo entro cui
verranno valutati questi progetti. Il direttore generale del
ministero dell'Ambiente, quindi, ha aggiornato la conferenza
dei servizi per il prossimo 20 febbario, ed in quella data
si prenderanno decisioni definitive. Per quanto concerne
questi progetti, il più dispendioso sarebbe quello che
prevede, prima, la messa in sicurezza della discarica dei
fanghi, e, poi, lo svuotamento dei due bacini «A» e «B», con
il relativo smaltimento degli stessi fanghi in discariche
autorizzate. Sullo svuotamento della discarica dei fanghi,
però, è stata avanzata una richiesta al prefetto di
Siracusa, con la quale si vorrebbe il rilascio
dell'autorizzazione, in sanatoria, della discarica interna
all'Ias in riferimento al periodo successivo al 31/12/1984,
data di scadenza della pregressa autorizzazione per un
quantitativo di fanghi smaltiti pari a circa 300 mila mc.
Tutto questo in base al decreto n.471/99, il quale consente
che «nei siti sottoposti ad interventi di messa in sicurezza
permanente possono restare stoccati solo i rifiuti presenti
nel sito stesso che costituioscono la fonte inquinante».
L'assessore Granata
«Bisogna riconvertire il polo petrolchimico»
Siracusa. Bisogna pensare ad
un progetto di riconversione e di innovazione della zona
industriale di Priolo ma senza dimenticare che nel
siracusano c'è una vasta zona a vocazione agricola con punte
di eccellenza». Lo ha affermato il vicepresidente della
Regione, Giuseppe Castiglione. «L'agricoltura di quest'area
ha una straordinaria capacità di innovarsi e di stringere
accordi di filiera. Per questo procederemo ad una
rimodulazione del Por». «Il piano di risanamento ambientale
non c'entra con l'inchiesta della procura sull'Enichem», ha
affermato l'assessore regionale Fabio Granata, spiegando che
«atti criminali possono essere commessi anche alla presenza
di un progetto ambientale esecutivo». Granata ha auspicato
la «riconversione della zona industriale. Le aziende non
possono pretendere, dopo avere saccheggiato il territorio,
di dare il benservito». «L'Enichen deve rimanere a Priolo».
E' l'invito del parlamentare dell'Udc Pippo Gianni.
«L'industria può convivere sia con il turismo sia con
l'agricoltura. L'importante è attuare urgentemente i piani
di risanamento ambientale fermi da 19 anni». |
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Econews (Verdi) |
Enichem
Priolo. Lion: priorità è sicurezza ambientale e salute dei
cittadini
"Le priorità da garantire a
Priolo sono la salvaguardia della salute, la bonifica
ambientale: i posti di lavoro vanno salvaguardati con le
riconversioni produttive". Lo ha dichiarato l'onorevole
Marco Lion, capo gruppo dei Verdi in commissione ambiente il
quale sottolinea che "nessuno può più subire i ricatti delle
aziende che vogliono continuare a inquinare, minacciando
altrimenti di chiudere gli impianti. L'ENI - ricorda - ha
risparmio oltre cinque miliardi di euro in tre mesi, secondo
gli esperti: a fronte di un investimento di soli 824 milioni
per l'ambiente, i vertici aziendali farebbero bene a dare
maggiori chiarimenti sui propri bilanci. Resta comunque la
ferma necessità che l'azienda operi secondo le norme
vigenti: l'illegalità che ha caratterizzato fino ad oggi la
sua azione è la vera priorità da affrontare. Per questo
respingiamo al mittente la demagogia di alcuni esponenti
della casa delle libertà sulla difesa dei posti di lavori e
- conclude Lion -chiediamo al presidente Centaro di
difendere l'immagine della provincia di Siracusa con atti a
difesa della legge".
Prestige. Verdi: che fine
ha fatto provvedimento annunciato da Matteoli?
"Dopo l'intervento di Prodi è
urgente una azione del Governo: che fine ha fatto, a
proposito, il provvedimento annunciato da Matteoli la scorsa
settimana?". Lo sostengono i Verdi Marco Lion e Mauro
Bulgarelli commentando le proposte del presidente della
Commissione Europea in merito alle 'carrette del mare'.
"L'iniziativa di Prodi è molto importante: abbiamo già
formulato in due progetti di legge - spiegano - la normativa
di base suggerita oggi dal presidente della Commissione
Europea ai capi di stato e di Governo dei paesi UE. Tuttavia
ci preoccupa la politica degli annunci del nostro Governo:
il ministro dell'ambiente solo qualche giorno fa ha
annunciato un provvedimento per mettere al bando le
cosiddette carrette del mare, ora ci aspettiamo che alle
parole seguano i fatti. Per evitare che si ripetano
catastrofi ambientali come quella della petroliera Prestige
- conclude - è necessaria una azione tempestiva, almeno per
evitare da subito che le navi monoscafo continuino a
girovagare nei nostri mari". |
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