RASSEGNA STAMPA 21.01.2003

 

MESSAGGERO
Api: «Dov’è finita la convenzione?»

ANCONA - L’Api, di nuovo chiamata in causa da Carletti, non si sottrae al confronto e ricorda le opere infrastrutturali realizzate per la città a seguito di una convenzione sottoscritta nel 96, che ora non si può rinnegare. «Siamo d’accordo con il sindaco Carletti – si legge in una nota dell’azienda - quando afferma, parlando di quanto prevede il Piano Regolatore di Falconara, che l’avvio di qualsiasi progetto deve essere preceduto dai necessari pareri e valutazioni. Ed è proprio questo il percorso seguito dall’Api quando ha presentato il progetto “Sicurezza Energia ed Ambiente" (Sea), del valore di oltre 900 milioni di euro, comprendente anche l’impianto Igcc, e la richiesta anticipata di rinnovo della concessione, conseguente all’approvazione del progetto. Nel 1994 è stato autorizzato da parte dell’allora Ministero dell’Industria al termine di un’istruttoria durata tre anni, che ha portato, oltre alla valutazione dell’impatto ambientale (Via) conclusasi con un giudizio positivo del Ministero dell’Ambiente, all’acquisizione di numerosissimi pareri da parte di autorità ed enti competenti. Tra questi anche il parere dell’amministrazione di Falconara, che si espresse favorevolmente, riconoscendo la compatibilità del progetto Api proprio con il Piano Regolatore allora vigente». E qui l’Api ricorda i contenuti della convenzione stretta con l’amministrazione. «Il Comune ha sottoscritto con l’azienda nel dicembre ’96, prima della costruzione dei nuovi impianti, una convenzione, con la quale si regolamentavano i rapporti tra Comune e Api per tutti i venti anni di esercizio della raffineria previsti a partire dall’entrata in esercizio dell’impianto Igcc. La convenzione prevedeva, oltre ad obiettivi ambientali e di sicurezza, tutti raggiunti, la realizzazione e risistemazione di opere infrastrutturali nel Comune (parchi, scuole, palazzetto dello sport e altro). Opere tutte realizzate, con un finanziamento da parte di Api per un totale di oltre 3 milioni di euro». Per questo, ribadisce l’azienda, si è proseguito l’impegno nel progetto Sea chiedendo finanziamenti alle maggiori banche nazionali e internazionali. «Una pianificazione territoriale da parte dell’amministrazione – conclude - non può non tenere conto dei pareri dati a suo tempo, della convenzione stipulata e degli impegni di conseguenza assunti dall’azienda, nonché del suo essenziale ruolo energetico. Operare diversamente rischia non solo di minare la libertà di impresa, ma anche di creare un clima di sfiducia da parte del sistema imprenditoriale nazionale-internazionale, in relazione al rischio di eventuali cambi di rotta». Intanto, ieri oltre tre le ore che ci sono volute per il confronto tra i sindacati di categoria, Femca Cisl, Uil Cem, Filcea Cgil, e la Regione. Tema: la posizione dell’ente sul rinnovo della concessione. Dai sindacati ancora nessun commento, se non che «la Regione ha esposto la sua posizione, abbastanza complessa, ci riserviamo di emettere una nota dopo l’incontro con la Rsu e l’assemblea dei lavoratori». Dal canto suo, l’assessore regionale all’ambiente, Marco Amagliani (Rc), definisce la riunione un buon incontro. «I sindacati, come ci attendevamo – ci spiega – hanno espresso le loro preoccupazioni legate ai livelli occupazionali. Noi abbiamo ribadito di non precludere alcuna soluzione e che vogliamo iniziare a costruire insieme un percorso da qui a giugno. Prima attiveremo il tavolo previsto con l’accodo del 5 novembre tra Comune, Provincia e Regione. Poi ricostituiremo anche quello istituzionale, che non si riunisce più da un anno, col coinvolgimento, oltre che degli enti, anche dei sindacati e dell’azienda». Ma lei come cittadino falconarese come si pone di fronte all’Api? «Voglio essere tutelato pienamente nella mia sicurezza e nella mia salute. Questo vale sia per tutti i cittadini falconaresi che per i lavoratori. Sulla salute, ad esempio, voglio affidare uno studio epidemiologico ad una commissione».

Enichem, i pm: «Accuse confermate»

SIRACUSA - Messa in sicurezza delle discariche, sistema di smaltimento di rifiuti compatibile con l'ambiente e verifica dell'inquinamento terreno e marino: sono le linee stabilite dal Ministero dell’Ambiente per Enichem di Priolo in un incontro tra Gianfranco Mascazzina, direttore generale del Ministero, responsabili delle industrie, amministratori locali e sindacati. Ma l’invito a produrre senza inquinare è lo stesso di 20 anni fa, quando i fanghi depositati sul fondo marino, davanti ai pontili Montedison, analizzati per ordine del pretore, denunciarono percentuali altissime di mercurio. L’indagine fu disposta dopo avere accertato che la vicina raffineria Esso presentava un tasso di fenoli agli scarichi superiore ai livelli fissati dalla tabella C della Merli. E’ anche vero che, da allora, ci sono stati anche comportamenti virtuosi. La Esso, per esempio, che non produce e non ha mai prodotto cloro-soda, alla politica di rispetto dell’ambiente siciliano ha improntato la sua presenza industriale anche nell’area di Augusta. Il contrario sembra sia accaduto ad Enichem, i cui vertici locali sono stati arrestati il 18 gennaio. I Pm dagli interrogatori in corso traggono motivi per affermare «che le tesi di accusa sono confermate».

 
IL RESTO DEL CARLINO
Api: «Abbiamo già pagato tanto»

FALCONARA — Si irrigidiscono sempre più i rapporti tra Comune e Api raffineria. E se fino all'altro giorno si parlava del futuro, di quello che sarà la città con o senza la raffineria Api, adesso la dirigenza dell'industria petrolifera ricorda a Carletti e a tutta l'amministrazione come ha saputo tenere fede ai patti stabiliti nel corso di questi anni, fin dal momento dell'insediamento della struttura nel territorio. L'Api lo fa ricondando la convenzione stilata nel 1996 (che regolamentava i rapporti tra Comune e Api per tutti i venti anni di esercizio della raffineria previsti a partire dall'entrata in esercizio dell'impianto Igcc) quella che «prevedeva oltre ad una serie di obiettivi ambientali e di sicurezza — tutti raggiunti sencondo l'Api — la realizzazione e la risistemazione di opere infrastrutturali nel Comune di Falconara (parchi, scuole, palazzetto dello sport e altro), opere che ammontano a tre milioni di euro. «Con le certezze derivanti dai vari pareri positivi e quindi dalla stessa Convenzione — scrive in una nota la raffineria — l'azienda ha potuto richiedere e ottenere, da un gruppo costituito dalle maggiori banche nazionali e internazionali, i finanziamenti per gli interventi. Una pianificazione non può quindi non tener conto dei pareri dati a suo tempo e degli impegni di conseguenza assunti dall'azienda, operando diversamente si rischia di minare la libertà di impresa».

Confronto serrato sulla raffineria

FALCONARA — Primo round di un incontro che si svolgerà in tre giornate. Ore in cui i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil di Ancona e le Rsu aziendali hanno incontrato il neo assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani. Un confronto iniziato nel primo pomeriggio e terminato in tarda serata. La riunione I punti focali quelli di sempre: il futuro della raffineria, la posizione della Regione rispetto alla permanenza o meno dell'impianto nel territorio falconarese, il mantenimento dei livelli occupazionali, i rapporti tra Comune e Regione. Insomma interrogativi che i lavoratori sipongono da tempo e ai quali non hanno mai ricevuto risposte soddisfacenti. Hanno quindi approfittato del recente insediamento di Amagliani, alla luce soprattutto degli ultimi avvenimenti, per trovare risposte in grado di assicurare il futuro lavorativo di tante persone. E se ieri è stata una giornata all'insegna del confronto tra sindacati e Regione oggi alle 9 si terrà la riunione delle Rsu dell'azienda e subito dopo un incontro con la direzione della raffineria Api. Eppoi domani la giornata conclusiva di confronto quella che vedrà alle 14.30 l'assemblea di tutti i lavoratori dell'Api. No comment E se i sindacati sul risultato del primo confronto non si sbilanciano, l'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani si è detto soddisfatto di questa prima tappa. «I sindacati hanno espresso le preoccupazioni di tutti i lavoratori — ha spiegato Marco Amagliani —. E' stato un colloquio franco, aperto e fruttuoso. Si apre così uno scenario nuovo che prevede dei veri e propri tavoli di discussione, il primo è previsto per venerdì ed è quello a cui prenderanno parte la Regione, la Provincia e il Comune di Falconara». Insomma raggiungere l'accordo non sembra essere così facile e il percorso verso una città diversa sembra essere sempre più difficile o perlomeno tortuoso. I dibattiti Non c'è dubbio che la serie di colloqui servirà a svelare le carte di tutti gli 'attori' (Regione, Provincia, Comune e Api) ma sicuramente quello di venerdì sarà il primo faccia a faccia dopo mesi di confronto attraverso comunicati stampa. «All'incontro di venerdì — conclude l'assessore all'Ambiente — seguirà un tavolo istituzionale che convocherò personalmente perché anche se la parola finale spetta alla Regione Marche è necessario dibattere ampiamente sulla questione».

«Spediti da Priolo per lo stoccaggio»

RAVENNA - Una discarica abusiva a Ravenna per i fanghi al mercurio dell'Enichem di Priolo? Per gli ascoltatori dei telegiornali e dei giornali radio e per i lettori dei quotidiani nazionali di sabato è notizia acquisita, certa. Ma c'è un particolare non insignificante: è una notizia che non corrisponde a realtà. Tutto nasce dalle informazioni fatte filtrare dagli inquirenti siracusani nell'ambito dell'inchiesta sui fanghi al mercurio che sarebbero stati smaltiti in vario e non lecito modo dallo stabilimento Enichem di Priolo tanto che diciotto persone, compresi dirigenti dell'impianto siciliano, sono in carcere per associazione a delinquere e reati ambientali. E' stato detto e scritto che non solo sono stati scaricati in mare, ma che sono stati anche destinati a «discariche non autorizzate di Ravenna, Crotone e Brindisi». Abbiamo cercato di saperne di più presso fonti qualificate ed è emerso un quadro completamente diverso, perfettamente coerente, peraltro, al livello di professionalità e tecnologia raggiunto dalle società ravennati specializzate nel settore. Che poi sono Eni Ambiente spa e Sotris spa, partecipata di Ambiente ed Hera (ex Area). La prima ha sede all'interno del polo chimico, l'altra invece in via Romea nord, dove ci sono gli impianti di smaltimento dei rifiuti. E proprio qui sono sotto sequestro dal 30 novembre del 2001 due contenitori in ferro da venticinque metri cubi l'uno: sono pieni di fanghi contenenti mercurio. La loro provenienza? «L'Enichem di Priolo, assieme ad altri» fanno sapere alla Sotris dove aggiungono «Siano in attesa del dissequestro per smaltirli, come è nostro lavoro». A sequestrarli erano stati, quel pomeriggio, gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Ravenna su delega della Procura di Siracusa. Erano presenti anche un maresciallo della Finanza della città siciliana e il consulente tecnico nominato dal pm siracusano Roberto Campisi. Oltre ai due contenitori, furono sequestrati i registri di ingresso del materiale e formulari dell'Enichem di Priolo. Poco prima gli stessi inquirenti avevano fatto una visita negli uffici della società Eni Ambiente, in via Baiona. Qui erano stati sequestrati i registri di carico e scarico del materiale destinato ai forni inceneritori e i formulari di identificazione firmati dal direttore dell'Enichem di Priolo, Giuseppe Genitori D'Arrigo, ora in custodia cautelare. I formulari facevano riferimento a "rifiuti della pulizia di serbatoi di stoccaggio contenenti olii" e a "prodotti organici fuori specifica". Dice il direttore di Ambiente, l'ingegnere Vittorio Valentini: «C'erano naturalmente rapporti con Enichem di Priolo per lo smaltimento di rifiuti nei nostri forni. A seconda poi dei metalli contenuti nei fanghi di risulta dell'incenerimento, noi inviamo questi reflui alle apposite discariche autorizzate. A Sotris oppure nelle discariche 2C». Sottolineano da Sotris: «Nel corso del Duemila abbiamo avuto relazioni con l'Enichem di Priolo. D'altronde è il nostro lavoro inertizzare e stoccare rifiuti. Ogni grammo di rifiuto che entra qui è verificato nelle sue caratteristiche. Insomma sappiamo che cosa entra perchè comunque lo analizziamo. Bene. Da Siracusa giunsero vari contenitori con varie tipologie di rifiuti. Una parte non era trattabile presso i nostri impianti e così quei rifiuti furono smistati presso la discarica '2C' di Brindisi; un'altra parte invece conteneva mercurio e per noi era trattabile. Ma non siamo riusciti a inertizzarli e a stoccarli perché sono stati sequestrati». Si tratta dei fanghi sequestrati il 30 novembre del 2001 e ancora sotto sigilli. «Attendiamo da un momento all'altro il dissequestro. Si tratta di fanghi con tracce di mercurio che noi inertizziamo con calce, cemento e solfuro di sodio. Così stabilizzato il mercurio, i fanghi verranno messi a dimora, sicuri che non ci sarà dispersione in ambiente» concludono da Sotris. Sottolinea l'avvocato Giancarlo Ridolfi, che da decenni assiste i dirigenti ravennati del polo chimico, prima Anic, poi Enichem e ora Polimeri Europa: «Non potevano esserci dubbi sulla correttezza dei dirigenti degli stabilimenti ravennati».

 
CORRIERE ADRIATICO
"II Comune approvò il progetto"

La replica dell'azienda a Carletti: "Cambio di rotta repentino e non giustificabile”

Il Comune di Falconara non può cambiare idea dalla sera alla mattina sul rinnovo della concessione all'Api, soprattutto dopo che gli impegni sottoscritti dall'azienda per la sicurezza ambientale sono stati tutti rispettati. E' questo il senso di un comunicato che l'Api ha diffuso ieri sera, dopo le dichiarazioni del sindaco Carletti sul piano regolatore generale cittadino. "Siamo d'accordo con Carletti - esordisce la nota - quando afferma, parlando di quanto prevede il piano regolatore di Falconara, che l'avvio di qualsiasi progetto deve essere preceduto dai necessari pareri e valutazioni. Ed è proprio questo il percorso seguito da Api quando ha presentato il progetto Sicurezza energia ed ambiente (Sea), del valore di oltre 900 milioni di euro, che comprende anche l'impianto Igcc e la richiesta anticipata di rinnovo della concessione, conseguente all'approvazione del progetto medesimo". Nel 1994, ricorda il comunicato, il progetto Sea è stato autorizzato da parte del ministero dell'Industria al termine di un'istruttoria durata tre anni, che ha portato, oltre alla valutazione dell'impatto ambientale (Via), conclusasi con un giudizio positivo del ministero dell'ambiente, all'acquisizione di numerosissimi pareri da parte di autorità ed enti competenti. “Tra questi - sottolinea l'Api - anche il parere dell'amministrazione di Falconara, che si espresse favorevolmente, riconoscendo la compatibilità del progetto Api proprio con il piano regolatore allora vigente”. Lo stesso Comune, nel dicembre '96 - prima della costruzione dei nuovi impianti - sottoscrisse con il petrolchimico una convenzione "con la quale si regolamentavano i rapporti tra Comune e Api per tutti i venti anni di esercizio della raffineria previsti a partire dall'entrata in esercizio dell'impianto lgcc". La convenzione prevedeva oltre ad una serie di obiettivi ambientali e di sicurezza - "tutti raggiunti", sottolinea l'Api - "la realizzazione e risistemazione di opere infrastrutturali nel comune di Falconara (parchi, scuole, palazzetto dello Sport e altro). Opere tutte realizzate, con un finanziamento da parte di Api per un totale di oltre 3 milioni di euro". Con le certezze derivanti dai vari pareri positivi formulati nell'iter autorizzativo del progetto Sea, dai risultati dello studio di valutazione di impatto ambientale, dalla stessa convenzione con il Comune, dunque, "l'azienda ha potuto richiedere ed ottenere, da parte di un gruppo costituito dalle maggiori banche nazionali e internazionali, i finanziamenti per gli interventi autorizzati con il progetto citato". Dunque, conclude il comunicato, una pianificazione territoriale da parte dell'amministrazione non può "non tenere conto dei pareri dati a suo tempo, della convenzione stipulata e degli impegni di conseguenza assunti dall'azienda, nonché del suo essenziale ruolo energetico svolto per la regione Marche e per l'intera Italia centro-orientale". Operare diversamente, sottolinea l'Api, "rischia non solo di minare fortemente la libertà di impresa, ma anche di creare un clima di totale sfiducia da parte del sistema imprenditoriale nazionale e internazionale, in relazione al rischio di eventuali cambi dirotta, repentini e non giustificati".

E' iniziata la stagione dei tavoli istituzionali

Ieri incontro tra sindacati e Regione

Si è aperta ieri con un incontro tra sindacati e Regione la stagione della concertazione sociale e dei summit istituzionali per sciogliere il nodo legato al rinnovo della concessione all'Api. Il petrolchimico è autorizzato ad esercitare l'attività fino al 2008, entro qualche mese saprà se potrà continuare o farlo da quella data in poi. La Regione dovrà dare una risposta definitiva entro il 15 giugno, con il conforto dei risultati di alcuni studi già commissionati. Dunque i tempi sono molto ristretti e non sarà facile prendere una decisione destinata comunque a ripercuotersi su un'area ad alta tensione come quella su cui insiste la raffineria. Ieri l'esecutivo di via Gentile da Fabriano, rappresentato dal presidente D'Ambrosio, il suo vice Spacca, e l'assessore all'ambiente Amagliani, ha ribadito alle Rsu dell'Api e ai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil territoriali l'impegno a prendere in mano l'iniziativa, rimettendo attorno al tavolo i vari soggetti interessati, dalle istituzioni all'azienda, al sindacato. Il faccia a faccia di ieri ha dato il via ad una tre giorni di fuoco per le rappresentanze dei lavoratori impegnati a sbrogliare la matassa aggrovigliata attorno al futuro del petrolchimico. Per stamattina alle 9 è fissata la riunione delle Rsu, che subito dopo avranno un colloquio con la direzione dell'azienda. Nel primo pomeriggio di domani, infine, l'assemblea di tutti i dipendenti della raffineria. Da parte sua il sindaco di Falconara Carletti sta per segnare nella sua agenda - probabilmente per i primi di febbraio - il confronto tra le istituzioni interessate. Per ora non gli resta che attendere che venga portato a compimento in Provincia l'iter del piano regolatore. "Ormai siamo arrivati agli sgoccioli - sottolinea Carletti - una volta approvato il prg daremo il via agli incontri tra Comune, Provincia e Regione per tentare di avviare a soluzione il problema legato alla raffineria". Il piano va in commissione il 28 gennaio prossimo, poi dovrà passare al vaglio del consiglio provinciale. "Quando ci sarà lo strumento definitivo - aggiunge Carletti -sarà più semplice prendere decisioni". Negli ultimi tempi Carletti ha sempre pigiato sul tasto del prg cittadino, considerandolo punto di riferimento imprescindibile nella valutazione sulla coesistenza della raffineria con il contesto territoriale.

 
LA SICILIA
Di scena il gioco delle parti salvatore maiorca

Il gioco delle parti pirandellianamente è cominciato. Mentre l'inchiesta sulle devianze dello smaltimento dei rifiuti industriali prosegue, anzi si allarga, tutti proclamano fiducia nell'azione della magistratura. Ma chi potrebbe non farlo? A seconda del ruolo da spendere, ognuno si dà un atteggiamento. Tace l'azienda. Anzi le aziende: Enichem, Polimeri Europa, il capogruppo Eni, Dow Italy. Il sindacato, da parte sua, chiede all'azienda, o alle aziende, certezze sul futuro degli impianti e dei posti di lavoro. I lavoratori, con i loro rappresentanti sindacali, tengono assemblea per decidere iniziative. Il sindaco di Siracusa afferma, da una parte, che l'Enichem non può andarsene insalutato ospite, e, d'altra parte, preoccupato di possibili danni al turismo, ricorda che la costa siracusana in discussione è soltanto una piccola parte dei trenta chilometri di litorale che si è conquistata la bandiera blu. La Regione poi discute la opportunità di costituirsi parte civile nel giudizio che verrà instaurato. E dimentica il fatto che essa stessa tiene fermi i 140 miliardi (prima tranche dei mille complessivamente previsti) che, fin dal 1994, il ministero dell'Ambiente ha versati nelle casse regionali per far partire quel Piano di risanamento ambientale nel quale sono previsti tanti interventi di bonifica e recupero. Una parola su questo giallo dei 140 miliardi «smarriti» finalmente ci vorrebbe. E la stessa Regione non riesce a sbloccare nemmeno l'accordo di programma per la chimica. Ministri e viceministri, a loro volta, ribadiscono: rigore contro chi inquina, ma si salvino sviluppo e occupazione. Domanda: chi deve salvare sviluppo e occupazione? come? quando? Che la linea cloro-soda fosse già in programma di chiusura, con termine massimo il prossimo dicembre, è stato già detto e ribadito da Enichem e da Eni. Ed è stato pure detto che dopo tocca al resto. Ma nulla finora s'è fatto. Si è parlato, di tanto in tanto. Troppe voci. Nessun coro.

Sul caso Enichem il Comune ha deciso di costituirsi parte civile

Il caso Enichem ha suscitato ad Augusta molta impressione.Il pro sindaco Danilo Circo ha reso noto che l'amministrazione civica nel processo che sarà celebrato a carico di dirigenti Enichem e altri responsabili si costituirà Parte civile. « Augusta e i suoi abitanti hanno troppo sofferto dei guasti ambientali causati dalle industrie e hanno diritto ad un risarcimento».Il consigliere comunale capogruppo dell'Udc,Carmelo Tringali ex sindaco, ha dichiarato « di essere stato il primo sindaco nel 1990 a portare sul banco degli imputati per guasti ambientali una industria del luogo sconfitta nei tre gradi di giudizio e costretta a versare al comune due miliardi di lire come atto riparatorio. Proporrò al consiglio di costituirsi parte civile contro l'Enichem. Per Massimo Casertano, dirigente provinciale di An, «la vicenda Enichem potrebbe essere solo la punta di un iceberg considerata l'alta percentuale del territorio comunale contaminato da anni».

Respingono le accuse i direttori di Enichem

Si sono protestati innocenti i due direttori degli stabilimenti Enichem di Priolo e Gela, accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti tossici e di ben oltre 150 ipotesi delittuose relative alla falsificazione delle bolle da consegnare alle discariche o al depuratore dell'Ias e alla gestione di ingentissime quantità di fanghi nocivi contenenti o mercurio o acido solforico. Alle 10,30, cinque minuti dopo l'arrivo a Cavadonna del Giudice per le indagini preliminari Monica Marchionni e del pubblico ministero Maurizio Musco, si è sottoposto all'interrogatorio Gaetano Claves, 55 anni, già vice direttore dello stabilimento Enichem di Priolo e ora direttore di quello di Gela. L'indagato, assistito dal professore Enzo Musco e dagli avvocati Paolo Ezechia Reale e Francesco Favi, ha contestato, punto dopo punto, gran parte delle ipotesi delittuose che gli vengono contestate, fornendo chiarimenti e spiegazioni non solo sulla dolente nota delle procedure per lo smaltimento dei rifiuti ma anche sugli indirizzi di politica industriale voluti dalla sede nazionale di San Donato Milanese. Il direttore Claves ha definito privo di fondamento il convincimento maturato dagli inquirenti riguardo alla politica del risparmio inviando i rifiuti in discariche meno onerose rispetto a quelle più costose e le sole abilitate a smaltire i fanghi nocivi ad alto contenuto di mercurio. «Se pensate che mi sono arricchito facendo la cresta sui fondi destinati allo smaltimento dei rifiuti o introitando dei soldi dall'azienda per averle fatto risparmiare fior di miliardi, vi chiedo di mettere a setaccio i miei conti bancari o di controllare tutte le buste paghe», ha detto il massimo dirigente di Enichem Gela al Gip e al pubblico ministero. Analoga richiesta è stata fatta dal direttore dello stabilimento di Priolo, Giuseppe Rivoli, 55 anni, anch'egli assistito dal professore Enzo Musco e dagli avvocati Ezechia Paolo Reale e Francesco Favi. Anche Rivoli, che è stato interrogato subito dopo il collega, ha respinto tutte le accuse e come Claves ha detto di non poter essere chiamato a rispondere di circostanze e fatti commessi da altri. Sia Rivoli che Claves, infatti, hanno dichiarato di non avere il controllo diretto su tutto ciò che avviene nei vari reparti o dentro l'immensa area dello stabilimento di Priolo e, di conseguenza, si sono detti completamente all'oscuro di eventuali attività illecite che possano avere commesso altri dipendenti di Enichem. Il direttore Rivoli si è detto molto sorpreso di alcuni dati indicati nella corposa ordinanza di custodia, come quello relativo alla miscelazione di 29.160 chilogrammi di rifiuti tossici contenenti mercurio o come quello secondo cui, tra il maggio 2001 ed il giugno 2002, dallo stabilimento di Priolo sono stati smistati verso le discariche o riversati in mare fanghi tossici per quasi 1.4.000.000 chili. Alla fine degli interrogatori, il pm Maurizio Musco si è dichiarato molto soddisfatto perchè, a suo parere, «di fronte alle puntuali e circostanziate contestazioni, i due direttori hanno cercato di giustificarsi o sostenendo che non si occupavano direttamente della gestione dei rifiuti». Immediata la replica dei difensori dei due direttori: «Evidentemente abbiamo partecipato ad un altro interrogatorio. Noi sì, hanno detto i difensori, ci riteniamo soddisfatti delle spiegazioni fornite dai nostri assistiti». Da questa mattina iniziano gli interrogatori dei dieci indagati colpiti dalla misura degli arresti domiciliari.

L'area industriale entra in quarantena

Era presente anche il prof. Comba, direttore dell'Istituto Superiore della Sanità, per il settore che si occupa delle indagini epidemiologiche, nella conferenza dei servizi che si è svolta alla prefettura di Siracusa, proposta dal direttore generale del ministero dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini. La conferenza dei servizi si doveva occupare esclusivamente dello stato di avanzamento dei lavori di bonifica che sono in corso nell'impianto biologico Ias che depura anche i reflui industriali. Una situazione delicata quella del depuratore Ias che si deve risolvere al più presto, anche perché se si fermasse questo impianto si fermerebbe tutta la zona industriale, con quali conseguenze è facile immaginare. Purtroppo, anche in questo caso la situazione ambientale non è delle più felici in quanto nella caratterizzazione del sito è stata accertata una contaminazione del sottosuolo da nichel, benzene, idrocarburi totali ed ammoniaca. Siccome il sito dell'Ias si trova nelle vicinanze del litorale di Marina di Priolo, non è escluso che questa contaminazione possa interessare anche il mare. A dare una certa tranquillità sugli interventi che serviranno a risolvere questo caso di grave inquinamento ambientale è il prefetto di Siracusa Francesco Alecci, il quale fa notare che la presenza di tutti gli organi istituzionali alla conferenza dei servizi, dal ministero dell'Ambiente all'Istituto Superiore della Sanità, all'Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) di per sé è una garanzia circa l'attenzione, e non solo, che viene rivolta al caso, che va al di là di quello giudiziario. E a tal proposito il prof. Comba ha assicurato che entro 60 giorni saranno disponibili tutti i dati aggiornati al 1999 sulle malformazioni neonatali che si sono registrate nel triangolo industriale Augusta-Priolo-Melilli, mentre ha anche evidenziato che avvierà un'indagine ambientale sul territorio industriale del petrolchimico di Priolo, per poi potere procedere ad uno «screening» di massa sulla popolazione. Il vertice ha anche riguardato la messa in sicurezza delle attuali discariche, la creazione di un sistema di smaltimento di rifiuti compatibile con l'ambiente e la verifica dell'inquinamento terreno e marino. Sono in programma nelle discariche gestite dall'Ias otto pozzi per il prelievo del percolato. Rimane il problema dei fanghi come residui di lavorazione chimica e industriale, che devono essere successivamente trasferiti in un' altra discarica. In predicato anche un progetto per la realizzazione di una nuova discarica. Secondo le stime circolate durante i lavori, occorrerebbero otto milioni di euro per la sua realizzazione. Attualmente i due siti dove vengono raccolti i rifiuti dell'Ias di Priolo, due vasche che possono contenere centomila metri cubi, avrebbero al loro interno tre volte il volume di rifiuti per il quale erano state realizzate. E dal tavolo del prefetto di Siracusa, la vicenda Enichem Priolo arriva in Parlamento. Ieri, infatti, il parlamentare della Margherita e presidente nazionale di Legambiente Ermete Realacci ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Ambiente, al ministro dell'Industria e al ministro della Salute. Ermete Realacci vuole sapere se, in seguito all'eclatante caso giudiziario che ha decapitato i vertici dirigenziali dell'Enichem di Priolo, i tre ministri non ritengano opportuno e urgente costituire una commssione d'inchiesta interministeriale per verificare quali conseguenze abbia sul piano ambientale, sanitario e produttivo quella che sembra essere una prassi consolidata di smaltimento illecito e se in essa vi siano gli interessi delle ecomafie. Inoltre si chiede quali strumenti programmatici e finanziari si intendono mettere in campo per dotare la zona delle indispensabili strutture di trattamento e corretto smaltimento dei rifiuti. Inoltre, Ermete Realacci vuole sapere quale politica ambientale ed industriale si intende varare per affermare nei fatti la strategicità della chimica e per rendere possibile la sopravvivenza del patrimonio industriale innovandolo e rendendolo ecocompatibile.

Rischio contaminazione

Scambio di informazioni fra ministero dell'Ambiente e Comune di Priolo

«Se ancora si dovesse perdere tempo nell'esecuzione degli interventi previsti dall'ordinanza del sindaco di Priolo Massimo Toppi sulla bonifica del sito dell'Ias, il Comune di Priolo potrà dare corso ai lavori che si svolgeranno in gravame sulla stessa Ias». Il direttore generale del ministero dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini ha fatto rilevare ieri, nel corso della conferenza dei servizi, svoltasi alla prefettura di Siracusa, di non concedere più attenuanti alla mancata esecuzione degli intereventi disposti dall'ordinanza del sindaco di Priolo, che tra l'altro è stata concordata con lo stesso ministero dell'Ambiente. Anche il sindaco di Priolo Massimo Toppi ha chiesto che non è più il caso che vi siano richieste di proroga all'ordinanaza, anche perchè, la situazione ambientale che riguarda l'Ias non è delle più felici, e l'inquinamento che viene prodotto dal percolato della discarica in cui sono stoccati i fanghi provenienti dalla depurazione dei reflui industriali, non si sarebbe arrestato. «Non sappiamo - ha detto Toppi - che cosa finsice, soprattutto nel mare. E questo è piuttosto grave in quanto il mare non è uno stagno per cui l'inquinamento si potrebbe estendere anche in altre zone del litorale». E se il caso giudiziario che riguarda Enichem avrebbe accertato una grande presenza di mercurio nelle acque marine di Priolo, se ancora si perderà del tempo nell'intervenire sull'Ias e sui due bacini della discarica in cui sono stoccati una quantità eccessiva di fanghi, la situazione ambientale potrbbe precipitare. Infatti, nella stesura del Piano di caratterizzazione sono stati riscontrati valori elevati di arsenico, nichel, benzene, idrocarburi totali ed ammoniaca. Alla precisa richiesta che è stata fatta durante la conferenza dei servizi se è stata trovata nell'eulato, proveniente dalla discarica dei fanghi, presenza di mercurio, è stato rispoto di no, solo, però, perche non si è proceduto alla ricerca di questo metallo. Questa ammissione, quindi non escluderebbe che anche in questo caso si potrebbe avere una contaminazione da mercurio. Il sindaco di Melilli Pippo Sorbello, pertanto, alla luce di quanto è stato fatto rilevare dal suo collega di Priolo ha ribadito che si deve procedere con urgenza all'esecuzione dei progetti, per non trovarsi di fronte ad altre sgradevoli sorprese. Da parte del presidente dell'Ias Pippo Lo Curzio, però, sono state avanzate delle riserve sui progetti, che anche per il presidente dell'Asi Santi Nicita sarebbero molto dispendiosi. Proprio per tale motivo il presidente dell'Ias ha chiesto, ed ottenuto, 20 giorni di tempo entro cui verranno valutati questi progetti. Il direttore generale del ministero dell'Ambiente, quindi, ha aggiornato la conferenza dei servizi per il prossimo 20 febbario, ed in quella data si prenderanno decisioni definitive. Per quanto concerne questi progetti, il più dispendioso sarebbe quello che prevede, prima, la messa in sicurezza della discarica dei fanghi, e, poi, lo svuotamento dei due bacini «A» e «B», con il relativo smaltimento degli stessi fanghi in discariche autorizzate. Sullo svuotamento della discarica dei fanghi, però, è stata avanzata una richiesta al prefetto di Siracusa, con la quale si vorrebbe il rilascio dell'autorizzazione, in sanatoria, della discarica interna all'Ias in riferimento al periodo successivo al 31/12/1984, data di scadenza della pregressa autorizzazione per un quantitativo di fanghi smaltiti pari a circa 300 mila mc. Tutto questo in base al decreto n.471/99, il quale consente che «nei siti sottoposti ad interventi di messa in sicurezza permanente possono restare stoccati solo i rifiuti presenti nel sito stesso che costituioscono la fonte inquinante».

L'assessore Granata «Bisogna riconvertire il polo petrolchimico»

Siracusa. Bisogna pensare ad un progetto di riconversione e di innovazione della zona industriale di Priolo ma senza dimenticare che nel siracusano c'è una vasta zona a vocazione agricola con punte di eccellenza». Lo ha affermato il vicepresidente della Regione, Giuseppe Castiglione. «L'agricoltura di quest'area ha una straordinaria capacità di innovarsi e di stringere accordi di filiera. Per questo procederemo ad una rimodulazione del Por». «Il piano di risanamento ambientale non c'entra con l'inchiesta della procura sull'Enichem», ha affermato l'assessore regionale Fabio Granata, spiegando che «atti criminali possono essere commessi anche alla presenza di un progetto ambientale esecutivo». Granata ha auspicato la «riconversione della zona industriale. Le aziende non possono pretendere, dopo avere saccheggiato il territorio, di dare il benservito». «L'Enichen deve rimanere a Priolo». E' l'invito del parlamentare dell'Udc Pippo Gianni. «L'industria può convivere sia con il turismo sia con l'agricoltura. L'importante è attuare urgentemente i piani di risanamento ambientale fermi da 19 anni».

 
Econews (Verdi)
Enichem Priolo. Lion: priorità è sicurezza ambientale e salute dei cittadini

"Le priorità da garantire a Priolo sono la salvaguardia della salute, la bonifica ambientale: i posti di lavoro vanno salvaguardati con le riconversioni produttive". Lo ha dichiarato l'onorevole Marco Lion, capo gruppo dei Verdi in commissione ambiente il quale sottolinea che "nessuno può più subire i ricatti delle aziende che vogliono continuare a inquinare, minacciando altrimenti di chiudere gli impianti. L'ENI - ricorda - ha risparmio oltre cinque miliardi di euro in tre mesi, secondo gli esperti: a fronte di un investimento di soli 824 milioni per l'ambiente, i vertici aziendali farebbero bene a dare maggiori chiarimenti sui propri bilanci. Resta comunque la ferma necessità che l'azienda operi secondo le norme vigenti: l'illegalità che ha caratterizzato fino ad oggi la sua azione è la vera priorità da affrontare. Per questo respingiamo al mittente la demagogia di alcuni esponenti della casa delle libertà sulla difesa dei posti di lavori e - conclude Lion -chiediamo al presidente Centaro di difendere l'immagine della provincia di Siracusa con atti a difesa della legge".

Prestige. Verdi: che fine ha fatto provvedimento annunciato da Matteoli?

"Dopo l'intervento di Prodi è urgente una azione del Governo: che fine ha fatto, a proposito, il provvedimento annunciato da Matteoli la scorsa settimana?". Lo sostengono i Verdi Marco Lion e Mauro Bulgarelli commentando le proposte del presidente della Commissione Europea in merito alle 'carrette del mare'. "L'iniziativa di Prodi è molto importante: abbiamo già formulato in due progetti di legge - spiegano - la normativa di base suggerita oggi dal presidente della Commissione Europea ai capi di stato e di Governo dei paesi UE. Tuttavia ci preoccupa la politica degli annunci del nostro Governo: il ministro dell'ambiente solo qualche giorno fa ha annunciato un provvedimento per mettere al bando le cosiddette carrette del mare, ora ci aspettiamo che alle parole seguano i fatti. Per evitare che si ripetano catastrofi ambientali come quella della petroliera Prestige - conclude - è necessaria una azione tempestiva, almeno per evitare da subito che le navi monoscafo continuino a girovagare nei nostri mari".

 
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