LA SICILIA |
Avvelenando
Priolo risparmiati 5 mld di euro
L'inchiesta. Prime ammissione
nell'inchiesta sull'Enichem di Priolo, che si rivela sempre
di più una «bomba». Secondo i calcoli fatti dai tecnici
della Procura di Siracusa, l'azienda avrebbe risparmiato,
tra aprile del 2001 e giugno del 2002, circa 5 miliardi di
euro smaltendo in maniera irregolare, e con grave danno per
la salute pubblica, i rifiuti tossici prodotti nello
stabilimento. Il «balletto» dei fusti. Un altro punto
emerso, e di cui verrà chiesto conto a due dirigenti che
saranno interrogati oggi dai magistrati, è quello del
«balletto» dei fusti con rifiuti al mercurio. Sarebbero
stati nascosti durante i controlli nello stabilimento. Ma
l'occultamento sarebbe stato maldestro e i fusti furono
trovati ai piedi di un albero. Alcuni dirigenti già
interrogati hanno spiegato che «si trattò solo di una
dimenticanza degli addetti».
Sbloccate le risorse per
la riqualificazione
Al di là dell'epilogo della
vicenda giudiziaria che ha coinvolto i vertici di Enichem,
l'azione della Procura di Siracusa è servita ad accelerare
tutti gli interventi previsti dalla legge 426/98 sulla
riqualificazione e bonifica del «sito Priolo». Il direttore
generale del ministero dell'Ambiente, Mascazzini, infatti,
metterà a disposizione della Regione, e quindi, del prefetto
di Catania, Di Pace, in qualità di sub-commissario per le
bonifiche della zona industriale, tutte le risorse
disponibili. Su richiesta del sindaco di Priolo il ministero
dovrebbe anche avviare un progetto per disegnare una
mappatura, prima del territorio industriale e, poi,
dell'intera provincia di Siracusa. |
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LA STAMPA |
INTERROGATI 6
DIRIGENTI DELLO STABILIMENTO ENICHEM
Inquinamento da mercurio
I difensori parlano di
«chiarimenti» da parte degli indagati, per la procura si
tratta di «ammissioni» che comproverebbero l´impianto
accusatorio. Dopo gli interrogatori di sei degli indagati
nell´inchiesta sullo stabilimento Enichem di Priolo, che ha
portato all´arresto di 18 persone (10 agli arresti
domiciliari), iniziano a delinearsi squarci di verità su un
impianto che per venti anni avrebbe inquinato la costa
siracusana scaricando in mare fiumi di mercurio. Gli
interrogatori, svoltisi nel carcere siracusano di Cavadonna,
sono stati condotti dal gip Monica Marchionni, che ha
firmato gli ordini di custodia cautelare, con il sostituto
procuratore Maurizio Musco, titolare dell´inchiesta che
presuppone il reato di associazione per delinquere
finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi. Il
primo ad essere ascoltato è stato Luciano Adamo, 31 anni,
responsabile del servizio Ecologia dello stabilimento. Il
suo legale, Orazio Cosnoli, ha detto che l' indagato «ha
fornito tutti i chiarimenti necessari ai magistrati».
Nessuno conferma che uno o più indagati avrebbero ammesso i
reati contestati ma dalle parole del sostituto Musco si
intuisce che alcuni fatti sarebbero stati confermati. Per
Musco «la procura dopo gli interrogatori di sei dei 18
indagati può ritenersi soddisfatta». Il magistrato ha detto
che «di fronte a evidenze è difficile negare. E molte cose
in questa inchiesta sono evidenti». Sarebbero proprio queste
«evidenze», i fatti ammessi dagli indagati. Nell´inchiesta
sono coinvolte complessivamente 30 persone, compresi due
consulenti della difesa, Francesco Messineo ed Enrico
Cappellani, accusati di favoreggiamento personale: avrebbero
attestato la presenza di mercurio nei limiti consentiti
dalla legge nei campioni prelevati dai rifiuti dello
stabilimento. |
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AVVENIRE |
I primi bambini
malformati nel 1980, i tumori negli uomini sono il 35% delle
cause di morte
Augusta, vietato nascere
sani
Venti chilometri continui di
industrie dove si maneggiano ammoniaca, acido solforico,
benzene e altri veleni. Per quasi cinquant’anni nessuno ha
voluto indagare per accertare il rapporto tra malattie e
fumi tossici. «E adeguare gli impianti sarebbe costato
troppo»
Le ciminiere che sputano fumi
e fiamme, soprattutto di notte, quando un acre odore di
cipolle marcie copre il profumo degli aranci, significano
malformazioni e tumori. Sono i "mali oscuri" del triangolo
petrolchimico Priolo-Augusta-Melilli: 20 chilometri continui
di industrie, dove si maneggiano benzene, ammoniaca, acido
solforico e cento altri veleni che vanno in cielo per poi
ricadere sulla testa della gente. Il male, minaccioso e
terribile, resta oscuro perchè per almeno 50 anni nessuno ha
mai voluto indagare su di esso e cercare il rapporto
causa-effetto tra i fumi di questi campanili e i bambini
malati (per la devastante sindrome di Goldemahr, ad esempio)
o gli uomini morti per tumori ai polmoni. Con mille
difficoltà, chi ha cominciato a muoversi, come il prete di
Brucali, padre Palmiro Prisutto, o l'ex primario di
pediatria dell'ospedale Muscatello, Giacinto Franco, mette
insieme i dati di questa oscura minaccia, tanto da
dimostrare che le curve dello sviluppo industriale e quell o
dei morti, dagli anni '50 in poi, cominciano a camminare
come binari. La minaccia non ha volto e si muove senza far
rumore. Emana soltanto un intenso fetore che, di notte,
quando le ciminiere smaltiscono a pieno regime i rifiuti, fa
venir meno il respiro. Questo triangolo è uno dei più grandi
poli petrolchimici d'Europa. Come sia sorto è già un
mistero, perché si sviluppò in una zona archeologica,
dichiarata S9 (cioè altamente sismica) e, per giunta, a
ridosso delle case. Cominciò la Esso, poi venne la
Montedison, adesso Enichem incriminata; aggiungeteci l'Isab
Priolo e l'Isab Energy del gruppo Erg, poi la Sassol (ex
Liquid Chimica), e, se non bastasse, si può mettere nel
mazzo l'inceneritore di Punta Cugno: si ha così un'idea
abbastanza esatta dell'aria che si respira qui. Diecimila
persone addette a tutto questo (negli anni d'oro e
d'ammoniaca), con un numero di morti direttamente
proporzionale. Il male è oscuro perché non fa rumore, e si è
voluto non fare scandali in tutti questi anni. Troppi
interessi economici e politici per concedersi il lusso di
alzare la voce. Francesco Ruggero, consigliere comunale di
Augusta, che da anni si occupa del problema, se lo spiega
così: «Adeguare queste industrie agli standard europei,
probabilmente avrebbe comportato ristrutturazioni troppo
onerose. Poi si è aggiunto l'interesse politico nella
distribuzione dei posti di lavoro. Fino al 2001, per dieci
nuovi posti, quattro andavano ai politici, quattro ai
sindacati e altri due all'azienda stessa che assumeva. Lo
Stato adesso deve bonificare il territorio e riconvertire
l'economia». Giacinto Franco, primario fino a tre anni fa
(«rompevo troppo le scatole per non essere messo in pensione
anticipata»), è testimone di questa battaglia di piccoli
uomini coraggiosi che affrontano a mani nude il drago che
sputa benzene. Nel 1980 nascono i primi bambini malformi, ma
è un caso di sindrome di Goldemahr a far scattare l'allarme.
Quasi sconosciuta, solo alcuni scienziati americani avevano
dimostrato che è dovuta a intossicazione da mercurio nelle
gestanti. Poi le malformazioni dell'apparato urogenitale,
quelle muscolo-scheletriche e le cardiopatie cominciano a
moltiplicarsi. «Informai l'allora pretore Nino Condorelli -
ricorda il medico - e lo convinsi a monitorare il fenomeno.
Scoprimmo che dal 1950 al 1980 i tumori negli uomini
rappresentavano il 35% delle cause di morte, superando le
malattie cardiovascolari. Nel 1981 i primi rinvii a giudizio
contro vari assessorati alla Sanità». Coincidenza volle che
il pretore Condorelli venisse promosso e assegnato a Verona.
Coincidenza volle che su questo "male oscuro" cadesse un
sipario. E ci sono voluti altri anni di battaglia per far
nascere un "registro siciliano dei tumori". Dal 1990 è
diretto dal professore Salvatore Meli. Per quanto riguarda
le malformazioni, si passa dall'1,5% del 1980 al 2,5 del
1990 e al 5,6 del 2000. In fondo, non si è mai visto un
"male oscuro" più chiaro di così.
Rompere quei circuiti
insani
La dura lezione di Priolo
Sino a venticinque anni fa
Marina di Melilli era uno dei tanti paesini siciliani,
adagiati sulla costa, che condivideva con gli agglomerati
limitrofi la paradossale presenza di uno splendido scenario
naturale e di uno scomposto nucleo di case, segnate da
quell' «architettura dell'incompiuto» che caratterizza
l'urbanistica di questi luoghi. Abitazioni costruite a metà,
solo mattonate, ma già abitate nei piani bassi, in attesa
che le risorse finanziarie permettessero il completamento
dei lavori. Qui mai finiti, perché il progresso industriale
- si sa - impone sacrifici, ed oggi quel paesino non esiste
più, raso al suolo e i suoi duemila abitanti "deportati" in
posti vicini con un decreto di evacuazione e tante promesse
deluse, per far posto ad un'altra fabbrica dell'Enichem.
Quella che oggi produce, senza un adeguato smaltimento, i
suoi pestiferi veleni, fonte di malattie e di morte,
soprattutto per gli abitanti del triangolo maledetto: Priol
o, Augusta e Melilli, in provincia di Siracusa.
Agghiaccianti, dopo gli arresti eccellenti, le percentuali
dei danni prodotti ed emersi dalle indagini: vanno dal
degrado ambientale che ha provocato modificazioni genetiche
in organismi marini, all'attentato nei confronti della vita
umana. Uno su tre è vittima del cancro ai polmoni e la
percentuale dei bambini malformati in queste zone è tre
volte più alta di quella standard fissata
dall'Organizzazione mondiale della sanità. Siamo ancora
"sull'orlo dell'abisso", come diceva qualche anno fa Hans
Jonas, o si è già immersi entro la voragine
dell'indifferenza e del disprezzo verso la vita, come ha
notato amaramente il procuratore di Siracusa Roberto Campisi?
Difficile dirlo, e pericolosa sarebbe la totale rinuncia a
qualche forma di speranza, che avrebbe solo il triste merito
di accelerare la catastrofe. Non c'è dubbio infatti che
bisogna trovare punti di integrazione tra la responsabilità
dell'uomo nei confronti delle relazioni sociali e politiche
entro cui è immerso, e la responsabilità verso la natura. La
logica del "dopo di noi il diluvio" è idea sempre
ricorrente; la si trova già in Geremia. Così come molti
possono dare ragione a Brecht, quando sosteneva che "prima
viene lo stomaco, poi viene la morale". Slogan, questo,
pienamente accettato dai dirigenti e dai funzionari
arrestati, ma condiviso con inquietante lucidità anche da
alcune vittime, se è vero che un pensionato di Priolo,
corroso dal cancro, avrebbe detto ieri ad un giornalista:
"Meglio morire di tumore ma sazio, piuttosto che crepare di
fame". Come uscire da questo circuito perverso? Forse
coltivando una certa speranza paradossale nel potenziale
educativo delle catastrofi: forse tali disastri fanno ancora
in tempo a produrre un effetto salutare, e il principio di
responsabilità, spess o giustamente agganciato a valori
alti, può fare affidamento anche sulla prospettiva della
paura, non intesa come forza che dissuade all'azione, ma
come stimolo a recuperare energie inattese e rompere così le
dinamiche perverse di quel circuito. Dall'euforia del sogno
faustiano di dominio sulle forze della natura a totale
vantaggio dell'uomo, siamo come risvegliati dal freddo
bagliore della paura che non può abbandonarci al fatalismo,
né al panico apocalittico, ma al coraggio realistico di chi
crede che il delirio dei sogni del profitto ad ogni costo
possa curarsi per imporre un radicale cambiamento di rotta.
Se stiamo ancora sull'"orlo" dell'abisso, dopo il saccheggio
della natura e il totale disprezzo per i non ancora nati (H.
Jonas) , possiamo pensare che la cura necessaria per il
futuro del nostro pianeta, più che passare per la politica,
baricentro della vita spirituale del secolo scorso, d ebba
rifondarsi sull'etica, su di una morale planetaria che punti
ad una ritrovata armonia tra uomo e natura. |
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IL MANIFESTO |
Ecco le armi
chimiche Forse
quando hanno finito con Saddam gli ispettori dell'Onu
possono venire qui. Se sono bravi a cercare armi chimiche di
distruzione di massa e da avvelenamento colletivo, qui non
avrebbero che l'imbarazzo della scelta: Priolo, Marghera, un
bell'incrocio trafficato di Milano o di Roma. Chissà se i
mefitici generali di Saddam dimostrano, nel nascondere le
«pistole fumanti», la stessa fantasiosa creatività dei
dirigenti dell'Enichem. Quelli che «allungavano» con soda e
calce i rifiuti tossici per farli sembrare meno tossici,
quelli che versavano il mercurio nei tombini (cioè in mare).
E che del magistrato inquirente, che si aggirava in zona,
dicevano «u futtemo», lo freghiamo, chissà come si dice in
iracheno. Come al solito, paga la popolazione civile: ci
vuole un bel coraggio per mettere al mondo un bambino a
Baghdad, oggi, ma anche farlo a Priolo non è del tutto
sicuro. Corollario italiano: un medico (un primario di
pediatria) va ripetendo che nell'impennata delle
malformazioni nel triangolo maledetto Augusta-Priolo-Melilli
c'è di mezzo il mercurio, e lo dice da vent'anni, e non
succede niente. Risparmio stimato dell'azienda, dieci
miliardi (lire) all'anno, mettetevi una mano sulla
coscienza, una sulla calcolatrice e fare due conti. Comunque
si finisce sempre lì, alla fine: al mercato e al «quanto
costa». Meglio una fabbrica che dà qualche centinaio di
stipendi al mese o qualche migliaio di infelici in vent'anni?
Equazione poco umanitaria e troppo brutale. Ma è un fatto
che la disponibilità a farsi avvelenare e ingannare sembra
essere un tratto distintivo degli avvelenati. Anche senza
scomodare le terribili patologie di Sirolo e dintorni, il
meccanismo psicologico che scatta - l'accettazione del
rischio come di un evento naturale - è la stessa nelle
inquinatissime città italiane. A Milano, la più inquinata
d'Europa, per veder bloccare il traffico ci vogliono
sette-otto giorni di avvelenamento collettivo, poi due
giorni di preavviso in cui ci si avvelena ancora un po', poi
non si va in macchina la domenica successiva, che è comunque
il giorno meno inquinante. Insomma, si chiede gentilmente
agli avvelenati di collaborare, di farsi un po' passare per
scemi. Un patto di ferro: voi fingete di essere dei coglioni
totali e io vi permetto di andare a fare compere sabato in
macchina. Un tacito «contratto con gli italiani» che
assicura la cosa fondamentale: che non chiuda la fabbrica,
cioè la città e il suo sistema commerciale autocentrico.
Altre volte, astutamente, si bloccano le auto «non
catalizzate», operazione che non influisce sulle
micropolveri, ha il pregio di appiedare i poveri, ed
equivale tale quale alle operazione di «allungamento» dei
veleni in voga all'Enichem di Priolo. Non pensare ai
polmoni, ma ai barbatrucchi contabili, alle magie della
statistica e della tecnica. Il romano inquinato, il milanese
inquinato, chissenefrega, «u futtemo». Datasi la situazione
di guerra chimica permanente, come si vede, gli ispettori
Onu potrebbero scegliere. Da Priolo verso nord, c'è Taranto,
poi Falconara, e Marghera. E uno sguardo alla zona di Camp
Derby, primo deposito di armi e munizioni d'Europa, ci
vorrebbe. E alle basi aeree armate fino ai denti. Bizzarro
cortocircuito: una società matura e ricca sobbalza
terrorizzata ogni volta che si parla di minaccia chimica.
Teme il terrorismo, il feroce integralista, l'islamico fuori
di testa che avvelena l'acquedotto. E intanto respira
allegramente nel centro di Milano, o mangia pesce pescato a
Priolo, pronta a pagare carissimo, con la pelle, l'unico
modello di sviluppo a disposizione, che non è neppure
granché, a pensarci bene. Per i nostri Saddam, però, per
questi maneggiatori di armi chimiche e di avvelenamento di
massa, l'iter è ancora lungo, non ci sono nemmeno le
sanzioni. Con un po' di fede e l'incrollabile ottimismo che
l'era impone, arriverà un condono, un perdono, una soave
dimenticanza, una noia procedurale, una sospensione. Magari
una legge Cirami che sposti il processo, perché no. Del
resto le condizioni «ambientali», a Priolo, sono quello che
sono. |
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Econews (Verdi) |
Verdi
presentano pdl contro carrette del mare
Il deputato verde Mauro
Bulgarelli ha depositato una proposta di legge per "il
divieto di transito nei nostri mari delle cosiddette
carrette del mare", le petroliere che come la 'Prestige',
affondata al largo delle coste della Galizia, "non sono
dotate di doppio scafo, o hanno un'anzianità superiore a 15
anni". Inoltre la proposta prevede altre misure di
sicurezza, quali il divieto alle petroliere "con portata
superiore alle 4500 tonnellate". In caso di inquinamento, la
proposta prevede che il proprietario e l'armatore rispondano
"di danno ambientale, economico e sociale", e siano "tenuti
al pagamento delle spese di bonifica e disinquinamento, al
risarcimento del danno economico causato all'economia
locale, e al risarcimento per l'eventuale depauperamento del
patrimonio floro-faunistico".
Tragedia di Priolo. I
Verdi si costituiranno "parte civile"
"Ho presentato
un'interrogazione al Parlamento regionale chiedendo di
accertare le responsabilità private e pubbliche della
tragedia di Priolo (SR)" - lo ha dichiarato il deputato
regionale dei Verdi Calogero Miccichè che continua- i fatti
sono di una gravità inaudita e va attivata immediatamente
una commissione d'inchiesta a livello regionale e va anche
accertato il perché non siano stati spesi i fondi stanziati
nel 95 dallo stato al Governo regionale per la bonifica dei
siti industriali. I Verdi si costituiranno parte civile al
processo, e gli eventuali ricavati andranno devoluti alle
famiglie siracusane colpite da questa tragedia".
Enichem di Priolo. la LIPU
chiede alla Regione interventi urgenti
Avviare il risanamento
ambientale e costruire discariche controllate è la richiesta
della LIPU (lega italiana protezione uccelli) dopo la
vicenda dei 18 arresti alla Enichem di Priolo "un fatto di
gravità enorme, intollerabile. Il mercurio è una sostanza
altamente tossica, che nelle quantità riscontrate a Priolo
comporta gravissimi rischi per la catena alimentare, per la
salute umana e per le modificazioni genetiche che può
causare nelle specie vegetali e animali. A questo punto
facciamo appello per un intervento forte e deciso da parte
delle autorità preposte affinché a queste situazioni di
grave rischio per la salute e l'ambiente venga posto un
limite". Così Danilo Mainardi, presidente della LIPU (lega
italiana protezione uccelli), commenta i risultati
dell'inchiesta giudiziaria che ha portato all'arresto di 18
funzionari ritenuti responsabili dello smaltimento illegale
di rifiuti tossici all'Enichem di Priolo. "Chiediamo la
realizzazione di strutture - chiede Mainardi - che possano
smaltire correttamente i rifiuti tossici prodotti nelle zone
industriali. Dopo i gravi fatti di Priolo, che confermano
l'emergenza ambientale di tutta l'area siciliana, è giunto
il momento delle azioni efficaci. Chiediamo quindi che in
tempi rapidi vengano avviate discariche controllate,
localizzate tenendo conto delle esigenze delle popolazioni
locali, e che si proceda alla bonifica dei siti inquinati,
come più volte promesso ma mai realizzato, valutando la
possibilità di adottare nuovi strumenti legislativi che
superino i limiti mostrati dagli attuali piani di
risanamento". |
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