RASSEGNA STAMPA 16.01.2003

 

MESSAGGERO
Falconara col fiato sospeso. Bohigas torna con lo studio sulla riqualificazione della zona. Ma gli interrogativi di Oggioni e del sindacato cadono nel vuoto

Api, i lavoratori senza alternative

Che succede se la raffineria chiude? Tanti buoni propositi, mancano progetti concreti

FALCONARA - Api, non Api. Questo il dilemma. Ma esistono alternative concrete alla raffineria? L’avevano chiesto gli stessi lavoratori in una lettera indirizzata attraverso la stampa al Comune di Falconara. Quali i progetti? Un tira e molla questo sul futuro di un impianto che ha costituito insieme ricchezza e vincolo per Falconara, ormai in piedi da alcune settimane. La Regione che prende tempo per decidere se rinnovare o meno la concessione, ora in scadenza al 2008. Costituzione di tavole rotonde e di protocolli di intesa tra gli enti coinvolti per affrontare lo scoglio dell’area ad alto rischio. Un prg comunale dove al termine della concessione è prevista una destinazione altra per l’area adesso occupata dall’Api. Tanti comunicati, diverse prese di posizione, i partiti dei coerenti e dei nebulosi che hanno colorito questa vicenda. Ricordiamo però che il primo ad entrare in scena era stato il neo assessore regionale all’ambiente Renzo Amagliani (Rc) che confessò al Messaggero la necessità di posticipare la decisione sul futuro della raffineria da marzo a giugno. A ruota il Comune di Falconara col documento richiesto dalla Regione in cui doveva esprimere il proprio parere sul rinnovo della concessione. Parere negativo. Una doccia fredda per molti con conseguente vespaio di polemiche. Questa volta è Carletti che scrive una lettera aperta ai lavoratori della raffineria. Chiara la sua posizione, il rinnovo è un fatto etico. «Autorizzare – scrive - la prosecuzione dell’attività di una Raffineria non può essere un semplice automatismo che ignori le condizioni di un’area dove opera una struttura così complessa. L’autorizzazione deve essere preceduta da una complessa analisi per valutare se la struttura ha compromesso l’integrità dell’area in cui ha operato e se esistono le condizioni di sicurezza interna. Esistono regole da osservare, rispetto per la comunità in cui si vive, salvaguardia dell’ambiente, trasparenza di una sana politica. Elementi che insieme costituiscono una questione morale». Missiva che alcuni dipendenti Api non apprezzano e per questo rispondono, chiedendo al sindaco certezze, ma soprattutto concreti progetti alternativi. «Ci illustri all’assemblea dei lavoratori – gli scrivono - le sue idee sul nostro futuro. Ci spieghi come risolvere la questione morale di convivenza civile quando ci saranno 2000 persone senza occupazione. Probabilmente ha già pronti dei nuovi posti di lavoro, ci rassicuri su come continuare a portare a casa lo stipendio a fine mese, visto che non ha saputo ricollocare 12 lavoratori della Liquigas dopo la chiusura forzata». D’urgenza viene convocato un incontro tra il primo cittadino e i sindacati. Epilogo: un’ennesima nota delle associazioni di categoria per confermare la necessità di dare garanzie, rispettando le regole di salvaguardia e sicurezza. Idee che Carletti ribadisce proprie. Ma a colpire è l’intervento di Andrea Giannoni, il giovane operaio rimasto ferito nell’ultimo incidente all’Igcc. Lui parla di alternative mancanti, di un Comune senza progetti per un dopo Api. E’ così? - chiediamo a Furio Durpetti, dirigente ufficio urbanistica del comune. «L’ente – spiega – attende l’approvazione del prg da parte della provincia. Tra circa un mese tornerà in comune, a quel punto decideremo quando partire con un progetto-programma per la riconversione dell’area della raffineria». E gli studi di Bohigas non sono per questo? «L’oggetto della sua collaborazione è se è possibile rendere più vivibili le zone intorno alla raffineria, anche adesso che lo stabilimento c’è. La sua risposta è stata sì, il 28 e 29 gennaio sarà a Falconara per illustrarci come». Cosa prevede? «Una nuova centralità urbana a Villanova attraverso la realizzazione di un porto per ospitare dalle 600 alle 1000 imbarcazioni, il by pass ferroviario con il contestuale spostamento degli scali merci e della stazione ferroviaria e il declassamento dell’attuale statale 16 a strada per il traffico locale. Sarà anche recuperata la caserma Saracini per servizi annessi al porto, mentre sarà creata una fascia boschiva di sicurezza verso Villanova, del tutto riqualificata, eliminando i serbatoi più vicini all’abitato. Davanti a Fiumesino, infine, è prevista la delocalizzazione dell’albergo». Sui 2000 posti di lavoro vacanti senza raffineria nessun riferimento, neanche dagli altri enti. Sul fronte produttivo, comunque, Falconara per la Cna è in ripresa grazie soprattutto alla validità del nuovo piano regolatore che si pone l’obiettivo di ridare alla città una propria identità culturale. Nel 2002 sono nate infatti 54 nuove imprese artigiane, tre in più dello scorso anno, mentre hanno cessato l’attività 35, 9 in meno del 2001. «La città – dice Romana Mataloni, segretaria Cna Ancona-Falconara – in questi anni da un lato ha subito un serie di eventi avvenuti nel capoluogo, come la frana e il terremoto, dall’altro l’insediamento Api ne ha frenato lo sviluppo. Con il nuovo prg sta cercando di volgere a proprio favore elementi che fino ad oggi ne hanno condizionato l’espansione e quindi si trova al bivio di scelte strategiche che possono portare alla sua rinascita». Tra le proposte della Cna decidere la destinazione d’uso della Caserma, che come sopra riportato dovrebbe illustrare Bohigas, l’impiego di un’area di servizio all’aeroporto e favorire l’insediamento di attività di artigianato di servizio ed artistico in centro.

Dopo-Api, niente progetti per salvare l’occupazione

Cinque mesi alla decisione sul rinnovo della concessione Api. C’è una Falconara che resta col fiato sospeso. Quali prospettive per le centinaia di lavoratori e per le rispettive famiglie? Giorni fa il sindcao Carletti aveva sollevato in un certo senso la questione indirizzando una lettera aperta adi dipendenti Api e invitandoli a riflettere sul valore etico della qualità della vita. Da quel momento un susseguiris di obiezioni: dei sindacati, ma anche di un lavoratore Api, Anrea Oggioni, rimasto ferito in un incidente sul lavoro. Quali prospettive concrete per salvaguardare l’occupazione? Al momento non risultano progetti concreti. E l’ansia aumenta di giorno in giorno.

 
LA NUOVA SARDEGNA
Dopo l'incidente sul lavoro

I sindacati denunciano: «Troppi i rischi con le imprese esterne»

SARROCH. Sta meglio Antonello Mereu l'operaio di Assemini, che l'altra mattina nello stabilimento Saras (dove lavorava per la Cosmin di Capoterra), con una mano era rimasto incastrato nel nastro trasportatore. L'equipe medica dell'ospedale Marino gli ha ricostruito i polpastrelli delle due dita schiacciate. Intanto, le organizzazioni sindacali denunciano il problema sicurezza e stamani si riuniranno per affrontare ancora una volta questo argomento. «E' necessario - dicono i sindacati - puntare al più presto sulla prevenzione per evitare ogni infortunio sul lavoro». Nonostante il vento di crisi che soffia in raffineria, non ci sono stati comunque tagli sulla sicurezza, replicano dall'azienda. «Evidentemente non basta - continuano i sindacati - perché bisogna vigilare sulle piccole e medie imprese che operano nello stabilimento». Lavoratori e sindacati non mollano e chiedono più garanzie. «In questi ultimi anni è venuta meno la certezza della sicurezza - denuncia William Schirru Rsu della Cgil - perché gli imprenditori pensano al profitto ma dimenticano la salute dei lavoratori. Così diventa facile contenere i costi. Vorremo conoscere quanto denaro investono le imprese d'appalto sulla sicurezza e sulla formazione del personale. Inoltre non bisogna dimenticare le responsabilità del committente che dovrebbe controllare la serietà di chi lavora in Saras».

 
LA SICILIA
Aperta verifica sulla gestione degli esuberi di manodopera

Prime intese tra Erg Raffinerie Mediterranee e Fulc

Aperta la trattativa tra Erg Med e Fulc sul riassetto delle due raffinerie di Priolo (Isab ed Agip) e sulle ricadute occupazionali. I responsabili del personale di fabbrica (Siracusano) e di sede (Sciutto) si sono incontrati ieri all'Open land con le segreterie nazionale e provinciale della Fulc e con le due rappresentanze sindacali unitarie di fabbrica. Per la Fulc c'erano i segretari nazionali Arseni, Gigli e Pinoschi e i provinciali Carnevale, Spagna e Sorrentino. Presente anche il rappresentante di Assindustria, Bandiera. In discussione il piano industriale che l'azienda aveva già illustrato nella precedente riunione di Roma e le sue ricadute occupazionali. Sul piano industriale non sono emerse osservazioni sostanziali. Pur se provoca dei tagli occupazionali (380 ne prevede l'azienda) il piano è tuttavia di consolidamento e rilancio, guarda al futuro, avendo l'obiettivo dichiarato di creare un polo avanzato della raffinazione nel Mediterraneo. I rappresentanti sindacali hanno piuttosto rivendicato garanzie sui processi di gestione degli esuberi: tempi di uscita dei singoli lavoratori dal processo produttivo, modalità, verifiche, incentivi, eccetera. A tarda sera il confronto è proseguito con una riunione ristretta, per l'esame finale di un documento a base dell'accordo fra azienda e sindacato. Si tratta comunque di una ipotesi di accordo di massima. È previsto un successivo incontro con la partecipazione dei vertici delle confederazioni sindacali. L'attuazione del piano è prevista in tre anni. L'azienda ha intanto avviato le procedure autorizzative per gli interventi di adeguamento degli impianti e di collegamento fra le due raffinerie. Saranno infatti costruiti delle pipe linee di collegamento tra la raffineria Isab e la ex Agip. Saranno potenziati alcuni impianti, dismessi degli altri. Erg Med (o Raffinerie Mediterranee, secondo la ragione sociale per esteso) nasce, come si ricorderà dal conferimento della raffineria Isab-Erg e di quella dell'Agip, entrambe di Priolo. La nuova società è partecipata al 72 per cento Erg e 28 per cento Agip. Soprattutto all'Agip la Fulc richiede che questo atto non preluda a un abbandono. Salvatore Maiorca

 
IL NUOVO
Siracusa, in manette i vertici Enichem

In manette anche l'ex vicedirettore dell'azienda. Sono tutti indagati per associazione a delinquere per lo smaltimento di rifiuti tossici.

SIRACUSA - Diciotto persone, tutte ai vertici dell’Enichem di Priolo, sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Siracusa nell’ambito di un’inchiesta sullo smaltimento di rifiuti tossici. I provvedimenti, disposti dal Gip di Siracusa, prevedono la carcerazione per otto persone e gli arresti domiciliari per altre dieci. Tutti devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti tossici. Tra i destinatari dell'ordinanza c’è anche uno degli ex vicedirettori dell’Enichem, che attualmente era alla guida della stessa azienda a Gela. Secondo gli elementi delle indagini, durate oltre un anno, l'azienda non rispettava le leggi per lo smaltimento di rifiuti tossici, ed in particolare del mercurio. Per la Procura di Siracusa, i rifiuti dell' Enichem di Priolo non venivano portati in centri specializzati, ma erano trattati come rifiuti normali. Parete del mercurio sarebbe stata gettata, addirittura, nei tombini. Il mancato rispetto delle norme avrebbe fatto risparmiare all'azienda diversi milioni di euro.

Un'area a grande rischio: di depistaggio

Nel Siracusano il numero più alto in Italia di nati malformati. Ma le indagini hanno sempre puntato sui "fantasmi". Oggi i primi arresti di Carlo Ottaviano

SIRACUSA - Per qualcuno era il prezzo del progresso; per altri era colpa della mafia; c’era perfino chi attribuiva la causa all’aereo militare americano precipitano nel 1986 con un carico misterioso poche miglia da Sigonella. Ma se sicuramente c’è un responsabile è la disattenzione ai ripetuti allarmi lanciati dai genitori dei bambini nati malformati: almeno mille tra il 1991 e il 2000 in provincia di Siracusa. Oggi la svolta con 18 arresti (alcuni in carcere, alcuni domiciliari) decisi dalla magistratura di Siracusa che ha azzerato i vertici locali dell’Enichem, accusati del mancato rispetto delle leggi per lo smaltimento di rifiuti tossici. Secondo la Procura di Siracusa, i rifiuti dell'Enichem di Priolo non venivano portati in centri specializzati, ma erano trattati come rifiuti normali e parti di mercurio sarebbero state addirittura buttate nei tombini. I 18 dirigenti dell’Enichem e di alcunI enti pubblici avrebbero costituito –si legge nell’ordinanza- «una stabile associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di ingenti quantità di rifiuti pericolosi contenenti mercurio. Miscelando rifiuti pericolosi, utilizzando formulari falsi, indicando falsi dati nei certificati di analisi, e trasportandoli in discariche non autorizzate e smaltendoli in violazione alle prescrizioni di legge». Gli indagati avranno adesso tutto il tempo per dimostrare di non aver commesso i 552 capi di imputazione contestati. E il tempo servirà anche a verificare se c’è un nesso di causa-effetto tra le violazioni di legge e la salute degli abitanti del siracusano. L’area –particolarmente quella tra Priolo, Augusta e Melilli- è una delle più elevate a rischio ambientale di tutta Europa. In pochi chilometri quadrati negli anni 50-60 sono sorti come funghi raffinerie, cementerie, industrie petrolchimiche. Erano gli anni del sogno dello sviluppo (e delle cattedrali nel deserto) con nomi come Agip, Esso, Erg, Enel, Liquichimica, Enichem. Poi arrivarono la crisi (con la perdita di più della metà degli originali posti di lavoro) e le polemiche. Già nel 1980 nel solo comune di Priolo su 814 neonati, 12 erano malformati. E i decessi per tumore il 33% del totale. Ma guai a parlarne. L’ambientalismo in un’area economica depressa è un lusso che la società non può permettersi. E così all’alba del terzo millennio il numero di bambini nati con handicap fisici o mentali, con malformazioni congenite ha superato la soglia di rischio indicata dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, il 2%. Nella provincia di Siracusa a fronte di una media nazionale delle malformazioni dell’1,54% la media è del 5,5%. Di chi la colpa? L’indagine che ha portato agli arresti di oggi non entra (per ora) nel merito della questione. Si limita ad accertare le gravissime violazioni delle norme ambientali. L'inquinamento del mare è stato dimostrato, ancora non si è parlato di quello dei terreni. Ma finalmente almeno è un punto fermo. Finalmente le tante (dimenticate) denunce hanno avuto corso (fatto salvo il diritto degli accusati di dimostrare la loro innocenza). Certamente sarà loro difficile smentire le affermazioni del procuratore capo di Siracusa Campisi: "Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali emerge la disinvoltura ed il sostanziale disprezzo per il valore dell' ambiente e dunque della stessa vita umana". Inchiodando qualcuno alle sue responsabilità, finalmente il campo viene spazzato via da altre illazioni (almeno per ora). Ogni volta che nel passato le indagini venivano indirizzate verso le industrie, puntualmente la stampa e i potentati locali puntavano demagogicamente l’indice su altri episodi. Così eclatanti da “depistare”, da distrarre e allontanare la verità. D’altro canto, se parli di marines o di ecomafia finisci sui giornali, mentre l’inquinamento industriale interessa omai meno l’opinione pubblica. Ecco così il fiorire di storie più o meno vere. Si inizia alla fine degli anni Ottanta puntando l’indice contro gli americani della vicina base di Sigonella (appena 11 miglia di distanza da Lentini). Sei minuti dopo il decollo nell’estate dell’86 cade un aereo da trasporto. Cosa trasportava? Il Pentagono ha sempre opposto un ferreo silenzio e l’area in cui cadde l’aeromobile, pur in territorio italiano, fu per settimane off limits addirittura per i nostri carabinieri. Anni dopo l’attenzione si concentrò sui traffici della mafia: in contrada Villa Vela, nel territorio di Noto, furono trovate discariche piene di rifiuti tossici provenienti dalla Svizzera e i contadini raccontarono di uomini con scafandri bianchi impegnati a scaricare il contenuto di interi autobotti nei terreni tra Pachino e Rosolini. Storie vere? false? totalmente o parzialmente inventate? usate ad arte per allontanare i sospetti? Chissà. Intanto oggi è arrivata qualche prima certezza.

 
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