MESSAGGERO |
Falconara col
fiato sospeso. Bohigas torna con lo studio sulla
riqualificazione della zona. Ma gli interrogativi di Oggioni
e del sindacato cadono nel vuoto
Api, i lavoratori senza
alternative
Che succede se la raffineria
chiude? Tanti buoni propositi, mancano progetti concreti
FALCONARA - Api, non Api.
Questo il dilemma. Ma esistono alternative concrete alla
raffineria? L’avevano chiesto gli stessi lavoratori in una
lettera indirizzata attraverso la stampa al Comune di
Falconara. Quali i progetti? Un tira e molla questo sul
futuro di un impianto che ha costituito insieme ricchezza e
vincolo per Falconara, ormai in piedi da alcune settimane.
La Regione che prende tempo per decidere se rinnovare o meno
la concessione, ora in scadenza al 2008. Costituzione di
tavole rotonde e di protocolli di intesa tra gli enti
coinvolti per affrontare lo scoglio dell’area ad alto
rischio. Un prg comunale dove al termine della concessione è
prevista una destinazione altra per l’area adesso occupata
dall’Api. Tanti comunicati, diverse prese di posizione, i
partiti dei coerenti e dei nebulosi che hanno colorito
questa vicenda. Ricordiamo però che il primo ad entrare in
scena era stato il neo assessore regionale all’ambiente
Renzo Amagliani (Rc) che confessò al Messaggero la necessità
di posticipare la decisione sul futuro della raffineria da
marzo a giugno. A ruota il Comune di Falconara col documento
richiesto dalla Regione in cui doveva esprimere il proprio
parere sul rinnovo della concessione. Parere negativo. Una
doccia fredda per molti con conseguente vespaio di
polemiche. Questa volta è Carletti che scrive una lettera
aperta ai lavoratori della raffineria. Chiara la sua
posizione, il rinnovo è un fatto etico. «Autorizzare –
scrive - la prosecuzione dell’attività di una Raffineria non
può essere un semplice automatismo che ignori le condizioni
di un’area dove opera una struttura così complessa.
L’autorizzazione deve essere preceduta da una complessa
analisi per valutare se la struttura ha compromesso
l’integrità dell’area in cui ha operato e se esistono le
condizioni di sicurezza interna. Esistono regole da
osservare, rispetto per la comunità in cui si vive,
salvaguardia dell’ambiente, trasparenza di una sana
politica. Elementi che insieme costituiscono una questione
morale». Missiva che alcuni dipendenti Api non apprezzano e
per questo rispondono, chiedendo al sindaco certezze, ma
soprattutto concreti progetti alternativi. «Ci illustri
all’assemblea dei lavoratori – gli scrivono - le sue idee
sul nostro futuro. Ci spieghi come risolvere la questione
morale di convivenza civile quando ci saranno 2000 persone
senza occupazione. Probabilmente ha già pronti dei nuovi
posti di lavoro, ci rassicuri su come continuare a portare a
casa lo stipendio a fine mese, visto che non ha saputo
ricollocare 12 lavoratori della Liquigas dopo la chiusura
forzata». D’urgenza viene convocato un incontro tra il primo
cittadino e i sindacati. Epilogo: un’ennesima nota delle
associazioni di categoria per confermare la necessità di
dare garanzie, rispettando le regole di salvaguardia e
sicurezza. Idee che Carletti ribadisce proprie. Ma a colpire
è l’intervento di Andrea Giannoni, il giovane operaio
rimasto ferito nell’ultimo incidente all’Igcc. Lui parla di
alternative mancanti, di un Comune senza progetti per un
dopo Api. E’ così? - chiediamo a Furio Durpetti, dirigente
ufficio urbanistica del comune. «L’ente – spiega – attende
l’approvazione del prg da parte della provincia. Tra circa
un mese tornerà in comune, a quel punto decideremo quando
partire con un progetto-programma per la riconversione
dell’area della raffineria». E gli studi di Bohigas non sono
per questo? «L’oggetto della sua collaborazione è se è
possibile rendere più vivibili le zone intorno alla
raffineria, anche adesso che lo stabilimento c’è. La sua
risposta è stata sì, il 28 e 29 gennaio sarà a Falconara per
illustrarci come». Cosa prevede? «Una nuova centralità
urbana a Villanova attraverso la realizzazione di un porto
per ospitare dalle 600 alle 1000 imbarcazioni, il by pass
ferroviario con il contestuale spostamento degli scali merci
e della stazione ferroviaria e il declassamento dell’attuale
statale 16 a strada per il traffico locale. Sarà anche
recuperata la caserma Saracini per servizi annessi al porto,
mentre sarà creata una fascia boschiva di sicurezza verso
Villanova, del tutto riqualificata, eliminando i serbatoi
più vicini all’abitato. Davanti a Fiumesino, infine, è
prevista la delocalizzazione dell’albergo». Sui 2000 posti
di lavoro vacanti senza raffineria nessun riferimento,
neanche dagli altri enti. Sul fronte produttivo, comunque,
Falconara per la Cna è in ripresa grazie soprattutto alla
validità del nuovo piano regolatore che si pone l’obiettivo
di ridare alla città una propria identità culturale. Nel
2002 sono nate infatti 54 nuove imprese artigiane, tre in
più dello scorso anno, mentre hanno cessato l’attività 35, 9
in meno del 2001. «La città – dice Romana Mataloni,
segretaria Cna Ancona-Falconara – in questi anni da un lato
ha subito un serie di eventi avvenuti nel capoluogo, come la
frana e il terremoto, dall’altro l’insediamento Api ne ha
frenato lo sviluppo. Con il nuovo prg sta cercando di
volgere a proprio favore elementi che fino ad oggi ne hanno
condizionato l’espansione e quindi si trova al bivio di
scelte strategiche che possono portare alla sua rinascita».
Tra le proposte della Cna decidere la destinazione d’uso
della Caserma, che come sopra riportato dovrebbe illustrare
Bohigas, l’impiego di un’area di servizio all’aeroporto e
favorire l’insediamento di attività di artigianato di
servizio ed artistico in centro.
Dopo-Api, niente progetti
per salvare l’occupazione
Cinque mesi alla decisione
sul rinnovo della concessione Api. C’è una Falconara che
resta col fiato sospeso. Quali prospettive per le centinaia
di lavoratori e per le rispettive famiglie? Giorni fa il
sindcao Carletti aveva sollevato in un certo senso la
questione indirizzando una lettera aperta adi dipendenti Api
e invitandoli a riflettere sul valore etico della qualità
della vita. Da quel momento un susseguiris di obiezioni: dei
sindacati, ma anche di un lavoratore Api, Anrea Oggioni,
rimasto ferito in un incidente sul lavoro. Quali prospettive
concrete per salvaguardare l’occupazione? Al momento non
risultano progetti concreti. E l’ansia aumenta di giorno in
giorno. |
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LA NUOVA SARDEGNA |
Dopo
l'incidente sul lavoro
I sindacati denunciano:
«Troppi i rischi con le imprese esterne»
SARROCH. Sta meglio Antonello
Mereu l'operaio di Assemini, che l'altra mattina nello
stabilimento Saras (dove lavorava per la Cosmin di Capoterra),
con una mano era rimasto incastrato nel nastro
trasportatore. L'equipe medica dell'ospedale Marino gli ha
ricostruito i polpastrelli delle due dita schiacciate.
Intanto, le organizzazioni sindacali denunciano il problema
sicurezza e stamani si riuniranno per affrontare ancora una
volta questo argomento. «E' necessario - dicono i sindacati
- puntare al più presto sulla prevenzione per evitare ogni
infortunio sul lavoro». Nonostante il vento di crisi che
soffia in raffineria, non ci sono stati comunque tagli sulla
sicurezza, replicano dall'azienda. «Evidentemente non basta
- continuano i sindacati - perché bisogna vigilare sulle
piccole e medie imprese che operano nello stabilimento».
Lavoratori e sindacati non mollano e chiedono più garanzie.
«In questi ultimi anni è venuta meno la certezza della
sicurezza - denuncia William Schirru Rsu della Cgil - perché
gli imprenditori pensano al profitto ma dimenticano la
salute dei lavoratori. Così diventa facile contenere i
costi. Vorremo conoscere quanto denaro investono le imprese
d'appalto sulla sicurezza e sulla formazione del personale.
Inoltre non bisogna dimenticare le responsabilità del
committente che dovrebbe controllare la serietà di chi
lavora in Saras». |
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LA SICILIA |
Aperta verifica
sulla gestione degli esuberi di manodopera
Prime intese tra Erg
Raffinerie Mediterranee e Fulc
Aperta la trattativa tra Erg
Med e Fulc sul riassetto delle due raffinerie di Priolo (Isab
ed Agip) e sulle ricadute occupazionali. I responsabili del
personale di fabbrica (Siracusano) e di sede (Sciutto) si
sono incontrati ieri all'Open land con le segreterie
nazionale e provinciale della Fulc e con le due
rappresentanze sindacali unitarie di fabbrica. Per la Fulc
c'erano i segretari nazionali Arseni, Gigli e Pinoschi e i
provinciali Carnevale, Spagna e Sorrentino. Presente anche
il rappresentante di Assindustria, Bandiera. In discussione
il piano industriale che l'azienda aveva già illustrato
nella precedente riunione di Roma e le sue ricadute
occupazionali. Sul piano industriale non sono emerse
osservazioni sostanziali. Pur se provoca dei tagli
occupazionali (380 ne prevede l'azienda) il piano è tuttavia
di consolidamento e rilancio, guarda al futuro, avendo
l'obiettivo dichiarato di creare un polo avanzato della
raffinazione nel Mediterraneo. I rappresentanti sindacali
hanno piuttosto rivendicato garanzie sui processi di
gestione degli esuberi: tempi di uscita dei singoli
lavoratori dal processo produttivo, modalità, verifiche,
incentivi, eccetera. A tarda sera il confronto è proseguito
con una riunione ristretta, per l'esame finale di un
documento a base dell'accordo fra azienda e sindacato. Si
tratta comunque di una ipotesi di accordo di massima. È
previsto un successivo incontro con la partecipazione dei
vertici delle confederazioni sindacali. L'attuazione del
piano è prevista in tre anni. L'azienda ha intanto avviato
le procedure autorizzative per gli interventi di adeguamento
degli impianti e di collegamento fra le due raffinerie.
Saranno infatti costruiti delle pipe linee di collegamento
tra la raffineria Isab e la ex Agip. Saranno potenziati
alcuni impianti, dismessi degli altri. Erg Med (o Raffinerie
Mediterranee, secondo la ragione sociale per esteso) nasce,
come si ricorderà dal conferimento della raffineria Isab-Erg
e di quella dell'Agip, entrambe di Priolo. La nuova società
è partecipata al 72 per cento Erg e 28 per cento Agip.
Soprattutto all'Agip la Fulc richiede che questo atto non
preluda a un abbandono. Salvatore Maiorca |
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IL NUOVO |
Siracusa, in
manette i vertici Enichem
In manette anche l'ex
vicedirettore dell'azienda. Sono tutti indagati per
associazione a delinquere per lo smaltimento di rifiuti
tossici.
SIRACUSA - Diciotto persone,
tutte ai vertici dell’Enichem di Priolo, sono state
arrestate dalla Guardia di Finanza di Siracusa nell’ambito
di un’inchiesta sullo smaltimento di rifiuti tossici. I
provvedimenti, disposti dal Gip di Siracusa, prevedono la
carcerazione per otto persone e gli arresti domiciliari per
altre dieci. Tutti devono rispondere di associazione per
delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti tossici.
Tra i destinatari dell'ordinanza c’è anche uno degli ex
vicedirettori dell’Enichem, che attualmente era alla guida
della stessa azienda a Gela. Secondo gli elementi delle
indagini, durate oltre un anno, l'azienda non rispettava le
leggi per lo smaltimento di rifiuti tossici, ed in
particolare del mercurio. Per la Procura di Siracusa, i
rifiuti dell' Enichem di Priolo non venivano portati in
centri specializzati, ma erano trattati come rifiuti
normali. Parete del mercurio sarebbe stata gettata,
addirittura, nei tombini. Il mancato rispetto delle norme
avrebbe fatto risparmiare all'azienda diversi milioni di
euro.
Un'area a grande rischio:
di depistaggio
Nel Siracusano il numero più
alto in Italia di nati malformati. Ma le indagini hanno
sempre puntato sui "fantasmi". Oggi i primi arresti di Carlo
Ottaviano
SIRACUSA - Per qualcuno era
il prezzo del progresso; per altri era colpa della mafia;
c’era perfino chi attribuiva la causa all’aereo militare
americano precipitano nel 1986 con un carico misterioso
poche miglia da Sigonella. Ma se sicuramente c’è un
responsabile è la disattenzione ai ripetuti allarmi lanciati
dai genitori dei bambini nati malformati: almeno mille tra
il 1991 e il 2000 in provincia di Siracusa. Oggi la svolta
con 18 arresti (alcuni in carcere, alcuni domiciliari)
decisi dalla magistratura di Siracusa che ha azzerato i
vertici locali dell’Enichem, accusati del mancato rispetto
delle leggi per lo smaltimento di rifiuti tossici. Secondo
la Procura di Siracusa, i rifiuti dell'Enichem di Priolo non
venivano portati in centri specializzati, ma erano trattati
come rifiuti normali e parti di mercurio sarebbero state
addirittura buttate nei tombini. I 18 dirigenti dell’Enichem
e di alcunI enti pubblici avrebbero costituito –si legge
nell’ordinanza- «una stabile associazione per delinquere
finalizzata al traffico illecito di ingenti quantità di
rifiuti pericolosi contenenti mercurio. Miscelando rifiuti
pericolosi, utilizzando formulari falsi, indicando falsi
dati nei certificati di analisi, e trasportandoli in
discariche non autorizzate e smaltendoli in violazione alle
prescrizioni di legge». Gli indagati avranno adesso tutto il
tempo per dimostrare di non aver commesso i 552 capi di
imputazione contestati. E il tempo servirà anche a
verificare se c’è un nesso di causa-effetto tra le
violazioni di legge e la salute degli abitanti del
siracusano. L’area –particolarmente quella tra Priolo,
Augusta e Melilli- è una delle più elevate a rischio
ambientale di tutta Europa. In pochi chilometri quadrati
negli anni 50-60 sono sorti come funghi raffinerie,
cementerie, industrie petrolchimiche. Erano gli anni del
sogno dello sviluppo (e delle cattedrali nel deserto) con
nomi come Agip, Esso, Erg, Enel, Liquichimica, Enichem. Poi
arrivarono la crisi (con la perdita di più della metà degli
originali posti di lavoro) e le polemiche. Già nel 1980 nel
solo comune di Priolo su 814 neonati, 12 erano malformati. E
i decessi per tumore il 33% del totale. Ma guai a parlarne.
L’ambientalismo in un’area economica depressa è un lusso che
la società non può permettersi. E così all’alba del terzo
millennio il numero di bambini nati con handicap fisici o
mentali, con malformazioni congenite ha superato la soglia
di rischio indicata dall’Organizzazione Mondiale per la
Sanità, il 2%. Nella provincia di Siracusa a fronte di una
media nazionale delle malformazioni dell’1,54% la media è
del 5,5%. Di chi la colpa? L’indagine che ha portato agli
arresti di oggi non entra (per ora) nel merito della
questione. Si limita ad accertare le gravissime violazioni
delle norme ambientali. L'inquinamento del mare è stato
dimostrato, ancora non si è parlato di quello dei terreni.
Ma finalmente almeno è un punto fermo. Finalmente le tante
(dimenticate) denunce hanno avuto corso (fatto salvo il
diritto degli accusati di dimostrare la loro innocenza).
Certamente sarà loro difficile smentire le affermazioni del
procuratore capo di Siracusa Campisi: "Dalle intercettazioni
telefoniche e ambientali emerge la disinvoltura ed il
sostanziale disprezzo per il valore dell' ambiente e dunque
della stessa vita umana". Inchiodando qualcuno alle sue
responsabilità, finalmente il campo viene spazzato via da
altre illazioni (almeno per ora). Ogni volta che nel passato
le indagini venivano indirizzate verso le industrie,
puntualmente la stampa e i potentati locali puntavano
demagogicamente l’indice su altri episodi. Così eclatanti da
“depistare”, da distrarre e allontanare la verità. D’altro
canto, se parli di marines o di ecomafia finisci sui
giornali, mentre l’inquinamento industriale interessa omai
meno l’opinione pubblica. Ecco così il fiorire di storie più
o meno vere. Si inizia alla fine degli anni Ottanta puntando
l’indice contro gli americani della vicina base di Sigonella
(appena 11 miglia di distanza da Lentini). Sei minuti dopo
il decollo nell’estate dell’86 cade un aereo da trasporto.
Cosa trasportava? Il Pentagono ha sempre opposto un ferreo
silenzio e l’area in cui cadde l’aeromobile, pur in
territorio italiano, fu per settimane off limits addirittura
per i nostri carabinieri. Anni dopo l’attenzione si
concentrò sui traffici della mafia: in contrada Villa Vela,
nel territorio di Noto, furono trovate discariche piene di
rifiuti tossici provenienti dalla Svizzera e i contadini
raccontarono di uomini con scafandri bianchi impegnati a
scaricare il contenuto di interi autobotti nei terreni tra
Pachino e Rosolini. Storie vere? false? totalmente o
parzialmente inventate? usate ad arte per allontanare i
sospetti? Chissà. Intanto oggi è arrivata qualche prima
certezza.
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