RASSEGNA STAMPA 15.01.2003

 

MESSAGGERO
«La raffineria non inquina»

L’azienda replica ai Verdi: «Il nostro contributo non è significativo»

FALCONARA - L’Api risponde ai Verdi sullo stato di inquinamento dell’area. Le certificazioni per la sicurezza e l’ambiente e il parere dei periti del Tar Marche per la dichiarazione di area ad alto rischio costituiscono, per l’Api, la migliore prova del loro impegno. «In risposta al capogruppo nel Consiglio Regionale dei Verdi sui risultati dello studio del modello idrogeologico del sito realizzato da Api con il contributo del Politecnico di Milano e presentato in ottobre agli enti competenti - scrive l’azienda - vogliamo chiarire che esso dimostra su basi scientifiche la non significatività del contributo da parte dell’Api all’inquinamento di mare e fiume. I numeri elencati dall’esponente dei Verdi sono i flussi naturali di falda che raggiungono mare e fiume su di un fronte di circa 2 km (confine della raffineria verso fiume e mare) e non hanno alcuna relazione con i flussi di sostanze inquinanti, invece assolutamente insignificanti». Secondo l’Api, «dal modello matematico descritto nello studio si ricava che la falda del sottosuolo di raffineria si muove molto lentamente. E anche nell’ipotesi di considerare questo flusso con la massima concentrazione di idrocarburi riscontrati, le quantità di prodotto idrocarburico che ipoteticamente potrebbero raggiungere il mare e il fiume perdono di significatività nei confronti dei normali apporti delle fonti di immissioni presenti lungo la costa, come i sistemi di scarico. A supporto dello stabilimento si è espresso anche il Ctr nell’istruttoria del Rapporto di Sicurezza che ha preso atto della costante attenzione che la raffineria rivolge alle problematiche del sottosuolo, come ai serbatoi di stoccaggio. L’azienda ha inoltre presentato un programma di implementazione di dispositivi: i doppi fondi».

Api, sospeso giudizio penale. Assoluzione per Saronne

Il caso-ozono nel limbo della giustizia penale. Sino a quando non ci sarà una «sentenza passata in giudicato della giustizia amministrativa». La sospensione del processo a carico dell'attuale direttore dello stabilimento Api Franco Bellucci, 54 anni, e dell'amministratore delegato Clemente Napolitano, 63 anni, è stata decisa ieri con un’apposita ordinanza da parte del giudice monocratico Carlo Cimini che ha accolto la tesi difensiva, sostenuta dall’avvocato Giacomo Vettori. Processo da cui è invece uscito immediatamente Giovanni Saronne, 66anni, ex direttore dello stabilimento falconarese, il quale è stato assolto dal giudice, su richiesta congiunta di difesa e pubblico ministero.

LA VICENDA

L’ALLARME OZONO - Il 27 luglio 2000 il sindaco di Falconara Carletti emana un’ordinanza per la limitazione del traffico veicolare e per abbattere le concentrazioni di ossido di azoto che avevano fatto saltare i livelli di allarme e scattare l’emergenza ozono.

L’ORDINANZA VIOLATA - Il 3 agosto 2000 il sindaco Carletti intima all’Api, coi l’ordinanza n. 150, di ridurre drasticamente le emissioni di ossidi di azoto senza «escludere la riduzione della produzione, l’attuazione di fermate di impianto». L’Api, secondo un esposto dei Comitati ieri costituitosi parte civile, non avrebbe rispettato quell’ordinanza ma si sarebbe limitata a una temporanea riduzione del livello di lavorazione della raffineria e della Turbogas.

SCONTRO AL TAR - L’Api impugna l’ordinanza n. 150 davanti al Tar sostenendo che il sindaco non aveva competenza in materia e che l'ordinanza doveva essere emessa casomai dalla Regione. Una consulenza tecnica del prof. Ziemacki dell’Istituto superiore della Sanità, redatta su incarico del Tar, ha inoltre escluso una correlazione tra l’attività della raffineria e l’aumento delle concentrazioni di ozono nell’atmosfera.

«C’è un’indagine che lo dimostra su basi scientifiche»

Il caso-ozono nel limbo della giustizia penale. Sino a quando non ci sarà una «sentenza passata in giudicato della giustizia amministrativa». La sospensione del processo a carico dell'attuale direttore dello stabilimento Api Franco Bellucci, 54 anni, e dell'amministratore delegato Clemente Napolitano, 63 anni, è stata decisa ieri con un’apposita ordinanza da parte del giudice monocratico Carlo Cimini che ha accolto la tesi difensiva, sostenuta dall’avvocato Giacomo Vettori. Processo da cui è invece uscito immediatamente Giovanni Saronne, 66anni, ex direttore dello stabilimento falconarese, il quale è stato assolto dal giudice, su richiesta congiunta di difesa e pubblico ministero, per non aver commesso il fatto: aveva lasciato il suo incarico all'Api già nel giugno del 2000, tre mesi prima dei fatti contestati. Episodi che riguardano l'inosservanza dell’ordinanza n. 150 emessa il 3 agosto 2000 dal sindaco Carletti e getto pericoloso di cose ovvero "emissioni di gas". Accuse che in aula dovranno essere sostenute nei prossimi anni dalla Procura di Ancona. Procedimento penale dunque “congelato" sino a quando non ci sarà stata una sentenza del Tar prima e del Consiglio di Stato poi. Con lo stop conseguente per la richieste di risarcimento danni da tre milioni di euro da parte del Comune di Falconara che è parte civile attraverso l’avvocato Pirani, e quella da 30.000 euro totali presentata dai Comitati Villanova, Fiumesino e 25Agosto, che si sono costituiti parte civili attraverso l’avvocato Stefano Crispiani. Il primo round del processo che si è aperto ieri è dunque andato alla difesa. In prima battuta l’avvocato Vettori ha sottolineato che le accuse contro i dirigenti dell’Api sono infondate. Per fare un esempio del presunto accanimento nei confronti della raffineria il legale ha sottolineato (senza peraltro presentare istanza in tal senso) che nel caso in discussione si sarebbe potuta evocare la “legge Cirami", che ha introdotto nel sistema giudiziario il legittimo sospetto, visto il «condizionamento ambientale attorno a questa vicenda e il tornaconto politico ed economico che si cerca da questi processi». Puntando ad estromettere dal processo i Comitati quale parte civile. Richiesta però respinta dal giudice Cimini. In seconda battuta il fuoco di sbarramento contro l’avvio del procedimento penale ha avuto come argomentazione la necessità di attendere l’esito amministrativo della controversia tra l’Api e il Comune sulla legittimità da parte del sindaco Carletti di emettere l’ordinanza n. 150 del 3 agosto 2000 con la quale il primo cittadino intimo all’Api di «mettere immediatamente in atto tutti quegli interventi tecnologici possibili per una drastica riduzione delle emissioni di ossidi di azoto senza escludere la riduzione della produzione, l’attuazione di fermate di impianto» della centrale termoelettrica Igcc Turbogas. Ossido di azoto che nell’estate di tre anni fa aveva raggiunto una concentrazione tale da far scattare l’emergenza ozono e indotto Carletti limitare il traffico veicolare. Contro l’ordinanza n. 150 l'Api ha presentato un ricorso al Tar sostenendo che la materia non era di competenza del sindaco ma della Regione Marche. Una consulenza redatta da un esperto del Consiglio superiore di sanità, nominato dal Tar, Giovanni Ziemacki, ha poi di fatto spezzato una lancia a favore dell'azienda, escludendo una correlazione tra l'attività della raffineria e l'aumento delle concentrazioni di ozono nell'atmosfera. Se il Tar, ha detto inoltre Vettori, dovesse annullare l'ordinanza del sindaco, il reato contestato verrebbe meno. Opposte le considerazioni prospettate dalle parti civili, dichiaratesi contrarie alla sospensione del processo per ritenuta sussistenza del reato per la violazione, da parte dell'Api, di un'ordinanza del sindaco legittimamente emessa. «L’ordinanza del giudice non è illogica dal punto di vista procedurale - ha commentato il sindaco Carletti al termine dell’udienza in cui era stato citato come testimone - Quello che contestiamo è il merito. E in particolare non abbiamo nessuna fiducia né sui criteri di valutazione né sul metodo adottato per quel che riguarda la perizia Ziemacki. Tanto che abbiamo affidato una consulenza all’Università di Ancona, a supporto della nostra tesi, che depositeremo al Tar».

 
RESTO DEL CARLINO
L'Api bacchetta i politici

FALCONARA — Petrolio, sicurezza e ambiente: parole riconducibili alla raffineria Api che adesso controbatte a quanto affermato da alcuni esponenti del mondo politico, per ultimo il presidente del gruppo dei Verdi in Consiglio regionale, Marco Moruzzi. «Lo studio del Politecnico sulla falda di raffineria — scrive l'Api — traccia una quadro rassicurante. In risposta a quanto affermato dal capogruppo nel Consiglio Regionale dei Verdi rispetto ai risultati dello studio del modello idrogeologico del sito, presentato agli enti competenti (Arpam, Comune e Regione) vogliamo chiarire che il documento dimostra, su basi scientifiche, la non significatività del contributo da parte di Api raffineria all'inquinamento di mare e fiume. I numeri elencati dall'esponente dei Verdi sono i flussi naturali di falda che raggiungono mare e fiume su di un fronte di circa 2 chilometri (confine della raffineria verso fiume e mare) e non hanno alcuna relazione con i flussi di sostanze inquinanti, che risultano invece assolutamente insignificanti dimostrato anche dalle analisi svolte dai vari enti di controllo». Secondo l'Api si ricava che «la falda che attraversa il sottosuolo di raffineria si muove molto lentamente, poichè i diversi strati di terreno presenti tra il sottosuolo di raffineria e la falda sono a bassissima permeabilità». Dallo studio — sempre secondo Api — emerge che, anche nell'ipotesi di considerare questo flusso con la massima concentrazione di idrocarburi riscontrati, le quantità di prodotto idrocarburico che ipoteticamente potrebbero raggiungere il mare e il fiume perdono di significatività nei confronti dei normali apporti delle tipiche fonti di immissioni presenti lungo la costa, quali i sistemi di scarico. «Lo studio del Politecnico — sottolinea l'Api nella nota — rileva che gli inquinanti restano confinati nello stabilimento e che non si sono mai avuti problemi né sul mare né sul fiume. Nell'ambito dell'istruttoria del Rapporto di Sicurezza della raffineria il Ctr ha preso atto della costante attenzione che la raffineria rivolge alle problematiche del sottosuolo e che l'azienda ha inoltre presentato un programma di implementazione di dispositivi, quali i doppi fondi, che permettono di accrescere la capacità di ispezione sullo stato dei serbatoi, così da garantirne la tenuta in maniera assoluta.

Api: processo sospeso

In attesa che la giustizia amministrativa regionale faccia il suo corso, fino al passaggio in giudicato della sentenza sul ricorso dell'Api contro l'ordinanza del sindaco di Falconara che nell'agosto del 2000 aveva ordinato alla raffineria di ridurre le emissioni di ossido di azoto, il tribunale ha sospeso il processo a tre dirigenti dell'azienda petrolifera imputati per l'inosservanza del provvedimento dell'autorità e getto pericoloso di cose. Uno di loro tuttavia, Giovanni Saronne, 66 anni, ex direttore dello stabilimento falconarese, è già stato assolto.

Sospeso processo sulle emissioni

ANCONA — Processo sospeso fino a quando la giustizia amministrativa non stabilirà se l'ordinanza con cui il Comune di Falconara nell'agosto del 2000 ordinò alla raffineria Api di ridurre l'emissioni di ossido di azoto era legittima oppure no. Si è concluso così, nel giorno stesso in cui doveva prendere il via il dibattimento, il procedimento contro tre dirigenti della raffineria finiti a giudizio con le accuse di inosservanza di provvedimenti delle autorità e getto pericoloso di cose inteso come il fumo prodotto dallo stabilimento. L'altra novità, oltre alla sospensione del processo, è l'uscita di scena con un'assoluzione predibattimentale dell'ex direttore Giovanni Saronne, 66 anni, che — come ha evidenziato preliminarmente il legale dell'Api, l'avvocato Giacomo Vettori e come ha stabilito il giudice monocratico Carlo Cimini — era stato inserito erroneamente nel capo d'imputazione in quanto il suo incarico come direttore dello stabilimento era terminato nel giugno di quell'anno, più di un mese prima dei fatti oggetto del procedimento. Restano invece imputati lattuale direttore dello stabilimento Franco Bellucci, 54 anni, e l'amministratore delegato Clemente Napolitano, 63 anni. L'accusa è sostenuta dal pm Antonella Minunni. Nell'agosto di tre anni fa il sindaco Giancarlo Carletti aveva emesso un'ordinanza per ottenere una riduzione delle emissioni di ossido di azoto (sia per la turbina Igcc, sia per l'impianto di raffinazione Cte), in corrispondenza con il superamento dei livelli standard di sicurezza di ozono. L'Api aveva presentato ricorso al Tar contro il provvedimento, sostenendo che la materia non era di competenza del sindaco ma della Regione. Una perizia redatta da un esperto del Consiglio superiore di sanità, nominato dal Tar, Giovanni Ziemacki, ha poi di fatto spezzato una lancia a favore dell'azienda, escludendo una correlazione tra l'attività della raffineria e l' aumento delle concentrazioni di ozono nell'atmosfera. Il giudice Cimini ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Falconara, assistito dall'avvocato Rino Pirani, e di tre comitati di cittadini (Villanova, Fiumesin e 25 agosto) rappresentati dall'avvocato Stefano Crispiani. I comitati, come parti offese, chiedono risarcimenti danni complessivi per 30 mila euro. Il Comune per 3 milioni di euro.

Il Comune non s'arrende

FALCONARA — Mastica amaro il sindaco Giancarlo Carletti dopo l'ordinanza del tribunale che ieri ha sospeso il processo a carico dei due dirigenti della raffineria. Carletti però è pronto a dare battaglia davanti al Tar con una controperizia, per smentire l'esito della consulenza d'ufficio favorevole all' azienda petrolifera. «L'ordinanza di sospensione — ha però ammesso il primo cittadino fuori dall' aula d'udienza — non è illogica sul piano procedurale. Per quanto riguarda il merito del procedimento amministrativo, invece, non abbiamo nessuna fiducia sui criteri di valutazione e sul metodo adottato nella perizia del consulente nominato dai giudici. Per questo — ha ricordato — abbiamo stipulato una convenzione con l'Università di Ancona per la redazione di una controperizia a supporto delle nostre tesi». La sospensione del giudizio penale, però, rischia di allungare troppo i tempi del processo e la valutazione delle richieste risarcitorie presentate dal Comune di Falconara , che si è costituito parte civile chiedendo danni per tre milioni di euro.

Salustri: «La raffineria non è un fatto mediatico e rappresenta un vincolo per la comunità»

FALCONARA — Per la Margherita la compatibilità dell'Api non è un fatto mediatico. «Alle comprensibili preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati che li rappresentano — dice Marco Salustri, portavoce della Margherita — si contrappongono le pur rispettabili aspettative di larga parte di popolazione e dei comitati spontanei che da anni mal sopportano la presenza della raffineria. Le stesse forze politiche di opposizione si dividono quotidianamente tra favorevoli e contrari. Le scelte che si devono fare — aggiunge — sono di notevole rilevanza perché decidono le prospettive di sicurezza, di vivibilità e di e sviluppo di un' intera comunità e di un ampio comprensorio per i prossimi decenni. In questo difficile quadro di riferimento si impone il ruolo istituzionale del Comune e del suo sindaco, che in stretta sintonia con la Provincia e la Regione, sta svolgendo al meglio quel lavoro di concertazione e di sintesi nell'interesse vero dell'intera collettività. Siamo convinti — sottolinea — che la compatibilità si acquisisca prendendo atto che i tempi sono cambiati e che i costi sociali dei vincoli dovuti alla presenza dell'Api, vanno riconosciuti alla Comunità locale».

«La mia solidarietà ai lavoratori»

FALCONARA — Quello di Andrea Giannoni è un nome legato alla raffineria Api: principalmente da un rapporto lavorativo, secondariamente dall'incidente del 13 novembre del 2001. Andrea rimase ferito e ancora, sono passati circa 14 mesi dal giorno dell'incidente, non si è ristabilito e difficoltà sono insorte per il recupero della vista. Adesso Andrea tra un viaggio e l'altro a causa delle sue condizioni di salute (si reca spesso a Londra ed ha effettuato diverse operazioni per la ricostruzione della palpebra) scrive una lettera accorata e di sostegno ai lavoratori dell'impianto petrolifero che vedono minato il loro percorso all'interno dell'azienda dal giudizio di incompatibilità espresso dalla Giunta comunale. Dalla convalescenza dei prossimi mesi dipenderà il futuro lavorativo del ragazzo all'interno della raffineria. «Non mi sembra — scrive Andrea Giannoni — che il Comune abbia proposto soluzioni attuabili in grado di soddisfare il numero occupazionale attualmente dipendente nella raffineria Api. Non ho capito come il sindaco, la sua Giunta e gli altri schieramenti politici intendano reperire i fondi necessari per l'acquisto e la bonifica dell'area e in quanto tempo pensano di ottenere il recupero, la riconversione e la riutilizzazione dell'area. Non per ultimo, quindi, come abbiano pensato di ricollocare tutti quei lavoratori. Gli esempi, i falconaresi, li hanno sotto gli occhi: l'area della Liquigas, l'ex molino di case Unrra, le caserme, villa Montedomini e potrei ancora continuare». Giannoni parla da lavoratore, ma non omette di contestare la politica che Carletti ha messo in atto in questi ultimi mesi. Le scelte, la gestione. Ed è sulla incompatibilità appena 'sentenziata' che entra nel merito. «Qualora la concessione non venisse rinnovata — si domanda Giannoni — con quale spirito la famiglia Brachetti Peretti dovrebbe continuare ad investire? Quale sarebbe stato l'atteggiamento del Comune se l'incontro con i dirigenti della raffineria, per la Fondazione, avesse avuto un risultato diverso? Non posso — aggiunge — far finta di niente quando vedo che due forze politiche (Repubblicani europei e lo Sdi), che appoggiarono Carletti nell'ultima campagna elettorale, hanno assunto posizioni totalmente diverse rispetto alla compatibilità e alla rilevanza della raffineria Api per tutto il territorio».

 
CORRIERE ADRIATICO

Picchi d'ozono, a giudizio i vertici Api

Ma il processo è stato sospeso in attesa del verdetto del Tar

Bellucci e Napolitano imputati per 18 episodi di concentrazioni fuori limite dell'agosto 2000 Il Comune chiede un risarcimento di tre milioni di euro

Dai tribunali amministrativi a quelli penali, sul caso ozono continuano a fronteggiarsi Api e Comune di Falconara. Mentre il Tar delle Marche deve decidere proprio sulla materia delle emissioni inquinanti, i vertici della raffineria, dall'amministratore delegato Clemente Napolitano ai direttori di stabilimento Giovanni Saronne e Franco Bellucci sono stati citati a giudizio per una serie di sforamenti dei limiti delle concentrazioni di ozono avvenuti nel mese di agosto 2000. Diciotto "picchi" fuorilegge registrati nell'arco di 28 giorni nonostante l’ordinanza del sindaco Carletti che intimava all'Api di ridurre i ritmi della centrale turbogas e dell'impianto di raffinazione. Solo dopo l'intervento dei prefetto l'Api tirò il freno, abbassando drasticamente l'emissione di ossido di azoto, il composto chimico che a contatto con l'atmosfera produce ozono, scesa da 3,6 a 2,2 tonnellate al giorno. Nel frattempo però le centraline di rilevamento avevano segnalato a ripetizione il superamento dei limiti, per cui ora i vertici dell'Api sono imputati di inosservanza dell'ordinanza del sindaco ed emissione pericolosa di fumi. Ma c’è il rischio che tutto cada in prescrizione, perché il processo aperto ieri in tribunale è stato subito sospeso in attesa che la giustizia amministrativa si pronunci proprio sulla legittimità di quell’ordinanza, la numero 150, emessa all'inizio dell'agosto 2000 dal sindaco di Falconara. L' Api infatti l'ha impugnata contestandone la legittimità e ieri l'avvocato difensore Giacomo Vettori ha prodotto una copia della consulenza tecnica di un esperto nominato dal Tar, il professor Giovanni Zimasckj ; dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui non è possibile stabilire alcuna correlazione diretta fra l'attività della raffineria e il fenomeno dei picchi di ozono registrati nel 2000 nell'atmosfera di Falconara. "Se il Tar si pronuncerà secondo le attese riconoscendo l'illegittimità dell'ordinanza - ha sostenuto l'avvocato Vettori chiedendo la sospensione del processo - verrebbe meno il reato”. Tesi accolta dal giudice Cimini, che ha chiuso il discorso almeno fino a quando la giustizia amministrativa non si pronuncerà con sentenza definitiva sull'ordinanza 150 del sindaco Carletti. Prima però il tribunale ha assolto Saronne con la formula prevista dal codice quando emerge in modo lampante, già prima di avviare il processo, l'innocenza di un imputato: è risultata infatti che non era più direttore della raffineria già da un mese quando si sarebbero verificati i primi picchi di ozono. C'era stato tempo anche per le costituzioni di parte civile. Il Comune di Falconara, tramite l'avvocato Rino Pirani, chiede all'Api un risarcimento di tre milioni di euro per il danno all'ambiente e all'immagine della città. "Quella vicenda - spiega l'avvocato Pirani - ha intaccato la credibilità del Comune e il rapporto fiduciario con i cittadini”. Ammessa anche la costituzione in giudizio dei tre comitati di cittadini che da anni s'oppongono alla permanenza della raffineria a Falconara, quelli di Fiumesino e Villanova e anche il comitato 25 agosto, fondato in memoria dei due tecnici uccisi nel '99 da una tragica esplosione. I cittadini sono rappresentati dall'avvocato Stefano Crispiani, che nell'atto di citazione chiede un risarcimento di diecimila euro per ciascun comitato per il danno alla salute e alla qualità della vita. In apertura di processo l'avvocato Vettori aveva confidato la tentazione di invocare il legittimo sospetto, come previsto dalla legge Cirami. "Alla luce del tornaconto economico e politico che molti cercano di ricavare dai processi che coinvolgono l'Api sarei tentato di invocare il legittimo sospetto per un possibile condizionamento ambientale, ma ho troppa fiducia di questo tribunale per farlo". Tra i testimoni da sentire c'era anche il sindaco Carletti, il quale riconosce che sul piano procedurale la decisione di sospendere il processo in attesa del verdetto amministrativo "non è affatto illogica". Nel merito però il suo giudizio cambia: "Non abbiamo nessuna fiducia della perizia del consulente del Tar, sia per i criteri di valutazione che per il metodo usato. Per questo abbiamo stipulato una convenzione con l'Università per una perizia di parte a sostegno della fondatezza della nostra ordinanza".

“La concessione si conquista coi fatti”

La Margherita sul rinnovo dell'atto

Sul rinnovo della concessione all'Api interviene la Margherita. In una nota Marco Salustri si augura che "il confronto è auspicabile non si trasformi in un dialogo tra sordi". "Le scelte che si devono fare sono di notevole rilevanza perché si decidono le prospettive di sicurezza, vivibilità e sviluppo di un intera comunità. Alle comprensibili preoccupazioni di lavoratori e sindacati, si contrappongono le pur rispettabili aspettative di larga parte di popolazione. Le stesse forze politiche di opposizione si dividono tra favorevoli e contrari. In questo difficile quadro si impone il ruolo istituzionale del Comune e del sindaco, che in sintonia con Provincia e Regione, sta svolgendo al meglio il lavoro di concertazione e sintesi nell'interesse della collettività". "Siamo però convinti - dice ancora Salustri - che la compatibilità territoriale dell'Api non si acquisisca comprando pagine di giornali per pubblicizzare i parziali riconoscimenti dell'ultima perizia tecnica del Tar. Piuttosto prendendo atto che i tempi sono cambiati, c'è una accresciuta sensibilità su ambiente e sicurezza, che il rapporto, con il territorio va improntato al massimo rispetto e trasparenza. C'è da lavorare per creare le condizioni di compatibilità (che allo stato non esistono) e i costi sociali dovuti alla presenza del l'Api vanno riconosciuti alla comunità.

“Non inquiniamo le acque”

L’azienda replica ai Verdi “Leggano bene lo studio del Politecnico”

Gli inquinanti prodotti dalla raffineria restano confinati nello stabilimento. Tesi dell'Api. No, gli inquinanti prendono la via del mare. Tesi del consigliere regionale verde Marco Moruzzi. Alla base di queste affermazioni lo stesso studio geologico redatto dal Politecnico dì Milano. Alle affermazioni di Moruzzi, replica ora l'Api, "Lo studio del modello idrogeologico del sito realizzato da Api con il contributo dei Politecnico di Milano e presentato agli enti competenti (ARPAM, Comune, Regione) in ottobre – afferma in una nota della raffineria – dimostra su basi scientifiche la non significatività del contributo da parte di Api raffineria all'inquinamento di mare e fiume. I numeri elencati da Moruzzi sono i flussi naturali di falda che raggiungono mare e fiume su di un fronte di circa 2 km (confine della raffineria verso fiume e mare) e non hanno alcuna relazione con i flussi di sostanze inquinanti, che risultano invece assolutamente insignificanti. Dallo studio, emerge che le quantità di prodotto idrocarburico che ipoteticamente potrebbero raggiungere il mare e il fiume perdono di significatività nei confronti dei normali apporti delle tipiche fonti di immissione presenti lungo la costa, quali i sistemi di scarico. Lo studio del Politecnico, che rappresenta una delle massime autorità in materia di idrogeologia, dà, quindi, supporto scientifico a quanto già evidenziato dall'esperienza della raffineria, vale a dire che gli inquinanti restano confinati nello stabilimento e che non si sono mai avuti problemi né sul mare né sul fiume, come dimostrato anche dalle analisi svolte dai vari enti di controllo. Nell'ambito dell'istruttoria del rapporto di sicurezza della raffineria il Comitato tecnico regionale – termina la nota - ha preso atto della costante attenzione che la raffineria rivolge alle problematiche del sottosuolo con particolare riferimento ai serbatoi di stoccaggio, per i quali l'azienda ha dato evidenza della complessa attività di manutenzione attraverso i rapporti di ispezione. L’azienda ha inoltre presentato un programma di implementazione di dispositivi, quali i doppi fondi, che permettono di accrescere la capacità di ispezione sullo stato dei serbatoi, così da garantirne la tenuta in maniera assoluta".

 
LA SICILIA
Inquinamento, la Regione ha stanziato quattro milioni di euro

Priolo. La Giunta municipale di Priolo ha deliberato, nella seduta di ieri sei progetti che prevedono la riqualifica ambientale del territorio e che saranno finanziati dall'assessorato regionale all'Industria, come disposto dalla legge della Regione siciliana per i Comuni che sono sede di raffinazione e stoccaggio di prodotti petroliferi. Nella ripartizione dei fondi previsti da questa legge, al Comune di Priolo è toccata la somma di 3 milioni 779 mila euro, pari a quasi 8 miliardi e mezzo delle vecchie lire. Questo sostegno finanziario, voluto dall'assessore regionale all'Industria Marina Noè, è volto ad attenuare strutturalmente i danni ambientali e quindi socio-economici che le attività di raffinazione di stoccaggio di prodotti petroliferi hanno provocato sul territorio. I Piani di intervento del Comune di Priolo, e deliberati ieri, prevedono fra l'altro una mappatura del territorio che verrà effettuata da un rilevamento aereo attraverso una telecamera a raggi infrarossi e capace di stabilire se nel sottosuolo siano presenti sostanze inquinanti, o perché smaltiti o perché infiltratisi. Il progetto, pertanto, si propone di scovare nel profondo del territorio rifiuti industriali smaltiti abusivamente ed, eventualmente, intervenire per la bonifica. Altri interventi interessano l'edificio comunale e due istituti scolastici nei quali verranno installati degli impianti fotovoltaici che serviranno a risparmiare il consumo di energia elettrica. C'è anche il «Piano spiaggia» tra i progetti di cui è stato richiesto il finanziamento, e che si propone di recuperare le aree del litorale di Marina di Priolo, favorendo, così, l'insediamento di attività produttive. E' stato anche riproposto un progetto che faceva parte del Piano di risanamento ambientale, ma che si potrà realizzare con questi fondi regionali. Si tratta del progetto che prevede la creazione di un'area a verde nella zona dove si trova la Raffineria Erg-Med. In quest'area dovrebbe sorgere un parco, con alberi di grosso fusto, che possano eliminare quell'incipiente desertificazione che è presente in questo luogo. Ma il progetto, forse, più importante riguarda il monitoraggio, 24 ore su 24, dei pozzi d'acqua che riforniscono l'acquedotto comunale, evitando così che in futuro si ripeta il caso dell'"acqua al benzene». Questo progetto sfrutterà una tecnologia avanzata, che per la prima volta sarà applicata sul nostro territorio. La tecnica utilizzata, prevede che all'interno dei pozzi venga calata una sonda, attraverso la quale verranno prelevati, senza soluzione di continuità, dei campioni d'acqua che, poi, saranno analizzati automaticamente con i dati che verranno inviati ad un computer centrale, che in presenza di anomalie le evidenzierà immediatamente.

 
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