MESSAGGERO |
«La
raffineria non inquina»
L’azienda replica ai Verdi: «Il
nostro contributo non è significativo»
FALCONARA - L’Api risponde ai
Verdi sullo stato di inquinamento dell’area. Le
certificazioni per la sicurezza e l’ambiente e il parere dei
periti del Tar Marche per la dichiarazione di area ad alto
rischio costituiscono, per l’Api, la migliore prova del loro
impegno. «In risposta al capogruppo nel Consiglio Regionale
dei Verdi sui risultati dello studio del modello
idrogeologico del sito realizzato da Api con il contributo
del Politecnico di Milano e presentato in ottobre agli enti
competenti - scrive l’azienda - vogliamo chiarire che esso
dimostra su basi scientifiche la non significatività del
contributo da parte dell’Api all’inquinamento di mare e
fiume. I numeri elencati dall’esponente dei Verdi sono i
flussi naturali di falda che raggiungono mare e fiume su di
un fronte di circa 2 km (confine della raffineria verso
fiume e mare) e non hanno alcuna relazione con i flussi di
sostanze inquinanti, invece assolutamente insignificanti».
Secondo l’Api, «dal modello matematico descritto nello
studio si ricava che la falda del sottosuolo di raffineria
si muove molto lentamente. E anche nell’ipotesi di
considerare questo flusso con la massima concentrazione di
idrocarburi riscontrati, le quantità di prodotto
idrocarburico che ipoteticamente potrebbero raggiungere il
mare e il fiume perdono di significatività nei confronti dei
normali apporti delle fonti di immissioni presenti lungo la
costa, come i sistemi di scarico. A supporto dello
stabilimento si è espresso anche il Ctr nell’istruttoria del
Rapporto di Sicurezza che ha preso atto della costante
attenzione che la raffineria rivolge alle problematiche del
sottosuolo, come ai serbatoi di stoccaggio. L’azienda ha
inoltre presentato un programma di implementazione di
dispositivi: i doppi fondi».
Api, sospeso giudizio
penale. Assoluzione per Saronne
Il caso-ozono nel limbo della
giustizia penale. Sino a quando non ci sarà una «sentenza
passata in giudicato della giustizia amministrativa». La
sospensione del processo a carico dell'attuale direttore
dello stabilimento Api Franco Bellucci, 54 anni, e
dell'amministratore delegato Clemente Napolitano, 63 anni, è
stata decisa ieri con un’apposita ordinanza da parte del
giudice monocratico Carlo Cimini che ha accolto la tesi
difensiva, sostenuta dall’avvocato Giacomo Vettori. Processo
da cui è invece uscito immediatamente Giovanni Saronne,
66anni, ex direttore dello stabilimento falconarese, il
quale è stato assolto dal giudice, su richiesta congiunta di
difesa e pubblico ministero.
LA VICENDA
L’ALLARME OZONO - Il 27
luglio 2000 il sindaco di Falconara Carletti emana
un’ordinanza per la limitazione del traffico veicolare e per
abbattere le concentrazioni di ossido di azoto che avevano
fatto saltare i livelli di allarme e scattare l’emergenza
ozono.
L’ORDINANZA VIOLATA - Il 3
agosto 2000 il sindaco Carletti intima all’Api, coi
l’ordinanza n. 150, di ridurre drasticamente le emissioni di
ossidi di azoto senza «escludere la riduzione della
produzione, l’attuazione di fermate di impianto». L’Api,
secondo un esposto dei Comitati ieri costituitosi parte
civile, non avrebbe rispettato quell’ordinanza ma si sarebbe
limitata a una temporanea riduzione del livello di
lavorazione della raffineria e della Turbogas.
SCONTRO AL TAR - L’Api
impugna l’ordinanza n. 150 davanti al Tar sostenendo che il
sindaco non aveva competenza in materia e che l'ordinanza
doveva essere emessa casomai dalla Regione. Una consulenza
tecnica del prof. Ziemacki dell’Istituto superiore della
Sanità, redatta su incarico del Tar, ha inoltre escluso una
correlazione tra l’attività della raffineria e l’aumento
delle concentrazioni di ozono nell’atmosfera.
«C’è un’indagine che lo
dimostra su basi scientifiche»
Il caso-ozono nel limbo della
giustizia penale. Sino a quando non ci sarà una «sentenza
passata in giudicato della giustizia amministrativa». La
sospensione del processo a carico dell'attuale direttore
dello stabilimento Api Franco Bellucci, 54 anni, e
dell'amministratore delegato Clemente Napolitano, 63 anni, è
stata decisa ieri con un’apposita ordinanza da parte del
giudice monocratico Carlo Cimini che ha accolto la tesi
difensiva, sostenuta dall’avvocato Giacomo Vettori. Processo
da cui è invece uscito immediatamente Giovanni Saronne,
66anni, ex direttore dello stabilimento falconarese, il
quale è stato assolto dal giudice, su richiesta congiunta di
difesa e pubblico ministero, per non aver commesso il fatto:
aveva lasciato il suo incarico all'Api già nel giugno del
2000, tre mesi prima dei fatti contestati. Episodi che
riguardano l'inosservanza dell’ordinanza n. 150 emessa il 3
agosto 2000 dal sindaco Carletti e getto pericoloso di cose
ovvero "emissioni di gas". Accuse che in aula dovranno
essere sostenute nei prossimi anni dalla Procura di Ancona.
Procedimento penale dunque “congelato" sino a quando non ci
sarà stata una sentenza del Tar prima e del Consiglio di
Stato poi. Con lo stop conseguente per la richieste di
risarcimento danni da tre milioni di euro da parte del
Comune di Falconara che è parte civile attraverso l’avvocato
Pirani, e quella da 30.000 euro totali presentata dai
Comitati Villanova, Fiumesino e 25Agosto, che si sono
costituiti parte civili attraverso l’avvocato Stefano
Crispiani. Il primo round del processo che si è aperto ieri
è dunque andato alla difesa. In prima battuta l’avvocato
Vettori ha sottolineato che le accuse contro i dirigenti
dell’Api sono infondate. Per fare un esempio del presunto
accanimento nei confronti della raffineria il legale ha
sottolineato (senza peraltro presentare istanza in tal
senso) che nel caso in discussione si sarebbe potuta evocare
la “legge Cirami", che ha introdotto nel sistema giudiziario
il legittimo sospetto, visto il «condizionamento ambientale
attorno a questa vicenda e il tornaconto politico ed
economico che si cerca da questi processi». Puntando ad
estromettere dal processo i Comitati quale parte civile.
Richiesta però respinta dal giudice Cimini. In seconda
battuta il fuoco di sbarramento contro l’avvio del
procedimento penale ha avuto come argomentazione la
necessità di attendere l’esito amministrativo della
controversia tra l’Api e il Comune sulla legittimità da
parte del sindaco Carletti di emettere l’ordinanza n. 150
del 3 agosto 2000 con la quale il primo cittadino intimo
all’Api di «mettere immediatamente in atto tutti quegli
interventi tecnologici possibili per una drastica riduzione
delle emissioni di ossidi di azoto senza escludere la
riduzione della produzione, l’attuazione di fermate di
impianto» della centrale termoelettrica Igcc Turbogas.
Ossido di azoto che nell’estate di tre anni fa aveva
raggiunto una concentrazione tale da far scattare
l’emergenza ozono e indotto Carletti limitare il traffico
veicolare. Contro l’ordinanza n. 150 l'Api ha presentato un
ricorso al Tar sostenendo che la materia non era di
competenza del sindaco ma della Regione Marche. Una
consulenza redatta da un esperto del Consiglio superiore di
sanità, nominato dal Tar, Giovanni Ziemacki, ha poi di fatto
spezzato una lancia a favore dell'azienda, escludendo una
correlazione tra l'attività della raffineria e l'aumento
delle concentrazioni di ozono nell'atmosfera. Se il Tar, ha
detto inoltre Vettori, dovesse annullare l'ordinanza del
sindaco, il reato contestato verrebbe meno. Opposte le
considerazioni prospettate dalle parti civili, dichiaratesi
contrarie alla sospensione del processo per ritenuta
sussistenza del reato per la violazione, da parte dell'Api,
di un'ordinanza del sindaco legittimamente emessa.
«L’ordinanza del giudice non è illogica dal punto di vista
procedurale - ha commentato il sindaco Carletti al termine
dell’udienza in cui era stato citato come testimone - Quello
che contestiamo è il merito. E in particolare non abbiamo
nessuna fiducia né sui criteri di valutazione né sul metodo
adottato per quel che riguarda la perizia Ziemacki. Tanto
che abbiamo affidato una consulenza all’Università di
Ancona, a supporto della nostra tesi, che depositeremo al
Tar». |
|
RESTO DEL
CARLINO |
L'Api
bacchetta i politici
FALCONARA — Petrolio,
sicurezza e ambiente: parole riconducibili alla raffineria
Api che adesso controbatte a quanto affermato da alcuni
esponenti del mondo politico, per ultimo il presidente del
gruppo dei Verdi in Consiglio regionale, Marco Moruzzi. «Lo
studio del Politecnico sulla falda di raffineria — scrive
l'Api — traccia una quadro rassicurante. In risposta a
quanto affermato dal capogruppo nel Consiglio Regionale dei
Verdi rispetto ai risultati dello studio del modello
idrogeologico del sito, presentato agli enti competenti (Arpam,
Comune e Regione) vogliamo chiarire che il documento
dimostra, su basi scientifiche, la non significatività del
contributo da parte di Api raffineria all'inquinamento di
mare e fiume. I numeri elencati dall'esponente dei Verdi
sono i flussi naturali di falda che raggiungono mare e fiume
su di un fronte di circa 2 chilometri (confine della
raffineria verso fiume e mare) e non hanno alcuna relazione
con i flussi di sostanze inquinanti, che risultano invece
assolutamente insignificanti dimostrato anche dalle analisi
svolte dai vari enti di controllo». Secondo l'Api si ricava
che «la falda che attraversa il sottosuolo di raffineria si
muove molto lentamente, poichè i diversi strati di terreno
presenti tra il sottosuolo di raffineria e la falda sono a
bassissima permeabilità». Dallo studio — sempre secondo Api
— emerge che, anche nell'ipotesi di considerare questo
flusso con la massima concentrazione di idrocarburi
riscontrati, le quantità di prodotto idrocarburico che
ipoteticamente potrebbero raggiungere il mare e il fiume
perdono di significatività nei confronti dei normali apporti
delle tipiche fonti di immissioni presenti lungo la costa,
quali i sistemi di scarico. «Lo studio del Politecnico —
sottolinea l'Api nella nota — rileva che gli inquinanti
restano confinati nello stabilimento e che non si sono mai
avuti problemi né sul mare né sul fiume. Nell'ambito
dell'istruttoria del Rapporto di Sicurezza della raffineria
il Ctr ha preso atto della costante attenzione che la
raffineria rivolge alle problematiche del sottosuolo e che
l'azienda ha inoltre presentato un programma di
implementazione di dispositivi, quali i doppi fondi, che
permettono di accrescere la capacità di ispezione sullo
stato dei serbatoi, così da garantirne la tenuta in maniera
assoluta.
Api: processo sospeso
In attesa che la giustizia
amministrativa regionale faccia il suo corso, fino al
passaggio in giudicato della sentenza sul ricorso dell'Api
contro l'ordinanza del sindaco di Falconara che nell'agosto
del 2000 aveva ordinato alla raffineria di ridurre le
emissioni di ossido di azoto, il tribunale ha sospeso il
processo a tre dirigenti dell'azienda petrolifera imputati
per l'inosservanza del provvedimento dell'autorità e getto
pericoloso di cose. Uno di loro tuttavia, Giovanni Saronne,
66 anni, ex direttore dello stabilimento falconarese, è già
stato assolto.
Sospeso processo sulle
emissioni
ANCONA — Processo sospeso
fino a quando la giustizia amministrativa non stabilirà se
l'ordinanza con cui il Comune di Falconara nell'agosto del
2000 ordinò alla raffineria Api di ridurre l'emissioni di
ossido di azoto era legittima oppure no. Si è concluso così,
nel giorno stesso in cui doveva prendere il via il
dibattimento, il procedimento contro tre dirigenti della
raffineria finiti a giudizio con le accuse di inosservanza
di provvedimenti delle autorità e getto pericoloso di cose
inteso come il fumo prodotto dallo stabilimento. L'altra
novità, oltre alla sospensione del processo, è l'uscita di
scena con un'assoluzione predibattimentale dell'ex direttore
Giovanni Saronne, 66 anni, che — come ha evidenziato
preliminarmente il legale dell'Api, l'avvocato Giacomo
Vettori e come ha stabilito il giudice monocratico Carlo
Cimini — era stato inserito erroneamente nel capo
d'imputazione in quanto il suo incarico come direttore dello
stabilimento era terminato nel giugno di quell'anno, più di
un mese prima dei fatti oggetto del procedimento. Restano
invece imputati lattuale direttore dello stabilimento Franco
Bellucci, 54 anni, e l'amministratore delegato Clemente
Napolitano, 63 anni. L'accusa è sostenuta dal pm Antonella
Minunni. Nell'agosto di tre anni fa il sindaco Giancarlo
Carletti aveva emesso un'ordinanza per ottenere una
riduzione delle emissioni di ossido di azoto (sia per la
turbina Igcc, sia per l'impianto di raffinazione Cte), in
corrispondenza con il superamento dei livelli standard di
sicurezza di ozono. L'Api aveva presentato ricorso al Tar
contro il provvedimento, sostenendo che la materia non era
di competenza del sindaco ma della Regione. Una perizia
redatta da un esperto del Consiglio superiore di sanità,
nominato dal Tar, Giovanni Ziemacki, ha poi di fatto
spezzato una lancia a favore dell'azienda, escludendo una
correlazione tra l'attività della raffineria e l' aumento
delle concentrazioni di ozono nell'atmosfera. Il giudice
Cimini ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune
di Falconara, assistito dall'avvocato Rino Pirani, e di tre
comitati di cittadini (Villanova, Fiumesin e 25 agosto)
rappresentati dall'avvocato Stefano Crispiani. I comitati,
come parti offese, chiedono risarcimenti danni complessivi
per 30 mila euro. Il Comune per 3 milioni di euro.
Il Comune non s'arrende
FALCONARA — Mastica amaro il
sindaco Giancarlo Carletti dopo l'ordinanza del tribunale
che ieri ha sospeso il processo a carico dei due dirigenti
della raffineria. Carletti però è pronto a dare battaglia
davanti al Tar con una controperizia, per smentire l'esito
della consulenza d'ufficio favorevole all' azienda
petrolifera. «L'ordinanza di sospensione — ha però ammesso
il primo cittadino fuori dall' aula d'udienza — non è
illogica sul piano procedurale. Per quanto riguarda il
merito del procedimento amministrativo, invece, non abbiamo
nessuna fiducia sui criteri di valutazione e sul metodo
adottato nella perizia del consulente nominato dai giudici.
Per questo — ha ricordato — abbiamo stipulato una
convenzione con l'Università di Ancona per la redazione di
una controperizia a supporto delle nostre tesi». La
sospensione del giudizio penale, però, rischia di allungare
troppo i tempi del processo e la valutazione delle richieste
risarcitorie presentate dal Comune di Falconara , che si è
costituito parte civile chiedendo danni per tre milioni di
euro.
Salustri: «La raffineria
non è un fatto mediatico e rappresenta un vincolo per la
comunità»
FALCONARA — Per la Margherita
la compatibilità dell'Api non è un fatto mediatico. «Alle
comprensibili preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati
che li rappresentano — dice Marco Salustri, portavoce della
Margherita — si contrappongono le pur rispettabili
aspettative di larga parte di popolazione e dei comitati
spontanei che da anni mal sopportano la presenza della
raffineria. Le stesse forze politiche di opposizione si
dividono quotidianamente tra favorevoli e contrari. Le
scelte che si devono fare — aggiunge — sono di notevole
rilevanza perché decidono le prospettive di sicurezza, di
vivibilità e di e sviluppo di un' intera comunità e di un
ampio comprensorio per i prossimi decenni. In questo
difficile quadro di riferimento si impone il ruolo
istituzionale del Comune e del suo sindaco, che in stretta
sintonia con la Provincia e la Regione, sta svolgendo al
meglio quel lavoro di concertazione e di sintesi
nell'interesse vero dell'intera collettività. Siamo convinti
— sottolinea — che la compatibilità si acquisisca prendendo
atto che i tempi sono cambiati e che i costi sociali dei
vincoli dovuti alla presenza dell'Api, vanno riconosciuti
alla Comunità locale».
«La mia solidarietà ai
lavoratori»
FALCONARA — Quello di Andrea
Giannoni è un nome legato alla raffineria Api:
principalmente da un rapporto lavorativo, secondariamente
dall'incidente del 13 novembre del 2001. Andrea rimase
ferito e ancora, sono passati circa 14 mesi dal giorno
dell'incidente, non si è ristabilito e difficoltà sono
insorte per il recupero della vista. Adesso Andrea tra un
viaggio e l'altro a causa delle sue condizioni di salute (si
reca spesso a Londra ed ha effettuato diverse operazioni per
la ricostruzione della palpebra) scrive una lettera accorata
e di sostegno ai lavoratori dell'impianto petrolifero che
vedono minato il loro percorso all'interno dell'azienda dal
giudizio di incompatibilità espresso dalla Giunta comunale.
Dalla convalescenza dei prossimi mesi dipenderà il futuro
lavorativo del ragazzo all'interno della raffineria. «Non mi
sembra — scrive Andrea Giannoni — che il Comune abbia
proposto soluzioni attuabili in grado di soddisfare il
numero occupazionale attualmente dipendente nella raffineria
Api. Non ho capito come il sindaco, la sua Giunta e gli
altri schieramenti politici intendano reperire i fondi
necessari per l'acquisto e la bonifica dell'area e in quanto
tempo pensano di ottenere il recupero, la riconversione e la
riutilizzazione dell'area. Non per ultimo, quindi, come
abbiano pensato di ricollocare tutti quei lavoratori. Gli
esempi, i falconaresi, li hanno sotto gli occhi: l'area
della Liquigas, l'ex molino di case Unrra, le caserme, villa
Montedomini e potrei ancora continuare». Giannoni parla da
lavoratore, ma non omette di contestare la politica che
Carletti ha messo in atto in questi ultimi mesi. Le scelte,
la gestione. Ed è sulla incompatibilità appena 'sentenziata'
che entra nel merito. «Qualora la concessione non venisse
rinnovata — si domanda Giannoni — con quale spirito la
famiglia Brachetti Peretti dovrebbe continuare ad investire?
Quale sarebbe stato l'atteggiamento del Comune se l'incontro
con i dirigenti della raffineria, per la Fondazione, avesse
avuto un risultato diverso? Non posso — aggiunge — far finta
di niente quando vedo che due forze politiche (Repubblicani
europei e lo Sdi), che appoggiarono Carletti nell'ultima
campagna elettorale, hanno assunto posizioni totalmente
diverse rispetto alla compatibilità e alla rilevanza della
raffineria Api per tutto il territorio».
|
|
CORRIERE ADRIATICO |
Picchi d'ozono, a giudizio i vertici Api
Ma il
processo è stato sospeso in attesa del verdetto del Tar
Bellucci e
Napolitano imputati per 18 episodi di concentrazioni fuori
limite dell'agosto 2000 Il Comune chiede un risarcimento di
tre milioni di euro
Dai
tribunali amministrativi a quelli penali, sul caso ozono
continuano a fronteggiarsi Api e Comune di Falconara. Mentre
il Tar delle Marche deve decidere proprio sulla materia
delle emissioni inquinanti, i vertici della raffineria,
dall'amministratore delegato Clemente Napolitano ai
direttori di stabilimento Giovanni Saronne e Franco Bellucci
sono stati citati a giudizio per una serie di sforamenti dei
limiti delle concentrazioni di ozono avvenuti nel mese di
agosto 2000. Diciotto "picchi" fuorilegge registrati
nell'arco di 28 giorni nonostante l’ordinanza del sindaco
Carletti che intimava all'Api di ridurre i ritmi della
centrale turbogas e dell'impianto di raffinazione. Solo dopo
l'intervento dei prefetto l'Api tirò il freno, abbassando
drasticamente l'emissione di ossido di azoto, il composto
chimico che a contatto con l'atmosfera produce ozono, scesa
da 3,6 a 2,2 tonnellate al giorno. Nel frattempo però le
centraline di rilevamento avevano segnalato a ripetizione il
superamento dei limiti, per cui ora i vertici dell'Api sono
imputati di inosservanza dell'ordinanza del sindaco ed
emissione pericolosa di fumi. Ma c’è il rischio che tutto
cada in prescrizione, perché il processo aperto ieri in
tribunale è stato subito sospeso in attesa che la giustizia
amministrativa si pronunci proprio sulla legittimità di
quell’ordinanza, la numero 150, emessa all'inizio
dell'agosto 2000 dal sindaco di Falconara. L' Api infatti
l'ha impugnata contestandone la legittimità e ieri
l'avvocato difensore Giacomo Vettori ha prodotto una copia
della consulenza tecnica di un esperto nominato dal Tar, il
professor Giovanni Zimasckj ; dell'Istituto superiore di
sanità, secondo cui non è possibile stabilire alcuna
correlazione diretta fra l'attività della raffineria e il
fenomeno dei picchi di ozono registrati nel 2000
nell'atmosfera di Falconara. "Se il Tar si pronuncerà
secondo le attese riconoscendo l'illegittimità
dell'ordinanza - ha sostenuto l'avvocato Vettori chiedendo
la sospensione del processo - verrebbe meno il reato”. Tesi
accolta dal giudice Cimini, che ha chiuso il discorso almeno
fino a quando la giustizia amministrativa non si pronuncerà
con sentenza definitiva sull'ordinanza 150 del sindaco
Carletti. Prima però il tribunale ha assolto Saronne con la
formula prevista dal codice quando emerge in modo lampante,
già prima di avviare il processo, l'innocenza di un
imputato: è risultata infatti che non era più direttore
della raffineria già da un mese quando si sarebbero
verificati i primi picchi di ozono. C'era stato tempo anche
per le costituzioni di parte civile. Il Comune di Falconara,
tramite l'avvocato Rino Pirani, chiede all'Api un
risarcimento di tre milioni di euro per il danno
all'ambiente e all'immagine della città. "Quella vicenda -
spiega l'avvocato Pirani - ha intaccato la credibilità del
Comune e il rapporto fiduciario con i cittadini”. Ammessa
anche la costituzione in giudizio dei tre comitati di
cittadini che da anni s'oppongono alla permanenza della
raffineria a Falconara, quelli di Fiumesino e Villanova e
anche il comitato 25 agosto, fondato in memoria dei due
tecnici uccisi nel '99 da una tragica esplosione. I
cittadini sono rappresentati dall'avvocato Stefano Crispiani,
che nell'atto di citazione chiede un risarcimento di
diecimila euro per ciascun comitato per il danno alla salute
e alla qualità della vita. In apertura di processo
l'avvocato Vettori aveva confidato la tentazione di invocare
il legittimo sospetto, come previsto dalla legge Cirami.
"Alla luce del tornaconto economico e politico che molti
cercano di ricavare dai processi che coinvolgono l'Api sarei
tentato di invocare il legittimo sospetto per un possibile
condizionamento ambientale, ma ho troppa fiducia di questo
tribunale per farlo". Tra i testimoni da sentire c'era anche
il sindaco Carletti, il quale riconosce che sul piano
procedurale la decisione di sospendere il processo in attesa
del verdetto amministrativo "non è affatto illogica". Nel
merito però il suo giudizio cambia: "Non abbiamo nessuna
fiducia della perizia del consulente del Tar, sia per i
criteri di valutazione che per il metodo usato. Per questo
abbiamo stipulato una convenzione con l'Università per una
perizia di parte a sostegno della fondatezza della nostra
ordinanza".
“La concessione si conquista coi fatti”
La
Margherita sul rinnovo dell'atto
Sul rinnovo
della concessione all'Api interviene la Margherita. In una
nota Marco Salustri si augura che "il confronto è
auspicabile non si trasformi in un dialogo tra sordi". "Le
scelte che si devono fare sono di notevole rilevanza perché
si decidono le prospettive di sicurezza, vivibilità e
sviluppo di un intera comunità. Alle comprensibili
preoccupazioni di lavoratori e sindacati, si contrappongono
le pur rispettabili aspettative di larga parte di
popolazione. Le stesse forze politiche di opposizione si
dividono tra favorevoli e contrari. In questo difficile
quadro si impone il ruolo istituzionale del Comune e del
sindaco, che in sintonia con Provincia e Regione, sta
svolgendo al meglio il lavoro di concertazione e sintesi
nell'interesse della collettività". "Siamo però convinti -
dice ancora Salustri - che la compatibilità territoriale
dell'Api non si acquisisca comprando pagine di giornali per
pubblicizzare i parziali riconoscimenti dell'ultima perizia
tecnica del Tar. Piuttosto prendendo atto che i tempi sono
cambiati, c'è una accresciuta sensibilità su ambiente e
sicurezza, che il rapporto, con il territorio va improntato
al massimo rispetto e trasparenza. C'è da lavorare per
creare le condizioni di compatibilità (che allo stato non
esistono) e i costi sociali dovuti alla presenza del l'Api
vanno riconosciuti alla comunità.
“Non inquiniamo le acque”
L’azienda
replica ai Verdi “Leggano bene lo studio del Politecnico”
Gli
inquinanti prodotti dalla raffineria restano confinati nello
stabilimento. Tesi dell'Api. No, gli inquinanti prendono la
via del mare. Tesi del consigliere regionale verde Marco
Moruzzi. Alla base di queste affermazioni lo stesso studio
geologico redatto dal Politecnico dì Milano. Alle
affermazioni di Moruzzi, replica ora l'Api, "Lo studio del
modello idrogeologico del sito realizzato da Api con il
contributo dei Politecnico di Milano e presentato agli enti
competenti (ARPAM, Comune, Regione) in ottobre – afferma in
una nota della raffineria – dimostra su basi scientifiche la
non significatività del contributo da parte di Api
raffineria all'inquinamento di mare e fiume. I numeri
elencati da Moruzzi sono i flussi naturali di falda che
raggiungono mare e fiume su di un fronte di circa 2 km
(confine della raffineria verso fiume e mare) e non hanno
alcuna relazione con i flussi di sostanze inquinanti, che
risultano invece assolutamente insignificanti. Dallo studio,
emerge che le quantità di prodotto idrocarburico che
ipoteticamente potrebbero raggiungere il mare e il fiume
perdono di significatività nei confronti dei normali apporti
delle tipiche fonti di immissione presenti lungo la costa,
quali i sistemi di scarico. Lo studio del Politecnico, che
rappresenta una delle massime autorità in materia di
idrogeologia, dà, quindi, supporto scientifico a quanto già
evidenziato dall'esperienza della raffineria, vale a dire
che gli inquinanti restano confinati nello stabilimento e
che non si sono mai avuti problemi né sul mare né sul fiume,
come dimostrato anche dalle analisi svolte dai vari enti di
controllo. Nell'ambito dell'istruttoria del rapporto di
sicurezza della raffineria il Comitato tecnico regionale –
termina la nota - ha preso atto della costante attenzione
che la raffineria rivolge alle problematiche del sottosuolo
con particolare riferimento ai serbatoi di stoccaggio, per i
quali l'azienda ha dato evidenza della complessa attività di
manutenzione attraverso i rapporti di ispezione. L’azienda
ha inoltre presentato un programma di implementazione di
dispositivi, quali i doppi fondi, che permettono di
accrescere la capacità di ispezione sullo stato dei
serbatoi, così da garantirne la tenuta in maniera assoluta". |
|
LA SICILIA |
Inquinamento, la Regione ha stanziato quattro milioni di
euro
Priolo. La Giunta municipale
di Priolo ha deliberato, nella seduta di ieri sei progetti
che prevedono la riqualifica ambientale del territorio e che
saranno finanziati dall'assessorato regionale all'Industria,
come disposto dalla legge della Regione siciliana per i
Comuni che sono sede di raffinazione e stoccaggio di
prodotti petroliferi. Nella ripartizione dei fondi previsti
da questa legge, al Comune di Priolo è toccata la somma di 3
milioni 779 mila euro, pari a quasi 8 miliardi e mezzo delle
vecchie lire. Questo sostegno finanziario, voluto
dall'assessore regionale all'Industria Marina Noè, è volto
ad attenuare strutturalmente i danni ambientali e quindi
socio-economici che le attività di raffinazione di
stoccaggio di prodotti petroliferi hanno provocato sul
territorio. I Piani di intervento del Comune di Priolo, e
deliberati ieri, prevedono fra l'altro una mappatura del
territorio che verrà effettuata da un rilevamento aereo
attraverso una telecamera a raggi infrarossi e capace di
stabilire se nel sottosuolo siano presenti sostanze
inquinanti, o perché smaltiti o perché infiltratisi. Il
progetto, pertanto, si propone di scovare nel profondo del
territorio rifiuti industriali smaltiti abusivamente ed,
eventualmente, intervenire per la bonifica. Altri interventi
interessano l'edificio comunale e due istituti scolastici
nei quali verranno installati degli impianti fotovoltaici
che serviranno a risparmiare il consumo di energia
elettrica. C'è anche il «Piano spiaggia» tra i progetti di
cui è stato richiesto il finanziamento, e che si propone di
recuperare le aree del litorale di Marina di Priolo,
favorendo, così, l'insediamento di attività produttive. E'
stato anche riproposto un progetto che faceva parte del
Piano di risanamento ambientale, ma che si potrà realizzare
con questi fondi regionali. Si tratta del progetto che
prevede la creazione di un'area a verde nella zona dove si
trova la Raffineria Erg-Med. In quest'area dovrebbe sorgere
un parco, con alberi di grosso fusto, che possano eliminare
quell'incipiente desertificazione che è presente in questo
luogo. Ma il progetto, forse, più importante riguarda il
monitoraggio, 24 ore su 24, dei pozzi d'acqua che
riforniscono l'acquedotto comunale, evitando così che in
futuro si ripeta il caso dell'"acqua al benzene». Questo
progetto sfrutterà una tecnologia avanzata, che per la prima
volta sarà applicata sul nostro territorio. La tecnica
utilizzata, prevede che all'interno dei pozzi venga calata
una sonda, attraverso la quale verranno prelevati, senza
soluzione di continuità, dei campioni d'acqua che, poi,
saranno analizzati automaticamente con i dati che verranno
inviati ad un computer centrale, che in presenza di anomalie
le evidenzierà immediatamente. |
|
|