RASSEGNA STAMPA 14.01.2003

 

MESSAGGERO
Concessione Api, passa il rinvio a giugno

FALCONARA — Sull'Api passa la "linea Amagliani": la Regione si prenderà cinque mesi di tempo prima di pronunciarsi sul rinnovo della concessione per la raffineria di Falconara. E' stato deciso ieri nel corso di una riunione di maggioranza indetta ad hoc e trova così conferma l’anticipazione del Messaggero. In questi cinque mesi verrà realizzato uno studio, commissionato dalla Svim con fondi del ministero dell'Ambiente, sull'ipotesi della dismissione e così ogni valutazione sul rinnovo della concessione sarà subordinata all'esito dello studio stesso. Nel frattempo verrà aperto un tavolo di concertazione "allargato" a tutti gli enti che vorranno dire la loro sulla raffineria. E intanto i Verdi tornano a chiedere con forza la dismissione dell'impianto. I motivi? L'Api inquinerebbe non solo il fiume Esino ma, in misura maggiore, anche il mare. Lo sostengono i Verdi Marco Moruzzi, Massimo Binci e Sergio Badialetti, in seguito all'analisi di uno studio realizzato nell'ottobre scorso dal Politecnico di Milano con il concorso dell'Api stessa. Un rapporto richiesto dal Comitato tecnico regionale quando, in seguito a sondaggi commissionati dal Comune di Falconara, emerse la presenza di idrocarburi misti ad acqua nel sottosuolo della raffineria. A quel punto la Regione ed il Comune di Falconara ritennero necessario approfondire la situazione e verificare, tramite appunto uno studio idrogeologico, la quantità di acqua trasportata dalle falde sotterranee. Ebbene, è emerso che i liquidi che fluiscono da monte verso il fiume Esino ammontano a 21,5 litri al secondo, ovvero 678.024.000 all'anno, mentre quelli trasportati in mare addirittura a 45,3 litri al secondo pari a 1.428.000.000 all'anno. Quanto basta per mettere in allarme i Verdi che denunciano come la raffineria sia responsabile dell'inquinamento del tratto di mare di fronte alla raffineria. «Finora - spiega il capogruppo dei Verdi in Regione, Marco Moruzzi - l'unica preoccupazione era legata al materiale trasportato verso l'Esino. Oggi veniamo a conoscenza del fatto che anche il mare riceve acqua e materiale inquinante. Nel sottosuolo della raffineria, infatti, come testimoniato dai sondaggi commissionati dal Comune di Falconara, stazionano idrocarburi dovuti a sversamenti anche recenti, vista la presenza dell'Mbte, un additivo della benzina utilizzato solo da qualche anno a questa parte. Una presenza massiccia, tanto che diversi campioni prelevati nel corso del sondaggio del Comune risultarono abbondantemente fuori legge». Ebbene gli idrocarburi presenti nel sottosuolo dell'Api sarebbero trasportati verso il mare e verso il fiume dalle falde acquifere che scorrono su tutti i 70 ettari della raffineria e non solo, come creduto finora, nel tratto prossimo all'Esino. «E' come se facesse passare sotto la raffineria un quinto dell'acqua erogata dal Comune di Falconara - prosegue Moruzzi - Gli stessi pozzi di captazione realizzati dall'Api riescono a trattenere solamente il 20% dell'acqua che scorre nel sottosuolo e quindi la riduzione del danno è limitata. Non è tutto: recentemente sono stati individuati nove serbatoi con problemi di corrosione e quindi responsabili della dispersione di prodotto nel sottosuolo. Ebbene, invece di provvedere da subito allo svuotamento dei serbatoi e alla verifica del danno, l'Api ha annunciato che provvederà alla realizzazione di doppi fondi nei depositi solamente tra qualche anno, nell'ambito della normale manutenzione». La soluzione, per i Verdi, resta quindi la dismissione programmata della raffineria, con tempi certi e con la salvaguardia dell'occupazione.

La lettera "Io operaio ferito dico: progetti campati in aria" di ANDREA GIANNONI

Sono tristemente balzato agli onori della cronaca locale a seguito dell'incidente presso la raffineria nel novembre 2001. Vorrei esprimere, con queste poche righe, la solidarietà verso i miei colleghi (forse ex, molto dipenderà dai prossimi mesi di convalescenza). Come anche voi nelle nostre colonne avete fatto notare nelle scorse elezioni amministrative mie ero già esposto sul futuro della raffineria. Ma non perché pensassi e penso tuttora che senza raffineria la famiglia Brachetti-Peretti potesse soffrire la fame. Ma perché sia due anni fa, ma neanche oggi, ho capito come il sig. sindaco, la sua giunta e/o gli altri schieramenti politici intendano reperire i fondi necessari per l’acquisto e la bonifica dell’area, i tempi previsti per la conversione e come riutilizzare l’area. Gli esempi falconareresi purtroppo li hanno da anni sotto il naso, l’area della Montedison, l’area della Liquigas, l’ex Molino di Case Unrra, le caserme, Villa Montedomini, ecc. Non mi sembra che nonostante le onerose consulenze spagnole, a tutt’oggi sia stata presentata una sola bozza. Ho anche partecipato fiducioso alla sfarzosa manifestazione del 21 dicembre al cinema Sport (pagata con soldi pubblici) ma... solo parole. Certo è, però, che per chi non ha la fortuna di gestire i soldi pubblici, è di fondamentale importanza la programmazione pluriennale degli investimenti. E con quale spirito secondo voi il signor Brachetti-Peretti affronta questo lato economico? Beh consoliamoci con il fatto che se la raffineria chiude, diciamo per motivi economici, si potrebbe avere la solidarietà e la schierata delle bandiere rosse. Non posso non far notare, inoltre, come due forze politiche che appoggiarono il sig. Carletti in occasione dell’ultima campagna elettorale non avessero questa posizione nei confronti della raffineria. Ci potremmo quindi aspettare una crisi di giunta? O gli interessi di poltrona prevarranno, ancora una volta, sugli ideali? Al sig. sindaco e alla sua giunta vorrei, infine, chiedere quale sarebbe stato il loro atteggiamento se l’incontro con i dirigenti Api per la Fondazione Falconara avesse avuto un risultato diverso.

 
RESTO DEL CARLINO
«I serbatoi sono a rischio» Ma l'Api smentisce i verdi

ANCONA — «La raffineria Api ha inquinato e continua a contaminare il sottosuolo, il fiume e il mare». Questa la certezza del presidente del gruppo dei Verdi in Consiglio regionale, Marco Moruzzi che nell'incontro di ieri assieme a Massimo Binci, assessore provinciale e Sergio Badialetti, consigliere comunale di Falconara ha reso noto anche i risultati estratti dal modello idrogeologico del sito falconarese. Il modello, commissionato dall'Api, è stato realizzato da un gruppo di lavoro coordinato da Vincenzo Francani del Politecnico di Milano a cui hanno contribuito tre geologi del Politecnico (Luca Alberti, Marco Masetti e Patrizia Trafiletti) assieme ad Andrea Baldini della Remedia Spa e Gianluca Falaschi dell'Api. «All'interno dell'istruttoria del comitato tecnico di prevenzione antincendio, che contiene i 60 verbali relativi agli ultimi 12 anni di attività della raffineria, stilata nel dicembre del 2002 — dice Marco Moruzzi — si legge che sono 9 i serbatoi dichiarati a rischio a causa di problematiche legate alla corrosione dei materiali che potrebbero provocare la fuoriuscita del materiale inquinante. E alcuni non sono dotati di doppio fondo». Secondo gli ambientalisti il modello idrogeologico metterebbe in luce «l'inquinamento verso il mare che assumerebbe un valore doppio rispetto a quello del fiume, tamponanto dal lavoro effettuato dai pozzi di recupero (sistema per aspirare il materiale inquinante)». Moruzzi, Binci e Badialetti hanno ribadito il concetto, più volte espresso negli ultimi giorni, di incompatibilità tra la raffineria Api e il territorio non solo falconarese. L'ingegner Franco Bellucci direttore dell'Api sostiene, invece, che «la falda che attraversa la raffineria è praticamente ferma e le possibili fuoriuscite sono assolutamente trascurabili». In merito, poi, alla questione dei serbatoi dichiarati a rischio, Bellucci afferma: «Abbiamo accettato le prescrizioni del Ctr che non ci chiede altro che un'ispezione più assidua. Quindi — sottolinea — aumentare la frequenza degli intervalli di controllo da cinque a tre anni». «Alla luce di questo studio — dicono Moruzzi e Binci — bisognerebbe palancolare tutta la raffineria, sia verso il fiume che verso il mare: aggredire il problema e drenare questi idrocarburi. Il punto di caduta finale è quello della dismissione programmata per il recupero di tutta l'area, pensando quindi alla tutela dell'ambiente e al mantenimento dei livelli occupazionali».

Paolo Angeloni difende il Comune con l'Università

FALCONARA — La Giunta comunale ha deliberato che sarà il dirigente del servizio Ambiente, Paolo Angeloni ad effettuare la perizia che è chiamato a svolgere in relazione al contenzioso in atto tra raffineria Api, Comune e Prefettura sui fenomeni legati all'inquinamento da ozono verificatisi nell'estate del 2000. Potrà avvalersi del contributo dell'Università di Ancona-dipartimento di Energetica che vanta larga esperienza nel settore. «Il Dipartimento di Energetica — spiega il dirigente del servizio Ambiente, Paolo Angeloni — negli ultimi anni, ha costantemente studiato i fenomeni di inquinamento atmosferico avvenuti in tutto il territorio della Bassa Vallesina. Proprio per questo potrà sicuramente approfondire e chiarire tutti quegli aspetti di trasporto degli inquinanti che sono stati omessi nella perizia del Ctu (consulente tecnico d'ufficio) del tribunale chiarendo così, una volta per tutte, le cause del fenomeno inquinante legato alla presenza di ozono in atmosfera».

 
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