Concessione
Api, passa il rinvio a giugno
FALCONARA — Sull'Api passa la
"linea Amagliani": la Regione si prenderà cinque mesi di
tempo prima di pronunciarsi sul rinnovo della concessione
per la raffineria di Falconara. E' stato deciso ieri nel
corso di una riunione di maggioranza indetta ad hoc e trova
così conferma l’anticipazione del Messaggero. In questi
cinque mesi verrà realizzato uno studio, commissionato dalla
Svim con fondi del ministero dell'Ambiente, sull'ipotesi
della dismissione e così ogni valutazione sul rinnovo della
concessione sarà subordinata all'esito dello studio stesso.
Nel frattempo verrà aperto un tavolo di concertazione
"allargato" a tutti gli enti che vorranno dire la loro sulla
raffineria. E intanto i Verdi tornano a chiedere con forza
la dismissione dell'impianto. I motivi? L'Api inquinerebbe
non solo il fiume Esino ma, in misura maggiore, anche il
mare. Lo sostengono i Verdi Marco Moruzzi, Massimo Binci e
Sergio Badialetti, in seguito all'analisi di uno studio
realizzato nell'ottobre scorso dal Politecnico di Milano con
il concorso dell'Api stessa. Un rapporto richiesto dal
Comitato tecnico regionale quando, in seguito a sondaggi
commissionati dal Comune di Falconara, emerse la presenza di
idrocarburi misti ad acqua nel sottosuolo della raffineria.
A quel punto la Regione ed il Comune di Falconara ritennero
necessario approfondire la situazione e verificare, tramite
appunto uno studio idrogeologico, la quantità di acqua
trasportata dalle falde sotterranee. Ebbene, è emerso che i
liquidi che fluiscono da monte verso il fiume Esino
ammontano a 21,5 litri al secondo, ovvero 678.024.000
all'anno, mentre quelli trasportati in mare addirittura a
45,3 litri al secondo pari a 1.428.000.000 all'anno. Quanto
basta per mettere in allarme i Verdi che denunciano come la
raffineria sia responsabile dell'inquinamento del tratto di
mare di fronte alla raffineria. «Finora - spiega il
capogruppo dei Verdi in Regione, Marco Moruzzi - l'unica
preoccupazione era legata al materiale trasportato verso l'Esino.
Oggi veniamo a conoscenza del fatto che anche il mare riceve
acqua e materiale inquinante. Nel sottosuolo della
raffineria, infatti, come testimoniato dai sondaggi
commissionati dal Comune di Falconara, stazionano
idrocarburi dovuti a sversamenti anche recenti, vista la
presenza dell'Mbte, un additivo della benzina utilizzato
solo da qualche anno a questa parte. Una presenza massiccia,
tanto che diversi campioni prelevati nel corso del sondaggio
del Comune risultarono abbondantemente fuori legge». Ebbene
gli idrocarburi presenti nel sottosuolo dell'Api sarebbero
trasportati verso il mare e verso il fiume dalle falde
acquifere che scorrono su tutti i 70 ettari della raffineria
e non solo, come creduto finora, nel tratto prossimo all'Esino.
«E' come se facesse passare sotto la raffineria un quinto
dell'acqua erogata dal Comune di Falconara - prosegue
Moruzzi - Gli stessi pozzi di captazione realizzati dall'Api
riescono a trattenere solamente il 20% dell'acqua che scorre
nel sottosuolo e quindi la riduzione del danno è limitata.
Non è tutto: recentemente sono stati individuati nove
serbatoi con problemi di corrosione e quindi responsabili
della dispersione di prodotto nel sottosuolo. Ebbene, invece
di provvedere da subito allo svuotamento dei serbatoi e alla
verifica del danno, l'Api ha annunciato che provvederà alla
realizzazione di doppi fondi nei depositi solamente tra
qualche anno, nell'ambito della normale manutenzione». La
soluzione, per i Verdi, resta quindi la dismissione
programmata della raffineria, con tempi certi e con la
salvaguardia dell'occupazione.
La lettera "Io operaio ferito
dico: progetti campati in aria" di ANDREA GIANNONI
Sono tristemente balzato agli
onori della cronaca locale a seguito dell'incidente presso
la raffineria nel novembre 2001. Vorrei esprimere, con
queste poche righe, la solidarietà verso i miei colleghi
(forse ex, molto dipenderà dai prossimi mesi di
convalescenza). Come anche voi nelle nostre colonne avete
fatto notare nelle scorse elezioni amministrative mie ero
già esposto sul futuro della raffineria. Ma non perché
pensassi e penso tuttora che senza raffineria la famiglia
Brachetti-Peretti potesse soffrire la fame. Ma perché sia due
anni fa, ma neanche oggi, ho capito come il sig. sindaco, la
sua giunta e/o gli altri schieramenti politici intendano
reperire i fondi necessari per l’acquisto e la bonifica
dell’area, i tempi previsti per la conversione e come
riutilizzare l’area. Gli esempi falconareresi purtroppo li
hanno da anni sotto il naso, l’area della Montedison, l’area
della Liquigas, l’ex Molino di Case Unrra, le caserme, Villa
Montedomini, ecc. Non mi sembra che nonostante le onerose
consulenze spagnole, a tutt’oggi sia stata presentata una
sola bozza. Ho anche partecipato fiducioso alla sfarzosa
manifestazione del 21 dicembre al cinema Sport (pagata con
soldi pubblici) ma... solo parole. Certo è, però, che per
chi non ha la fortuna di gestire i soldi pubblici, è di
fondamentale importanza la programmazione pluriennale degli
investimenti. E con quale spirito secondo voi il signor
Brachetti-Peretti affronta questo lato economico? Beh
consoliamoci con il fatto che se la raffineria chiude,
diciamo per motivi economici, si potrebbe avere la
solidarietà e la schierata delle bandiere rosse. Non posso
non far notare, inoltre, come due forze politiche che
appoggiarono il sig. Carletti in occasione dell’ultima
campagna elettorale non avessero questa posizione nei
confronti della raffineria. Ci potremmo quindi aspettare una
crisi di giunta? O gli interessi di poltrona prevarranno,
ancora una volta, sugli ideali? Al sig. sindaco e alla sua
giunta vorrei, infine, chiedere quale sarebbe stato il loro
atteggiamento se l’incontro con i dirigenti Api per la
Fondazione Falconara avesse avuto un risultato diverso.
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«I serbatoi
sono a rischio» Ma l'Api smentisce i verdi
ANCONA — «La raffineria Api
ha inquinato e continua a contaminare il sottosuolo, il
fiume e il mare». Questa la certezza del presidente del
gruppo dei Verdi in Consiglio regionale, Marco Moruzzi che
nell'incontro di ieri assieme a Massimo Binci, assessore
provinciale e Sergio Badialetti, consigliere comunale di
Falconara ha reso noto anche i risultati estratti dal
modello idrogeologico del sito falconarese. Il modello,
commissionato dall'Api, è stato realizzato da un gruppo di
lavoro coordinato da Vincenzo Francani del Politecnico di
Milano a cui hanno contribuito tre geologi del Politecnico
(Luca Alberti, Marco Masetti e Patrizia Trafiletti) assieme
ad Andrea Baldini della Remedia Spa e Gianluca Falaschi
dell'Api. «All'interno dell'istruttoria del comitato tecnico
di prevenzione antincendio, che contiene i 60 verbali
relativi agli ultimi 12 anni di attività della raffineria,
stilata nel dicembre del 2002 — dice Marco Moruzzi — si
legge che sono 9 i serbatoi dichiarati a rischio a causa di
problematiche legate alla corrosione dei materiali che
potrebbero provocare la fuoriuscita del materiale
inquinante. E alcuni non sono dotati di doppio fondo».
Secondo gli ambientalisti il modello idrogeologico
metterebbe in luce «l'inquinamento verso il mare che
assumerebbe un valore doppio rispetto a quello del fiume,
tamponanto dal lavoro effettuato dai pozzi di recupero
(sistema per aspirare il materiale inquinante)». Moruzzi,
Binci e Badialetti hanno ribadito il concetto, più volte
espresso negli ultimi giorni, di incompatibilità tra la
raffineria Api e il territorio non solo falconarese.
L'ingegner Franco Bellucci direttore dell'Api sostiene,
invece, che «la falda che attraversa la raffineria è
praticamente ferma e le possibili fuoriuscite sono
assolutamente trascurabili». In merito, poi, alla questione
dei serbatoi dichiarati a rischio, Bellucci afferma:
«Abbiamo accettato le prescrizioni del Ctr che non ci chiede
altro che un'ispezione più assidua. Quindi — sottolinea —
aumentare la frequenza degli intervalli di controllo da
cinque a tre anni». «Alla luce di questo studio — dicono
Moruzzi e Binci — bisognerebbe palancolare tutta la
raffineria, sia verso il fiume che verso il mare: aggredire
il problema e drenare questi idrocarburi. Il punto di caduta
finale è quello della dismissione programmata per il
recupero di tutta l'area, pensando quindi alla tutela
dell'ambiente e al mantenimento dei livelli occupazionali».
Paolo Angeloni difende il
Comune con l'Università
FALCONARA — La Giunta
comunale ha deliberato che sarà il dirigente del servizio
Ambiente, Paolo Angeloni ad effettuare la perizia che è
chiamato a svolgere in relazione al contenzioso in atto tra
raffineria Api, Comune e Prefettura sui fenomeni legati
all'inquinamento da ozono verificatisi nell'estate del 2000.
Potrà avvalersi del contributo dell'Università di
Ancona-dipartimento di Energetica che vanta larga esperienza
nel settore. «Il Dipartimento di Energetica — spiega il
dirigente del servizio Ambiente, Paolo Angeloni — negli
ultimi anni, ha costantemente studiato i fenomeni di
inquinamento atmosferico avvenuti in tutto il territorio
della Bassa Vallesina. Proprio per questo potrà sicuramente
approfondire e chiarire tutti quegli aspetti di trasporto
degli inquinanti che sono stati omessi nella perizia del Ctu
(consulente tecnico d'ufficio) del tribunale chiarendo così,
una volta per tutte, le cause del fenomeno inquinante legato
alla presenza di ozono in atmosfera».
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