MESSAGGERO |
«E nella
contropartita dovrebbe esserci anche la soluzione dei
problemi di Fiumesino»
Proposta dalla Camera del
Lavoro
FALCONARA - Chiedere all’Api
come contropartita per il rinnovo della concessione di
contribuire finanziariamente alla soluzione dei disagi di
Fiumesino e al by-pass della ferrovia. E’ la proposta
lanciata da Carlo Sarzana, neo responsabile della Camera del
lavoro di Falconara, alla luce dei ripetuti interventi da
parte delle autorità sul rinnovo della concessione.
Ricordiamo ad esempio che il comune ha espresso parere
negativo sul rinnovo. «Il futuro di Falconara senza l’Api –
ci spiega al telefono Sarzana – comporta 2000 posti di
lavoro in meno. Viene da chiedersi, allora, quale sia
l’alternativa. Lo stesso sindaco, nel discorso pubblico del
21 dicembre, ha dichiarato che turismo e terziario possono
benissimo sostituire in quell’area l’occupazione e
l’economia che oggi sviluppa l’Api. Mi si permetta però di
sottolineare che vicino alla foce di un fiume molto
difficilmente il turismo potrà decollare e fare concorrenza
a Senigallia o Rimini. Inoltre, quanti anni e milioni di
euro occorrono per bonificare il terreno ora occupato
dall’Api? Credo che l’esperienza negativa dell’area dell’ex
Montedison già basti: è visibile a tutti lo stato di
abbandono e di inquinamento di quel suolo». Ma veniamo alle
sue proposte, è vero che suggerisce che l’Api contribuisca
economicamente ai disagi dei residenti di Fiumesino? «Sì. Si
tratta di vedere quanto lo stabilimento vuole spendere per
rimanere. Nessuno ha avuto il coraggio di tirar fuori questo
discorso finora perché è difficile e complesso. Ma bisogna
farlo adesso che abbiamo tempo fino a giugno, prima che la
Regione decida per il rinnovo o meno della concessione». Ma
in che modo per lei l’Api dovrebbe sborsare dei soldi?
«Dandoli ai residenti di Fiumesino per creare migliori
condizioni di vita, perché no costruendo anche un altro
quartiere simile a quello attuale in un’altra zona di
Falconara». Un progetto che faceva parte anche del programma
elettorale, alle ultime elezioni comunali, di un partito
“Chiari e coerenti" che si è aggiudicato solo un
consigliere. Forse i falconaresi non avallano l’idea, che ne
pensa? «Credo che comunque non ci sia accondiscendenza tra
la popolazione sul fatto che l’Api se ne vada. Certo, è una
mia impressione, ma, in ogni caso, sulla questione sono
disposto ad aprire un dialogo sia coi cittadini che con
l’azienda. D’altronde è anche vero che se l’Api vuole
restare deve pagare un prezzo. E oltre a chiederle, ad
esempio, massime garanzie di sicurezza ambientale e
l’assoluto divieto di accettare o spedire combustibile con
petroliere come la Moskovski Festival si potrebbe invitarla
ad aiutare Fiumesino e a contribuire alla deviazione della
ferrovia». E perché la raffineria dovrebbe in parte pagare
il by pass che eviterebbe il transito dei binari al suo
interno? «Beh, perché in fondo è un’opera che si intende
realizzare per via della presenza dell’Api: per aumentarne
la sicurezza. E’ comunque un vantaggio per la raffineria».
E la raffineria ordina
nave a doppio scafo
E intanto l’Api, quasi a
mettere a tacere le polemiche sulle petroliere ritenute
pericolose, ha annunciato ieri che provvederà a realizzare
una nave da 5 mila tonnellate a doppio scafo, dotata di gas
inerte e di propulsione elettrica alternativa. Una nave
all’avanguardia, di cui si sa già il nome reboante («Cosmo»)
che entrerà in esercizio già nel corso del 2003. Un
investimento non da poco perché fuori mercato per navi che
possono ritenersi non di grandi dimensioni e non soggette a
restrizioni per quanto riguarda, ad esempio ill doppio
scafo.
Lotta allo smog, la
Regione fissa le regole
Marche divise in quattro
ambiti. Ai Comuni l’autonomia di limitare le auto
ANCONA - La giunta regionale
ha definito criteri e procedure dei provvedimenti
d'emergenza nel caso di episodi acuti di inquinamento
atmosferico da polveri sottili, fissando fino al 31 marzo il
periodo sperimentale d'applicazione. L'intervallo invernale,
infatti, è quello considerato a rischio in base all'analisi
storica realizzata in molte regioni italiane.
Successivamente, il tavolo tecnico che ha predisposto i
criteri - formato da Province, Comuni, Arpam, Osservatorio
geofisico di Macerata, Assam e tecnici regionali
dell'Ambiente, dei Trasporti, della Sanità e della
Protezione civile - valuterà gli effetti dell'azione e gli
interventi da riprogrammare. «Abbiamo operato - ha spiegato
l'assessore Marco Amagliani - su due presupposti: in primo
luogo abbiamo stabilito una strategia omogenea d'intervento
per tutti i quattro ambiti sensibili individuati nelle
Marche, lasciando ai Comuni interessati, attraverso la
redazione di programmi operativi d'ambito, l'autonomia di
limitare ancor più il traffico veicolare sulla base delle
proprie specificità». «La delibera - ha aggiunto - non si
limita a affrontare l'emergenza: rilancia l'ipotesi di
accordi di programma fra Province, Comuni, Regione e
ministero dell'Ambiente per la prevenzione, il risanamento e
la gestione della qualità dell'aria o anche il mantenimento
dove essa è accettabile. Intese che riguarderanno non solo
la mobilità sostenibile, ma anche gli effetti inquinanti
provenienti da strutture di produzione energetica, come le
centrali a combustibili fossili, o da industrie. Il primo
accordo, la cui bozza è gia stata approvata, nei prossimi
giorni verrà sottoposto all'approvazione di ben 19
amministrazioni locali». Gli ambiti sensibili individuati
riguardano essenzialmente Comuni al di sopra dei 25 mila
abitanti della fascia costiera e delle zone vallive: il
primo, a nord, è quello della bassa valle del Foglia e
Metauro e dei Comuni di Pesaro e Fano, il secondo comprende
l'area metropolitana di Ancona, Senigallia, Jesi, Falconara.
Il terzo ambito riguarda la bassa valle del Chienti,
Macerata, Civitanova Marche e Fermo, mentre l'ultimo, a sud,
è quello di Ascoli Piceno e San Benedetto e della valle del
Tronto. I Comuni, compresi quelli a inferiore densità
abitativa, attiveranno con ordinanza comunale i
provvedimenti di limitazione del traffico sulla base delle
rilevazioni effettuate dalle undici stazioni presenti
sull'intero territorio regionale. La scala d'interventi
prevede tre livelli d'attenzione collegati al valore medio
giornaliero delle polveri sottili e al numero di giorni
consecutivi d'inquinamento rilevati. |
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RESTO DEL
CARLINO |
«Le nostre
navi rispettano le regole»
FALCONARA — «Le petroliere
che operano attualmente presso i terminali Api di Falconara
(Moskovski, Tigullio, Rapallo e Ronco) sono soggette a
regole e standard che rispettano le normative comunitarie e
la classificazione riconosciuta dagli enti internazionali».
Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla sicurezza della
nave monoscafo 'Moskovski Festival', bandita dalle acque
franco-spagnole, e delle altre imbarcazioni che fanno la
spola con l' isola Api di Falconara, la società ha
puntualizzato che le condizioni di sicurezza dei cargo sono
garantite «dai controlli della Capitaneria di Porto, e
vengono espressamente pretese dall' Api per tutte le navi:
sia per quelle noleggiate direttamente che per quelle
noleggiate da terzi». «I controlli che l'industria
petrolifera fa in aggiunta a quelli delle autorità costiere
— spiegano nella nota — si esplicano attraverso un sistema
di procedure consolidate che comprendono: la verifica della
documentazione della nave, per accertare che le
caratteristiche rispondano a quanto previsto dalle normative
e siano presenti dispositivi di sicurezza efficaci;
verifiche dirette compiute da personale Api specializzato
per appurare lo stato di buona manutenzione della nave e la
professionalità dell' equipaggio preposto alle operazioni di
scarico». Solo dopo che la nave ha superato positivamente
tutti questi test, la raffineria consente l' avvio delle
operazioni di scarico degli idrocarburi. «Così come è stato
fatto nel caso della Moskovski Festival», che, ricorda l'
azienda citando le verifiche condotte dalle autorità ad
Ancona e Monfalcone, «è risultata perfettamente in linea con
le normative vigenti, dotata di efficienti dispositivi di
sicurezza, in buone condizioni di manutenzione e provvista
di personale valido e competente». Per quanto riguarda, poi,
le navi Tigullio, Rapallo e Ronco — messe sotto accusa dagli
ambientalisti — l' Api precisa che «le tre imbarcazioni,
battenti bandiera italiana, rappresentano un quantitativo
del totale movimentato dalla raffineria inferiore al 15%.
Pur essendo navi piccole (inferiori a 5 mila tonnellate),
che trasportano prodotti bianchi, sono comunque sottoposte a
controlli e certificazioni, in accordo alle normative
nazionale e internazionale, che non impongono nè restrizioni
sull'età nè il doppio scafo». Attualmente fra l' altro non
sono disponibili navi di ridotte dimensioni provviste di
doppio fondo. «Ciò nonostante — dice la nota — l' Api ha
provveduto a realizzare una nave di 5 mila tonnellate, a
doppio scafo, dotata di gas inerte e di propulsione
elettrica alternativa. Un' imbarcazione all' avanguardia,
che entrerà in funzione nel corso del 2003».
«Quale futuro produttivo
senza la raffineria?»
Da Carlo Sanzana,
responsabile della Camera del Lavoro di Falconara riceviamo
e pubblichiamo: Sull'altare della sicurezza ambientale e dei
cittadini di Falconara, molte voci autorevoli durante le
feste di fine anno si sono pronunciati contro la proroga
della concessione alla raffineria Api fino al 2020. Che
prima occorre garantire la sicurezza ambientale, quella dei
cittadini e poi il lavoro siamo tutti d'accordo, ma è
proprio vero che non può esserci convivenza tra la sicurezza
ambientale, lo sviluppo territoriale della città e la
raffineria? Non bisogna dimenticare che l'industria
petrolifera tra lavoro diretto, indiretto e commerciale, dà
lavoro a oltre duemila famiglie. Come si pensa di compensare
l'occupazione e lo sviluppo economico che oggi si produce?
Il sindaco ha dichiarato che il turismo e il terziario
possono benissimo sostituire in quell'area l'occupazione e
l'economia che oggi sviluppa l'Api. Mi si permetta di
evidenziare che vicino ad una foce di un fiume, molto
difficilmente il turismo potrà decollare, nè tantomeno potrà
fare concorrenza a Senigallia o Rimini. E poi quanti anni e
milioni di euro occorrono per bonificare il terreno che
attualmente occupa la raffineria? Non basta l'esperienza
negativa dell'area Montedison? E' sotto gli occhi di tutti
lo stato di abbandono e di inquinamento di quel suolo. Se
poi a giugno la Regione deciderà di non prorogare la
concessione, che garanzie di sicurezza ci saranno fino al
2008? Penso che difficilmente l'Api sarà disposta a
garantire la massima sicurezza senza prospettive future.
Quindi prima di prendere drastiche decisioni contro la
proroga della concessione è urgente e necessario avviare un
confronto con la proprietà Api, per concordare e definire un
piano preciso e particolareggiato di interventi mirati al
risanamento ambientale, alla sicurezza dell'Api e del
territorio così come già la Cgil-Cisl-Uil provinciali si
sono pronunciate.
Un piano regionale
contro le polveri sottili
ANCONA — La giunta regionale
ha definito criteri e procedure dei provvedimenti
d'emergenza nel caso di episodi acuti di inquinamento
atmosferico da polveri sottili, fissando fino al 31 marzo il
periodo sperimentale d'applicazione. L'intervallo invernale,
infatti, è quello considerato a rischio in base all'analisi
storica realizzata in molte regioni italiane.
Successivamente, il tavolo tecnico che ha predisposto i
criteri - al quale prendono parte le Province, i Comuni, l'Arpam,
l'Osservatorio geofisico di Macerata, l'Assam e i tecnici
regionali dell'Ambiente, dei Trasporti, della Sanità e della
Protezione civile - valuterà gli effetti dell'azione e gli
interventi da riprogrammare. «Abbiamo operato - ha spiegato
l'assessore regionale all'Ambiente Marco Amagliani - su due
presupposti: in primo luogo abbiamo stabilito una strategia
omogenea d'intervento per tutti i quattro ambiti sensibili
individuati nelle Marche, lasciando ai Comuni interessati,
attraverso la redazione di programmi operativi d'ambito, l'
autonomia di limitare ancor più il traffico veicolare sulla
base delle proprie specificità». «La delibera - ha aggiunto
- non si limita a affrontare l'emergenza: rilancia l'
ipotesi di accordi di programma fra Province, Comuni,
Regione e ministero dell'Ambiente per la prevenzione, il
risanamento e la gestione della qualità dell'aria o anche il
mantenimento dove essa è accettabile. Intese che
riguarderanno non solo la mobilità sostenibile, ma anche gli
effetti inquinanti provenienti da strutture di produzione
energetica, come le centrali a combustibili fossili, o da
industrie. Il primo accordo, la cui bozza è gia stata
approvata, nei prossimi giorni verrà sottoposto
all'approvazione di ben 19 amministrazioni locali». Gli
ambiti sensibili individuati riguardano essenzialmente i
Comuni al di sopra dei 25 mila abitanti della fascia
costiera e delle zone vallive: il primo, a nord, è quello
della bassa valle del Foglia e Metauro e dei Comuni di
Pesaro e Fano; il secondo comprende l' area metropolitana di
Ancona, Senigallia, Jesi, Falconara. Il terzo ambito
riguarda la bassa valle del Chienti, Macerata, Civitanova
Marche e Fermo, mentre l' ultimo, a sud, è quello di Ascoli
Piceno e San Benedetto e della valle del Tronto. I Comuni,
compresi quelli a inferiore densità abitativa, attiveranno
con ordinanza comunale i provvedimenti di limitazione del
traffico sulla base delle rilevazioni effettuate dalle
undici stazioni presenti sull'intero territorio regionale.
La scala d'interventi prevede tre livelli d'attenzione
collegati al valore medio giornaliero delle polveri sottili
e al numero di giorni consecutivi d'inquinamento rilevati.
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