RASSEGNA STAMPA 04.01.2003

 

MESSAGGERO
Per la Moskovsky eravamo pronti ad intervenire, non c’è stato bisogno

Petroliere più pericolose dei terroristi a largo di Ancona. Mentre il problema di un’eco-catastrofe esiste, almeno in via teorica, il nostro mare sembra al sicuro da qualsiasi attacco, anche in caso di guerra nel Golfo. Parola dell’ammiraglio di squadra Mario Lucidi, al vertice del Dipartimento marittimo del medio Adriatico nella caserma di via Rodi, che spazia a tutto campo sugli argomenti di maggiore attualità per le coste marchigiane, dal caso Moskovski al coinvolgimento della Marina Militare nella lotta al terrorismo. Misurato ed affabile, con tratto signorile, ci tiene innanzitutto a complimentarsi con i militari e le unità del suo comando per l’impegno nella prevenzione e difesa dei nostri mari. Che ruolo ha avuto la Marina Militare nel garantire la sicurezza durante il transito della petroliera Moskovski? «L'organo responsabile in questa circostanza è la Capitaneria di porto con la quale abbiamo tenuto i contatti per tutta la durata delle operazioni. La Marina Militare avrebbe potuto intervenire con propri mezzi solo in caso di pericolo imminente, ma non è stato necessario, visto che tutto è filato liscio. Posso però esprimere alcune mie considerazioni in veste di privato cittadino. Anzitutto credo che nessuno sia riuscito a comprendere effettivamente la reale portata dell'accordo franco - spagnolo. Dubito che la Spagna sia in grado di interdire l'ingresso nelle proprie acque alle navi monoscafo, visto che al momento la maggior parte delle imbarcazioni in circolazione presenta tale caratteristica. Certo il doppio scafo è indice di maggiore sicurezza, come si evince da un recente accordo internazionale che vieta il trasporto del greggio su navi monoscafo a partire dal 2014. Il lungo termine si rende necessario per sostituire tutte le vecchie petroliere. Ritengo più probabile che la Spagna, le cui acque vengono necessariamente attraversate da tutte le navi provenienti dalla Manica, voglia giustamente cautelarsi, impedendo il passaggio sotto costa, dato che, diversamente, in caso di avaria, sarebbe impossibile qualsiasi intervento o per evitare il ripetersi di disastri ambientali». In occasione dell'attracco della Moskovski, i verdi hanno messo in atto un blitz dimostrativo. Cosa ne pensa? «Si è trattato di una manifestazione garbata e civile per sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi legati ai disastri ambientali. Sono d'accordo». Quali controlli vengono effettuati dalla Marina Militare per prevenire gli sbarchi di clandestini? «Naturalmente siamo sempre all'erta e pronti ad intervenire, anche se da qualche anno a questa parte il problema non è più critico, grazie soprattutto alle serrate indagini effettuate nel sud della penisola. I nostri dirimpettai sono poi diventati estremamente scrupolosi nel controllare le navi in partenza. C'è interesse da entrambe le parti affinché non si verifichino più incresciosi inconvenienti che si concluderebbero comunque con il rimpatrio forzato delle persone prive di permesso di soggiorno. Permane ovviamente il rischio che qualcuno si intrufoli di soppiatto, ma sinora gli organi di polizia preposti alla vigilanza portuale hanno egregiamente contrastato i tentativi di immigrazione clandestina». Come vi siete attrezzati per prevenire eventuali atti terroristici, visto il delicato periodo che stiamo vivendo? «Anzitutto desidero tranquillizzare i cittadini. L'Adriatico non è a rischio attentati. Del resto i terroristi non colpiscono più da tempo obiettivi militari, prediligendo azioni eclatanti. Possono considerarsi a repentaglio luoghi come le ambasciate o per assurdo un Mc Donald, in quanto simbolo del capitalismo. Noi partecipiamo all'attività di prevenzione attraverso un fitto raccordo informativo con gli altri organi dello Stato. Le nostre navi in mare costituiscono una preziosa fonte di informazione per la sicurezza dell'intera nazione, ma chi si occupa nel dettaglio di tali problematiche non è certo la Marina Militare. Maridipart ha altre competenze. Oltre a sovrintendere al reclutamento per conto della Marina Militare italiana, forniamo i supporti necessari a tutte le forze militari che operano nell'Adriatico. Di recente ad esempio abbiamo collaborato con la Nato per ripulire il nostro mare dalle mine. Quanto però alla eventualità di atti terroristici non siamo impegnati nella difesa di obbiettivi sensibili. Le nostre forze sono spiegate laddove ciò si renda indispensabile, in particolare ad esempio nel Mediterraneo Orientale».

ANCONA - Mentre la petroliera Moskovski Festival dopo avere lasciato Falconara sta attraversando l’Adriatico diretta a Trieste, dalle nostre parti le polemiche non si placano. Legambiente chiede che «l' Api metta al bando le petroliere carretta». «Chiediamo di tagliare tutti i ponti - viene spiegato dal presidente di Legambiente Marche, Luigino Quarchioni - con gli armatori che si servono di imbarcazioni prive del doppio scafo di sicurezza, come la Moskovski Festival. È un rischio che non possiamo più permetterci di sostenere, soprattutto in un mare come il nostro, chiuso e con bassi fondali, in cui un incidente in mare potrebbe provocare danni devastanti all'ambiente e di conseguenza a settori economici decisivi come il turismo e la pesca». All'Api l'associazione chiede di assumere «un impegno preciso con gli enti locali e la collettività marchigiana, utilizzando sin da subito solo ed esclusivamente petroliere a doppio scafo e con tecnologie avanzate». Le istituzioni invece, continua Legambiente, dovrebbero adoperarsi con determinazione per far sì che il mare Adriatico venga riconosciuto come “Sensitive Special Area" (area sensibile speciale). Questo permetterebbe da un lato di anticipare i contenuti della direttiva europea, e dall' altro di fissare regole più restrittive per il transito delle petroliere, per scongiurare il rischio di disastri. Intanto i Comitati cittadini dei quartieri Villanova e Fiumesino di Falconara, da anni in lotta contro al presenza della raffineria Api, hanno scritto ai ministri dell' Ambiente e delle Infrastrutture, nonché alle autorità locali: prefetto, presidenti di Regione e Provincia, autorità portuale e sindaci del circondario. Nella missiva i residenti puntano il dito contro «navi come la Moskovski Festival, monoscafo e con oltre 15 anni di anzianità, che vengono noleggiate a prezzi molto convenienti rispetto alle altre ma con rischi enormi di incidenti». Nella lettera ai ministri i comitati chiedono di accertare se la scelta di noleggiare la petroliera utilizzata da Enel e Api «sia stata determinata per meri fini economici e quindi, senza rispettare l'assoluto primario pubblico interesse della sicurezza dell' equipaggio e della navigazione, nonché della tutela dell'ambiente». In merito alle conclusioni della relazione dei periti incaricati dal Tar delle Marche (cui hanno fatto ricorso Api e Confindustria) di valutare la sussistenza dei requisiti per la dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale di Falconara e della bassa Vallesina, l’assessore regionale all’Ambiente Marco Amagliani sottolinea che «non bocciano la delibera di giunta del 2000 ma sono in linea con l'azione della Regione per un piano di risanamento ambientale». Amagliani (Prc), precisa che «la relazione risponde a due quesiti: il primo sull' area ad alto rischio (con la conclusione che non si registrano condizioni atte a giustificare la permanenza di tale stato) e il secondo riferito specificatamente alla Raffineria Api di Falconara, e rispetto al quale i periti riconoscono alcune criticità ponendo una serie di «pesanti prescrizioni».
 
RESTO DEL CARLINO
La petroliera viaggia verso nord

FALCONARA — Si è allontanata dalle acque marchigiane alle 3 di ieri mattina la petroliera maltese 'Moskovskij Festival'. Ma la sua destinazione è ancora incerta. Con molte probabilità si dirigerà verso la Galizia. Sarebbe questa la destinazione del nuovo carico di combustibile che la petroliera monoscafo, bandita dalle acque franco-spagnole dopo la catastrofe ecologica della 'Prestigè', farà in nord Europa dopo aver scaricato a Monfalcone le sue ultime 16.800 tonnellate di olio combustibile. A rivelarlo gli uomini dell' equipaggio prima di lasciare Falconara. E se la Spagna è davvero la prossima meta del cargo, la nave delle polemiche farà senz'altro parlare ancora di sé: il governo iberico ha stabilito, infatti, che le vecchie petroliere senza doppio scafo non possano avvicinarsi oltre le 12 miglia alla costa nè entrare nella zona economica esclusiva (200 miglia). Una misura adottata insieme alla Francia dopo la marea nera della 'Prestigè' che ha invaso la Galizia e comincia a contaminare anche le spiagge francesi. Ieri mattina, la 'Moskosvkij', che prima di scaricare era stata avvicinata da una barca di ambientalisti in protesta simbolica contro le carrette del mare, ha abbandonato gli ormeggi dell' isola Api, dove aveva scaricato 8 mila tonnellate di olio combustibile grezzo, ed è salpata per Monfalcone senza ulteriori contestazioni. Non prima di aver però subito una nuova ispezione a bordo dei tecnici della Guardia costiera di Ancona, che hanno nuovamente controllato l'efficienza delle procedure di sicurezza dell' imbarcazione, anche durante le operazioni di scarico. Il sopralluogo si è concluso senza rilievi di sorta, e nel pomeriggio la petroliera dovrebbe attraccare nel porto goriziano. «Da chi è stata noleggiata la petroliera monoscafo, dall' Enel, dall'Api o da ambedue le società»? Il quesito viene rivolto in una lettera dei Comitati dei quartieri Villanova e Fiumesino, da anni in lotta contro al presenza della raffineria Api sul territorio di Falconara, ai ministri dell' Ambiente e delle Infrastrutture, nonché alle autorità locali: dal prefetto, ai presidenti di Regione, Provincia, Autorità portuale e sindaci del circondario. Nel documento i residenti puntano il dito contro alcune dichiarazioni di esponenti dell'impianto petrolifero. E nella lettera ai ministri, i Comitati chiedono anche di accertare se la scelta di noleggiare la petroliera monoscafo «sia stata determinata per meri fini economici».

il testo integrale della lettera dei comitati

Legambiente: «L'Adriatico tutelato come area sensibile»

FALCONARA — «L'Api rifiuti le carrette monoscafo, le istituzioni lavorino per la 'sensitive area'». Legambiente Marche chiede alla raffineria di mettere al bando le petroliere-carretta e che la Regione e tutti gli Enti locali si attivino, fin da subito, per il riconoscimento all'Adriatico di 'sensitive special area' e per l'anticipazione delle direttive europee. All'indomani dell'attracco della petroliera monoscafo Moskovskji Festival nell'isola della raffineria Api, davanti la costa falconarese, Legambiente Marche fa un passo avanti e chiede ufficialmente ai vertici della raffineria di tagliare tutti i ponti con quegli armatori che si servono di imbarcazioni prive del doppio scafo di sicurezza. «Un rischio che non possiamo più permetterci di sostenere — afferma Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche — soprattutto in un mare come il nostro chiuso e con bassi fondali, dove non osiamo neanche immaginare gli effetti devastanti che un incidente di una carretta del mare possa provocare all'ambiente e di conseguenza a settori economici importanti come il turismo o la pesca. Settori economici (in particolare il turismo) vocati a segnare sempre più lo sviluppo desiderabile e sostenibile per la nostra regione». Per questo l'associazione sollecita con forza la raffineria Api, affinché prenda un impegno preciso con gli Enti locali e la collettività marchigiana utilizzando sin da subito solo ed esclusivamente petroliere a doppio scafo e con tecnologie avanzate, oltre il vincolo della vigente ed insicura normativa. Alle istituzioni, invece, chiede di adoperarsi con determinazione per ottenere il riconoscimento internazionale, da anni in discussione, del mare Adriatico come 'Sensisitive Special Area' (area sensibile speciale). Tutto questo sia per anticipare i contenuti della direttiva europea che per fissare regole più restrittive per il transito delle petroliere nonché, infine, per scongiurare il rischio di disastri». Una buona legislazione è già stata partorita dall'Unione europea, ma entrerà in vigore solo dal 2005, ed è proprio per questo motivo che l'associazione ritiene giusto anticipare il contenuto delle direttive. Legambiente ricorda poi come la messa al sicuro dei porti dell'Unione rappresenti un passo importante visto che i traffici di prodotti petroliferi dell'UE avvengono nei più importanti porti europei.

I periti del Tar bocciano gli allarmi della Regione

ANCONA — Forse non c'erano le condizioni perché Falconara e la bassa Vallesina finissero con l'essere incluse dalla Regione Marche in un'area ad elevato rischio ambientale. Così si evince dal parere dei sette periti nominati dal Tar dopo il ricorso contro la Regione Marche di Api e Confindustria. Parere che certamente peserà sul giudizio del Tar e che aggiunge altro fuoco alla polemica sulla raffineria Api. Primi commenti Sulla vicenda è subito intervenuto l'assessore regionale all'ambiente Marco Amagliani di Rifondazione Comunista. Secondo Amagliani le conclusioni della relazione dei periti «non bocciano la delibera di giunta 305 del 2000 ma sono in linea con l' azione della Regione per un piano di risanamento ambientale». Amagliani precisa che la relazione risponde a due quesiti, il primo, articolato in due parti, sull' area ad alto rischio (con la conclusione che non si registrano condizioni atte a giustificare la permanenza di tale stato) e il secondo riferito specificatamente alla Raffineria Api di Falconara, e rispetto al quale i periti riconoscono alcune criticità ponendo — riferisce Amagliani — una serie di «pesanti prescrizioni». Nel primo caso, spiega l' assessore, la consulenza tecnica d' ufficio evidenzia che alcune delle situazioni denunciate dalla Regione per pervenire alla deliberazione del 2000 sono state in gran parte sanate. I periti eccepiscono anche il fatto, ad esempio, che non sono stati presentati studi epidemilogici, e, a questo proposito, Amagliani ricorda che nel frattempo sono stati elaborati quelli dell' Arpam e dell' Enea, mentre lui stesso ha portato in giunta la terza parte dello studio — ambientale, urbanistico e socio economico — affidato alla Svim. Interventi in raffineria Quanto alla Raffineria, la consulenza suggerisce una serie di interventi per il raggiungimento di livelli di sicurezza elevati: integrazione del deposito nazionale nel recinto della raffineria e conseguente riduzione dei volumi di stoccaggio mediante l' eliminazione dei serbatoi di benzina prossimi alla recinzione; recinzione del piazzale esterno dell' area, realizzando una vasta area di rispetto; ammodernamento di tutti gli impianti di protezione del pontile con sistemi e tecnologia avanzate, così come è stato fatto per l' isola dell' Api; manutenzione straordinaria tesa a realizzare una impermeabilizzazione per i serbatoi di stoccaggio del grezzo, e installazioni di doppie tenute dei serbatoi a tetto galleggiante per ridurre le emissioni di odori; completamento della pavimentazione delle aree di processo, impermeabilizzazione dei vecchi tratti della rete fognante; potenziamento dei sistemi di recupero del surnatante in falda; sostituzione del vecchio impianto di desolfurazione del gasolio con un impianto di nuova generazione; un programma di sviluppo del sistema di protezione antincendio con una rete centralizzata di distribuzione dello schiumogeno ai vari impianti fissi; dotazione di un nuovo mezzo antincendio ai vigili del fuoco aziendali; acquisizione di una certificazione per la gestione della sicurezza e dell' ambiente (punto, questo, già attuato); installazione di un sistema di recupero dei vapori al carico bitumi; graduale riduzione dei prelievi di acqua dolce; spostamento dalla zona costiera del lato ferroviario nord sud, evitando l' attraversamento della raffineria e riducendo i problemi per lo scalo falconarese. Investimenti pesanti «Non c' è, dunque — fa notare Amagliani — una dichirazione di compatibilità. La perizia indica interventi rilevantissimi che chiedono investimenti pesanti. Tra l' altro — sottolinea — vengono sollecitati controlli sulle navi petroliere in transito e all' attracco perché queste siano rispettose degli standard di sicurezza più aggiornati. Argomento quanto mai d' attualità in questi giorni».

 
IL PICCOLO - giornale di Trieste
La petroliera maltese accompagnata da un mare di polemiche è dal pomeriggio di ieri alla fonda in rada

Porto aperto alla «Moskovskiy»

Ispettori a bordo. Oggi lo sbarco di 16.800 tonnellate di olio combustibile

Venerdì, ore 14, la «Moskovskiy Festival» con il suo carico di 18.600 tonnellate di olio combustibile a basso tenore di zolfo è alla fonda in rada a un miglio e mezzo dalla boa nord del canale di accesso a Portorosega. Ore 15.30, salgono a bordo gli ufficiali ispettori della Capitaneria per controllare i certificati e, dopo la bufera sollevata dalle condizioni della nave, la rispondenza delle caratteristiche dello scafo alle norme di sicurezza vigenti in Italia. La petroliera più discussa del Mediterraneo - bandiera maltese con equipaggio russo - è dunque arrivata a Monfalcone anche se con qualche ora di ritardo. Questa mattina all’alba, tra le 6.30 e le 7, con la marea favorevole, s’infilerà nel canale di accesso e attraccherà alla banchina Endesa per scaricare il carburante. «Tutto in regola» per la Capitaneria. Nulla osta al passaggio della petroliera a Monfalcone, come peraltro è già avvenuto nel luglio e nel settembre scorsi. Anche se fossero state trovate irregolarità, peraltro, la nave non sarebbe stata spedita indietro con i serbatoi pieni di olio combustibile, con il rischio di inquinare l’Adriatico. Sarà una sosta breve a Monfalcone: il tempo di scaricare le 16.800 tonnellate di olio grezzo di proprietà Enel. Per un «giallo» che si risolve, uno che rimane: riguarda lo scafo. L’agenzia marittima Cattaruzza, che cura le operazioni della nave, ha asserito l’esistenza del doppio scafo; affermazione ribadita anche dall’Enel. Diversa l’opinione della Capitaneria di Ancona che ha visitato la nave a Falconara: nave a scafo unico ma dotato di doppio fondo. Una versione che trova sostegno anche nelle dichiarazioni dell’Api, destinataria dell’olio scaricato nel porto marchigiano. Solo in questo modo infatti si poteva giustificare il blocco applicato poche settimane fa dalla Spagna, che aveva impedito alla petroliera di avvicinarsi a meno di 12 miglia dalle sue coste. Le dichiarazioni non hanno però impedito la protesta degli ambientalisti, che hanno raggiunto la nave poco prima della sua partenza da Falconara. Nel porto di Monfalcone, invece, la protesta non ci sarà. La stessa Capitaneria afferma che i controlli, continuati fino a sera, sono stati effettuati soprattutto per rispondere all’ondata emotiva che questo caso ha suscitato. Dagli operatori marittimi locali viene definita una petroliera moderna, con tutte le caratteristiche richieste dalle attuali norme: quasi le stesse parole della Capitaneria marchigiana che l’ha definita molto più sicura di tante navi in circolazione ogni giorno. Su queste rassicurazioni però pesa la questione del doppio scafo, che pur non essendo una violazione delle norme (navi simili potranno navigare fin oltre il 2010) causa preoccupazioni sul fronte ambientale.

Ghinelli furibondo con Endesa, Voltan: «È un’isteria collettiva»

Botta e risposta tra il vicesindaco e il direttore della centrale

«Furibondo e preoccupato». Così si definisce il vicesindaco Marco Ghinelli dopo aver appreso la notizia dell’arrivo a Monfalcone della «Moskovskiy Festival». «A nome dell’amministrazione comunale mi dichiaro preoccupato per questa carretta del mare che giunge in porto per scaricare l’olio combustibile diretto a Endesa — afferma Ghinelli —. Spero che questo dimostri, anche alla Regione, che questi signori sono del tutto inaffidabili: prima la vicenda del carbone, poi le farine animali, infine la petroliera. Endesa non può trattare Monfalcone come una pattumiera: è una città che sta cercando con ogni sforzo di rimettersi in ordine, e sembra invece che si faccia di tutto per rovinarla. Non si può neppure immaginare cosa succederebbe alla povera Monfalcone se avvenisse qualche incidente. Se già la Spagna ha deciso di allontanare questa nave, non è chiaro perché noi dobbiamo accoglierla: per questo il Comune ha sollecitato la Capitaneria di porto a eseguire tutti i controlli più accurati: nell’incertezza sulle sue condizioni, mandiamola via». Endesa non è però meno tenera del Comune. «Intanto ci dichiariamo assolutamente estranei alla vicenda: non sono di nostra responsabilità le navi che arrivano in porto — spiega il direttore della centrale elettrica, Maurizio Voltan —. In ogni caso sembra che questo sia piuttosto un caso di isteria collettiva non condivisibile. Prima di tutto perché questa nave è già arrivata a Monfalcone in altre occasioni. Chi inoltre fa delle dichiarazioni su una ”carretta del mare” dovrebbe prima di tutto informarsi bene, anche perché significa dare degli imbecilli a tutti coloro che finora hanno ispezionato la petroliera trovandola assolutamente sicura». A smorzare i toni ci pensano le associazioni ambientaliste, che hanno deciso di non organizzare proteste o dimostrazioni in occasione dell’arrivo della «Moskovskiy». «Il nostro primo pilastro è la serietà — spiega Graziano Benedetti del Wwf —, e non sarebbe serio organizzare una protesta per una singola nave, della quale peraltro non sappiamo nulla. Un altro conto è invece fare un discorso articolato su tutto il traffico di petroliere che coinvolge i nostri mari, problema che spesso in passato abbiamo posto all’attenzione generale».

A Monfalcone la nave cacciata da Ancona

In rada la «Moskovskiy» con 16 mila tonnellate di olio combustibile per Endesa. Comune e sindacati preoccupati

La Capitaneria: tutto in regola. Gli ambientalisti: è una pericolosa carretta

MONFALCONE - Occhi puntati a Monfalcone sulla «Moskovskiy Festival», la petroliera giudicata una pericolosa carretta dagli ambientalisti mentre anche per le autorità marittime monfalconesi il suo scafo «è a norma». Giunta ieri pomeriggio a Monfalcone, la petroliera è alla fonda in attesa di scaricare stamane oltre 16 mila tonnellate di olio combustibile nei serbatoi della centrale elettrica Endesa. Respinta da Francia e Spagna, i due Paesi alle prese con il disastro ecologico provocato dall’affondamento della Prestige, la «Moskovskiy» è stata al centro di dure contestazioni ambientalistiche nel porto di Falconara. L’arrivo del cargo a Monfalcone ha sollevato polemiche in ambito sindacale e politico. Preoccupazione è stata espressa dal vicesindaco di Monfalcone Marco Ghinelli.

Nessuna «carretta» nel Golfo

Anche se decine di navi che transitano per Trieste non sono dotate di doppio scafo

Dopo l’ostracismo di cui è stata fatta oggetto dalla Spagna (che con il disastro ecologico provocato dalla «Prestige» al mare e alle coste della Galizia sta pagando un prezzo altissimo in termini ambientali e non solo), la «Moskovskiy Festival» è divenuta l’obiettivo-simbolo della protesta ecologista contro le cosiddette «carrette del mare». La nave che stamane al molo Endesa scaricherà le sue 16.800 tonnellate di olio combustibile, è stata costruita nel 1985 e, assicura l’Enel che l’ha noleggiata, è stata controllata nel giungo scorso dagli ispettori della Rina Industry che l’hanno giudicata conforme agli standard internazionali di sicurezza dell’Oil Company International Maritime Forum. Per l’Enel, inoltre, la «Moskovskiy» è sia a doppio scafo, sia a doppio fondo. Circostanza, questa che però non ha trovato rispondenza nel controllo effettuato dalla Capitaneria di Ancona: doppio fondo sì, doppio scafo no. Per Legambiente il rischio «marea nera» resta altissimo e per questo chiede che le norme per rendere sicure le acque che bagnano l’Italia vengano rese immediatamente operative: l’accesso alle navi senza doppio scafo e doppio fondo deve essere impedito. Legambiente sollecita inoltre l’impiego di strumenti tecnologici più sofisticati quali il controllo satellitare delle rotte che consentirebbe di monitorare sia l’avvicinamento alle coste delle imbarcazioni, sia la pessima pratica del lavaggio delle cisterne in navigazione. La «Moskovskiy» batte bandiera maltese è ha un equipaggio di 22 elementi di nazionalità russa. «Ma è il 40% delle navi italiane - spiega Marco Moruzzi, capogruppo verde nella Regione Marche, dove è partita la protesta ambientalista - non batte il tricolore per subire meno controlli, risparmiare sui costi del personale e non avere responsabilità in caso di incidenti. Una strategia, questa, ampiamente adottata dal 65% delle navi tedesche e dall’85 per cento di quelle svedesi. I natanti con oltre quindici anni di vita vengono noleggiati a prezzi stracciati e hanno equipaggi e strumentazioni organizzate nel segno del risparmio e con manutenzione ridotta allo stretto indispensabile». E sul problema-sicurezza Trieste ha un’esperienza pluriennale: da 35 anni funziona l’oleodotto Siot. Due terzi delle navi che vi attraccano sono a doppio scafo, un terzo a zavorra segregata, cioè una cisterna vuota tra il mare e dove è contenuto il greggio. «Navi come la Prestige a Trieste? Noi le rifiutiamo da tre anni», afferma categorico il direttore generale della Siot, Adriano Del Prete.

 
IL GAZZETTINO
È attraccata in rada la nave che era stata allontanata dalle coste spagnole e francesi - proprio nei giorni del disastro ecologico della "Prestige" - perchè costruita da oltre 15 anni e priva del doppio scafo

Allarme in Adriatico per una "carretta" russa carica di petrolio

Ieri aveva fatto scalo a Falconara. Nel porto goriziano scaricherà oggi 16.800 tonnellate di greggio prima di riprendere il largo verso il Nord Europa

Monfalcone È attraccata in rada, davanti a Monfalcone la petroliera russa "Moskovskij Festival" che ha fatto tremare le vene e i polsi per un'intera giornata a quasi tutte le autorità portuali dell'Adriatico, bandita dalle acque franco-spagnole dopo la catastrofe ecologica della "Prestige". La nave, definita una vera e propria carretta con perdipiù lo scafo singolo, infatti trasportava 24mila tonnellate d'olio combustibile. Era stata allontanata nei primi giorni di dicembre dalla costa iberica dalla Marina Militare spagnola; dopo il disastro della "Prestige", un accordo franco-spagnolo vieta infatti l'ingresso nella fascia di duecento miglia a navi prive del doppio scafo che siano più vecchie di 15 anni. La nave russa è potuta entrare nel Mediterraneo perché la Convenzione Onu del 1982 consente a tutti i tipi di nave di attraversare lo Stretto di Gibilterra. La "Moskovski" aveva attraccato ieri verso mezzoggiorno al porto di Falconara, a quindici chilometri da Ancona. «Si è collegata con l'oleodotto che si estende per due miglia dalla costa -spiega Luca Conti, il segretario del Wwf regionale delle Marche- e ha scaricato olio combustibile a basso tenore di zolfo, adatto per le raffinerie, destinato alla raffineria Api di Falconara». «Le petroliere a singolo scafo -continua Luca Conti- come è la Moskovski, sono molto pericolose, soprattutto per i mari chiusi come l'Adriatico, soprattutto perché sono quelle più vecchie. Le navi a due scafi invece, offrono maggiori sicurezze e garanzie. Pertanto il Wwf chiede allo Stato italiano di adeguarsi alle norme europee vietando la navigazione a navi monoscafo e per di più vecchie di 15 anni. Infatti la petroliera che ora è nei nostri mari, è stata varata nel 1985. Il Governo italiano dovrebbe attivarsi a livello internazione e proporre legge più restrittive riguardo la navigazione nei nostri mari». «Il traffico petrolifero nell'Alto Adriatico -dice Paolo Perlasca, responsabile Wwf Venezia- è molto pericoloso, anche perché l'Adriatico è un mare chiuso, ed è rischioso per l'economia e per il turismo; ci sono in queste zone molte aree protette, come la laguna, e un disastro ecologico qui provocherebbe danni irreparabili. Eppure il traffico di sostanze petrolchimiche è molto sviluppato: Trieste, Venezia e Ravenna scaricano nei loro porti 50/60 milioni di tonnellate l'anno; Trieste è il maggior porto italiano nello sbarco di queste sostanze, con circa 35 milioni di tonnellate annue». Dopo aver scaricato a Monfalcone le sue ultime 16.800 tonnellate di olio combustibile, la carretta russa farà rotta per il Nord Europa.

 
MESSAGGERO VENETO
Accesa polemica fra l’amministrazione comunale e i vertici della centrale Endesa

La petroliera della discordia nella rada di Portorosega

La nave trasporta 16.800 tonnellate di olio combustibile destinato alla centrale termoelettrica di Monfalcone e, per onore di verità, alla banchina di Portorosega è già arrivata due volte, a luglio e a settembre dello scorso anno). Resta il fatto che la Moskovskj viene considerata pur sempre una «carretta del mare», una nave vecchia che potrebbe provocare problemi di inquinamento, pur avendo, sembra, un unico scafo, sì, ma a doppio fondo. «Sono preoccupato, preoccupato e arrabbiato», afferma il vice-sindaco di Monfalcone, Marco Ghinelli, che ha chiesto alla Capitaneria di porto, a nome dell’amministrazione comunale, di effettuare controlli attenti e precisi. «Se la nave non ha le caratteristiche richieste dalla normativa la manderemo via» dice ancora, assumendo poi toni piuttosto duri nei confronti di Endesa. «I signori dell’Endesa – afferma Ghinelli – non sono affidabili. Innazitutto, per la questione dell’impianto a tutto carbone che vogliono realizzare al posto della metanizzazione della centrale; e poi per la questione della combustione delle farine animali». «Ora, poi - aggiunge il vice-sindaco -, ecco l’arrivo della carretta del mare. La Regione, in vista del parere sulla procedura di valutazione ambientale, deve sapere che ci trattano come una pattumiera. Monfalcone è una città che sta lavorando per rimettersi a posto, per avere una sua caratteristica e un suo futuro e viene trattata invece malissimo». Piuttosto infastidita la reazione del direttore della centrale, Maurizio Voltan, che non ritiene che Endesa abbia responsabilità in questa vicenda. «Le reazioni all’arrivo della Moskovskj è una forma di isteria collettiva. I commenti fatti, in sostanza, danno degli imbecilli a tutti coloro che in altri porti hanno fatto i controlli e hanno decretato che la nave è sicura. L’amministrazione comunale dovrebbe informarsi prima di lanciare strali». E’ vero, infatti, che il ministero dei trasporti e la capitaneria di Ancona hanno garantito sulla sicurezza dell’imbarcazione, che avrebbe tutte le caratteristiche e rispetterebbe tutte le norme necessarie per ormeggiare nei porti italiani. Gli ambientalisti monfalconesi, peraltro, pur augurandosi che vengano effettuati tutti i controlli, non hanno intenzione di fare alcuna manifestazione. Cristina Visintini

MONFALCONE. È arrivata ieri pomeriggio, nella rada del porto di Monfalcone, la “Moskovskj Festival”, petroliera della polemica, già cacciata dai porti della Spagna e accolta invece al porto di Falconara. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, però, sembra che la questione si sia ridimensionata e che la nave non rappresenti il rilevante pericolo che si era paventato.

 
LIBERAZIONE
Petroliera mette a rischio l'Adriatico

E' arrivata in acque adriatiche la petroliera russa "Moskovski Festival" e sta facendo scalo nei porti italiani con il suo carico ad alto rischio: 24mila tonnellate d'olio combustibile destinato a più acquirenti. E' stata allontanata nei primi giorni di dicembre dalla costa iberica dalla Marina Militare spagnola; dopo il disastro della "Prestige", un accordo franco-spagnolo vieta infatti l'ingresso nella fascia di duecento miglia a navi monoscafi che siano più vecchie di 15 anni. La nave russa è potuta entrare nel Mediterraneo perché la Convenzione Onu del 1982 consente a tutti i tipi di nave di attraversare lo Stretto di Gibilterra. «Il Wwf chiede allo Stato italiano di adeguarsi alle norme europee vietando la navigazione a navi monoscafo e per di più vecchie di 15 anni. Dovrebbe attivarsi a livello internazione e proporre legge più restrittive riguardo la navigazione nei nostri mari», così Luca Conti, il segretario del Wwf regionale delle Marche.

 
CORRIERE DELLA SERA
L’onda nera contamina anche le coste francesi dopo quelle spagnole. C’è inoltre il rischio che qualcuno approfitti del disastro per «ripulire» le stive

Prestige, Chirac accusa i «delinquenti dei mari»

Il presidente «disgustato da loschi uomini d’affari» responsabili del disastro: «Non è una fatalità, li puniremo tutti»

DAL NOSTRO INVIATO PARIGI - Prima di tutto, non ripetere l’errore del premier spagnolo Aznar: lento nel reagire alla marea nera, massacrato dalle critiche. Così ieri mattina il presidente francese Chirac ha infranto il protocollo e ha preso subito la parola, prima ancora del resoconto del Consiglio dei ministri, pur di tuonare per primo contro «i delinquenti del mare, i loschi uomini d’affari» responsabili del disastro ecologico che, dopo la Galizia, sta ora contaminando le coste atlantiche della Francia. Contro l’inquinamento annunciato, inevitabile, del petrolio della «Prestige» c’è un Paese intero in rivolta. Dal più piccolo comune dell’Aquitania all’Eliseo. Le spiagge vengono chiuse, il premier Raffarin stanzia 50 milioni di euro, e ieri mattina sono partite le prime due navi dotate di enormi reti con il compito di raccogliere tra 10 e 15 tonnellate di petrolio. Efficaci contro le grosse macchie, incapaci di raccogliere le piccole bolle che stanno deturpando le coste delle Landes e della Gironda. Così Chirac decide di pronunciare una dichiarazione solenne: «Vorrei dire ai miei concittadini che le autorità militari e civili stanno facendo tutto ciò che è necessario per fare fronte alla situazione». Poi i toni più forti, per parlare al cuore dei francesi: «Condivido la rivolta degli abitanti del litorale atlantico, non possiamo rassegnarci a queste catastrofi perché non sono una fatalità, ma il risultato di azioni umane incontrollate. La Francia e l’Europa puniranno i capitani, i proprietari, i noleggiatori di navi carretta, chi assicura queste imbarcazioni e chi permette l’uso di bandiere di comodo». Chirac stava quasi per partire verso le zone colpite. Poi ha lasciato che andasse, in elicottero, il suo primo ministro Jean-Pierre Raffarin, giacca a vento rossa e stivali di gomma, accompagnato dal ministro dell’Ambiente Roselyne Bachelot. Raffarin ha espresso la sua «grande collera» sulla spiaggia oceanica del Grand-Crohot, vicino a Cap-Ferret, nella Gironda. «Provo una rabbia profondissima nel vedere così rovinato un posto magnifico - ha detto -: è una barbarie». La collera delle autorità, e la disperazione di abitanti e pescatori, sono ingigantite dal risultato delle analisi sulle macchie di petrolio nella Charante-Maritime: quello non è il combustibile della Prestige, altre navi stanno forse approfittando del disastro per riversare in mare i loro scarichi inquinanti. E nonostante la guerra dichiarata alle carrette del mare, la nave Moskovski Festival ha lasciato la scorsa notte il porto di Falconara per imbarcare un nuovo carico di combustibile nel Nord Europa. Bandita da Parigi e Madrid perché vecchia e a scafo unico, la petroliera deve restare lontana almeno 200 miglia dalle coste franco-spagnole. L’equipaggio invece non ha dubbi: «Andiamo in Galizia».

 
LA STAMPA
LO SCANDALO DELLE PETROLIERE-CARRETTA

Chirac: «L´Europa fermi i delinquenti del mare»

Il presidente invoca norme contro le navi a rischio ecologico La marea nera causata dal disastro della «Prestige» arriva sulle spiagge francesi dell´Atlantico. Prodi: «Una nuova legge subito»

Jacques Chirac si scaglia contro i «delinquenti del mare» che provocano disastri ecologici e poi riescono a farla franca «approfittando cinicamente della mancanza di trasparenza dell'attuale sistema di norme». E l'Unione europea s'impegna a presentare al più presto una nuova legislazione comune per rafforzare la sicurezza marittima che, dice Romano Prodi, «è ben lungi dall'essere soddisfacente». Il presidente francese e quello della Commissione si sono parlati al telefono dopo che le notizie sull'arrivo della marea nera provocata dal disastro della «Prestige» anche sulla costa atlantica della Francia hanno scatenato il massimo grado di allarme. Per ora sulle spiagge della Gironda, da Lege-Cap-Ferret al Grand-Crohot, sono stati avvistati i primi segnali d'inquinamento. «Macchie di nafta» e animali - sia uccelli che pesci - ricoperti di greggio. Chirac ha spedito il suo premier, Jaean-Pierre Raffarin, a controllare sul posto che le misure per contrastare la marea nera siano efficaci e, al termine di un consiglio dei ministri straordinario, ha detto di comprendere la «ribellione» degli abitanti della costa e ha annunciato che «le autorità civili e militari stanno facendo tutto il possibile per fronteggiare la situazione». Ma, soprattutto, ha lanciato un attacco molto violento contro i responsabili di simili incidenti. «Non ci si può rassegnare a questo tipo di catastrofi perché non sono una fatalità, ma il risultato di azioni umane criminali, di comportamenti di uomini d'affari loschi», ha detto il Presidente francese. Sono i «delinquenti del mare». Chirac ha accusato «i capitani, i proprietari, i noleggiatori, le società di classificazione, gli assicuratori» di nascondersi dietro un gioco di scatole cinesi ormai ben sperimentato. Un gioco fatto di navi che risultano iscritte nei registri marittimi di Paesi - come la Turchia, la Russia, l'Ucraina o molti Stati del Sud-est asiatico - in cui le maglie della legislazione sulla sicurezza sono larghe. Navi a loro volta di proprietà di società basate in paradisi fiscali che sono, poi, noleggiate a compagnie di trasporto. In questo gioco di scatole cinesi, alla fine, è assicurato soltanto il carico per evitare perdite a chi spedisce il petrolio, o i suoi derivati. Ma per i danni ambientali non ci sono assicurazioni e risalire ai veri responsabili, quasi sempre, è molto difficile. Dopo il colloquio telefonico tra Chirac e Prodi, la Commissione europea ha fatto sapere che sarà presentata al più presto «una serie di nuove proposte decisive per chiarire le responsabilità legali» di incidenti che hanno un impatto così grave sull'ambiente - e anche sulle economie - delle zone investite. La UE aveva già deciso il 15 dicembre scorso di anticipare al primo gennaio di quest'anno il bando delle navi monoscafo per il trasporto di greggio e di altri prodotti petroliferi. Finora, tuttavia, il bando è stato reso esecutivo soltanto da parte della Francia e della Spagna che è il Paese più colpito dal disastro della «Prestige» colata a picco al largo della Galizia. Tanto è vero che una petroliera russa monoscafo - la «Moskowski Festival» - ha appena scaricato olio combustibile in due porti italiani, a Falconara e a Monfalcone dove si trova attualmente. Prossima meta della nave dovrebbe essere proprio la Spagna. Il bando, così, sarà subito alla prova.

 
IL MANIFESTO
«Chiudiamo i porti»

«Chiudere subito i porti italiani alle carrette del mare come hanno già fatto Spagna, Francia e Portogallo». E' quanto chiede in un'interrogazione al ministro dei trasporti e delle infrastrutture il deputato verde Mauro Bulgarelli, preoccupato per l'attracco della petroliera Moskovski Festival ad Ancona, ritenuta pericolosissima perché a scafo singolo. «E' inammissibile - ha dichiarato - che dopo i ripetuti disastri ambientali causati da queste vecchie carrette prive del doppio scafo che girano il mare piene di "veleno", ancora oggi l'Italia è priva di una legge che ne vieti l'attracco. Il governo italiano deve immediatamente adeguarsi all'art. 56 sul diritto del mare dell'Onu, che è appunto quello in vigore in Francia, Spagna e Portogallo dove alle vecchie navi a scafo unico è assolutamente vietato l'attracco nei porti, altrimenti è da ritenersi responsabile di eventuali futuri disastri ambientali». Anche Legambiente Marche ha chiesto alla raffineria Api di Falconara Marittima di tagliare i ponti con quelle imbarcazioni che, prive di doppio scafo, non danno certezze in materia di sicurezza.

 
UNIONE SARDA
LO SCANDALO DELLE PETROLIERE-CARRETTA

Chirac: «L´Europa fermi i delinquenti del mare»

Il presidente invoca norme contro le navi a rischio ecologico La marea nera causata dal disastro della «Prestige» arriva sulle spiagge francesi dell´Atlantico. Prodi: «Una nuova legge subito»

Jacques Chirac si scaglia contro i «delinquenti del mare» che provocano disastri ecologici e poi riescono a farla franca «approfittando cinicamente della mancanza di trasparenza dell'attuale sistema di norme». E l'Unione europea s'impegna a presentare al più presto una nuova legislazione comune per rafforzare la sicurezza marittima che, dice Romano Prodi, «è ben lungi dall'essere soddisfacente». Il presidente francese e quello della Commissione si sono parlati al telefono dopo che le notizie sull'arrivo della marea nera provocata dal disastro della «Prestige» anche sulla costa atlantica della Francia hanno scatenato il massimo grado di allarme. Per ora sulle spiagge della Gironda, da Lege-Cap-Ferret al Grand-Crohot, sono stati avvistati i primi segnali d'inquinamento. «Macchie di nafta» e animali - sia uccelli che pesci - ricoperti di greggio. Chirac ha spedito il suo premier, Jaean-Pierre Raffarin, a controllare sul posto che le misure per contrastare la marea nera siano efficaci e, al termine di un consiglio dei ministri straordinario, ha detto di comprendere la «ribellione» degli abitanti della costa e ha annunciato che «le autorità civili e militari stanno facendo tutto il possibile per fronteggiare la situazione». Ma, soprattutto, ha lanciato un attacco molto violento contro i responsabili di simili incidenti. «Non ci si può rassegnare a questo tipo di catastrofi perché non sono una fatalità, ma il risultato di azioni umane crimimali, di comportamenti di uomini d'affari loschi», ha detto il Presidente francese. Sono i «delinquenti del mare». Chirac ha accusato «i capitani, i proprietari, i noleggiatori, le società di classificazione, gli assicuratori» di nascondersi dietro un gioco di scatole cinesi ormai ben sperimentato. Un gioco fatto di navi che risultano iscritte nei registri marittimi di Paesi - come la Turchia, la Russia, l'Ucraina o molti Stati del Sud-est asiatico - in cui le maglie della legislazione sulla sicurezza sono larghe. Navi a loro volta di proprietà di società basate in paradisi fiscali che sono, poi, noleggiate a compagnie di trasporto. In questo gioco di scatole cinesi, alla fine, è assicurato soltanto il carico per evitare perdite a chi spedice il petrolio, o i suoi derivati. Ma per i danni ambientali non ci sono assicurazioni e risalire ai veri responsabili, quasi sempre, è molto difficile. Dopo il colloquio telefonico tra Chirac e Prodi, la Commissione europea ha fatto sapere che sarà presentata al più presto «una serie di nuove proposte decisive per chiarire le responsabilità legali» di incidenti che hanno un impatto così grave sull'ambiente - e anche sulle economie - delle zone investite. La Ue aveva già deciso il 15 dicembre scorso di anticipare al primo gennaio di quest'anno il bando delle navi monoscafo per il trasporto di greggio e di altri prodotti petroliferi. Finora, tuttavia, il bando è stato reso esecutivo soltanto da parte della Francia e della Spagna che è il Paese più colpito dal disastro della «Prestige» colata a picco al largo della Galizia. Tanto è vero che una petroliera russa monoscafo - la «Moskowski Festival» - ha appena scaricato olio combustibile in due porti italiani, a Falconara e a Monfalcone dove si trova attualmente. Prossima meta della nave dovrebbe essere proprio la Spagna. Il bando, così, sarà subito alla prova.

 
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