MESSAGGERO |
Per la Moskovsky eravamo pronti ad
intervenire, non c’è stato bisogno
Petroliere più
pericolose dei terroristi a largo di Ancona. Mentre il
problema di un’eco-catastrofe esiste, almeno in via teorica,
il nostro mare sembra al sicuro da qualsiasi attacco, anche
in caso di guerra nel Golfo. Parola dell’ammiraglio di
squadra Mario Lucidi, al vertice del Dipartimento marittimo
del medio Adriatico nella caserma di via Rodi, che spazia a
tutto campo sugli argomenti di maggiore attualità per le
coste marchigiane, dal caso Moskovski al coinvolgimento
della Marina Militare nella lotta al terrorismo. Misurato ed
affabile, con tratto signorile, ci tiene innanzitutto a
complimentarsi con i militari e le unità del suo comando per
l’impegno nella prevenzione e difesa dei nostri mari. Che
ruolo ha avuto la Marina Militare nel garantire la sicurezza
durante il transito della petroliera Moskovski? «L'organo
responsabile in questa circostanza è la Capitaneria di porto
con la quale abbiamo tenuto i contatti per tutta la durata
delle operazioni. La Marina Militare avrebbe potuto
intervenire con propri mezzi solo in caso di pericolo
imminente, ma non è stato necessario, visto che tutto è
filato liscio. Posso però esprimere alcune mie
considerazioni in veste di privato cittadino. Anzitutto
credo che nessuno sia riuscito a comprendere effettivamente
la reale portata dell'accordo franco - spagnolo. Dubito che
la Spagna sia in grado di interdire l'ingresso nelle proprie
acque alle navi monoscafo, visto che al momento la maggior
parte delle imbarcazioni in circolazione presenta tale
caratteristica. Certo il doppio scafo è indice di maggiore
sicurezza, come si evince da un recente accordo
internazionale che vieta il trasporto del greggio su navi
monoscafo a partire dal 2014. Il lungo termine si rende
necessario per sostituire tutte le vecchie petroliere.
Ritengo più probabile che la Spagna, le cui acque vengono
necessariamente attraversate da tutte le navi provenienti
dalla Manica, voglia giustamente cautelarsi, impedendo il
passaggio sotto costa, dato che, diversamente, in caso di
avaria, sarebbe impossibile qualsiasi intervento o per
evitare il ripetersi di disastri ambientali». In occasione
dell'attracco della Moskovski, i verdi hanno messo in atto
un blitz dimostrativo. Cosa ne pensa? «Si è trattato di una
manifestazione garbata e civile per sensibilizzare
l'opinione pubblica sui rischi legati ai disastri
ambientali. Sono d'accordo». Quali controlli vengono
effettuati dalla Marina Militare per prevenire gli sbarchi
di clandestini? «Naturalmente siamo sempre all'erta e pronti
ad intervenire, anche se da qualche anno a questa parte il
problema non è più critico, grazie soprattutto alle serrate
indagini effettuate nel sud della penisola. I nostri
dirimpettai sono poi diventati estremamente scrupolosi nel
controllare le navi in partenza. C'è interesse da entrambe
le parti affinché non si verifichino più incresciosi
inconvenienti che si concluderebbero comunque con il
rimpatrio forzato delle persone prive di permesso di
soggiorno. Permane ovviamente il rischio che qualcuno si
intrufoli di soppiatto, ma sinora gli organi di polizia
preposti alla vigilanza portuale hanno egregiamente
contrastato i tentativi di immigrazione clandestina». Come
vi siete attrezzati per prevenire eventuali atti
terroristici, visto il delicato periodo che stiamo vivendo?
«Anzitutto desidero tranquillizzare i cittadini. L'Adriatico
non è a rischio attentati. Del resto i terroristi non
colpiscono più da tempo obiettivi militari, prediligendo
azioni eclatanti. Possono considerarsi a repentaglio luoghi
come le ambasciate o per assurdo un Mc Donald, in quanto
simbolo del capitalismo. Noi partecipiamo all'attività di
prevenzione attraverso un fitto raccordo informativo con gli
altri organi dello Stato. Le nostre navi in mare
costituiscono una preziosa fonte di informazione per la
sicurezza dell'intera nazione, ma chi si occupa nel
dettaglio di tali problematiche non è certo la Marina
Militare. Maridipart ha altre competenze. Oltre a
sovrintendere al reclutamento per conto della Marina
Militare italiana, forniamo i supporti necessari a tutte le
forze militari che operano nell'Adriatico. Di recente ad
esempio abbiamo collaborato con la Nato per ripulire il
nostro mare dalle mine. Quanto però alla eventualità di atti
terroristici non siamo impegnati nella difesa di obbiettivi
sensibili. Le nostre forze sono spiegate laddove ciò si
renda indispensabile, in particolare ad esempio nel
Mediterraneo Orientale».
ANCONA - Mentre la petroliera Moskovski Festival dopo avere
lasciato Falconara sta attraversando l’Adriatico diretta a
Trieste, dalle nostre parti le polemiche non si placano.
Legambiente chiede che «l' Api metta al bando le petroliere
carretta». «Chiediamo di tagliare tutti i ponti - viene
spiegato dal presidente di Legambiente Marche, Luigino
Quarchioni - con gli armatori che si servono di imbarcazioni
prive del doppio scafo di sicurezza, come la Moskovski
Festival. È un rischio che non possiamo più permetterci di
sostenere, soprattutto in un mare come il nostro, chiuso e
con bassi fondali, in cui un incidente in mare potrebbe
provocare danni devastanti all'ambiente e di conseguenza a
settori economici decisivi come il turismo e la pesca».
All'Api l'associazione chiede di assumere «un impegno
preciso con gli enti locali e la collettività marchigiana,
utilizzando sin da subito solo ed esclusivamente petroliere
a doppio scafo e con tecnologie avanzate». Le istituzioni
invece, continua Legambiente, dovrebbero adoperarsi con
determinazione per far sì che il mare Adriatico venga
riconosciuto come “Sensitive Special Area" (area sensibile
speciale). Questo permetterebbe da un lato di anticipare i
contenuti della direttiva europea, e dall' altro di fissare
regole più restrittive per il transito delle petroliere, per
scongiurare il rischio di disastri. Intanto i Comitati
cittadini dei quartieri Villanova e Fiumesino di Falconara,
da anni in lotta contro al presenza della raffineria Api,
hanno scritto ai ministri dell' Ambiente e delle
Infrastrutture, nonché alle autorità locali: prefetto,
presidenti di Regione e Provincia, autorità portuale e
sindaci del circondario. Nella missiva i residenti puntano
il dito contro «navi come la Moskovski Festival, monoscafo e
con oltre 15 anni di anzianità, che vengono noleggiate a
prezzi molto convenienti rispetto alle altre ma con rischi
enormi di incidenti». Nella lettera ai ministri i comitati
chiedono di accertare se la scelta di noleggiare la
petroliera utilizzata da Enel e Api «sia stata determinata
per meri fini economici e quindi, senza rispettare
l'assoluto primario pubblico interesse della sicurezza dell'
equipaggio e della navigazione, nonché della tutela
dell'ambiente». In merito alle conclusioni della relazione
dei periti incaricati dal Tar delle Marche (cui hanno fatto
ricorso Api e Confindustria) di valutare la sussistenza dei
requisiti per la dichiarazione di area ad elevato rischio
ambientale di Falconara e della bassa Vallesina, l’assessore
regionale all’Ambiente Marco Amagliani sottolinea che «non
bocciano la delibera di giunta del 2000 ma sono in linea con
l'azione della Regione per un piano di risanamento
ambientale». Amagliani (Prc), precisa che «la relazione
risponde a due quesiti: il primo sull' area ad alto rischio
(con la conclusione che non si registrano condizioni atte a
giustificare la permanenza di tale stato) e il secondo
riferito specificatamente alla Raffineria Api di Falconara,
e rispetto al quale i periti riconoscono alcune criticità
ponendo una serie di «pesanti prescrizioni». |
|
RESTO DEL
CARLINO |
La petroliera viaggia verso nord
FALCONARA — Si è allontanata dalle acque marchigiane alle
3 di ieri mattina la petroliera maltese 'Moskovskij
Festival'. Ma la sua destinazione è ancora incerta. Con
molte probabilità si dirigerà verso la Galizia. Sarebbe
questa la destinazione del nuovo carico di combustibile che
la petroliera monoscafo, bandita dalle acque franco-spagnole
dopo la catastrofe ecologica della 'Prestigè', farà in nord
Europa dopo aver scaricato a Monfalcone le sue ultime 16.800
tonnellate di olio combustibile. A rivelarlo gli uomini
dell' equipaggio prima di lasciare Falconara. E se la Spagna
è davvero la prossima meta del cargo, la nave delle
polemiche farà senz'altro parlare ancora di sé: il governo
iberico ha stabilito, infatti, che le vecchie petroliere
senza doppio scafo non possano avvicinarsi oltre le 12
miglia alla costa nè entrare nella zona economica esclusiva
(200 miglia). Una misura adottata insieme alla Francia dopo
la marea nera della 'Prestigè' che ha invaso la Galizia e
comincia a contaminare anche le spiagge francesi. Ieri
mattina, la 'Moskosvkij', che prima di scaricare era stata
avvicinata da una barca di ambientalisti in protesta
simbolica contro le carrette del mare, ha abbandonato gli
ormeggi dell' isola Api, dove aveva scaricato 8 mila
tonnellate di olio combustibile grezzo, ed è salpata per
Monfalcone senza ulteriori contestazioni. Non prima di aver
però subito una nuova ispezione a bordo dei tecnici della
Guardia costiera di Ancona, che hanno nuovamente controllato
l'efficienza delle procedure di sicurezza dell'
imbarcazione, anche durante le operazioni di scarico. Il
sopralluogo si è concluso senza rilievi di sorta, e nel
pomeriggio la petroliera dovrebbe attraccare nel porto
goriziano. «Da chi è stata noleggiata la petroliera
monoscafo, dall' Enel, dall'Api o da ambedue le società»? Il
quesito viene rivolto in una lettera dei Comitati dei
quartieri Villanova e Fiumesino, da anni in lotta contro al
presenza della raffineria Api sul territorio di Falconara,
ai ministri dell' Ambiente e delle Infrastrutture, nonché
alle autorità locali: dal prefetto, ai presidenti di
Regione, Provincia, Autorità portuale e sindaci del
circondario. Nel documento i residenti puntano il dito
contro alcune dichiarazioni di esponenti dell'impianto
petrolifero. E nella lettera ai ministri, i Comitati
chiedono anche di accertare se la scelta di noleggiare la
petroliera monoscafo «sia stata determinata per meri fini
economici».
il testo integrale della lettera dei
comitati
Legambiente: «L'Adriatico tutelato come area
sensibile»
FALCONARA — «L'Api rifiuti le carrette monoscafo, le
istituzioni lavorino per la 'sensitive area'». Legambiente
Marche chiede alla raffineria di mettere al bando le
petroliere-carretta e che la Regione e tutti gli Enti locali
si attivino, fin da subito, per il riconoscimento
all'Adriatico di 'sensitive special area' e per
l'anticipazione delle direttive europee. All'indomani
dell'attracco della petroliera monoscafo Moskovskji Festival
nell'isola della raffineria Api, davanti la costa
falconarese, Legambiente Marche fa un passo avanti e chiede
ufficialmente ai vertici della raffineria di tagliare tutti
i ponti con quegli armatori che si servono di imbarcazioni
prive del doppio scafo di sicurezza. «Un rischio che non
possiamo più permetterci di sostenere — afferma Luigino
Quarchioni, presidente di Legambiente Marche — soprattutto
in un mare come il nostro chiuso e con bassi fondali, dove
non osiamo neanche immaginare gli effetti devastanti che un
incidente di una carretta del mare possa provocare
all'ambiente e di conseguenza a settori economici importanti
come il turismo o la pesca. Settori economici (in
particolare il turismo) vocati a segnare sempre più lo
sviluppo desiderabile e sostenibile per la nostra regione».
Per questo l'associazione sollecita con forza la raffineria
Api, affinché prenda un impegno preciso con gli Enti locali
e la collettività marchigiana utilizzando sin da subito solo
ed esclusivamente petroliere a doppio scafo e con tecnologie
avanzate, oltre il vincolo della vigente ed insicura
normativa. Alle istituzioni, invece, chiede di adoperarsi
con determinazione per ottenere il riconoscimento
internazionale, da anni in discussione, del mare Adriatico
come 'Sensisitive Special Area' (area sensibile speciale).
Tutto questo sia per anticipare i contenuti della direttiva
europea che per fissare regole più restrittive per il
transito delle petroliere nonché, infine, per scongiurare il
rischio di disastri». Una buona legislazione è già stata
partorita dall'Unione europea, ma entrerà in vigore solo dal
2005, ed è proprio per questo motivo che l'associazione
ritiene giusto anticipare il contenuto delle direttive.
Legambiente ricorda poi come la messa al sicuro dei porti
dell'Unione rappresenti un passo importante visto che i
traffici di prodotti petroliferi dell'UE avvengono nei più
importanti porti europei.
I periti del Tar bocciano gli allarmi della Regione
ANCONA — Forse non c'erano le condizioni
perché Falconara
e la bassa Vallesina finissero con l'essere incluse dalla
Regione Marche in un'area ad elevato rischio ambientale.
Così si evince dal parere dei sette periti nominati dal Tar
dopo il ricorso contro la Regione Marche di Api e
Confindustria. Parere che certamente peserà sul giudizio del
Tar e che aggiunge altro fuoco alla polemica sulla
raffineria Api. Primi commenti Sulla vicenda è subito
intervenuto l'assessore regionale all'ambiente Marco
Amagliani di Rifondazione Comunista. Secondo Amagliani le
conclusioni della relazione dei periti «non bocciano la
delibera di giunta 305 del 2000 ma sono in linea con l'
azione della Regione per un piano di risanamento
ambientale». Amagliani precisa che la relazione risponde a
due quesiti, il primo, articolato in due parti, sull' area
ad alto rischio (con la conclusione che non si registrano
condizioni atte a giustificare la permanenza di tale stato)
e il secondo riferito specificatamente alla Raffineria Api
di Falconara, e rispetto al quale i periti riconoscono
alcune criticità ponendo — riferisce Amagliani — una serie
di «pesanti prescrizioni». Nel primo caso, spiega l'
assessore, la consulenza tecnica d' ufficio evidenzia che
alcune delle situazioni denunciate dalla Regione per
pervenire alla deliberazione del 2000 sono state in gran
parte sanate. I periti eccepiscono anche il fatto, ad
esempio, che non sono stati presentati studi epidemilogici,
e, a questo proposito, Amagliani ricorda che nel frattempo
sono stati elaborati quelli dell' Arpam e dell' Enea, mentre
lui stesso ha portato in giunta la terza parte dello studio
— ambientale, urbanistico e socio economico — affidato alla
Svim. Interventi in raffineria Quanto alla Raffineria, la
consulenza suggerisce una serie di interventi per il
raggiungimento di livelli di sicurezza elevati: integrazione
del deposito nazionale nel recinto della raffineria e
conseguente riduzione dei volumi di stoccaggio mediante l'
eliminazione dei serbatoi di benzina prossimi alla
recinzione; recinzione del piazzale esterno dell' area,
realizzando una vasta area di rispetto; ammodernamento di
tutti gli impianti di protezione del pontile con sistemi e
tecnologia avanzate, così come è stato fatto per l' isola
dell' Api; manutenzione straordinaria tesa a realizzare una
impermeabilizzazione per i serbatoi di stoccaggio del
grezzo, e installazioni di doppie tenute dei serbatoi a
tetto galleggiante per ridurre le emissioni di odori;
completamento della pavimentazione delle aree di processo,
impermeabilizzazione dei vecchi tratti della rete fognante;
potenziamento dei sistemi di recupero del surnatante in
falda; sostituzione del vecchio impianto di desolfurazione
del gasolio con un impianto di nuova generazione; un
programma di sviluppo del sistema di protezione antincendio
con una rete centralizzata di distribuzione dello
schiumogeno ai vari impianti fissi; dotazione di un nuovo
mezzo antincendio ai vigili del fuoco aziendali;
acquisizione di una certificazione per la gestione della
sicurezza e dell' ambiente (punto, questo, già attuato);
installazione di un sistema di recupero dei vapori al carico
bitumi; graduale riduzione dei prelievi di acqua dolce;
spostamento dalla zona costiera del lato ferroviario nord
sud, evitando l' attraversamento della raffineria e
riducendo i problemi per lo scalo falconarese. Investimenti
pesanti «Non c' è, dunque — fa notare Amagliani — una
dichirazione di compatibilità. La perizia indica interventi
rilevantissimi che chiedono investimenti pesanti. Tra l'
altro — sottolinea — vengono sollecitati controlli sulle
navi petroliere in transito e all' attracco perché queste
siano rispettose degli standard di sicurezza più aggiornati.
Argomento quanto mai d' attualità in questi giorni». |
|
IL PICCOLO -
giornale di Trieste |
La petroliera maltese accompagnata da un
mare di polemiche è dal pomeriggio di ieri alla fonda in
rada
Porto aperto alla «Moskovskiy»
Ispettori a bordo. Oggi lo sbarco di 16.800 tonnellate di
olio combustibile
Venerdì, ore 14, la «Moskovskiy Festival» con il suo
carico di 18.600 tonnellate di olio combustibile a basso
tenore di zolfo è alla fonda in rada a un miglio e mezzo
dalla boa nord del canale di accesso a Portorosega. Ore
15.30, salgono a bordo gli ufficiali ispettori della
Capitaneria per controllare i certificati e, dopo la bufera
sollevata dalle condizioni della nave, la rispondenza delle
caratteristiche dello scafo alle norme di sicurezza vigenti
in Italia. La petroliera più discussa del Mediterraneo -
bandiera maltese con equipaggio russo - è dunque arrivata a
Monfalcone anche se con qualche ora di ritardo. Questa
mattina all’alba, tra le 6.30 e le 7, con la marea
favorevole, s’infilerà nel canale di accesso e attraccherà
alla banchina Endesa per scaricare il carburante. «Tutto in
regola» per la Capitaneria. Nulla osta al passaggio della
petroliera a Monfalcone, come peraltro è già avvenuto nel
luglio e nel settembre scorsi. Anche se fossero state
trovate irregolarità, peraltro, la nave non sarebbe stata
spedita indietro con i serbatoi pieni di olio combustibile,
con il rischio di inquinare l’Adriatico. Sarà una sosta
breve a Monfalcone: il tempo di scaricare le 16.800
tonnellate di olio grezzo di proprietà Enel. Per un «giallo»
che si risolve, uno che rimane: riguarda lo scafo. L’agenzia
marittima Cattaruzza, che cura le operazioni della nave, ha
asserito l’esistenza del doppio scafo; affermazione ribadita
anche dall’Enel. Diversa l’opinione della Capitaneria di
Ancona che ha visitato la nave a Falconara: nave a scafo
unico ma dotato di doppio fondo. Una versione che trova
sostegno anche nelle dichiarazioni dell’Api, destinataria
dell’olio scaricato nel porto marchigiano. Solo in questo
modo infatti si poteva giustificare il blocco applicato
poche settimane fa dalla Spagna, che aveva impedito alla
petroliera di avvicinarsi a meno di 12 miglia dalle sue
coste. Le dichiarazioni non hanno però impedito la protesta
degli ambientalisti, che hanno raggiunto la nave poco prima
della sua partenza da Falconara. Nel porto di Monfalcone,
invece, la protesta non ci sarà. La stessa Capitaneria
afferma che i controlli, continuati fino a sera, sono stati
effettuati soprattutto per rispondere all’ondata emotiva che
questo caso ha suscitato. Dagli operatori marittimi locali
viene definita una petroliera moderna, con tutte le
caratteristiche richieste dalle attuali norme: quasi le
stesse parole della Capitaneria marchigiana che l’ha
definita molto più sicura di tante navi in circolazione ogni
giorno. Su queste rassicurazioni però pesa la questione del
doppio scafo, che pur non essendo una violazione delle norme
(navi simili potranno navigare fin oltre il 2010) causa
preoccupazioni sul fronte ambientale.
Ghinelli furibondo con Endesa, Voltan: «È un’isteria
collettiva»
Botta e risposta tra il vicesindaco e il direttore della
centrale
«Furibondo e preoccupato». Così si definisce il
vicesindaco Marco Ghinelli dopo aver appreso la notizia
dell’arrivo a Monfalcone della «Moskovskiy Festival». «A
nome dell’amministrazione comunale mi dichiaro preoccupato
per questa carretta del mare che giunge in porto per
scaricare l’olio combustibile diretto a Endesa — afferma
Ghinelli —. Spero che questo dimostri, anche alla Regione,
che questi signori sono del tutto inaffidabili: prima la
vicenda del carbone, poi le farine animali, infine la
petroliera. Endesa non può trattare Monfalcone come una
pattumiera: è una città che sta cercando con ogni sforzo di
rimettersi in ordine, e sembra invece che si faccia di tutto
per rovinarla. Non si può neppure immaginare cosa
succederebbe alla povera Monfalcone se avvenisse qualche
incidente. Se già la Spagna ha deciso di allontanare questa
nave, non è chiaro perché noi dobbiamo accoglierla: per
questo il Comune ha sollecitato la Capitaneria di porto a
eseguire tutti i controlli più accurati: nell’incertezza
sulle sue condizioni, mandiamola via». Endesa non è però
meno tenera del Comune. «Intanto ci dichiariamo
assolutamente estranei alla vicenda: non sono di nostra
responsabilità le navi che arrivano in porto — spiega il
direttore della centrale elettrica, Maurizio Voltan —. In
ogni caso sembra che questo sia piuttosto un caso di isteria
collettiva non condivisibile. Prima di tutto perché questa
nave è già arrivata a Monfalcone in altre occasioni. Chi
inoltre fa delle dichiarazioni su una ”carretta del mare”
dovrebbe prima di tutto informarsi bene, anche perché
significa dare degli imbecilli a tutti coloro che finora
hanno ispezionato la petroliera trovandola assolutamente
sicura». A smorzare i toni ci pensano le associazioni
ambientaliste, che hanno deciso di non organizzare proteste
o dimostrazioni in occasione dell’arrivo della «Moskovskiy».
«Il nostro primo pilastro è la serietà — spiega Graziano
Benedetti del Wwf —, e non sarebbe serio organizzare una
protesta per una singola nave, della quale peraltro non
sappiamo nulla. Un altro conto è invece fare un discorso
articolato su tutto il traffico di petroliere che coinvolge
i nostri mari, problema che spesso in passato abbiamo posto
all’attenzione generale».
A Monfalcone la nave cacciata da Ancona
In rada la «Moskovskiy» con 16 mila tonnellate di olio
combustibile per Endesa. Comune e sindacati preoccupati
La Capitaneria: tutto in regola. Gli ambientalisti: è una
pericolosa carretta
MONFALCONE - Occhi puntati a Monfalcone sulla «Moskovskiy
Festival», la petroliera giudicata una pericolosa carretta
dagli ambientalisti mentre anche per le autorità marittime
monfalconesi il suo scafo «è a norma». Giunta ieri
pomeriggio a Monfalcone, la petroliera è alla fonda in
attesa di scaricare stamane oltre 16 mila tonnellate di olio
combustibile nei serbatoi della centrale elettrica Endesa.
Respinta da Francia e Spagna, i due Paesi alle prese con il
disastro ecologico provocato dall’affondamento della
Prestige, la «Moskovskiy» è stata al centro di dure
contestazioni ambientalistiche nel porto di Falconara.
L’arrivo del cargo a Monfalcone ha sollevato polemiche in
ambito sindacale e politico. Preoccupazione è stata espressa
dal vicesindaco di Monfalcone Marco Ghinelli.
Nessuna «carretta» nel Golfo
Anche se decine di navi che transitano per Trieste non
sono dotate di doppio scafo
Dopo l’ostracismo di cui è stata fatta oggetto dalla
Spagna (che con il disastro ecologico provocato dalla «Prestige»
al mare e alle coste della Galizia sta pagando un prezzo
altissimo in termini ambientali e non solo), la «Moskovskiy
Festival» è divenuta l’obiettivo-simbolo della protesta
ecologista contro le cosiddette «carrette del mare». La nave
che stamane al molo Endesa scaricherà le sue 16.800
tonnellate di olio combustibile, è stata costruita nel 1985
e, assicura l’Enel che l’ha noleggiata, è stata controllata
nel giungo scorso dagli ispettori della Rina Industry che
l’hanno giudicata conforme agli standard internazionali di
sicurezza dell’Oil Company International Maritime Forum. Per
l’Enel, inoltre, la «Moskovskiy» è sia a doppio scafo, sia a
doppio fondo. Circostanza, questa che però non ha trovato
rispondenza nel controllo effettuato dalla Capitaneria di
Ancona: doppio fondo sì, doppio scafo no. Per Legambiente il
rischio «marea nera» resta altissimo e per questo chiede che
le norme per rendere sicure le acque che bagnano l’Italia
vengano rese immediatamente operative: l’accesso alle navi
senza doppio scafo e doppio fondo deve essere impedito.
Legambiente sollecita inoltre l’impiego di strumenti
tecnologici più sofisticati quali il controllo satellitare
delle rotte che consentirebbe di monitorare sia
l’avvicinamento alle coste delle imbarcazioni, sia la
pessima pratica del lavaggio delle cisterne in navigazione.
La «Moskovskiy» batte bandiera maltese è ha un equipaggio di
22 elementi di nazionalità russa. «Ma è il 40% delle navi
italiane - spiega Marco Moruzzi, capogruppo verde nella
Regione Marche, dove è partita la protesta ambientalista -
non batte il tricolore per subire meno controlli,
risparmiare sui costi del personale e non avere
responsabilità in caso di incidenti. Una strategia, questa,
ampiamente adottata dal 65% delle navi tedesche e dall’85
per cento di quelle svedesi. I natanti con oltre quindici
anni di vita vengono noleggiati a prezzi stracciati e hanno
equipaggi e strumentazioni organizzate nel segno del
risparmio e con manutenzione ridotta allo stretto
indispensabile». E sul problema-sicurezza Trieste ha
un’esperienza pluriennale: da 35 anni funziona l’oleodotto
Siot. Due terzi delle navi che vi attraccano sono a doppio
scafo, un terzo a zavorra segregata, cioè una cisterna vuota
tra il mare e dove è contenuto il greggio. «Navi come la
Prestige a Trieste? Noi le rifiutiamo da tre anni», afferma
categorico il direttore generale della Siot, Adriano Del
Prete. |
|
IL GAZZETTINO |
È attraccata in rada la nave che era stata
allontanata dalle coste spagnole e francesi - proprio nei
giorni del disastro ecologico della "Prestige" - perchè
costruita da oltre 15 anni e priva del doppio scafo
Allarme in Adriatico per una "carretta" russa carica
di petrolio
Ieri aveva fatto scalo a Falconara. Nel porto goriziano
scaricherà oggi 16.800 tonnellate di greggio prima di
riprendere il largo verso il Nord Europa
Monfalcone È attraccata in rada, davanti a Monfalcone la
petroliera russa "Moskovskij Festival" che ha fatto tremare
le vene e i polsi per un'intera giornata a quasi tutte le
autorità portuali dell'Adriatico, bandita dalle acque
franco-spagnole dopo la catastrofe ecologica della "Prestige".
La nave, definita una vera e propria carretta con perdipiù
lo scafo singolo, infatti trasportava 24mila tonnellate
d'olio combustibile. Era stata allontanata nei primi giorni
di dicembre dalla costa iberica dalla Marina Militare
spagnola; dopo il disastro della "Prestige", un accordo
franco-spagnolo vieta infatti l'ingresso nella fascia di
duecento miglia a navi prive del doppio scafo che siano più
vecchie di 15 anni. La nave russa è potuta entrare nel
Mediterraneo perché la Convenzione Onu del 1982 consente a
tutti i tipi di nave di attraversare lo Stretto di
Gibilterra. La "Moskovski" aveva attraccato ieri verso
mezzoggiorno al porto di Falconara, a quindici chilometri da
Ancona. «Si è collegata con l'oleodotto che si estende per
due miglia dalla costa -spiega Luca Conti, il segretario del
Wwf regionale delle Marche- e ha scaricato olio combustibile
a basso tenore di zolfo, adatto per le raffinerie, destinato
alla raffineria Api di Falconara». «Le petroliere a singolo
scafo -continua Luca Conti- come è la Moskovski, sono molto
pericolose, soprattutto per i mari chiusi come l'Adriatico,
soprattutto perché sono quelle più vecchie. Le navi a due
scafi invece, offrono maggiori sicurezze e garanzie.
Pertanto il Wwf chiede allo Stato italiano di adeguarsi alle
norme europee vietando la navigazione a navi monoscafo e per
di più vecchie di 15 anni. Infatti la petroliera che ora è
nei nostri mari, è stata varata nel 1985. Il Governo
italiano dovrebbe attivarsi a livello internazione e
proporre legge più restrittive riguardo la navigazione nei
nostri mari». «Il traffico petrolifero nell'Alto Adriatico
-dice Paolo Perlasca, responsabile Wwf Venezia- è molto
pericoloso, anche perché l'Adriatico è un mare chiuso, ed è
rischioso per l'economia e per il turismo; ci sono in queste
zone molte aree protette, come la laguna, e un disastro
ecologico qui provocherebbe danni irreparabili. Eppure il
traffico di sostanze petrolchimiche è molto sviluppato:
Trieste, Venezia e Ravenna scaricano nei loro porti 50/60
milioni di tonnellate l'anno; Trieste è il maggior porto
italiano nello sbarco di queste sostanze, con circa 35
milioni di tonnellate annue». Dopo aver scaricato a
Monfalcone le sue ultime 16.800 tonnellate di olio
combustibile, la carretta russa farà rotta per il Nord
Europa. |
|
MESSAGGERO VENETO |
Accesa polemica fra l’amministrazione
comunale e i vertici della centrale Endesa
La petroliera della discordia nella rada di
Portorosega
La nave trasporta 16.800 tonnellate di olio combustibile
destinato alla centrale termoelettrica di Monfalcone e, per
onore di verità, alla banchina di Portorosega è già arrivata
due volte, a luglio e a settembre dello scorso anno). Resta
il fatto che la Moskovskj viene considerata pur sempre una
«carretta del mare», una nave vecchia che potrebbe provocare
problemi di inquinamento, pur avendo, sembra, un unico
scafo, sì, ma a doppio fondo. «Sono preoccupato, preoccupato
e arrabbiato», afferma il vice-sindaco di Monfalcone, Marco
Ghinelli, che ha chiesto alla Capitaneria di porto, a nome
dell’amministrazione comunale, di effettuare controlli
attenti e precisi. «Se la nave non ha le caratteristiche
richieste dalla normativa la manderemo via» dice ancora,
assumendo poi toni piuttosto duri nei confronti di Endesa.
«I signori dell’Endesa – afferma Ghinelli – non sono
affidabili. Innazitutto, per la questione dell’impianto a
tutto carbone che vogliono realizzare al posto della
metanizzazione della centrale; e poi per la questione della
combustione delle farine animali». «Ora, poi - aggiunge il
vice-sindaco -, ecco l’arrivo della carretta del mare. La
Regione, in vista del parere sulla procedura di valutazione
ambientale, deve sapere che ci trattano come una pattumiera.
Monfalcone è una città che sta lavorando per rimettersi a
posto, per avere una sua caratteristica e un suo futuro e
viene trattata invece malissimo». Piuttosto infastidita la
reazione del direttore della centrale, Maurizio Voltan, che
non ritiene che Endesa abbia responsabilità in questa
vicenda. «Le reazioni all’arrivo della Moskovskj è una forma
di isteria collettiva. I commenti fatti, in sostanza, danno
degli imbecilli a tutti coloro che in altri porti hanno
fatto i controlli e hanno decretato che la nave è sicura.
L’amministrazione comunale dovrebbe informarsi prima di
lanciare strali». E’ vero, infatti, che il ministero dei
trasporti e la capitaneria di Ancona hanno garantito sulla
sicurezza dell’imbarcazione, che avrebbe tutte le
caratteristiche e rispetterebbe tutte le norme necessarie
per ormeggiare nei porti italiani. Gli ambientalisti
monfalconesi, peraltro, pur augurandosi che vengano
effettuati tutti i controlli, non hanno intenzione di fare
alcuna manifestazione. Cristina Visintini
MONFALCONE. È arrivata ieri pomeriggio, nella rada del
porto di Monfalcone, la “Moskovskj Festival”, petroliera
della polemica, già cacciata dai porti della Spagna e
accolta invece al porto di Falconara. Dopo le polemiche dei
giorni scorsi, però, sembra che la questione si sia
ridimensionata e che la nave non rappresenti il rilevante
pericolo che si era paventato. |
|
LIBERAZIONE |
Petroliera mette a rischio l'Adriatico
E' arrivata in acque adriatiche la petroliera russa "Moskovski
Festival" e sta facendo scalo nei porti italiani con il suo
carico ad alto rischio: 24mila tonnellate d'olio
combustibile destinato a più acquirenti. E' stata
allontanata nei primi giorni di dicembre dalla costa iberica
dalla Marina Militare spagnola; dopo il disastro della "Prestige",
un accordo franco-spagnolo vieta infatti l'ingresso nella
fascia di duecento miglia a navi monoscafi che siano più
vecchie di 15 anni. La nave russa è potuta entrare nel
Mediterraneo perché la Convenzione Onu del 1982 consente a
tutti i tipi di nave di attraversare lo Stretto di
Gibilterra. «Il Wwf chiede allo Stato italiano di adeguarsi
alle norme europee vietando la navigazione a navi monoscafo
e per di più vecchie di 15 anni. Dovrebbe attivarsi a
livello internazione e proporre legge più restrittive
riguardo la navigazione nei nostri mari», così Luca Conti,
il segretario del Wwf regionale delle Marche. |
|
CORRIERE DELLA
SERA |
L’onda nera contamina anche le coste
francesi dopo quelle spagnole. C’è inoltre il rischio che
qualcuno approfitti del disastro per «ripulire» le stive
Prestige, Chirac accusa i «delinquenti dei mari»
Il presidente «disgustato da loschi uomini d’affari»
responsabili del disastro: «Non è una fatalità, li puniremo
tutti»
DAL NOSTRO INVIATO PARIGI - Prima di tutto, non ripetere
l’errore del premier spagnolo Aznar: lento nel reagire alla
marea nera, massacrato dalle critiche. Così ieri mattina il
presidente francese Chirac ha infranto il protocollo e ha
preso subito la parola, prima ancora del resoconto del
Consiglio dei ministri, pur di tuonare per primo contro «i
delinquenti del mare, i loschi uomini d’affari» responsabili
del disastro ecologico che, dopo la Galizia, sta ora
contaminando le coste atlantiche della Francia. Contro
l’inquinamento annunciato, inevitabile, del petrolio della «Prestige»
c’è un Paese intero in rivolta. Dal più piccolo comune dell’Aquitania
all’Eliseo. Le spiagge vengono chiuse, il premier Raffarin
stanzia 50 milioni di euro, e ieri mattina sono partite le
prime due navi dotate di enormi reti con il compito di
raccogliere tra 10 e 15 tonnellate di petrolio. Efficaci
contro le grosse macchie, incapaci di raccogliere le piccole
bolle che stanno deturpando le coste delle Landes e della
Gironda. Così Chirac decide di pronunciare una dichiarazione
solenne: «Vorrei dire ai miei concittadini che le autorità
militari e civili stanno facendo tutto ciò che è necessario
per fare fronte alla situazione». Poi i toni più forti, per
parlare al cuore dei francesi: «Condivido la rivolta degli
abitanti del litorale atlantico, non possiamo rassegnarci a
queste catastrofi perché non sono una fatalità, ma il
risultato di azioni umane incontrollate. La Francia e
l’Europa puniranno i capitani, i proprietari, i noleggiatori
di navi carretta, chi assicura queste imbarcazioni e chi
permette l’uso di bandiere di comodo». Chirac stava quasi
per partire verso le zone colpite. Poi ha lasciato che
andasse, in elicottero, il suo primo ministro Jean-Pierre
Raffarin, giacca a vento rossa e stivali di gomma,
accompagnato dal ministro dell’Ambiente Roselyne Bachelot.
Raffarin ha espresso la sua «grande collera» sulla spiaggia
oceanica del Grand-Crohot, vicino a Cap-Ferret, nella
Gironda. «Provo una rabbia profondissima nel vedere così
rovinato un posto magnifico - ha detto -: è una barbarie».
La collera delle autorità, e la disperazione di abitanti e
pescatori, sono ingigantite dal risultato delle analisi
sulle macchie di petrolio nella Charante-Maritime: quello
non è il combustibile della Prestige, altre navi stanno
forse approfittando del disastro per riversare in mare i
loro scarichi inquinanti. E nonostante la guerra dichiarata
alle carrette del mare, la nave Moskovski Festival ha
lasciato la scorsa notte il porto di Falconara per imbarcare
un nuovo carico di combustibile nel Nord Europa. Bandita da
Parigi e Madrid perché vecchia e a scafo unico, la
petroliera deve restare lontana almeno 200 miglia dalle
coste franco-spagnole. L’equipaggio invece non ha dubbi:
«Andiamo in Galizia». |
|
LA STAMPA |
LO SCANDALO DELLE PETROLIERE-CARRETTA
Chirac: «L´Europa fermi i delinquenti del mare»
Il presidente invoca norme contro le navi a rischio
ecologico La marea nera causata dal disastro della «Prestige»
arriva sulle spiagge francesi dell´Atlantico. Prodi: «Una
nuova legge subito»
Jacques Chirac si scaglia contro i «delinquenti del mare»
che provocano disastri ecologici e poi riescono a farla
franca «approfittando cinicamente della mancanza di
trasparenza dell'attuale sistema di norme». E l'Unione
europea s'impegna a presentare al più presto una nuova
legislazione comune per rafforzare la sicurezza marittima
che, dice Romano Prodi, «è ben lungi dall'essere
soddisfacente». Il presidente francese e quello della
Commissione si sono parlati al telefono dopo che le notizie
sull'arrivo della marea nera provocata dal disastro della «Prestige»
anche sulla costa atlantica della Francia hanno scatenato il
massimo grado di allarme. Per ora sulle spiagge della
Gironda, da Lege-Cap-Ferret al Grand-Crohot, sono stati
avvistati i primi segnali d'inquinamento. «Macchie di nafta»
e animali - sia uccelli che pesci - ricoperti di greggio.
Chirac ha spedito il suo premier, Jaean-Pierre Raffarin, a
controllare sul posto che le misure per contrastare la marea
nera siano efficaci e, al termine di un consiglio dei
ministri straordinario, ha detto di comprendere la
«ribellione» degli abitanti della costa e ha annunciato che
«le autorità civili e militari stanno facendo tutto il
possibile per fronteggiare la situazione». Ma, soprattutto,
ha lanciato un attacco molto violento contro i responsabili
di simili incidenti. «Non ci si può rassegnare a questo tipo
di catastrofi perché non sono una fatalità, ma il risultato
di azioni umane criminali, di comportamenti di uomini
d'affari loschi», ha detto il Presidente francese. Sono i
«delinquenti del mare». Chirac ha accusato «i capitani, i
proprietari, i noleggiatori, le società di classificazione,
gli assicuratori» di nascondersi dietro un gioco di scatole
cinesi ormai ben sperimentato. Un gioco fatto di navi che
risultano iscritte nei registri marittimi di Paesi - come la
Turchia, la Russia, l'Ucraina o molti Stati del Sud-est
asiatico - in cui le maglie della legislazione sulla
sicurezza sono larghe. Navi a loro volta di proprietà di
società basate in paradisi fiscali che sono, poi, noleggiate
a compagnie di trasporto. In questo gioco di scatole cinesi,
alla fine, è assicurato soltanto il carico per evitare
perdite a chi spedisce il petrolio, o i suoi derivati. Ma per
i danni ambientali non ci sono assicurazioni e risalire ai
veri responsabili, quasi sempre, è molto difficile. Dopo il
colloquio telefonico tra Chirac e Prodi, la Commissione
europea ha fatto sapere che sarà presentata al più presto
«una serie di nuove proposte decisive per chiarire le
responsabilità legali» di incidenti che hanno un impatto
così grave sull'ambiente - e anche sulle economie - delle
zone investite. La UE aveva già deciso il 15 dicembre scorso
di anticipare al primo gennaio di quest'anno il bando delle
navi monoscafo per il trasporto di greggio e di altri
prodotti petroliferi. Finora, tuttavia, il bando è stato
reso esecutivo soltanto da parte della Francia e della
Spagna che è il Paese più colpito dal disastro della «Prestige»
colata a picco al largo della Galizia. Tanto è vero che una
petroliera russa monoscafo - la «Moskowski Festival» - ha
appena scaricato olio combustibile in due porti italiani, a
Falconara e a Monfalcone dove si trova attualmente. Prossima
meta della nave dovrebbe essere proprio la Spagna. Il bando,
così, sarà subito alla prova. |
|
IL MANIFESTO |
«Chiudiamo i porti»
«Chiudere subito i porti italiani alle carrette del mare
come hanno già fatto Spagna, Francia e Portogallo». E'
quanto chiede in un'interrogazione al ministro dei trasporti
e delle infrastrutture il deputato verde Mauro Bulgarelli,
preoccupato per l'attracco della petroliera Moskovski
Festival ad Ancona, ritenuta pericolosissima perché a scafo
singolo. «E' inammissibile - ha dichiarato - che dopo i
ripetuti disastri ambientali causati da queste vecchie
carrette prive del doppio scafo che girano il mare piene di
"veleno", ancora oggi l'Italia è priva di una legge che ne
vieti l'attracco. Il governo italiano deve immediatamente
adeguarsi all'art. 56 sul diritto del mare dell'Onu, che è
appunto quello in vigore in Francia, Spagna e Portogallo
dove alle vecchie navi a scafo unico è assolutamente vietato
l'attracco nei porti, altrimenti è da ritenersi responsabile
di eventuali futuri disastri ambientali». Anche Legambiente
Marche ha chiesto alla raffineria Api di Falconara Marittima
di tagliare i ponti con quelle imbarcazioni che, prive di
doppio scafo, non danno certezze in materia di sicurezza. |
|
UNIONE SARDA |
LO SCANDALO
DELLE PETROLIERE-CARRETTA
Chirac: «L´Europa fermi i
delinquenti del mare»
Il presidente invoca norme
contro le navi a rischio ecologico La marea nera causata dal
disastro della «Prestige» arriva sulle spiagge francesi
dell´Atlantico. Prodi: «Una nuova legge subito»
Jacques Chirac si scaglia
contro i «delinquenti del mare» che provocano disastri
ecologici e poi riescono a farla franca «approfittando
cinicamente della mancanza di trasparenza dell'attuale
sistema di norme». E l'Unione europea s'impegna a presentare
al più presto una nuova legislazione comune per rafforzare
la sicurezza marittima che, dice Romano Prodi, «è ben lungi
dall'essere soddisfacente». Il presidente francese e quello
della Commissione si sono parlati al telefono dopo che le
notizie sull'arrivo della marea nera provocata dal disastro
della «Prestige» anche sulla costa atlantica della Francia
hanno scatenato il massimo grado di allarme. Per ora sulle
spiagge della Gironda, da Lege-Cap-Ferret al Grand-Crohot,
sono stati avvistati i primi segnali d'inquinamento.
«Macchie di nafta» e animali - sia uccelli che pesci -
ricoperti di greggio. Chirac ha spedito il suo premier,
Jaean-Pierre Raffarin, a controllare sul posto che le misure
per contrastare la marea nera siano efficaci e, al termine
di un consiglio dei ministri straordinario, ha detto di
comprendere la «ribellione» degli abitanti della costa e ha
annunciato che «le autorità civili e militari stanno facendo
tutto il possibile per fronteggiare la situazione». Ma,
soprattutto, ha lanciato un attacco molto violento contro i
responsabili di simili incidenti. «Non ci si può rassegnare
a questo tipo di catastrofi perché non sono una fatalità, ma
il risultato di azioni umane crimimali, di comportamenti di
uomini d'affari loschi», ha detto il Presidente francese.
Sono i «delinquenti del mare». Chirac ha accusato «i
capitani, i proprietari, i noleggiatori, le società di
classificazione, gli assicuratori» di nascondersi dietro un
gioco di scatole cinesi ormai ben sperimentato. Un gioco
fatto di navi che risultano iscritte nei registri marittimi
di Paesi - come la Turchia, la Russia, l'Ucraina o molti
Stati del Sud-est asiatico - in cui le maglie della
legislazione sulla sicurezza sono larghe. Navi a loro volta
di proprietà di società basate in paradisi fiscali che sono,
poi, noleggiate a compagnie di trasporto. In questo gioco di
scatole cinesi, alla fine, è assicurato soltanto il carico
per evitare perdite a chi spedice il petrolio, o i suoi
derivati. Ma per i danni ambientali non ci sono
assicurazioni e risalire ai veri responsabili, quasi sempre,
è molto difficile. Dopo il colloquio telefonico tra Chirac e
Prodi, la Commissione europea ha fatto sapere che sarà
presentata al più presto «una serie di nuove proposte
decisive per chiarire le responsabilità legali» di incidenti
che hanno un impatto così grave sull'ambiente - e anche
sulle economie - delle zone investite. La Ue aveva già
deciso il 15 dicembre scorso di anticipare al primo gennaio
di quest'anno il bando delle navi monoscafo per il trasporto
di greggio e di altri prodotti petroliferi. Finora,
tuttavia, il bando è stato reso esecutivo soltanto da parte
della Francia e della Spagna che è il Paese più colpito dal
disastro della «Prestige» colata a picco al largo della
Galizia. Tanto è vero che una petroliera russa monoscafo -
la «Moskowski Festival» - ha appena scaricato olio
combustibile in due porti italiani, a Falconara e a
Monfalcone dove si trova attualmente. Prossima meta della
nave dovrebbe essere proprio la Spagna. Il bando, così, sarà
subito alla prova. |
|
|