RASSEGNA STAMPA 22.11.2002

 

MESSAGGERO
Api, fra mille dubbi una sola risposta: quel sito va bonificato.

E per l’ambiente oggi arriva Dusty

FALCONARA - «La scelta di un modello di sviluppo eco-compatibile impone di sacrificare l'ottimizzazione del produrre e distribuire energia in presenza di un ambito urbano residenziale e terziario che necessita di spazi, ambienti e condizioni vitali indispensabili per conseguire quello sviluppo». Così Riccardo Picciafuoco, consulente del Comune di Falconara, ha spiegato nel corso del convegno sulla bonifica dei siti inquinati, che si conclude oggi al castello, la pianificazione dello sviluppo sostenibile. La sera precedente al meeting il tecnico aveva elaborato il suo intervento col sindaco Carletti fino a tarda notte. Interessante il passaggio in cui Picciafuoco riferisce che «il Comune si è interrogato se a Falconara fosse possibile ricercare la qualità della vita ipotizzando il mantenimento della raffineria nel proprio territorio. Se fosse strategico per la comunità falconarese garantire la conservazione di una localizzazione ottimale della raffineria piuttosto che il perseguimento di una qualità più favorevole». E la risposta è stata appunto quella che abbiamo evidenziato in apertura, supportata anche da una serie di motivi. «E' indubbio - ha detto Picciafuoco - che la raffineria costituisce un vincolo per le legittime scelte di pianificazione e sviluppo economico alternativo, una limitazione nell'uso del territorio e nella sua possibile destinazione, un maggior carico di inquinamento ambientale, un inevitabile e grave inquinamento del suolo, un'imprescindibile esigenza di intervento per pianificare e programmare azioni di bonifica, monitoraggio e messa in sicurezza. Nel caso del territorio di Falconara si tratta di cercare nel medio-lungo periodo da un lato vecchi equilibri spezzati, come il rapporto tra città e mare, e nuovi assetti urbanistici. Questo è possibile solo grazie ad un processo di partecipazione democratica». Dal canto suo, invece, Assindustria, rappresentata da Massimo Mancini, ha invitato ad essere «realistici, a migliorare la sicurezza e la vivibilità», augurandosi che nella formulazione di determinate scelte si tenga sempre presente il loro impatto sul territorio. Per Marco Amagliani, invece, consigliere regionale, arrivato in sostituzione del presidente D'Ambrosio, «al di là che l'Api rimanga o meno sul territorio il sito su cui si trova, caratterizzato da inquinamento da idrocarburi, va bonificato. Deve tornare pulita - ha detto - perché è un'area fondamentale per il territorio». All'apertura dei lavori hanno anche preso parte le università di Ancona e Camerino con cui Falconara ha avviato una collaborazione per l'attivazione rispettivamente della laurea in tecniche del controllo ambientale e protezione civile e il master sulla bonifica dei siti inquinati. «Al primo anno di corso universitario - ha detto Marco Governa, pro rettore dell'università dorica - siamo a 44 iscritti, 14 in più rispetto alle previsioni. Siamo soddisfatti, il nostro obiettivo è ora di creare dei veri professionisti con un bagaglio non solo teorico, ma anche pratico». Eventualità su cui Gisberto Paoloni, direttore dell'Arpam, ha dato la sua disponibilità. «Accoglieremo volentieri - ha spiegato - questi studenti per eventuali stage, mettendo a loro disposizione la professionalità maturata in anni di esperienza». Da segnalare, infine, l'annullamento nel pomeriggio dell'intervento dell'avvocato del Comune, Rino Pirani. Intanto per oggi è prevista l'inaugurazione del mezzo mobile del Comune, noi l'abbiamo battezzato Dusty, per il monitoraggio ambientale.

Villanova, ordigni sospetti ma erano solo fumogeni

FALCONARA - Ordigni sospetti, falso allarme a Villanova. Ieri mattina nel quartiere a ridosso della raffineria era scattato l'allarme per la presenza di alcuni ordigni simili a bombette abbandonate nei pressi del sottopasso che conduce al mare. Attimi concitati per la scarsa conoscenza del tipo di materiale. La preoccupazione aveva inizialmente allertato parte del quartiere. Contattati i carabinieri della locale stazione sono stati effettuati i sopralluoghi del caso ed il potenziale pericolo è subito rientrato. Si trattava, infatti, solo di quattro fumogeni utilizzati dai pescatori per chiedere, in situazioni di difficoltà, soccorso in mare. Congegni, tra l'altro, anche scaduti. I fumogeni sono ora nella mani dei carabinieri, probabilmente qualche pescatore che utilizza la spiaggia di Villanova come approdo per la propria barca li ha persi. Non tutti comunque a Villanova si sono accorti dell'allarme. «Io veramente - ci racconta una signora - non sapevo nulla». Un residente, invece, aveva notato dei movimenti. «Ho visto i carabinieri - ci spiega - pensavo stessero pattugliando la zona. Invece era per un falso allarme sugli ordigni». Della situazione è stata informata anche la delegazione della capitaneria di porto.

 
RESTO DEL CARLINO
Picciafuoco: «Migliorare la vita dei falconaresi»

FALCONARA — «La pianificazione di un qualsiasi territorio, oggi, si deve confrontare con il concetto di sviluppo sostenibile». Queste le parole con le quali l'architetto Riccardo Picciafuoco, consulente del Comune e progettista del nuovo piano regolatore della città ha relazionato, in occasione del secondo convegno sulla «Pianificazione territoriale e bonifica di siti contaminati di raffineria». Oggi la giornata conclusiva con la presentazione del nuovo mezzo mobile dell'ufficio Ambiente del Comune. «L'amministrazione comunale si è interrogata se fosse possibile ricercare la qualità della vita ipotizzando il mantenimento della raffineria nel proprio territorio — ha detto Picciafuoco — si è interrogata se fosse strategico per la comunità falconarese garantire la conservazione di una localizzazione ottimale della raffineria piuttosto che il perseguimento di una qualità di vita ottimale per i propri cittadini». La risposta è stata chiara: «scegliere un modello di sviluppo ecocompatibile che privilegia la qualità del vivere e dell'abitare rispetto all'ottimizzazione del produrre e distribuire combustibile ed energia». «Senza dubbio la presenza della raffineria Api costituisce una serie di vincoli per il territorio — ha continuato — che comprimono le notevoli potenzialità ambientali e turistiche. La strada da percorrere è quella tracciata dal piano regolatore del '99: procedere alla riconversione dell'area occupata dall'Api, e alla redazione di studi e progetti di fattibilità che conducano ad una progressiva riconversione delle attività industriali oggi presenti in attività diverse tutte compatibili con il nuovo modello di sviluppo». Il Prg del '99 indica anche le operazioni e gli interventi sin d'ora possibili per procedere ad una progressiva riqualificazione e riabilitazione dei tessuti urbani limitrofi alla raffineria puntando ad una ricomposizione e riabilitazione dei tessuti urbani limitrofi alla raffineria puntando alla costruzione di nuove centralità urbane e alla eliminazione delle infrastrutture.

Ordigno artigianale vicino ai binari

FALCONARA — Non sono ancora stati individuati né il movente, né gli esecutori, ma i fatti sono stati messi a verbale da carabinieri e polizia ferroviaria. Lungo la staccionata che delimita il tratto di ferrovia che passa per Villanova qualcuno ha piazzato quattro razzi di segnalazione, abitualmente utilizzati nelle imbarcazioni. A notarli è stata tra le 8.30 e le 9 di ieri la figlia di un cittadino residente in via Aspromonte. Uscendo dal garage, era rimasta incuriosita da uno strano bagliore. Da un esame ravvicinato risultava trattarsi di candelotti rossi, tenuti insieme dal nastro isolante e 'nascosti' tra l'erba, a pochi centimetri dal primo binario. Era naturale che scattasse l'allarme, dato che gli oggetti in questione avevano a dir poco un'aria minacciosa. Sono intervenute quindi le forze dell'ordine, che hanno accertato la mancanza di pericolosità dei razzi che comunque non erano svuotati del loro contenuto. E' stato anche ipotizzato il perché della strana e, potremmo dire, provocatoria ubicazione del materiale: forse qualcuno, dopo averli utilizzati, ha voluto semplicemente disfarsi degli involucri; in questo caso i fatti non nasconderebbero alcun significato recondito e la casualità spiegherebbe come mai si sia scelto proprio quel punto. Le parole di un altro residente sembrano suggerire una diversa supposizione: «Se lo scopo era quello di sospendere, almeno temporaneamente, il transito dei treni merci sul primo binario, non c'è dubbio che la mossa abbia funzionato». Non è la prima volta che accadono episodi simili, all'apparenza dettati dall'esasperazione per le notti insonni e i danni agli edifici provocati dal transito di lunghissimi convogli. Poco tempo fa, infatti, i ferrovieri dello scalo merci erano stati bersaglio di un poco ortodosso lancio di bottiglie. «Meno male che l'autore del gesto non aveva una buona mira — dice la signora Caimmi, residente al numero 5 di via Aspromonte – . Il fatto è che noi e le nostre case siamo vittime dell'inquinamento acustico: una mia vicina è finalmente entrata in possesso dei risultati dei rilievi fonometrici e mi pare che i decibel registrati arrivassero a circa 90 durante la notte. Le abitazioni sono sottoposte a piccole scosse di terremoto ad ogni passaggio di mezzi pesanti: ci sono le crepe sui muri a parlare».

Rischio petrolio per le Marche

ANCONA — Le coste dell'Adriatico potrebbero subire lo stesso disastro ambientale che ha colpito nei giorni scorsi la Galizia (foto). I punti più a rischio nelle Marche sarebbero il parco del Monte Conero nella provincia di Ancona eil parco del Monte San Bartolo in provincia di Pesaro e Urbino. Dalla Fiera di Ancona, dove si svolge fino a domenica 24 la VII edizione di ParcoProduce, l'esposizione nazionale parchi e riserva naturali, il WWF Italia lancia un grido d'allarme per il «pericolo petrolio». «Sono 19 i parchi, le riserve naturali e le oasi a rischio petrolio lungo la costa adriatica dal Friuli alla Puglia — ha dichiarato ieri nel corso di una conferenza stampa Franco Ferroni —, responsabile nazionale aree protette del Wwf Italia — un pericolo non virtuale, dettato solo dal clamore per l'incidente in Spagna, ma reale. Basta infatti ricordare che nell'alto Adriatico si concentrano quattro siti d'interesse nazionale per il traffico petrolio (Trieste, Venezia, Ravenna e Falconara) con decine di milioni di tonnellate di petrolio in transito su migliaia di petroliere ogni anno». Trieste in particolare risulta essere il 1° porto italiano per traffico petroli (con 32 milioni di tonnellate anno), seguono a ruota Venezia, Ravenna e Falconara (lo scalo marchigiano movimenta quasi 5 milioni di tonnellate l'anno di petrolio grezzo e prodotti di raffinazione con un traffico di oltre 670 petroliere). Negare che possa esistere un rischio incidente sarebbe dunque «irreale e irresponsabile» e per questo il WWF Italia aveva già proposto in occasione della Conferenza internazionale dell'alto Adriatico, svoltasi proprio a Ancona nel 2000, il riconoscimento formale dell'Adriatico Area particolarmente sensibile in base alle regole dell'Agenzia dell'Onu sui traffici marittimi. Riconoscimento che avrebbe posto l'alto Adriatico sotto il controllo internazionale. L'appello però è caduto nel vuoto.

 
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