RASSEGNA STAMPA 15.10.2002

 

MESSAGGERO
FALCONARA - «Quell’asta presenta difformità. Abbiamo forti perplessità sulla validità del procedimento con cui la raffineria Api si aggiudicò una porzione della sponda del fiume?». Lo hanno riferito ieri i comitati cittadini 25 Agosto, Villanova e Fiumesino alla terza commissione provinciale, presieduta da Giuliano Brandoni. Un incontro durato due ore, alla presenza anche dell’assessore Patrizia Casagrande. Cinque i rappresentanti dei comitati cittadini di Falconara presenti nel corso di questo incontro-audizione richiesto dalla stessa commissione, relativa all’ambiente, difesa del suolo, assetto idrogeologico, parchi, urbanistica e protezione civile, non appena appreso dei dubbi sollevati dai residenti. «Secondo il nostro parere - hanno riferito i comitati alla commissione - esistono profonde discrepanze tra la carta topografica su cui è basata nel 1984 l’alienazione di parte della sponda del fiume Esino e la carta topografica risultante dal rilievo aereo del 1996 e tutt'ora vigente. Le due carte - dicono - ci fanno sorgere alcuni dubbi sulla validità dell’asta di aggiudicazione perché non sembra basata su una planimetria equivalente alla realtà dei luoghi. Su questo abbiamo chiesto chiarimenti anche all’Agenzia del demanio di Ancona, che dopo quaranta giorni non ci ancora risposto. Confrontando le due planimetrie risulterebbe che con l’asta del 1984 la particella catastale 319, corrispondente appunto alla zona del fiume vinta dall’Api, contenesse porzioni di demanio marittimo ed idrico nonché specchi d’acqua non sdemanializzati. Nel 2000, poi, quest’area raddoppia di superficie, passando da 3000 metri quadrati a circa 7000. Quindi, quella stessa particella catastale, la 319, sembra aver subito variazioni di estensione, di cui chiediamo spiegazioni all’Agenzia del demanio». Ma i comitati cosa vorrebbero? «Per noi, prima di dare il via libera alla realizzazione delle palancolate, questa situazione si deve chiarire per evitare che la barriera contro la fuoriuscita degli idrocarburi sani una realtà ambigua». Con la costruzione della palancola, parte del fiume verrebbe infatti interrata e la discussione sui confini e la proprietà di parte della sponda verrebbero a decadere. La provincia ha ascoltato le perplessità sollevate dai comitati. «Ci hanno chiesto l’audizione - spiega Patrizia Casagrande, assessore provinciale urbanistica - e a noi è sembrato giusto darla. E poi i comitati ci considerano da sempre sensibili alla questione ambientale». Ci sono stati risvolti dopo l’audizione? «Abbiamo preso atto della situazione». Intanto l’Api ribadisce che l’asta d’acquisto della sponda del fiume Esino, già sdemanializzata, è stata giudicata valida e dall’84 lo stabilimento ne è proprietario.
 
RESTO DEL CARLINO
FALCONARA — I portavoce dei Comitati dei quartieri di Villanova e Fiumesino sono stati convocati ieri mattina per un incontro-audizione con la terza commissione consiliare (ambiente, difesa del suolo, assetto idrogeologico, parchi, urbanistica e protezione civile) della Provincia. Hanno esposto il loro parere su quelle che ritengono «discrepanze» tra la carta topografica sulla quale si è basata, nel 1984, l'alienazione di parte della sponda del fiume Esino corrispondente alla particella catastale 319, tramite asta pubblica vinta dall'Api e quella risultante dal rilievo del 1996, ancora vigente. «Le evidenti difformità — dicono i rappresentanti dei Comitati — fanno sorgere profondi dubbi sulla validità dell'asta di aggiudicazione proprio perché basata su una planimetria non corrispondente alla realtà dei luoghi. E' per questo che abbiamo chiesto spiegazioni anche all'agenzia del demanio di Ancona». Secondo i Comitati, confrontando le due planimentri risulterebbe che con l'asta del 1984 la particella catastale 319 è stata venduta alla società Api e, in realtà, «conteneva porzioni di demanio marittimo e idrico nonché piccoli specchi acquei non sdemanializzati». «Ulteriori perplessità — hanno aggiunto — sono sorte a causa dell'atteggiamento dell'agenzia del demanio di Ancona la quale a 40 giorni dal ricevimento delle osservazioni tace. Oltre ai chiarimenti richiesti — sottolineano — dovrebbero spiegare le motivazioni della modifica d'ufficio del 27 giugno 2000 la quale raddoppia la superficie della particella 319 rispetto a quella stabilita, grazie al rilievo del '96». I Comitati hanno strappato alla Provincia un impegno a fare chiarezza sulla vicenda che ormai si protrae da diversi mesi.
 
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