RASSEGNA STAMPA 03.10.2002

 

MESSAGGERO
Brachetti Peretti: concessione da rinnovare, l'api è a posto

Ha voglia di parlare, di chiarire le cose e si lascia andare anche a qualche battuta. Lo incontriamo nell'ufficio del direttore Bellucci. 70 anni di cui 50 passati in raffineria, Aldo Maria Bracchetti Peretti, presidente del gruppo Api, è un uomo pratico e sicuro di sé.

Dica la verità, avete presentato la richiesta di rinnovo di concessione in Regione?

«La concessione l'avevamo già ottenuta dal Ministero dell'Industria e per questo abbiamo costruito una centrale con investimenti macroscopici. Poi è stata annullata da Tar e dal Consiglio di Stato. Ma la discussione è ancora aperta. Sotto la pressione delle banche coinvolte nel nostro progetto col project financing abbiamo fatto ricorso. Intanto abbiamo inoltrato la domanda per la richiesta di rinnovo in Regione, le prime indicazioni arriveranno nei mesi iniziali del 2003».

Cosa si aspetta?

«Faccio affidamento sul senso di responsabilità delle autorità. Il nostro è uno stabilimento che occupa centinaia di persone e che permetterà di ripianare i debiti elevati. Senza contare che ad oggi nel petrolifero falconarese abbiamo investito quasi un milione e mezzo di euro».

Perché la Regione dovrebbe concedervi il rinnovo?

«Sulla base del lavoro svolto fino ad ora e sulla fiducia che ne deriva. Gli stessi certificati di oggi dicono come l'azienda si muove e la serietà con cui lo fa. Crediamo che anche questo convinca le autorità del nostro impegno. In passato tutte le forze politiche hanno cavalcato l'onda della poca sicurezza all'interno dello stabilimento».

Non è così?

«Hanno utilizzato in modo sbagliato anche l'incidente del 99. E quando muoiono delle persone è terribile».

Non crede che la Regione porrà delle condizioni per concedere il rinnovo?

«Le chiederà a livello di sicurezza e di rispetto di norme di legge, quello che già stiamo facendo e che continueremo a fare. E nei limiti del fisicamente ed economicamente fattibile lo faremo».

Se la Regione dicesse no?

«Dovrebbe affrontare i problemi enormi dei posti di lavoro e delle banche coinvolte nel nostro progetto».

Quante sono queste banche?

«75, solo quattro sono italiane, il resto da tutto il mondo, come colossi giapponesi e tedeschi».

Ma come la mettiamo con l'incompatibilità tra l'Api e il territorio?

«E' una montatura».

Cioè?

«La raffineria era fuori di Falconara. Abbiamo ancora delle foto quando nel 1949 costruivano l'albergo».

Chi ha dato i permessi?

«I due quartieri vicini allo stabilimento non erano come oggi».

Che ne pensa allora del progetto di riqualificare Villanova, Fiumesino e le arterie di comunicazione, affidando lo studi all'architetto Bohigas?

«Penso sia giusto e lo stesso architetto mi sembra abbia apprezzato la raffineria».

Sa che valuterà l'arretramento del tratto ferroviario che taglia l'Api?

«Pensi che all'epoca scegliemmo questo sito anche per la presenza della ferrovia: consentiva il trasporto di carburante. Allora le autobotti erano poco utilizzate, ma oggi è diverso».

Che rapporto ha col sindaco Carletti?

«Ha senso di responsabilità. Non sempre andiamo d'accordo, ma abbiamo un dialogo. E poi lui è come un secchio dove vanno a finire lamentele ed elogi».

 
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