RASSEGNA STAMPA 24.02.2002

 

MESSAGGERO
By pass, Binci: «Bravo Carletti»

FALCONARA — Un plauso al sindaco Giancarlo Carletti per il dietrofront sul by-pass ferroviario per aggirare l'Api, ma che continui su questa linea anche per lo spostamento dell'asse viario della statale 16, che va inserito in quella stessa logica. Così Massimo Binci, capogruppo consiliare dei Verdi, reagisce alle dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino al Messaggero sulla questione dell'arretramento della linea Fs per evitare il passaggio interno alla raffineria. «Sono d'accordo con Carletti, anche perché a noi Verdi quel progetto non è mai piaciuto. — sottolinea Binci — E' ora di uscire dalla scelte dettate da una politica dell'emergenza. Il problema è reale, ma è stato creato dall'espansione della raffineria. Comunque lo stesso by-pass, così come prospettato, costituirebbe solo una soluzione a breve termine e andrebbe a scaricare sulla città una questione che non è stata da essa prodotta, scarificando ulteriormente il territorio. La deviazione passerebbe infatti per Fiumesino e il parco fluviale, finendo per ingabbiare ancora di più il quartiere. Così si allargherebbe solo la zona compromessa e si andrebbe contro i progetti di lungo termine di riconversione di quell'area e di nuove politiche industriali per la città». «E non dimentichiamoci i costi. — conclude Binci — Ben 150 miliardi di lire per il by-pass e un altro centinaio per lo spostamento del viadotto stradale. Apprezzo l'incarico affidato a Bohigas perché finalmente si stanno studiando alternative concrete per la città. E in quella direzione deve andare tutta la progettazione del territorio. A questo punto occorre rivedere anche la scelta di spostare l'asse viario della statale 16, dalla zona antistante l'Api a dietro la Rocca per ricongiungersi in via Marconi. Questa decisione non può andare perché si riconduce alla logica della politica di emergenza che stava dietro al by-pass ferroviario. Bisogna continuare sulla strada imboccata e ripensare anche l'arretramento viario».

Altri veleni scaricati nell’area sequestrata

La bonifica della zona va avanti con difficoltà a causa della incoscienza di alcuni individui che continuano ad offendere l’ambiente 

Ex Montedison, i tecnici di Biancani fanno una incredibile scoperta: avvisata subito la Procura

FALCONARA — Un tratto di spiaggia già interessato da una precedente bonifica da cui spunta fuori altro “ceneraccio" tossico. Un cumulo di residui cancerogeni all'amianto che si materializza a pochi metri dall'ingresso della ex famigerata “fabbrica dei veleni" sotto sequestro. Non mancano certo le sorprese, purtroppo amare, a complicare la già difficile opera di risanamento ambientale nell'area infestata da decenni di dissennata produzione chimica targata Montedison. E se da un lato sulla spiaggia contaminata da decenni di scarichi di scorie di produzione, ai confini tra i Comuni di Falconara e Marina di Montemarciano, l'équipe del perito Nedo Biancani continua a bucare, sondare e studiare, dall'altro lo stesso esperto (consulente nominato dal pubblico iministero inquirente Mansi) ammette «che sono in corso analisi su campioni di terreno prelevati oltre la linea della ferrovia» e che «se gli esiti confermeranno la presenza di pirite sembra evidente che la bonifica mirata a quella zona non è stata eseguita a fondo». In realtà, la presenza di pirite inquinante è scontata, visto che le nuove quantità di materiale a rischio scoperto questa settimana dagli uomini del corpo forestale dello Stato hanno lo stesso caratteristico colore rossiccio sulfureo delle tonnellate di scarti già evacuati proprio dal sito a suo tempo circosritto e campionato. Resta da vedere quanto al di sopra dei tetti di sicurezza di legge (decine, centinaia di volte?) mercurio, arsenico, rame e piombo saranno evidenziati dai due esami di laboratorio contemporaneamente in corso, uno da quelli dell'Arpam e uno da quelli toscani dello staff del consulente tecnico che fino a giovedì scorso era al lavoro in zona per espletare la perizia giudiziaria. Si pongono poi una considerazione e una domanda. E' da mesi che sul litorale si scava, si “mette in sicurezza", si dà per superata la fase di emergenza, si guarda con fiducia alla riconquista di una vocazione turistica: come mai emergono altri quintali di scorie ignoti? Li ha portati in superficie l'azione erosiva del mare? L'inchiesta in corso ipotizza vari reati d'inquinamento e scarico abusivo in capo a diversi manager di “Agricola '92", “Rocca mare spa" e “Enichem Agricoltura", le ditte responsabili dell'attività in zona a cavallo tra il periodo predismissione dello stabilimento (chiuso nell'88) e quello successivo: evidentemente decenni di produzione chimica potrebbero aver determinato un vero e proprio disastro ambientale di cui sono ancora ignote le dimensioni. Magari esteso fino al mare (sono in dirittura di arrivo le analisi sulle acque) e alla falda. E poi, non sarà che c'è qualcuno che del sequestro se ne infischia? Il pm Mansi è stato informato di un piccolo ma comunque inquietante giallo, su cui indaga il Corpo forestale. I tecnici di Biancani si sono accorti che al di là dell'ingresso dello stabilimento “sigillato" è comparso un mucchio di lamiere, laminati ed altri residui all'amianto; un tipo di eternit che a un primo esame risulta diverso da quello utilizzato nelle coperture del capannone in disfacimento che hanno contaminato l'aria. I detentori delle chiavi di ingresso, oltre a Biancani l'Agricola '92 (che sta collaborando pienamente alla bonifica) e l'ufficio Ambiente del Comune non ne sanno nulla. Qualcuno ha ben pensato di servirsi della pattumiera Montedison per disfarsi a costo zero di robaccia cancerogena? Se l’episodio dovesse essere confermato, sarebbe davvero sintomatico della “coscienza ambientale" di certi individui.

 
RESTO DEL CARLINO
Croce Gialla, soldi degli operai

FALCONARA — Gli oltre settemila Euro raccolti nella giornata di sciopero dello scorso 28 novembre, organizzata dai sindacati della raffineria Api a seguito dell'incidente in cui rimase ferito il falconarese Andrea Giannoni e devoluti alla Croce Gialla locale, serviranno per acquistare apparecchiature che verranno installate nelle ambulanze. Il contributo dunque non andrà perso, ma al contrario sarà investito per comperare un defibrillatore semiautomatico e un respiratore automatico. Due strumenti necessari ed indispensabili per i volontari della Croce Gialla che in tal modo riusciranno ad effettuare un servizio di primo soccorso più efficiente. Il defibrillatore in particolare permette di effettuare un'assistenza repentina in caso di arresto cardiaco. «Per capire l'importanza di questa apparecchiatura - ha spiegato Marco Passarelli presidente della Croce Gialla - basti pensare che in America viene dato in uso nei bar nei ristoranti e in tutti i locali pubblici proprio per consentire un pronto intervento tempestivo che in molti casi può salvare anche la vita». Il respiratore automatico, invece, consentirà ad un'altra ambulanza di essere considerata di tipo «A» ovvero una categoria superiore rispetto a quella ricoperta attualmente. Il costo per l'acquisto del defibrillatore semiautomatico si aggira attorno agli otto milioni di lire mentre per comperare un respiratore automatico ne basteranno sei. Soddisfatto del buon impiego del denaro raccolto, il presidente della Croce Gialla ringrazia quanti hanno aderito all'iniziativa.

 
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