By pass,
Binci: «Bravo Carletti»
FALCONARA — Un plauso al
sindaco Giancarlo Carletti per il dietrofront sul by-pass
ferroviario per aggirare l'Api, ma che continui su questa
linea anche per lo spostamento dell'asse viario della
statale 16, che va inserito in quella stessa logica. Così
Massimo Binci, capogruppo consiliare dei Verdi, reagisce
alle dichiarazioni rilasciate dal primo cittadino al
Messaggero sulla questione dell'arretramento della linea Fs
per evitare il passaggio interno alla raffineria. «Sono
d'accordo con Carletti, anche perché a noi Verdi quel
progetto non è mai piaciuto. — sottolinea Binci — E' ora di
uscire dalla scelte dettate da una politica dell'emergenza.
Il problema è reale, ma è stato creato dall'espansione della
raffineria. Comunque lo stesso by-pass, così come
prospettato, costituirebbe solo una soluzione a breve
termine e andrebbe a scaricare sulla città una questione che
non è stata da essa prodotta, scarificando ulteriormente il
territorio. La deviazione passerebbe infatti per Fiumesino e
il parco fluviale, finendo per ingabbiare ancora di più il
quartiere. Così si allargherebbe solo la zona compromessa e
si andrebbe contro i progetti di lungo termine di
riconversione di quell'area e di nuove politiche industriali
per la città». «E non dimentichiamoci i costi. — conclude
Binci — Ben 150 miliardi di lire per il by-pass e un altro
centinaio per lo spostamento del viadotto stradale. Apprezzo
l'incarico affidato a Bohigas perché finalmente si stanno
studiando alternative concrete per la città. E in quella
direzione deve andare tutta la progettazione del territorio.
A questo punto occorre rivedere anche la scelta di spostare
l'asse viario della statale 16, dalla zona antistante l'Api
a dietro la Rocca per ricongiungersi in via Marconi. Questa
decisione non può andare perché si riconduce alla logica
della politica di emergenza che stava dietro al by-pass
ferroviario. Bisogna continuare sulla strada imboccata e
ripensare anche l'arretramento viario».
Altri veleni scaricati
nell’area sequestrata
La bonifica della zona va
avanti con difficoltà a causa della incoscienza di alcuni
individui che continuano ad offendere l’ambiente
Ex Montedison, i tecnici di
Biancani fanno una incredibile scoperta: avvisata subito la
Procura
FALCONARA — Un tratto di
spiaggia già interessato da una precedente bonifica da cui
spunta fuori altro “ceneraccio" tossico. Un cumulo di
residui cancerogeni all'amianto che si materializza a pochi
metri dall'ingresso della ex famigerata “fabbrica dei
veleni" sotto sequestro. Non mancano certo le sorprese,
purtroppo amare, a complicare la già difficile opera di
risanamento ambientale nell'area infestata da decenni di
dissennata produzione chimica targata Montedison. E se da un
lato sulla spiaggia contaminata da decenni di scarichi di
scorie di produzione, ai confini tra i Comuni di Falconara e
Marina di Montemarciano, l'équipe del perito Nedo Biancani
continua a bucare, sondare e studiare, dall'altro lo stesso
esperto (consulente nominato dal pubblico iministero
inquirente Mansi) ammette «che sono in corso analisi su
campioni di terreno prelevati oltre la linea della ferrovia»
e che «se gli esiti confermeranno la presenza di pirite
sembra evidente che la bonifica mirata a quella zona non è
stata eseguita a fondo». In realtà, la presenza di pirite
inquinante è scontata, visto che le nuove quantità di
materiale a rischio scoperto questa settimana dagli uomini
del corpo forestale dello Stato hanno lo stesso
caratteristico colore rossiccio sulfureo delle tonnellate di
scarti già evacuati proprio dal sito a suo tempo circosritto
e campionato. Resta da vedere quanto al di sopra dei tetti
di sicurezza di legge (decine, centinaia di volte?)
mercurio, arsenico, rame e piombo saranno evidenziati dai
due esami di laboratorio contemporaneamente in corso, uno da
quelli dell'Arpam e uno da quelli toscani dello staff del
consulente tecnico che fino a giovedì scorso era al lavoro
in zona per espletare la perizia giudiziaria. Si pongono poi
una considerazione e una domanda. E' da mesi che sul
litorale si scava, si “mette in sicurezza", si dà per
superata la fase di emergenza, si guarda con fiducia alla
riconquista di una vocazione turistica: come mai emergono
altri quintali di scorie ignoti? Li ha portati in superficie
l'azione erosiva del mare? L'inchiesta in corso ipotizza
vari reati d'inquinamento e scarico abusivo in capo a
diversi manager di “Agricola '92", “Rocca mare spa" e
“Enichem Agricoltura", le ditte responsabili dell'attività
in zona a cavallo tra il periodo predismissione dello
stabilimento (chiuso nell'88) e quello successivo:
evidentemente decenni di produzione chimica potrebbero aver
determinato un vero e proprio disastro ambientale di cui
sono ancora ignote le dimensioni. Magari esteso fino al mare
(sono in dirittura di arrivo le analisi sulle acque) e alla
falda. E poi, non sarà che c'è qualcuno che del sequestro se
ne infischia? Il pm Mansi è stato informato di un piccolo ma
comunque inquietante giallo, su cui indaga il Corpo
forestale. I tecnici di Biancani si sono accorti che al di
là dell'ingresso dello stabilimento “sigillato" è comparso
un mucchio di lamiere, laminati ed altri residui
all'amianto; un tipo di eternit che a un primo esame risulta
diverso da quello utilizzato nelle coperture del capannone
in disfacimento che hanno contaminato l'aria. I detentori
delle chiavi di ingresso, oltre a Biancani l'Agricola '92
(che sta collaborando pienamente alla bonifica) e l'ufficio
Ambiente del Comune non ne sanno nulla. Qualcuno ha ben
pensato di servirsi della pattumiera Montedison per disfarsi
a costo zero di robaccia cancerogena? Se l’episodio dovesse
essere confermato, sarebbe davvero sintomatico della
“coscienza ambientale" di certi individui. |
Croce
Gialla, soldi degli operai
FALCONARA — Gli oltre
settemila Euro raccolti nella giornata di sciopero dello
scorso 28 novembre, organizzata dai sindacati della
raffineria Api a seguito dell'incidente in cui rimase ferito
il falconarese Andrea Giannoni e devoluti alla Croce Gialla
locale, serviranno per acquistare apparecchiature che
verranno installate nelle ambulanze. Il contributo dunque
non andrà perso, ma al contrario sarà investito per
comperare un defibrillatore semiautomatico e un respiratore
automatico. Due strumenti necessari ed indispensabili per i
volontari della Croce Gialla che in tal modo riusciranno ad
effettuare un servizio di primo soccorso più efficiente. Il
defibrillatore in particolare permette di effettuare
un'assistenza repentina in caso di arresto cardiaco. «Per
capire l'importanza di questa apparecchiatura - ha spiegato
Marco Passarelli presidente della Croce Gialla - basti
pensare che in America viene dato in uso nei bar nei
ristoranti e in tutti i locali pubblici proprio per
consentire un pronto intervento tempestivo che in molti casi
può salvare anche la vita». Il respiratore automatico,
invece, consentirà ad un'altra ambulanza di essere
considerata di tipo «A» ovvero una categoria superiore
rispetto a quella ricoperta attualmente. Il costo per
l'acquisto del defibrillatore semiautomatico si aggira
attorno agli otto milioni di lire mentre per comperare un
respiratore automatico ne basteranno sei. Soddisfatto del
buon impiego del denaro raccolto, il presidente della Croce
Gialla ringrazia quanti hanno aderito all'iniziativa. |