RASSEGNA STAMPA 15.02.2002

 

MESSAGGERO
Contestata la ricostruzione del ”botto” del 7 febbraio fatta dalla raffineria. «Abbiamo il diritto a non dover interrompere il sonno» «Fermate la centrale, basta con rumore e puzza»

I comitati cittadini chiedono l’intervento del magistrato e una nuova indagine tecnica sull’Api

FALCONARA — «Bloccate la centrale e verificate con l'ausilio di un pool di tecnici indipendenti le condizioni dell'intero impianto centimetro per centimetro, pezzo per pezzo». Carta e penna in mano, i comitati cittadini di Villanova, Fiumesino e 25 Agosto lanciano un appello alla Magistratura. Una richiesta accorata direttamente rivolta alla Procura, anche se la lettera aperta è stata inviata pure al ministro dell'ambiente, al comitato tecnico regionale, al comando provinciale dei Vigili del Fuoco, al Prefetto di Ancona, al presidente della Regione e a quello della Provincia e al sindaco di Falconara. Una reazione, arrivata a distanza di una settimana dall'incidente del 7 febbraio scorso quando la cittadinanza è stata svegliata da un botto improvviso proveniente dalla centrale, che scaturisce in seguito alla presa disposizione dell'Api sull'inconveniente. Secondo la ricostruzione dell'azienda, infatti, le emissioni sonore sono durate solo cinque minuti e non ci sono state emissioni odorigene. Ma i comitati cittadini non ci stanno. «E' inutile — affermano — che la dirigenza dell'Api si nasconda dietro il cronometraggio della durata del fortissimo rumore causato dalla torcia. Non ha il diritto di interrompere il sonno e la quiete dei cittadini di Falconara con l'attività dell'impianto né alle 6.20, né mai, né per cinque minuti né per un'ora. I dirigenti dell'Api hanno il dovere di eliminare il grave problema acustico della torcia, del sibilo e dell'aumento della rumorosità generale proveniente dall'attività dell'impianto. Senza queste condizioni l'attività della centrale Igcc è in palese contrasto con l'art.41 della Costituzione della Repubblica Italiana». E poi smentiscono la mancanza delle emissioni odorigene. «Quella mattina — continuano sempre i comitati — centinaia di cittadini hanno avvertito e denunciato un acre e pungente odore di idrocarburi combusti in concomitanza con l'ennesimo problema dell'Igcc. Non sono visionari e ribadiscono quanto riferito sull'aria respirata. Se quelle sostanze non sono state rilevate o non sono rilevabili dalle strumentazioni presenti, ciò non significa che non ci siano state. E per questo denunciamo un'impreparazione allarmante della Regione nel fronteggiare adeguatamente la situazione». Preoccupazione e sorpresa esprimono, invece, per la notizia relativa alla non sufficiente chiarezza del rapporto dei Vigili del Fuoco sull'incidente, mentre un plauso va al sindaco Giancarlo Carletti «che ha inviato alla Procura di Ancona il documento dei vigili del fuoco». Ma alla fine la richiesta è chiara: che la Procura si adoperi per risolvere la situazione, bloccando la centrale e controllandone ogni parte. Intanto An non si accontenta dei dati positivi forniti dall'Api nel rapporto Ambiente e sicurezza e sollecita, quindi, le autorità affinché intensifichino i controlli.

Spiaggia dei veleni, prelevati altri documenti

FALCONARA — A forza di scavare tra sabbie tossiche e sepolte carte burocratiche, la spiaggia dei veleni dell'ex Montedison, ai confini tra i comuni di Falconara e Marina di Montemarciano, cela sempre meno segreti. Buone notizie sia sul fronte dell'inchiesta giudiziaria, che su quello della futura bonifica, a seguito della attività degli uomini del Corpo forestale dello Stato, che hanno prelevato importanti documenti presso gli uffici ambiente e territorio della Provincia e della Regione, e a quella dei tecnici coordinati dal perito Nedo Biancani, che da lunedì scorso hanno impresso un nuovo impulso a perforazioni, captazioni e sondaggi sull'arenile inquinato dalle scorie dell'ex colosso della chimica. Quasi completati, dunque, grazie anche all'acquisizione dei nuovi carteggi, gli accertamenti volti a ricostruire l'iter amministrativo attraverso il quale gli enti locali hanno da un lato autorizzato e controllato le varie ditte che negli anni hanno gestito l'attività di produzione di concimi chimici dell'ex Montedison, dall'altro ricevuto informazioni su alcune opere di sondaggio e bonifica parziale già intraprese dall'Agricola '92 e dalla «Rocca mare» spa, le aziende che acquistarono l'area industriale dopo la dismissione del 1988. Le due ditte, assieme all'Enichem Agricoltura, sono al centro dell'inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Mansi, che ha inquisito diversi manager nei cui confronti si ipotizzano responsabilità in ordine a eventuali reati ambientali tutti legati al grosso inquinamento provocato da smaltimenti abusi di scorie sul litorale. Secondo i rilievi compiuti dall'Arpam, la sabbia rossiccia di fronte all'ex stabilimento Montedison, nasconde ancora rilevanti quantità di mercurio, arsenico, rame e piombo. Triste eredità caratterizzata da dissennati accantonamenti e dispersioni di residui di attività di produzione chimica all'aria aperta e sulla spiaggia, con probabile dispersione dei veleni in profondità, in direzione della falda, e in mare. Nonostante tutto - fanno notare i responsabili del Corpo Forestale - i nuovi documenti acquisiti presso Provincia e Regione consentiranno di ricostruire bene quel poco che è stato fatto in passato per segnalare e circoscrivere l'inquinamento.

 
RESTO DEL CARLINO
I comitati: intervenga la Procura

FALCONARA — I comitati cittadini di Villanova, Fiumesino e «25 Agosto» hanno chiesto, tramite una lettera aperta, l'intervento della procura della Repubblica di Ancona affinchè venga bloccata l'attività della centrale turbogas della Raffineria Api «per far verificare da tecnici indipendenti le condizioni dell'impianto». Nella lettera, i comitati si richiamano all'«incidente alla centrale Igcc del 7 febbraio scorso» e al rumore che l'impianto provoca. Circa la posizione dell'Api sulle emissioni rumorose durate cinque minuti e sull'assenza di fuoriuscite odorigene, rilevano che «i dirigenti dell'Api non hanno il diritto di interrompere il sonno, il riposo e la quiete dei cittadini» e hanno invece «il dovere di eliminare il gravissimo problema acustico della torcia, del sibilo e dell'aumento della rumorosità generale proveniente dall'attività dell'impianto». «Le centinaia di cittadini che la mattina del 7 febbraio hanno avvertito e denunciato un acre e pungente odore di idrocarburi combusti non sono visionari». Nella lettera si sottolinea inoltre «l'impreparazione allarmante della Regione nel fronteggiare con strumenti adeguati la nuova aggressione di sostanze inquinanti prodotte dalla centrale Igcc», mentre si plaude all'iniziativa del sindaco, Carletti, relativa all'invio alla procura del rapporto dei vigili del fuoco su quanto accaduto il 7 febbraio. Dal canto suo l'azienda ribadisce l'impegno profuso in questi anni per la sicurezza e la tutela ambientale, impegno testimoniato dagli ultimi dati diffusi in questi giorni.

«Delocalizzate la produzione»

FALCONARA — «Ci meraviglia che l'Api si intestardisca, anche contro ogni evidenza, a voler proseguire sulla via della raffinazione». E' quanto sostiene il Circolo di An di Falconara che sottolinea come «non esistono più i presupposti di compatibilità ambientale e prima o poi lo stop dovrà avvenire forzosamente per legge. Quanto sarebbe meglio se l'Api approfittasse dei pochi anni di concessione rimasti per diminuire e, comunque, delocalizzare la produzione attuale, riconvertendo contemporaneamente l'area a un tipo di sviluppo sostenibile in cui potrebbe e dovrebbe trovare spazio anche una centrale elettrica pulita». «Alleanza nazionale — sottolineano — nonostante qualcuno stia tentando di minimizzare i pericoli esistenti, denuncia, quindi, ancora una volta la situazione sempre più pesante che la popolazione è costretta a sopportare, solidarizza con il comitato di quartiere e ribadisce che non lascerà nulla di intentato per arrivare a una soluzione positiva del caso ricorrendo agli organi competenti».

Forza Italia sconfessa le dichiarazioni di Cesaroni

FALCONARA — E' rottura tra il consigliere regionale di Forza Italia, Enrico Cesaroni, e gli «azzurri» falconaresi. Tutti, dal gruppo consiliare alla direzione comunale, sottolineano come «Cesaroni in merito al convegno 'Rapporto ambiente e sicurezza' organizzato dall'Api, ha parlato a titolo personale e non certo in conformità alle aspettative del partito, il cui capogruppo in commissione ambiente alla Camera, Maurizio Lupi, ha di recente permesso l'approvazione di un emendamento che ha inserito Falconara fra le città di interesse nazionale per quanto riguarda la bonifica e l'alto rischio ambientale. Forza Italia di Falconara non condivide molte delle affermazioni di Cesaroni. In particolare, pur rimettendoci ai giudizi della magistratura, riteniamo che la raffineria non appare compatibile con il territorio circostante e, pur se l'azienda fa tutto il possibile per la tutela dei dipendenti e dell'ambiente, non può garantire tutto questo in termini assoluti ed è necessario prevedere una cessazione dell'attività. Ovviamente con l'intervento finanziario pubblico che consenta la salvaguardia dei diritti economici dell'azienda, una riconversione e una bonifica dell'area e la salvaguardia dei livelli occupazionali anche attraverso la riqualificazione dei dipendenti».

 
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