LETTERA

 

Destinatario :

Direttore Resto del Carlino

Oggetto : il "gioiello" api
Data : 13 Luglio 2002
 

Il servizio, anzi, la pagina dedicata alla raffineria API sulla cronaca locale de “il Resto del Carlino” di martedì 2 luglio 2002 ci fa rimanere attoniti.

Lo smoderato elogio, quasi un’apoteosi, della grande industria petrolifera è sintomatico dell’ormai diffusa scarsa considerazione per i cittadini, visti esclusivamente come “animali socialmente utili agli interessi del potere economico” in qualità di consumatori di prodotti senza soluzione di continuità, come quelli di allevamento!

La beatificazione dell’azienda petrolifera che viene sbattuta in faccia ai lettori, è il chiaro segno che l’eventuale rinnovo della concessione non può e non deve essere lasciato solo alla esclusiva decisione dei politici-burocrati, che avrebbero il dovere di cercare nuove soluzioni le quali non penalizzino, giustamente, l’imprenditoria, ma che nemmeno massacrino la vita dei cittadini e residenti, molti dei quali, si vuol ricordare e sottolineare per l’ennesima volta, abitano nei quartieri limitrofi da ben prima che l’API diventasse l’inquietante presenza che è ora. Occorre trovare anche il pubblico consenso, reperire e divulgare informazioni “scientifiche” che rassicurino i cittadini.

Ma, per esempio, in merito al traffico dei camion: l’articolista non è né scientificamente né aritmeticamente nel giusto, secondo noi. Egli lascia intendere che andrebbe ad aumentare se la raffineria fosse dismessa poiché le Marche dovrebbero reperire da fuori regione il proprio fabbisogno di idrocarburi. Ma poiché lo stesso giornalista dichiara poi che la raffineria rifornisce “ il 100% del mercato dei prodotti petroliferi delle Marche e dell'Umbria orientale e possiede un bacino di utenza esteso ad Abruzzo, Basilicata, nord della Puglia ed a parte dell’Emilia Romagna e del Veneto” allora vuol dire che (usando lo stesso “pensiero aritmetico” citato nell’articolo) adesso Falconara “si respira” gli scarichi inquinanti sia della produzione della raffineria e della centrale ICGC, sia di tutto il traffico delle autocisterne destinate a 7 (sette) regioni. E’ facile rilevare che senza la raffineria non ci sarebbe l’intenso traffico che ora subiamo e nemmeno le emissioni delle numerose ciminiere degli impianti!

Chi volesse perseguire lo scopo di veicolare verso l’opinione pubblica informazioni “mirate” per accaparrarsene il consenso, dimentica che i cittadini sono anche persone che vivono ed abitano in questa città (molti di loro da più di 50 anni); persone che respirano (e respirano i fumi delle ciminiere, che bruciano alla gola e che arrivano fino nelle vie di Falconara centro ed alta, come testimoniano le numerosissime segnalazioni che provengono da quelle vie); sono persone che vanno al mare (e vedono l’acqua che non è sicuramente quella dei “bagni della salute” di storica memoria.

La raffineria non è più quel grande bacino di lavoro che si vuol continuare a fare credere ai cittadini. E quelli che ancora lo credono, si potrebbero ricredere se fossero a conoscenza delle reali possibilità di riconversione economico-strutturale che esistono, e che sono già state applicate in altri siti anche italiani anche della nostra Regione.Ed a tale proposito, lo “Studio di fattibilità”, prima, ed il “Progetto di riconversione”, poi, per la “S.G.L. Carbon” di Ascoli Piceno è stato concretizzato proprio dalla Regione Marche nell’ambito dell’Area ad Alto Rischio di Crisi Ambientale nel quale la fabbrica era inserita! Perché la Regione Marche non ha fatto la stessa cosa per il comprensorio API facente parte dell’A.A.R.C.A.?

In questo contesto la Regione Marche dovrebbe spiegare per quale motivo non ha ancora redatto il P.E.R. consentendo, in questo vuoto di programmazione la concentrazione di 3 (tre) centrali elettriche in una ristretta area di appena una decina di chilometri (Falconara – Camerata Picena – Monsano).

Siamo proprio in una botte di ferro, anzi, di petrolio!

Di fronte alla singolare luna di miele tra Regione Marche, Comune di Falconara, Provincia di Ancona e Società API, tocca ancora ai COMITATI cittadini confutare la tranquillizzante fiabesca immagine che l’arguto Sig. Giorgio Guidelli ha creato nell’articolo di stampa di cui trattasi e ricordare la realtà.

La centrale IGCC dell’Api, che è entrata in produzione alla fine di Febbraio 2001, non appare proprio un “gioiello come l’articolista dichiara:

- 13 Novembre 2001: incidente di 2° categoria, rottura linea di adduzione ossigeno a reattore di massificazione R8001/2; danneggiamento con parziale fusione del corpo della valvola di intercettazione. Ustioni gravi al viso, alle mani ed alla gamba sinistra di un operaio. La magistratura pone sotto sequestro il gassificatore coinvolto e l’impianto gemello. Il Comitato Tecnico Regionale di Prevenzione Incendi, di fronte alle ipotesi incidentali sostenute dai dirigenti dell’Api, il 20 Dicembre 2001 scrive: “…permangono perplessità determinate dall’esame degli effetti, ad una prima osservazione non congrui”.

- 7 Febbraio 2002: incidente causato da una perdita di syngas all’uscita del gassificatore n° 2. Implosione della parte superiore del serbatoio Tk 8110 contenente acqua di raffreddamento del gassificatore. Il Comando Provinciale dei VV.F. scrive: “Risulta necessario, a cura della Soc. Api, provvedere ad una verifica dell’impianto ed una ricerca delle cause che hanno determinato le criticità”.

- 31 segnalazioni (quelle documentate) a tutte le Autorità provenienti da varie zone della Città, anche distanti fino a 3 Km dall’impianto, per shock acustici e forti rumori provocati da blocchi d’impianto, alcuni dei quali con manifestazioni allarmanti.

Esposto alla Magistratura di cittadini residenti nei quartieri Falconara Centro, Falconara Alta, Villanova e Fiumesino, contro la Soc. Api S.p.A., TPL S.p.A. Roma, Proteo Srl Roma; ICARO Srl Cortona, ARTHUR D. LITTLE di Cambridge (Società internazionale di auditing) e Ministero dell’Ambiente, per non aver valutato l’impatto acustico della “torcia” della centrale IGCC.

Tutto ciò premesso, quindi, le poetiche e colorite immagini rappresentate dall’autore dell’articolo e che evocano, un paesaggio “Disneyano” provocano in noi una incontenibile accalorata reazione spontanea ed anche piena di amarezza e di risentimento.

Prima quella del “muso dell’Eurostar” che, personificato, “s’infila in una cittadella metallica” ed “annusa l’odore del petrolio raffinato” e di questo odore sembra bearsi come di un profumo “griffato” di alta qualità. Poi quella di “un bimbo del nord” (perché mai del nord, poi !?) che di fronte alle strutture degli impianti della raffineria “squadra incuriosito quella che pare una stazione spaziale. Quella di Goldrake” e da essa, si sottintende, rimane affascinato.

Noi, al contrario dell’autore dell’articolo – perché noi SIAMO COSTRETTI A VIVERE A FIANCO DELLA RAFFINERIA, PROPRIO A FIANCO, e Lui NO! e nemmeno quel “bimbo del nord” – siamo strettamente legati alla realtà. Li sentiamo realmente gli odori di zolfo e di catrame bruciato; li sentiamo effettivamente i rumori, i sibili, i boati; li vediamo concretamente i fumi ed i vapori che escono dal “dedalo di tubi e condotte turrito di ciminiere, cisterne e serbatoi” e che sovrastano spesso i nostri cieli. Li sentiamo e li vediamo quotidianamente; ED ANCHE DI NOTTE! E NON GODIAMO AFFATTO! DI LORO. Anzi essi disturbano assai la nostra vita, la nostra tranquillità, la nostra quiete diurna e soprattutto notturna, la nostra serenità, il nostro equilibrio psicologico. E perfino provocano, a noi ed ai nostri “bimbi”, - che non sono del “nord” -, effetti seriamente NOCIVI ALLA SALUTE !!!!

E tutto ciò non ci suggerisce le immagini idilliache e deliziose prodotto della fantasia dell’autore dell’articolo, ma, al contrario, ci sollecita alla memoria quanto accaduto oltre 50 (cinquanta) anni fa, quando gli impianti dell’Api si sono installati al posto di un intero paese, affacciato sul mare, di circa 600/700 abitanti, asservendo il loro territorio, cancellando cortili e strade e spiaggia, dilagando in ogni direzione, interrando ettari di mare e di fiume; l’API non è “dio”, che esiste da sempre. E poi riprendendo, dall’articolo in questione, l’immagine del “… cavallo nero un «Furia» icona dell'Api raffineria di Ancona Spa, simbolo delle Marche che marciano e producono, stemma dell'energia e della risorsa petrolifera” per noi cittadini - che viviamo e soprattutto subiamo quelle politiche certamente non di salvaguardia del territorio – quel “cavallo nero” ci ricorda un simbolo di biblica memoria!

Allora, al “rosario” snocciolato dal Sig. Giorgio Guidelli si aggiunga anche questa litania: si tolga la città, si lasci libero corso all’API, alla sua raffineria, alla sua centrale, al consolidamento ed allo sviluppo delle sue attività perché, nonostante quello che ci raccontano o che vorrebbero farci credere, una industria simile non può convivere con l’area urbana, con migliaia di persone, sulla pelle di un cospicuo numero di cittadini che subiscono danni MATERIALI, ECONOMICI, MORALI, SOCIALI, FISICI, E PSICOLOGICI.

COMITATO CITTADINO “25 AGOSTO”

COMITATO DEL QUARTIERE VILLANOVA

COMITATO DEL QUARTIERE FIUMESINO

 
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