Il
servizio, anzi, la pagina dedicata alla raffineria API sulla cronaca
locale de “il Resto del Carlino” di martedì 2 luglio 2002 ci fa rimanere
attoniti.
Lo
smoderato elogio, quasi un’apoteosi, della grande industria petrolifera
è sintomatico dell’ormai diffusa scarsa considerazione per i cittadini,
visti esclusivamente come “animali socialmente utili agli interessi
del potere economico” in qualità di consumatori di prodotti senza
soluzione di continuità, come quelli di allevamento!
La
beatificazione dell’azienda petrolifera che viene sbattuta in faccia ai
lettori, è il chiaro segno che l’eventuale rinnovo della concessione non
può e non deve essere lasciato solo alla esclusiva decisione dei
politici-burocrati, che avrebbero il dovere di cercare nuove soluzioni
le quali non penalizzino, giustamente, l’imprenditoria, ma che
nemmeno massacrino la vita dei cittadini e residenti, molti dei
quali, si vuol ricordare e sottolineare per l’ennesima volta, abitano
nei quartieri limitrofi da ben prima che l’API diventasse
l’inquietante presenza che è ora. Occorre trovare anche il pubblico
consenso, reperire e divulgare informazioni “scientifiche” che
rassicurino i cittadini.
Ma, per
esempio, in merito al traffico dei camion: l’articolista non è né
scientificamente né aritmeticamente nel giusto, secondo noi. Egli lascia
intendere che andrebbe ad aumentare se la raffineria fosse dismessa
poiché le Marche dovrebbero reperire da fuori regione il proprio
fabbisogno di idrocarburi. Ma poiché lo stesso giornalista dichiara poi
che la raffineria rifornisce “ il 100% del mercato dei prodotti
petroliferi delle Marche e dell'Umbria orientale e possiede un bacino di
utenza esteso ad Abruzzo, Basilicata, nord della Puglia ed a parte
dell’Emilia Romagna e del Veneto” allora vuol dire che (usando lo stesso
“pensiero aritmetico” citato nell’articolo) adesso Falconara
“si respira” gli scarichi inquinanti sia della produzione della
raffineria e della centrale ICGC, sia di tutto il traffico delle
autocisterne destinate a 7 (sette) regioni. E’ facile rilevare che
senza la raffineria non ci sarebbe l’intenso traffico che ora subiamo e
nemmeno le emissioni delle numerose ciminiere degli impianti!
Chi
volesse perseguire lo scopo di veicolare verso l’opinione pubblica
informazioni “mirate” per accaparrarsene il consenso, dimentica che i
cittadini sono anche persone che vivono ed abitano in questa
città (molti di loro da più di 50 anni); persone che respirano (e
respirano i fumi delle ciminiere, che bruciano alla gola e che arrivano
fino nelle vie di Falconara centro ed alta, come testimoniano le
numerosissime segnalazioni che provengono da quelle vie); sono
persone che vanno al mare (e vedono l’acqua che non è sicuramente
quella dei “bagni della salute” di storica memoria.
La
raffineria non è più quel grande bacino di lavoro che si vuol continuare
a fare credere ai cittadini. E quelli che ancora lo credono, si
potrebbero ricredere se fossero a conoscenza delle reali possibilità di
riconversione economico-strutturale che esistono, e che sono già state
applicate in altri siti anche italiani anche della nostra Regione.Ed a
tale proposito, lo “Studio di fattibilità”, prima, ed il “Progetto di
riconversione”, poi, per la “S.G.L. Carbon” di Ascoli Piceno è stato
concretizzato proprio dalla Regione Marche nell’ambito dell’Area ad Alto
Rischio di Crisi Ambientale nel quale la fabbrica era inserita!
Perché la Regione Marche non ha fatto la stessa cosa per il comprensorio
API facente parte dell’A.A.R.C.A.?
In questo
contesto la Regione Marche dovrebbe spiegare per quale motivo non ha
ancora redatto il P.E.R. consentendo, in questo vuoto di programmazione
la concentrazione di 3 (tre) centrali elettriche in una ristretta area
di appena una decina di chilometri (Falconara – Camerata Picena –
Monsano).
Siamo
proprio in una botte di ferro, anzi, di petrolio!
Di fronte
alla singolare luna di miele tra Regione Marche, Comune di Falconara,
Provincia di Ancona e Società API, tocca ancora ai COMITATI cittadini
confutare la tranquillizzante fiabesca immagine che l’arguto Sig.
Giorgio Guidelli ha creato nell’articolo di stampa di cui trattasi e
ricordare la realtà.
La
centrale IGCC dell’Api, che è entrata in produzione alla fine di
Febbraio 2001, non appare proprio un “gioiello come l’articolista
dichiara:
- 13 Novembre 2001: incidente di 2°
categoria, rottura linea di adduzione ossigeno a reattore di
massificazione R8001/2; danneggiamento con parziale fusione del corpo
della valvola di intercettazione. Ustioni gravi al viso, alle mani ed
alla gamba sinistra di un operaio. La magistratura pone sotto sequestro
il gassificatore coinvolto e l’impianto gemello. Il Comitato Tecnico
Regionale di Prevenzione Incendi, di fronte alle ipotesi incidentali
sostenute dai dirigenti dell’Api, il 20 Dicembre 2001 scrive: “…permangono
perplessità determinate dall’esame degli effetti, ad una prima
osservazione non congrui”.
- 7 Febbraio 2002: incidente causato
da una perdita di syngas all’uscita del gassificatore n° 2. Implosione
della parte superiore del serbatoio Tk 8110 contenente acqua di
raffreddamento del gassificatore. Il Comando Provinciale dei VV.F.
scrive: “Risulta necessario, a cura della Soc. Api, provvedere ad una
verifica dell’impianto ed una ricerca delle cause che hanno determinato
le criticità”.
- 31 segnalazioni (quelle
documentate) a tutte le Autorità provenienti da varie zone della Città,
anche distanti fino a 3 Km dall’impianto, per shock acustici e forti
rumori provocati da blocchi d’impianto, alcuni dei quali con
manifestazioni allarmanti.
Esposto alla Magistratura di
cittadini residenti nei quartieri Falconara Centro, Falconara Alta,
Villanova e Fiumesino, contro la Soc. Api S.p.A., TPL S.p.A. Roma,
Proteo Srl Roma; ICARO Srl Cortona, ARTHUR D. LITTLE di Cambridge
(Società internazionale di auditing) e Ministero dell’Ambiente, per non
aver valutato l’impatto acustico della “torcia” della centrale IGCC.
Tutto ciò
premesso, quindi, le poetiche e colorite immagini rappresentate
dall’autore dell’articolo e che evocano, un paesaggio “Disneyano”
provocano in noi una incontenibile accalorata reazione spontanea ed
anche piena di amarezza e di risentimento.
Prima
quella del “muso dell’Eurostar” che, personificato, “s’infila in una
cittadella metallica” ed “annusa l’odore del petrolio raffinato” e di
questo odore sembra bearsi come di un profumo “griffato” di alta
qualità. Poi quella di “un bimbo del nord” (perché mai del nord, poi !?)
che di fronte alle strutture degli impianti della raffineria “squadra
incuriosito quella che pare una stazione spaziale. Quella di Goldrake” e
da essa, si sottintende, rimane affascinato.
Noi, al
contrario dell’autore dell’articolo – perché noi SIAMO COSTRETTI A
VIVERE A FIANCO DELLA RAFFINERIA, PROPRIO A FIANCO, e Lui NO! e
nemmeno quel “bimbo del nord” – siamo strettamente legati alla realtà.
Li sentiamo realmente gli odori di zolfo e di catrame bruciato; li
sentiamo effettivamente i rumori, i sibili, i boati; li vediamo
concretamente i fumi ed i vapori che escono dal “dedalo di tubi e
condotte turrito di ciminiere, cisterne e serbatoi” e che sovrastano
spesso i nostri cieli. Li sentiamo e li vediamo quotidianamente; ED
ANCHE DI NOTTE! E NON GODIAMO AFFATTO! DI LORO. Anzi essi
disturbano assai la nostra vita, la nostra tranquillità, la nostra
quiete diurna e soprattutto notturna, la nostra serenità, il nostro
equilibrio psicologico. E perfino provocano, a noi ed ai nostri “bimbi”,
- che non sono del “nord” -, effetti seriamente NOCIVI ALLA SALUTE !!!!
E tutto
ciò non ci suggerisce le immagini idilliache e deliziose prodotto della
fantasia dell’autore dell’articolo, ma, al contrario, ci sollecita alla
memoria quanto accaduto oltre 50 (cinquanta) anni fa, quando gli
impianti dell’Api si sono installati al posto di un intero paese,
affacciato sul mare, di circa 600/700 abitanti, asservendo il loro
territorio, cancellando cortili e strade e spiaggia, dilagando in ogni
direzione, interrando ettari di mare e di fiume; l’API non è “dio”, che
esiste da sempre. E poi riprendendo, dall’articolo in questione,
l’immagine del “… cavallo nero un «Furia» icona dell'Api raffineria di
Ancona Spa, simbolo delle Marche che marciano e producono, stemma
dell'energia e della risorsa petrolifera” per noi cittadini - che
viviamo e soprattutto subiamo quelle politiche certamente non di
salvaguardia del territorio – quel “cavallo nero” ci ricorda un simbolo
di biblica memoria!
Allora, al
“rosario” snocciolato dal Sig. Giorgio Guidelli si aggiunga anche questa
litania: si tolga la città, si lasci libero corso all’API, alla sua
raffineria, alla sua centrale, al consolidamento ed allo sviluppo delle
sue attività perché, nonostante quello che ci raccontano o che
vorrebbero farci credere, una industria simile non può convivere con
l’area urbana, con migliaia di persone, sulla pelle di un cospicuo
numero di cittadini che subiscono danni MATERIALI, ECONOMICI,
MORALI, SOCIALI, FISICI, E PSICOLOGICI.
COMITATO CITTADINO “25 AGOSTO”
COMITATO DEL QUARTIERE VILLANOVA
COMITATO DEL QUARTIERE FIUMESINO
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