Federazione Verdi Marche
Consiglio
Federale delle Marche
I VERDI DELLE MARCHE DICHIARANO
LA LORO SFIDUCIA ALLA GIUNTA REGIONALE
E DECIDONO DI USCIRE DALLA MAGGIORANZA
DOPO RINNOVO DELLA CONCESSIONE
ALLA RAFFINERIA API DI FALCONARA MARITTIMA
I Verdi delle Marche si sono, da sempre,
impegnati nel denunciare e dimostrare quanto la Raffineria API sia
dannosa per la salute dei cittadini, per la tutela dell’ambiente e per
l’economia di quell’area tant’è che una delle ragioni fondanti la
nascita del movimento politico ambientalista nelle Marche è stata
proprio l’esigenza di porre la questione dell’incompatibilità dell’API
con il territorio e di un nuovo modello di sviluppo dello stesso in
considerazione proprio della subalternità dimostrata da tutte le forze
politiche allora esistenti nei confronti di quell’azienda.
Secondo i Verdi delle Marche era
improcrastinabile fissare definitivamente l’incompatibilità della
Raffineria API con il territorio circostante prevedendo il non rinnovo
della concessione la cui scadenza è fissata al 2008: nella prospettiva
di voler concretamente programmare uno sviluppo compatibile, reale e
duraturo, di Falconara Marittima e di tutta la bassa Vallesina, per non
compromettere ulteriormente la salute e la sicurezza dei cittadini di
quell’area, assoggettata, da più di 50 anni, allo sviluppo incontrollato
della raffineria API,
In particolare, dalla fine degli anni
Novanta ad oggi, anche a seguito dell’azione del movimento politico dei
Verdi, delle associazioni ambientaliste e dei comitati dei cittadini di
Falconara è cresciuta la consapevolezza dell’incompatibilità dell’Api
con il territorio e la necessità e l’urgenza di realizzare un diverso
modello di sviluppo.
Dopo diversi incidenti, più o meno gravi, e
la tragica morte, nel 1999, di due operai, anche le altre forze
politiche, a diversi livelli, hanno iniziato ad assumere nuove posizioni
più problematiche o di aperta contrarietà alla permanenza dello
stabilimento API.
Sempre dal 1999, tutte le amministrazioni
coinvolte, Comune di Falconara Marittima, Provincia di Ancona, Regione
Marche, ciascuna per le proprie competenze, si sono espresse sulla
incompatibilità con il territorio dell’impianto, prevedendo una
riconversione dell’area occupata dal petrolchimico API assieme al
mantenimento dei livelli occupazionali.
Secondo i Verdi, il primo passo verso questi
obbiettivi erano inevitabilmente la dismissione della Raffineria
conseguita attraverso il non rinnovo della concessione in scadenza per
il 2008.
Il Comune di Falconara Marittima ha già
espresso il proprio parere contrario al rinnovo della concessione
all’API e con l’approvazione del nuovo PRG, sta pianificando un futuro
senza API.
La Provincia di Ancona, nel suo Piano
Territoriale di Coordinamento, ha sancito, oltre all’incompatibilità
dell’API con il territorio, la necessità di una riconversione dell’area,
da conseguirsi attraverso una concertazione con il Comune di Falconara e
la Regione Marche.
La piattaforma programmatica del
centrosinistra, che ha vinto le elezioni regionali nel 2000 e ha eletto
su quel programma di governo Vito D’Ambrosio Presidente della Giunta
Regionale, dichiara l’incompatibilità della raffineria con il territorio
e prevede la riconversione di quell’area con la garanzia del
mantenimento dei livelli occupazionali.
La Regione Marche, con colpevole ritardo,
solo in questi ultimi mesi ha avviato, attraverso un incarico alla SVIM
Sviluppo Marche, uno studio socioeconomico e urbanistico su quell’area
con una prima analisi valutativa del quadro economico, del risanamento,
della praticabilità della riconversione e eventualmente un nuovo
progetto di sviluppo. E’ stata pure avviata una ricerca epidemiologica.
Senza attendere il risultato delle ricerche,
la Regione Marche, nell’ambito delle proprie competenze, ha deciso il
rinnovo fino al 2020 della concessione alla raffineria API con
prescrizioni e un protocollo d’intesa tra le istituzioni locali e
l’azienda.
Secondo i Verdi delle Marche gran parte
delle prescrizioni ricalcano sostanzialmente il contenuto di normative
preesistenti, i contenuti del protocollo d’intesa sono blandi e poco
stringenti sugli impegni che la raffineria dovrà assumersi, a fronte di
ciò non esiste un sistema sanzionatorio che imponga il rispetto degli
accordi che oggi si vanno a sottoscrivere.
Nel quadro del rinnovo della concessione
alla raffineria non sono assolutamente indicati i tempi della
dismissione, della bonifica , della riconversione dell’area e degli
sviluppi occupazionali.
Il sito viene inoltre individuato come polo
energetico ambientalmente avanzato che anche in futuro ospiterà impianti
industriali per la produzione di energia compromettendo le possibilità
future di riconversione del territorio verso vocazioni eco-compatibili
come terziario avanzato, sviluppo area aeroportuale, porto e turismo.
Dal confronto politico tra le forze di
maggioranza, i Verdi, non hanno riscontrato elementi e passi
significativi verso una soluzione sostenibile della questione, perciò
i Verdi delle Marche,
alla luce del percorso
politico istituzionale, da noi fortemente ricercato, relativo al rinnovo
della concessione della raffineria Api di Falconara,
a seguito delle
decisioni prese dalla Giunta Regionale supportate, peraltro, dagli altri
partiti del centrosinistra
denunciano:
l’assoluta chiusura
politica del Presidente e della Giunta che non hanno voluto accogliere
nessuna delle istanze politiche dei Verdi così riassumibili:
-
no la rinnovo
della concessione all’API dopo il 2008, avvio del processo di
dismissione/bonifica/riconversione/occupazione;
-
in subordine,
rinvio del rinnovo della concessione al momento della conoscenza dei
risultati degli studi, da poco commissionati dalla regione, per un
importo di 258.000 €, 1) studio epidemiologico, 2) studi sugli scenari
di riconversione (sono pronti i risultati delle parti preliminari), 3)
Piano Energetico Regionale.
-
in ultima ipotesi di
mediazione, un percorso di dismissione programmata con date certe,
legate al protocollo d’intesa, al rispetto delle prescrizioni e delle
leggi sulla sicurezza.
A fronte di questa
nostra disponibilità al dialogo ed al confronto politico, come Verdi
delle Marche abbiamo riscontrato una completa chiusura che smentisce
quanto scritto nel programma politico della maggioranza sulla
incompatibilità della raffineria Api con il territorio.
Un Presidente e una
Giunta che non rispettano il programma, gli accordi e gli impegni con i
partiti e con gli elettori che li hanno sostenuti, non meritano più la
fiducia dei Verdi e degli elettori.
I Verdi delle Marche
denunciano la mancanza di una strategia politica e un progetto di
governo e di sviluppo del territorio ecocompatibile e ribadiscono che
scelte di questo tipo non potranno mai essere la politica vincente
dell’Ulivo, né tanto meno di tutto il centro sinistra.
Fin dall' inizio della
legislatura, nonostante abbiano contribuito al successo della coalizione
di centro sinistra, i Verdi sono stati esclusi dalla partecipazione alla
giunta regionale.
Durante il recente
rimpasto di metà mandato si è persa una occasione politica per ridare
unità e slancio alla azione di governo: si è preferita la semplice
redistribuzione di deleghe all’interno dell’asse DS/Margherita/Rifondazione.
Proprio a seguito di
questa vicenda esponenti della giunta e lo stesso presidente D' Ambrosio
hanno dichiarato che le istanze politiche dei Verdi sarebbero state
comunque garantite attraverso i programmi e la loro attuazione.
A distanza di quasi un
anno nulla di tutto questo e' stato realizzato in modo sufficiente ed
adeguato.
Al contrario si deve
registrare un comportamento della giunta ripetutamente inaffidabile e
inadeguato, con chiusura anche nei riguardi di soggetti sociali
rilevanti come il sindacato. L' operato della giunta ha creato un solco
ed un'insoddisfazione diffusa nella regione, anche per incapacità di
ascoltare e saper rappresentare la pluralità dei soggetti che hanno
concorso a vario titolo alla riconferma del centro sinistra per la
seconda volta al governo delle Marche.
Sulla sanità si è
alimentato uno scontro senza precedenti con sindacato, cittadini e
operatori. Sull'agricoltura, anziché una vera politica di sviluppo, è
stata attuata una distribuzione mirata dei fondi, che ha come principale
effetto il diffuso malcontento degli operatori del settore.
Sull’ambiente, le forti
istanze dei Verdi, e del mondo ambientalista, non hanno trovato
traduzione in atti significativi a dimostrazione della marginalità a cui
si è voluto relegare questo tema, pure di appannaggio del centro
sinistra.
Con la legge
urbanistica regionale, la numero 19, si è riaperta la cementificazione
incontrollata ed un disorganico governo del territorio.
Sull’energia, pur
avendo le Marche potenzialità tecniche ed ambientali per lo sviluppo di
energia rinnovabile, queste sono rimaste nel cassetto e oggi, anche con
l’alibi del deficit elettrico, si assecondano tutte le esigenze della
raffineria Api di Falconara e del suo impianto di energia elettrica.
Siamo consapevoli
dello spessore e del peso che una rottura politica di questo tipo
comporta all’interno dell’Ulivo e del Centro Sinistra, così come siamo
consapevoli che l’azione del governo D’Ambrosio ha perso di incisività e
di credibilità.
I Verdi continueranno
la loro azione politica affinchè nel centrosinistra non prevalgano
vecchie logiche tardo industrialiste, ambientalmente incompatibili,
miopi nei contenuti e senza prospettive, così come sta avvenendo a
livello globale per il comparto petrolchimico.
I Verdi delle Marche
si attiveranno per individuare alleanze, strategie e candidati capaci di
far di nuovo vincere il centro sinistra con programmi chiari e candidati
credibili, per porre finalmente lo sviluppo ecocompatibile al centro
dell’azione di governo.
Falconara, 28 giugno 2003
Approvato all’unanimità |