Il Falco Rosso  (Maggio 2003)

 

 CONSIGLIO REGIONALE MARCHE
Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista

 

API ... "CHE FARE"

Gli ultimi 50 anni di storia della città di Falconara s'intrecciano con la nascita e lo sviluppo sul proprio territorio di un'azienda quale è la Raffineria API. Ogni amministratore di questa città ha dovuto misurarsi con le problematiche derivanti da tale insediamento che se da un lato ha rappresentato e rappresenta lavoro e benessere per centinaia di famiglie, per converso ha senz'altro obbligato un certo tipo di sviluppo industriale negando di fatto un'evidente vocazione turistica della città alla pari delle altre cittadine costiere della fascia adriatica. Purtroppo nel tempo nulla si è fatto perché tale ingombrante presenza potesse subire una battuta d'arresto, una pur minima inversione di tendenza che indicasse un percorso altro da quello sin qui conosciuto. Al contrario, alla fine degli anni '80 è l'azienda a porre una pesante ipoteca sul proprio futuro e su quello del territorio che la ospita attraverso la presentazione del progetto denominato "SicurezzaEnergia-Ambiente ", aprendo la strada alla realizzazione della Centrale Termoelettrica (IGCC). Il Consiglio Comunale di Falconara M.ma venne così chiamato a votare quello che era urbanisticamente un atto dovuto e cioè la compatibilità urbanistica di quell'area, prevista nel P.R.G. allora vigente quale area destinata ad ospitare "industrie ad alto rischio ". Il gruppo consiliare del P.C.I. subì quello stato di cose ma su tale vicenda iniziò un percorso che lo portò ad incontrare l'allora Ministro dell'Ambiente On. Giorgio Ruffolo, onde mettere in campo tutte le contromisure nei confronti di una situazione amministrativa che giudicavamo pericolosa per la città e per il suo futuro sviluppo; ero allora un giovane amministratore, della delegazione che incontrò il ministro facevo parte anch'io, tutto intorno un "fragoroso silenzio". Nel 1994 il Consiglio Comunale si esprime sul progetto IGCC (Centrale Termoelettrica), il PCI purtroppo non c'è più e si vede: tutti d'accordo, un solo voto contrario di Rifondazione Comunista, il voto del sottoscritto. E' del 1996 la convenzione tra l'Amministrazione Comunale e la Raffineria che impegna quest'ultima ad alcune realizzazioni immobiliari di competenza comunale, legittimando di fatto un piano d'investimenti per circa 1800 mld e la sua presenza per gli anni a venire; ancora una volta il solo rappresentante di Rifondazione Comunista vota negativamente. Il 25 Agosto 1999 la città si sveglia di colpo a fronte di uno degli incidenti più gravi occorsi alla raffineria stessa, due operai purtroppo rimangono vittime, l'inevitabile indignazione ripropone nel modo più controverso il problema della presenza di un'industria ad altissimo rischio nel cuore di una città. I Consigli Comunale, Provinciale e Regionale adottano atti fotocopia che definiscono incompatibile l'Azienda con la città. Nel Marzo 2000 con delibera n. 305 il Consiglio Regionale dichiara "Area ad alto rischio ambientale" quella circostante la Raffineria, senza sapere peraltro in quel momento che la concessione stessa è già stata rinnovata all'azienda dal Ministero dell'Industria per altri 20 anni, senza vincolo alcuno (quell'atto sarà impugnato da Comune e Regione di fronte al T.A.R. Marche e annullato con sentenza 1132/2000 poi confermata dal Consiglio di Stato). Nell'Aprile 2000 si va al rinnovo del Consiglio Regionale e la coalizione vincente di cui Rifondazione Comunista fa parte, inserisce nel suo programma in merito alla questione API, l'approntamento di uno studio che verifichi i la possibilità di una dismissione e/o di una sua riconversione salvaguardando contestualmente innanzitutto i livelli occupazionali. Sin qui la storia, forse lunga e noiosa ma - puntuale e in eludibile se si vuol comprendere la coerenza e della nostra posizione. Altrettanto puntualmente occorre ribadire la posizione che in qualità di Assessore Regionale all'Ambiente sostengo:

  1. La presenza della Raffineria API nel cuore della città di i Falconara è e rimane un'anomalia che strategicamente (medio-lungo periodo) va superata, sulla base di studi, progetti e programmi che dimostrino la possibilità di una riconversione eco-compatibile, tutelando innanzitutto i livelli occupazionali, condizione questa attualmente non percorribile in assenza di un qualsiasi studio specifico (non potendo peraltro evitare di confrontarsi con le questioni legate all'approvvigionamento energetico, in considerazione del fatto che la centrale termoelettrica copre il fabbisogno regionale di energia elettrica per circa il 30% oltre alla lavorazione di prodotti petroliferi che soddisfano l'intera richiesta regionale oltre la gran parte delle regioni limitrofe);

  2. L'eventuale rinnovo della concessione dovrà avvenire sulla base di prescrizioni severe, in osservanza di tutte quelle già previste dal CTR (Comitato Tecnico Regionale) e nel solco delle indicazioni fornite dal CTU (Comitato Tecnico d'Ufficio) del TAR Marche e quindi in sintesi:

    • Messa in sicurezza interna ed esterna dell'impianto;

    • Bonifica del sito prevedendo una concessione verificabile per step di 4/5 anni, attestante i livelli di bonifica raggiunti, nella certezza che qualsivoglia progetto di riconversione non possa prescindere da tale fondamentale intervento;

    • Controllo preventivo e repressivo di tutte le emissioni in acqua, aria e suolo;

    • Compressione urbanistica e quindi limite allo sviluppo dell'Azienda, in controtendenza con quanto sin qui avvenuto, integrando il deposito nazionale nel recinto della Raffineria, con conseguente riduzione dei volumi di stoccaggio, mediante eliminazione dei serbatoi di benzina prossimi alla recinzione, razionalizzando il sistema d'intervento antincendio e il controllo del deposito in un unico sistema adeguato agli standard della raffineria;

    • Ammodernamento degli impianti di protezione del pontile, con sistemi a tecnologia avanzata, in analogia a quanto già fatto per l'isola sita a circa 4 km. dalla costa;

    • Impermeabilizzazione dei vecchi tratti della rete fognaria;

    • Completamento della pavimentazione nelle aree di processo;

    • Potenziamento dei sistemi di recupero del surnatante in falda;

    • Sostituzione del vecchio impianto di desolforazione del gasolio con impianto di nuova generazione;

    • Programma di sviluppo di protezione antincendio, con rete centralizzata di distribuzione dello schiumogeno ai vari impianti fissi;

    • Dotazione di un nuovo mezzo antincendio ai vigili del fuoco aziendali;

    • Installazione di un sistema di recupero dei vapori al carico bitumi;

    • Graduale riduzione dei prelievi di acqua dolce;

    • Controllo sistematico sulle navi petroliere in transito e all'attracco, per garantire che queste siano rispettose degli standard di sicurezza più aggiornati.

  3. L'Azienda dovrà azzerare il contenzioso in essere a partire dall'impugnativa alla deliberazione 305/2000 (dichiarazione d'area ad alto rischio ambientale), la cui percorribilità consentirà di attingere ai fondi previsti nella Legge Finanziaria dello Stato, indispensabili alla concretizzazione di un credibile Piano di Risanamento Ambientale. Tale percorso va necessariamente accelerato, onde evitare il rischio concreto che il Governo Nazionale avochi a se autorizzazioni di tale natura come già avvenuto per le Autorizzazioni Ambientali Integrate (IPCC) attraverso l'art. 77 della Finanziaria 2003. Mi preme ricordare che se tale percorso è oggi possibile lo si deve innanzitutto al lavoro che il sottoscritto ha sin qui svolto, a pochi mesi dalla sua nomina assessorile (21 Novembre 2002), sulla base di atti deliberativi specifici, proposti alla Giunta Regionale e dalla stessa approvati, evitando che l'inerzia precedente facesse scattare la condizione del silenzio assenso alla richiesta di rinnovo della concessione, in scadenza l'11 Gennaio 2003. Sulla stessa lunghezza d'onda lo studio epidemiologico di cui il CTU del TAR lamenta l'assenza in questi giorni è stato affidato al dott. Micheli del centro tumori di Milano. Sono altresì convinto che all'azienda non vada richiesta alcuna contropartita finanziaria se non il rispetto puntuale ed assoluto della normativa vigente, nella convinzione assoluta che la salute e la sicurezza non hanno prezzo! Ciò non significa che la stessa non debba avere la dovuta sensibilità nei confronti di un territorio che negli ha dovuto subire ed ancor oggi subisce un presenza così invasiva, ritornando allo stesso ciò che è giusto aspettarsi. Vorrei davvero che si aprisse un capitolo nuovo nella storia dei rapporti tra Azienda ed Ente Pubblico, che veda la politica con la P maiuscola finalmente determinante nel disegnare il proprio futuro, anche in linea con le previsioni degli strumenti urbanistici vigenti ma senza fughe in avanti o irrazionali massimalismi, utili forse a sterili populismi di facciata ma non consoni alla portata del problema, evitando che d'ora in avanti si debba parlare della Raffineria solo quando la stessa ci offre l'occasione per parlarne. Noi vogliamo come sempre accettare questa sfida e certamente faremo la nostra parte.

Marco Amagliani
Assessore Regionale all'Ambiente

 

NON C'E' PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE

Non entro nel merito dei molteplici attacchi a cui è sottoposto il PRC in questo periodo, siamo abituati ad essere bersagliati dai moderati del centro sinistra preoccupati ed infastiditi dall'esistenza stessa di una forza comunista, come del centro destra che vede con preoccupazione una vera alternativa di società al loro liberismo sfrenato. Entro invece nel merito, senza eludere riferimenti alcuni, al percorso che ci porta al termine del 15 Giugno. Posso annoiare lo so bene ma credo che io debba evidenziare con forza quello che è stato, è, e sarà il filo rosso di coerenza e linearità che ha guidato il gruppo consiliare di Rifondazione Comunista sulla vicenda API. Schematicamente alcune date. 1997 abbiamo votato contro la convenzione Comune-API per la nuova centrale (unico voto contrario) continua il triste baratto "salute-denaro"; 1998 ci siamo opposti con forza alla vendita di via Toselli, una strada pubblica venduta dall'amministrazione Carletti all'API e con essa ai "marchi" in molte zone di Falconara, questi due atti all'apparenza di poco conto rappresentavano esattamente il biglietto da visita con cui l'Amministrazione Comunale di Falconara si rapportava alla raffineria altro che "presenza non gradita"; 1999 abbiamo votato a favore della delibera sull'incompatibilità ambientale della raffineria con Falconara (approvata a maggioranza); 1999 abbiamo presentato otto emendamenti ai PRG di Falconara sull'area occupata dalla raffineria api (tutti bocciati); 2000 ordine del giorno sul bilancio di previsione che cosi recitava: "... se entro marzo 2001 la Regione Marche non provvederà ad iniziare lo studio di fattibilità per la riconversione del sito della raffineria api, studio che deve essere redatto senza che un solo posto di lavoro venga messo in discussione, allora sarà l'amministrazione comunale di Falconara entro la fine della legislatura a commissionarlo in proprio stanziando i fondi necessari, per tale progetto..." (l'odg è stato approvato all'unanimità ma mai eseguito dalla giunta); 2000 interrogazione prima e odg poi sul sistema di catalizzazione DeNox (odg bocciato); 2001 interrogazione sullo stato di attuazione degli studi di fattibilità ipotizzati; 2001 interrogazione urgente sulla progettazione e stato di attuazione interventi per la messa in sicurezza delle zone adiacenti la raffineria Api; 2001 mozione sugli indirizzi politico-programmatici sul futuro della raffineria API (approvata a maggioranza); 2002 ordine del giorno sulla destinazione dell'avanzo di bilancio allo studio di fattibilità (approvato, ma mai eseguito). Sono alcune date e alcuni riferimenti dell'attività istituzionale del Gruppo Consiliare in merito alla questione api, sono date e riferimenti che però inequivocabilmente evidenziano la coerenza e l'impegno al rispetto di quanto ripetutamente asserito nei programmi elettorali. Certo la mistificazione e la malafede sono le armi che certa politica è solita usare, certo, ho tristemente imparato che spesso si può dire tutto e il suo esatto contrario, ma, gli atti che ho evidenziato (e chi ne volesse copia integrale deve solo chiederli!) dimostrano fuori dalle bieche logiche dell'orticello come la linearità di comportamento abbia sempre guidato le nostre scelte e il nostro operato. E' colpa di Rifondazione Comunista se il sindaco di Falconara dichiarava l'incompatibilità della città con la raffineria e poi si incontrava con la proprietà per ottenere denaro per sanare gli scriteriati bilanci comunali? E' colpa di Rifondazione Comunista se l'assessore regionale all'ambiente Ottaviani nei tre anni in cui è stato in carica non si è nemmeno sognato di iniziare uno studio di verifica e di fattibilità? E' colpa di Rifondazione Comunista se dopo aver proposto ordini del giorno e mozioni che sono state approvate dal consiglio comunale vedono le stesse disattese e negate da un sindaco arrogante ed antidemocratico e da un presidente del consiglio vergognosamente di parte? Potevamo fare di più? Forse, si può sempre fare di più, ma tutto quanto è stato fatto è stato ed è, sempre vincolato al mandato ricevuto dagli elettori in base ad un preciso programma. E' per questo che ritengo utile riproporne stralci significativi. Inutile negare che il ruolo ricoperto ora (purtroppo solo ora) dal compagno Marco Amagliani in seno alla Giunta Regionale delle Marche oltre ad inorgoglirci ci stimola ulteriormente al "fare" ad adoperarci perché gli studi vengano realizzati (e ora grazie all'impegno di Marco sono tutti iniziati) alla vigilanza continua del rispetto delle prescrizioni, in poche parole al fare politica, quella politica per cui il Circolo di Falconara è presente in tutte le istituzioni (Comune, Provincia e Regione) e per cui tanti elettori di Falconara ci chiedono di continuare, e piaccia o no agli opportunisti della vecchia e dell'ultima ora, noi continueremo.

Massimo Marcelli Fiori
Capogruppo PRC Consiglio Comunale Falconara

 

"estratto dei Programma elettorale Maggio 2001 Elezioni amministrative di Falconara"

Conferma delle linee guida espresse dal Consiglio Regionale nella delibera di indirizzo sulla dismissione della raffineria API alla scadenza della concessione (2008). "con il decreto 22/97 è possibile avviare un'ampia opera di bonifica, ricercando anche tecnologie complesse. La sottoscrizione dell'intesa Regione-Ministero dell'Ambiente ha l'obiettivo della soluzione definitiva dei problemi posti dalla raffineria, la messa in sicurezza immediata dell'API, la redazione di un progetto di dismissione della raffineria coerentemente con l'incompatibilità evidente di questa con il territorio, nella salvaguardia assoluta e prioritaria dei livelli occupazionali esistenti". Realizzazione delle vie di fuga per una reale messa in sicurezza dei cittadini tutti, in special modo dei residenti di Villanova e Fiumesino che nonostante, le sirene del benessere altrove, decidono coerentemente continuare a vivere in casa loro. Monitoraggio e bonifica continua di tutte le i fonti inquinanti. Potenziamento dell'ufficio ambiente e reale collegamento con le strutture provinciali e regionali. Il problema API deve essere risolto nel più ampio accordo tra lavoratori, cittadini ed istituzioni, per quello che ci riguarda la coerenza tra realtà presenti nelle istituzioni del PRC, è e dovrà continuare ad essere costante, in comune, provincia, regione e parlamento.

 

"intervista sul Programma elettorale Maggio 2002 Elezioni Provinciali collegi di Falconara"

La questione API resta il problema centrale di Falconara, quale è la tua opinione?
Credo che al momento la raffineria sia incompatibile con la città di Falconara, credo però che a volte bisogna essere più realisti del re, nessuno di noi ha la bacchetta magica per trasformare le falde inquinate in campi di fiori, per offrire un lavoro meglio retribuito ai lavoratori ora impiegati nella raffineria, per colmare il disavanzo economico dettato dal mancato indotto, insomma nessuno può dirsi tuttologo. Occorre quindi che la Regione Marche, esegua finalmente lo studio di fattibilità che indichi se, e come, è possibile dismettere la raffineria a termine concessione, salvaguardando l'indotto, i posti di lavoro, bonificando l'area destinandola ad altra vocazione da quella industriale come ad esempio quella del terziario o del turismo. So di ripetermi, ma voglio ribadire un concetto essenziale, senza l'assoluta certezza della salvaguardia dei livelli occupazionali noi non ci muoveremo, questa è una garanzia che un Partito che mette il lavoro al centro della sua azione politica deve porre come elemento fondamentale.

 
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